L’accesso al Sud−Est asiatico passa da Singapore

L’Associazione delle Nazioni del Sud-Est asiatico (ASEAN), terza economia d’Asia e quinta a livello mondiale, è costituita da dieci Nazioni sempre più integrate nelle catene del valore globali, anche grazie ad una rete significativa di accordi di libero scambio, tra cui il Partenariato economico globale regionale (RCEP), che istituisce la zona di libero scambio più estesa al mondo e genera circa il 30% del PIL globale.

Questa regione, caratterizzata da una rapida crescita, è ricca di potenziale, ma presenta anche notevoli disparità di sviluppo e reddito, una varietà di culture, lingue e religioni, e un dedalo normativo in cui è difficile orientarsi. In un’area estremamente eterogenea e con significative barriere all’entrata, Singapore emerge come porta d’ingresso privilegiata. Le opportunità offerte dalla regione e il ruolo faro di Singapore sono stati al centro di un business breakfast organizzato dal Gruppo Fidinam in collaborazione con la Camera di commercio e dell’industria del Cantone Ticino (Cc-Ti) e la Città di Lugano.

L’evento, moderato da Alex Chung, Delegato alle relazioni con l’Asia per conto della Città di Lugano, ha preso l’avvio con i saluti di benvenuto di Roberto Grassi, CEO del Gruppo Fidinam, che ha evidenziato come, nonostante uno scenario attuale caratterizzato da instabilità geopolitica, rischi di deglobalizzazione e frammentazione nonché da tendenze di nearshoring o reshoring, non si possa non considerare i mercati in crescita dell’ASEAN e il ruolo svolto da Singapore nella regione.

Anche la Svizzera, conferma Monica Zurfluh, Responsabile Commercio internazionale alla Cc-Ti, guarda con crescente interesse al Sud-Est asiatico: oltre ad una strategia regionale specifica elaborata dal Consiglio federale per gli anni 2023-2026, la Confederazione ha in essere accordi di libero scambio con Singapore, Filippine e Indonesia e negoziati in corso con Malaysia, Vietnam e Thailandia. Gli scambi commerciali con i Paesi dell’ASEAN sono aumentati negli anni, ma restano ancora modesti (3,3% del commercio estero svizzero). Nella regione, è Singapore a fare la differenza: è la quarta destinazione dell’export svizzero in Asia dopo Cina, Giappone e Hong Kong ed è il terzo mercato di approvvigionamento dopo Cina e Giappone. La città-Stato è anche la principale destinazione degli investimenti svizzeri, che dal 2010 al 2022 sono praticamente quadruplicati, raggiungendo quota 69,5 miliardi di franchi (su un totale di 81 miliardi di franchi nella regione).

Il CEO di Fidinam Asia Pacific, Alessandro Pedrinoni, ha poi fornito una panoramica della regione: su una popolazione di oltre 680 milioni di persone, il 51% vive in aree urbane, il 32% è sotto i 20 anni ed entro il 2030 il 70% farà parte della classe media. Le principali economie sono Indonesia, Thailandia, Singapore, Vietnam, Malaysia e Filippine: cumulativamente generano il 96% del PIL regionale, un PIL cresciuto in media del 4,2% negli ultimi dieci anni, con una proiezione di crescita media del 4% fino al 2040. I trend di crescita si concentrano nel settore manifatturiero, nel turismo e nell’economia digitale, ma la regione è anche confrontata con la risoluzione di problemi significativi, come ridurre la povertà, sviluppare le infrastrutture e rendere accessibili le tecnologie digitali. Pedrinoni si è poi chinato sulle singole economie. In Indonesia, la quarta Nazione più popolosa al mondo, crescono i settori minerario, infrastruttura, sanità, turismo e le batterie per i veicoli elettrici; nel 2023 gli investimenti esteri sono confluiti nei settori metalli, telecomunicazioni, farmaceutica, legno e carta. In Vietnam nel 2023 la popolazione ha raggiunto quota 100 milioni e il PIL è cresciuto del 5,03%; gli investimenti, diminuiti nel triennio 2020-2022, hanno ripreso in modo significativo nel 2023, soprattutto a beneficio dell’industria manifatturiera e della lavorazione (63%). Nel 2023 le Filippine hanno registrato il maggior tasso di crescita del PIL nella regione (5,6%), con trend di crescita osservati nell’inclusione finanziaria, nell’implementazione di soluzioni tecnologiche nei processi industriali e nella green energy. Il settore manifatturiero pesa per il 20% del PIL, ma lo sviluppo di catene di fornitura locali e il raggiungimento di una certa autonomia produttiva rappresentano ancora una sfida. La Thailandia ha un settore automobilistico significativo, il primo per dimensioni nella regione e il decimo a livello mondiale, con investimenti importanti annunciati nel settore delle auto elettriche. Nel 2023 la Malaysia ha visto la domanda internazionale di elettronica, olio di palma e prodotti petroliferi rallentare e il suo PIL crescere meno del previsto (3,7%).

Marta Giordano, Managing Director di Fidinam Singapore, ha poi evidenziato come la posizione strategica al centro di importanti rotte commerciali e marittime rendano la città-Stato la porta d’ingresso ideale dell’ASEAN. Terza economia nella regione, Singapore è di fatto un hub commerciale, finanziario e logistico ed è rinomata per la facilità nel fare impresa: tra le caratteristiche principali figurano procedure snelle e facilmente accessibili online, un sistema fiscale efficiente, un’ampia rete di accordi sulla doppia imposizione, incentivi agli investimenti, agevolazioni ed esenzioni fiscali nonché sovvenzioni per una vasta gamma di industrie e, non meno importante, la tutela degli investitori. Giordano ha poi illustrato nel dettaglio le opzioni per una presenza in loco (dalla società a responsabilità limitata alla filiale, all’ufficio di rappresentanza), il quadro fiscale, la politica d’immigrazione e i costi di assunzione.

In chiusura, la testimonianza di Christina Jensen e Pamela Annoni, co-fondatrici di Elixi International SA, azienda specializzata della consegna rapida di farmaci salvavita che ha scelto Singapore come base per le attività estero su estero.

Risultati inchiesta congiunturale 2023/2024

Nel 2023 l’attività delle imprese ticinesi si è attestata su livelli elevati malgrado il rallentamento della congiuntura mondiale e le numerose incertezze del contesto globale.

Sulla base dell’annuale inchiesta congiunturale condotta presso i soci della Cc-Ti, alla quale hanno partecipato 305 aziende di tutti i rami economici, l’anno 2023 ha fatto registrare buoni risultati per le imprese ticinesi, malgrado l’instabilità del contesto internazionale, i vari rincari, fra cui quello dell’energia, e, per le aziende esportatrici, la persistenza della forza del franco.
Per il 40% delle aziende l’andamento è stato sufficiente, per il 35% buono e per il 2% eccellente. Valore in linea con il 2022 e con le previsioni che erano state espresse lo scorso anno.

Come sempre, un indicatore osservato attentamente è quello che riguarda il livello degli investimenti, che ha fatto registrare un leggero aumento rispetto al 2022 (dal 44% al 46% la percentuale di imprese che ha investito sul territorio). Un importante segnale di ripresa rispetto agli anni segnati dalla pandemia. Questo malgrado l’erosione dei margini che si sta constatando da diversi anni, ma che per ora non sembra ancora aver provocato un impatto sulle attività aziendali, né sull’occupazione.

L’autofinanziamento, altro parametro centrale per la valutazione dello stato di salute delle imprese, si è confermato stabile per il 2023, con gli stessi valori dello scorso anno (il 33% delle aziende lo considera buono e il 37% soddisfacente).

Le previsioni per il 2024, al netto di imprevisti eventi sullo scenario internazionale, indicano una sostanziale stabilità con il 76% delle imprese che si attendono un andamento da sufficiente a buono nel primo semestre del 2024 e più prudenziale per il secondo semestre. Si segnala un calo degli investimenti atteso per il 2024, certamente conseguenza dell’incertezza generale che induce a una certa cautela. È evidente che si tratta di un dato abbastanza preoccupante se dovesse confermarsi nel corso dell’anno prossimo.

Come avviene ormai da quando vengono effettuati questi rilevamenti, i risultati del 2023 e le attese per il 2024 sono in linea con quanto rilevato negli altri Cantoni.

1. Andamento generale degli affari

L’andamento generale degli affari nel 2023 è risultato di segno positivo, sostanzialmente confermando le aspettative espresse nel 2022. Il 77% delle imprese ha valutato in maniera favorevole l’andamento degli affari nello scorso anno (soddisfacente per il 40% delle aziende, buono per il 35%, eccellente per il 2%). Malgrado la forza del franco e le note turbolenze sullo scenario mondiale, anche per le aziende esportatrici si registra un trend in generale positivo con numeri simili, il che rappresenta un risultato estremamente positivo. Non vi è inoltre una differenza rilevante fra settore secondario e terziario.

Per le previsioni sull’andamento degli affari a breve termine, cioè̀ per i prossimi 6 mesi, le cifre sono sostanzialmente stabili, con il 38% delle aziende che si attende un’evoluzione sufficiente e la stessa percentuale che prevede un andamento buono.

Per il secondo semestre del 2023, le previsioni sono di un’evoluzione soddisfacente per il 41% delle aziende, ma l’andamento buono cala leggermente al 35%. Una prudenza normale e comprensibile, che si registra praticamente ogni anno, perché il contesto generale rende difficili pianificazioni e previsioni a media e lunga scadenza.

2. Margine di autofinanziamento delle imprese

I valori del margine di autofinanziamento delle aziende meritano sempre un’attenzione particolare, perché si tratta di un indicatore importante dello stato di salute delle imprese e quindi anche della capacità competitiva del sistema in generale. Il valore si conferma identico rispetto allo scorso anno, con il 70% delle imprese che giudica positivamente il margine di autofinanziamento (37% soddisfacente, 33% buono). Dato senza dubbio confortante, anche tenuto conto delle difficoltà legate agli anni caratterizzati dal Coronavirus.

3. Investimenti

Dopo il periodo pandemico, si conferma una leggera ripresa degli investimenti, tornati ai livelli del 2019. Dal 44% dello scorso anno si passa al 46% delle aziende che hanno investito, con il settore secondario che si conferma trainante (il 67% delle imprese ha investito) e un contributo consistente fornito dalle imprese di dimensioni media (dai 30 ai 100 collaboratori) con il 76%. Le strutture di dimensioni grandi (con più di 100 collaboratori) hanno pure investito nella misura del 78%.

Per il 2024 pesano le incertezze del contesto generale, perché “solo” il 42% delle aziende prevede investimenti e il calo è netto nel settore secondario, come del resto in tutta la Svizzera. Ciò si spiega con il previsto rallentamento nell’ambito delle costruzioni e alle numerose incertezze che gravano sul settore industriale soprattutto per le tensioni internazionali e la forza del franco che inducono quindi alla prudenza. Sono soprattutto le strutture medie a segnalare un rallentamento importante, mentre quelle grandi restano più ottimiste.

4. Attenzione verso l’occupazione e la politica salariale

Come già ampiamente attestato anche dalle cifre ufficiali concernenti l’impiego, anche l’occupazione rimane stabile e praticamente con valori identici al 2022. La stabilità dell’effettivo è espressa dal 63% delle aziende, mentre un aumento è segnalato dal 25% e una diminuzione dal 12%, in linea con quanto sempre rilevato. Da rilevare un aumento dell’effettivo nel settore secondario segnalato dal 35% delle aziende. Il 2024 dovrebbe essere all’insegna di una stabilità rilevata dal 79% delle imprese.

In ambito di politica salariale, 70% delle aziende che hanno risposto alla domanda hanno concesso aumenti di stipendio di varia entità nel 2023.

5. Trasformazione digitale

Il tema dello sviluppo digitale delle attività ormai non è più nuovo, ma merita comunque attenzione quanto agli sviluppi, sempre più rapidi e dalle molte sfaccettature. È interessante constatare come praticamente tutte le aziende investano su questa trasformazione, sebbene la percentuale degli investimenti totali rappresenti una parte abbastanza contenuta per il 64% di esse (massimo 15%). Gli investimenti risultano leggermente superiori nel settore terziario rispetto al secondario.

Fra i vantaggi della trasformazione digitale, nelle risposte spiccano la semplificazione dei compiti (73%) e il miglioramento della produttività (58%). Seguono lo sviluppo di nuovi prodotti e servizi (29%) e la riduzione dei costi di produzione (20%). I limiti della digitalizzazione sono invece individuati nella difficoltà a integrare la tecnologia nell’attività (47%), nei costi di investimento (43%) e nella difficoltà dei dipendenti di familiarizzare con il sistema (33%), elemento quest’ultimo che chiama quindi in causa anche il tema della formazione, di base o continua.

È importante rilevare che la digitalizzazione non è vista come opportunità per sopperire alla carenza di manodopera dal 71% delle risposte, il che evidenzia come il fattore umano resti per ora decisivo. Per contro, la trasformazione è considerata dal 70% come opportunità per migliorare la posizione competitiva.   

Per agevolare il processo, il 53% delle aziende ritiene che lo Stato dovrebbe prevedere incentivi fiscali per gli investimenti nel digitale e prevedere un maggiore sostegno all’innovazione (45%), anche nel senso di creare e mantenere condizioni generali idonee all’imprenditorialità. Lo sviluppo dell’infrastruttura è pure considerato un elemento impostante dal 29% delle risposte e lo sviluppo dei corsi di informatica viene citato dal 28%.

6. Intelligenza artificiale

L’utilizzo di strumenti di intelligenza artificiale come ChatGPT resta per ora abbastanza limitato, visto che l’uso sistematico nel contesto aziendale viene rilevato solo dal 23% delle aziende (24% nel terziario, 20% nel secondario, 30% nelle aziende medio-grandi). L’utilizzo di questi strumenti si riscontra nel marketing (70%), nella digitalizzazione del prodotto/servizio (31%), nell’applicazione nei processi produzione e nella logistica (31%) e nell’organizzazione (finanze, risorse umane, 24%). Chi non fa capo a questi strumenti indica come motivi che il settore di attività non è interessato (67%), oppure la mancanza di conoscenza degli strumenti (22%), di tempo (15%) o di personale qualificato (13%).

Interessante rilevare come, a oggi, il 90% delle risposte indichino che l’IA non avrà impatti sul numero di dipendenti dell’azienda. Non vi sono differenze tra settore secondario e terziario, la percentuale cala leggermente per le aziende di dimensioni più grandi.

Il 69% delle risposte menziona di non avere una strategia specifica per l’IA, mentre il 17% mira all’identificazione dei settori di attività interessati, il 14% lavora per un adattamento della gestione dei dati e il 12% opera nel quadro della formazione del personale.

Il 9% afferma che sta allestendo un calendario di attuazione.

Infine, ben il 77% delle risposte indica che vi è una necessità di interventi legislativi per regolare meglio l’IA.

Hanno partecipato all’inchiesta 305 imprese associate alla Cc-Ti, che impiegano in tutto 18’521 dipendenti nel cantone.

Si tratta di 88 aziende del settore industria-artigianato e di 217 del comparto commercio e servizi.       
Un campione di aziende consolidato da un rilevamento che viene effettuato da 12 anni con risultati attendibili e sempre confermati da altre ricerche congiunturali condotte da istituti federali e cantonali e dai dati ufficiali.

L’indagine della Cc-Ti, che ha coinvolto 183 realtà̀ aziendali che operano sul mercato interno e altre 122 orientate in parte o totalmente all’export, mira appunto a fornire indicazioni sulle tendenze generali dell’economia ticinese, senza volersi sostituire ad analisi più mirate effettuate da singoli settori economici.

L’inchiesta è stata condotta unitamente alle Camere di commercio e dell’industria di Friborgo, Ginevra, Giura, Neuchâtel, e Vaud. Le Camere di commercio e dell’industria della Svizzera tedesca operano individualmente, ma seguendo lo stesso schema.


Link ai risultati delle Camere degli altri Cantoni che hanno condotto l’inchiesta comune (alcuni dati sono accessibili solo ai soci delle rispettive Camere)

VD :    
Présentation PowerPoint (cvci.ch), CVCI – Chambre vaudoise du commerce et de l’industrie – L’activité des entreprises vaudoises reste soutenue face au ralentissement de la conjoncture mondiale et aux défis à relever

JU :     
Chambre de commerce et d’industrie du Jura – Chambre de commerce et d’industrie du Jura (ccij.ch)

NE :     
Les entreprises neuchâteloises affichent encore une bonne forme, mais sont sur leurs gardes pour 2024 CNCI 

FR :      
CCIF – Communiqué – Malgré des activités encore solides en 2023, les entreprises fribourgeoises voient leur

GE :    
Geneva Chamber of Commerce, Industry and Services – Chambre de commerce, d’industrie et des services de Genève (ccig.ch)  

Inchieste condotte da altre Camere di commercio e dell’industria svizzere con i propri associati

BE :
https://www.baerntoday.ch/bern/kanton-bern/der-fachkraeftemangel-bereitet-den-berner-kmu-am-meisten-sorgen-155171646

BS/BL
hkbb_twice_2-23_230x320mm_web.pdf

Svizzera centrale :
HZ 46_ Standort Zentralschweiz_Beilage_.pdf (d15k2d11r6t6rl.cloudfront.net)

Svizzera orientale (SG, TG, AI, AR) : 
Energiewende bedingt Versorgungssicherheit | IHK St. Gallen-Appenzell

ZH
Konjunktur | Kanton Zürich (zh.ch)

Alcune Camere di commercio e dell’industria si basano di regola sui rapporti degli Uffici cantonali di statistica oppure su valutazioni del KOF.


Materiale informativo


Archivio delle edizioni passate

Discorso del Presidente Andrea Gehri in occasione della 106esima AGO Cc-Ti

La versione integrale del discorso pronunciato dal Presidente Andrea Gehri alla nostra 106esima Assemblea Generale Ordinaria, tenutasi il 20.10.2023 presso l’Espocentro di Bellinzona.

Stimato ospite d’onore, Capo dell’Esercito e Comandante di Corpo, Thomas Süssli,
Consigliere agli Stati,
Consiglieri nazionali,
Presidente e Consiglieri di Stato del Canton Ticino,
Gran Consiglieri,
Municipali,
Carissimi soci, stimati rappresentanti delle Autorità e delle associazioni economiche, gentili signore, egregi signori, cari ospiti,

Ribadisco il benvenuto alla 106esima Assemblea generale ordinaria della nostra Camera di commercio, dell’industria, dell’artigianato e dei servizi, un evento che si vuole una festa, una celebrazione della figura dell’imprenditore e dell’economia. Insomma, il giorno X dell’imprenditoria!

Ma fare impresa oggi è diventata una vera missione!!
Vi è quindi veramente motivo per festeggiare?

La domanda è più che legittima, visto il contesto sociopolitico sempre più ostile all’imprenditoria, alimentato ad arte da chi avrebbe la responsabilità di informare oggettivamente ed invece rincorre acriticamente i clic o in generale l’audience denigrando chi ogni giorno crea valore e la ricchezza di questo paese. Ma perché?
Non ho purtroppo una risposta, e ci ho pensato a lungo in verità, forse perché, semplicemente, non c’è o perché ve ne sono più di una.
Fatto è che per gli imprenditori rischi, fallimenti e ostacoli crescono ogni giorno e da qualche anno non ci lasciano tregua. Oltre agli squilibri creati dalle molte tensioni internazionali, che hanno riflessi diretti e indiretti anche sulla nostra realtà locale, vi è il particolare gusto Canton ticinese a creare ulteriori difficoltà a chi non viene visto come l’asse portante del paese, ma come un affarista senza scrupoli, avido, addirittura dannoso per la società.
Con il conseguente potere taumaturgico affidato all’interventismo statale, invero non solo cantonale, che condiziona pesantemente la libertà economica.
Per i superficiali e tendenziosi attori della vita pubblica che considerano Il mercato come fonte di ogni ingiustizia, il profitto come furto, il capitale come concetto inconfessabile e l’imprenditore come uno sfruttatore privo di coscienza sociale, è quasi naturale invocare una cascata di regole moralizzatrici e ingabbianti.
Ma ribadiamolo una volta per tutte e chiariamo in modo inequivocabile cosa rappresenta l’imprenditore per la nostra società!

L’imprenditore è colui che crea valore, genera ricchezza, occupazione e posti di lavoro per la società, che risolve problemi e soddisfa bisogni attraverso prodotti e servizi innovativi, che stimola la concorrenza e la qualità del mercato, che assume rischi e sfide per realizzare la propria visione, e aggiungo, senza chiedere aiuti pubblici, se non le giuste condizioni per poter lavorare. L’imprenditore è anche colui che deve tenere conto degli interessi e delle aspettative dei vari stakeholder (dipendenti in prima linea, clienti, fornitori, comunità, ambiente, etc.) e deve agire in modo etico e sostenibile.

Dati chiari, sensazioni confuse

Difficile in queste condizioni non mollare. Il mio, il nostro fortissimo senso di responsabilità, deriso da taluni, ce lo impone. Altro che interessi egoistici! Sarebbe stato impossibile portare il Ticino economico dove è oggi se non vi fosse stato un tessuto economico sano e dinamico, che ha saputo sempre reagire alle avversità con efficienza.
Passato attraverso la grave crisi finanziaria del 2008 e lo sconvolgimento del cambio franco-dollaro-euro, che continua ad essere di non facile gestione anche ai nostri giorni. Senza dimenticare le radicali trasformazioni tecnologiche del sistema produttivo, i repentini alti e bassi dei mercati internazionali che hanno imposto veloci cambiamenti dei modelli di business, la pandemia, la crisi delle materie prime, i problemi di approvvigionamento, le conseguenze della guerra in Ucraina, e ora anche quella scatenatasi in Israele e in Palestina, oltre agli abnormi rincari dei costi dell’energia, di cui tutti noi ne siamo vittima. Nonostante tutto questo, abbiamo continuato a investire, ad innovare per salvaguardare e migliorare la competitività delle nostre aziende. Abbiamo creato migliaia di nuovi posti di lavoro, rafforzando la base economica e occupazionale del Cantone. I dati parlano chiaro, ma purtroppo il paese non li metabolizza, rimanendo ancorato a vari pregiudizi e clichés che descrivono il Ticino come paese povero, con solo salari bassi, attività di poco valore, terra invasa dai frontalieri e stupidaggini di questo tipo.

Se le aziende funzionano l’economia gira, se l’economia funziona si generano valore, ricchezza e benessere per tutta la collettività. Punto!

Questo deve essere chiaro a tutti. Del resto, è questa l’essenza di quella autentica funzione sociale dell’impresa che purtroppo non è riconosciuta per come meriterebbe. Altro che sfruttatori!
Il primo ed essenziale compito delle imprese è di creare posti di lavoro. Poi su questo si possono costruire vari castelli di benefit, vantaggi, ecc., ma il compito primario non va dimenticato, né sottovalutato.
E, ribadisco con convinzione e determinazione: non esiste un imprenditore di successo che non abbia sensibilità sociale e rispetto verso i propri dipendenti, verso il paese dove è ospitato e le istituzioni pubbliche. Ma, purtroppo si vuol far credere il contrario!
Chi è responsabile per la creazione di valore e di ricchezza nel nostro bel Paese, se non l’imprenditore?

Investimenti, malgrado tutto

Investire per avanzare, innovare e creare appunto posti di lavoro, dicevo. Facile all’apparenza. E l’investimento è quotidiano, non solo in termini di soldi intesi come cash, ma anche di visioni, di adattamenti dei modelli di business, di procedure, di scelte, di rischi da assumere. Senza questa dedizione giornaliera le imprese perdono competitività e spariscono. In termini di cifre, va comunque evidenziato che, pur tra i contraccolpi della pandemia sulle catene di approvvigionamento, l’aumento dei costi dell’energia, il rincaro e la difficoltà di reperire materie prime, la nostra inchiesta congiunturale dello scorso anno ha evidenziato che nel settore industriale ha investito ben il 67% delle aziende, percentuale che sale al 77% per le imprese con oltre 100 dipendenti. L’indagine attualmente in corso per il 2023 sta evidenziando che circa il 45% delle aziende sta operando investimenti.
Dati notevoli che dovrebbero venir resi pubblici dai media e non solo evidenziare a grandi titoli quando un’azienda licenzia, suo malgrado, 5 lavoratori. 
Se l’investimento nell’innovazione abbraccia molti aspetti, dal miglioramento dei processi produttivi a quello dei prodotti, non va dimenticato che esso innesca anche delle trasformazioni positive che si riflettono direttamente su tutta la società: nuovi prodotti che soddisfano nuovi bisogni, più sviluppo produttivo, crescita del know-how del sistema Paese, più lavoro qualificato, più redditi e ricchezza per tutti. In poche parole, una generale evoluzione non solo economica ma anche sociale. E al centro di questo progresso c’è l’imprenditore con la sua voglia di fare, con le sue visioni per far crescere l’azienda e di riflesso il paese.

Ma il profitto è essenziale? Certamente!

Un’azienda non può investire, non può innovare se non ha risorse sufficienti, ossia se non consegue dei profitti.

Il profitto, che in Ticino è condannato a prescindere come fosse un’appropriazione indebita dei “padroni”, quando viene conseguito nel rispetto delle leggi e delle consuetudini economiche locali, dimostra innanzitutto che l’impresa funziona, che chi la guida fa un uso efficiente e mirato dei fattori produttivi. I veri imprenditori, come diceva qualcuno, non inondano la società con annunci e dichiarazioni roboanti sulle loro buone intenzioni. Svolgono invece la loro funzione fondamentale perseguendo quel profitto che garantisce i mezzi adeguati a investire, per mantenere competitiva l’impresa, per continuare a produrre quei beni e servizi che i consumatori richiedono, e, dettaglio di non poco conto, per conservare i posti di lavoro e offrirne di nuovi. È così che si consolidano pure i legami col territorio e la comunità locale, si accresce la fiducia dei clienti, dei fornitori e degli stessi dipendenti che si sentono rassicurati dal buon andamento aziendale.
Preoccupante e sbagliato credere che l’imprenditore miri solo al suo profitto personale, non è così!
L’imprenditore investe nel suo lavoro, nella propria azienda e, che lo si accetti o meno, rappresenta l’unica fonte per creare e ridistribuire ricchezza alla comunità.

L’economia continua a creare lavoro. Il tasso di crescita degli impieghi offerti dalle nuove imprese ticinesi tra il 2013 e il 2020 è addirittura superiore alla media nazionale. Malgrado la mancanza di personale qualificato e a volte persino di lavoratori poco formati. Del resto, il lavoro non si crea per legge, lo creano le imprese se sono messe nelle condizioni di farlo. Noi imprenditori chiediamo solo che la nostra attività non sia resa ancora più complicata, arricchita senza motivo di incombenze amministrative. Esigiamo che, quando si discute di politica economica, si ragioni sulla base di dati e fatti concreti e non di preconcetti ideologici. Come stiamo cercando di fare da anni, ma ahimè poco ascoltati.
La burocrazia pubblica, ad esempio, è un problema che cresce a dismisura e affligge da tempo il nostro Paese, ostacolando lo sviluppo economico, sociale ed ambientale.

Si devono assolutamente ridurre il numero e la complessità delle leggi, regolamenti e procedure che regolano l’attività delle imprese e dei cittadini, eliminando quelle obsolete, inutili o contraddittorie. Si tratta anche di analizzare l’impatto della burocrazia eccessiva, soprattutto quelle sulle PMI, che distolgono all’imprenditore sempre più risorse ed energie, invece di investirle nella sua attività, perché oberato da balzelli amministrativi e burocratici senza senso.

Si avanzi finalmente nella digitalizzazione: si tratta di favorire finalmente il processo di trasformazione digitale sia all’interno dell’amministrazione pubblica, che nelle imprese, rendendo efficienti, rapidi, sicuri i servizi e le procedure verso le aziende e la comunità. 

Si rispettino e si riducano i tempi amministrativi e si introduca il principio del silenzio assenso: dobbiamo dotarci di procedure semplificate che riducano sensibilmente i tempi improponibili della politica e delle decisioni.  Le richieste delle imprese e dei cittadini devono essere evase entro limiti temporali predefiniti (che non possono essere infiniti), introducendo il principio del silenzio assenso in caso di mancato rispetto dei termini. Ossia: in mancanza di risposta da parte dell’autorità alla domanda di un soggetto entro il termine predefinito, questa è considerata automaticamente accolta!

Lotta alla corruzione: gli imprenditori responsabili denunciano fermamente i fenomeni di corruzione, evasione fiscale, inquinamento ambientale e violazione dei diritti dei lavoratori che danneggiano il tessuto sociale ed etico del Paese.

Si tratta infine di promuovere una cultura della legalità, della responsabilità sociale e dell’etica pubblica e quindi di sanzionare in modo esemplare là dove si manifesta reato.

L’ossessione dei ricchi

In questo contesto assai difficile e a tratti molto confuso, sarebbe più che mai necessario ragionare sui dati oggettivi, come già ribadito in precedenza. Non a caso la scorsa settimana abbiamo presentato uno studio commissionato alla SUPSI per una fotografia della situazione della finanza pubblica e della fiscalità. Studio ispirato a quanto fanno da anni, senza alcuna polemica ideologica, i colleghi della Camera ginevrina. L’intento è di dare un ulteriore strumento oggettivo di analisi e riflessione quando si tratta di discutere di fiscalità e in particolare dei margini di manovra del Cantone in base alla situazione delle finanze pubbliche. Di per sé non dovrebbe esserci nulla di scandaloso, tanto più che non abbiamo avanzato richieste particolari, constatando semplicemente la crescita esponenziale della spesa pubblica, senza dare alcun giudizio di valore sulla stessa. Eppure, subito sono emerse critiche a prescindere da parte dei media, ancora prima che lo studio fosse analizzato, riducendo il tutto con faciloneria tendenziosa a una mossa di marketing per propagandare i tanto mitizzati “regali ai ricchi”. Mantra inattaccabile per affossare qualsiasi tentativo di riformare un sistema fiscale obsoleto, mentre gli altri Cantoni fanno passi avanti decisivi, relegando sempre più il nostro Cantone a maglia nera della Confederazione. Come i cugini grigionesi che, in modo lungimirante e pragmatico, hanno previsto un taglio di ben il 5% sull’imposizione del reddito, della sostanza e alla fonte del Cantone delle persone fisiche a partire dal 2024!

E chi ne beneficerà? In modo particolare le famiglie, le persone, i dipendenti, i manager e i dirigenti che svolgono un’attività lucrativa nel Cantone! Questa è la risposta che tanto vorremmo poter dare anche noi ai nostri imprenditori e cittadini!

Quando si pensa che una fiscalità attrattiva incoraggia lo sviluppo economico, perché le aziende, disponendo di maggiori risorse finanziarie, possono investire e creare impieghi con innegabili benefici anche per le finanze pubbliche a medio e lungo termine. Opposizioni di principio sono pertanto incomprensibili, da rispedire al mittente con decisione. Del resto, si tace sul fatto che, malgrado le molte crisi citate in precedenza il tessuto economico sia stato in grado di fare miracoli, garantendo un gettito fiscale costante, addirittura in crescita. Ma altrettanto, e ancor più rumorosamente, si tace sull’esplosione della spesa pubblica. Che ha molti motivi e per la quale non chiediamo tagli draconiani a casaccio.
Ma una seria e urgente riflessione sì. Ci pare il minimo.
Ci pare pure assolutamente giustificato che, in uno stato di diritto come il nostro, vi sia radicata la sensibilità di trovare soluzioni per i meno abbienti e, il Canton Ticino è uno dei Cantoni a livello svizzero con una spiccata ed evoluta socialità.
Ma se chiedere una discussione e fornire i dati per le analisi equivale a essere gli affossatori dello Stato sociale, significa che il problema verosimilmente non sono le aziende…

La nostra preoccupazione è data dal fatto che il Ticino, benché ricco di risorse e potenziale grazie anche ad un tessuto economico molto diversificato e dinamico, non riesca ad emergere in termini concorrenziali ed attrattivi. Questo indica una chiara necessità di riforme e di adattamento del sistema fiscale, come pure un’attenta valutazione critica dell’evoluzione della spesa pubblica. In questo contesto, ben venga la proposta formulata nel mese di luglio 2023 dal Consiglio di Stato, volta a facilitare la successione aziendale e ad alleggerire l’onere fiscale sui capitali pensionistici, in modo da favorire il mantenimento del tessuto economico e frenare l’esodo, purtroppo continuo, di contribuenti “forti” in età pensionabile. Anche la correzione della fiscalità delle persone fisiche, con la riduzione degli oneri fiscali per i contribuenti con alti redditi, rappresenta un passo essenziale per mantenere la competitività con altri Cantoni. Gli alti redditi (superiori ai 200’000 franchi) sono in effetti troppo penalizzati poiché, ad oggi, da soli contribuiscono nella misura del 35% alle finanze cantonali tramite il prelievo dell’imposta sul reddito e il rischio che si spostino verso altri lidi fiscalmente attrattivi è già molto concreto.
Molte sono le sfide che attendono e che necessitano di riforme importanti, in una sorta di “Patto di Paese”. Se però ogni discussione si limita all’ossessione dei presunti “regali ai ricchi”, in una sorta di riflesso pavloviano ogni volta che si affronta il tema della fiscalità, siamo destinati a un nemmeno troppo lento e inesorabile declino. Del resto, in nessun paese democratico si è mai riusciti ad aiutare i meno abbienti eliminando le persone più facoltose.
È vero il contrario!

La sempre più controversa figura dell’imprenditore vista dalla società perché spesso associata ad una visione negativa del capitalismo, che lo considera un approfittatore che sfrutta i lavoratori e il mercato per arricchirsi a scapito degli altri, dobbiamo contrastarla con vigore. Visione miope, influenzata a torto da alcune teorie economiche e sociali, come il marxismo, che criticando il sistema capitalistico e la sua logica di profitto, ha affossato il benessere e lo sviluppo di tanti paesi, anche non molto distanti dal nostro.
Di lavoro per tutti noi, imprenditrici ed imprenditori, ne abbiamo parecchio per sensibilizzare l’opinione pubblica avversa, ma permettetemi comunque di ribadire l’importanza che l’imprenditore, il manager, il dirigente riveste nella vita pubblica e politica del nostro paese.
Poco efficace è la critica ed inascoltate sono le rivendicazioni degli imprenditori, se questi tuttavia, non sono presenti là dove vengono influenzate e dove vengono prese le decisioni che contano.
Vero! L’impegno per la propria azienda costa molte e notevoli risorse ed energie di tempo, visto il contesto sempre più complesso, ma non essere presenti nei consessi della politica e in quelli decisionali, non potrà più essere un’opzione in futuro. Pena, è l’emarginazione del tessuto economico e di conseguenza la perdita di considerazione e valore per la società.
Diffondiamo la cultura imprenditoriale attraverso le nostre idee, non restiamo solo spettatori in attesa che qualcuno provvederà.
Cerchiamo di influenzare a favore del sistema paese le decisioni che contano, dimostriamo che abbiamo tanta esperienza e responsabilità sociale, più sicuramente di coloro che la rivendicano, senza tuttavia nulla produrre!

Avremmo tanto da dire! Siatene convinti!

Sono giunto al termine della mia relazione che ha voluto sottolineare, in particolare il ruolo dell’imprenditore nella nostra società, figura imprescindibile per un paese che vuole evolvere e soddisfare i bisogni dei cittadini.
Concludo quindi non prima di ringraziare tutte le collaboratrici e collaboratori che lavorano quotidianamente in Camera di Commercio. È un onore e un piacere poter contare su tanta competenza e qualità.
Ma un ringraziamento particolare lo meritano sicuramente Luca Albertoni, il nostro direttore che unitamente allo staff di direzione della Camera di Commercio svolgono un lavoro determinante, talvolta invisibile, difficile da spendere, ma vi assicuro di elevata qualità e quantità.
L’ufficio presidenziale e la nostra Vicepresidente Cristina Maderni, che, proprio oggi sono stati rinominati per il prossimo quadriennio e dove competenze trasversali all’economia, ne arricchiscono il confronto, il dibattito e dove, vengono prese le decisioni che contano attraverso un approccio di approfondimento e condivisione esemplari.
È un onore poterlo presiedere, grazie a tutti!

“Alcune persone vedono un’impresa privata come una tigre feroce da uccidere subito, altri come una mucca da mungere, pochissimi la vedono com’è in realtà: ossia, un robusto cavallo che traina un carro molto pesante”
(Winston Churchill)

A voi tutti presenti oggi Vi ringrazio per l’attenzione e per la fiducia riposta nella nostra organizzazione.

La certezza di un tessuto imprenditoriale dinamico è fondamentale per la solidità del Cantone

Comunicato stampa della 106esima Assemblea Generale Ordinaria della Cc-Ti

La Camera di commercio, dell’industria, dell’artigianato e dei servizi del Canton Ticino (Cc-Ti) ha tenuto oggi, 20 ottobre 2023, presso l’Espocentro di Bellinzona, la sua 106esima Assemblea generale ordinaria.
L’evento si è svolto con il supporto dei due sponsor principali EFG Private Banking e Swisscom.

Alla presenza di circa 350 partecipanti, l’Assemblea ha confermato all’unanimità la Presidenza di Andrea Gehri per i prossimi quattro anni.  
Nell’Ufficio presidenziale (composto di 21 elementi in rappresentanza di tutti i settori economici del Cantone), Federico Haas, vicepresidente di Hotelleriesuisse Ticino, è stato nominato in sostituzione dell’uscente Lorenzo Pianezzi.

Dopo i lavori assembleari vi sono stati gli interventi del Presidente delle Cc-Ti, Andrea Gehri, del Consigliere di Stato e Direttore del DFE Christian Vitta e del Direttore della Cc-Ti Luca Albertoni. Quest’ultimo ha introdotto, unitamente al Consigliere di Stato e Direttore del DI Norman Gobbi, l’ospite d’onore. Il Comandante di corpo Thomas Süssli, capo dell’esercito svizzero.

La centralità del ruolo dell’imprenditore

Il Presidente Andrea Gehri ha incentrato il suo discorso sul ruolo fondamentale dell’imprenditore nella società. Ruolo purtroppo spesso misconosciuto, malgrado sia centrale per la crescita del paese. Senza l’assunzione di rischi, la spinta innovativa e gli investimenti delle imprese non sarebbe possibile creare e mantenere posti di lavoro. Quindi ne soffrirebbe tutto il paese. Anche le riforme invocate, come la recente proposta del Consiglio di Stato di intervenire su determinate aliquote per le persone fisiche e l’imposizione delle successioni e delle rendite previdenziali, non hanno certo lo scopo di provocare discriminazioni o favorire indebitamente determinati gruppi. Bensì sono essenziali per mantenere interessante il Ticino come terra del “fare impresa”, pena la perdita persone fisiche e aziende fondamentali per finanziare un sistema sempre più “costoso”.

Restano aperti molti fronti carichi di insidie, perché anche per le aziende l’inflazione ha conseguenze importanti e la crescita di molti costi rappresenta una minaccia per tutti. Dalle materie prime, all’energia, passando per i costi creati dalla crescente burocrazia, le incognite per il futuro sono parecchie. Solo permettendo al tessuto imprenditoriale di fare il proprio lavoro e di creare ricchezza per sostenere l’importante meccanismo ridistributivo, sarà possibile superare anche i momenti più difficili.

Il Direttore della Cc-Ti ha dal canto suo aggiunto come nelle altre regioni elvetiche non sia tabù parlare della centralità del ruolo delle aziende e come sia insensata l’ossessione di combattere i ricchi, visto che ad esempio, citando il padre dell’AVS, l’ex Consigliere federale Hans-Peter Tschudi, “I ricchi non hanno bisogno dell’AVS, ma l’AVS ha bisogno dei ricchi”. Aggiungendo che non solo l’AVS ha bisogno di contribuenti forti, bensì tutto il sistema fiscale e finanziario cantonale dipende da loro.

L’impegno del Cantone per rendere il Ticino un luogo sempre più attrattivo e favorevole all’imprenditorialità

Il Consigliere di Stato e Direttore del Dipartimento delle finanze e dell’economia, Christian Vitta, dopo una panoramica sulla situazione macro-economica attuale, ha rimarcato l’importanza di volgere lo sguardo al futuro, continuando a lavorare per rendere il Ticino un territorio sempre più attrattivo e, in maniera particolare, favorevole all’imprenditorialità. Il Consigliere di Stato si è così soffermato su alcuni fattori che contribuiscono a creare le migliori condizioni quadro e a favorire una crescita economica armoniosa e duratura. Proprio in questo senso, il Cantone continua a lavorare per un quadro fiscale moderno e competitivo, per rafforzare l’innovazione nel nostro territorio, per un mercato del lavoro dinamico e per ritrovare un equilibrio delle finanze pubbliche.
In conclusione, il Consigliere di Stato ha espresso i suoi ringraziamenti alla Camera di commercio in quanto interlocutore prezioso per il Dipartimento delle finanze e dell’economia che permette allo Stato di disporre di vigili antenne a stretto contatto con le realtà economiche del territorio.

Politica di sicurezza e sistema di milizia

L’intervento del Comandante di corpo e Capo dell’esercito svizzero ha sottolineato l’importanza del settore militare come attore economico. Ma soprattutto è stata evidenziata l’importanza del sistema di milizia, essenziale non solo per l’esercito stesso, ma anche perché costituisce un fondamentale elemento di permeabilità tra l’armata e l’economia, molto utile anche per le aziende, soprattutto negli aspetti gestionali. Il Comandante ha poi anche portato qualche riflessione sul ruolo della difesa svizzera nel teso contesto geo-politico internazionale.


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Scoprite gli highlights della serata


Approfondimenti

Leggete quanto emerso nelle precedenti Assemblee:

10 anni LIFT Ticino: festeggiamenti e visioni future

LIFT ha come principale obiettivo quello di creare un ponte tra mondo scolastico e mondo professionale, per facilitare la transizione dei e delle giovani che terminano la scuola media. Dopo aver preso avvio nel 2006 nella Svizzera tedesca, il progetto è giunto dal 2013 anche nel Canton Ticino, dove quest’anno si sono celebrati i primi 10 anni di attività.

Per l’occasione si è tenuta una serata-evento lo scorso 10 maggio presso la scuola media di Agno. Alla serata hanno partecipato una settantina di persone, tra rappresentanti del mondo scolastico, istituzionale e aziendale.
Era presente anche l’On. Marina Carobbio Guscetti, Consgliera di Stato e Direttrice del Dipartimento educazione, cultura e sport, che è intervenuta con un breve discorso nel quale ha spiegato di conoscere bene il progetto LIFT già dalla sua precedente attività politica a Berna e di apprezzarne i contenuti e i benefici che porta ai giovani e alle giovani.

In seguito, il pubblico ha potuto assistere ad una breve presentazione del programma LIFT e del suo sviluppo nel Cantone, e alla proiezione di un filmato, realizzato appositamente per l’occasione grazie alla collaborazione tra LIFT e il CERDD, il centro di risorse didattiche e digitali del Cantone Ticino (è possibile vedere il filmato tramite questo link).

A conclusione dell’evento, si è svolta una tavola rotonda, moderata dalla giornalista Agata Galfetti, sul tema degli sbocchi professionali per gli allievi e le allieve di quarta media. Alla discussione hanno partecipato Oscar Gonzalez (Divisione della formazione professionale), Massimo Genasci-Borgna (Ufficio orientamento scolastico e professionale), Daniela Bührig (AITI), Sara Rossini Monighetti (in rappresentanza della Cc-Ti), Christian Romanenghi (ex allievo LIFT) e Alex Manfredi (LIFT).

È noto che molti ragazzi e ragazze riscontrano delle difficoltà, di vario tipo, nel percorso di transizione tra mondo scolastico e mondo professionale. Oppure la difficoltà non emerge tanto nel trovare un posto di apprendistato, bensì nel riuscire a mantenerlo. I giovani da aiutare sono molti ma fortunatamente essi possono anche contare su una vasta rete di misure. È quindi importante che tutti gli attori presenti sul territorio collaborino strettamente per il bene di ragazzi e ragazze e per il raggiungimento dell’obiettivo comune che è quello di diminuire la disoccupazione giovanile.

Il principale obiettivo di LIFT resta quello di permettere ai giovani di sperimentare concretamente il mondo del lavoro, già durante la terza e la quarta media. Grazie al programma di LIFT, avranno così maggiori possibilità di ottenere un posto di apprendistato (o altra collocazione) ed iniziare il loro percorso professionale nel migliore di modi.

LIFT ha infatti molteplici effetti positivi sui giovani. Ne aumenta l’autostima e la motivazione, arricchisce il loro curriculum vitae e amplia la rete di conoscenze professionali e sociali. Tutti questi elementi permettono loro di trovare più facilmente un posto di apprendistato. Le cifre per il 2022 mostrano che, a livello nazionale, il 63% dei giovani che hanno partecipato a LIFT hanno trovato una soluzione di formazione (AFC o CFP) immediatamente al termine della scuola media.

Il futuro: concretezza per i giovani

Attualmente le sedi di scuola media che offrono LIFT ai loro allievi e alle loro allieve sono undici: dieci scuole pubbliche e una privata. Ci auguriamo che in futuro altre sedi possano seguire l’esempio e lanciarsi nell’avventura LIFT.

I giovani che possono beneficiare del programma e le loro famiglie sono riconoscenti alle scuole che decidono di inserire LIFT nella loro offerta. Citiamo l’esempio di Chiara (nome noto alla redazione), ragazza molto timida che in terza media accetta di partecipare a LIFT. Le viene offerta la possibilità di effettuare uno stage (posto di lavoro di settimanale) nel settore marketing e relazioni pubbliche di una banca. Le prime settimane ha un atteggiamento molto chiuso, esegue i compiti con impegno, ma quasi non parla e si relaziona solo con la persona responsabile dello stage LIFT all’interno della banca. Ma col passare del tempo, Chiara acquista pian piano maggior fiducia, diventa più estroversa e comunica molto più facilmente con gli adulti. Tanto che collabora con profitto all’allestimento di un evento nel foyer della banca, occupandosi anche dell’accoglienza del pubblico. Chiara ha poi concluso la quarta media e trovato un posto di apprendistato, anche se non nel settore bancario.

Queste storie di successo potranno continuare in futuro grazie a LIFT e a tutti i suoi partner (statali e non), che sono fondamentali sotto il profilo finanziario – ricordiamo che LIFT è un’associazione no profit – o nel fornire un aiuto pratico alla crescita del programma.  

Il ruolo della Camera di commercio, dell’industria, dell’artigianato e dei servizi è per LIFT molto importante perché permette a LIFT di farsi conoscere nel mondo economico e aziendale. Sappiamo che potremo contare anche in futuro sul sostegno della Cc-Ti e ci impegneremo a ripagare la fiducia continuando a puntare su risultati concreti, per il bene dei e delle giovani che cercano di trovare e di percorrere la loro strada nel mondo professionale.


Filmato su Youtube


Articolo a cura di Alex Manfredi, Coordinatore regionale Ticino del progetto LIFT

Evento Paese EAU-KSA: retrospettiva

Su iniziativa della Camera di commercio dell’industria, dell’artigianato e dei servizi del Cantone Ticino (Cc-Ti), con il supporto dei “Partner dell’Internazionale 2023” Allianz Trade Switzerland, Cippà Trasporti SA, Switzerland Global Enterprise, il polo linguistico e formativo capeggiato da Ti-Traduce e M. Zardi & Co, e con la partecipazione di Fidinam DMCC, dell’imprenditore seriale Matteo Boffa e di Pini Group, il 25 maggio scorso presso il Suitenhotel Parco Paradiso si è tenuto un evento volto a presentare alle PMI della Svizzera italiana le opportunità offerte da Emirati Arabi Uniti e Arabia Saudita. Una sessantina i partecipanti.

Nei suoi saluti iniziali, Monica Zurfluh, responsabile del servizio Commercio internazionale della Cc-Ti, ha voluto da un lato evidenziare il ruolo della Cc-Ti nella tutela e promozione degli interessi di tutti i settori economici, anche in relazione con le loro attività internazionali, e dall’altro come l’informazione, la consulenza e la messa in rete con partner esperti, quali i Partner dell’Internazionale, siano alla base delle attività del servizio Commercio internazionale. In questo contesto, gli Eventi Paese organizzati in stretta collaborazione con i Partner dell’Internazionale vantano una lunga tradizione.

I due Paesi oggetto dell’evento rappresentano il primo rispettivamente il secondo partner commerciale della Svizzera nella regione. L’importanza di queste due Nazioni e più in generale dei Paesi del Golfo è considerevole, tanto dal punto di vista politico quanto da quello economico. Pur essendo diversi per dimensioni, forza economica e condizioni quadro, essi sono per lo più accomunati dalla forte dipendenza dal petrolio e dal gas e dalla necessità di attuare riforme economico-sociali. Dalle crisi nascono però le migliori opportunità: ecco quindi che temi quali la diversificazione, la privatizzazione, la necessità di sviluppare competenze e talenti locali, il bisogno di nuove tecnologie e innovazioni, ma anche di creare un clima favorevole agli investimenti e al business, non senza dimenticare che qualsiasi opportunità può anche sollevare problematiche e celare rischi, hanno costituito il fil rouge dell’evento.

I profondi cambiamenti in atto nella regione e le opportunità, anche settoriali, che si vengono a creare sono stati ampiamente illustrati da Abier Nasr e Larbi El Attari, rispettivamente Deputy Head e Commercial Counsellor presso lo Swiss Business Hub Middle East, l’ufficio congiunto del Dipartimento federale degli affari esteri e di Switzerland Global Enterprise (S-GE) nella regione.

A seguire, Marco Arrighini, Manager Credit Risk e responsabile della regione sud di Allianz Trade Switzerland ha tracciato una mappa dei rischi, un esercizio indispensabile per essere in grado di prendere decisioni informate.

Gaetano Loprieno, consulente logistico di Cippà Trasporti SA ha poi illustrato le principali modalità di trasporto e i più comuni termini di consegna delle merci nella regione, sottolineando altresì che dal 2014 tra AELS e GCC vige un accordo di libero scambio (l’UE non dispone ancora di tale accordo, ndr).

Il Managing Director di Fidinam DMCC Stefano Menotti ha quindi fatto il punto sugli aspetti amministrativi e fiscali da conoscere per chi opera in loco, con particolare riferimento alla tassazione diretta e indiretta, alla doppia imposizione e alla gestione delle buste paghe nei due Paesi, nonché alle condizioni offerte dalle free zone negli Emirati Arabi Uniti e dalle costituende zone economiche speciali in Arabia Saudita.

Le testimonianze sono state affidate a Matteo Boffa, giovane imprenditore ticinese e investitore a impatto, e a Umberto Ceccarelli, Innovation & Business Developer dello studio d’ingegneria Pini Group. Il primo ha illustrato come gli EAU siano terreno fertile per dar voce alle nuove generazioni che hanno idee impattanti e innovative, con un modello di business sostenibile dal punto di vista sociale, ambientale e finanziario. Il secondo ha invece ha condiviso preziosi spunti di riflessione sulla conduzione degli affari in particolare in Arabia Saudita, sottolineando la necessità di stabilire una presenza locale e di coltivare relazioni affidabili e durature.

Per i partecipanti, una sessantina, l’aperitivo a seguire è stata un’occasione preziosa per fare networking.

Un evento a 360° gradi quello del 25 maggio, senza presunzione di esaustività e completezza, ma che ha voluto dare ai presenti importanti basi di riflessione per operare su questi mercati nonché strumenti e, soprattutto, contatti utili per i necessari approfondimenti.


Partner dell’Internazionale 2023

Risultati inchiesta congiunturale 2022-2023

2022 tutto sommato positivo per le aziende ticinesi, le incertezze inducono a previsioni meno favorevoli per il 2023.

Sulla base dell’annuale inchiesta congiunturale condotta presso i soci della Cc-Ti, alla quale hanno partecipato 247 aziende, l’anno 2022 è stato in generale di segno tutto sommato positivo per le imprese ticinesi, malgrado le crescenti difficoltà legate ai costi dell’energia, alle reperibilità e ai prezzi delle materie prime e, per le aziende esportatrici, alla forza del franco. Difficoltà che per talune aziende raggiungono livelli anche molto preoccupanti.

Fra i parametri più importanti, va rilevato che il livello degli investimenti, è rimasto buono nel 2022 e sembra stabile anche nel 2023, con il 44% delle aziende che ha investito e intende investire. Il valore è leggermente superiore ai due anni precedenti caratterizzati dalle note difficoltà causate dalla pandemia. Soprattutto nel settore industriale/artigianale vi è stato un incremento dal 61 al 67% delle imprese che hanno investito o che investiranno.

L’autofinanziamento è rimasto costante, con il 33% delle aziende che lo considera buono e il 37% soddisfacente, valori praticamente invariati rispetto agli anni passati.

Preoccupa comunque in prospettiva la costante riduzione dei margini di utile, in atto già da qualche anno, e che potrebbe portare a medio termine ad una perdita di competitività e quindi avere anche con riflessi sull’occupazione, che per il momento si conferma stabile.

Le previsioni per il 2023 indicano un andamento un po’ meno positivo, considerate le molte incertezze nel panorama internazionale.   Rispetto al 2022, anno considerato buono dal 36% delle imprese, si passa al 32% di andamento buono previsto per il primo semestre 2023 e al 28% per il secondo semestre del 2023. In generale gli indicatori restano su livelli considerati soddisfacenti, ma prevale comunque l’attesa di una certa flessione nel 2023 qualora si confermassero le difficoltà con le materie prime e nell’ambito dell’energia. In effetti, ben il 74% delle aziende segnala aumenti del costo dell’elettricità di oltre il 10% nel 2023. Malgrado praticamente tutte le aziende che si sono espresse abbiano previsto misure per ridurre i costi energetici, i timori di dover sospendere almeno parzialmente la produzione sono considerevoli, con conseguenze importanti sulle forniture, sui prezzi, sui margini e sugli investimenti. A questo proposito, grazie alla collaborazione con Enerti SA, la società delle aziende di distribuzione di energia elettrica in Ticino, le imprese possono avere la possibilità di ottenere modelli tariffali con prezzi bloccati per un determinato periodo. L’andamento 2022 e le previsioni 2023 sono perfettamente in linea con quanto rilevato negli altri Cantoni.


1.         Andamento generale degli affari

L’andamento generale degli affari nel 2022 è risultato di segno positivo, sostanzialmente confermando le aspettative espresse nel 2021, con un recupero rispetto ai due anni caratterizzati dalla pandemia di Covid. Il 77% delle imprese ha valutato in maniera favorevole l’andamento degli affari nello scorso anno (soddisfacente per il 41% delle aziende, buono per il 36%). Le tendenze sono simili per le aziende esportatrici (soddisfacente per il 42% e buono per il 38%), malgrado le note difficoltà a livello internazionale.

Per quel che riguarda le previsioni sull’andamento degli affari a breve termine, cioè̀ per i prossimi 6 mesi, la tendenza è invece in calo. Prevale una certa positività, ma un buon andamento degli affari è in calo e previsto dal 32% delle aziende (41% lo valuta soddisfacente, mentre il trend negativo/mediocre passa dall’attuale 21% al 25%).

Per il secondo semestre del 2023, le previsioni sono di un’evoluzione soddisfacente per il 46% delle aziende, ma le previsioni di andamento buono scendono ulteriormente al 28%. Il segno negativo concerne il 25% delle imprese, anche se un andamento pessimo è segnalato “solo” dal 5-6% delle risposte.

2.         Margine di autofinanziamento delle imprese

Come sempre, particolare attenzione viene data ai valori espressi quanto al margine di autofinanziamento delle aziende, perché si tratta di un indicatore importante del loro stato di salute. Il valore resta costante con il 70% delle imprese che giudica positivamente il margine di autofinanziamento (37% soddisfacente, 33% buono) e la conferma di questa tendenza è un indicatore importante della capacità competitiva del nostro sistema.

3.         Investimenti

Riflessi della situazione pandemica e dell’incertezza generale si notano negli investimenti. Pur rimanendo il livello molto buono, anche se paragonato agli altri cantoni, si nota una certa flessione. Il 44% delle aziende ha investito (come termine di paragone vi sono il 2018 con il 50% e il 2019 con il 46%). Si conferma comunque, senza sorprese, che la quota maggiore di investimenti è nel settore industriale (67% delle aziende ha investito) e nella categoria delle aziende grandi (con oltre 100 dipendenti), nella quale il 77% delle imprese ha effettuato investimenti.  

Il calo è tutto sommato entro limiti fisiologici date le molte incertezze di questi ultimi anni, legate soprattutto agli effetti della pandemia anche sulle supply chain, alla difficile reperibilità delle materie prime e ai loro prezzi, così come gli aumenti dei costi dell’energia.

Per il 2023 il valore di chi prevede investimenti è invariato (44%), di per sé fatto rassicurante, visto che d’altra parte si prevede un rallentamento congiunturale.

4.         Attenzione verso l’occupazione

Come negli anni scorsi, l’attenzione verso l’occupazione è confermata anche nel 2022 con una sostanziale stabilità dell’effettivo espressa dal 63% delle aziende. Un aumento è segnalato dal 24% e una diminuzione dal 13%, in linea con quanto sempre rilevato. Malgrado le difficoltà e le incertezze di vario genere, l’occupazione non ha subito contraccolpi. Dato interessante è che, anche qui, nonostante vi siano aumenti di costi (v. energia) e altre problematiche non da poco, ben il 72% prevede una stabilità dell’effettivo per il 2023 e solo il 7% stima che vi possa essere una diminuzione.

5.         Problematica dell’energia

Una delle domande dell’inchiesta verteva sulla questione energetica. In termini di consumi, il 52% delle aziende risulta essere sotto i 100 Mwh/anno di consumo all’anno, il 29% fra i 100 e i 500 Mwh/anno e il 19% sopra i 500 Mwh/anno. Nel settore industriale/artigianale e per le aziende oltre i 30 collaboratori, senza sorprese, aumenta la proporzione di chi consuma oltre i 100 Mwh/anno.

L’aumento dei costi tocca praticamente quasi tutti, in proporzioni diverse, Ben il 17% delle risposte indica un aumento di oltre il 50%, valore che sale al 29% delle risposte per il settore secondario e raggiunge picchi del 33% delle risposte per le aziende più grandi.

Interessante notare che i vettori energetici più utilizzati quali l’elettricità (40%), il gas (34%) e il gasolio (38%), anche se va rilevato che spesso le aziende usano più vettori contemporaneamente.

Fra le misure prese per cercare di contenere i costi (risposte multiple possibili), figurano la negoziazione del prezzo con i fornitori (24%), l’autoproduzione (21%), il miglioramento dei processi (34%), l’adattamento dell’illuminazione (57%), del riscaldamento (19%). Oltre a misure varie (21%). È molto basso il numero di aziende che NON hanno preso alcuna misura (25 sulle 247 che hanno partecipato).

In caso di limitazione dell’approvvigionamento energetico (elettricità o altro), l’8% delle aziende prevede di sospendere completamente l’attività, una sospensione parziale è prevista dal 39% e il telelavoro è un’alternativa per il 51% (con ovviamente una proporzione molto maggiore nei servizi rispetto al settore secondario). Comportamenti anticipatori sono la modifica della fonte di approvvigionamento usata finora (8%), un piano di continuità (21%) e le istruzioni date dalle autorità (79%).

6.         Difficoltà di approvvigionamento di materie prime

La percentuale rispetto allo scorso anno è chiaramente aumentata da circa il 30% al 44%. Con un picco del 71% per le aziende del secondario (industria/artigianato), mentre per servizi e commercio la percentuale si inverte.

Le conseguenze sono molteplici: ritardo di forniture (85%), aumento dei prezzi di acquisto (81%), aumento dei costi di trasporto (59%), riduzione dei margini (56%), rallentamento dell’attività (48%) e la sospensione o lo spostamento di progetti (28%).

Le misure prese vanno dalla ripercussione sui prezzi di vendita (60%), all’utilizzo di materiale sostitutivi (26%), passando per la diminuzione della produzione (14%) e la rinegoziazione di contratti (24%). Per arrivare alla diversificazione dei fornitori (53%) e all’aumento degli stock (41%). Solo il 6% segnala la possibilità di ricorrere al lavoro ridotto per parte del personale.

I prezzi delle componenti sono aumentati praticamente per tutti, fino al 10% per il 50% delle imprese, per le restanti gli aumenti variano dall’11 al 100% e oltre. In media, per il 2023, sono previsti aumenti dello stesso tenore, con un 46% che rileva un incremento fra l’11 e il 50%.

Hanno partecipato all’inchiesta 247 imprese associate alla Cc-Ti, che impiegano in tutto 14’470 dipendenti nel cantone.

Si tratta di 83 aziende del settore industria-artigianato e di 164 del comparto commercio e servizi.       
Un campione di aziende consolidato da un rilevamento che si svolge ormai da oltre dieci anni, per cui i risultati sono da considerarsi attendibili e, inoltre, le tendenze che emergono sono sempre confermate da altre ricerche congiunturali condotte da istituti federali e cantonali e dai dati ufficiali.

L’indagine della Cc-Ti, che ha coinvolto 143 realtà̀ aziendali che operano sul mercato interno e altre 104 orientate invece all’export, mira appunto a fornire indicazioni sulle tendenze generali dell’economia ticinese, senza volersi sostituire ad analisi più mirate effettuate da singoli settori economici.

L’inchiesta è stata condotta unitamente alle Camere di commercio e dell’industria di Friborgo, Ginevra, Giura, Neuchâtel, Vaud e Vallese.Le Camere di commercio e dell’industria della Svizzera tedesca operano individualmente, ma seguendo lo stesso schema.


Link ai risultati delle Camere degli altri Cantoni che hanno condotto l’inchiesta comune (alcuni dati sono accessibili solo ai soci delle rispettive Camere)

VD:      www.cvci.ch/fr/conjoncture/actualites/details/news/un-bilan-economique-2022-positif-laisse-place-a-davantage-dincertitudes-pour-2023-notamment-sur-le-front-de-lelectricite.html

JU:      www.ccij.ch/News/Enquete-conjoncturelle-dautomne-2022-la-confiance-predomine-malgre-tout-

NE:      www.rtn.ch/rtn/Actualite/Region/20221024-L-economie-neuchateloise-tient-le-coup-mais-2023-sera-difficile.html

FR:      www.laliberte.ch/info-regionale/economie/l-industrie-fribourgeoise-s-attend-a-une-degradation-des-conditions-economiques-666190

GE:      www.ccig.ch/blog/2022/11/Une-belle-annee-2022-mais-perspectives-plus-compliquees

Inchieste condotte da altre Camere di commercio e dell’industria svizzere con i propri associati

BS/BL: ww.hkbb.ch/Stimmungsbarometer/Stimmungsbarometer_Herbst_2022.php

Svizzera orientale (SG, TG, AI, AR): www.konjunkturboard.ch/ostschweizer-wirtschaft-weiter-guter-verfassung-%E2%80%93-kommt-die-wirtschaftliche-abk%C3%BChlung-0

ZH: www.zhk.ch/de/wirtschaft-und-politik/konjunktur-und-wachstum/zuercher-wirtschaftslage-bleibt-erfreulich.html

Alcune Camere di commercio e dell’industria si basano di regola sui rapporti degli Uffici cantonali di statistica oppure su valutazioni del KOF.


Materiale informativo


Archivio delle edizioni passate

Dovuta diligenza in materia di diritti umani: una guida per le aziende

Dopo aver dedicato un webinar a questo importate tema lo scorso settembre, segnaliamo la pubblicazione di una guida aggiornata edita dalla Confederazione, nel quadro del Piano d’azione nazionale “Imprese e diritti umani” della Svizzera 2020–2023 (PAN).

Aspettative crescenti sulla condotta aziendale responsabile

Le imprese, in particolare quelle attive a livello globale, sono valutate sempre più spesso in base all’impatto delle loro attività sui diritti umani e sull’ambiente. Allo stesso tempo, le aspettative dei Governi, della società, dei clienti privati e commerciali e degli investitori che le aziende rispettino i diritti umani stanno aumentando.

Di fronte alle richieste di maggiore responsabilità da parte delle aziende, le Nazioni Unite hanno adottato nel 2011 i Principi Guida delle Nazioni Unite su Imprese e Diritti Umani che descrivono la responsabilità fondamentale delle imprese di garantire il rispetto dei diritti umani e di non incidere negativamente su tali diritti attraverso le loro attività o le loro relazioni commerciali lungo l’intera catena di fornitura. Inoltre, gli stessi principi sono contenuti nelle Linee Guida dell’OCSE destinate alle Imprese Multinazionali, che comprendono un catalogo più ampio di tematiche relative al comportamento responsabile dell’impresa (RBC). Nel quadro del Piano d’azione nazionale “Imprese e diritti umani” della Svizzera 2020–2023 (PAN), anche la Confederazione promuove il comportamento responsabile delle imprese. Il Consiglio federale richiede alle imprese che si assumano la loro responsabilità in materia di diritti umani. La condotta aziendale responsabile è un importante motore per lo sviluppo sostenibile ed assume un’importanza strategica per le aziende. Secondo gli standard internazionali l’attuazione della dovuta diligenza in materia di diritti umani si articola in sei fasi (v. grafico esplicativo).

Nuovi requisiti legali in Svizzera

Sono sempre più numerosi gli obblighi legali sulla dovuta diligenza e trasparenza per le aziende. In Svizzera, ad esempio, sulla base del controprogetto indiretto all’iniziativa popolare “Per imprese responsabili – a tutela dell’essere umano e dell’ambiente”, si introducono nuovi obblighi per le aziende in tre aree tematiche:

  • la rendicontazione non-finanziaria,

e obblighi di dovuta diligenza e trasparenza nell’ambito

  • dei minerali dei conflitti e
  • del lavoro minorile.

Le disposizioni sono entrate in vigore il 1° gennaio 2022, e si applicheranno per la prima volta nell’anno fiscale 2023.

Iniziare a cimentarsi nell’implementazione della dovuta diligenza

La maggior parte delle aziende si è già dotata di varie misure e processi relativi alla dovuta diligenza in materia di diritti umani, per esempio nell’area della salute e sicurezza sul lavoro, della non discriminazione o del lavoro minorile. Spesso, tuttavia, questi processi non sono stati istituiti nel contesto della dovuta diligenza sui diritti umani e, quindi, non sono immediatamente riconducibili ad essa. Un buon punto di partenza per implementare efficacemente la dovuta diligenza è quindi condurre un’analisi delle misure esistenti per valutare in che misura l’azienda già soddisfa i sei elementi fondamentali della dovuta diligenza e quali sono, eventualmente, le lacune da colmare. L’obiettivo è di partire da quello che già esiste e funziona. Sulla base di quest’analisi, si identificano misure utili per l’ulteriore sviluppo dei processi di dovuta diligenza e si può elaborare un primo rapporto sull’argomento.

Peculiarità per le PMI

La responsabilità di rispettare i diritti umani si applica a tutte le aziende, indipendentemente dalle loro dimensioni. Tuttavia, l’implementazione concreta della dovuta diligenza varia a seconda delle dimensioni e del profilo di rischio dell’azienda, che deve sempre essere vincolato alle circostanze specifiche e al contesto operativo dell’azienda. Le peculiarità per le PMI derivano, per esempio

  • dalla capacità e il grado di formalizzazione dei processi aziendali e della struttura di gestione associati alla dovuta diligenza;
  • dalla natura delle relazioni con i fornitori e la complessità della catena di approvvigionamento. Infatti, le PMI mantengono relazioni più strette con i fornitori e presentano catene di fornitura che permettono di semplificare notevolmente i processi di dovuta diligenza.

Ciononostante, le misure specifiche adottate devono sempre tenere conto della gravità degli impatti sui diritti umani. Gli impatti gravi richiedono misure appropriate indipendentemente dalle dimensioni dell’azienda. Una PMI con un alto profilo di rischio dovrebbe quindi implementare processi di dovuta diligenza più stringenti di una PMI caratterizzata da rischi meno elevati. Pertanto, il contesto e l’attività di un’azienda sono il primo elemento da considerare nel progettare la dovuta diligenza, mentre la dimensione dell’azienda rimane un aspetto secondario.

Nuova pubblicazione sul tema

Una guida pratica per le aziende è stata realizzata da focusright nell’ambito del Piano d’azione nazionale per le imprese e i diritti umani (PAN), su incarico della Segreteria di Stato dell’economia SECO e del Dipartimento federale degli affari esteri DFAE. La guida aiuta sia le PMI che le grandi aziende a sviluppare e implementare processi pragmatici ed efficaci per integrare la dovuta diligenza in materia di diritti umani in linea con i Principi Guida delle Nazioni Unite e le Linee Guida dell’OCSE. Inoltre, indica i primi passi che possono risultare utili alle aziende per impostare la dovuta diligenza. Questa pubblicazione è disponibile attraverso questo link.


Articolo a cura di Regula Meng, Senior Consultant, focusright GmbH

DOCUMENTI UTILI
– pubblicazione “Linee guida pratiche sull’attuazione della diligenza in materia di diritti umani
sito focusright
sito ufficio di coordinazione del Piano nazionale per le imprese e i diritti umani e collegato alla SECO e alla Divisione Pace e diritti umani del DFAE

Rivedere il webinar “Due diligence (Dovuta diligenza) in materia di diritti umani” del 6 settembre 2022

Imprese responsabili per un Ticino sostenibile

Anche la Cc-Ti ha partecipato all’evento del DFE dedicato alle micro e piccole-medie aziende ed al tema CSR.

Si è svolto il 13 ottobre scorso a Stabio, alla presenza del Consigliere di Stato Christian Vitta e di un folto pubblico, l’evento “Imprese responsabili per un Ticino sostenibile”, a cui hanno partecipato in veste di relatori anche Luca Albertoni, Direttore Cc-Ti e Gianluca Pagani, CSR Manager Cc-Ti.


È stata un’occasione preziosa per dare rilievo ad alcuni degli strumenti concreti che il DFE mette a disposizione delle micro e piccole medie imprese in questo ambito vieppiù importante per l’economia cantonale.

Come emerso anche dai lavori del Gruppo strategico per il rilancio del Paese, la responsabilità sociale delle imprese è sempre più centrale per favorire una crescita sostenibile e orientata al futuro del nostro tessuto economico e del nostro territorio. Pertanto il Dipartimento delle finanze e dell’economia (DFE), con l’obiettivo di rafforzare la promozione della responsabilità sociale delle imprese e sensibilizzare le aziende sull’importanza di consolidare il proprio impegno verso questo tema, ha organizzato l’evento “Imprese responsabili per un Ticino sostenibile”.  

L’evento si è aperto con i saluti del Consigliere di Stato Christian Vitta, del Sindaco di Stabio Simone Castelletti, del Direttore della Camera di commercio, dell’industria, dell’artigianato e dei servizi del Cantone Ticino (Cc-Ti) Luca Albertoni e della Presidente dell’Ente regionale per lo sviluppo del Mendrisiotto e Basso Ceresio (ERS-MB) Roberta Pantani Tettamanti.

A seguire, gli interventi della Docente ricercatrice della SUPSI Jenny Assi e del CSR Manager della Cc-Ti Gianluca Pagani hanno dato ampio spazio alla promozione delle buone pratiche di responsabilità sociale che le aziende possono adottare e dello strumento del rapporto di sostenibilità semplificato. Quest’ultimo è stato voluto dal DFE, in collaborazione con la Cc-Ti e con il supporto scientifico della Scuola universitaria professionale della Svizzera italiana (SUPSI). Questo modello semplificato di rapporto di sostenibilità, facilmente accessibile online al sito www.ti-csrreport.ch, aiuta le aziende nell’allestire un rendiconto sull’impatto sociale e ambientale delle loro attività.

Si è tenuta in seguito una presentazione da parte del Direttore dell’ERS-MB, Claudio Guidotti, inerente al nuovo strumento di cui si è dotato l’ente nell’ambito della responsabilità sociale delle imprese.  

Il pomeriggio si è concluso con una tavola rotonda, moderata dal giornalista della RSI Paolo Bobbià, che ha messo in evidenza le esperienze concrete di alcune aziende del territorio che applicano buone pratiche di responsabilità sociale delle imprese negli ambiti economico, sociale e ambientale.  

L’evento è inoltre stato un’occasione preziosa per far emergere e valorizzare maggiormente le numerose buone pratiche che le imprese già adottano a favore, ad esempio, del personale, della comunità e dell’ambiente, e per dare rilievo a un tema vieppiù importante per l’economia cantonale. 

Documenti utili


Il Report di sostenibilità – www.ti-csrreport.ch
È possibile avere dettagli in merito sul tema e consulenze dirette, contattando Gianluca Pagani, CSR Manager Cc-Ti o Sergio Trabattoni, Collaboratore CSR.

Malgrado un’economia che si sta dimostrando solida, le preoccupazioni sono date da tutte le incertezze che contraddistinguono il periodo attuale

Comunicato stampa della 105esima Assemblea Generale Ordinaria della Cc-Ti

Il Presidente della Confederazione Ignazio Cassis, il Presidente della Cc-Ti Andrea Gehri e la Vice Presidente della Cc-Ti Cristina Maderni

La Camera di commercio, dell’industria, dell’artigianato e dei servizi del Canton Ticino (Cc-Ti) ha tenuto il 14 ottobre 2022, presso l’Espocentro di Bellinzona, la sua 105esima Assemblea Generale Ordinaria.
L’evento si è svolto con il fedele supporto dei due ‘Main Sponsor’ EFG Bank e Swisscom SA.

Alla presenza di circa 400 partecipanti si è svolta con successo la 105esima Assemblea generale ordinaria della Cc-Ti.
Si sono svolti i lavori i previsti lavori assembleari, che hanno visto la nomina di quattro nuovi membri dell’Ufficio presidenziale (composto di 21 elementi in rappresentanza di tutti i settori economici del Cantone).
Sono stati nominati all’unanimità dall’Assemblea Generale Ordinaria
(in ordine alfabetico):

  • Dario a Marca, Capo vendita per la regione Ticino di Coop, in rappresentanza del settore della grande distribuzione;
  • Alessandra Juri Zanolari, contitolare della Adolfo Juri elettronica industriale SA, in rappresentanza del settore dell’industria elettronica;
  • Giuseppe Perale, professore, ricercatore e imprenditore, presidente della sezione ticinese di SwissMedtech, in rappresentanza del settore Medtech;
  • Piero Poli, CEO della Rivopharm SA e Presidente di Farma Industria Ticino, in rappresentanza del settore farmaceutico.

In seguito, vi sono stati gli interventi del Presidente Cc-Ti, Andrea Gehri, della Vicepresidente Cc-Ti, Cristina Maderni, il saluto al Presidente della Confederazione da parte del Presidente del Consiglio di Stato ticinese, On. Claudio Zali e del Consigliere di Stato Christian Vitta.
Ospite d’onore è stato, come citato, il Presidente della Confederazione Ignazio Cassis, intervistato dal capo edizione del telegiornale e responsabile del settore nazionale della RSI Pietro Bernaschina. L’evento è stato chiuso con la presentazione di un’opera artistica eseguita appositamente durante questa occasione dall’apprezzata artista poliedrica Serena Maisto, nata a Mendrisio e residente a Lugano.
                                                                              

Fra tessuto economico sano, incertezze mondiali e necessità di riforme

Il Presidente Andrea Gehri e la Vicepresidente Cristina Maderni hanno ribadito un’economia ticinese in linea con le tendenze del resto della svizzera da tutti i punti di vista. Le incertezze internazionali legate alla reperibilità e ai costi delle materie prime e alle difficoltà nell’ambito energetico, in particolare, rendono però la vita difficile a moltissime imprese, che si trovano a dover operare nell’insicurezza di costanti di riferimento, con evidenti difficoltà di pianificazione e di investimento.

Per questa ragione, la Cc-Ti sta lavorando da tempo a stretto contatto con le aziende ticinesi produttrici e distributrici di energia e con le Autorità per cercare di trovare soluzioni praticabili, che non creino disparità di trattamento e permettano un piano strategico valido da proporre al mondo economico.

Proprio in quest’ottica il Presidente della Cc-Ti, Andrea Gehri, ha sottolineato l’importanza di un gesto politico concertato da parte di Confederazione, Cantone e Comuni sospendendo almeno temporaneamente l’incasso dei tributi pubblici che rincarano il prezzo dell’energia. Su un tema così complesso, tutti devono essere chiamati a fare la loro parte.

È stata ribadita e sottolineata la necessità di procedere anche a concrete riflessioni in materia di riforme fiscali sul piano cantonale, mettendo in atto quanto già deciso dal popolo e promuovendo modifiche che migliorino la competitività del nostro territorio, soprattutto sul piano della fiscalità delle persone fisiche.

L’intervento presidenziale non ha tralasciato di citare i numerosi servizi che la Cc-Ti, quale associazione-mantello dell’economia cantonale, mette a disposizione dei propri associati e l’impegno costante profuso a favore di cittadini e imprese quale mediatore in tutti i temi di attualità d’importanza per il migliore sviluppo auspicato del nostro territorio.

Unità d’intenti per centrare gli obiettivi

Il Consigliere di Stato e Direttore del Dipartimento delle finanze e dell’economia, Christian Vitta, ha sottolineato la grande incertezza del periodo che stiamo attraversando e i suoi risvolti concreti, in particolare per quanto concerne l’ambito energetico. Il Cantone ha istituito un apparato organizzativo al fine di monitorare costantemente la situazione ed essere pronto a reagire in caso di problemi di approvvigionamento energetico.

Ha inoltre rimarcato l’importanza di rendere il Ticino sempre più attrattivo e competitivo nel contesto nazionale e internazionale. Con questo obiettivo il Cantone continua a lavorare nella direzione di un aggiornamento del quadro fiscale: dopo le importanti riforme fiscali promosse negli scorsi anni sono attualmente in corso degli approfondimenti in vista di una futura riforma della Legge tributaria cantonale.

Il Cantone punta inoltre con determinazione sul tema dell’innovazione, in particolare attraverso la concretizzazione del Parco dell’innovazione ticinese e lo sviluppo dei suoi centri di competenza.

Ha infine ricordato l’importanza dell’unione d’intenti e del gioco di squadra, elementi che si sono rivelati fondamentali nell’affrontare la crisi pandemica e che saranno indispensabili anche per affrontare le sfide future.

In conclusione il Consigliere di Stato ha rivolto i propri ringraziamenti alla Cc-Ti per la costruttiva collaborazione e agli imprenditori che, nonostante le difficoltà del contesto, contribuiscono allo sviluppo economico del nostro Cantone e al mantenimento di posti di lavoro sul nostro territorio.  

Economia e politica internazionale

L’assemblea si è fregiata dell’intervista al Presidente della Confederazione Ignazio Cassis, sollecitato su vari temi di politica internazionale dal capo edizione del telegiornale e responsabile del settore nazionale della RSI Pietro Bernaschina. È stata l’occasione per ribadire la complessità del contesto attuale e gli effetti per l’economia svizzera. Sottolineando però quanto l’economia elvetica, in un contesto di forte interdipendenza fra paesi, continui a giocare un ruolo importante anche a livello internazionale.

“Il futuro è sempre in costruzione”

Da quella frase che rappresenta lo spirito della 105esima Assemblea Generale Ordinaria Cc-Ti, l’artista svizzera Serena Maistro ha rappresentato con in un’opera pittorica, la spinta che immagina essere in ogni imprenditore davanti alle tante sfide: “Non essendo alberi, possiamo muoverci, provare, reinventarci, capire e vedere cosa si può creare di nuovo e cosa possiamo modificare di già esistente. Il cambiamento arriva. Che sia per decisione propria, per necessità o per obbligo, è qualcosa che ci fa evolvere.”


L’evento nei media

Stampa e portali online

L’incertezza è un’ipoteca sulle scelte delle imprese – CdT , 14.10.2022

“Chiediamo di sospendere determinati tributi” –  RSI, 14.10.2022

‘No a sfrenate corse redistributive della ricchezza’  – La Regione, 14.10.2022

105esima AGO della Cc-Ti: malgrado un’economia che si sta dimostrando solida, le preoccupazioni sono date da tutte le incertezze che contraddistinguono il periodo attuale – etcinforma.ch, 14.10.2022

Gehri: “la sensazione è che la politica stia facendo poco” –  Ticinonews, 14.10.2022

Energia, Gehri: “Serve un gesto politico da parte di tutti”. Vitta: “Monitoriamo la situazione” – Libera Tv 15.10.2022

105esima Assemblea Generale Ordinaria della Cc-Ti. Ospite d’onore, Ignazio Cassis – Moneymag.ch, 14.10.202

105° Assemblea CcTi: il Ticino è pronto a reagire alle difficoltà internazionali – La pagina, 17.10.2022

Servizi video

(RSI Il Quotidiano/ Teleticino / Ticinonews)


Discorsi ed interventi

Intervento del Consigliere di Stato Christian Vitta in occasione della 105esima AGO – Repubblica & Cantone Ticino, 17.10.2022


Gallery fotografica

Rivivete i momenti più importanti


Approfondimenti

Leggete quanto emerso nelle precedenti Assemblee:

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