La nuova sezione “Commercio Internazionale” è operativa dal 1° dicembre 2021
Monica Zurfluh, Martina Grisoni e Giulia Scalzi
Quale associazione mantello dell’economia ticinese, la Camera di commercio, dell’industria, dell’artigianato e dei servizi del cantone Ticino (Cc-Ti) tutela gli interessi di tutti i settori economici, evidentemente anche di quelli attivi in parte o totalmente nel commercio internazionale. Attualmente l’attività camerale, non solo in Ticino ma in tutta la Svizzera, è essenzialmente concentrata sull’export, con il servizio delle legalizzazioni (rilascio di certificati d’origine, di carnet ATA e CITES e vidimazione di documentazione a fini export) e un’offerta formativa finalizzata al mondo delle esportazioni. Le aziende necessitano però di un forte sostegno anche per le questioni legate alle importazioni, per cui la Cc-Ti dal 1° dicembre ha ampliato la sua attuale gamma di servizi proponendo alle aziende e associazioni affiliate un servizio di informazione e consulenza a 360° nell’ambito internazionale, che comprende quindi sia le tematiche export sia quelle import. Si tratta di una prima in Svizzera e la Cc-Ti funge da progetto-pilota per tutte le altre Camere degli altri cantoni.
La nuova sezione “Commercio Internazionale” è operativa dal 1° dicembre 2021 ed è diretta da Monica Zurfluh, la quale vanta una lunga esperienza nell’ambito dell’internazionalizzazione, grazie alla sua attività presso Switzerland Global Enterprise, avendo in particolare guidato la sede di Lugano dell’organizzazione negli ultimi 12 anni.
La sezione “Commercio Internazionale” comprende anche il collaudato servizio delle legalizzazioni con la relativa responsabile Martina Grisoni e la sua sostituta Giulia Scalzi, che da anni accompagnano le aziende negli aspetti relativi alle certificazioni.
Il nuovo servizio dedicato al Commercio internazionale sarà in particolare chiamato a
fornire informazioni e consulenza alle aziende e alle associazioni di categoria affiliate su tutti i temi inerenti il commercio internazionale, dalle questioni amministrative alle formalità di import ed export, dalle regole svizzere e estere sui prodotti (incl. certificazioni, standard, etichettatura ) alle autorizzazioni necessarie per le attività transfrontaliere (controlli all’esportazione, distacco di lavoratori);
organizzare eventi sui temi più attuali del commercio internazionale, manifestazioni di messa in rete in Svizzera e missioni economiche all’estero, così come ricevere delegazioni estere in Ticino;
relazionarsi con le istituzioni e le altre associazioni cantonali e nazionali allo scopo di identificare e attivare nuove forme di collaborazione.
Questa nuova organizzazione interna permetterà di utilizzare al meglio le sinergie con gli altri servizi camerali, in particolare il già menzionato Servizio legalizzazioni, l’ambito della formazione puntuale e quello delle Scuole che portano all’ottenimento di diplomi (Scuola manageriale e Scuola dell’export) e il Servizio giuridico. Rimane invariata la collaborazione con Switzerland Global Enterprise, che rimarrà partner privilegiato nel contesto internazionale e i cui servizi continueranno ad essere complementari e sussidiari alle attività della Cc-Ti. Laddove possibile, le azioni comuni verranno rafforzate.
Contatto: Servizio Commercio internazionale – Monica Zurfluh, Responsabile, T +41 91 911 51 35
https://www.cc-ti.ch/site/wp-content/uploads/2021/12/ART21-Comm-internaz.jpg8531280Lisa Pantinihttps://www.cc-ti.ch/site/wp-content/uploads/2020/05/LG-cc-ti-03.pngLisa Pantini2021-12-01 10:11:452021-12-06 14:17:27Nuovo servizio dedicato al commercio internazionale
Fra difficoltà, buona tenuta e prospettive incoraggianti
La Cc-Ti, secondo una prassi ormai consolidata da oltre un decennio, ha condotto un’inchiesta congiunturale presso i suoi associati nel periodo fra agosto e ottobre 2021, unitamente alle Camere di commercio e dell’industria di Friborgo, Ginevra, Giura, Neuchâtel, Vaud e Vallese.
Hanno partecipato all’inchiesta 280 imprese associate alla Cc-Ti, che impiegano in tutto 17’049 dipendenti nel cantone. Un campione di aziende di tutti i settori economici, di tutte le dimensioni e di tutti i distretti cantonali, consolidato negli anni, rappresentativo e che fornisce risultati concreti e attendibili, sempre confermati anche da altre ricerche congiunturali condotte da istituti federali e cantonali. L’inchiesta mira a fornire indicazioni attendibili sulle tendenze generali dell’economia ticinese, senza volersi sostituire ad analisi più mirate effettuate dai singoli settori economici, ma restando un punto fermo.
Delle 280 aziende che hanno partecipato al rilevamento, 80 sono del settore industria e artigianato e 200 del comparto commercio e servizi.
158 di queste realtà aziendali operano sul mercato interno e altre 122 sono invece attive anche o, quasi esclusivamente, nell’export, ne emerge che il 2021, al netto delle innegabili difficoltà di talune aziende e settori, è stato cautamente positivo per l’economia ticinese nella sua globalità. Le previsioni per il 2022 sono pure di segno positivo, malgrado le problematiche legate alla reperibilità e ai costi delle materie prime e di molti altri prodotti. I risultati sono in linea con quelli ottenuti dalle altre Camere di commercio e dell’industria nei rispettivi cantoni, in particolare i cantoni della Svizzera romanda, che hanno utilizzato lo stesso strumento. Anche nei cantoni della Svizzera tedesca, che si sono mossi con altri tipi di rilevamento, le tendenze sono sostanzialmente le stesse di quelle ticinesi, ennesima conferma dell’allineamento della nostra economia sull’andamento della media nazionale.
Andamento generale degli affari nel 2021
In maniera inaspettata per certi versi, il risultato è di segno positivo per il 78% delle imprese. Le piccole aziende con meno di 30 collaboratori hanno evidenziato valori leggermente inferiori se confrontate con quelle medie e grandi. Per chi è attivo prevalentemente nell’export (quota fra l’80 e il 100% delle attività aziendali presentatasi), si registrano cifre invece inferiori alla media. Ciò non stupisce, tenuto conto delle molte difficoltà legate all’instabilità internazionale, con regole che cambiano continuamente e spesso poco chiare. Anche il rincaro e la scarsa reperibilità di materie prime e prodotti hanno lasciato il segno. Tuttavia, l’andamento generale anche di chi esporta resta sostanzialmente buono e su questa evoluzione ha certamente inciso, come a livello nazionale, il settore farmaceutico.
Previsioni per i prossimi sei mesi e per il secondo semestre del 2022
Analogamente a quanto rilevato negli altri cantoni, anche in Ticino le aziende si attendono un andamento in linea con quello del 2021 e quindi tutto sommato di segno positivo. Non vi sono sostanziali differenze previste fra le aziende prevalentemente attive sul mercato interno e quelle orientate all’esportazione.
Per il secondo semestre del 2022, le previsioni sono in linea con quelle del primo semestre. Il tutto ovviamente partendo dall’auspicio che non vi siano più lockdown rigidi o misure molto restrittive sul nostro territorio e non solo in Svizzera.
Autofinanziamento delle imprese e investimenti
Questi due parametri sono sempre oggetto di attenta valutazione, quali indicatori essenziali per giudicare il reale andamento. Malgrado le difficoltà e, in qualche occasione, la necessità di ricorrere a crediti Covid (spesso poi non utilizzati), il dato sull’autofinanziamento è rimasto costante, con un margine giudicato soddisfacente o buono dal 72% delle aziende. Addirittura, l’8% lo considera eccellente.
Anche sul fronte degli investimenti, malgrado vi sia stato un leggero calo, il 43% delle imprese ne ha comunque effettuati nel 2021. Ciò è importante non solo per il territorio, ma anche come indicatore dello stato competitivo delle imprese e il fatto che gli investimenti non siano calati massicciamente malgrado gli ostacoli, è un segnale molto importante.
Da rilevare come gli investimenti siano rimasti stabili per le aziende del comparto industria/artigianato (61%), mentre in calo soprattutto per servizi e commercio. Ciò è evidentemente dovuto al freno di talune attività a causa della pandemia. Come in passato, sono soprattutto le aziende medie e grandi a essere più attive sul fronte degli investimenti. Nonostante i valori tutto sommato positivi, non va però trascurato come l’erosione dei margini di utile, elemento che sottolineiamo da anni, costituisca un rischio per la capacità di investimento futuro. Comunque, le previsioni di investimenti per il 2022 sono in linea con quanto rilevato negli scorsi anni, all’insegna di una certa stabilità.
Occupazione stabile ma difficoltà di reclutamento
L’occupazione è rimasta fortunatamente stabile. Le misure messe in atto durante la pandemia, come il lavoro ridotto, hanno certamente permesso di limitare gli effetti negativi. Interessante è sottolineare il fatto che a causa della crisi non vi è stata la rinuncia all’assunzione di apprendisti da parte delle aziende formatrici. Solo il 3% delle imprese ha infatti assunto meno apprendisti, mentre le altre non hanno modificato la propria attitudine. Anche per il 2022 si prevede una sostanziale stabilità per l’effettivo di personale.
Si conferma, per contro, la difficoltà di reperire personale qualificato, soprattutto per industria e artigianato. Emerge chiara la necessità di incentivare l’orientamento professionale e la formazione e di incrementare la formazione continua. A dimostrazione di un’attenzione particolare verso il tema delle competenze da costruire «in casa». Utili sono considerate anche altre misure per favorire l’assunzione di manodopera indigena, come ad esempio la creazione di asili nido, gli incentivi fiscali e il lavoro flessibile.
Difficoltà di approvvigionamento
Tema di cui si parla giustamente molto negli ultimi mesi e che rischia di rimanere d’attualità per parecchio tempo ancora. La problematica per il momento, pur essendo trasversale, tocca prevalentemente il settore dell’industria e dell’artigianato.
Fra le conseguenze di queste difficoltà, le aziende segnalano le seguenti problematiche:
ritardi di consegne (77%)
aumento dei prezzi di acquisto (75%)
margini ridotti come detto in precedenza (43%)
aumento dei costi di trasporto (39%)
un rallentamento delle attività (32%)
la sospensione o il rinvio dei progetti (14%).
Le misure adottate per cercare di rimediare sono molteplici, a dimostrazione della grande flessibilità delle nostre aziende, già evidenziata nel recente passato in occasione degli sconquassi legati alla forza del franco, rispettivamente alla debolezza dell’euro.
Fra le cause delle carenze sono state menzionate:
la sospensione degli impianti produttivi a causa della pandemia (72%)
la scarsità di materiali (47%)
la forte domanda dopo i vari lockdown (34%)
le ridotte capacità di trasporto marittimo e aereo (33%)
i cambiamenti nelle catene di approvvigionamento (21%).
Fra le varie misure di recupero sono state menzionate:
la diversificazione dei fornitori (51%), come già messo in atto appunto con le crisi valutarie
la modifica dei prezzi di vendita (45%)
laddove possibile, l’aumento delle scorte (38%)
rinegoziazione dei contratti (31%)
utilizzo di materiali sostitutivi (27%) comunque di non facile reperibilità (es. i semiconduttori)
solo una parte ridotta (12%) ha dovuto diminuire la produzione e/o fare capo al lavoro ridotto per il personale (9%).
Un ritorno alla normalità è previsto nel 2° trimestre del 2022 dal 41% delle aziende. Significativo dell’incertezza della situazione generale è il dato delle aziende che hanno risposto di non essere in grado di dare indicazioni su un ritorno alla normalità, ben il 33%.
Anche la responsabilità sociale delle imprese entrerà in conto fra i criteri utilizzati per stilare la classifica dei migliori offerenti nell’ambito della Legge sulle commesse pubbliche. Il Consiglio di Stato, infatti, ha approvato le modalità di applicazione della premialità relativa al criterio della responsabilità sociale delle imprese (CSR) nella Legge sulle commesse pubbliche (LCPubb).
La Responsabilità Sociale di Impresa “RSI” si sta infatti sempre più configurando anche come un fattore di competitività delle aziende e di attrattività del territorio e l’Amministrazione cantonale intende supportare le imprese in questo percorso. La Cc-Ti che fa parte del Gruppo CSR Ticino e condivide questo obiettivo. Si impegna anche nella sensibilizzazione verso i propri associati attraverso l’offerta di diversi strumenti operativi a supporto delle aziende.
Da oltre un anno la Cc-Ti ha messo online, a disposizione dei suoi associati, il “Formulario di autovalutazione”, strumento che permette alle PMI di valutare la propria attitudine per rapporto ai temi della sostenibilità. Oltre 200 imprese del nostro territorio hanno utilizzato questo strumento, ottenendo un primo riscontro rispetto al grado di sostenibilità della loro impresa. Il formulario è gratuito e disponibile per le aziende affiliate nell’area soci sul nostro sito (accesso diretto tramite questo link: www.cc-ti.ch/areasoci).
Da gennaio 2022, inoltre, la Cc-Ti metterà online uno strumento attraverso il quale le aziende potranno redigere, data un’impostazione grafica e tematica, il proprio “Rapporto di sostenibilità” in modo semplificato ed integrarlo con i 30 indicatori scelti dal Consiglio di Stato, pronto da stampare.
Nel “Rapporto di sostenibilità” le aziende potranno descrivere le loro “buone pratiche” in tema di • Governance, • Mercato, • Risorse umane, • Rapporti con la comunità • e Tutela dell’ambiente.
Il punteggio massimo ottenuto nei criteri di aggiudicazione della CSR peserà per un 4% rispetto alla ponderazione degli altri fattori presi in esame per l’aggiudicazione.
Si procederà da gennaio 2022 con una fase di test pilota interna all’Amministrazione cantonale, che coinvolgerà la Divisione delle costruzioni del Dipartimento del territorio e la Sezione della logistica del DFE e le relative commesse, a partire da quelle concernenti le opere da impresario costruttore. Successivamente avverrà l’estensione graduale a tutte le tipologie di commesse. La Cc-Ti organizzerà quindi degli eventi formativi e informativi dedicati alle associazioni di categoria e alle aziende per spiegare i principi e i metodi di compilazione del “Rapporto di sostenibilità” e della scheda riassuntiva degli indicatori.
L’inserimento della CSR nella legislazione sulle commesse pubbliche è un esempio concreto di applicazione dello sviluppo sostenibile in ambito pubblico, che si pone come obiettivo la sensibilizzazione delle imprese nei confronti della responsabilità economica, sociale e ambientale del loro operato.
Nel prossimo numero di Ticino Business presenteremo lo strumento di compilazione del “Report di sostenibilità facilitato” e tutte le relative istruzioni per compilarlo.
Il CAS in CSR SUPSI
Per le imprese che fossero interessate ad approfondire il tema, nel mese di febbraio prenderà il via la quarta edizione del Certificate of Advanced Studies in Responsabilità sociale delle imprese (CSR) promosso dalla SUPSI. Il corso transfrontaliero è riservato a 30 imprese e si pone l’obiettivo di formare manager nell’ambito della sostenibilità in grado di promuovere una strategia all’interno delle loro imprese, valorizzando le buone pratiche e redigendo il rapporto di sostenibilità. Il corso ha una durata di 120 ore, con lezioni sia in presenza che a distanza. Alcuni dei temi trattati, all’interno dei moduli, riguarderanno: l’evoluzione del concetto di responsabilità sociale d’impresa; la mappatura degli stakeholder, il codice etico, compliance, risk management, la catena della fornitura e diritti umani, la gestione delle materie prime, i nuovi sistemi di produzione, eco design, l’economia circolare, le certificazioni, il welfare aziendale, la work life balance, il diversity management, le relazioni con la comunità, i progetti con associazioni, il volontariato d’impresa, la gestione dell’energia, dei rifiuti e dei trasporti, la mobilità aziendale, la strategia e gli strumenti di comunicazione, il rapporto di sostenibilità.
Le lezioni saranno articolate in una parte frontale e in un laboratorio con lo svolgimento di esercitazioni, con testimonianze da parte di imprese, associazioni ed esperti del settore. Le iscrizioni sono aperte fino alla fine del mese di dicembre. Per informazioni: cliccare qui.
Sostegno alla formazione
Tra le misure previste dal Consiglio di Stato, per il periodo 2021-2023, al fine di promuovere ulteriormente l’ambito della responsabilità sociale delle imprese rientra anche l’introduzione di un sostegno diretto alle imprese che intendono investire nella formazione di un responsabile aziendale CSR. Possono accedere al contributo tutte le aziende con sede nel Cantone Ticino che intendono formare un proprio responsabile in CSR. Il sostegno finanziario può essere concesso per la frequentazione di percorsi formativi in CSR quali CAS (Certificate of Advanced Studies), DAS (Diploma of Advanced Studies), MAS (Master of Advanced Studies) e/o formazioni certificate equivalenti. Nella “Direttiva per il sussidiamento della formazione di responsabile aziendale CSR” edita dal DFE viene spiegata la procedura da seguire per effettuare la richiesta di contributo finanziario.
Gianluca Pagani, CSR Manager della Cc-Ti, è a disposizione di tutte le aziende interessate per consulenze o informazioni (pagani@cc-ti.ch).
https://www.cc-ti.ch/site/wp-content/uploads/2019/07/ART19-sostenibilità.jpg36386000Lisa Pantinihttps://www.cc-ti.ch/site/wp-content/uploads/2020/05/LG-cc-ti-03.pngLisa Pantini2021-11-30 06:44:002021-12-02 09:28:42Commesse pubbliche, conterà anche la responsabilità sociale
Anche durante la pandemia, la Scuola Manageriale Cc-Ti ha erogato le proprie lezioni adattandosi ad un nuovo modello formativo. La formazione a distanza è stata senz’altro un’opportunità di testare un nuovo modo di insegnamento e di apprendimento, ma ha anche evidenziato degli svantaggi, come per esempio la mancanza del contatto umano o la difficoltà di “creare il gruppo”, di creare l’ambiente” tra gli studenti. Questi importanti aspetti risultano più automatici quando le lezioni sono in presenza.
Abbiamo intervistato due corsisti “Specialisti della gestione PMI” che si sono diplomati recentemente e che hanno seguito le lezioni durante i lockdown. Ecco alcune impressioni.
Intervista a Pelin Kandemir Bordoli, Direttrice Sostare Sagl
Il periodo peculiare attraversato (pensando a COVID-19, smart working, homeschooling, ecc.) ha modificato il nostro quotidiano. Termini come home working, BYOD, lavoro da remoto, games for learning, ecc. hanno fatto la loro prepotente comparsa nelle aziende. Conseguentemente a ciò anche la formazione è stata erogata in modo diverso, ma non meno efficacemente. Anche la Scuola Manageriale si è adeguata. Quali sono stati i momenti che ricorda maggiormente? È servita determinazione e coraggio?
Il ricordo più vivo è sicuramente legato alla fase iniziale della pandemia e al periodo di lockdown con la necessità in tempi brevi e veloci di dover reagire e cambiare radicalmente le nostre modalità di lavoro ma anche di vita. In un momento di incertezza che ha richiesto anche professionalmente una elevata attenzione, capacità di adattamento e flessibilità non è stato facile riuscire a trovare lo spazio necessario per continuare la formazione. Nonostante le difficoltà del caso e la necessità di trovare le strategie personali adeguate a seguire la formazione a distanza, sono contenta di avere portato a termine questo percorso.
Già attiva professionalmente, si è messa in gioco, affrontando un percorso di formazione superiore con la Cc-Ti. Ce ne può parlare?
Penso che sia importante, anche nella vita adulta, trovare degli spazi per aggiornarsi e appropriarsi di nuovi strumenti personali e professionali. Inoltre, per me il valore aggiunto di una formazione per adulti, già attivi professionalmente, risiede anche nella possibilità di incontro e scambio di esperienze tra persone che provengono da situazioni e contesti diversi. Anche in questo senso è stata un’esperienza arricchente grazie al dialogo che si è instaurato con le/gli altri partecipanti e le formatrici e formatori del corso.
Intervista a Christian Bernardi, Specialista della gestione PMI con attestato federale
I dati statistici delle ultime rilevazioni (Ufficio federale di Statistica) mostrano che il tasso di partecipazione alla formazione continua in Svizzera è buono, soprattutto se si considerano le persone che già possiedono solide qualifiche grazie alla formazione di base. Nell’ultimo anno, durante e dopo la pandemia, la modalità di fruizione dell’insegnamento dei corsi di formazione è stata cambiata e adattata a nuove esigenze. Ciò ha sicuramente comportato un’esperienza peculiare, anche per il corso “Specialista della gestione PMI” che lei ha frequentato. Come ha affrontato questo percorso?
Indubbiamente in Ticino e in Svizzera si ha una buona possibilità di formazione, sia di base che continua e superiore. Questo percorso è stato sicuramente una grande sfida personale, che però mi sento di consigliare a chi volesse intraprenderlo. Inizialmente ero un po’ scettico, poiché leggendo le informative sui vari moduli, avevo fatto un’analisi sulle mie conoscenze e competenze come sul mio percorso formativo pensando che non avessi le capacità e mi ero quasi convinto del fatto di desistere. Dialogando però con i vari referenti della Cc-Ti e con la mia Direzione, ho cambiato idea e iniziato questo percorso. Durante il corso si è instaurata un’ottima intesa sia con i compagni, stringendo nuove amicizie con le quali, a tutt’oggi, abbiamo scambi d’informazioni e collaborazioni lavorative, come pure con i docenti; analizzando oggi l’intero percorso posso certamente affermare che ne sono molto soddisfatto.
Essendo un corso manageriale, ciò implica che si andranno ad approfondire diverse nozioni, concetti, come molti temi che spesso e volentieri sono dati per scontati, che però durante il corso i formatori provvedono a spiegare in modo chiaro; vengono poi elaborati, nominati e di conseguenza resi comprensibili e applicabili da noi “studenti”. Non bisogna dimenticare l’impegno aggiuntivo che si necessita per seguire le lezioni come per lo studio individuale, senza tralasciare o trascurare la vita famigliare e l’attività professionale che, con i suoi impegni giornalieri, possono essere molteplici. Questo può diminuire la possibilità di studio, cosa che ho riscontrato molto nel mio campo lavorativo, il quale è molto dinamico e senza orari. La situazione sanitaria creatasi ha fatto sì che le lezioni in presenza fossero sostituite da lezioni online. Questa nuova “normalità” (smart working, home office, ecc.) ha creato diffidenza, confusione, impreparazione. Nel nostro caso le lezioni hanno potuto continuare online. Così facendo le lezioni si sono rilevate più impegnative e difficoltose da seguire, questo poiché le materie trattate richiedevano l’interazione dei partecipanti. Seguire online i moduli di contabilità non è per nulla evidente… Un plauso va agli insegnati che si sono prodigati per fornirci tutte le informazioni come se fossimo in presenza, come pure alla Cc-Ti, la quale si è attivata immediatamente per far sì che il corso potesse continuare ed essere portato a termine per noi partecipanti.
Quali saranno gli insegnamenti che metterà maggiormente in pratica rispetto al percorso intrapreso?
La formazione mi ha permesso di approfondire l’analisi di problematiche alle quali non mi era mai stato richiesto di riflettere e di trovare delle soluzioni rapide, efficienti ed efficaci nello stesso tempo. I diversi temi trattati mi hanno portato a eseguire delle riflessioni sulla mia attività quotidiana con la conseguenza di agire in modo diverso, apportando dei correttivi. Sicuramente nei prossimi anni dovrò eseguire dei cambiamenti, specialmente un miglioramento nell’utilizzo del tempo, come nella mia pianificazione. L’aspetto organizzativo durante il corso, mi ha fatto comprendere l’importanza di avere un “fil rouge”, mettere dei punti di controllo e di verifica in modo da poter analizzare, gestire e risolvere cambiamenti e/o imprevisti. La leadership e la conduzione sicuramente saranno messe in pratica in modo più approfondito nel contesto lavorativo. Posso confermare che la tipologia delle riunioni è stata modificata con gli strumenti forniti nel corso, risultando più proficue e dando la possibilità a tutti i partecipanti di trarne beneficio.
La Scuola Manageriale è frequentata da professionisti con formazioni di base diverse fra loro e che rappresentano uno spaccato molto interessante del tessuto economico ticinese, notoriamente molto variegato. Vi sono pertanto esponenti di piccole e grandi aziende, dell’industria, dell’artigianato e dei servizi in particolare. Tutti hanno uno scopo comune, cioè integrare e migliorare le loro competenze, nell’ottica della gestione aziendale e di funzioni dirigenti. Il corso viene erogato seguendo dei contenuti tradizionali, ma applicati tenendo conto dei problemi di attualità. Le lezioni permettono ai partecipanti di acquisire maggiori competenze che gli consentiranno di assumere nuove responsabilità in azienda, con soddisfazione personale e competenze diverse all’interno dell’ambito in cui operano. Il corso mira così a garantire competenze pragmatiche, strategiche e operative rispondendo al desiderio di acquisire una maggiore efficienza ed efficacia nella gestione aziendale. Il percorso formativo in questione risponde alle direttive del regolamento d’esame federale e è completato da casi pratici. Per tutti i dettagli in merito è possibile consultare il sito web www.cc-ti.ch/scuola-manageriale.
https://www.cc-ti.ch/site/wp-content/uploads/2018/04/ELM-riga-03.jpg201500Lisa Pantinihttps://www.cc-ti.ch/site/wp-content/uploads/2020/05/LG-cc-ti-03.pngLisa Pantini2021-11-29 15:27:462025-01-03 14:36:07Ripartire e diplomarsi
Ogni giorno i manager prendono decisioni che determinano il funzionamento delle aziende per cui lavorano. Ciascuna di queste decisioni è presa nella convinzione che le azioni decise, una volta messe in pratica con perizia e impegno produrranno un risultato prevedibile, controllabile e auspicabilmente positivo.
Per incrementare l’efficienza occorre ampliare la prospettiva del nostro sguardo: finché guarderemo al solo risultato di oggi e terremo la vista al solo giardino di casa nostra, illudendoci che sia sufficiente a costruire aziende e organizzazioni di s successo, siamo destinati ad essere travolti dalle crisi.
Anche se sembrerà strano, questo non lo si impara nelle scuole manageriali di grido, ma nella culla. Ci togliamo il ciuccio dalla bocca e lo lanciamo aldilà del bordo della culla, la mamma lo riprende paziente e, dopo averlo pulito, ce lo rimette, noi lo togliamo e lo gettiamo ancora e così per molte altre volte sino a quando la pazienza della mamma finisce. Si chiama ripetizione ludica e serve ad apprendere come controllare la realtà. Quindi per il resto della vita partiremo dall’assunto che ad ogni azione segue una reazione e che questa reazione è generalmente prevedibile a condizione di padroneggiare l’azione. Funziona talmente bene questo principio che ci permette di fare molto altro nella realtà, come ad esempio guidare un’auto.
Di questo principio fa parte un interessante corollario, che ci arriva sempre dall’esperienza pratica: se applico una piccola forza ottengo un piccolo risultato, se ne applico una grande ottengo un risultato più eclatante. Ovvero esiste una proporzionalità diretta tra lo sforzo e il risultato. Del resto, se girate molto il volante dell’auto, questa fa una curva più stretta, o se schiacciate maggiormente l’acceleratore accelera più velocemente, o frena di più se voi premete forte sul pedale del freno. Nel codice manageriale tutto questo va sotto il nome di comando e controllo.
Con questi semplici principi e corollari abbiamo costruito navi, aerei e mandato l’Uomo sulla Luna. Quindi tornando al manager che ha appena preso una decisione, per quale ragione dovremmo contestargliela se il risultato auspicato non arriva?
Se i principi di comando e controllo sono validi, il motivo è di certo una cattiva esecuzione. Ciò sarà imputabile a scarsa competenza o mancanza di motivazione, oppure dei necessari impegno e determinazione. Insomma, è colpa dei collaboratori. Quindi basterà premere un po’ di più, cioè fare pressione manageriale, o mettere più risorse per ottenere il risultato richiesto. Tuttavia, la Storia insegna che molti Generali hanno perso più di una guerra per via dell’applicazione stolida di questi principi. Il punto è che essi pur non essendo sbagliati si applicano solo in alcuni contesti. Quali?
Contesti semplici o anche complicati, ma non a quelli complessi. La rete di interdipendenze che esiste fra gli elementi di un sistema complesso è tale che prevedere quale possa essere la risposta di un sistema a determinate azioni risulta difficile e talvolta persino impossibile. Le aziende e le organizzazioni moderne sono sistemi complessi che vivono all’interno di sistemi più ampi tutti correlati fra loro. In pratica esse sono all’interno di un ecosistema di business. Proprio come negli ecosistemi naturali una piccola modifica dell’ecosistema può produrre dinamiche e cambiamenti molto ampi su tutto l’ecosistema. La pandemia è un ottimo esempio, da una epidemia circoscritta le conseguenze si estendono ben oltre il confine sanitario, ma coinvolgono la scienza, l’economia, la sociologia, la psicologia, la politica e la geopolitica. Eravamo convinti che il mondo funzionasse in un modo estremamente stabile, in cui molte delle cose su cui facciamo affidamento erano date per scontate. La pandemia ha dimostrato il limite di queste illusioni.
Vivere in un contesto complesso cambia il modo in cui il management deve agire e richiede competenze che sono al momento rare. Per tutta una serie di ragioni socio-economiche, che sarebbe lungo esplorare, ci siamo spinti sempre di più in una focalizzazione al breve e abbiamo ridotto il raggio della nostra visione al nostro immediato intorno. Non siamo allenati ad avere visione d’insieme, cercando e mettendo assieme i tantissimi pezzi di puzzle che sono necessari per avere comprensione di uno scenario e un quadro minimamente predittivo.
Tendiamo a non privilegiare un approccio multidisciplinare alle cose e ci accontentiamo di visioni superficiali e unilaterali. Non siamo allenati a muoverci in contesti non ordinati, che mutano velocemente e che non sono facilmente prevedibili. Spesso non riconosciamo o ignoriamo i “segnali deboli”, ci accorgiamo di un fenomeno o, peggio, lo prendiamo in considerazione solo quando ormai è macroscopico, senza capire che i sistemi complessi non reagiscono in modo lineare, ma partono in sordina e poi esplodono. Perciò sottovalutiamo, non incrociamo gli elementi e quando il maremoto arriva diventa difficilissimo sostenerlo. Non siamo capaci di vivere nelle incertezze, ci produce stress, cerchiamo affannosamente punti certi e sicuri, che spesso non esistono.
Facciamo una grandissima fatica ad agire verificando i risultati e adattando costantemente le modalità con cui operiamo, sperimentando a volte in territori sconosciuti. Dopo ogni adattamento vogliamo e cerchiamo la stabilità. Un chiaro esempio sono le difficoltà di tutta la catena di approvvigionamento e logistica con cui le aziende si stanno dibattendo. Abbiamo creato prima un mondo basato sulla massimizzazione dell’ordine, con il just in time e il sincronismo fornitore-cliente, per garantirci la migliore efficienza abbiamo eliminato tutte le ridondanze all’interno delle nostre aziende, abbiamo spostato e concentrato larga parte della produzione in Cina e nei paesi asiatici. Abbiamo insomma creato le migliori condizioni di fragilità e le conseguenze sono sotto gli occhi di tutti.
Consegne ritardate sino a molti mesi, materie prime e componenti di base alle stelle, funzioni di produzione in tilt e…probabilmente un notevole effetto sulle economie come rimbalzo più avanti nel tempo. Non voglio qui aprire il vaso di pandora del discorso ambientalista e della cosiddetta transizione green su cui pure ci sarebbe molto da dire. Tutte queste sono conseguenze di scelte prese senza visione sistemica e comprensione dei sistemi complessi. Si poteva prevedere? Probabilmente si, d’altronde era stata prevista e persino simulata nei dettagli anche la Pandemia. Le condizioni che potevano generare queste crisi, peraltro collegate fra loro, erano tutte visibili. Semplicemente o non le abbiamo viste o abbiamo sperato che non capitasse mai la tempesta perfetta. Ma le tempeste arrivano sempre. Perciò è necessario rendere le organizzazioni, non robuste, parola che implica rigidità, ma antifragili, cioè costruite per essere capaci di riadattarsi rapidamente e flessibilmente.
Quindi che fare?
C’è un lavoro profondo sulle competenze legate al management della complessità che richiede un ripensare a come leggiamo e interpretiamo il nostro ecosistema di business, a quali condizioni creiamo all’interno delle nostre organizzazioni per permettergli di adattarsi costantemente. Non sono solo gli stili di management ad essere coinvolti, ma l’intero impianto organizzativo e il modo con cui le persone si muovono all’interno dell’organizzazione. Un lavoro che impone anche un mutamento dell’orientamento dal breve al lungo periodo, perché le condizioni necessarie per rendere le organizzazioni antifragili si costruiscono nel tempo. Dobbiamo ripensare il concetto di efficienza perché in un mondo complesso essa si ottiene attraverso organizzazioni agili e non più basate su concetti di comando e controllo. Tutto ciò riguarda leader, manager, ma anche collaboratori. Finché guarderemo al solo risultato di oggi e terremo la vista al solo giardino di casa nostra, illudendoci che sia sufficiente a costruire aziende e organizzazioni di successo, siamo destinati ad essere travolti dalle crisi.
https://www.cc-ti.ch/site/wp-content/uploads/2020/05/LG-cc-ti-03.png00Lisa Pantinihttps://www.cc-ti.ch/site/wp-content/uploads/2020/05/LG-cc-ti-03.pngLisa Pantini2021-11-29 14:53:572021-11-29 14:53:58La fallace illusione del comando e controllo
Il segretariato dell’International Chamber of Commerce (ICC) di Parigi è stato informato dall’associazione garante del Brasile (CNI) che non prolungherà il mandato quale associazione garante. Questo mandato scadrà il 31 dicembre 2021.
Le dogane brasiliane (RFB) hanno ufficializzato la fine del mandato della CNI e non hanno rinominato una nuova associazione garante, per questo motivo dal 1° gennaio 2022 le Camere di commercio non potranno più rilasciare Carnet ATA verso il Brasile.
È importante tenere conto che i Carnet in circolazione all’interno di questo Paese devono essere timbrati in riesportazione entro il 31.12.2021.
Il Brasile verrà cancellato dalla lista dei Paesi presenti sulla copertina del Carnet ATA.
https://www.cc-ti.ch/site/wp-content/uploads/2021/06/ART21-carnet-brasile.jpg8531280Lisa Pantinihttps://www.cc-ti.ch/site/wp-content/uploads/2020/05/LG-cc-ti-03.pngLisa Pantini2021-11-24 09:38:002022-06-22 15:03:51Il Brasile verrà cancellato dalla lista dei Paesi del sistema ATA dal 1° gennaio 2022
Canada e Unione Europea hanno firmato un accordo di libero scambio che offre molti vantaggi al Paese nordamericano. In quale misura questo accordo potrebbe offrire sinergie per la Svizzera?
Il rapporto tra Canada e UE è già stato presentato più volte come modello, anche per la Svizzera. Dopo il ‘no’ all’accordo quadro istituzionale fra Svizzera e UE dello scorso maggio, vale la pena approfondire il tema. L’UE usufruisce di un accordo di libero scambio valido dal 2017. Si tratta dell’Accordo economico commerciale globale (CETA), che mira a promuovere il commercio di beni, servizi e investimenti e a rafforzare le relazioni economiche. Qual è il suo contenuto?
Abolizione dei dazi doganali: all’entrata in vigore dell’accordo sono stati eliminati il 99% di tutte le tariffe industriali e il 92% di quelle agricole. Entro sette anni anche le restanti 17 tariffe industriali, ad esempio sulle automobili e le navi, saranno eliminate. Restano delle eccezioni per i prodotti particolarmente sensibili del settore agricolo.
Abolizione delle barriere commerciali non tariffarie: l’accordo CETA riduce gli ostacoli burocratici, ad esempio semplificando le procedure doganali o con il nuovo riconoscimento reciproco dei test di conformità. Allo stesso tempo, vengono ridotti gli ostacoli d’accesso al mercato per i fornitori di servizi.
Mobilità di lavoratori qualificati: viene agevolata la residenza temporanea per i prestatori di servizi a fini commerciali. Semplificando il distacco del personale presso le filiali, montatori e tecnici possono, ad esempio, installare o curare più facilmente macchine e attrezzature fornite in garanzia e con contratti di assistenza.
Accesso bilaterale agli appalti pubblici: per la prima volta l’accesso al mercato degli appalti pubblici sarà aperto a tutti gli ambiti statali. Il Canada e l’UE istituiranno inoltre una banca dati elettronica centrale sulla quale le imprese potranno ritrovare tutte le informazioni sugli appalti pubblici e le relative procedure, su tutti i livelli dell’Amministrazione.
Tutela e promozione degli investimenti: l’accordo prevede l’abbandono del vecchio sistema arbitrale privato a favore di una procedura di regolamentazione delle controversie radicalmente rinnovata e moderna, che sancisce esplicitamente il diritto statale.
L’ICS comprendente un doppio grado di giurisdizione, vale a dire un tribunale permanente e una corte d’appello competente a rivedere le sentenze pronunciate in primo grado dal tribunale, è costituito in via permanente. Al fine di rimuovere la spada di Damocle sospesa sopra le autorità decisionali, il CETA sancisce il diritto delle autorità pubbliche di regolamentare nell’interesse generale, diritto la cui portata è esplicitata nella nota interpretativa all’accordo. Ne consegue che una normativa che pregiudichi un investimento non avrà l’effetto di violare l’obbligo di un trattamento giusto ed equo.
Regole dell’origine: la struttura delle norme generali di origine, ovvero la prova del luogo di produzione, sarà semplificata e le norme locali saranno reciprocamente riconosciute.
Liberalizzazione del commercio di servizi: i fornitori di servizi beneficeranno di un accesso semplificato al mercato, come nei settori postali e delle telecomunicazioni, nonché sulle rotte parziali di navigazione marittima, a partire dalla data di entrata in vigore.
E la Svizzera?
Resta da vedere se l’accordo CETA possa valere quale modello nelle relazioni tra la Svizzera e l’UE. Innanzitutto, l’accordo è ancora troppo “giovane” per poter trarre delle conclusioni. In secondo luogo, molte clausole dell’accordo CETA sono da tempo presenti nell’accordo di libero scambio Svizzera-UE e negli accordi bilaterali e restano valide. In terzo luogo, la relazione politica tra la Svizzera e l’UE è differente da quella tra Svizzera e Canada. Comunque, le relazioni fra Svizzera e Canada sono già molto buone. In effetti, anche l’accordo di libero scambio tra l’AELS e il Canada è stato positivo e ha avuto un impatto significativo sulla crescita del volume degli scambi e degli investimenti osservati negli ultimi anni. In effetti, la Svizzera esporta in Canada circa 4 miliardi di franchi svizzeri all’anno.
Forti legami con la Svizzera
Considerata terra di emigrazione per molte famiglie svizzere, in particolare per il settore agricolo, il Canada dispone di potenzialità in termini di scambio e per le esportazioni. Il momento attuale non è propizio per viaggiare o per le visite da parte delle aziende svizzere verso questo territorio, ma i legami instaurati fra i due Paesi sono buoni e il federalismo e il multilinguismo fanno parte della cultura di entrambe le Nazioni. Per informazione, alla fine del 2019, più di 40’000 cittadini svizzeri risiedevano in Canada. In termini di cooperazione economica, la SECO indica che il Canada è, per importanza, il secondo partner economico della Svizzera nel Continente americano. Nel 2019, la Svizzera ha importato merci dal Canada per quasi 1,2 miliardi di franchi ed ha esportato in questo Paese per 4,4 miliardi di franchi. Queste esportazioni sono costituite principalmente da prodotti farmaceutici. La stessa fonte indica che la Svizzera rientra nella lista dei dieci maggiori investitori stranieri in Canada. Alla fine del 2018 il capitale svizzero investito ammontava a 31 miliardi di franchi. Nello stesso anno, le aziende svizzere impiegavano più di 35’800 persone. Tra i settori di maggiore spinta figurano quelli sanitari e del Medtech.
Il legno in primo piano
Un’altra area di interesse per le PMI svizzere si trova nel campo legato alle costruzioni in legno. S-GE cita Bernhard Gafner, Ingegnere specializzato in costruzioni in legno, sulle opportunità a disposizione delle PMI svizzere nel settore del Cleantech in Canada. “Occorre chinarsi sul quadro normativo, che non è il più complicato. È essenziale avere una buona conoscenza del mercato locale, prestando attenzione al fatto che le differenze fra Paesi possono essere numerose.Una solida analisi di mercato è molto importante per trovare il luogo dove investire e il partner giusto.A nostro avviso, le PMI svizzere che sono in grado di fornire prodotti e servizi relativi all’efficienza energetica e ai sistemi di fissaggio, possono avere successo. Gli standard costruttivi sono in continua evoluzione e sta emergendo la necessità di nuovi prodotti sul mercato. Le finestre e i prodotti per l’isolamento termico ne sono un perfetto esempio”.
Fonte: testo di Henrique Schneider, USAM; adattamento Cc-Ti
https://www.cc-ti.ch/site/wp-content/uploads/2020/05/LG-cc-ti-03.png00Lisa Pantinihttps://www.cc-ti.ch/site/wp-content/uploads/2020/05/LG-cc-ti-03.pngLisa Pantini2021-11-17 08:41:092022-06-22 15:04:06L’accordo di libero scambio fra Canada e l’UE
Le difficoltà riscontrate dal commercio per la scarsità di taluni prodotti sono ormai note. Quasi nessun settore fa eccezione e i commercianti confermano le difficoltà dovute all’elevata domanda globale di giocattoli e ai ritardi nei trasporti dall’Asia. È quindi probabile che la Svizzera, mercato certo attrattivo ma piccolo, potrebbe patire di ritardi notevoli nella fornitura di giocattoli, tanto che questo fattore potrebbe influire sull’attività di vendita natalizia.
I grandi rivenditori di giocattoli hanno cercato di procurarsi prodotti a sufficienza per l’imminente attività natalizia ma la pandemia ha reso questo compito assai arduo.
Il tradizionale negozio Franz Carl Weber e il rivenditore online Digitec Galaxus hanno già avvertito il pubblico delle possibili complicazioni. Le ragioni sono la forte domanda globale e i ritardi nei trasporti navali provenienti dall’Asia. Come detto in precedenza, a livello internazionale il nostro è considerato un Paese piccolo, per cui viene spesso posto tra gli ultimi per quanto riguarda le forniture.
“I mercati più grandi come l’America e l’Inghilterra vengono spesso e volentieri serviti per primi”, spiega Roger Bühler, CEO di Franz Carl Weber. “Dopo i due colossi anglofoni, vi sono i grandi Paesi europei come la Germania e la Francia e solo dopo arriva la Svizzera”.
“La Confederazione è quindi un ‘attore minore’ nel mercato internazionale dei giocattoli: ecco perché le consegne dei giocattoli per Natale potrebbero avere delle complicazioni e forti ritardi”, afferma Bühler. Tuttavia, il negozio Franz Carl Weber farà di tutto per cercare di non avere intoppi.
Problemi di spedizione
I ritardi nella fornitura di giocattoli sono dovuti anche ai problemi nella spedizione, poiché i più grandi porti cinesi come, ad esempio, Ningbo (il terzo porto più grande al mondo) e Yantian (il più grande punto di trasbordo nel Sud della Cina) continuano a ridurre le loro capacità, dati i numerosi lockdown, spiega Bühler.
Per l’industria dei giocattoli, le settimane che precedono il Natale sono tra le più importanti dell’anno. Di conseguenza, i rivenditori faranno tutto ciò che è in loro potere per garantire che gli scaffali delle filiali dei negozi siano ben forniti. Secondo Digitec Galaxus anche i rivenditori online si stanno preparando per avere le forniture necessarie, sperando così che i clienti potranno avere a disposizione un’ampia scelta.
Le merci che arriveranno potrebbero risultare più costose del solito e questo è imputabile ai costi maggiori di trasporto via container, incrementati durante la pandemia. È noto che in Asia i produttori di merci possono aggiungere dei dazi aggiuntivi ai loro prezzi di vendita, per cui aumentano anche i prezzi di vendita dei giocattoli per i clienti finali. Difficile, comunque, a oggi prevedere quale tipologia di giocattoli sarà la più penalizzata da scarsità e ritardi.
Ovviamente l’aumento dei prezzi è anche dovuto all’aumento dei costi per le materie prime, che, nella produzione di giocattoli, sono ad esempio i granulati, la carta, il legno e molti componenti elettronici, che hanno subito un rincaro fino al 35%; a si aggiungono costi di trasporto anche quadruplicati. Aumenti di prezzo già adottati lo scorso anno da alcuni fornitori come Mattel o Hasbro.
Chi ne trarrà vantaggio?
Mattel ha molti marchi di giocattoli famosi nel suo portafoglio: da Barbie a Fisher Price, Scrabble, il gioco di carte UNO e Matchbox. I giochi di Hasbro includono tra gli altri Monopoly, Play-Doh’s Playdough e Transformers.
Secondo gli esperti del settore, la situazione per i rivenditori di giocattoli è più difficile attualmente rispetto al 2020. Per concludere con una nota positiva: va detto che i produttori hanno registrato incrementi interessanti nelle vendite, visto che Mattel ha venduto significativamente più automobiline e bambole nel secondo trimestre 2021 rispetto allo stesso trimestre dell’anno precedente quando, a causa della pandemia, aveva invece avuto una flessione netta.
Fonte: Basler Zeitung, adattamento Cc-Ti
https://www.cc-ti.ch/site/wp-content/uploads/2020/05/LG-cc-ti-03.png00Lisa Pantinihttps://www.cc-ti.ch/site/wp-content/uploads/2020/05/LG-cc-ti-03.pngLisa Pantini2021-11-17 08:32:542021-11-18 17:00:07Anche i giocattoli rischiano di scarseggiare e di diventare più costosi
In un mondo iperconnesso e nelle strategie di marketing e comunicazione digitali delle aziende, parole come influencer, testimonial e ambasciatori del marchio non sono nuove. Chi sono però con esattezza queste figure? Quali le differenze li contraddistinguono? Che ruolo assumono all’interno delle PMI e quali vantaggi portano? Come possono le aziende costruire un network vincente?
Abbiamo risposto a queste e altre domande nel webinar del 9 novembre 2021, organizzato dalla Cc-Ti, dove è intervenuto Giuseppe Maffei, Fondatore Develed Sagl, introdotto da Lisa Pantini, Responsabile Relazioni con i soci Cc-Ti.
Oggi i clienti sono sempre più attratti dalle esperienze reali dei consumatori rispetto alla comunicazione che un marchio propone sui propri prodotti/servizi. I ‘band ambassador’ o ‘ambasciatori del marchio’ sono dei consumatori che hanno una relazione di rispetto e stima per un determinato brand; relazione acquisita nel tempo attraverso l’utilizzo dei prodotti della marca. Il brand ambassador promuove quindi i prodotti e viene ricompensato da una relazione speciale con l’impresa; ma non è pagato dalla stessa per questo tipo di promozione (a differenza ad esempio dagli influencer).
Queste figure creano e condividono esperienze autentiche che hanno/ hanno avuto con uno specifico prodotto, instaurando un ponte di collegamento tra la marca ed altri potenziali acquirenti.
I follower di ogni ‘ambasciatore’ non sono, inoltre, un elemento essenziale per l’azienda che decide di avvicinare un potenziale ‘brand ambassador’; a venir premiata è piuttosto l’autenticità e la credibilità della persona.
Per una PMI è sempre più impegnativo creare dei contenuti sui social media che generino engagement e creino – da parte dei consumatori finali – delle azioni mirate. Infatti, può essere dispendioso trovare la tipologia di contenuti giusti, relativi alle tematiche “in” rispetto al prodotto sul mercato. Il Brand Ambassador conosce invece dettagliatamente la merce (e può – se necessario – segnalare all’azienda eventuali migliorie), realizza foto e video nel luogo e nel contesto d’uso, coinvolge possibili distributori o stakeholders locali, osserva il prodotto dal punto di vista dell’utente (non dell’impresa) e comunica con il medesimo linguaggio dell’utilizzatore. Infine, pubblica poi i contenuti sul suo canale personale e su OPN (other people network) come gruppi di settore.
Come agire quindi? Per sviluppare un network vincente è innanzitutto necessario definire gli obiettivi commerciali e di marketing che si intendono raggiungere attraverso il supporto di queste figure e successivamente identificare il/i canale/i idoneo/i – dove è presente l’audience d’interesse – per veicolare il messaggio dell’azienda. Il programma di adesione a un ‘Brand Ambassador Network’ deve essere reso visibile e accessibile, pubblicando le regole e linee guida specifiche sul sito internet o sui canali social. Nella valutazione e selezione dei profili da parte dell’azienda è opportuno coinvolgere anche il reparto commerciale e, a parità di caratteristiche tra i candidati, sarà utile confrontare i diversi engagement rate (tasso di coinvolgimento dei follower rispetto ai contenuti). È inoltre fondamentale lasciare alle persone scelte ampi margini di manovra per esprimere al massimo la propria creatività, con la forma di comunicazione che più li caratterizza. Fornendo poi dei codici sconto da condividere con i follower si aumenterà la probabilità di creare nuovi lead e acquisire clienti. Utile è poi creare dei gruppi Whatsapp comuni per formare delle communities affiatate, facilitare il dialogo e il supporto reciproco.
https://www.cc-ti.ch/site/wp-content/uploads/2020/05/LG-cc-ti-03.png00Lisa Pantinihttps://www.cc-ti.ch/site/wp-content/uploads/2020/05/LG-cc-ti-03.pngLisa Pantini2021-11-16 14:14:332021-11-16 14:14:34Chi sono i ‘Brand Ambassador’?
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Nuovo servizio dedicato al commercio internazionale
/in Comunicazione e media, Internazionale, TematicheLa nuova sezione “Commercio Internazionale” è operativa dal 1° dicembre 2021
Quale associazione mantello dell’economia ticinese, la Camera di commercio, dell’industria, dell’artigianato e dei servizi del cantone Ticino (Cc-Ti) tutela gli interessi di tutti i settori economici, evidentemente anche di quelli attivi in parte o totalmente nel commercio internazionale. Attualmente l’attività camerale, non solo in Ticino ma in tutta la Svizzera, è essenzialmente concentrata sull’export, con il servizio delle legalizzazioni (rilascio di certificati d’origine, di carnet ATA e CITES e vidimazione di documentazione a fini export) e un’offerta formativa finalizzata al mondo delle esportazioni. Le aziende necessitano però di un forte sostegno anche per le questioni legate alle importazioni, per cui la Cc-Ti dal 1° dicembre ha ampliato la sua attuale gamma di servizi proponendo alle aziende e associazioni affiliate un servizio di informazione e consulenza a 360° nell’ambito internazionale, che comprende quindi sia le tematiche export sia quelle import. Si tratta di una prima in Svizzera e la Cc-Ti funge da progetto-pilota per tutte le altre Camere degli altri cantoni.
La nuova sezione “Commercio Internazionale” è operativa dal 1° dicembre 2021 ed è diretta da Monica Zurfluh, la quale vanta una lunga esperienza nell’ambito dell’internazionalizzazione, grazie alla sua attività presso Switzerland Global Enterprise, avendo in particolare guidato la sede di Lugano dell’organizzazione negli ultimi 12 anni.
La sezione “Commercio Internazionale” comprende anche il collaudato servizio delle legalizzazioni con la relativa responsabile Martina Grisoni e la sua sostituta Giulia Scalzi, che da anni accompagnano le aziende negli aspetti relativi alle certificazioni.
Il nuovo servizio dedicato al Commercio internazionale sarà in particolare chiamato a
Questa nuova organizzazione interna permetterà di utilizzare al meglio le sinergie con gli altri servizi camerali, in particolare il già menzionato Servizio legalizzazioni, l’ambito della formazione puntuale e quello delle Scuole che portano all’ottenimento di diplomi (Scuola manageriale e Scuola dell’export) e il Servizio giuridico. Rimane invariata la collaborazione con Switzerland Global Enterprise, che rimarrà partner privilegiato nel contesto internazionale e i cui servizi continueranno ad essere complementari e sussidiari alle attività della Cc-Ti. Laddove possibile, le azioni comuni verranno rafforzate.
Contatto: Servizio Commercio internazionale – Monica Zurfluh, Responsabile, T +41 91 911 51 35
Inchiesta congiunturale 2021-2022
/in Comunicazione e mediaFra difficoltà, buona tenuta e prospettive incoraggianti
La Cc-Ti, secondo una prassi ormai consolidata da oltre un decennio, ha condotto un’inchiesta congiunturale presso i suoi associati nel periodo fra agosto e ottobre 2021, unitamente alle Camere di commercio e dell’industria di Friborgo, Ginevra, Giura, Neuchâtel, Vaud e Vallese.
Hanno partecipato all’inchiesta 280 imprese associate alla Cc-Ti, che impiegano in tutto 17’049 dipendenti nel cantone. Un campione di aziende di tutti i settori economici, di tutte le dimensioni e di tutti i distretti cantonali, consolidato negli anni, rappresentativo e che fornisce risultati concreti e attendibili, sempre confermati anche da altre ricerche congiunturali condotte da istituti federali e cantonali. L’inchiesta mira a fornire indicazioni attendibili sulle tendenze generali dell’economia ticinese, senza volersi sostituire ad analisi più mirate effettuate dai singoli settori economici, ma restando un punto fermo.
Delle 280 aziende che hanno partecipato al rilevamento, 80 sono del settore industria e artigianato e 200 del comparto commercio e servizi.
158 di queste realtà aziendali operano sul mercato interno e altre 122 sono invece attive anche o, quasi esclusivamente, nell’export, ne emerge che il 2021, al netto delle innegabili difficoltà di talune aziende e settori, è stato cautamente positivo per l’economia ticinese nella sua globalità. Le previsioni per il 2022 sono pure di segno positivo, malgrado le problematiche legate alla reperibilità e ai costi delle materie prime e di molti altri prodotti. I risultati sono in linea con quelli ottenuti dalle altre Camere di commercio e dell’industria nei rispettivi cantoni, in particolare i cantoni della Svizzera romanda, che hanno utilizzato lo stesso strumento. Anche nei cantoni della Svizzera tedesca, che si sono mossi con altri tipi di rilevamento, le tendenze sono sostanzialmente le stesse di quelle ticinesi, ennesima conferma dell’allineamento della nostra economia sull’andamento della media nazionale.
Andamento generale degli affari nel 2021
In maniera inaspettata per certi versi, il risultato è di segno positivo per il 78% delle imprese. Le piccole aziende con meno di 30 collaboratori hanno evidenziato valori leggermente inferiori se confrontate con quelle medie e grandi. Per chi è attivo prevalentemente nell’export (quota fra l’80 e il 100% delle attività aziendali presentatasi), si registrano cifre invece inferiori alla media. Ciò non stupisce, tenuto conto delle molte difficoltà legate all’instabilità internazionale, con regole che cambiano continuamente e spesso poco chiare. Anche il rincaro e la scarsa reperibilità di materie prime e prodotti hanno lasciato il segno. Tuttavia, l’andamento generale anche di chi esporta resta sostanzialmente buono e su questa evoluzione ha certamente inciso, come a livello nazionale, il settore farmaceutico.
Previsioni per i prossimi sei mesi e per il secondo semestre del 2022
Analogamente a quanto rilevato negli altri cantoni, anche in Ticino le aziende si attendono un andamento in linea con quello del 2021 e quindi tutto sommato di segno positivo. Non vi sono sostanziali differenze previste fra le aziende prevalentemente attive sul mercato interno e quelle orientate all’esportazione.
Per il secondo semestre del 2022, le previsioni sono in linea con quelle del primo semestre. Il tutto ovviamente partendo dall’auspicio che non vi siano più lockdown rigidi o misure molto restrittive sul nostro territorio e non solo in Svizzera.
Autofinanziamento delle imprese e investimenti
Questi due parametri sono sempre oggetto di attenta valutazione, quali indicatori essenziali per giudicare il reale andamento. Malgrado le difficoltà e, in qualche occasione, la necessità di ricorrere a crediti Covid (spesso poi non utilizzati), il dato sull’autofinanziamento è rimasto costante, con un margine giudicato soddisfacente o buono dal 72% delle aziende. Addirittura, l’8% lo considera eccellente.
Anche sul fronte degli investimenti, malgrado vi sia stato un leggero calo, il 43% delle imprese ne ha comunque effettuati nel 2021. Ciò è importante non solo per il territorio, ma anche come indicatore dello stato competitivo delle imprese e il fatto che gli investimenti non siano calati massicciamente malgrado gli ostacoli, è un segnale molto importante.
Da rilevare come gli investimenti siano rimasti stabili per le aziende del comparto industria/artigianato (61%), mentre in calo soprattutto per servizi e commercio. Ciò è evidentemente dovuto al freno di talune attività a causa della pandemia. Come in passato, sono soprattutto le aziende medie e grandi a essere più attive sul fronte degli investimenti. Nonostante i valori tutto sommato positivi, non va però trascurato come l’erosione dei margini di utile, elemento che sottolineiamo da anni, costituisca un rischio per la capacità di investimento futuro. Comunque, le previsioni di investimenti per il 2022 sono in linea con quanto rilevato negli scorsi anni, all’insegna di una certa stabilità.
Occupazione stabile ma difficoltà di reclutamento
L’occupazione è rimasta fortunatamente stabile. Le misure messe in atto durante la pandemia, come il lavoro ridotto, hanno certamente permesso di limitare gli effetti negativi. Interessante è sottolineare il fatto che a causa della crisi non vi è stata la rinuncia all’assunzione di apprendisti da parte delle aziende formatrici. Solo il 3% delle imprese ha infatti assunto meno apprendisti, mentre le altre non hanno modificato la propria attitudine. Anche per il 2022 si prevede una sostanziale stabilità per l’effettivo di personale.
Si conferma, per contro, la difficoltà di reperire personale qualificato, soprattutto per industria e artigianato. Emerge chiara la necessità di incentivare l’orientamento professionale e la formazione e di incrementare la formazione continua. A dimostrazione di un’attenzione particolare verso il tema delle competenze da costruire «in casa». Utili sono considerate anche altre misure per favorire l’assunzione di manodopera indigena, come ad esempio la creazione di asili nido, gli incentivi fiscali e il lavoro flessibile.
Difficoltà di approvvigionamento
Tema di cui si parla giustamente molto negli ultimi mesi e che rischia di rimanere d’attualità per parecchio tempo ancora. La problematica per il momento, pur essendo trasversale, tocca prevalentemente il settore dell’industria e dell’artigianato.
Fra le conseguenze di queste difficoltà, le aziende segnalano le seguenti problematiche:
Le misure adottate per cercare di rimediare sono molteplici, a dimostrazione della grande flessibilità delle nostre aziende, già evidenziata nel recente passato in occasione degli sconquassi legati alla forza del franco, rispettivamente alla debolezza dell’euro.
Fra le cause delle carenze sono state menzionate:
Fra le varie misure di recupero sono state menzionate:
Un ritorno alla normalità è previsto nel 2° trimestre del 2022 dal 41% delle aziende. Significativo dell’incertezza della situazione generale è il dato delle aziende che hanno risposto di non essere in grado di dare indicazioni su un ritorno alla normalità, ben il 33%.
Documenti utili
Stampa Cc-Ti
/in Comunicazione e mediaLe notizie della Cc-Ti: abbiamo raggruppato i nostri interventi sui media e alcuni articoli economici d’interesse.
Dicembre
Novembre
Ottobre: 4-10.10.2021/11-17.10.2021/18-24.10.2021/25-31.10.2021
Settembre: 6-11.9.2021/13-19.9.2021 + podcast Millevoci 13.09.2021 / 20-26.9.2021
Agosto: 16-22.8.2021
Luglio: 5-11.7.2021/19-25.7.2021/26-31.7.2021
Giugno: 7-13.6.2021/14-20.6.2021/21-27.6.2021
Maggio 2021: 3-5.2021/17-23.5.21/24-30.5.2021
Aprile 2021: 5-11.4.21/12-18.4.21/19-25.4.21/ 26.4-2.5.2021
Marzo 2021: 1-7.3.2021/8-14.3.2021/15-21.3.2021/22-28.3.2021/ 29.3-4.4.2021
Febbraio 2021: 8-14.2.2021 + 8-14.2.2021/ 15-21.2.2021/ 22-28.2.2021
Commesse pubbliche, conterà anche la responsabilità sociale
/in Sostenibilità, TematicheAnche la responsabilità sociale delle imprese entrerà in conto fra i criteri utilizzati per stilare la classifica dei migliori offerenti nell’ambito della Legge sulle commesse pubbliche. Il Consiglio di Stato, infatti, ha approvato le modalità di applicazione della premialità relativa al criterio della responsabilità sociale delle imprese (CSR) nella Legge sulle commesse pubbliche (LCPubb).
La Responsabilità Sociale di Impresa “RSI” si sta infatti sempre più configurando anche come un fattore di competitività delle aziende e di attrattività del territorio e l’Amministrazione cantonale intende supportare le imprese in questo percorso. La Cc-Ti che fa parte del Gruppo CSR Ticino e condivide questo obiettivo. Si impegna anche nella sensibilizzazione verso i propri associati attraverso l’offerta di diversi strumenti operativi a supporto delle aziende.
Da oltre un anno la Cc-Ti ha messo online, a disposizione dei suoi associati, il “Formulario di autovalutazione”, strumento che permette alle PMI di valutare la propria attitudine per rapporto ai temi della sostenibilità. Oltre 200 imprese del nostro territorio hanno utilizzato questo strumento, ottenendo un primo riscontro rispetto al grado di sostenibilità della loro impresa. Il formulario è gratuito e disponibile per le aziende affiliate nell’area soci sul nostro sito (accesso diretto tramite questo link: www.cc-ti.ch/areasoci).
Da gennaio 2022, inoltre, la Cc-Ti metterà online uno strumento attraverso il quale le aziende potranno redigere, data un’impostazione grafica e tematica, il proprio “Rapporto di sostenibilità” in modo semplificato ed integrarlo con i 30 indicatori scelti dal Consiglio di Stato, pronto da stampare.
Nel “Rapporto di sostenibilità” le aziende potranno descrivere le loro “buone pratiche” in tema di
• Governance,
• Mercato,
• Risorse umane,
• Rapporti con la comunità
• e Tutela dell’ambiente.
Il punteggio massimo ottenuto nei criteri di aggiudicazione della CSR peserà per un 4% rispetto alla ponderazione degli altri fattori presi in esame per l’aggiudicazione.
Si procederà da gennaio 2022 con una fase di test pilota interna all’Amministrazione cantonale, che coinvolgerà la Divisione delle costruzioni del Dipartimento del territorio e la Sezione della logistica del DFE e le relative commesse, a partire da quelle concernenti le opere da impresario costruttore. Successivamente avverrà l’estensione graduale a tutte le tipologie di commesse. La Cc-Ti organizzerà quindi degli eventi formativi e informativi dedicati alle associazioni di categoria e alle aziende per spiegare i principi e i metodi di compilazione del “Rapporto di sostenibilità” e della scheda riassuntiva degli indicatori.
L’inserimento della CSR nella legislazione sulle commesse pubbliche è un esempio concreto di applicazione dello sviluppo sostenibile in ambito pubblico, che si pone come obiettivo la sensibilizzazione delle imprese nei confronti della responsabilità economica, sociale e ambientale del loro operato.
Nel prossimo numero di Ticino Business presenteremo lo strumento di compilazione del “Report di sostenibilità facilitato” e tutte le relative istruzioni per compilarlo.
Il CAS in CSR SUPSI
Per le imprese che fossero interessate ad approfondire il tema, nel mese di febbraio prenderà il via la quarta edizione del Certificate of Advanced Studies in Responsabilità sociale delle imprese (CSR) promosso dalla SUPSI. Il corso transfrontaliero è riservato a 30 imprese e si pone l’obiettivo di formare manager nell’ambito della sostenibilità in grado di promuovere una strategia all’interno delle loro imprese, valorizzando le buone pratiche e redigendo il rapporto di sostenibilità. Il corso ha una durata di 120 ore, con lezioni sia in presenza che a distanza. Alcuni dei temi trattati, all’interno dei moduli, riguarderanno: l’evoluzione del concetto di responsabilità sociale d’impresa; la mappatura degli stakeholder, il codice etico, compliance, risk management, la catena della fornitura e diritti umani, la gestione delle materie prime, i nuovi sistemi di produzione, eco design, l’economia circolare, le certificazioni, il welfare aziendale, la work life balance, il diversity management, le relazioni con la comunità, i progetti con associazioni, il volontariato d’impresa, la gestione dell’energia, dei rifiuti e dei trasporti, la mobilità aziendale, la strategia e gli strumenti di comunicazione, il rapporto di sostenibilità.
Le lezioni saranno articolate in una parte frontale e in un laboratorio con lo svolgimento di esercitazioni, con testimonianze da parte di imprese, associazioni ed esperti del settore. Le iscrizioni sono aperte fino alla fine del mese di dicembre. Per informazioni: cliccare qui.
Sostegno alla formazione
Tra le misure previste dal Consiglio di Stato, per il periodo 2021-2023, al fine di promuovere ulteriormente l’ambito della responsabilità sociale delle imprese rientra anche l’introduzione di un sostegno diretto alle imprese che intendono investire nella formazione di un responsabile aziendale CSR. Possono accedere al contributo tutte le aziende con sede nel Cantone Ticino che intendono formare un proprio responsabile in CSR. Il sostegno finanziario può essere concesso per la frequentazione di percorsi formativi in CSR quali CAS (Certificate of Advanced Studies), DAS (Diploma of Advanced Studies), MAS (Master of Advanced Studies) e/o formazioni certificate equivalenti. Nella “Direttiva per il sussidiamento della formazione di responsabile aziendale CSR” edita dal DFE viene spiegata la procedura da seguire per effettuare la richiesta di contributo finanziario.
Gianluca Pagani, CSR Manager della Cc-Ti, è a disposizione di tutte le aziende interessate per consulenze o informazioni (pagani@cc-ti.ch).
Ripartire e diplomarsi
/in Appuntamenti, Scuola managerialeAnche durante la pandemia, la Scuola Manageriale Cc-Ti ha erogato le proprie lezioni adattandosi ad un nuovo modello formativo. La formazione a distanza è stata senz’altro un’opportunità di testare un nuovo modo di insegnamento e di apprendimento, ma ha anche evidenziato degli svantaggi, come per esempio la mancanza del contatto umano o la difficoltà di “creare il gruppo”, di creare l’ambiente” tra gli studenti. Questi importanti aspetti risultano più automatici quando le lezioni sono in presenza.
Abbiamo intervistato due corsisti “Specialisti della gestione PMI” che si sono diplomati recentemente e che hanno seguito le lezioni durante i lockdown. Ecco alcune impressioni.
Intervista a Pelin Kandemir Bordoli, Direttrice Sostare Sagl
Il periodo peculiare attraversato (pensando a COVID-19, smart working, homeschooling, ecc.) ha modificato il nostro quotidiano. Termini come home working, BYOD, lavoro da remoto, games for learning, ecc. hanno fatto la loro prepotente comparsa nelle aziende. Conseguentemente a ciò anche la formazione è stata erogata in modo diverso, ma non meno efficacemente. Anche la Scuola Manageriale si è adeguata. Quali sono stati i momenti che ricorda maggiormente? È servita determinazione e coraggio?
Il ricordo più vivo è sicuramente legato alla fase iniziale della pandemia e al periodo di lockdown con la necessità in tempi brevi e veloci di dover reagire e cambiare radicalmente le nostre modalità di lavoro ma anche di vita. In un momento di incertezza che ha richiesto anche professionalmente una elevata attenzione, capacità di adattamento e flessibilità non è stato facile riuscire a trovare lo spazio necessario per continuare la formazione. Nonostante le difficoltà del caso e la necessità di trovare le strategie personali adeguate a seguire la formazione a distanza, sono contenta di avere portato a termine questo percorso.
Già attiva professionalmente, si è messa in gioco, affrontando un percorso di formazione superiore con la Cc-Ti. Ce ne può parlare?
Penso che sia importante, anche nella vita adulta, trovare degli spazi per aggiornarsi e appropriarsi di nuovi strumenti personali e professionali. Inoltre, per me il valore aggiunto di una formazione per adulti, già attivi professionalmente, risiede anche nella possibilità di incontro e scambio di esperienze tra persone che provengono da situazioni e contesti diversi. Anche in questo senso è stata un’esperienza arricchente grazie al dialogo che si è instaurato con le/gli altri partecipanti e le formatrici e formatori del corso.
Intervista a Christian Bernardi, Specialista della gestione PMI con attestato federale
I dati statistici delle ultime rilevazioni (Ufficio federale di Statistica) mostrano che il tasso di partecipazione alla formazione continua in Svizzera è buono, soprattutto se si considerano le persone che già possiedono solide qualifiche grazie alla formazione di base. Nell’ultimo anno, durante e dopo la pandemia, la modalità di fruizione dell’insegnamento dei corsi di formazione è stata cambiata e adattata a nuove esigenze. Ciò ha sicuramente comportato un’esperienza peculiare, anche per il corso “Specialista della gestione PMI” che lei ha frequentato. Come ha affrontato questo percorso?
Indubbiamente in Ticino e in Svizzera si ha una buona possibilità di formazione, sia di base che continua e superiore. Questo percorso è stato sicuramente una grande sfida personale, che però mi sento di consigliare a chi volesse intraprenderlo. Inizialmente ero un po’ scettico, poiché leggendo le informative sui vari moduli, avevo fatto un’analisi sulle mie conoscenze e competenze come sul mio percorso formativo pensando che non avessi le capacità e mi ero quasi convinto del fatto di desistere. Dialogando però con i vari referenti della Cc-Ti e con la mia Direzione, ho cambiato idea e iniziato questo percorso. Durante il corso si è instaurata un’ottima intesa sia con i compagni, stringendo nuove amicizie con le quali, a tutt’oggi, abbiamo scambi d’informazioni e collaborazioni lavorative, come pure con i docenti; analizzando oggi l’intero percorso posso certamente affermare che ne sono molto soddisfatto.
Essendo un corso manageriale, ciò implica che si andranno ad approfondire diverse nozioni, concetti, come molti temi che spesso e volentieri sono dati per scontati, che però durante il corso i formatori provvedono a spiegare in modo chiaro; vengono poi elaborati, nominati e di conseguenza resi comprensibili e applicabili da noi “studenti”. Non bisogna dimenticare l’impegno aggiuntivo
che si necessita per seguire le lezioni come per lo studio individuale, senza tralasciare o trascurare la vita famigliare e l’attività professionale che, con i suoi impegni giornalieri, possono essere molteplici. Questo può diminuire la possibilità di studio, cosa che ho riscontrato molto nel mio campo lavorativo, il quale è molto dinamico e senza orari. La situazione sanitaria creatasi ha fatto sì che le lezioni in presenza fossero sostituite da lezioni online. Questa nuova “normalità” (smart working, home office, ecc.) ha creato diffidenza, confusione, impreparazione. Nel nostro caso le lezioni hanno potuto continuare online. Così facendo le lezioni si sono rilevate più impegnative e difficoltose da seguire, questo poiché le materie trattate richiedevano l’interazione dei partecipanti.
Seguire online i moduli di contabilità non è per nulla evidente… Un plauso va agli insegnati che si sono prodigati per fornirci tutte le informazioni come se fossimo in presenza, come pure alla Cc-Ti, la quale si è attivata immediatamente per far sì che il corso potesse continuare ed essere portato a termine per noi partecipanti.
Quali saranno gli insegnamenti che metterà maggiormente in pratica rispetto al percorso intrapreso?
La formazione mi ha permesso di approfondire l’analisi di problematiche alle quali non mi era mai stato richiesto di riflettere e di trovare delle soluzioni rapide, efficienti ed efficaci nello stesso tempo. I diversi temi trattati mi hanno portato a eseguire delle riflessioni sulla mia attività quotidiana con la conseguenza di agire in modo diverso, apportando dei correttivi. Sicuramente nei prossimi anni dovrò eseguire dei cambiamenti, specialmente un miglioramento nell’utilizzo del tempo, come nella mia pianificazione. L’aspetto organizzativo durante il corso, mi ha fatto comprendere l’importanza di avere un “fil rouge”, mettere dei punti di controllo e di verifica in modo da poter analizzare, gestire e risolvere cambiamenti e/o imprevisti. La leadership e la conduzione sicuramente saranno messe in pratica in modo più approfondito nel contesto lavorativo. Posso confermare che la tipologia delle riunioni è stata modificata con gli strumenti forniti nel corso, risultando più proficue e dando la possibilità a tutti i partecipanti di trarne beneficio.
La Scuola Manageriale è frequentata da professionisti con formazioni di base diverse fra loro e che rappresentano uno spaccato molto interessante del tessuto economico ticinese, notoriamente molto variegato. Vi sono pertanto esponenti di piccole e grandi aziende, dell’industria, dell’artigianato e dei servizi in particolare. Tutti hanno uno scopo comune, cioè integrare e migliorare le loro competenze, nell’ottica della gestione aziendale e di funzioni dirigenti. Il corso viene erogato seguendo dei contenuti tradizionali, ma applicati tenendo conto dei problemi di attualità.
Le lezioni permettono ai partecipanti di acquisire maggiori competenze che gli consentiranno di assumere nuove responsabilità in azienda, con soddisfazione personale e competenze diverse all’interno dell’ambito in cui operano. Il corso mira così a garantire competenze pragmatiche, strategiche e operative rispondendo al desiderio di acquisire una maggiore efficienza ed efficacia nella gestione aziendale. Il percorso formativo in questione risponde alle direttive del regolamento d’esame federale e è completato da casi pratici. Per tutti i dettagli in merito è possibile consultare il sito web www.cc-ti.ch/scuola-manageriale.
La fallace illusione del comando e controllo
/in Risorse umane, TematicheOgni giorno i manager prendono decisioni che determinano il funzionamento delle aziende per cui lavorano. Ciascuna di queste decisioni è presa nella convinzione che le azioni decise, una volta messe in pratica con perizia e impegno produrranno un risultato prevedibile, controllabile e auspicabilmente positivo.
Anche se sembrerà strano, questo non lo si impara nelle scuole manageriali di grido, ma nella culla. Ci togliamo il ciuccio dalla bocca e lo lanciamo aldilà del bordo della culla, la mamma lo riprende paziente e, dopo averlo pulito, ce lo rimette, noi lo togliamo e lo gettiamo ancora e così per molte altre volte sino a quando la pazienza della mamma finisce. Si chiama ripetizione ludica e serve ad apprendere come controllare la realtà. Quindi per il resto della vita partiremo dall’assunto che ad ogni azione segue una reazione e che questa reazione è generalmente prevedibile a condizione di padroneggiare l’azione. Funziona talmente bene questo principio che ci permette di fare molto altro nella realtà, come ad esempio guidare un’auto.
Di questo principio fa parte un interessante corollario, che ci arriva sempre dall’esperienza pratica: se applico una piccola forza ottengo un piccolo risultato, se ne applico una grande ottengo un risultato più eclatante. Ovvero esiste una proporzionalità diretta tra lo sforzo e il risultato. Del resto, se girate molto il volante dell’auto, questa fa una curva più stretta, o se schiacciate maggiormente l’acceleratore accelera più velocemente, o frena di più se voi premete forte sul pedale del freno. Nel codice manageriale tutto questo va sotto il nome di comando e controllo.
Con questi semplici principi e corollari abbiamo costruito navi, aerei e mandato l’Uomo sulla Luna. Quindi tornando al manager che ha appena preso una decisione, per quale ragione dovremmo contestargliela se il risultato auspicato non arriva?
Se i principi di comando e controllo sono validi, il motivo è di certo una cattiva esecuzione. Ciò sarà imputabile a scarsa competenza o mancanza di motivazione, oppure dei necessari impegno e determinazione. Insomma, è colpa dei collaboratori. Quindi basterà premere un po’ di più, cioè fare pressione manageriale, o mettere più risorse per ottenere il risultato richiesto. Tuttavia, la Storia insegna che molti Generali hanno perso più di una guerra per via dell’applicazione stolida di questi principi. Il punto è che essi pur non essendo sbagliati si applicano solo in alcuni contesti. Quali?
Contesti semplici o anche complicati, ma non a quelli complessi. La rete di interdipendenze che esiste fra gli elementi di un sistema complesso è tale che prevedere quale possa essere la risposta di un sistema a determinate azioni risulta difficile e talvolta persino impossibile. Le aziende e le organizzazioni moderne sono sistemi complessi che vivono all’interno di sistemi più ampi tutti correlati fra loro. In pratica esse sono all’interno di un ecosistema di business. Proprio come negli ecosistemi naturali una piccola modifica dell’ecosistema può produrre dinamiche e cambiamenti molto ampi su tutto l’ecosistema. La pandemia è un ottimo esempio, da una epidemia circoscritta le conseguenze si estendono ben oltre il confine sanitario, ma coinvolgono la scienza, l’economia, la sociologia, la psicologia, la politica e la geopolitica. Eravamo convinti che il mondo funzionasse in un modo estremamente stabile, in cui molte delle cose su cui facciamo affidamento erano date per scontate. La pandemia ha dimostrato il limite di queste illusioni.
Vivere in un contesto complesso cambia il modo in cui il management deve agire e richiede competenze che sono al momento rare. Per tutta una serie di ragioni socio-economiche, che sarebbe lungo esplorare, ci siamo spinti sempre di più in una focalizzazione al breve e abbiamo ridotto il raggio della nostra visione al nostro immediato intorno. Non siamo allenati ad avere visione d’insieme, cercando e mettendo assieme i tantissimi pezzi di puzzle che sono necessari per avere comprensione di uno scenario e un quadro minimamente predittivo.
Tendiamo a non privilegiare un approccio multidisciplinare alle cose e ci accontentiamo di visioni superficiali e unilaterali. Non siamo allenati a muoverci in contesti non ordinati, che mutano velocemente e che non sono facilmente prevedibili. Spesso non riconosciamo o ignoriamo i “segnali deboli”, ci accorgiamo di un fenomeno o, peggio, lo prendiamo in considerazione solo quando ormai è macroscopico, senza capire che i sistemi complessi non reagiscono in modo lineare, ma partono in sordina e poi esplodono. Perciò sottovalutiamo, non incrociamo gli elementi e quando il maremoto arriva diventa difficilissimo sostenerlo. Non siamo capaci di vivere nelle incertezze, ci produce stress, cerchiamo affannosamente punti certi e sicuri, che spesso non esistono.
Facciamo una grandissima fatica ad agire verificando i risultati e adattando costantemente le modalità con cui operiamo, sperimentando a volte in territori sconosciuti. Dopo ogni adattamento vogliamo e cerchiamo la stabilità. Un chiaro esempio sono le difficoltà di tutta la catena di approvvigionamento e logistica con cui le aziende si stanno dibattendo. Abbiamo creato prima un mondo basato sulla massimizzazione dell’ordine, con il just in time e il sincronismo fornitore-cliente, per garantirci la migliore efficienza abbiamo eliminato tutte le ridondanze all’interno delle nostre aziende, abbiamo spostato e concentrato larga parte della produzione in Cina e nei paesi asiatici. Abbiamo insomma creato le migliori condizioni di fragilità e le conseguenze sono sotto gli occhi di tutti.
Consegne ritardate sino a molti mesi, materie prime e componenti di base alle stelle, funzioni di produzione in tilt e…probabilmente un notevole effetto sulle economie come rimbalzo più avanti nel tempo. Non voglio qui aprire il vaso di pandora del discorso ambientalista e della cosiddetta transizione green su cui pure ci sarebbe molto da dire. Tutte queste sono conseguenze di scelte prese
senza visione sistemica e comprensione dei sistemi complessi. Si poteva prevedere? Probabilmente si, d’altronde era stata prevista e persino simulata nei dettagli anche la Pandemia. Le condizioni che potevano generare queste crisi, peraltro collegate fra loro, erano tutte visibili. Semplicemente o non le abbiamo viste o abbiamo sperato che non capitasse mai la tempesta perfetta. Ma le tempeste arrivano sempre. Perciò è necessario rendere le organizzazioni, non robuste, parola che implica rigidità, ma antifragili, cioè costruite per essere capaci di riadattarsi rapidamente e flessibilmente.
Quindi che fare?
C’è un lavoro profondo sulle competenze legate al management della complessità che richiede un ripensare a come leggiamo e interpretiamo il nostro ecosistema di business, a quali condizioni creiamo all’interno delle nostre organizzazioni per permettergli di adattarsi costantemente. Non sono solo gli stili di management ad essere coinvolti, ma l’intero impianto organizzativo e il modo con cui le persone si muovono all’interno dell’organizzazione. Un lavoro che impone anche un mutamento dell’orientamento dal breve al lungo periodo, perché le condizioni necessarie per rendere le organizzazioni antifragili si costruiscono nel tempo. Dobbiamo ripensare il concetto di efficienza perché in un mondo complesso essa si ottiene attraverso organizzazioni agili e non più basate su concetti di comando e controllo. Tutto ciò riguarda leader, manager, ma anche collaboratori. Finché guarderemo al solo risultato di oggi e terremo la vista al solo giardino di casa nostra, illudendoci che sia sufficiente a costruire aziende e organizzazioni di successo, siamo destinati ad essere travolti dalle crisi.
Articolo a cura di
Andrea Abbatelli, Partner KIAI Sagl
Il Brasile verrà cancellato dalla lista dei Paesi del sistema ATA dal 1° gennaio 2022
/in Dogana, Internazionale, TematicheIl segretariato dell’International Chamber of Commerce (ICC) di Parigi è stato informato dall’associazione garante del Brasile (CNI) che non prolungherà il mandato quale associazione garante. Questo mandato scadrà il 31 dicembre 2021.
Le dogane brasiliane (RFB) hanno ufficializzato la fine del mandato della CNI e non hanno rinominato una nuova associazione garante, per questo motivo dal 1° gennaio 2022 le Camere di commercio non potranno più rilasciare Carnet ATA verso il Brasile.
È importante tenere conto che i Carnet in circolazione all’interno di questo Paese devono essere timbrati in riesportazione entro il 31.12.2021.
Il Brasile verrà cancellato dalla lista dei Paesi presenti sulla copertina del Carnet ATA.
L’ufficio Export della Cc-Ti rimane sempre a vostra disposizione.
L’accordo di libero scambio fra Canada e l’UE
/in Dogana, Internazionale, TematicheCanada e Unione Europea hanno firmato un accordo di libero scambio che offre molti vantaggi al Paese nordamericano. In quale misura questo accordo potrebbe offrire sinergie per la Svizzera?
Il rapporto tra Canada e UE è già stato presentato più volte come modello, anche per la Svizzera. Dopo il ‘no’ all’accordo quadro istituzionale fra Svizzera e UE dello scorso maggio, vale la pena approfondire il tema.
L’UE usufruisce di un accordo di libero scambio valido dal 2017. Si tratta dell’Accordo economico commerciale globale (CETA), che mira a promuovere il commercio di beni, servizi e investimenti e a rafforzare le relazioni economiche. Qual è il suo contenuto?
Abolizione dei dazi doganali: all’entrata in vigore dell’accordo sono stati eliminati il 99% di tutte le tariffe industriali e il 92% di quelle agricole. Entro sette anni anche le restanti 17 tariffe industriali, ad esempio sulle automobili e le navi, saranno eliminate. Restano delle eccezioni per i prodotti particolarmente sensibili del settore agricolo.
Abolizione delle barriere commerciali non tariffarie: l’accordo CETA riduce gli ostacoli burocratici, ad esempio semplificando le procedure doganali o con il nuovo riconoscimento reciproco dei test di conformità. Allo stesso tempo, vengono ridotti gli ostacoli d’accesso al mercato per i fornitori di servizi.
Mobilità di lavoratori qualificati: viene agevolata la residenza temporanea per i prestatori di servizi a fini commerciali. Semplificando il distacco del personale presso le filiali, montatori e tecnici possono, ad esempio, installare o curare più facilmente macchine e attrezzature fornite in garanzia e con contratti di assistenza.
Accesso bilaterale agli appalti pubblici: per la prima volta l’accesso al mercato degli appalti pubblici sarà aperto a tutti gli ambiti statali. Il Canada e l’UE istituiranno inoltre una banca dati elettronica centrale sulla quale le imprese potranno ritrovare tutte le informazioni sugli appalti pubblici e le relative procedure, su tutti i livelli dell’Amministrazione.
Tutela e promozione degli investimenti: l’accordo prevede l’abbandono del vecchio sistema arbitrale privato a favore di una procedura di regolamentazione delle controversie radicalmente rinnovata e moderna, che sancisce esplicitamente il diritto statale.
L’ICS comprendente un doppio grado di giurisdizione, vale a dire un tribunale permanente e una corte d’appello competente a rivedere le sentenze pronunciate in primo grado dal tribunale, è costituito in via permanente. Al fine di rimuovere la spada di Damocle sospesa sopra le autorità decisionali, il CETA sancisce il diritto delle autorità pubbliche di regolamentare nell’interesse generale, diritto la cui portata è esplicitata nella nota interpretativa all’accordo. Ne consegue che una normativa che pregiudichi un investimento non avrà l’effetto di violare l’obbligo di un trattamento giusto ed equo.
Regole dell’origine: la struttura delle norme generali di origine, ovvero la prova del luogo di produzione, sarà semplificata e le norme locali saranno reciprocamente riconosciute.
Liberalizzazione del commercio di servizi: i fornitori di servizi beneficeranno di un accesso semplificato al mercato, come nei settori postali e delle telecomunicazioni, nonché sulle rotte parziali di navigazione marittima, a partire dalla data di entrata in vigore.
E la Svizzera?
Resta da vedere se l’accordo CETA possa valere quale modello nelle relazioni tra la Svizzera e l’UE. Innanzitutto, l’accordo è ancora troppo “giovane” per poter trarre delle conclusioni.
In secondo luogo, molte clausole dell’accordo CETA sono da tempo presenti nell’accordo di libero scambio Svizzera-UE e negli accordi bilaterali e restano valide. In terzo luogo, la relazione politica tra la Svizzera e l’UE è differente da quella tra Svizzera e Canada. Comunque, le relazioni fra Svizzera e Canada sono già molto buone. In effetti, anche l’accordo di libero scambio tra l’AELS e il Canada è stato positivo e ha avuto un impatto significativo sulla crescita del volume degli scambi e degli investimenti osservati negli ultimi anni. In effetti, la Svizzera esporta in Canada circa 4 miliardi di franchi svizzeri all’anno.
Forti legami con la Svizzera
Considerata terra di emigrazione per molte famiglie svizzere, in particolare per il settore agricolo, il Canada dispone di potenzialità in termini di scambio e per le esportazioni.
Il momento attuale non è propizio per viaggiare o per le visite da parte delle aziende svizzere verso questo territorio, ma i legami instaurati fra i due Paesi sono buoni e il federalismo e il multilinguismo fanno parte della cultura di entrambe le Nazioni.
Per informazione, alla fine del 2019, più di 40’000 cittadini svizzeri risiedevano in Canada.
In termini di cooperazione economica, la SECO indica che il Canada è, per importanza, il secondo partner economico della Svizzera nel Continente americano. Nel 2019, la Svizzera ha importato merci dal Canada per quasi 1,2 miliardi di franchi ed ha esportato in questo Paese per 4,4 miliardi di franchi. Queste esportazioni sono costituite principalmente da prodotti farmaceutici. La stessa fonte indica che la Svizzera rientra nella lista dei dieci maggiori investitori stranieri in Canada. Alla fine del 2018 il capitale svizzero investito ammontava a 31 miliardi di franchi. Nello stesso anno, le aziende svizzere impiegavano più di 35’800 persone. Tra i settori di maggiore spinta figurano quelli sanitari e del Medtech.
Il legno in primo piano
Un’altra area di interesse per le PMI svizzere si trova nel campo legato alle costruzioni in legno. S-GE cita Bernhard Gafner, Ingegnere specializzato in costruzioni in legno, sulle opportunità a disposizione delle PMI svizzere nel settore del Cleantech in Canada. “Occorre chinarsi sul quadro normativo, che non è il più complicato. È essenziale avere una buona conoscenza del mercato locale, prestando attenzione al fatto che le differenze fra Paesi possono essere numerose. Una solida analisi di mercato è molto importante per trovare il luogo dove investire e il partner giusto. A nostro avviso, le PMI svizzere che sono in grado di fornire prodotti e servizi relativi all’efficienza energetica e ai sistemi di fissaggio, possono avere successo. Gli standard costruttivi sono in continua evoluzione e sta emergendo la necessità di nuovi prodotti sul mercato. Le finestre e i prodotti per l’isolamento termico ne sono un perfetto esempio”.
Fonte: testo di Henrique Schneider, USAM; adattamento Cc-Ti
Anche i giocattoli rischiano di scarseggiare e di diventare più costosi
/in Internazionale, TematicheLe conseguenze della pandemia toccano tutti
Le difficoltà riscontrate dal commercio per la scarsità di taluni prodotti sono ormai note. Quasi nessun settore fa eccezione e i commercianti confermano le difficoltà dovute all’elevata domanda globale di giocattoli e ai ritardi nei trasporti dall’Asia. È quindi probabile che la Svizzera, mercato certo attrattivo ma piccolo, potrebbe patire di ritardi notevoli nella fornitura di giocattoli, tanto che questo fattore potrebbe influire sull’attività di vendita natalizia.
I grandi rivenditori di giocattoli hanno cercato di procurarsi prodotti a sufficienza per l’imminente attività natalizia ma la pandemia ha reso questo compito assai arduo.
Il tradizionale negozio Franz Carl Weber e il rivenditore online Digitec Galaxus hanno già avvertito il pubblico delle possibili complicazioni. Le ragioni sono la forte domanda globale e i ritardi nei trasporti navali provenienti dall’Asia. Come detto in precedenza, a livello internazionale il nostro è considerato un Paese piccolo, per cui viene spesso posto tra gli ultimi per quanto riguarda le forniture.
“I mercati più grandi come l’America e l’Inghilterra vengono spesso e volentieri serviti per primi”, spiega Roger Bühler, CEO di Franz Carl Weber. “Dopo i due colossi anglofoni, vi sono i grandi Paesi europei come la Germania e la Francia e solo dopo arriva la Svizzera”.
“La Confederazione è quindi un ‘attore minore’ nel mercato internazionale dei giocattoli: ecco perché le consegne dei giocattoli per Natale potrebbero avere delle complicazioni e forti ritardi”, afferma Bühler. Tuttavia, il negozio Franz Carl Weber farà di tutto per cercare di non avere intoppi.
Problemi di spedizione
I ritardi nella fornitura di giocattoli sono dovuti anche ai problemi nella spedizione, poiché i più grandi porti cinesi come, ad esempio, Ningbo (il terzo porto più grande al mondo) e Yantian (il più grande punto di trasbordo nel Sud della Cina) continuano a ridurre le loro capacità, dati i numerosi lockdown, spiega Bühler.
Per l’industria dei giocattoli, le settimane che precedono il Natale sono tra le più importanti dell’anno. Di conseguenza, i rivenditori faranno tutto ciò che è in loro potere per garantire che gli scaffali delle filiali dei negozi siano ben forniti. Secondo Digitec Galaxus anche i rivenditori online si stanno preparando per avere le forniture necessarie, sperando così che i clienti potranno avere a disposizione un’ampia scelta.
Le merci che arriveranno potrebbero risultare più costose del solito e questo è imputabile ai costi maggiori di trasporto via container, incrementati durante la pandemia. È noto che in Asia i produttori di merci possono aggiungere dei dazi aggiuntivi ai loro prezzi di vendita, per cui aumentano anche i prezzi di vendita dei giocattoli per i clienti finali. Difficile, comunque, a oggi prevedere quale tipologia di giocattoli sarà la più penalizzata da scarsità e ritardi.
Ovviamente l’aumento dei prezzi è anche dovuto all’aumento dei costi per le materie prime, che, nella produzione di giocattoli, sono ad esempio i granulati, la carta, il legno e molti componenti elettronici, che hanno subito un rincaro fino al 35%; a si aggiungono costi di trasporto anche quadruplicati. Aumenti di prezzo già adottati lo scorso anno da alcuni fornitori come Mattel o Hasbro.
Chi ne trarrà vantaggio?
Mattel ha molti marchi di giocattoli famosi nel suo portafoglio: da Barbie a Fisher Price, Scrabble, il gioco di carte UNO e Matchbox. I giochi di Hasbro includono tra gli altri Monopoly, Play-Doh’s Playdough e Transformers.
Secondo gli esperti del settore, la situazione per i rivenditori di giocattoli è più difficile attualmente rispetto al 2020. Per concludere con una nota positiva: va detto che i produttori hanno registrato incrementi interessanti nelle vendite, visto che Mattel ha venduto significativamente più automobiline e bambole nel secondo trimestre 2021 rispetto allo stesso trimestre dell’anno precedente quando, a causa della pandemia, aveva invece avuto una flessione netta.
Fonte: Basler Zeitung, adattamento Cc-Ti
Chi sono i ‘Brand Ambassador’?
/in Marketing e Vendita, TematicheIn un mondo iperconnesso e nelle strategie di marketing e comunicazione digitali delle aziende, parole come influencer, testimonial e ambasciatori del marchio non sono nuove. Chi sono però con esattezza queste figure? Quali le differenze li contraddistinguono? Che ruolo assumono all’interno delle PMI e quali vantaggi portano? Come possono le aziende costruire un network vincente?
Abbiamo risposto a queste e altre domande nel webinar del 9 novembre 2021, organizzato dalla Cc-Ti, dove è intervenuto Giuseppe Maffei, Fondatore Develed Sagl, introdotto da Lisa Pantini, Responsabile Relazioni con i soci Cc-Ti.
Oggi i clienti sono sempre più attratti dalle esperienze reali dei consumatori rispetto alla comunicazione che un marchio propone sui propri prodotti/servizi.
I ‘band ambassador’ o ‘ambasciatori del marchio’ sono dei consumatori che hanno una relazione di rispetto e stima per un determinato brand; relazione acquisita nel tempo attraverso l’utilizzo dei prodotti della marca. Il brand ambassador promuove quindi i prodotti e viene ricompensato da una relazione speciale con l’impresa; ma non è pagato dalla stessa per questo tipo di promozione (a differenza ad esempio dagli influencer).
Queste figure creano e condividono esperienze autentiche che hanno/ hanno avuto con uno specifico prodotto, instaurando un ponte di collegamento tra la marca ed altri potenziali acquirenti.
I follower di ogni ‘ambasciatore’ non sono, inoltre, un elemento essenziale per l’azienda che decide di avvicinare un potenziale ‘brand ambassador’; a venir premiata è piuttosto l’autenticità e la credibilità della persona.
Per una PMI è sempre più impegnativo creare dei contenuti sui social media che generino engagement e creino – da parte dei consumatori finali – delle azioni mirate. Infatti, può essere dispendioso trovare la tipologia di contenuti giusti, relativi alle tematiche “in” rispetto al prodotto sul mercato.
Il Brand Ambassador conosce invece dettagliatamente la merce (e può – se necessario – segnalare all’azienda eventuali migliorie), realizza foto e video nel luogo e nel contesto d’uso, coinvolge possibili distributori o stakeholders locali, osserva il prodotto dal punto di vista dell’utente (non dell’impresa) e comunica con il medesimo linguaggio dell’utilizzatore. Infine, pubblica poi i contenuti sul suo canale personale e su OPN (other people network) come gruppi di settore.
Come agire quindi? Per sviluppare un network vincente è innanzitutto necessario definire gli obiettivi commerciali e di marketing che si intendono raggiungere attraverso il supporto di queste figure e successivamente identificare il/i canale/i idoneo/i – dove è presente l’audience d’interesse – per veicolare il messaggio dell’azienda.
Il programma di adesione a un ‘Brand Ambassador Network’ deve essere reso visibile e accessibile, pubblicando le regole e linee guida specifiche sul sito internet o sui canali social. Nella valutazione e selezione dei profili da parte dell’azienda è opportuno coinvolgere anche il reparto commerciale e, a parità di caratteristiche tra i candidati, sarà utile confrontare i diversi engagement rate (tasso di coinvolgimento dei follower rispetto ai contenuti). È inoltre fondamentale lasciare alle persone scelte ampi margini di manovra per esprimere al massimo la propria creatività, con la forma di comunicazione che più li caratterizza. Fornendo poi dei codici sconto da condividere con i follower si aumenterà la probabilità di creare nuovi lead e acquisire clienti.
Utile è poi creare dei gruppi Whatsapp comuni per formare delle communities affiatate, facilitare il dialogo e il supporto reciproco.
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