Quante materie consuma la Svizzera?

Ogni cittadino svizzero consuma 10 tonnellate di materiale all’anno. Se l’acciaio è quasi interamente riciclato, questa percentuale è inferiore al 10% per la plastica. Cosa possiamo fare individualmente per ridurre i nostri consumi?

Costruzioni, strade, combustibili, carburante: la Svizzera industriale utilizza enormi quantità di materie prime. Uno studio commissionato dall’Ufficio federale dell’ambiente (OFEV) stima questo consumo intorno alle dieci tonnellate pro capite all’anno, per un totale di 87 milioni di tonnellate l’equivalente di 8’700 Torri Eiffel. Quarantotto milioni di tonnellate vengono importati ogni anno e 56 milioni provengono dalla Svizzera. Quindici milioni di tonnellate provengono anche dal riciclaggio. Globalmente e provenienti da tutto il mondo arrivano in Svizzera 119 milioni di tonnellate di materie ogni anno, di cui 52 milioni rimangono in Svizzera sotto forma di infrastrutture e merci (scorte di merce).

In Svizzera, i 40 milioni di tonnellate di calcestruzzo utilizzate rappresentano circa la metà del consumo annuo di materie. Seguono gli agenti energetici (17%) sotto forma di combustibili e carburanti, così come l’elettricità (convertita in equivalente petrolio).
L’alimentazione umana è al terzo posto (10 %). Se questo alto consumo può a prima vista sorprendere, dimostra in modo impressionante ciò che la popolazione svizzera “metabolizza” ogni anno.
La ghiaia e anche la sabbia costituiscono una parte importante del consumo di materie prime (8%).

I 15 milioni di tonnellate che rientrano ogni anno nell’economia grazie al riciclaggio consistono principalmente in cemento, asfalto, sabbia, ghiaia e acciaio. Il tasso di riciclaggio dell’acciaio raggiunge il 96% e quello del calcestruzzo l’85%, contro il 40% per legno e carta e meno del 10% per la plastica.

L’economia circolare obbedisce ai principi economici. Il riciclaggio diminuisce dove mancano gli incentivi e l’azione pubblica o economica non colma questa lacuna. Metalli tecnici rari come indio, neodimio o tantalio sono quindi oggi in gran parte persi, perché riciclarli non è redditizio. Il riciclaggio di PET, batterie o gli apparecchi di illuminazione, per i quali esistono normative ufficiali, invece, funzionano relativamente bene.

Benzina e olio combustibile

Il quadro a volte è molto diverso se confrontiamo i flussi di materiale con il loro impatto ambientale. Alla luce delle emissioni di CO2, carburanti e combustibili vengono prima di tutto: costituiscono circa la metà delle emissioni della Svizzera, seguite dal cibo umano (18%). Il cemento è nettamente dietro (3%), non lontano dall’acciaio (5%). Il tessile (4,5%), i prodotti chimici di base (4,5%), l’elettronica e anche le batterie (3,3%) hanno una quota relativamente alta di emissioni di CO2 Se consideriamo tutte le esigenze di energia non rinnovabile, le fonti energetiche (elettricità, carburanti e combustibili) generano quasi i due terzi di emissioni totali. Materie plastiche, prodotti chimici di base e l’alimentazione umana contribuiscono dal 5 al 7%.

La quota a carico dell’alimentazione emerge ancora più chiaramente se prendiamo come base la totalità del carico ambientale: passa allora al29 % e si attesta praticamente allo stesso livello di carburanti, combustibili ed elettricità (che raggiungono in totale il 31%).
I metalli, l’elettronica e la chimica di base restano molto più indietro. Il confronto tra le emissioni dirette di CO2 e l’energia “grigia” contenuta nei materiali sono interessanti. Mentre che le prime provengono dal consumo di energia, le “emissioni grigie” risultano dalla produzione dei beni in cui sono praticamente incorporate. Sembra che la produzione delle merci utilizzate in Svizzera generi tante emissioni di gas serra quanto quelle del nostro consumo energetico. Quando rappresentiamo emissioni dirette ed emissioni grigie specifiche di determinate categorie di consumo, risulta che il settore alimentare costituisce la principale fonte di emissioni (18,6 milioni di tonnellate di CO2 equivalenti). A ciò fa seguito il traffico di autovetture (15,6 milioni di tonnellate) e l’industria (13,4 milioni di tonnellate).


Cosa si può fare?


Come consumatori, possiamo influenzare il consumo di materie prime fino a certo punto. Tutti hanno la possibilità di modulare i consumi in modo più consapevole e ridurne l’uso. Ci sono, tuttavia, limiti evidenti: se ognuno può, in larga misura, decidere personalmente sul proprio consumo in termini di mobilità, alloggio, cibo o abbigliamento, il campo di azione è molto più circoscritto nel caso i progetti statali o del settore privato. Abbiamo quindi un’influenza limitata sugli investimenti pubblici nella costruzione di strade, nel settore sanitario o nella fornitura di energia. Difficilmente possiamo anche condizionare la modalità e il volume di produzione nel settore privato. Pertanto, anche uno stile di vita molto rispettoso dell’ambiente e molto sostenibile non permetterà mai di ridurre le emissioni di CO2 a zero, poiché tutti gli abitanti dipendono da infrastrutture comuni come strade, scuole e ospedali.
Dove situare quindi i limiti dell’influenza di un singolo abitante?

Per trovare le risposte a questa domanda, uno studio effettuato in Svizzera nel marzo 2021 da MDPI – un editore accademico indipendente situato a Basilea – intitolato “The Influence of Consumer Behavior on Climate Change: The Case of Switzerland”, ha distinto cinque gruppi di consumatori tipici che vanno da individui molto rispettosi dell’ambiente a coloro che ne sono totalmente insensibili. L’intensità dell’impatto diretto e indiretto sull’uso delle materie è stata determinata per ciascuna area di consumo. L’impatto è diretto quando è possibile decidere personalmente quello che consumiamo. È indiretto, invece, quando si può esercitare un’influenza solo attraverso il proprio comportamento durante i processi decisionali della politica. Sembra che
anche se tutte le persone residenti in Svizzera si comportassero come il gruppo più sensibile all’ambiente, le emissioni totali di CO2 diminuirebbero solo del 16%. Al contrario, aumenterebbero del 17% se tutti adottassero le abitudini del gruppo indagato dallo studio citato poc’anzi come meno rispettoso dell’ambiente. Lo studio conclude quindi che, senza una gestione da parte di una politica ambientale attiva, le emissioni di CO2 della Svizzera non possono essere ridotte abbastanza da poter garantire il rispetto degli impegni internazionali del Paese ed evitare la crisi climatica. Il mondo politico è invitato a raddoppiare gli sforzi per sviluppare l’economia circolare.


Fonte: La Vie économique 11.2021; adattamento Cc-Ti

Export di prodotti alimentari in Cina: nuove regolamentazioni dal 1.1.2022

L’Amministrazione generale delle dogane della Repubblica popolare cinese (General Administration of Customs of the People’s Republic of China, GACC) ha revisionato la normativa applicabile all’importazione dei prodotti alimentari in Cina e dal 1°gennaio 2022 l’esportazione di prodotti alimentari in Cina dovrà sottostare a nuovi requisiti.

Obbligo di registrazione

Il decreto GACC n. 248 estende l’obbligo a tutti i produttori esteri di derrate alimentari di ottenere l’approvazione all’esportazione da parte della GACC con apposita registrazione degli stabilimenti. Attualmente, solo i produttori esteri di alimenti a base di carne, di prodotti ittici, lattiero-caseari (inclusi gli alimenti per lattanti) e nidi di uccelli commestibili sottostanno a tale obbligo. In futuro, tuttavia, in mancanza di tale registrazione, anche i prodotti alimentari di altre categorie non potranno più essere importati in Cina.

Le modalità di registrazione variano a seconda della tipologia di prodotto esportato e del grado di rischio per la sicurezza alimentare e dei consumatori. Esse sono così riassunte:

  • Registrazione raccomandata dall’autorità competente del Paese di origine
    Dagli artt. 6-8 si evince che 18 categorie di alimenti presentano un alto rischio e sono pertanto soggette alla registrazione raccomandata da parte dell’autorità competente del Paese d’origine: carne e prodotti a base di carne, budelli edibili, prodotti ittici e dell’acquacoltura, prodotti lattiero-caseari, nidi di rondine e prodotti derivati, miele e prodotti dell’apicoltura, uova e ovoprodotti, grassi e oli commestibili, pasta ripiena, cereali commestibili, prodotti dell’industria molitoria e malto; verdure fresche e disidratate, legumi secchi, condimenti, noci e semi, frutta secca, chicchi di caffè non torrefatti e fave di cacao, e alimenti dietetici speciali e alimenti a fini salutari. L’autorità competente in Svizzera è l’Ufficio federale della sicurezza alimentare e di veterinaria (USAV). La registrazione degli stabilimenti stranieri registrati per le seguenti quattro categorie continua ad essere valida: carne e prodotti a base di carne, prodotti ittici e dell’acquacoltura, prodotti lattiero-caseari e nidi di rondine o prodotti derivati. Per (continuare ad) esportare in Cina i loro prodotti, le aziende delle categorie summenzionate e non ancora autorizzate così come le aziende che producono derrate alimentari delle altre categorie dovranno procedere alla registrazione per il tramite dell’USAV.

    Documentazione necessaria alla registrazione:
    • lettera di raccomandazione dell’autorità competente del Paese esportatore;
    • elenco dei produttori raccomandati e delle domande di registrazione dei produttori;
    • documenti che certificano l’identificazione del produttore, quali la licenza commerciale rilasciata dall’autorità competente del Paese esportatore;
    • dichiarazione che il produttore raccomandato dall’autorità competente del Paese esportatore è conforme ai requisiti di questi regolamenti;
    • relazioni di esami/ispezioni/revisioni condotte dall’autorità competente del Paese esportatore ai produttori interessati.
  • Registrazione effettuata in autonomia
    Secondo gli artt. 9-10 gli alimenti non compresi nelle 18 categorie sopra elencate (una verifica può essere effettuata direttamente a sistema utilizzando la voce di tariffa doganale cinese del prodotto) presentano un livello di rischio inferiore e pertanto la registrazione può essere effettuata in autonomia dal produttore stesso o per il tramite del suo partner cinese o di un agente incaricato tramite il China Import Food Enterprise Registration System (CIFER system).

    Documentazione necessaria alla registrazione:
    • domanda di registrazione del produttore
    • documenti che certificano l’identificazione del produttore, quali la licenza commerciale rilasciata dall’autorità competente del Paese esportatore;
    • dichiarazione del produttore che conferma di rispettare i requisiti del regolamento in oggetto;

La domanda di registrazione del produttore deve contenere le seguenti informazioni: nome del produttore, Paese esportatore in cui il produttore è ubicato, indirizzo del sito di produzione, rappresentante legale, persona di contatto, coordinate, numero di registrazione approvato dall’autorità competente del Paese esportatore di residenza, tipo di alimento da registrare, tipo di produzione, capacità di produzione, ecc..

Qualora le informazioni relative al produttore subiscano dei cambiamenti durante il periodo di validità del certificato, il produttore è tenuto a presentare una domanda di modifica alla GACC utilizzando la stessa procedura. In caso di cambiamenti dello stabilimento di produzione, del rappresentante legale o del numero di registrazione nel suo Paese d’origine, il produttore dovrà effettuare una nuova registrazione, che invaliderà la precedente.

La validità del certificato di registrazione è di 5 anni, sarà tuttavia la stessa GACC a fornire indicazioni in merito all’inizio e alla fine del periodo di validità. Per il rinnovo del certificato di registrazione, la richiesta dovrà essere presentata tra i 3 e i 6 mesi prima della scadenza.

Infine, gli stabilimenti registrati all’estero devono includere il numero di registrazione GACC o il numero di registrazione approvato dall’autorità competente del Paese esportatore sia sull’imballaggio interno sia su quello esterno dei prodotti alimentari esportati in Cina.

Le aziende estere che hanno ottenuto il numero di registrazione GACC sono visionabili qui: 进口食品境外生产企业注册信息 (singlewindow.cn)

Etichettatura

Il decreto GACC n. 249 (traduzione non ufficiale) prevede, tra gli altri, nuovi requisiti per quanto riguarda l’imballaggio e l’etichettatura degli alimenti importati (sull’etichetta dovrà figurare il numero di registrazione GACC) e l’istituzione da parte dei produttori esteri di un sistema di controllo della sicurezza alimentare e dei servizi igienico-sanitari nonché di un sistema di valutazione dei fornitori. Requisiti più dettagliati (art. 30) sono stati introdotti per prodotti quali carne surgelata e prodotti ittici, i quali devono riportare l’etichetta in lingua cinese e inglese oppure cinese e lingua madre del Paese esportatore con le necessarie informazioni richieste. La gamma di alimenti che richiedono l’etichettatura cinese stampata sulle confezioni di vendita (e non apposta in formato adesivo) è stata inoltre ampliata.


Disclaimer: le informazioni fornite in questo documento hanno scopo puramente informativo.

AMAM

L’associazione Moesana Arti e Mestieri è un’associazione fondata il 28 febbraio 2020 nella regione delle valli Mesolcina e Calanca, nel Cantone dei Grigioni. L’AMAM è una sezione dell’Unione grigionese delle Arti e Mestieri (BGV). Tutti i membri dell’Associazione sono automaticamente anche membri di questa società. Come descritto nello statuto, le motivazioni che hanno spinto una novantina di imprenditori moesani a dare vita a questo sodalizio è la promozione della ricerca e dello sviluppo economico nel Moesano, incoraggiando la collaborazione e la solidarietà fra i suoi membri, tutelandone gli interessi e l’immagine verso l’esterno. La nostra associazione si prefigge inoltre di creare e mantenere le migliori condizioni quadro affinché le aziende possano consolidarsi, svilupparsi e prosperare, per la salvaguardia dei posti di lavoro esistenti e la creazione di nuovi.

Lo scoppio della pandemia ha purtroppo caratterizzato in modo negativo uno degli scopi principali che il comitato dell’AMAM si era prefisso nei primi anni di attività, quello della reciproca conoscenza tra i suoi aderenti.

Non per questo ci si è persi d’animo e nel primo anno il Comitato dell’AMAM è stato a più riprese sollecitato da comuni, Regione e Cantone per i più svariati aspetti, ha messo in cantiere la propria Homepage, e nei primi difficili e concitati mesi ha cercato, attraverso svariati comunicati, di tenere aggiornati i propri soci sull’evoluzione della pandemia, le sue conseguenze e le misure di mitigazione degli effetti economici messe in atto da Cantone e Confederazione.

Il secondo anno l’attività si è fortunatamente intensificata. Abbiamo organizzato la visita ad un socio dell’Associazione, attività che si vorrebbe riproporre con cadenza annuale, e un’interessante conferenza dedicata alla Cooperativa di Fideiussioni per PMI CF SUD. Si sono anche allacciati i primi contatti con la Camera di commercio del Cantone Ticino per garantire ai nostri soci un accesso più immediato, grazie alla comunanza linguistica, a notizie e informazioni di carattere nazionale attraverso le newsletter della Cc-Ti, oltre all’importante offerta per la formazione continua da essa proposta. A partire dal 2022 la nostra associazione è diventata a tutti gli effetti un socio della Cc-Ti.

Leggere il futuro, saper riconoscere e fronteggiare gli sviluppi economici e politici diventa, in un mondo ogni giorno più globalizzato, compito sempre più difficile. Sapersi destreggiare nella crescente burocrazia è ogni giorno più gravoso, in modo particolare per i piccoli imprenditori del Moesano confrontati quotidianamente anche con barriere linguistiche tipiche del nostro Cantone trilingue. La nostra Associazione è nata con l’intento di essere di supporto a queste imprese, così da incentivare e salvaguardare l’imprenditorialità nella nostra regione.

Associazione Moesana Arti e Mestieri
Alla Sega 7
6543 Arvigo
T +41 91 827 24 42
info@amam.ch
www.amam.ch

SIYU fotografia professionale svizzera – Svizzera italiana

Con il nuovo anno ha iniziato la sua attività «SIYU fotografia professionale svizzera», la cui sezione della Svizzera italiana è associata alla Camera di commercio, dell’industria, dell’artigianato e dei servizi del Cantone Ticino (Cc-Ti).

«SIYU fotografia professionale svizzera» è nata dalla fusione dell’associazione fotografi e videomaker professionisti svizzeri (SBF), dell’Union Suisse des Photographes Professionels (USPP) e della Vereinigung fotografischer Gestalterinnen und Gestalter (vfg). Con questa nuova presenza congiunta si sono uniti gli interessi e le attività delle tre associazioni, creando così nuove opportunità e rafforzando la presenza della fotografia professionale a livello nazionale. 

La decisione di unirsi è iniziata tre anni fa con i primi colloqui tra le tre associazioni fotografiche che ha portato a una dichiarazione d’intenti comune nel 2022. Da qui è scaturito un nuovo concetto per rappresentare l’intera e ampia gamma della fotografia moderna, oltre a darsi, allo stesso tempo, un volto comune. Così le tre associazioni hanno formalmente approvato la nuova associazione professionale con il nuovo nome «SIYU fotografia professionale svizzera».

Gli obiettivi della nuova associazione sono quelli di offrire servizi e attività ancora più professionali, con nuove opportunità di coinvolgimento in tutte le aree di interesse della fotografia moderna, all’intero territorio. Per questo i nostri membri sono coinvolti nelle attività dell’associazione volte al continuo aggiornamento delle tecniche, oltre a impegnarsi in modo ancor più professionale a favore delle altre associazioni e di privati che chiedono il nostro aiuto. Questo favorisce gli scambi e i contatti.

Il grado di professionalità lo si può misurare con la longevità dell’associazione e nella selezione dei propri membri: questa organizzazione, che rientra tra le più antiche corporazioni costituite in Europa, da oltre un secolo rappresenta anche sul piano nazionale oltre 650 operatori dell’immagine, selezionati con precisi e severi criteri di affidabilità e qualità, e continua a svolgere un ruolo fondamentale nella formazione e nella specializzazione.

Perché SIYU? Questa è una parola artificiale, basata sull’inglese «see you», che potremmo tradurre in italiano con un «ci vediamo». Oltre al concetto visivo, SIYU sta anche per «I see you» (io ti vedo), quindi la comprensione dei contenuti che caratterizza in modo particolare la fotografia professionale. I fotografi professionisti sono creatori di immagini e fornitori di servizi allo stesso tempo. La fotografia è estremamente varia e in continua evoluzione. Comprende non solo l’intera gamma della fotografia classica e moderna, ma anche immagini in movimento, riprese con il drone, elaborazione delle immagini, intelligenza artificiale e tecnologie future. SIYU rappresenta questa diversità della fotografia e crea una piattaforma aperta e progressiva.

Per informazioni:
mail.svit@siyu.ch
www.siyu.ch

SIYU fotografia professionale svizzera – Svizzera italiana
Via Trisnera 15
6616 Losone
T +41 91 791 08 90
mail.svit@siyu.ch
www.siyu.ch

Il mercato del lavoro del futuro

Il mercato del lavoro elvetico è in continua evoluzione e molteplici sono i cambiamenti in atto (condizionati anche dal COVID-1, da nuove dinamiche comunicative, dall’incalzare dello smart working, ecc.). Quali sono le conseguenze di queste trasformazioni? La carenza di manodopera qualificata lamentata dalle aziende è un fenomeno diffuso uniformemente in tutta la Svizzera o il Ticino si trova, per esempio, in una posizione diversa? È possibile pensare a delle proposte di soluzioni per questa situazione? Quali sono attualmente le figure professionali più ricercate nel nostro territorio?

Abbiamo risposto a questi e altri quesiti nel webinar del 29 novembre scorso, organizzato dalla Cc-Ti, nel quale sono intervenuti, presentando i risultati di due studi condotti a livello internazionale e nazionale, Aldo Camuso, Regional Manager The Adecco Group Switzerland; Annalisa Job, VP Marketing and Communication The Adecco Group Switzerland; e Silvia Tosetti, Branch Director Adecco Human Resources SA; introdotti da Lisa Pantini, Responsabile Relazioni con i soci Cc-Ti.

Il mercato del lavoro è in perenne sviluppo: alcune professioni stanno cambiando, altre scomparendo, varie invece stanno nascendo.
In Svizzera, si prevede che entro il 2030 grazie alla digitalizzazione verranno creati nuovi posti di lavoro (con una quota circa del 20%), della stessa percentuale saranno però quelli che, sempre a causa dell’avvento dell’economia digitale, svaniranno.
L’invecchiamento della popolazione porterà, a sua volta, ad una riduzione di approssimativamente 500’000 persone professionalmente attive, provocando inevitabilmente una sempre maggiore carenza di competenze specifiche.

Gli studi presentati – e svolti recentemente in collaborazione con l’Università di Zurigo – hanno avuto lo scopo di identificare i cambiamenti negli atteggiamenti dei lavoratori durante il periodo pandemico e l’impatto che questo ha avuto per le aziende. Ad essere intervistate sono state 1’000 persone per 8 diversi Paesi (8’000 in totale) di età compresa tra i 18 e i 60 anni. I criteri richiesti per poter partecipare alla ricerca sono stati quelli di svolgere una professione d’ufficio, essere impiegati almeno 20 ore la settimana e aver riscontrato delle ripercussioni nella propria quotidianità lavorativa in seguito alla diffusione del Coronavirus.
I risultati ottenuti evidenziano come il 49% degli impiegati predilige l’home office, fatta eccezione per la categoria dei giovani che preferisce ampiamente la presenza in ufficio. Le aspettative espresse dagli intervistati sono state una maggiore diffusione di modelli di lavoro flessibile, l’abolizione dell’orario fisso, una formazione specifica sul digitale e una particolare attenzione verso l’intelligenza emotiva.
8 persone su 10 hanno dichiarato di essere ben organizzate nell’assolvimento da casa delle proprie mansioni senza riscontrare significative perdite di produttività ma anzi, riuscendo a svolgere la medesima mole di lavoro in meno di 40 ore settimanali.
Riguardo all’attuale e sempre più diffuso tema della salute mentale, 3 intervistati su 10 hanno ammesso che il proprio benessere psicologico è generalmente peggiorato negli ultimi 12 mesi.

Una seconda indagine, svolta con l’istituto di sociologia dell’Università di Zurigo tramite il Job Market Monitor Svizzera (SMM), indagava la questione della carenza di competenze professionali (si intende, ossia, che la domanda di lavoratori è al momento maggiore dell’offerta in determinati gruppi professionali).

Questa dinamica si ritrova sia in Svizzera che in Ticino, e comporta per i lavoratori una crescente facilità nella ricerca di un impiego e un aumento del potere contrattuale. Le aziende sono invece, di riflesso, confrontate con una seria difficoltà nel reclutamento di dipendenti qualificati, con una riduzione del potere contrattuale e con costi elevati se alcune posizioni restano scoperte.
A livello politico e finanziario, la presenza di posti vacanti rallenta la performance economica e i fondi della sicurezza sociale vengono eccessivamente sollecitati dall’alto numero di disoccupati.

Nel 2021 i profili più ricercati a livello svizzero sono stati i seguenti: professionisti nel campo dell’ingegneria (architetti, ingeneri meccanici, agronomi, ecc.), lavoratori informatici (programmatori, analisti, webmaster, ecc.), tecnici (elettrotecnici, tecnici di veicoli/aeronautica, tecnici tessili, ecc.), medici e farmacisti, esperti fiduciari (periti contabili, revisori, fiduciari, ecc.). Quelli meno richiesti invece: professionisti commerciali e amministrativi (impiegati di commercio e amministrazione, contabili, ecc.), impiegati alberghieri e dell’economia domestica (esercenti di ristoranti e alberghi, personale di cucina o servizio, ecc.), persone attive nell’ambito della pulizia, dell’igiene e della cura della persona (custodi, parrucchieri, estetiste, ecc.), lavoratori nell’industria delle costruzioni (conduttori, costruttori, meccanici, ecc.) e specialisti di commercio e vendita (cassieri, impiegati di commercio al dettaglio, ecc.).

In Ticino i settori che attualmente faticano maggiormente nel reperire mano d’opera competente sono quello informatico e tecnico (ambiti: scienza, tecnologia, ingegneria e matematica), quello industriale (per funzioni specializzate), quello sanitario e dell’«Accounting & Finance» per i ruoli di analisi.
Per contro molte sono le persone interessate ad un’occupazione nell’hospitality, nei servizi alla persona, in ufficio e nell’amministrazione.

Sul territorio si è constatato che le aziende pubblicano in media meno offerte di lavoro e lo fanno con una frequenza ridotta, ciò è imputabile all’utilizzo di canali diversi rispetto ai classici annunci sui quotidiani o online (fermo restando per quelle professioni che soggiacciono all’obbligo di annuncio dei posti vacanti).

Lo sviluppo delle persone in cerca di un impiego è tuttavia simile a quello del resto della Svizzera, così come il tasso di disoccupazione di poco superiore al dato elvetico (2.7% in Ticino, 2.5% in Svizzera).


DOCUMENTAZIONE UTILE
presentazione powerpoint
– link allo studio “Indice della carenza di personale Svizzera 2021

Le smart-car, automobili intelligenti e connesse

Da telefono (phone) a smartphone. Da automobile (car) a smart-car. È possibile paragonare lo sviluppo dei telefonini a quello delle automobili?

Come vedremo di seguito sicuramente sì. Fino a qualche decennio fa con i telefoni si poteva unicamente comunicare a voce con l’interlocutore dall’altra parte del cavo (o dell’etere nel caso dei cellulari). Fino a qualche anno fa con le automobili ci si poteva spostare da un luogo all’altro. Con gli smartphone di oggi si può fare molto di più che semplicemente interagire verbalmente. Grazie a dei telefoni ricchi di sensori e sistemi di comunicazione, le diverse app che possiamo installare ci permettono di sfruttare una serie di funzioni che spaziano dalla navigazione satellitare all’accendere o spegnere la luce di casa e perfino a gestire la salute personale. Nel campo dell’automobile, ma anche in quello dei veicoli utilitari, sta avvenendo la stessa evoluzione.

Nel futuro prossimo, ma in alcuni casi è già realtà, le automobili nuove messe in commercio disporranno di tutta una serie di sensori e accessori già installati di fabbrica, ma che, in alcuni casi, non saranno attivi. Per poterne sfruttare tutte le potenzialità, il proprietario del veicolo potrà acquistare le rispettive app dal fabbricante che, durante la notte quando il veicolo non viene utilizzato, le installerà da remoto e, come per magia, il giorno seguente saranno perfettamente funzionanti e attivate. Le app per automobili attivabili con questa tecnologia possono spaziare da svariati servizi che riguardano la vettura stessa, come ad esempio il sistema di navigazione satellitare, le sospensioni adattive, il cruise-control adattivo o i sedili riscaldabili, ma anche a servizi a sostegno del conducente e dei passeggeri come l’assistenza in caso di panne o incidente, la funzione di concierge che permette di ricercare e riservare ristoranti e Hotel o ancora la gestione della flotta di veicoli aziendali per le aziende di grandi dimensioni.

Come è stato per i telefonini, anche per le automobili, questo cambiamento epocale nel modo di pensare e quindi progettare gli oggetti porterà indubbi vantaggi per i consumatori. Da semplici mezzi di trasporto le automobili diventeranno delle estensioni delle nostre abitazioni o dei nostri uffici. Se un tempo, prima di partire per un viaggio eravamo obbligati a pianificare il percorso consultando una cartina a casa, oggi semplicemente saliamo in auto e, grazie ai comandi vocali, dettiamo l’indirizzo di destinazione alla nostra auto e in pochi secondi il percorso migliore viene calcolato e memorizzato. Se poi lo vogliamo, l’automobile stessa ci propone dei luoghi d’interesse da vistare che si trovano sulla via per la destinazione finale.
Grazie ai servizi di concierge non dovremo nemmeno preoccuparci di cercare e riservare l’Hotel, basterà chiamare il nostro assistente personale attraverso il collegamento internet della vettura e lui provvederà per noi. Se per esempio la destinazione del viaggio sarà verso l’estremo nord dell’Europa, dove le temperature sono molto basse, nessun problema, tramite l’accesso personale al portale internet collegato al nostro veicolo, possiamo acquistare per un solo mese l’opzione dei sedili e del volante riscaldati.
Il gioco è fatto: non patiremo il freddo per tutta la durata del viaggio.

Per giungere a questi traguardi il mondo dell’automobile sta attraversando una vera e propria rivoluzione come mai è avvenuto nel passato. Se un tempo lo sviluppo delle auto era prettamente legato al petrolio e all’acciaio (non che in questo momento lo sviluppo tecnico delle auto si sia fermato!) e l’informatica era al servizio della meccanica, oggi sono i programmatori di software che fanno la parte del leone nei reparti di sviluppo delle grandi fabbriche. Prova ne è la notizia apparsa sulla stampa a livello mondiale: un importante costruttore di auto giapponese ha assunto in questi ultimi mesi oltre mille ingegneri programmatori di software. Dietro a questi cambiamenti se ne nascondo altri che scopriremo nei prossimi anni. Il primo e più importante sarà la commercializzazione delle automobili nuove solo attraverso la vendita online scavalcando così i concessionari locali come li conosciamo ora. Tutto questo sarà possibile grazie appunto ad automobili costruite in maniera standardizzata dove solo colore esterno e pochi altri accessori potranno essere scelti del cliente al momento dell’ordinazione in fabbrica. Il resto, come abbiamo visto prima, potrà essere acquistato o noleggiato per un breve periodo anche in seguito come avviene con le app dello smartphone.

Il ruolo dei concessionari sarà comunque fondamentale, da venditori di automobili si trasformeranno in consulenti per l’acquisto dell’automobile corrispondente alle esigenze del cliente e in agenzie di consegna della vettura, nonché gestori di tutti i servizi ad essa connessi. L’utilizzo futuro dell’automobile non sarà quindi più limitato a solo mezzo di trasporto per andare da un luogo a all’altro, ma diventerà uno strumento polifunzionale di mobilità individuale.

Ticinowine

 

L’Interprofessione della vite e del vino ticinese (IVVT) e le sue commissioni, attive per la viticoltura del futuro

Ticino vitivinicolo

1’091 ettari vitati, poco più di 2’500 viticoltori, 6 milioni di bottiglie prodotte in media ogni anno, un’ottantina i vinificatori che producono almeno 5’000 bottiglie annue. Una viticoltura di imprenditori vitivinicoli che necessita anche di numerosi semiprofessionisti nei vigneti.

L’IVVT

Cappello dell’intera filiera vitivinicola ticinese, l’Interprofessione nasce negli anni ‘90 e raggruppa tutte le associazioni che ruotano attorno al mondo vitivinicolo cantonale. La Federviti, che riunisce una gran parte dei viticoltori, l’Associazione viticoltori vinificatori ticinesi (AVVT), che raduna una quarantina di produttori, i quali vinificano le proprie uve, la Cantina Sociale di Mendrisio, unica cooperativa del nostro Cantone e che vinifica il raccolto di 200 soci e l’Associazione Ticinese Negozianti di Vino e Vinificatori (ATNVV), che vinificano circa il 60% delle uve prodotte. All’Interprofessione spettano i compiti di far convivere le diverse realtà di produzione e di trasformazione. Al suo interno sono diverse le commissioni che si occupano ditemi specifici: Ticinowine – promozione -, DOC – tutela della Denominazione di Origine Controllata -, fitofarmaci, vitigni, l’Associazione e vino e territorio Ticino – che presiede la Corte del vino Ticino – e l’entrante “Marchio VITI”.

Ticinowine

Sicuramente Ticinowine è la commissione dell’Interprofessione più conosciuta, i suoi compiti sono la promozione e i rapporti con i media e i partner. Diversi gli eventi in programma nel Cantone per avvicinare il produttore al cliente. In primavera Cantine Aperte, in estate la coordinazione e comunicazione degli eventi di Estate in Cantina e a fine anno l’evento in villa Ciani a Lugano con “Vini in Villa”. Oltre Gottardo ci si presenta in eventi nazionali quali Vinea on Tour o si organizzano serate Wine & Dine e Master Class per raggiungere nuovi target di clientela.

Corte del vino Ticino

Si tratta del progetto di comunicazione più importante per l’intera filiera: un centro di promozione permanente del vino ticinese con annesso ristorante. Situato al portale sud del Parco delle Gole della Breggia, in un vecchio mulino del ‘600, sono presenti 250 etichette che rappresentano il 95% dell’intera produzione viticola cantonale. La Corte, oltre che fungere da luogo di ristoro con l’unico utilizzo di prodotti locali, organizza degustazioni, incontri con i produttori ed è la nuova sede della Ticinowine.

Marchio VITI

Creato alla fine degli anni ‘40, il “Marchio VITI” nasce con lo scopo di valorizzare e promuovere la qualità del Merlot del Ticino. I parametri qualitativi sono soggettivi e evolvono negli anni. Quello che ieri era una tipologia di gusto oggi è un’altra. Sotto il cappello dell’IVVT, nei prossimi anni, il marchio VITI vorrà riposizionarsi e ampliare il suo grado di conoscenza tra il pubblico e tra le nuove generazioni.

Non solo promozioni

Scopo dell’Interprofessione è anche quello di pianificare una viticoltura sostenibile finanziariamente ed ecosostenibile negli anni. Diverse le commissioni che si occupano dei vari aspetti.

Commissione DOC

Verifica la qualità dei vini in commercio con prelievi regolari e inoltra al Consiglio di Stato le richieste di eventuali modifiche da apportare al regolamento delle DOC Ticino.

Commissione Vitigni

Bisogna essere pronti ai cambiamenti climatici. Come sarà il Merlot tra 10 anni? Il Merlot resterà il vitigno principe del Ticino? Scopo di questa commissione è quello di seguire, nel nostro Cantone, le prove in corso su nuovi vitigni e analizzarne i risultati di vinificazione per poi verificarne l’idoneità alla loro coltivazione su più anni.

Commissione fitofarmaci

Il consumatore richiede alimenti sempre più puliti per la salute del proprio organismo. La commissione fitofarmaci, nata una decina di anni or sono, ha il compito di studiare, effettuare prove sul terreno, confrontarsi con i singoli produttori e divulgare i risultati delle prove effettuate sul campo in maniera di sensibilizzare i viticoltori ad ottenere vini con il minor numero possibile di residui e ottenere nel tempo una viticoltura sana ed ecosostenibile in tutto il Cantone.

Dati di contatto: 
Ticinowine, Via Ghitello 3, 6834 Morbio Inferiore, info@ticinowine.ch, www.ticinowine.ch

Nuovo servizio dedicato al commercio internazionale

La nuova sezione “Commercio Internazionale” è operativa dal 1° dicembre 2021

Monica Zurfluh, Martina Grisoni e Giulia Scalzi

Quale associazione mantello dell’economia ticinese, la Camera di commercio, dell’industria, dell’artigianato e dei servizi del cantone Ticino (Cc-Ti) tutela gli interessi di tutti i settori economici, evidentemente anche di quelli attivi in parte o totalmente nel commercio internazionale. Attualmente l’attività camerale, non solo in Ticino ma in tutta la Svizzera, è essenzialmente concentrata sull’export, con il servizio delle legalizzazioni (rilascio di certificati d’origine, di carnet ATA e CITES e vidimazione di documentazione a fini export) e un’offerta formativa finalizzata al mondo delle esportazioni. Le aziende necessitano però di un forte sostegno anche per le questioni legate alle importazioni, per cui la Cc-Ti dal 1° dicembre ha ampliato la sua attuale gamma di servizi proponendo alle aziende e associazioni affiliate un servizio di informazione e consulenza a 360° nell’ambito internazionale, che comprende quindi sia le tematiche export sia quelle import. Si tratta di una prima in Svizzera e la Cc-Ti funge da progetto-pilota per tutte le altre Camere degli altri cantoni.

La nuova sezione “Commercio Internazionale” è operativa dal 1° dicembre 2021 ed è diretta da Monica Zurfluh, la quale vanta una lunga esperienza nell’ambito dell’internazionalizzazione, grazie alla sua attività presso Switzerland Global Enterprise, avendo in particolare guidato la sede di Lugano dell’organizzazione negli ultimi 12 anni.

La sezione “Commercio Internazionale” comprende anche il collaudato servizio delle legalizzazioni con la relativa responsabile Martina Grisoni e la sua sostituta Giulia Scalzi, che da anni accompagnano le aziende negli aspetti relativi alle certificazioni.

Il nuovo servizio dedicato al Commercio internazionale sarà in particolare chiamato a

  • fornire informazioni e consulenza alle aziende e alle associazioni di categoria affiliate su tutti i temi inerenti il commercio internazionale, dalle questioni amministrative alle formalità di import ed export, dalle regole svizzere e estere sui prodotti (incl. certificazioni, standard, etichettatura ) alle autorizzazioni necessarie per le attività transfrontaliere (controlli all’esportazione, distacco di lavoratori);
  • organizzare eventi sui temi più attuali del commercio internazionale, manifestazioni di messa in rete in Svizzera e missioni economiche all’estero, così come ricevere delegazioni estere in Ticino;
  • relazionarsi con le istituzioni e le altre associazioni cantonali e nazionali allo scopo di identificare e attivare nuove forme di collaborazione.

Questa nuova organizzazione interna permetterà di utilizzare al meglio le sinergie con gli altri servizi camerali, in particolare il già menzionato Servizio legalizzazioni, l’ambito della formazione puntuale e quello delle Scuole che portano all’ottenimento di diplomi (Scuola manageriale e Scuola dell’export) e il Servizio giuridico. Rimane invariata la collaborazione con Switzerland Global Enterprise, che rimarrà partner privilegiato nel contesto internazionale e i cui servizi continueranno ad essere complementari e sussidiari alle attività della Cc-Ti. Laddove possibile, le azioni comuni verranno rafforzate.


Contatto: Servizio Commercio internazionale – Monica Zurfluh, Responsabile, T +41 91 911 51 35

Inchiesta congiunturale 2021-2022

Fra difficoltà, buona tenuta e prospettive incoraggianti

La Cc-Ti, secondo una prassi ormai consolidata da oltre un decennio, ha condotto un’inchiesta congiunturale presso i suoi associati nel periodo fra agosto e ottobre 2021, unitamente alle Camere di commercio e dell’industria di Friborgo, Ginevra, Giura, Neuchâtel, Vaud e Vallese.

Hanno partecipato all’inchiesta 280 imprese associate alla Cc-Ti, che impiegano in tutto 17’049 dipendenti nel cantone. Un campione di aziende di tutti i settori economici, di tutte le dimensioni e di tutti i distretti cantonali, consolidato negli anni, rappresentativo e che fornisce risultati concreti e attendibili, sempre confermati anche da altre ricerche congiunturali condotte da istituti federali e cantonali. L’inchiesta mira a fornire indicazioni attendibili sulle tendenze generali dell’economia ticinese, senza volersi sostituire ad analisi più mirate effettuate dai singoli settori economici, ma restando un punto fermo.

Delle 280 aziende che hanno partecipato al rilevamento, 80 sono del settore industria e artigianato e 200 del comparto commercio e servizi.

158 di queste realtà aziendali operano sul mercato interno e altre 122 sono invece attive anche o, quasi esclusivamente, nell’export, ne emerge che il 2021, al netto delle innegabili difficoltà di talune aziende e settori, è stato cautamente positivo per l’economia ticinese nella sua globalità. Le previsioni per il 2022 sono pure di segno positivo, malgrado le problematiche legate alla reperibilità e ai costi delle materie prime e di molti altri prodotti. I risultati sono in linea con quelli ottenuti dalle altre Camere di commercio e dell’industria nei rispettivi cantoni, in particolare i cantoni della Svizzera romanda, che hanno utilizzato lo stesso strumento. Anche nei cantoni della Svizzera tedesca, che si sono mossi con altri tipi di rilevamento, le tendenze sono sostanzialmente le stesse di quelle ticinesi, ennesima conferma dell’allineamento della nostra economia sull’andamento della media nazionale.

Andamento generale degli affari nel 2021

In maniera inaspettata per certi versi, il risultato è di segno positivo per il 78% delle imprese. Le piccole aziende con meno di 30 collaboratori hanno evidenziato valori leggermente inferiori se confrontate con quelle medie e grandi. Per chi è attivo prevalentemente nell’export (quota fra l’80 e il 100% delle attività aziendali presentatasi), si registrano cifre invece inferiori alla media. Ciò non stupisce, tenuto conto delle molte difficoltà legate all’instabilità internazionale, con regole che cambiano continuamente e spesso poco chiare. Anche il rincaro e la scarsa reperibilità di materie prime e prodotti hanno lasciato il segno. Tuttavia, l’andamento generale anche di chi esporta resta sostanzialmente buono e su questa evoluzione ha certamente inciso, come a livello nazionale, il settore farmaceutico.

Previsioni per i prossimi sei mesi e per il secondo semestre del 2022

Analogamente a quanto rilevato negli altri cantoni, anche in Ticino le aziende si attendono un andamento in linea con quello del 2021 e quindi tutto sommato di segno positivo. Non vi sono sostanziali differenze previste fra le aziende prevalentemente attive sul mercato interno e quelle orientate all’esportazione.

Per il secondo semestre del 2022, le previsioni sono in linea con quelle del primo semestre. Il tutto ovviamente partendo dall’auspicio che non vi siano più lockdown rigidi o misure molto restrittive sul nostro territorio e non solo in Svizzera.

Autofinanziamento delle imprese e investimenti

Questi due parametri sono sempre oggetto di attenta valutazione, quali indicatori essenziali per giudicare il reale andamento. Malgrado le difficoltà e, in qualche occasione, la necessità di ricorrere a crediti Covid (spesso poi non utilizzati), il dato sull’autofinanziamento è rimasto costante, con un margine giudicato soddisfacente o buono dal 72% delle aziende. Addirittura, l’8% lo considera eccellente.

Anche sul fronte degli investimenti, malgrado vi sia stato un leggero calo, il 43% delle imprese ne ha comunque effettuati nel 2021. Ciò è importante non solo per il territorio, ma anche come indicatore dello stato competitivo delle imprese e il fatto che gli investimenti non siano calati massicciamente malgrado gli ostacoli, è un segnale molto importante.

Da rilevare come gli investimenti siano rimasti stabili per le aziende del comparto industria/artigianato (61%), mentre in calo soprattutto per servizi e commercio. Ciò è evidentemente dovuto al freno di talune attività a causa della pandemia. Come in passato, sono soprattutto le aziende medie e grandi a essere più attive sul fronte degli investimenti. Nonostante i valori tutto sommato positivi, non va però trascurato come l’erosione dei margini di utile, elemento che sottolineiamo da anni, costituisca un rischio per la capacità di investimento futuro. Comunque, le previsioni di investimenti per il 2022 sono in linea con quanto rilevato negli scorsi anni, all’insegna di una certa stabilità.

Occupazione stabile ma difficoltà di reclutamento

L’occupazione è rimasta fortunatamente stabile. Le misure messe in atto durante la pandemia, come il lavoro ridotto, hanno certamente permesso di limitare gli effetti negativi. Interessante è sottolineare il fatto che a causa della crisi non vi è stata la rinuncia all’assunzione di apprendisti da parte delle aziende formatrici. Solo il 3% delle imprese ha infatti assunto meno apprendisti, mentre le altre non hanno modificato la propria attitudine. Anche per il 2022 si prevede una sostanziale stabilità per l’effettivo di personale.

Si conferma, per contro, la difficoltà di reperire personale qualificato, soprattutto per industria e artigianato. Emerge chiara la necessità di incentivare l’orientamento professionale e la formazione e di incrementare la formazione continua. A dimostrazione di un’attenzione particolare verso il tema delle competenze da costruire «in casa». Utili sono considerate anche altre misure per favorire l’assunzione di manodopera indigena, come ad esempio la creazione di asili nido, gli incentivi fiscali e il lavoro flessibile.

Difficoltà di approvvigionamento

Tema di cui si parla giustamente molto negli ultimi mesi e che rischia di rimanere d’attualità per parecchio tempo ancora. La problematica per il momento, pur essendo trasversale, tocca prevalentemente il settore dell’industria e dell’artigianato.

Fra le conseguenze di queste difficoltà, le aziende segnalano le seguenti problematiche:

  • ritardi di consegne (77%)
  • aumento dei prezzi di acquisto (75%)
  • margini ridotti come detto in precedenza (43%)
  • aumento dei costi di trasporto (39%)
  • un rallentamento delle attività (32%)
  • la sospensione o il rinvio dei progetti (14%).

Le misure adottate per cercare di rimediare sono molteplici, a dimostrazione della grande flessibilità delle nostre aziende, già evidenziata nel recente passato in occasione degli sconquassi legati alla forza del franco, rispettivamente alla debolezza dell’euro.

Fra le cause delle carenze sono state menzionate:

  • la sospensione degli impianti produttivi a causa della pandemia (72%)
  • la scarsità di materiali (47%)
  • la forte domanda dopo i vari lockdown (34%)
  • le ridotte capacità di trasporto marittimo e aereo (33%)
  • i cambiamenti nelle catene di approvvigionamento (21%).

Fra le varie misure di recupero sono state menzionate:

  • la diversificazione dei fornitori (51%), come già messo in atto appunto con le crisi valutarie
  • la modifica dei prezzi di vendita (45%)
  • laddove possibile, l’aumento delle scorte (38%)
  • rinegoziazione dei contratti (31%)
  • utilizzo di materiali sostitutivi (27%) comunque di non facile reperibilità (es. i semiconduttori)
  • solo una parte ridotta (12%) ha dovuto diminuire la produzione e/o fare capo al lavoro ridotto per il personale (9%).

Un ritorno alla normalità è previsto nel 2° trimestre del 2022 dal 41% delle aziende. Significativo dell’incertezza della situazione generale è il dato delle aziende che hanno risposto di non essere in grado di dare indicazioni su un ritorno alla normalità, ben il 33%.


Documenti utili

Stampa Cc-Ti

Le notizie della Cc-Ti: abbiamo raggruppato i nostri interventi sui media e alcuni articoli economici d’interesse.

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Novembre

Ottobre: 4-10.10.2021/11-17.10.2021/18-24.10.2021/25-31.10.2021

Settembre: 6-11.9.2021/13-19.9.2021 + podcast Millevoci 13.09.2021 / 20-26.9.2021

Agosto: 16-22.8.2021

Luglio: 5-11.7.2021/19-25.7.2021/26-31.7.2021

Giugno: 7-13.6.2021/14-20.6.2021/21-27.6.2021

Maggio 2021: 3-5.2021/17-23.5.21/24-30.5.2021

Aprile 2021: 5-11.4.21/12-18.4.21/19-25.4.21/ 26.4-2.5.2021

Marzo 2021: 1-7.3.2021/8-14.3.2021/15-21.3.2021/22-28.3.2021/ 29.3-4.4.2021

Febbraio 2021: 8-14.2.2021 + 8-14.2.2021/ 15-21.2.2021/ 22-28.2.2021