Il Ticino è una risorsa fondamentale

In questi ultimi mesi molto si è parlato, e si continua a parlare, del settore medicale, soprattutto in relazione alle difficoltà che esso sta riscontrando dopo la decisione del Consiglio Federale di non concludere l’accordo quadro con l’Unione Europea. Tale decisione ha, infatti, portato con sé automaticamente la conseguenza che le aziende del settore hanno perso in un colpo solo il loro accesso fino ad allora privilegiato al mercato europeo, sbocco evidentemente fondamentale per le imprese svizzere.

In effetti, il mercato europeo per le nostre imprese è più importante di quello di Stati Uniti, Cina e Giappone messi insieme. Un posto di lavoro su tre nell’industria medtech svizzera è direttamente legato a mandati che provengono dall’UE.

Per le aziende più grandi, le difficoltà di accesso al mercato europeo sono in parte meno pesanti, poiché esse hanno già punti di riferimento fisici all’interno dello spazio dell’Unione Europea. Il problema è quindi più “facilmente” risolvibile, sebbene vi sia comunque un impatto sui costi. Per le imprese più piccole altre si tratta invece di operare scelte strategiche, ad esempio, quanto alla sede aziendale e alle decisioni sugli investimenti. Con la decisione del Consiglio federale, si complica anche la situazione per l’importazione di prodotti medicali, poiché i fornitori esteri devono soddisfare nuove disposizioni in Svizzera.

Dal punto di vista ticinese, si è parlato poco dell’impatto di tale situazione sul nostro cantone, che ha sul proprio territorio molte realtà aziendali di questo settore. Ne abbiamo parlato con Peter Biedermann, Direttore dell’associazione nazionale Swiss Medtech, che ha deciso di rafforzare la sua presenza in Ticino, proprio a voler sottolineare l’importanza strategica del nostro cantone. E con Giuseppe Perale, Professore e Presidente di Regenera SA, e futuro Presidente della neocostituita sezione cantonale di Swiss Medtech che inizierà le proprie attività nel 2022 con l’obiettivo di essere pienamente operativa nel 2023.

A tale scopo si appoggerà, come molte altre associazioni nazionali, alla Cc-Ti.

Peter Biedermann, Direttore dell’associazione nazionale Swiss Medtech

Peter Biedermann, quali sono state le evoluzioni per il settore in Svizzera in questi ultimi mesi?

In generale l’andamento del settore è leggermente migliorato, anche se non siamo ancora ai livelli di prima della pandemia. Per alcune aziende attive soprattutto nella medicina intensiva e nella diagnostica la crescita è stata importante, ma dall’altra parte la limitazione di interventi chirurgici non indispensabili in tutto il mondo ha colpito anche molti attori del settore del Medtech, riducendone le attività.

La problematica del riconoscimento automatico delle apparecchiature e dei dispositivi medicali svizzeri da parte dell’Unione Europea ha conosciuto qualche sviluppo o siamo ancora fermi?

Purtroppo, siamo molto lontani da una soluzione e il fatto che la Svizzera ora è considerato uno Stato terzo è diventato una dura realtà. Secondo le nostre stime, il mancato riconoscimento automatico della conformità dei nostri prodotti e le relative procedure per ottenere tale conformità hanno comportato, ad oggi, un costo supplementare immediato di 110 milioni di franchi per le aziende elvetiche. A questi vanno aggiunte spese amministrative ricorrenti per circa 75 milioni di franchi. È evidente che, pur non potendo quantificarla in cifre esatte, la perdita di attrattività della Svizzera a medio e lungo termine è innegabile. Questa posizione di Stato terzo e alcune regole restrittive che la Svizzera stessa ha introdotto comportano anche il grande pericolo che si verifichi una strozzatura dell’offerta già nella seconda metà del 2022. Quelli che soffriranno saranno i pazienti. Tutti fatti già segnalati mesi fa e che ora si stanno concretizzando.

La Brexit ha avuto qualche effetto sul settore?

Purtroppo, è stata ed è una complicazione in più. Non sono poche le segnalazioni secondo cui le nuove condizioni per i fornitori in Gran Bretagna iniziano a mostrare qualche effetto negativo. Anche qui vi sono problemi di riconosicmento di conformità, come del resto constatano anche aziende di altri ambiti nel contesto dell’accettazione delle regole sull’origine delle merci. Tutto questo comporta costi supplementari se non si vogliono perdere quote di mercato importanti.

Non è possibile virare su altri mercati?

Dobbiamo essere realisti. L’Unione Europea è e resta un mercato fondamentale, rappresentando quasi il 50% di tutte le esportazioni svizzere, anche se le nostre aziende votate all’esportazione devono giocoforza orientarsi pure in misura maggiore verso i mercati asiatici. Fra questi vi sono in primis la Cina ma anche i Paesi membri dell’Associazione delle Nazioni del Sud-Est Asiatico (ASEAN), trattandosi di mercati che conoscono una crescita maggiore rispetto al continente americano o europeo.

Che ruolo svolgono le aziende ticinesi in questo contesto?

Swiss Medtech è una realtà abbastanza nuova a livello associativo e, pur raggruppando circa 700 imprese e oltre 60’000 posti di lavoro, deve ancora estendersi in modo capillare sul territorio. In Ticino sono presenti decine di aziende che lavorano direttamente o indirettamente, completamente o parzialmente nell’ambito del Medtech. Per noi è importante coinvolgerle nelle dinamiche nazionali, perché rafforza la rappresentatività del settore. E da parte delle imprese site in Ticino ci è stata più volte segnalata la necessità di creare un legame diretto con l’associazione nazionale, soprattutto per avere un accesso di prima mano e veloce alle informazioni che concernono il settore. Da qui la decisione di creare nei prossimi mesi un’antenna ticinese di Swiss Medtech. Essa, dopo una fase introduttiva nel corso di quest’anno, sarà pienamente operativa nel 2023, e sarà guidata da Giuseppe Perale, Presidente di Regenera SA e già membro di Swiss Medtech.

Perché appoggiarsi alla Cc-Ti, che sarà la sede operativa di questa antenna ticinese?

I rapporti con la Cc-Ti sono iniziati parecchi anni fa, in piena ristrutturazione del nostro settore, che ha unito due associazioni nel 2017 nell’odierna Swiss Medtech. La Cc-Ti ha già molti associati del nostro settore, ma ci apre anche la rete delle altre Camere di commercio e dell’industria in Svizzera grazie alla sua rete in tutte le regioni del paese. Con questa collaborazione possiamo raggiungere due obiettivi: sostenere le aziende ticinesi con il nostro supporto specialistico e rafforzarne la presenza nel contesto nazionale. È un passo che hanno fatto e stanno facendo diverse associazioni nazionali in collaborazione con la Cc-Ti, per cui anche noi abbiamo ritenuto interessante adottare questo modo operativo. Un’associazione di settore è certamente complementare a quelle già esistenti sul territorio e mira a rafforzare ulteriormente il tessuto economico ticinese.

Quando sarà operativa l’antenna ticinese?

Le decisioni da parte di Swiss Medtech e della Cc-Ti sono state prese, a breve vi sarà l’istituzione formale di un Comitato e poi il Vicedirettore della Cc-Ti, Michele Merazzi, che sarà anche segretario dell’associazione locale, coordinerà le prime attività che, pandemia permettendo, nel 2022 saranno soprattutto momenti informativi per gli addetti ai lavori. Ciò permetterà di calibrare le attività sulle esigenze delle aziende del settore, in modo che nel 2023 si procederà alle varie formalità che permetteranno un’operatività completa e commisurata alle specificità delle imprese ticinesi nel contesto nazionale e internazionale.

Apertura delle iscrizioni alla Scuola Manageriale Cc-Ti – edizione 2022

Il corso permette di formare i futuri “Specialisti della gestione PMI con attestato federale”- Le lezioni saranno in presenza.

Abbiamo il piacere di presentarvi la nuova edizione della Scuola Manageriale Cc-Ti che eroga il corso “Specialista della gestione PMI con attestato federale”.

Lo specialista della gestione PMI è un professionista che sarà in grado di guidare un’impresa di piccola e media grandezza. La formazione di lunga durata proposta è trasversale a molteplici competenze aziendali e comparti settoriali. Una volta ottenuto l’attestato federale, lo specialista della gestione PMI potrà assumere la direzione operativa di una PMI e/o divenire quadro in una più grande azienda. Questa figura professionale apprenderà ad avere una visione globale e sarà in grado di valutare le attività, di attribuirle ai differenti settori e di delegare chiaramente i compiti.
Lo scopo di questo corso è dunque quello di formare correttamente – attraverso moduli tematici specifici imprenditori, futuri dirigenti di PMI e quadri aziendali.

Evidenziamo il rinnovato percorso formativo, il cui inizio è previsto per maggio 2022 con alcune lezioni introduttive sui temi quali le tecniche di studio, la preparazione di un progetto ecc..

Scopri i dettagli, scaricando il flyer informativo


Informazioni organizzative
Termine d’iscrizione: 21 marzo 2022
Inizio del corso: maggio 2022
Numero massimo di iscritti: 20 partecipanti
Per informazioni: klaus@cc-ti.ch

Breve guida: telelavoro e frontalieri italiani – assicurazioni sociali e fiscalità

Il telelavoro dei frontalieri può avere conseguenze considerevoli, sia per il datore di lavoro sia per i lavoratori, in particolare nell’ambito delle assicurazioni sociali e in materia fiscale. Una scheda in merito.

Durante la pandemia di Covid-19, il telelavoro ha registrato un’impennata in Svizzera. Secondo i dati dell’Ufficio federale di statistica (UST), nel 2020 questo fenomeno ha coinvolto quasi una persona attiva su tre. Diversi sondaggi mostrano che questa pratica potrebbe affermarsi a lungo termine in un numero crescente di imprese.

SCARICA LA SCHEDA IN PDF

La Cc-Ti incontra l’Ambasciatrice di Polonia in Svizzera Iwona Kozlowska

Comunicato stampa

Dopo essere stata ricevuta dal Presidente del Consiglio di Stato Manuele Bertoli ieri in serata, questa mattina l’Ambasciatrice di Polonia in Svizzera Iwona Kozlowska, ha incontrato – in occasione di una visita di cortesia – i rappresentanti della Camera di Commercio, dell’industria, dell’artigianato e dei servizi del Canton Ticino, associazione mantello dell’economia ticinese.

In questo contesto è stato possibile uno scambio di vedute sui principali dossier economici che riguardano le relazioni bilaterali nonché i rapporti con l’Unione Europea.

Da sin.: Luca Albertoni, Direttore Cc-Ti; Monica Zurfluh, Responsabile Commercio internazionale Cc-Ti; Iwona Kozlowska, Ambasciatrice di Polonia in Svizzera e Michele Rossi, Avv., Delegato alle relazioni esterne Cc-Ti

Dobbiamo riflettere!

Serve una grande riforma fiscale

Il prossimo 13 febbraio si voterà sul referendum contro l’abolizione della tassa di bollo sull’emissione di capitale proprio lanciato da PS, Verdi e sindacati. Nell’arsenale fiscale dello Stato questo diritto di bollo è uno strumento che risale alla Prima guerra mondiale. Un’imposizione iniqua e poco sensata, poiché il capitale proprio, che i privati mettono a disposizione dell’impresa, rappresenta la sostanza indispensabile per investire, innovare e creare posti di lavoro. Si colpisce il risparmio aziendale che spesso è utilizzato in caso di crisi, come in questi anni di pandemia, ma che poi deve essere ricostituito. Quando si fonda una società, si lancia una raccolta di capitali o si fa una ricapitalizzazione, si paga all’erario un pedaggio che ammonta all’1% sui fondi raccolti che superano il milione di franchi. Contrariamente a quanto sostengono i promotori del referendum, la soppressione di un simile balzello non è un regalo alle grandi imprese e alla finanza. Si elimina, invece, un peso che indebolisce l’economia e le PMI. Che si vada votare su questa “reliquia” del diritto tributario è la dimostrazione più evidente di quanto il nostro sistema fiscale non sia più al passo coi tempi. Della necessità di una riforma strutturale ad ampio respiro, ben oltre, quindi, il solito battibeccare sugli sgravi, per adeguarlo alla realtà odierna, molto più complessa e diversificata rispetto a normative e principi rimasti ancorati a schemi superati dall’evoluzione del contesto economico e sociale.

Una tassa da abolire

Ci sono buone ragioni per abolire la tassa di bollo sui fondi propri. Imposizione a volte definita, non a torto, borbonica e adottata solo in altri quattro Paesi al mondo: Grecia, Spagna, Giappone e Corea del Sud. L’80-90% delle circa 2’300 aziende che in Svizzera pagano questo diritto di bollo sono PMI, che si vedono così erodere la sostanza e limitare le loro potenzialità di sviluppo. Si applica un prelievo che favorisce l’indebitamento, rende più costosi gli investimenti e ostacola chi vuole creare o far crescere un’impresa. Scoraggiando, altresì, gli investimenti privati che iniettano nuovi capitali nelle aziende, senza pesare sulle finanze pubbliche. È ingiusto pagare una tassa su una raccolta di capitale prima ancora che esso generi un fatturato o che sia investito per sviluppare l’attività produttiva. Un tributo gravoso in particolare per le start-up che, non disponendo solitamente di grande liquidità, necessitano dell’aumento dei capitali grazie all’apporto di investitori privati o di fondi di partecipazione. Tarpando le ali alle start-up si frena l’innova zione nelle ICT, nell’intelligenza artificiale, nella robotica e le scienze della vita. Settori cruciali per il futuro del Paese.
A fronte di una perdita per l’erario di 200-250 milioni, eliminando questa tassa, ci sarebbero più investimenti delle aziende e stimoli alla competitività, con effetti positivi sulla crescita, sull’occupazione e, quindi, con un maggiore gettito fiscale per lo Stato.

Un fisco più equo e moderno

Nella fiscalità occorre rimuovere le anticaglie di un secolo fa come le tasse di bollo e ripensare altri strumenti come il valore locativo, istituito nel 1915 come imposta di guerra una tantum, e trasformatosi, con l’espansione del mercato immobiliare e con vari artifici politici, in un prelievo ordinario. Senza dimenticare le necessità di riforma dell’imposta preventiva e la semplificazione dell’IVA. In Ticino vanno approfondite le legittime richieste di aggiustamenti più che mai urgenti all’imposta sulla successione aziendale che scoraggia i parenti non diretti o terze persone dal subentrare nella titolarità dell’impresa, mettendone a rischio la continuità. Così come la riduzione, altrettanto improrogabile, delle aliquote sulle persone fisiche con redditi elevati oggi estremamente penalizzanti, soprattutto nell’ottica, come vedremo più avanti, della concorrenza fiscale internazionale. A livello federale e cantonale c’è da lavorare intensamente e rapidamente su una riforma strutturale del sistema fiscale, commisurata a una realtà contrassegnata da un’elevata mobilità di capitali, aziende, professioni e patrimoni personali. Calibrata su una società sempre più marcata da nuove forme di impiego, da carriere, redditi e utili d’impresa non più lineari, dall’irrompere della robotica nella produzione e, soprattutto, da un “lavoro asincrono” svincolato da orari e luoghi fissi. Si lavora facilmente per un’azienda ticinese abitando in parte all’estero o in un’altra regione svizzera, pur conservando il domicilio nel cantone o, ancora, una società con sede in Svizzera fornisce un servizio di manutenzione ad un’azienda all’estero ma gestendolo esclusivamente per via telematica. Ecco due esempi di situazioni ormai abituali che aprono nuovi scenari anche nel diritto tributario. A cambiare il quadro della fiscalità internazionale ci sarà anche la tassa minima globale del 15% per i grandi gruppi. Con la Global Tax la concorrenza fiscale, tra regioni e Paesi, dalle aliquote sugli utili si sposterà su altri possibili incentivi e maggiormente sulle persone fisiche. La concorrenza si giocherà su un’imposizione più leggera per le persone fisiche ad alto reddito, come manager e dirigenti, che hanno un ruolo decisivo proprio sulla scelta della sede di un’impresa. Perciò, il Ticino deve giocare d’anticipo, riducendo le aliquote sui redditi elevati, che attualmente ci collocano negli ultimi posti della classifica fiscale nazionale, per profilare il Cantone come location conveniente per le società estere e soprattutto per le persone fisiche a esse legate.

Sono in atto cambiamenti radicali sia nei paradigmi produttivi che nei criteri impositivi, si dispiegano processi transnazionali che riorienteranno i flussi della ricchezza mondiale e il sistema fiscale svizzero non può restare indietro. Un fisco non al passo coi tempi, oltre che iniquo, frena la crescita, penalizzando non solo le aziende ma anche i ceti meno abbienti. Serve pertanto un’attenta analisi su nuove attività e base imponibile con soluzioni fiscali moderne che incoraggino e non ostacolino l’innovazione economica e sociale.

Meno imposizione per avere più gettito

Anche per il voto del 13 febbraio si levano le immancabili proteste contro gli sgravi che favorirebbero il capitale dissanguando le casse pubbliche. Rimostranze che non reggono alla prova delle cifre sulle entrate fiscali della Confederazione, dei Cantoni e dei Comuni, soprattutto tenendo conto degli effetti sul medio e lungo termine.
Se negli anni ‘90 le imposte sul capitale fruttavano allo Stato il 5% del PIL, oggi – dopo tre riforme federali per una fiscalità più attrattiva (1997-2008-2019) – si è quasi arrivati al 7%. Una crescita generata in gran parte dal boom dell’imposta sull’utile. Da anni il gettito dell’IFD, Imposta federale diretta, assicurato dalle imprese supera quello delle persone fisiche. Ancora più inconsistente è la costante critica sugli sgravi fiscali a livello ticinese che avrebbero disastrato le finanze cantonali. In realtà riducendo mediamente del 30% la pressione fiscale, si generò anni fa un aumento del gettito di oltre il 40%: circa 450 milioni di franchi in più. Non c’è stato alcun “golpe” al gettito fiscale che in questi anni è invece aumentato. Del resto, le imposte versate dalle persone fisiche sono passate dagli 822 milioni del 2009 ai 1’117 del 2019. Rispetto al 1999 l’incremento delle entrate fiscali annuali è stato di 439 milioni. E sono aumentate anche quelle delle persone giuridiche, nonostante la crisi che ha investito la piazza finanziaria ne abbia drasticamente ridotto il gettito. A vanificare la crescita degli introiti tributari è piuttosto l’aumento costante della spesa pubblica, riconducibile a vari fattori, a volte giustificabili, a volte meno. In Ticino, ma anche in molti altri cantoni, uno dei problemi principali è la fragilità della stratificazione fiscale: su poco più di 200mila contribuenti, il 26,6%, ossia 54’492 persone, non paga imposte perché non raggiunge il minimo imponibile, mentre poco meno del 10%, circa 8mila cittadini, paga quasi il 60% delle imposte delle persone fisiche. Da soli, i vituperati globalisti, 896 soggetti, nel 2020 hanno versato a Cantone, Comuni e Confederazione 157,8 milioni. Dati che dimostrano quanto sia sociale la fiscalità in Ticino, ma anche come essa dipenda da una fascia ristretta di contribuenti. Contro cui abitualmente taluni inveiscono in modo sconsiderato, ma senza la quale lo Stato non avrebbe le risorse per finanziare una generosa socialità.

Un efficace sistema redistributivo

È evidente che non si combatte la povertà impoverendo i ricchi. Tanto più in un Paese come il nostro che vanta un’efficace ridistribuzione attraverso l’imposta sulla sostanza e le aliquote dell’imposta sul reddito. L’imposizione dei redditi da capitale, come pure dei salari, è difatti fortemente progressiva: l’1% dei contribuenti versa il 44% circa dell’IFD, il 50% dei cittadini con redditi meno alti assicura il 2%, il 47% della popolazione non paga alcuna imposta federale . Allargando lo sguardo, si stima che il 53% delle imposte federali, cantonali e comunali è pagato dal 10% dei contribuenti, cioè poco meno di 515mila persone. I ceti più alti lasciano nelle casse dell’AVS una quota consistente di contributi che non riscuoteranno mai. Questi importi superano la soglia massima dell’indennità loro dovuta, di cui beneficeranno, invece, i pensionati meno abbienti. Proprio grazie alle prestazioni sociali si assicura gran parte della ridistribuzione: nel 2018 si sono spesi 177 miliardi di franchi, vale a dire un quarto del totale della produzione economica annuale, per pensioni vecchiaia, malattia e invalidità, disoccupazione ed emarginazione sociale.

In Ticino nel 2022 per la socialità si spenderanno 1’130 milioni, 148 in più rispetto a due anni fa, mentre il volume dei sussidi dal 2003 al 2021 è aumentato del 99%. Cifre che smentiscono
le insistenti voci di presunti tagli al sociale. Ad impoverire i cittadini non sono gli sgravi che, secondo la vulgata corrente, priverebbero lo Stato dei fondi necessari per la protezione sociale, né è una semplice questione di salari, come taluni vogliono far credere. Non dimentichiamo ad esempio il notevole aumento delle tasse (quelle cosiddette causali, tanto per intenderci): sui rifiuti, sulla circolazione, su ogni documento rilasciato dalla pubblica amministrazione e su altri servizi, che gravano sempre di più sui redditi medi e medio-bassi. Una raffica di balzelli che nel 2005 fruttava al Cantone 190 milioni, dieci anni dopo 246 milioni, per arrivare nel 2019 attorno ai 270 milioni. Una stangata che, unitamente ad altri rincari legati spesso a spese obbligatorie, pesa sui bilanci di molte persone, fisiche e giuridiche. Un ulteriore argomento per proporre una visione complessiva di tutte le voci contributive, imposte, tasse e balzelli vari.

L’IVA nell’e-commerce B2C con l’UE

Come in tutto il resto del mondo, con la pandemia anche l’e-commerce nell’Unione europea (UE) è esploso. Oggi però, per molte aziende svizzere non si tratta più solo di sapere come si muovono i consumatori online e come promuovere i propri prodotti e servizi massimizzandone le vendite, ma piuttosto di impostare la propria operatività in modo corretto. Anche alla luce del nuovo pacchetto IVA per l’e-commerce lanciato il 1° luglio 2021 dall’UE: tale pacchetto ha infatti apportato cambiamenti sostanziali per quanto concerne le forniture di beni a consumatori privati (B2C), comprese quelle effettuate da aziende di Stati terzi, e introdotto regimi opzionali di gestione dell’IVA.

Nella fattispecie, il pacchetto IVA per l’e-commerce (“VAT e-commerce package”) ha esteso il regime semplificato di identificazione IVA dello sportello unico MOSS relativo ai servizi transfrontalieri di telecomunicazione, teleradiodiffusione ed elettronici (“servizi TTE”) forniti ai privati anche alle altre prestazioni di servizi così come alle vendite a distanza di merci. Sono altresì stati introdotti tre regimi opzionali:

  • il regime opzionale One-Stop-Shop UE (OSS UE) si applica sia alle vendite intracomunitarie a distanza a privati ubicati nell’UE (anche effettuate da aziende di Stati terzi) sia alle cessioni nazionali di beni a privati effettuate tramite una piattaforma elettronica;
  • il regime One-Stop-Shop non UE (OSS non UE) si applica a tutte le prestazioni di servizi erogate da aziende di Stati terzi a privati ubicati nell’UE;
  • infine, il regime Import One-Stop-Shop (IOSS) si applica alle vendite a distanza a consumatori finali ubicati nell’UE di beni importati da Paesi terzi, purché esenti da accise e di valore non superiore a EUR 150.

In sostanza, l’OSS e l’IOSS semplificano gli obblighi in materia di IVA consentendo ai prestatori di servizi e ai fornitori di merci di

  • registrarsi elettronicamente ai fini IVA in un unico Stato membro;
  • dichiarare l’IVA tramite un’unica dichiarazione elettronica ed effettuare un unico pagamento dell’IVA dovuta su tutte le cessioni di beni e prestazioni di servizi realizzati nell’UE;
  • collaborare con l’amministrazione fiscale dello Stato membro nel quale sono registrati per l’OSS/IOSS, anche se le loro vendite avvengono in più Stati membri dell’UE.

Anche le aziende svizzere che effettuano prestazioni di servizi o vendita a distanza di merci a clienti privati nell’UE possono quindi, a seconda dei casi, optare per la registrazione opzionale ad uno dei regimi sopra indicati. Che impatto ha per loro il nuovo pacchetto IVA sull’e-commerce? Come devono gestire concretamente l’IVA sulle loro vendite a distanza o su prestazioni di servizi online a cittadini europei?

A supporto delle aziende associate, il servizio Commercio internazionale ha redatto una breve scheda che sintetizza la tematica e le problematiche. La scheda vuole essere a scopo esclusivamente informativo e non ha pretese di esaustività né vuole fornire parere legale o altro tipo di consulenza professionale.

Il trattamento corretto dell’IVA europea è infatti un tema complesso e si presta pertanto ad un approfondimento individuale. In questo contesto si segnalano innanzitutto i seguenti momenti formativi proposti dal servizio Formazione puntuale:

Le aziende associate che necessitano di una consulenza mirata possono inoltre contattare il servizio Commercio internazionale, che sarà lieto di fornire il necessario supporto in collaborazione con il suo esperto di fiducia. Tale consulenza è a pagamento.

La scheda informativa è disponibile nell’Area soci > Internazionale. Cliccare qui per recuperare i dati di accesso.

Entusiasmo, curiosità e fiducia nel 2022

Il saluto del Presidente Cc-Ti Andrea Gehri.

Carissimi associati, care aziende,

vorrei idealmente distanziarmi dal rievocare il particolare momento storico ed evitare di sottolineare ulteriormente i condizionamenti che, oramai da due anni ci tengono ostaggio, proponendo una visione del futuro prossimo con orientamenti positivi, pragmatici e oggettivi.

Come d’abitudine per ogni imprenditore ma non solo, all’inizio del nuovo anno è legittimo poter cullare sogni, porsi obiettivi e affrontarli con rinnovato ottimismo e ambizioni. Ma cosa ci vorrebbe per poter trasformare la, ahimè, negatività dilagante collettiva in energia costruttiva?

In verità non molto: ci vogliono entusiasmo, curiosità, un approccio fiducioso al futuro e condizioni economiche quadro ideali, stabili e innovative, poi l’imprenditore sa fare da sé.

L’entusiasmo rappresenta il motore per ogni individuo, ma in particolare costituisce la caratteristica che identifica idealmente l’imprenditore fortemente radicato nel suo lavoro. Senza entusiasmo, difficilmente si raggiungono obiettivi e si motivano le proprie maestranze a condividerne i traguardi e i successi.

La curiosità rappresenta quell’innato, straordinario ed essenziale tratto caratteriale che alimenta l’individuo in generale, e l’imprenditore in particolare, verso l’approfondimento puntuale che a sua volta si traduce in volontà di apprendimento, voglia di evoluzione e stimolo alla ricerca dell’eccellenza.

Entusiasmo e curiosità richiedono tuttavia da parte di tutti noi anche la convinzione per un approccio fiducioso al futuro. L’imprenditore è abituato ad affrontare fasi alterne nel suo percorso imprenditoriale, fatto di successi, di insuccessi, gioie e delusioni ma rimane sempre e comunque orientato verso una visione positiva del futuro. Futuro che, e ne sono un convinto sostenitore, potendo contare sul sistema “Svizzera” e sulle sue eccellenti basi e strutture ci pone, senza ombra di dubbio, in una posizione concorrenziale favorevole e privilegiata rispetto a tanti altri paesi.

Dobbiamo tuttavia evitare di cullarci nella convinzione di essere dei privilegiati, solo perché favoriti dalla nostra invidiabile posizione nel contesto internazionale, ma dobbiamo assolutamente rimanere accorti e focalizzati sui temi, sullo sviluppo, sull’evoluzione, sul progresso. Sarebbe sbagliato e pericoloso vivere di rendita.

Le condizioni quadro del nostro Paese per promuovere l’economia e gli imprenditori sono buone, ma si può e si deve far meglio. Tutti noi facciamo parte di un sistema che deve perseguire l’obiettivo di migliorarle ulteriormente. Evitiamo con determinazione di farci trascinare in un contesto dove allo Stato si chiedono sempre più sostegno e interventi sussidiari, ignorando con disinvoltura di chiedersi responsabilmente da dove arrivano i mezzi e chi li produce per finanziare e sostenere il dilagante assistenzialismo?

La ricchezza di uno Stato e di una regione come il Canton Ticino è costituita dalla multidisciplinarità e dalla varietà del substrato economico presente e, nonostante le criticità dovute ad un posizionamento geografico che, storicamente non sempre può rivelarsi favorevole, dimostra una dinamicità esemplare.

Crediamo nella nostra regione, crediamo nel Canton Ticino e sosteniamo i temi per condizioni quadro migliori:

  • dallo Stato e le istituzioni ci attendiamo un approccio costruttivo all’accoglienza e all’ospitalità, offrendo sostegno ai cittadini e alle imprese attraverso un atteggiamento attento, premuroso e conciliativo.
  • No ad aumenti di imposte, tasse e aggravi di ogni genere e applicazione senza indugi della riforma fiscale varata.
  • Serve una trasformazione digitale effettiva e non solo a parole da promuovere senza indugio nell’amministrazione pubblica e nel contesto economico.
  • Investiamo urgentemente in infrastrutture, in particolare nella mobilità, nell’istruzione, nella formazione continua e nella tecnologia.
  • Incentiviamo e sosteniamo la transizione verso una politica energetica sostenibile premiando gli investimenti e le iniziative virtuose.

Manteniamo quindi entusiasmo nel nostro operato, sviluppiamo la curiosità e traduciamo questi propositi in nuove opportunità, consolidando così la nostra eccellente realtà economica.

Il Ticino, oltre a terra d’artisti, è anche terra d’imprenditori seri ed affermati che amano il proprio territorio e credono nel futuro delle proprie aziende.

Buon anno a tutti.

Libero scambio con Albania e Serbia: applicabili le norme della Convenzione PEM riveduta

La Convenzione PEM si applica nel traffico delle merci di origine preferenziale nel quadro degli accordi di libero scambio (ALS) all’interno della zona di cumulo paneuromediterranea. Soggetta a revisione, la Convenzione riveduta non ha potuto sinora essere adottata poiché alcune Parti contraenti ne hanno rifiutato il testo. La maggioranza delle Parti, tra cui la Svizzera, ha tuttavia deciso di applicare transitoriamente le regole rivedute su base bilaterale. Dal 1° gennaio 2022 le norme rivedute possono essere applicate anche nel libero scambio tra AELS e Albania e AELS e Serbia. 

L’applicazione bilaterale transitoria della Convenzione PEM consente alle imprese degli Stati contraenti di beneficiare delle norme rivedute nel commercio bilaterale finché la Convenzione PEM riveduta non verrà ufficialmente adottata.

L’ordinamento provvisorio ha introdotto semplificazioni amministrative quali l’abolizione della prova d’origine EUR-MED e l’uniformazione delle regole di lista. Durante il periodo di transizione, le aziende possono decidere autonomamente se applicare le norme d’origine della Convenzione attuali o le norme d’origine rivedute. Esse devono tuttavia determinare quali norme sceglieranno prima di calcolare l’origine e utilizzare le rispettive prove d’origine.

Le prove d’origine rilasciate sotto le norme transitorie vanno infatti distinte dalle prove d’origine rilasciate conformemente all’attuale Convenzione PEM: il certificato di circolazione delle merci EUR.1 deve includere nella casella 7 la dicitura in inglese «TRANSITIONAL RULES»; anche la dichiarazione di origine d’origine va adeguata: “L’esportatore delle merci contemplate nel presente documento (autorizzazione doganale n. ..…) dichiara che, salvo indicazione contraria, le merci sono di origine preferenziale……. conformemente alle norme di origine transitorie.”
Inoltre, le prove dell’origine hanno ora una validità di dieci mesi.

Oltre che negli accordi di libero scambio tra AELS e Albania e tra AELS e Serbia, la Svizzera applica le norme transitorie anche nell’accordo di libero scambio con l’UE (dal 1° settembre 2021) e nella Convenzione AELS (dal 1° novembre 2021), cf. Matrix

DOCUMENTI UTILI 

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SECO: indagine sull’uso degli accordi di libero scambio nell’export

Ogni anno, circa 400 milioni di franchi di dazi doganali sono riscossi sui prodotti esportati dalla Svizzera verso i Paesi con i quali esistono accordi di libero scambio. Perché ciò avviene? La Segreteria di Stato dell’economia (SECO) vorrebbe approfondire questa questione e conta sull’aiuto delle aziende esportatrici svizzere.

La SECO ha lanciato un sondaggio sull’utilizzo degli accordi di libero scambio (ALS), tramite il quale vuole chiedere agli esportatori svizzeri quali sono le sfide legate agli ALS. L’obiettivo è quello di capire meglio come gli ALS conclusi dalla Svizzera sono utilizzati dalle aziende esportatrici e come il loro uso può essere ulteriormente semplificato.

Il questionario può essere compilato sia in francese sia in tedesco su https://seco.limequery.com/388298?lang=fr

Termine: 31 gennaio 2022

Tempo di compilazione: 5-15 minuti, a seconda della situazione specifica dell’azienda.

Si consiglia di far compilare il sondaggio direttamente dai collaboratori che si occupano delle esportazioni in particolar modo riguardo agli accordi di libero scambio.

Ulteriori ragguagli sono disponibili sul sito della SECO: Utilità degli accordi di libero scambio (admin.ch)

Tariffa doganale: adeguamento in vigore dal 1.1.2022

Il 1° gennaio 2022, l’Organizzazione Mondiale delle Dogane (OMD) implementerà la settima edizione del suo Sistema Armonizzato (SA), apportando importanti cambiamenti alle voci di tariffa di molti prodotti.

Il Sistema Armonizzato (SA) è stato sviluppato e introdotto dall’Organizzazione mondiale delle dogane (OMD) per identificare in maniera uniforme e a livello internazionale le diverse tipologie di prodotto. Esso comprende più di 5’000 gruppi di merci; ognuno identificato da un codice a sei cifre, organizzato in una struttura logica e supportato da regole ben definite per ottenerne una classificazione uniforme. Tale codice viene comunemente chiamato “voce doganale” (o “HS code” in inglese). I singoli Paesi possono adottare ulteriori e più specifiche suddivisioni (8-12 cifre) nelle loro tariffe nazionali.

Il sistema è usato da più di 200 Paesi ed economie come base per le loro tariffe doganali, per le statistiche sul commercio internazionale nonché per gli accordi commerciali. Oltre il 98% delle merci nel commercio internazionale è classificato in termini di SA e, per restare al passo con gli sviluppi tecnologici, l’OMD aggiorna tale sistema ogni 5-6 anni. Gli Stati membri dell’OMD devono trasporre questi cambiamenti nella loro legislazione nazionale. L’attuale SA è del 2017 e l’ultima revisione del SA entrerà in vigore il 1° gennaio 2022. In Svizzera, il Consiglio federale ha dato il via libera nel giugno 2021 agli adeguamenti necessari nella tariffa nazionale (Tares).

Quest’ultima revisione risulta particolarmente critica, poiché l’OMD ha apportato ben 351 emendamenti al SA, tra cui: l’introduzione della classificazione dei rifiuti elettrici ed elettronici (e-waste), dei nuovi prodotti a base di tabacco e nicotina (sigarette elettroniche), dei veicoli aerei senza equipaggio (UAV – ovvero i droni), degli smartphone, delle stampanti 3-D (produzione additiva) e dei pannelli per schermi piatti. Vi sono, tra gli altri, anche cambiamenti per quanto riguarda i prodotti chimici (tra cui i placebo e i kit diagnostici nonché merci controllate da varie convenzioni), le fibre di vetro e le macchine per la lavorazione dei metalli. Molte nuove sottovoci sono state create per i beni a duplice impiego che potrebbero essere impiegati per un uso non autorizzato, come i materiali radioattivi e gli armadietti di sicurezza biologica, così come per gli articoli necessari per la costruzione di dispositivi esplosivi improvvisati, quali i detonatori. Gli emendamenti al SA non si limitano solo a creare nuove disposizioni specifiche per varie merci, ma includono anche spiegazioni volte ad assicurare un’applicazione uniforme della nomenclatura.

Per preparare le imprese ad applicare i cambiamenti del Sistema armonizzato in vigore dal 1° gennaio 2022, l’OMD in collaborazione con l’Organizzazione mondiale del commercio (OMD) ha messo a punto l’HS tracker, un motore di ricerca in grado di mostrare le modifiche intervenute e le motivazioni sottese all’aggiornamento. In Svizzera, l’Amministrazione federale delle dogane (AFD) ha pubblicato le modifiche sul suo sito web, compresa la “lista di concordanza” che illustra i numeri di tariffa interessati dalla revisione. Il Tares sarà aggiornato di conseguenza il 1° gennaio 2022.

L’importanza della voce di tariffa doganale e della sua corretta applicazione è spesso sottovalutata, sebbene sia una componente centrale di ogni processo di importazione ed esportazione. Ogni voce non solo determina l’importo dei dazi doganali e degli oneri doganali, ma anche gli eventuali obblighi di autorizzazioni (controllo delle esportazioni). La voce di tariffa ha inoltre un ruolo decisivo anche per determinare quale regola d’origine e della lista si applica per un determinato accordo di libero scambio. In virtù di quanto sopra esposto, le aziende sono chiamate ad agire tempestivamente e a verificare l’accuratezza delle voci doganali utilizzate per i loro prodotti per evitare ritardi nelle spedizioni e di incorrere in eventuali sanzioni.

Si ricorda infine che, in caso di dubbi, l’AFD rilascia informazioni tariffali vincolanti su richiesta. Le domande di classificazione devono essere inoltrate tramite e-mail utilizzando il questionario “40.10 Domanda di classificazione” disponibile sul sito web della stessa AFD.