Intelligenza artificiale e mondo del lavoro: una sfida per le imprese

Il termine “Intelligenza Artificiale (IA)” è oggi sulla bocca di tutti

Pur essendo oltre 50 anni che se ne parla, sono stati i più recenti progressi nella potenza dei computer, la disponibilità e la capacità di analizzare enormi quantità di dati e lo sviluppo di nuovi e sempre più complessi algoritmi, ad aver fatto fare balzi in avanti giganteschi all’IA.

Balzi avanti talmente dirompenti che oggi i Governi di tutto il mondo discutono di come “gestire” questa tecnologia e, soprattutto, come stabilire delle norme che ne regolino l’applicazione ed il funzionamento garantendo i diritti fondamentali dell’individuo i cui dati sono coinvolti nei processi.

Con IA si definisce “l’abilità di una macchina di mostrare capacità umane quali il ragionamento, l’apprendimento, la pianificazione e la creatività”. In altre parole, l’IA è una tecnologia che simula i processi dell’intelligenza umana attraverso la creazione e l’applicazione di algoritmi (sequenza finita di operazioni da svolgere per risolvere un problema).

L’applicazione dell’IA nel mondo del lavoro non è fantascienza ma ormai realtà. Il mondo digitale ha visto emergere nuove professioni inesistenti fino a pochi anni fa ma anche l’incremento di lavoratori autonomi che offrono servizi tramite piattaforme o applicazioni mobili che utilizzano l’IA basandosi su algoritmi predefiniti. Far queste citiamo Uber, Deliveroo o Airnbnb.

L’IA non tocca solo la “forma” del lavoro ma ne influenza e stravolge anche la sostanza, andando a condizionarne le strutture di funzionamento ed i processi più profondi.
Ormai da tempo l’IA è parte integrante dei programmi di recruiting utilizzati dalle aziende per la selezione del personale. Significa che sempre più aziende delegano alle macchine la gestione dei colloqui di selezione e di conseguenza la scelta dei collaboratori. Tali sistemi riposano su un sistema di presa di “decisione automatizzata” e sono altresì utilizzati nella sorveglianza e nella valutazione del personale. Questo determina il fatto che l’IA non interviene solo nelle procedure di selezione ma anche nella valutazione dei collaboratori e, in ultima analisi, può determinare eventuali collaboratori non più idonei a svolgere il lavoro attribuitogli.

Un altro esempio. Oggi l’IA è in grado di redigere agilmente e in maniera autonomia testi anche complessi, la piattaforma più famosa in questo ambito è senz’altro Chat GPT (Generative Pretrained Transformer). Applicando questa capacità alla casella mail di una persona, l’IA è in grado, in brevissimo tempo, di sostituirla. L’IA è in grado di leggere e comprendere le mail in entrata e in uscita. Può rispondere simulando lo stile di chi scrive, il suo modo di ragionare, il suo atteggiamento e addirittura la sua fantasia. L’interlocutore, artificiale o umano o che sia, non si accorgerà della sostituzione.

Questa tecnologia specifica, sviluppata ad esempio da Microsoft, è già in uso in numerose aziende, soprattutto americane, dove l’IA si occupa della gestione delle mail e di tutta una serie di processi aziendali un tempo appannaggio degli uomini e oggi sempre più delegati ai computer.

Se l’IA costituisce un’importante opportunità di sviluppo, non mancano i rischi ad essa connessi. In particolare, l’utilizzo improprio dell’IA potrebbe comportare rischi anche gravi. L’Unione Europea parla espressamente del rischio di manipolare il comportamento delle persone, violandone, di fatto, i diritti fondamentali.

Proprio allo scopo di definire e contenere i potenziali rischi dell’IA, la Commissione Europea ha stabilito delle linee guida e dei limiti chiari: i sistemi di IA devono essere “sicuri, trasparenti, tracciabili, non discriminatori e rispettosi dell’ambiente”. Inoltre, è esplicito che la supervisione deve essere affidata a delle persone e non a degli automi. Dunque, non può essere l’IA a controllare l’IA.
Nelle scorse settimane, il Consiglio e il Parlamento europeo sono riusciti a trovare un’intesa su quello che sarà il contenuto del primo atto normativo che regolamenterà l’utilizzo dell’IA (Regolamento europeo sull’IA), il quale pone le basi per un utilizzo dell’IA sicuro e rispettoso dei diritti umani.

La Svizzera, come centro scientifico dello sviluppo dell’IA, seppur con un approccio moderato, vuole contribuire all’elaborazione di questo quadro normativo internazionale che consenta di sfruttare le opportunità offerte dall’IA e di affrontare in modo mirato le sfide che essa pone.

In attesa di norme che definiscano in modo più concreto l’utilizzo dell’IA, ci si chiede in che modo sia attualmente regolamentato l’utilizzo dell’IA all’interno dei rapporti professionali e in che misura i diritti fondamentali dei dipendenti siano tutelati.

Il punto centrale che permette da subito di definire delle regole è riconoscere che le tecnologie che si basano sull’IA utilizzano i dati personali degli individui e dunque rientrano indubbiamente nell’ambito del “trattamento dei dati personali”.
Il trattamento di dati è regolamentato in Svizzera dalla Legge sulla Protezione dei dati (la cui modifica sostanziale è entrata in vigore il 1° settembre 2023) e, per quanto riguarda il rapporto di lavoro, dall’art. 328b del Codice delle Obbligazioni che circoscrive la cerchia di dati che il datore di lavoro può utilizzare nell’ambito del rapporto di lavoro. Questa norma prevede infatti che il datore di lavoro è legittimato ad utilizzare (trattare) le informazioni (dati) dei dipendenti solo se si riferiscono all’idoneità lavorativa o se necessari all’esecuzione del contratto.
Un utilizzo, oltre questo scopo sarebbe illecito e comporterebbe una violazione della personalità del dipendente (diritto inalienabile e fondamentale dello stesso).
Questi principi sono validi anche nell’ambito dell’utilizzo dell’IA e, anzi, ne ampliano il campo d’applicazione.

Nel concreto, come per tutti i processi, il datore di lavoro è autorizzato ad utilizzare le tecnologie basate sull’IA solo ed esclusivamente se lo scopo ricercato è quello indicato nella norma citata.
È primordiale che nell’utilizzo delle tecnologie “permesse” il datore di lavoro salvaguardi la personalità del dipendente, applicando altresì in modo rigoroso i principi previsti dalla LPD. In particolare: liceità, informazione, consenso esplicito (dove necessario), buona fede, esattezza, finalità, trasparenza, proporzionalità e sicurezza.
Per quanto concerne il caso concreto delle “decisioni individuali automatizzate” (quali i casi di selezione di dipendenti per l’assunzione, la promozione o il licenziamento nel rapporto di lavoro), l’art. 21 LPD accorda a colui i cui dati sono oggetto di trattamento (in questo caso al dipendente) il diritto di ottenere un riesame della decisione da parte di una persona fisica (questa prerogativa può essere esclusa in caso di consenso preventivo e completo alla presa di decisione automatizzata).
È opportuno osservare che vi sono altre norme (sovente trascurate) che devono essere considerate nell’applicazione dell’IA al rapporto di lavoro, in particolare la Legge sul lavoro e la Legge sulla Partecipazione. Per ogni singolo caso, vi è una declinazione specifica dei principi citati che va discussa e delineata, ma vi è sempre un denominatore comune: un obbligo di informazione chiaro e completo.

Per approfondire il tema, circoscrivere e definire le norme applicabili a situazioni concrete durante il rapporto di lavoro, rinviamo al corso: “L’utilizzo dell’Intelligenza Artificiale nel mondo del lavoro: quali obblighi per il datore di lavoro?” che si terrà il prossimo 6 maggio 2024 online.

Dettagli e iscrizioni:
https://www.cc-ti.ch/calendario/lutilizzo-dellintelligenza-artificiale-nel-mondo-del-lavoro-quali-obblighi-per-il-datore-di-lavoro-online/


Articolo a cura di Avv. Roberta Bazzana-Marcoli, titolare RB Legal

Il Candidato ideale – Scegliere l’eccellenza

L’efficace selezione del personale e la gestione delle risorse umane sono elementi vitali per il successo di qualsiasi azienda. In un mercato del lavoro in continua evoluzione, trovare i candidati giusti e sviluppare un team coeso, è fondamentale per raggiungere gli obiettivi ed il successo aziendale. Questo articolo esplora i concetti chiave legati alla selezione del personale e alla gestione delle risorse umane, analizzando le strategie, le sfide e i benefici associati.

Selezione del personale: il primo passo verso il successo

La selezione del personale è il processo attraverso il quale le aziende identificano, valutano e scelgono i candidati più adatti per occupare determinate posizioni. È un processo strategico che richiede attenzione e cura, poiché le decisioni prese in questa fase influenzano direttamente la performance e la cultura aziendale. La selezione efficace può portare a una maggiore produttività, soddisfazione dei dipendenti e riduzione del turnover.

Fasi chiave della selezione del personale

  • Pianificazione: Comprendere le esigenze dell’organizzazione e definire le competenze richieste per il ruolo.
  • Ricerca: Attrarre candidati tramite annunci di lavoro, reti professionali, social media e altre fonti.
  • Screening: Valutare i curriculum e le lettere di presentazione per identificare i candidati idonei.
  • Interviste: Condurre interviste strutturate per valutare le competenze tecniche e le caratteristiche personali.
  • Valutazione: Utilizzare test psicometrici per determinare le capacità cognitive ed emotive.
  • Referenze: Controllare le referenze dei candidati per verificare le informazioni fornite.
  • Offerta: Fornire un’offerta al candidato scelto, inclusi salario e benefici.
  • On-boarding: Accogliere i nuovi assunti e facilitare la loro integrazione nell’organizzazione.

Sfide nella selezione del personale

La selezione del personale può presentare diverse sfide, tra cui la scarsità di talento, la concorrenza tra le aziende per i candidati migliori e la valutazione accurata delle soft skills. Inoltre, è fondamentale evitare pregiudizi e discriminazioni durante il processo di selezione, promuovendo la diversità e l’inclusione. Entrare nella mente del candidato ideale è un viaggio intrigante. Comporta molto di più che un semplice sguardo sul curriculum. Occorre avere la capacità di scoprire e scavare a fondo nelle ambizioni, nelle passioni e nei valori che guidano ogni individuo. Il candidato ideale è la persona le cui esperienze e aspirazioni si intrecciano perfettamente con le necessità dell’azienda, creando una sinergia che genera crescita reciproca.

Le capacità di analisi sono l’arma segreta del recruiter di talenti. Dietro ogni candidato si nasconde una storia, una serie di competenze e risultati che necessitano di un’interpretazione acuta per individuare i punti di forza nascosti, scivolando tra le righe dei CV e scoprendo quel “qualcosa in più” che fa la differenza.

Ma c’è di più. Il recruiter del personale ideale non tratta solo le assunzioni, ma anche le relazioni. Questo abile comunicatore sa come mettere a proprio agio i candidati, raccogliere informazioni preziose e gettare i semi di un potenziale coinvolgimento duraturo. La sua conversazione non è solo un dialogo, ma un ponte verso il futuro.

Gestione delle risorse umane: coltivare il potenziale dei dipendenti

Una volta selezionati i candidati giusti, la gestione delle risorse umane gioca un ruolo cruciale nel garantire il successo continuo dell’organizzazione. La gestione delle risorse umane si occupa di aspetti come lo sviluppo delle competenze, la motivazione dei dipendenti, la gestione delle performance e la creazione di un ambiente di lavoro positivo e costruttivo.

Componenti chiave della gestione delle risorse umane

  • Sviluppo delle Competenze: Offrire opportunità di formazione e sviluppo per migliorare le competenze dei dipendenti.
  • Gestione delle Performance: Stabilire obiettivi chiari, fornire feedback regolare e valutare le performance dei dipendenti.
  • Motivazione: Implementare strategie per mantenere alta la motivazione, come riconoscimenti, opportunità di crescita e premi.
  • Gestione del Turnover: Identificare le cause del turnover e adottare misure per migliorare il coinvolgimento e la soddisfazione dei dipendenti.
  • Politiche e Benefici: Creare politiche aziendali chiare e offrire benefit competitivi per attrarre e trattenere il talento.
  • Comunicazione Efficace: Favorire una comunicazione aperta e trasparente tra i dipendenti e i dirigenti.

Vantaggi della gestione efficace delle risorse umane

La gestione delle risorse umane ben strutturata può portare a numerosi vantaggi, tra cui una maggiore produttività, un clima organizzativo positivo, una riduzione del conflitto interno e un migliore equilibrio tra vita professionale e personale per i dipendenti.

In conclusione

Un’azienda, se desidera eccellere e ottimizzare tempo e denaro, deve scegliere le persone giuste. La selezione del personale e la gestione delle risorse umane sono elementi cruciali per il successo aziendale. Attraverso una selezione accurata e una gestione attenta, le aziende possono costruire team di talento e coltivare un ambiente di lavoro stimolante e produttivo.

Investire nelle risorse umane non è solo un dovere, ma anche un processo strategico che può generare rendimenti significativi nel lungo termine. Per questo motivo è importante frequentare il corso Cc-Ti “Il candidato ideale” che si terrà nei prossimi 7 e 14 novembre 2023 (info: www.cc-ti.ch/calendario/il-candidato-ideale).

Articolo a cura di Luciana Mazzi, titolare di POWER LIFE ACADEMY, Lugano

Tutti i diplomati dei nostri percorsi formativi!

Si sono svolti recentemente gli esami dei percorsi formativi Cc-Ti, che la nostra associazione ha proposto negli ambiti ‘leadership’, ‘vendita’ e ‘diritto del lavoro’. Si tratta di corsi di formazione costituiti da più moduli interconnessi, che formano un vero e proprio approfondimento su una tematica specifica.

Diplomati “ABC della Leadership”

Al termine si sostiene un esame finale e, al superamento dello stesso, viene rilasciato un attestato di frequenza Cc-Ti.

Sono proposte che abbiamo aggiunto alla nostra, già variegata, formazione continua e che rispondono alle crescenti (e in continua mutazione) competenze richieste dal mondo lavorativo. In questo articolo vi proponiamo alcune brevi testimonianze di partecipanti che hanno ottenuto l’attestato in uno dei citati ambiti.

Vogliamo infine formulare i nostri migliori auguri a tutti i diplomati dei nostri percorsi formativi.

ABC della Leadership

Si è concluso con l’esame finale il primo ciclo del percorso formativo “ABC della Leadership”. Complimenti a: Debora Beeler (Bellinzona e Valli Turismo), Nicola Braunwalder (Banca Wir), Christian Ceppi (Valcambi SA), Ivan Donadoni (Autors SA), Carlo Garbellini (Imerys SA), Giuliano Gasperi (Corriere del Ticino), Roberto Giandomenico (Valcambi SA), Igor Guzzi (City Carburoil SA), Gianluca Mautone (IBSA), Fulvio Mazzoni (Valcambi SA), Maurizio Miraglia (Valcambi SA), Debora Pinna (Humabs BioMed SA), Massimo Piras (Valcambi SA), Paolo Privitera (Kairos allestimenti SA), Davide Restelli (Città di Lugano), Matteo Saredi (Emil Frey SA), Mariangela Sosio (City Carburoil SA), Veronica Tenca (IBSA), Luca Tidone (City Carburoil SA), Paola Tommasini (Kairos allestimenti SA). Nella foto sono presenti anche i relatori Sabina Zucchiatti e Andrea Carlesso.

Il prossimo ciclo prenderà avvio il 13 settembre 2023.

Paola Tommasini, Kairos Allestimenti
Ho frequentato il corso con grande interesse durante tutti gli incontri. Ho trovato gli argomenti interessanti e molto ben presentati. La parte teorica intercalata ad esercizi pratici ha reso i concetti più chiari e mi ha stimolato nella riflessione e nell’approfondimento degli stessi. A corso terminato, e a differenza di altri corsi, mi sono resa conto di essere in grado di applicare nella quotidianità lavorativa quanto appreso: la teoria viene messa in pratica! Consiglio il corso a chiunque voglia cambiare alcuni aspetti lavorativi ma non ha una linea guida da seguire. Sono molto interessata anche ad un upgrade, se verrà organizzato.

Giuliano Gasperi, Corriere del Ticino
Fra il corso e la quotidianità lavorativa si è creato fin da subito un legame molto stretto. Le lezioni erano “potenziate” dai tanti esempi forniti dall’esperienza sul campo, che a sua volta è stata arricchita da insegnamenti, spunti e principi teorici mirati. La sfida, durante e dopo il corso, è creare un intreccio sempre più fitto fra teoria e pratica.

Debora Pinna, Humbas BioMed
Il corso ha rappresentato per me un’esperienza molto arricchente ed una delle ragioni è stata proprio l’eterogeneità del gruppo. Ognuno dei partecipanti ha portato l’esperienza maturata nel proprio settore consentendo di confrontarci e trovare analogie di situazioni anche in ambienti lavorativi tanto diversi. L’interazione con i compagni è stata molto stimolante anche per la curiosità di comprendere e conoscere meglio realtà lontane dalla nostra quotidianità. Sarebbe bello incontrarsi nuovamente per continuare questo percorso insieme.

Debora Beeler, Bellinzona e Valli Turismo
Questo corso mi ha permesso di vedere con occhi diversi tanti aspetti importanti legati alla gestione del personale, anche grazie alla grande professionalità e all’entusiasmo dei due relatori. Il corso è stato strutturato in maniera davvero ottimale, con un grande spazio di scambio tra gli allievi e i relatori, tanti esempi molto pratici e giochi di ruolo davvero interessanti e coinvolgenti e applicabili in ogni realtà lavorativa. Consiglio questo percorso davvero a tutti i professionisti e in particolare a tutte le persone che gestiscono del personale, anche piccoli team, perché permette di apprendere le basi per instaurare un buon ambiente professionale e per intervenire in caso di situazioni difficili. Essere un buon leader è sicuramente più difficile di quanto ci si immagina, ma con i giusti strumenti ci si può avvicinare molto.

Selling Revolution

Al secondo ciclo il percorso formativo “Selling Revolution”. Complimenti a: Diana Bernasconi (Tala Consulenze Sagl), Chiara Brischetto (Ferrovia Monte Generoso), Nicola Dacomo (med34), Matheus De Oliveira Campos (Autors SA), Ioana Ficut, Annalisa Ghezzi (APG/SGA), Matteo Mucchiani (Gehri Rivestimenti SA), Malco Parola (Tala Consulenze Sagl). Nella foto sono anche presenti i relatori Stefano Bosia e Andrea Carlesso.

Diplomati “Selling Revolution”

Il prossimo ciclo prenderà avvio a febbraio 2024.

Chiara Brischetto, Ferrovia Monte Generoso
Il corso è molto interessante e coinvolgente e lo consiglio non solo per i temi sono trattati ma anche per come vengono approfonditi, le ore sono letteralmente volate! Durante il corso si conoscono persone provenienti da realtà diverse ed è interessante come talvolta temi legati alla vendita siano comuni anche a settori diversi tra loro. Ho imparato che la vendita non è un obiettivo ma una conseguenza delle nostre azioni.

Matteo Mucchiani, Gehri Rivestimenti SA
Innanzitutto vorrei ringraziare la Gehri Rivestimenti per avermi concesso l’opportunità di partecipare a questo interessante corso. Più volte durante le lezioni abbiamo avuto la possibilità di interagire fra noi scoprendo realtà differenti dal nostro quotidiano, ma che comunque ci accomunano così da poter ampliare le nostre conoscenze nel campo della vendita. Trovo estremamente importante ampliare il più possibile i contatti trai partecipanti in modo da poter creare relazioni future, utili sia dal punto di vista personale che professionale.

Matheus Campos, Autors SA
Nel mio lavoro quotidiano sto allenando e acquisendo nuove skills, che sono state condivise dai nostri mentori durante il corso, con elementi che mi permettono di arrivare al successo in modo più immediato e sicuro. Azioni quali rispondere al telefono con il sorriso e in piedi, mantenere il tono normale della voce, presentarsi in modo chiaro, lasciare una piccola pausa prima di iniziare a parlare, l’importanza dei primi 30 secondi della chiamata per incuriosire l’interlocutore e suscitare l’interesse del cliente, continuando la telefonata ottenendo un appuntamento, ecc. come pure capire ed analizzare il motivo per il cui non è stato concluso un affare con il cliente, esaminare i veri bisogni del cliente, ascoltare attivamente, porre le giuste domande e offrire un prodotto adatto alle sue esigenze, … ma anche conoscere i propri prodotti, il mercato, la concorrenza, ecc. Sono tutti principi a cui far riferimento e che abbiamo appreso durante questo percorso con la Cc-Ti. In questo modo ho potuto migliorare le mie competenze ed applicarle sul posto di lavoro.

Competenze nel diritto del lavoro

Anche il percorso formativo “Competenze nel diritto del lavoro” è al secondo ciclo. Complimenti a: Cora Capelli (Fiduciaria Antonini SA), Sara Cervone (Fidi BC SA), Barbara Francini (Alba Advisors SA), Sara Longoni (Sowre SA), Simona Manfrin (Seven for All Mankind int. Sagl), Matteo Mangiacavalli (Basilese Assicurazioni), Francesca Palma (Fidi BC SA), Alessandro Picchi (Pinco SA), Federica Ponti (Primestudio SA), Nicole Risi (Physio Sport Progress Sagl), Valeria Tinari (Sowre SA), Agnetha Tomasi (Fidecam SA). Nella foto sono anche presenti le relatrici Avv. Roberta Bazzana-Marcoli e Avv. Rosella Chiesa-Lehmann.

Diplomati “Competenze nel diritto del lavoro”

Il prossimo ciclo prenderà avvio il 19 settembre.

Barbara Francini, Alba Advisors SA
Reputo che il corso si stato strutturato molto bene, fornendo ai partecipanti tutte le informazioni legate alla parte di diritto sul lavoro con cui una persona che segue la gestione del personale può trovarsi confrontata. L’organizzazione decisa con lo svolgimento di un modulo ogni 30-40 giorni dava il tempo al partecipante di rivedere quanto illustrato durante il corso e “metabolizzarlo” prima di passare a quello successivo. Ogni modulo integrava anche domande/ esercizi pratici svolti che permettevano di mettere subito alla prova quanto appreso. Le relatrici sono state esaustive e con esempi pratici sono riuscite a spiegare semplicemente anche i concetti più ostici. Io ho trovato questo percorso di grande utilità nel mio lavoro quotidiano e mi ha fornito una consapevolezza maggiore anche semplicemente nelle fonti del diritto da utilizzare per cercare le informazioni che mi occorrono.

Matteo Mangiacavalli, Baloise Assicurazioni SA
Il percorso è stato ben strutturato, attraverso aspetti prettamente teorici per comprendere la giurisprudenza e altri pratici, dove si è potuto trattare casi concreti e attuali. Ho ricevuto input estremamente utili, che mi permetteranno di comprendere meglio come agire davanti ad una situazione di gestione del personale all’interno del mio contesto lavorativo. Gli esempi e le consulenze che abbiamo ricevuto dagli avvocati che hanno tenuto le lezioni, sono sia applicabili al mio lavoro quotidiano, sia un punto di partenza dove ragionare per gestire in maniera efficace una problematica legata al ciclo di vita del dipendente e alla sua relazione con il datore di lavoro.

Francesca Palma, Fidi BC SA
L’interazione con le docenti è stata molto attiva e ricca di spunti utili e applicabili in campo professionale. L’esemplificazione così come i casi pratici hanno permesso di dare un elevato grado di concretezza a quanto trattato dalle docenti che si sono sempre manifestate puntuali ed esaurienti nel rispondere ai quesiti posti dalla classe. La loro flessibilità e l’elevato grado di conoscenza della materia hanno permesso di chiarire diverse casistiche particolari e lacunose che si riscontrano in ambito del diritto del lavoro.

Alessandro Picchi, Pinco SA
Consiglierei sicuramente questo corso ad altri professionisti. È stato un corso interessante ed esaustivo. Lo raccomanderei sia a chi, come me, è alle prime armi con le competenze nel diritto del lavoro, sia a chi ha già una certa esperienza in materia. Strutturato in questa maniera, si affronta l’argomento – che è ovviamente molto vasto – diviso per tematiche precise, soprattutto con riferimento a casi pratici. Questo può facilitare molto la comprensione e soprattutto la messa in pratica durante lo svolgimento della propria attività lavorativa. Lo consiglio anche perché abbiamo sempre avuto l’opportunità di porre domande, sottoporre questioni particolari affrontate nella realtà quotidiana del lavoro e, in generale, sciogliere i nostri dubbi sul tema.

Federica Ponti, Primestudio SA
Sono diversi gli obiettivi che ci si pone quando si inizia a frequentare una formazione continua. I miei sono sempre stati quelli di tenermi aggiornata su un tema complesso come quello del diritto del lavoro e poter così offrire nel pratico una consulenza completa ed esaustiva al cliente.

Conclusioni

Investire in modo costante nella formazione dei propri collaboratori è una delle migliori azioni concrete da attuare per contare su risorse umane qualificate e fidelizzarle. Un progetto win-win.

L’ABC della leadership

Vi presentiamo una nuova proposta della Cc-Ti quale “percorso formativo con attestato”

Esistono molte definizioni di ‘leadership’. Semplificando possiamo dire un leader vuole muoversi verso qualcosa che desidera creando qualcosa che prima non esisteva. È un lungo viaggio, denso di scoperte, fatiche e riconoscimenti.
E ogni viaggio che si rispetti inizia sempre con un primo passo.

Il percorso formativo ABC della leadership rappresenta un primo passo in questa direzione. Si tratta di un corso creato appositamente per i leader alle prime armi o per chi si accinge a diventare un leader.

Il percorso è stato progettato per migliorare le performance dei neo-leader attraverso la valorizzazione delle loro individualità e l’integrazione di nuove competenze allo stile personale di gestione. Attraverso la definizione di azioni concrete da intraprendere, i neo-leader apprenderanno come valorizzare la capacità di:

  • comunicare con chiarezza obiettivi e visione
  • riconoscere e premiare i collaboratori
  • supportare il loro sviluppo e rappresentare un esempio da seguire.

Si tratta di una proposta creata con l’approccio del business coaching, in cui consapevolezza e responsabilità saranno i pilastri di ogni tema trattato attraverso esercitazioni pratiche. L’ABC della leadership parte dalla presa di coscienza del proprio nuovo ruolo all’interno dell’organizzazione e prosegue ponendo le basi per migliorare la comunicazione interna, la gestione del feed-back, il processo di delega, la mediazione e termina con l’apprendimento delle tecniche per far crescere il proprio team.
Pur riconoscendo che ognuno si trova in un punto diverso del proprio percorso, verranno offerti idee, concetti e strumenti chiave destinati a semplificare e a far progredire efficacemente il proprio percorso di leadership.

I percorsi formativi Cc-Ti sono costituiti da più moduli interconnessi che possono, però, essere frequentati anche singolarmente. Coloro che seguono la formazione completa hanno la possibilità di sostenere un esame finale e, al superamento dello stesso, viene rilasciato un attestato di frequenza Cc-Ti.


Info sul corso ‘ABC della leadership‘: seguendo questo link è possibile trovare tutti i dettagli e procedere all’iscrizione.

Quale futuro per la tracciabilità dei dati?

Negli ultimi mesi, i garanti della privacy europei sembrano aver dichiarato guerra ai sistemi di tracciamento che consentono di monitorare i risultati delle attività digitali. In particolare, a Google Analytics, la piattaforma di analisi che permette di analizzare le visite ai siti web, secondo alcune interpretazioni violerebbe il GDPR (Regolamento Europeo per la Tutela dei Dati personali).

Il Regolamento, è bene ricordarlo, riguarda anche le imprese svizzere perché si concentra sull’utente che naviga il sito. Quindi se un’azienda australiana, svizzera o canadese fa una campagna di web marketing in cui tratta dati di cittadini UE, è soggetta al GDPR quanto un’azienda italiana, francese o tedesca. Le imprese ticinesi sono particolarmente coinvolte, perché la maggioranza di esse (in particolare quelle legate ad accoglienza e turismo) si rivolge anche al pubblico italiano. Ed è proprio l’Italia ad essere tra i maggiori protagonisti di questa vicenda, che rischia di destabilizzare molte attività digitali già in corso e rendere decisamente più complesse quelle a venire.

Ma cosa è successo esattamente? Ecco una breve analisi. Il 9 giugno scorso il garante della Privacy Italiano ha emesso un provvedimento con cui sembra considerare illegale Google Analytics. La pietra dello scandalo è la denuncia contro una nota società che pubblica contenuti editoriali sul web, “rea” di aver raccolto e trasferito i suoi dati a Google LLC “in assenza delle garanzie previste dal capo V del GDPR”. Si tratta del paragrafo che disciplina i trasferimenti di dati verso “Paesi terzi” ovvero al di fuori dello spazio economico europeo: in sintesi, sono ammessi solo se il Paese ricevente garantisce un livello di protezione adeguato a quello europeo. I Paesi considerati conformi al GDPR sono elencati in una lista ufficiale, che include anche la Svizzera. Ma, incredibile a dirsi, gli USA sono considerati “non adeguati”. La patria delle più importanti aziende digitali attive a livello globale, da cui sono partite le maggiori innovazioni, non è più considerata compliant dal 16 luglio 2020, quando, con la sentenza Schrems II, la Corte di Giustizia Europea ha dichiarato invalido l’accordo Privacy Shield che regolamentava il traffico di dati tra Europa e Stati Uniti. L’accordo, in vigore dal 2016, succedeva a Safe Harbour, a sua volta affossato nel 2015 in seguito alla sentenza Schrems I.

Cosa ha portato a una decisione così radicale? Le leggi statunitensi, in primis il Patriot Act, concedono ampia discrezionalità alle agenzie di intelligence, come CIA, NSA o FBI: in caso di sospetta minaccia per la sicurezza nazionale, possono esaminare i dati contenuti nei server di qualunque azienda che abbia sede negli Stati Uniti, anche se appartengono a cittadini stranieri, e senza autorizzazione da parte di un tribunale. Questo, in teoria, significherebbe avere accesso a informazioni molto delicate, come lo stato di salute, l’orientamento sessuale o politico, il credo religioso, ma anche abitudini alimentari, situazione sentimentale, genitorialità, ecc.. L’apprensione di Bruxelles è comprensibile: il Patriot Act è stato duramente contestato anche in patria, e per questo “addolcito” nel corso degli anni, ma senza scardinare i punti più controversi.

Questa situazione ha portato a uno stallo geopolitico che dura da due anni. La soluzione sembra ancora lontana, nonostante l’“accordo di principio” ottimisticamente annunciato la scorsa primavera da Joe Biden e Ursula Von Der Leyen.

In questo contesto, la decisione dei garanti europei sembra voler spingere al raggiungimento di un’intesa. A farne le spese è però l’intera economia digitale, a cominciare proprio dalle Big Tech. Già lo scorso febbraio, Meta (nuovo nome della holding che include Facebook e Instagram) aveva scritto un’accorata lettera alla Sec, l’autorità statunitense di vigilanza per il mercato e la borsa valori, lamentando che in assenza di una nuova regolamentazione per il flusso dei dati tra Europa e Stati Uniti, «non saremo più in grado di offrire alcuni dei nostri prodotti e servizi più importanti, compresi Facebook e Instagram in Europa, fatto che influirebbe materialmente e negativamente sulla nostra attività, sulla nostra condizione finanziaria e sui risultati delle nostre operazioni» (frase riportata da varie fonti stampa tra cui il noto blog di tecnologia Mashable).

Google non è rimasto a guardare. Consapevole che la piattaforma Google Analytics presentava dei limiti tecnici per la compliance al GDPR, ha lavorato al rilascio di una nuova versione, completamente rinnovata e potenziata, pronta per essere compliant: Google Analytics 4. La nuova release, se correttamente configurata, permetterebbe di continuare le attività di tracciamento nel rispetto della normativa. Ma solo se viene raggiunto un accordo politico tra Washington e Bruxelles: se non fosse così, il mero utilizzo di piattaforme e software Made in USA che comportano passaggio di dati a server sul territorio statunitense potrebbe diventare passibile di sanzione. Quindi non solo Google Analytics: il problema si porrebbe anche, a titolo d’esempio, per gli spazi cloud come Google Drive, Dropbox, Microsoft One Drive; per soluzioni di marketing automation come Hubspot; per programmi di messaggistica come Whatsapp; e per tutti i social media, incluso Linkedin!

Un bel problema per chiunque lavori o promuova la sua attività attraverso il Web. Le Big Tech statunitensi hanno conquistato una posizione di mercato pressoché dominante e la loro adozione diventa una specie di scelta obbligata, dal momento che non esistono competitor europei in grado di tenergli testa. Come alternativa a Google Analytics viene spesso citato Matomo, software di tracciamento tedesco che è stato indicato come possibile alternativa anche dal severissimo CNIL, il garante francese. Un ottimo strumento, indubbiamente, ma che non può eguagliare la potenza di fuoco di una suite di strumenti digitali creata da una delle tech companies più potenti del pianeta.

Quindi, cosa fare? La soluzione non è certamente tornare a penna e calamaio. Possiamo invece vedere in questa complessa situazione un’opportunità: se non abbiamo ancora iniziato a rivedere i nostri processi digitali in funzione della nLPD e del GDPR, è arrivato il momento di farlo. Soprattutto se il nostro mercato trascende i confini svizzeri. Si tratta di un cambiamento da non sottovalutare: non si tratta di inserire un banner sul sito ma di rivedere completamente i metodi di raccolta e trattamento dati online e offline. Un percorso in cui è meglio farsi affiancare da un legale specializzato in materia, e in cui tutta l’azienda deve sentirsi pienamente coinvolta. Le decisioni in materia non potranno più essere delegate interamente a terzi (per esempio, le web agency) ma andranno prese intorno ai tavoli aziendali. Anche per questa ragione, la formazione sui temi del digitale deve diventare una priorità: per prendere le decisioni giuste, è indispensabile una conoscenza approfondita della materia. Una conoscenza vista però dalla parte dell’impresa, che trascende i tecnicismi e si concentra maggiormente sugli aspetti strategici, organizzativi e anche legali, oltre che sulle opportunità di mercato.


I corsi sul marketing digitale organizzati dalla Cc-Ti seguono proprio questa prospettiva. Consultate il calendario dei prossimi appuntamenti formativi. In particolare con l’inizio dell’autunno ripartirà un ciclo formativo denominato “Digital marketing dalla teoria alla pratica: percorso formativo di 5 moduli“. Le iscrizioni sono già aperte!

Articolo a cura di Manuela Cuadrado, Account Manager Breva Digital Communication Sagl

Il linguaggio del corpo

Gli esperti di comunicazione sostengono che se si chiede a qualcuno che cosa sia la comunicazione, la risposta nel 90% dei casi è: “la comunicazione è il modo in cui una persona parla, esprime i propri pensieri, bisogni, esigenze e punti di vista”.

Questo concetto in linea generale è corretto, ma la comunicazione è molto di più ed ha una componente estremamente importante che viene spesso omessa, una componente che esprime in modo molto più sincero e veritiero l’informazione che viene realmente trasmessa e non è legata né alle parole né al tipo di voce o tonalità. È sufficiente un’espressione del viso, uno sguardo, un gesto, un cambio di postura da parte del nostro interlocutore, per poterne comprendere il messaggio completo ed i relativi pensieri ed emozioni che ci sta comunicando e che non esprime per il tramite delle parole. Stiamo parlando del linguaggio del corpo o comunicazione non verbale. Chi conosce e sa leggere il linguaggio del corpo, ha il potere di comprendere fino in fondo se, il suo interlocutore crede realmente in quello che sta dicendo, se è sincero, oppure se mente spudoratamente utilizzando belle parole, bei discorsi ingannevoli, nascosti dietro a grandi sorrisi. Questo è possibile perché, questa componente della comunicazione è inconsapevole ed è pressoché impossibile controllarla, poiché sono le emozioni che prendono il sopravvento e si manifestano attraverso il corpo.  

Linguaggio del corpo ed emozione

Quando parliamo di linguaggio del corpo ci riferiamo a tutti quei micro-segnali che il nostro corpo trasmette involontariamente, che sono costituiti da gesti, postura, espressioni facciali, andatura, ecc. che mostrano le nostre emozioni. Le emozioni sono gestite dal sistema limbico che si occupa delle risposte emotive e comportamentali. Grazie al sistema limbico quando proviamo gioia, rabbia, tristezza, paura e tutte le altre emozioni, esse si manifestano nel corpo inviando segnali di cui non siamo consapevoli e che esprimono i nostri stati d’animo ed i pensieri ad essi legati.

Come interpretare il linguaggio del corpo

Per poter interpretare il linguaggio del corpo dobbiamo essere in grado di decifrare i messaggi che il nostro interlocutore ci invia. Innanzitutto, dobbiamo fare una distinzione tra linguaggio del corpo consapevole ed inconsapevole. Il primo si riferisce a quei segnali ed espressioni che utilizziamo in modo consapevole per rafforzare e veicolare la nostra comunicazione, per mantenere viva l’attenzione e/o creare empatia. Queste abilità nel comunicare vengono utilizzate spesso da politici, presentatori, oratori, formatori ecc.
Essi assumono posture erette che esprimono sicurezza, utilizzano in modo controllato le braccia e le mani, con movimenti aperti, se vogliono attrarre a sé il pubblico e allo stesso modo utilizzano posture più dominanti e movimenti di mani e braccia più secchi, chiusi e veloci se vogliono apparire incisivi ed elargire ordini.
Il linguaggio del corpo inconsapevole invece, è più comune in quanto la maggior parte delle persone, non ha le conoscenze e l’allenamento per controllare le risposte emotive del proprio corpo. Questi messaggi inconsapevoli li possiamo vedere in quasi ogni situazione della vita, gli esempi sono infiniti, ma prendiamone uno in particolare e vediamo quali sono le risposte a livello di linguaggio del corpo. Durante una riunione di lavoro il direttore comunica che l’azienda sta attraversando un periodo difficile, pertanto, a breve, se la situazione non migliora si dovrà ricorrere a tagli di personale. Questo messaggio inaspettato appena lo recepiamo ci fa inconsciamente spalancare gli occhi, dilatare le pupille, la nostra bocca si apre inspirando e tratteniamo il respiro per qualche istante, pieghiamo le spalle e corrucciamo la fronte. Tutto questo accade in modo inconscio e avviene in pochissimi istanti. Per meglio comprendere il linguaggio del corpo, vediamone alcuni esempi.

La mimica facciale

Per quanto il viso sia la parte più esposta, nasconde un mondo di messaggi di durata brevissima, ma di estrema importanza per la comprensione profonda del nostro interlocutore. A tutti è capitato di vedere una persona arrossire, impallidire o vederne il volto contrarsi. Queste sono le espressioni più evidenti e facili da notare che ci indicano in modo istantaneo l’emozione nascosta. Ma l’esperto in micro-espressioni facciali Paul Ekman ci insegna che con una buona conoscenza della materia e un po’ di pratica, è possibile decodificare tutta una serie di micro-espressioni, quei piccoli movimenti che durano pochissimi istanti e svelano le emozioni più nascoste.

  • Le sopracciglia che si sollevano per un istante e una dilatazione istantanea delle pupille, sta a significare paura.
  • Un ripiegamento degli angoli della bocca significa rimorso.
  • Un lato del labbro superiore che si incrina leggermente, significa disgusto.

Significato dei gesti

È importante premettere comunque che non possiamo basarci solo su di una micro-espressione piuttosto che su di un gesto o una postura per giudicare il nostro interlocutore, in quanto, dato che il linguaggio del corpo esprime le emozioni che stiamo provando, queste emozioni potrebbero non riferirsi a quanto detto da noi o dall’altro, ma potrebbero anche essere legate ad una sua situazione personale indipendente dal contesto. Per questa ragione è sempre importante osservare l’insieme dei messaggi che vengono trasmessi dal linguaggio del corpo di una persona ed eventualmente approfondire ponendo domande e osservandone le reazioni. Può capitare che se in una stanza fa molto caldo e un uomo si tocca la cravatta cercando di allargarla potrebbe fare questo gesto, perché ha molto caldo non perché sia in forte imbarazzo.

  • Toccarsi l’orecchio potrebbe significare che la persona sta mentendo.
  • Se quando una persona sta parlando alza leggermente la spalla, significa che non crede in quello che sta dicendo.
  • Dito puntato con sguardo opposto, maschera quello che sostiene o accusa.
  • Braccia incrociate sul petto può significare chiusura, disaccordo, ma attenzione a volte questa posizione indica anche che una persona è comoda e rilassata in quella posizione.

Postura e camminata

Infine, la lettura del linguaggio del corpo, può anche darci degli spunti sul tipo di personalità di una persona. In particolare, postura e camminata sono spesso correlati alla personalità di un individuo. Da esse possiamo capire se una persona è sicura o insicura, con una forte personalità o piuttosto debole.

  • Una postura diritta, aperta con camminata veloce a falcata, spesso indica una personalità forte e decisa.
  • Una postura diritta con movimenti morbidi, lo sguardo perso e la camminata un po’ distratta, indica una persona solare, che vive con la testa tra le nuvole e spesso è una persona molto creativa.
  • Una postura chiusa con spalle curvate in avanti, sguardo basso, passo lento che si trascina, può indicare una personalità debole, tristezza o depressione.

In conclusione

Conoscere e saper interpretare il linguaggio del corpo, oltre che essere molto utile per sé stessi, è soprattutto un fondamentale vantaggio nel mondo del lavoro, è una delle soft skills che tutti dovrebbero conoscere, poiché è la chiave per una buona comunicazione e una buona gestione delle persone, sia nei rapporti con i clienti che con i dipendenti, con i superiori e i colleghi.


Interessati ad approfondire questi temi? I prossimi 17 e 24 ottobre verranno approfonditi nel corso Cc-Ti “Il linguaggio del corpo”. Le iscrizioni sono aperte!

Articolo a cura di Luciana Mazzi, titolare di POWER LIFE ACADEMY, Lugano

Percorsi formativi con attestato Cc-Ti: i primi diplomati

Si sono svolti a fine primavera 2022 gli esami dei percorsi formativi Cc-Ti, che la nostra associazione ha proposto in alcuni ambiti. Nello specifico si sono concretizzati i percorsi relativi al “Diritto del lavoro” e alla “Vendita”.

Hanno ottenuto l’attestato di “Competenze nel diritto del lavoro”: Patrizia Daelli, Federica Gregorio, Benedetta Landoni, Anna Luminati, Jessica Meroni, Roberta Oltolina, Alessia Sironi, Francesca Spaini, Barbara Tommasiello. Sulla foto anche: Rosella Chiesa-Lehmann e Roberta Bazzana-Marcoli, docenti e Cécile Chiodini Polloni, Resp. formazione puntuale Cc-Ti.

Si tratta di corsi di formazione costituiti da più moduli interconnessi che possono, però, essere frequentati anche singolarmente. Coloro che seguono la formazione completa
hanno la possibilità di sostenere un esame finale e, al superamento dello stesso, viene rilasciato un attestato Cc-Ti.

Generalmente i percorsi si declinano su 5-8 moduli. Avendo l’opportunità di frequentare anche solo alcuni dei temi proposti nel percorso, lo stesso può essere gestito secondo le singole esigenze personali e aziendali. Proposte che abbiamo aggiunto alla nostra, già variegata, formazione continua e che rispondono alle crescenti e in continua mutazione competenze richieste dal mondo lavorativo.

In questo articolo vi proponiamo 3 brevi testimonianze di partecipanti che hanno ottenuto l’attestato in “Diritto del lavoro” e, cambiando prospettiva, dei docenti che si sono occupati del percorso della “Vendita”.

Benedetta Landoni, Ticicom SA
Da alcuni mesi la Cc-Ti propone nuovi percorsi formativi costituiti da più moduli interconnessi che possono essere frequentati anche singolarmente. Lei ha completato il ciclo dedicato al “Diritto del lavoro”, superando l’esame finale. Come è andata? Quali le sue impressioni?

Ho da poco concluso, con molta soddisfazione, il percorso dedicato al “Diritto del Lavoro” iniziato a settembre 2021 e devo dire che il corso, sia se seguito nella sua interezza che partecipando solo a singoli moduli, è complessivamente ben organizzato e strutturato. Dal punto di vista dei contenuti tutte le tematiche sono state trattate in maniera esaustiva grazie alla competenza, alla preparazione e aggiungerei anche all’esperienza delle docenti. Con esempi pratici ed esercitazioni di gruppo è stato possibile chiarire dubbi anche sulle questioni più controverse e, contestualmente, alternare la parte teorica con quella pratica. Aggiungo che la modalità online, sebbene personalmente preferisca sempre essere in presenza, ha sicuramente facilitato la frequenza permettendomi di conciliare il momento formativo con le attività lavorative. Complessivamente ritengo che il corso riesca a fornire a responsabili e collaboratori HR tutti gli strumenti per poter orientarsi tra le diverse problematiche relative alla gestione delle risorse umane e le questioni giuridiche ad essa connesse.

Roberta Oltolina, Parametric Design Suisse

Il percorso formativo era composto da moduli distinti che trattavano argomenti specifici. Cosa riporterà nel suo quotidiano in azienda di quanto appreso?

Lo scopo era quello di confermare e aggiornare determinate conoscenze già acquisite e l’obiettivo è stato raggiunto. Mi sono personalmente acculturata con argomenti che avevo solo sfiorato nel mio ambito lavorativo. Sicuramente mi serviranno per svolgere al meglio il mio ruolo interagendo con il personale ed essendo di supporto al Direttore del Dipartimento HR.

Francesca Spaini, Humabs BioMed SA

Un percorso del genere è anche un’occasione per intrecciare nuove relazioni e fare networking. In che modo ha potuto beneficiarne (visto il gruppo eterogeneo di partecipanti)?

Il percorso Cc-Ti in diritto del lavoro è stata un’ottima occasione per conoscere colleghe e colleghi provenienti da contesti lavorativi eterogenei, e quindi estremamente arricchente per chiunque lavori nell’ambito delle risorse umane. Sarebbe stato sicuramente utile e ancor più coinvolgente poter condividere anche delle lezioni in presenza, ma è stato molto pratico e time-saving poter seguire le lezioni in remoto dal proprio ufficio o da casa, senza per questo perdere in qualità. Consiglio vivamente questo percorso anche per la competenza delle docenti.


La voce dei docenti: Stefano Bosia ed Andrea Carlesso

Selling Revolution: 2°edizione percorso formativo con attestato Cc-Ti e Associazione vendita svizzera

Presentato per la prima volta nel 2022 in forma totalmente digitale, i favorevoli commenti dei partecipanti hanno invitato a riproporre una seconda edizione. Partendo da basi e tecniche consolidate consente a chiunque, a contatto con il cliente, di acquisire il giusto mindset per trasformarsi in un ottimo venditore. Dal prospecting alla cura del cliente, il corso tocca ogni aspetto della fase di vendita, senza perdere di vista il processo di acquisto, sempre più importante nel determinare la scelta dei partner commerciali.
Composto da 6 moduli, frequentabili anche separatamente, termina con un esame finale riservato a chi ha frequentato l’intero percorso.

Hanno ottenuto l’attestato “2022 Selling Revolution”: Salvatore Carmeci,  Miruna Marinescu Seminara, Gianmarco Paduano, Andrea Parini, Federico Proserpio, Giovanni Sergi.  Sulla foto anche: Stefano Bosia ed Andrea Carlesso, docenti e Cécile Chiodini Polloni, Resp. formazione puntuale Cc-Ti.

Ai partecipanti offre un taglio molto pratico affinché, partendo da basi teoriche, consenta a ognuno di inserire nel proprio processo le tecniche per migliorare le proprie performance di vendita. Attraverso tecniche comprovate basate sul continuo aggiornamento e sull’esperienza dei relatori e sulla messa in pratica delle più recenti teorie e ricerche delle migliori università, lavoreremo sulle sei fasi del processo di vendita di successo. Saremo così in grado di avere una panoramica dell’intero processo e comprendere le due diverse prospettive: quella del venditore e quella dell‘acquirente.  In questo modo potremo individuare dove si trova l’acquirente nel processo decisionale e cosa possiamo concretamente fare per guidare la vendita in ogni fase e convincere (vincere insieme) il cliente della bontà della sua scelta: noi! Al termine del percorso ogni partecipante avrà elaborato il proprio kit personale di strumenti e tecniche di vendita e una tabella di marcia per sviluppare abitudini significative e durature.

In conclusione

Investire in modo costante nella formazione dei propri collaboratori è una delle migliori azioni concrete da attuare per contare su risorse umane qualificate e fidelizzarle. Un progetto win-win.

Tutti i programmi dei corsi di formazione puntuale Cc-Ti sono consultabili su www.cc-ti.ch/formazione. Inoltre vi segnaliamo i nuovi percorsi per l’autunno 2022: Competenze nel diritto del lavoro con attestato Cc-Ti e Selling Revolution! II Edizione: percorso formativo con attestato Cc-Ti.

I percorsi formativi con attestato Cc-Ti

Dal secondo semestre 2021 proponiamo nuovi percorsi formativi costituiti da più moduli interconnessi che possono, però, essere frequentati anche singolarmente.

Coloro che seguono la formazione completa hanno la possibilità di sostenere un esame finale e, al superamento dello stesso, viene rilasciato un attestato di frequenza Cc-Ti.

Generalmente i percorsi si declinano su 5-8 moduli. Avendo l’opportunità di frequentare anche solo alcuni dei temi proposti nel percorso, lo stesso può essere gestito secondo
le singole esigenze personali e aziendali. Proposte che abbiamo aggiunto alla nostra, già variegata, formazione continua e che rispondono alle crescenti e in continua mutazione competenze richieste dal mondo lavorativo.

I nostri corsi di formazione puntuale ricoprono 7 ambiti della gestione aziendale (Diritto, Finanza, Internazionale, Marketing e Vendita, Organizzazione, Risorse umane, Soft skills) e rispondono a una crescente richiesta di competenze personali per i collaboratori.

I percorsi formativi attuali con attestato Cc- Ti ricoprono 4 diversi settori:

  • il diritto del lavoro
  • la vendita
  • il digital marketing
  • la leadership

Stiamo sviluppando nuovi progetti nell’ambito anche delle risorse umane e della finanza.

Investire in modo costante nella formazione dei propri collaboratori è una delle migliori azioni concrete da attuare per contare su risorse umane qualificate e fidelizzarle. Un progetto win-win.

Scopri tutta l’offerta formativa della Cc-Ti!

Una formazione a misura d’impresa

La formazione continua è la chiave del successo personale e aziendale. È questa la filosofia che ispira il costante impegno della Cc-Ti nell’offrire agli operatori dell’economia ticinese, anche su diretta sollecitazione delle associazioni di categoria e delle imprese affiliate, un’ampia scelta di percorsi formativi, sia di breve che di lunga durata.

La Scuola Manageriale, la nuova Scuola dell’Export, che prenderà avvio il prossimo settembre con il primo corso, e la ricca offerta della formazione puntuale, sono gli assi strategici su quali si sviluppa l’ampia proposta formativa targata Cc-Ti. Sempre animata dalla ferma convinzione che solo investendo di più sulla conoscenza, sull’acquisizione di nuove competenze e l’aggiornamento professionale è possibile continuare a crescere nella propria professione ed essere profili chiave per le aziende.

La Scuola Manageriale

Con un nuovo corso che prenderà avvio il prossimo maggio, la Scuola Manageriale entrerà nel quinto anno di attività, sull’onda di un crescente interesse che ha visto sinora un centinaio di iscritti provenienti dai più diversi settori produttivi, non arrestandosi neanche con le inevitabili difficoltà provocate dalla pandemia nell’ultimo biennio. Una formazione specifica superiore che non esisteva ancora in Ticino, a differenza dei Cantoni della Svizzera tedesca, e che la Cc-Ti ha promosso nel febbraio del 2018 rispondendo alle specifiche richieste avanzate dei propri soci e dal proprio Consiglio economico (formato da circa 50 associazioni categoria). Articolata su sei moduli (più un modulo interdisciplinare finale) per un totale di 352 ore di lezioni su tre semestri, la Scuola Manageriale permette ai partecipanti di ottenere il titolo di “Specialista della Gestione PMI” con attestato federale. In pratica, superati i sei moduli del corso si riceve un certificato di frequenza SIU/IFCAM, rilasciato dalla Cc-Ti, che dà accesso all’esame federale per conseguire il relativo attestato.

Ma chi è o, meglio, cosa fa uno Specialista della Gestione PMI? “È una figura professionale in grado di condurre correttamente una piccola/media impresa, identificandone rischi e opportunità. O anche colui che aspira ad occupare una posizione di quadro in un’azienda (anche di grandi dimensioni)”, spiega Roberto Klaus, Direttore della SSIB Ticino, Swiss School for International Business, e Responsabile della Scuola Manageriale e della Scuola dell’Export della Cc-Ti.

Lo scopo del corso è quello di incentivare la promozione della formazione continua e preparare adeguatamente imprenditori, futuri dirigenti delle PMI e quadri aziendali. La quota d’iscrizione dei partecipanti può essere sussidiata fino al 50% da parte della Confederazione (il sussidio viene riconosciuto solo a formazione conclusa e se i partecipanti sono domiciliati in Ticino). Con un ciclo formativo di lunga durata articolato su moduli tematici specifici che spaziano dalla conduzione generale dell’impresa alla leadership, alla comunicazione e gestione del personale, dall’organizzazione aziendale alla contabilità e alla finanza, dal marketing alle pubbliche relazioni, ai rapporti con i fornitori e al diritto in materia di piccole e medie aziende. Temi che vengono affrontati non solo da un profilo teorico, ma anche con un approccio pratico per potersi misurare concretamente con i problemi reali che quotidianamente il partecipante può incontrare e dover affrontare in azienda.
Dopo ogni lezione si dovrà, infatti, cercare di applicare quanto appreso nella propria attività lavorativa.

Un trampolino per la crescita professionale

Teoria e pratica, quindi, unite dal fil rouge dell’obiettivo finale del corso: acquisire le necessarie competenze, pragmatiche, operative e strategiche, per migliorare l’efficienza e l’efficacia della conduzione dell’impresa. Alla fine del percorso formativo, con la formazione in gestione PMI si avranno tutti i requisiti per guidare una piccola e media azienda o per ricoprire la funzione di quadro in un’azienda di più grande dimensione. Un progetto formativo che rappresenta indubbiamente un trampolino per la crescita professionale personale e un importante atout per la crescita aziendale. Tanto più in una realtà economica come quella ticinese il cui tessuto connettivo è per oltre il 90% costituito da piccole/medie imprese e con un mercato del lavoro spesso penalizzato dalla mancanza di personale dirigenziale. Una carenza che la Scuola Manageriale sta cercando di colmare accompagnando in questa direzione un’eterogenea tipologia di partecipanti che hanno o stanno, appunto,
frequentato il corso: un terzo di iscritti da imprese familiari che intendono prepararsi alla successione aziendale; un terzo da dipendenti che aspirano a una migliore carriera professionale; un altro gruppo, poi, di piccoli imprenditori che hanno avviato un’attività economica in Ticino e, infine, titolari e personale di start-up. Una diversificazione che si riscontra nella composizione multisettoriale
delle classi del corso, a favorire un arricchimento reciproco e una maggiore interazione grazie al confronto tra esperienze differenti, ma che è anche il riflesso diretto che contraddistingue la realtà
imprenditoriale del Cantone.
Un costante impegno anche nell’aggiornamento del materiale didattico della Scuola Manageriale, focalizzandolo sulle nuove sfide date dall’evoluzione tecnologica e dall’importanza crescente della sostenibilità.

La Cc-Ti ha in cantiere un nuovo corso quale “Economista aziendale PMI”, con accesso ad una formazione superiore e al diploma federale, che si potrà frequentare solo dopo aver conseguito il titolo di “Specialista della gestione PMI”. Si creerà così una vera e propria filiera formativa per le piccole/medie imprese improntata all’apprendimento duale.

Cinque anni di attività rappresentano per la Scuola Manageriale un solido background da cui sono scaturite importanti collaborazioni con le associazioni di categoria e considerevoli riconoscimenti, come la certificazione “eduQua” e l’attestato SQS (eduQua è il label di qualità svizzero per gli istituti di formazione continua e SQS – l’associazione svizzera per servizi professionali di certificazione e valutazione per imprese e organizzazioni di qualsiasi dimensione e settore).
Riconoscimenti che imprimono il marchio della qualità su questo progetto di formazione continua, targato interamente Cc-Ti.

A fianco delle imprese sul mercato mondiale

Dallo scorso dicembre la Cc-Ti ha arricchito la sua attività ampliando la propria attività con un servizio dedicato al commercio internazionale (Servizio Commercio Internazionale), per offrire alle imprese informazioni e consulenze professionali ancora più esaustive, sia per le esportazioni come pure per le importazioni. Un’iniziativa che rappresenta una prima in Svizzera e che vede la Cc-Ti alla guida di un progetto pilota anche per le altre Camere di commercio e dell’industria svizzere (20 in totale).

Questa rinnovata sezione, nata da una reale e comunicata esigenza delle imprese per meglio sostenere il processo di crescente internazionalizzazione dell’economia cantonale, consentirà anche di potenziare le sinergie con gli altri servizi interni preposti al commercio estero e con l’offerta di informazione-formazione puntuale sui temi dell’export e dell’import.

Naturale sbocco di questo potenziamento sarà la Scuola dell’Export che il prossimo settembre avvierà il suo primo corso. Molte piccole e medie aziende ticinesi che operano sul mercato mondiale si trovano talvolta in difficoltà perché prive delle necessarie competenze, dei giusti profili professionali e di affidabili partner per affrontare un’agguerrita concorrenza e un contesto geopolitico internazionale instabile e in continua trasformazione.
La Scuola dell’Export ha l’obiettivo di colmare queste carenze, acuite peraltro dal pensionamento della generazione dei baby boomers, con un percorso formativo completo e rispondente ai bisogni concreti delle imprese. Anche per questo nuovo percorso, la quota d’iscrizione può essere sussidiata direttamente ai partecipanti fino al 50% da parte della Confederazione (il sussidio viene riconosciuto solo a formazione conclusa e se i partecipanti sono domiciliati in Ticino).

La Scuola dell’Export

La nuova Scuola dell’Export, articolata su tre corsi, si affiancherà alla formazione puntuale sui temi attuali legati all’export. Un settore ormai sempre più importante per la crescita economica del Cantone. Il primo corso che, come detto inizia a settembre, permetterà di conseguire il titolo di “Impiegato/a export”, con certificato rilasciato dalle Camere di commercio e dell’industria svizzere dopo un esame finale. Con lezioni distribuite su sei giornate verranno affrontate tutte le tematiche tecniche dell’export dalle condizioni quadro internazionali all’Incoterms, dalle procedure doganali ai canali distributivi internazionali e alle garanzie bancarie- con un processo di apprendimento volto ad acquisire le competenze specifiche.

L’anno prossimo si terrà invece, sull’arco di un semestre, il corso di secondo livello per ottenere la qualifica di “Specialista in commercio internazionale” con attestato federale. Ventiquattro giorni interi di lezione con un taglio più strettamente operativo, quindi più direttamente legato alla pratica concreta nell’export. Si imparerà, ad esempio, come organizzare un reparto esportazione o sviluppare una campagna di marketing internazionale. Con un terzo corso si consegue l’attestato di “Responsabile commercio internazionale”, con la possibilità di accedere anche ad una formazione superiore. Anche per questo ultimo livello sono previste 24 giornate di lezione, distribuite su un semestre, finalizzate all’acquisizione delle competenze necessarie per poter gestire tutte le attività e le problematiche legate all’export. La Scuola dell’Export si terrà in collaborazione diretta con diverse associazioni di categoria e potrà offrire ai partecipanti nuove opportunità d’impiego o di avanzamento professionale. I tre percorsi formativi sono, difatti, rivolti soprattutto alle imprese orientate sulle esportazioni per supplire alla mancanza di personale formato.

La formazione puntuale modulare

Come si vede la formazione proposta dalla Cc-Ti si sviluppa su più piani e su livelli diversi, ma sempre con un’attenzione particolare a quelle che sono le esigenze concrete. In questo contesto detiene una rilevanza centrale anche la formazione modulare che riscontra un notevole successo tra le imprese, grazie a una vasta gamma di corsi ed eventi formativi specifici che offrono l’opportunità per un costante perfezionamento e aggiornamento professionale dei propri collaboratori. Si tratta di una formazione puntuale di durata breve (mezza giornata, intera o massimo due giorni), che, anche su richiesta diretta delle imprese, del Cantone o della stessa Confederazione, è calibrata su materie puntuali e/o problematiche d’attualità. Sui temi, cioè, che contrassegnano le continue trasformazioni del tessuto produttivo, l’innovazione tecnologica, la gestione aziendale, gli accordi internazionali, l’evoluzione dei mercati, l’acquisizione di nuove competenze e risorse per accrescere la competitività.
Cécile Chiodini Polloni, Responsabile del settore di formazione puntuale, è inoltre a vostra disposizione per creare dei percorsi ad hoc sulla base delle vostre esigenze specifiche.


CONTATTI & INFO
Scuola Manageriale Cc-Ti, Roberto Klaus, klaus@cc-ti.ch
Formazione puntuale Cc-Ti, Cécile Chiodini Polloni, corsi@cc-ti.ch

Digital Marketing: tutte le novità

Cosa considerare per una campagna di successo?

La pandemia ha rappresentato una spinta importante per il mondo digitale.

Questo ha portato un’ulteriore crescita al settore ma ha anche contribuito a rendere il mercato online sempre più competitivo, anche perché l’utente finale si è evoluto: è più consapevole, più esigente e più “digitalizzato”, ormai abituato a sostituire l’esperienza fisica con quella virtuale. E questo vale non solo per il mondo Business to Consumer ma anche per il BtoB.

Non solo: nell’ultimo anno sono intervenuti numerosi cambiamenti sia sul fronte tecnico che su quello normativo. Di conseguenza, le piattaforme e gli strumenti di digital marketing hanno subito e subiranno degli stravolgimenti.

La strategia digitale delle aziende deve necessariamente adattarsi – e anche in fretta – a questi cambiamenti: non farlo, significherebbe ignorare un mercato che, adesso, presenta delle caratteristiche del tutto diverse rispetto a qualche mese fa. Ecco una breve carrellata di questi cambiamenti e qualche riflessione su come affrontarli al meglio.

L’evoluzione dei social

I contenuti video diventeranno i protagonisti indiscussi del mondo social: qualche mese fa, Instagram ha dichiarato che la piattaforma non sarà più  incentrata sulle foto bensì sui video brevi. Un cambio di strategia che è facile ricollegare al successo del grande rivale, TikTok. Accanto ai post, caroselli e stories appariranno quindi sempre più Reels e Video, che verranno facilmente favoriti dall’algoritmo, anche su Facebook. YouTube proseguirà la sua evoluzione verso una piattaforma più social e persino LinkedIn pare abbia in serbo più strumenti per promuovere questo i contenuti, dopo aver inaugurato, nel 2021, la figura del creator.

Ma la rivoluzione più grande è senza dubbio quella annunciata da Facebook: nell’autunno 2021 la società di Menlo Park ha cambiato nome in Meta e ha presentato al mondo il suo progetto più ambizioso, il Metaverso, una realtà virtuale evoluta che potrebbe diventare il nuovo modo di vivere e fruire la Rete tra qualche anno. È quindi opportuno seguire da vicino quest’evoluzione per farsi trovare pronti.

Digital advertising: la fine del microtargeting

Nel corso dell’ultimo anno si sono susseguiti cambiamenti che hanno ridotto l’efficacia del microtargeting, ovvero la capacità della pubblicità digitale di raggiungere pubblici altamente profilati, ottimizzando la spesa. Questi cambiamenti sono riconducibili solo in parte alla nuove normative in materia di privacy, in quanto molto spesso sono anche strategie di piattaforma vòlte al rafforzamento di una posizione di mercato (si pensi all’introduzione dell’app Tracking Transparency di Apple, che di fatto si spinge oltre quanto richiesto dal GDPR). La conseguenza però è sempre la stessa: una “mira” meno precisa dell’algoritmo pubblicitario, che impatta anche sulle amatissime pubblicità retargeting, ovvero gli annunci personalizzati che “seguono” l’utente in base ai comportamenti registrati online. Si impone quindi un cambiamento strategico: ogni caso è diverso, ma in generale meglio puntare su campagne più lunghe, pubblici più ampi e, laddove possibile, privilegiare interazioni direttamente all’interno dell’app. Per il tracciamento delle conversioni sul sito (acquisti, pagine più viste etc.) sarà opportuno integrare sistemi di tracciamento che agiscono direttamente sul server.

Il grande ritorno dell’e-mail marketing

Anche a causa dell’incertezza sul fronte pubblicitario, assistiamo a una riscoperta dell’e-mail marketing, ingiustamente passato per molto tempo in secondo piano. Un vero peccato, perché l’e-mail marketing, se ben organizzato, costituisce un canale di comunicazione privilegiato con il nostro pubblico più importante, ovvero quello che ha già dimostrato di darci fiducia e voler mantenere con noi una relazione che si protrae nel tempo. Strategie di contenuto dedicate saranno essenziali per valorizzare al meglio questa relazione e condurla verso la conversione desiderata (upselling, fidelizzazione o rafforzamento del brand).

L’arrivo di Google Analytics 4

Finalmente, assisteremo al sospirato passaggio a Google Analytics 4, l’evoluzione della piattaforma di analisi dati di Google. Cambieranno alcuni punti-cardine dell’analisi dati a cui ci eravamo abituati. Un esempio? Spariranno due metriche molto usate nei KPI di marketing: “sessioni”  (quante volte un singolo utente si connette a uno stesso sito) e “bounce rate” (percentuale di utenti che, non appena atterrati sul sito, se ne va, senza soffermarsi o navigare). Queste metriche venivano spesso prese come riferimenti per valutare l’interesse degli utenti verso i contenuti. Tuttavia, a seconda dei casi, possono risultare controverse o addirittura fuorvianti. Google propone invece il concetto alternativo di evento ovvero un’azione rilevante che l’utente compie sulla pagina e a cui può corrispondere, direttamente o indirettamente, un valore economico (es. la compilazione di un form, l’inserimento di un prodotto in wishlist, messa a carrello, finalizzazione dell’acquisto ecc.).

Di fronte a questi cambiamenti, diventa ancora più importante stabilire a priori una strategia digitale e un piano di misurazione chiaro e condiviso. Anche perché all’orizzonte se ne annunciano molti altri, che certamente potranno rappresentare delle opportunità. A patto di essere pronti a coglierle!

APPROFONDISCI IL TEMA CON UN WEBINAR DEDICATO!
Il prossimo 22 febbraio 2022, dalle 14.30-15.15, si svolgerà il webinar “Innovazione digitale 2022” che approfondisce questi aspetti e presenta il percorso formativo specifico targato Cc-Ti.

Articolo a cura di Manuela Cuadrado, Account Manager Breva Digital Communication Sagl