Revisione parziale della legge sull’assicurazione contro i rischi delle esportazioni

Il 29 ottobre 2025 il Consiglio federale ha deciso che la legge sull’assicurazione contro i rischi delle esportazioni (LARE) verrà sottoposta a revisione parziale. L’obiettivo è quello di ridurre ulteriormente gli oneri amministrativi per gli esportatori svizzeri e di rendere più facile e veloce l’accesso ai servizi dell’Assicurazione svizzera contro i rischi delle esportazioni (ASRE/SERV). La procedura di consultazione è prevista per il 2026.

L’ASRE è un’agenzia di credito all’esportazione affermata e lavora in modo efficiente. Alla luce dell’attuale incertezza del contesto politico ed economico, questo strumento di promozione delle esportazioni sta acquisendo sempre più importanza. Con la modifica di legge, il Consiglio federale intende garantire che quest’agenzia possa continuare a soddisfare in modo efficace le esigenze degli esportatori svizzeri anche in futuro, contribuendo alla creazione di nuovi mercati e in generale alla competitività internazionale dell’industria dell’export.

L’obiettivo perseguito è duplice: in primo luogo, si tratta di ridurre ulteriormente gli oneri amministrativi per gli esportatori svizzeri e di rendere loro più facile e veloce l’accesso ai servizi dell’ASRE; in secondo luogo, si prevede di creare le condizioni per introdurre nuovi prodotti e renderli più flessibili in modo da poterli adeguare alle mutevoli esigenze dell’industria dell’export. Le soluzioni assicurative che promuovono e sovvenzionano il finanziamento di piccole operazioni di esportazione stanno diventando sempre più importanti, soprattutto per le piccole e medie imprese (PMI), che rappresentano oltre l’80% della clientela dell’ASRE.

L’ASRE è un istituto di diritto pubblico della Confederazione e rappresenta uno degli strumenti di promozione della piazza economica nazionale; aiuta gli esportatori svizzeri ad accedere a mercati esteri e contribuisce al mantenimento e alla creazione di posti di lavoro. Nel 2024 ha approvato circa 580 domande di assicurazione; alla fine dell’anno gli impegni assicurativi ammontavano a circa 9,9 miliardi di franchi.


Fonte: CF – Comunicato stampa

108esima Assemblea generale ordinaria della Cc-Ti

Comunicato stampa

Da sinistra: Andrea Gehri, Presidente Cc-Ti; Luca Albertoni, Direttore Cc-Ti; Albert Rösti, Consigliere Federale e Capo del Dipartimento federale dell’ambiente, dei trasporti, dell’energia e delle comunicazioni; Christian Vitta, Consigliere di Stato e Direttore DFE e Cristina Maderni, Vicepresidente Cc-Ti. © Ti-Press / Pablo Gianinazzi

Il difficile contesto internazionale, l’energia, i trasporti e la situazione delle finanze pubbliche ticinesi sono stati al centro dei lavori dell’Assemblea generale ordinaria Cc-Ti, durante la quale è stata ribadita la piena disponibilità dell’associazione-mantello dell’economia ticinese a collaborare in particolare con le Autorità per cercare soluzioni condivise che permettano di uscire dalla situazione di stallo politico.


La Camera di commercio, dell’industria, dell’artigianato e dei servizi del Canton Ticino (Cc-Ti), associazione-mantello dell’economia ticinese, ha tenuto oggi, 17 ottobre 2025, presso l’Espocentro di Bellinzona, la sua 108esima Assemblea generale ordinaria.
L’evento si è svolto con il supporto dei due sponsor principali EFG Private Banking e Sunrise.

Alla presenza di circa 350 partecipanti, l’Assemblea ha nominato nell’Ufficio presidenziale (composto di 21 elementi in rappresentanza di tutti i settori economici del cantone) Alex Farinelli (Vicedirettore SSIC-Ti e Consigliere nazionale), Enzo Lucibello (Presidente DISTI) e Dario Menaballi (rappresentante del settore ingegneri e architetti). Essi si avvicendano agli uscenti, Dario a Marca, Rocco Cattaneo e Flavio Franzi.

Dopo i lavori assembleari, gli ospiti hanno potuto ascoltare gli interventi del Presidente della Cc-Ti, Andrea Gehri e del Consigliere di Stato e Direttore del Dipartimento finanze ed economia (DFE) Christian Vitta.
Il Direttore della Cc-Ti, Luca Albertoni, ha dibattuto con il Consigliere federale Albert Rösti, Capo del Dipartimento federale dell’ambiente, dei trasporti, dell’energia e delle comunicazioni (DATEC) su temi di politica energetica, dei trasporti e ambientale.

Un appello al Consiglio di Stato
Nel suo intervento, il Presidente Andrea Gehri, ha rivolto un appello al Consiglio di Stato, invocando riforme coraggiose che possano permettere di incidere sulla spesa pubblica e proponendo una serie di misure da attuare in tempi brevi per migliorare l’efficienza delle strutture pubbliche. Il servizio pubblico è prezioso e nessuno lo mette in discussione, ma va reso più efficace, anche e soprattutto, attraverso riforme strutturali che passano inevitabilmente per l’analisi attenta di quello che lo Stato deve fare e di quello che invece può lasciare alla società civile o all’iniziativa privata.

Il Consigliere di Stato Christian Vitta ha, dal canto suo, sottolineato che, nel quadro di tensioni internazionali, si cerca comunque di promuovere condizioni-quadro favorevoli alle aziende. La situazione finanziaria, anche alla luce delle recenti votazioni sulle casse malati, è molto preoccupante, a maggior ragione in un quadro generale che prevede un consistente rallentamento congiunturale. Christian Vitta ha richiamato alla responsabilità collettiva e all’impegno condiviso alla ricerca di soluzioni, auspicando un dialogo costruttivo con tutte le parti. Ribadendo anche l’importanza della collaborazione con la Confederazione.

Il Direttore Luca Albertoni, in un intervento puntuale, ha ribadito il NO dell’economia cantonale e federale all’iniziativa della Gioventù socialista in votazione il prossimo 30 novembre che mira a introdurre un’imposta su successioni e donazioni oltre i 50 milioni di franchi. Si tratta di un’iniziativa ingannevole nelle finalità e che minaccia l’esistenza di molte aziende di famiglia e di molte PMI a esse legate.

Il Presidente Andrea Gehri e il Direttore Luca Albertoni hanno dialogato con il Consigliere federale Albert Rösti, su alcuni dei dossier più importanti attualmente discussi a livello federale.
Partendo dal rapporto Weidmann pubblicato la scorsa settimana e che definisce i progetti strategici nell’ambito dei trasporti per gli anni a venire. Il Consigliere federale, a questo proposito, ha sottolineato l’importanza del fatto che lo studio riconosce come strada e ferrovia siano complementari e non in contrapposizione. Importante è anche il coinvolgimento degli agglomerati, per una politica dei trasporti strutturata. In ambito energetico, il Consigliere federale ha spiegato le ragioni alla base della decisione di proporre una strategia con tre pilastri, comprendente le energie rinnovabili, quella idroelettrica e anche quella nucleare, per garantire l’approvvigionamento sicuro, costante e a prezzi ragionevoli anche per i prossimi decenni. Infine, sono stati affrontati le tematiche sul canone della SSR e sui rapporti fra Confederazione e Cantoni.   


Discorsi


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Rivivete i momenti più importanti


L’evento nei media

  • Un mondo d’incertezza condiziona finanze pubbliche e imprenditori, Corriere del Ticino, 18.10.2025
  • Governo, c’è posta dalla Camera di commercio, LaRegione, 18.10.2025

Approfondimenti

Leggete quanto emerso nelle precedenti Assemblee:

Discorso del Presidente Cc-Ti Andrea Gehri

Pronunciato in occasione della 108esima Assemblea Generale Ordinaria della Cc-Ti del 17 ottobre 2025

“Riformare per servire meglio: un appello al Consiglio di Stato”

Stimato ospite d’onore, On. Consigliere Federale Albert Rösti,
Consiglieri agli Stati,
Consiglieri nazionali,
Consiglieri di Stato del Canton Ticino,
Gran Consiglieri,
Municipali,
Cari soci, gentili signore, egregi signori,

Benvenuti alla nostra Assemblea generale ordinaria, ormai evento non solo economico di riferimento in Ticino, ma anche tribuna privilegiata per dibattere, approfondire, proporre e riflettere. Dopo le turbolenze vissute, in particolare a seguito delle recenti votazioni cantonali e nell’imminenza di altre importanti sfide come la sconsiderata e pericolosissima iniziativa dei Giovani socialisti che vuole mettere in ginocchio le aziende e il sistema economico di successo tutto, ritengo importante sottolineare il nostro ruolo di forza propositiva e sempre aperta al dialogo.

È con senso di responsabilità e profonda consapevolezza che ci ritroviamo oggi, in un momento storico segnato da forti turbolenze a livello internazionale che inevitabilmente si declinano anche a livello nazionale e cantonale.

Le tensioni geopolitiche, le instabilità economiche globali e le trasformazioni accelerate nei mercati mondiali pongono sfide inedite e complesse al nostro tessuto imprenditoriale ed istituzionale.

In questo contesto incerto, il ruolo della Camera di Commercio, dell’industria, dell’artigianato e dei servizi del Canton Ticino si fa ancora più centrale: come punto di riferimento, come promotore di dialogo e come catalizzatore di soluzioni concrete. La nostra missione è quella di sostenere le imprese nel navigare questo scenario mutevole, instabile, valorizzando le competenze locali, rafforzando le reti di collaborazione e favorendo una visione strategica capace di guardare oltre le difficoltà del presente.

Oggi, più che mai, è necessario un impegno e visioni condivise per preservare la competitività del nostro territorio, tutelare il lavoro, rispettare gli imprenditori e promuovere un’economia resiliente, sostenibile e aperta al mondo.

Oggi non ci riuniamo solo per denunciare, per recriminare, ma soprattutto per proporre e per lanciare messaggi concreti, come del resto nel nostro DNA di imprenditori. Non vogliamo alimentare la sfiducia, ma restituirla — quella fiducia che nasce solo quando lo Stato dimostra di saper cambiare, di saper fare autocritica, di sapersi riformare e soprattutto di saper ascoltare e interpretare le esigenze della propria piazza.

Viviamo in un momento in cui le finanze pubbliche sono sotto pressione, non solo in Ticino, in cui la burocrazia cresce vertiginosamente e, ahimé, più velocemente dell’economia reale, dove l’eccessiva ed invadente iper-regolamentazione soffoca sul nascere le iniziative e le buone idee, ma dove anche molti imprenditori percepiscono l’amministrazione pubblica come un ostacolo, quasi un nemico e non come un alleato, al quale rivolgersi per risolvere, per ottenere sostegno e per favorire lo sviluppo delle iniziative.

E pensare che in qualsiasi azienda privata i clienti – e noi tutti lo siamo per l’amministrazione pubblica – rappresentano il valore più importante e più prezioso sui quali un imprenditore può contare, oltre naturalmente ai propri collaboratori.

Ma perché questa sensibilità e attitudine non viene fatta propria anche dall’amministrazione pubblica?

L’evoluzione del personale pubblico in Ticino ha visto un aumento significativo negli ultimi anni, oltre 800 unità solo negli ultimi 4 anni, e questa tendenza non è più giustificabile per rapporto ai servizi richiesti dal paese. Se poi paragonato con la media nazionale, il numero dei dipendenti pubblici in Ticino risulta addirittura sovradimensionato di un terzo. Oltre 9200 dipendenti per 355’000 cittadini, significa uno ogni 38.5 abitanti, senza contare i dipendenti della confederazione e quelli comunali. Sembrerebbe che siamo una popolazione sotto tutela.

Ma quindi, la logica farebbe pensare che più personale pubblico, significhi una maggiore attenzione ed efficienza, oltre che una migliore prossimità e puntualità del servizio verso l’utente.

Purtroppo, così non è! Allora però lo Stato dovrebbe quantomeno analizzare e chiedersi il motivo per il quale la percezione non è quella auspicata e cercare di porvi rimedio. La fiducia del cittadino verso le istituzioni non è una banalità, ma rappresenta un criterio che necessita di venir misurato costantemente.

In qualsiasi azienda, affinché possa esistere sul mercato, i dipendenti non possono eccedere all’infinito, ma devono rispondere alla logica di sopportabilità finanziaria in funzione dei servizi o prodotti erogati e, naturalmente, risultare concorrenziale.

Lo Stato non deve rispondere a logiche di mercato, ma neppure può ignorare di crescere più di quanto possa permettersi.

E il Canton Ticino?

Il Ticino ha tutte le risorse per invertire questa tendenza — ammesso che abbia il coraggio delle riforme, di quelle vere però, e saprà chinarsi seriamente sui problemi, come pure se saprà prendere decisioni forti, concertate con una visione a medio-lungo termine.

Negli ultimi anni, come accennato, lo Stato si è ampliato in modo costante e smisurato, senza purtroppo chiedersi se, se lo potesse veramente permettere. Ogni nuova esigenza sociale, ogni emergenza, ogni nuova competenza ha generato strutture, uffici, procedure, talvolta senza che si rivedessero quelle esistenti e/o fossero superflue. Tutto questo viene purtroppo percepito come ostacolo alla crescita e all’iniziativa.

Insomma, una sorta di freno a mano sempre tirato!

Il risultato è sotto gli occhi di tutti: un’amministrazione che costa sempre di più, che tende ad autoalimentarsi e che fatica tremendamente a rinnovarsi. Ma soprattutto un’amministrazione che il paese, piaccia o no, non può più permettersi, che non riesce più a finanziare e che si distanzia sempre più dal cuore dei suoi clienti.

Questa è la verità delle cose!

Non si tratta di mettere in discussione il valore del servizio pubblico, né tantomeno il lavoro di chi ogni giorno lo garantisce con dedizione, impegno e naturalmente con la giusta mentalità. E ne abbiamo la prova, sono in tanti.

Si tratta invece di chiedere una cosa semplice: che lo Stato si concentri su ciò che è davvero essenziale e si astenga di regolamentare l’irregolamentabile, evitando di invadere il campo delle iniziative private.

Che smetta di fare tutto, e torni a fare bene ciò che deve fare veramente.

Anche le cittadine e i cittadini e naturalmente l’economia devono però fare la loro parte, nessuno escluso.

Non ci tiriamo indietro, siamo consapevoli che anche l’economia in questo senso ha un ruolo determinante per il benessere del paese, ed è pronta anche a rinunce, a patto che portino a obiettivi chiari e misurabili, e che possa contribuire con le proprie competenze e idee.

Ma non si può pretendere dall’economia che faccia rinunce incondizionate.

Ci vogliono garanzie precise, invocare la fumosa simmetria dei sacrifici non è sufficiente, perché poi spesso tale simmetria si rivela asimmetrica e mira a cospargere ulteriormente gli ingranaggi di sabbia per frenarli.

Oggi, come Camera di Commercio, vogliamo essere propositivi e concreti elencando le riforme immediate che il Consiglio di Stato può promuovere, senza esitare.

Elencherò 7 misure attuabili con l’invito al Consiglio di Stato a volerle fare proprie.

1. Un blocco alle assunzioni e avvicendamenti responsabili

Il primo passo è senza dubbio contenere la crescita del personale dello Stato e di quello parastatale. Questione non solo cantonale, ma che riguarda anche la Confederazione.

È ovvio che anche l’economia qui deve fare la sua parte, rinunciando a invocare regole laddove non necessarie e dare quindi il buon esempio.

Propongo pertanto un blocco immediato delle nuove assunzioni, con una regola chiara: nei prossimi cinque anni si sostituirà al massimo il 50% di chi va in pensione.
Non si tratta di tagliare i servizi o, peggio ancora, di toglierli a chi ne ha veramente bisogno, ma di spingere l’amministrazione a riorganizzarsi, a ridurre i doppioni, a ottimizzare le risorse, a digitalizzare dove possibile e riformare finalmente i servizi ritenuti essenziali.

Nulla di impossibile perché nelle nostre aziende questi processi, queste analisi di sostenibilità finanziaria e adattamento al mutevole mercato vengono promosse costantemente per mantenere la competitività sul terreno.
Non fosse così rischieremmo il fallimento o la chiusura.

Ogni pensionamento può diventare quindi un’occasione per ripensare i processi e la distribuzione dei compiti, attingendo alle risorse già presenti, senza necessariamente rivolgersi all’esterno, se non nei casi di assoluta necessità.

2. Una riforma del settore sanitario di competenza cantonale

La spesa sanitaria cantonale cresce troppo rapidamente e non solo perché il cittadino è divenuto più fragile e vulnerabile. La realtà, sotto gli occhi di tutti, evidenzia un disequilibrio evidente tra offerta di prestazioni e consumo.

Eppure, nonostante ciò, non sempre cresce la qualità o l’efficienza del sistema.

Serve una riforma coraggiosa: semplificare la governance degli ospedali, rafforzare la medicina di base, razionalizzare i mandati di prestazione e favorire la collaborazione tra strutture pubbliche e private.

Il Consiglio di Stato dovrebbe pure esercitare un maggior controllo dell’offerta sanitaria attraverso la sospensione di nuove autorizzazioni, istituire una moratoria per infermieri indipendentie organizzazioni private di cure a domicilio e applicare la clausola del bisogno per attrezzature medico-tecniche.

Il Cantone deve sfruttare al massimo i margini concessi dalla legislazione federale, ben cosciente che il problema è costituito anche e soprattutto dall’ormai superata LAMAL e quindi deve farsi promotore verso Berna di una profonda riflessione della legge federale che mostra ormai la sua inadeguatezza.

L’obiettivo non deve essere solo “spendere meno”, ma spendere meglio, garantendo la sostenibilità di lungo periodo.

3. Una revisione a 360 gradi del sistema di sussidi

Il sistema dei sussidi cantonali è diventato una foresta intricata di regole, eccezioni e programmi.
Non solo, il sistema dei sussidi sociali in Ticino è attualmente sotto forte pressione, con una spesa che ha superato il miliardo di franchi annui, rendendo il Cantone uno dei più costosi in Svizzera in rapporto alla popolazione. Questo ha portato inevitabilmente ad un acceso dibattito politico e alla richiesta ad alta voce di una riforma strutturale del sistema sociale.

Finora, ogni buona intenzione si è tradotta in una nuova misura, spesso sovrapposta ad un’altra, senza misurarne l’efficacia e il reale impatto.

È il momento quindi di una revisione completa dei sussidi sociali in Ticino per garantire sostenibilità, equità e incentivi al lavoro partendo da:

  • l’eliminazione delle sovrapposizioni e i doppioni
  • l’introduzione di criteri di verifica chiari e verificabili
  • la misurazione dei risultati, non solo delle intenzioni.
  • la verifica e il confronto con altri cantoni
  • potenziando i controlli contro frodi e abusi e limitando l’accesso improprio ai sussidi.

I sussidi devono rappresentare un aiuto temporaneo, premiare il reinserimento nel mondo del lavoro, sostenere le fasce fragili, ma non devono costituire una struttura permanente.

4. Eliminare le leggi inutili

Troppo spesso le leggi cantonali vengono moltiplicate per rispondere ad ogni minima questione, creando vincoli che complicano la vita a cittadini e imprese.

Generano costi amministrativi per le parti coinvolte, allungano i tempi di attesa per ottenere permessi ed approvazioni, ritardando spesso e volentieri progetti importanti con la conseguenza di limitare pure la crescita economica del paese.

Propongo pertanto un principio semplice, ma efficace: 

  • ogni nuova legge deve comportare l’abrogazione di almeno una legge esistente.

Questo è possibile se si introducesse un sistema di verifica dell’efficacia delle leggi, strumento conosciuto e applicato già a livello federale che ha lo scopo di:

  • Migliorare la qualità legislativa, correggendo le leggi inefficaci o obsolete attraverso dati concreti e risultati misurabili
  • Di rafforzare il ruolo di sorveglianza del Parlamento e aumentare la fiducia dei cittadini nelle istituzioni
  • Di ottimizzare le risorse pubbliche identificando sprechi e inefficienze, promuovendo l’uso razionale dei fondi pubblici
  • Di consentire di adattare le leggi ai cambiamenti sociali, economici e tecnologici e quindi favorire un approccio dinamico della governance di paese
    E non meno importante:
  • i decisori pubblici sono chiamati a rispondere dei risultati delle leggi che approvano

Questi correttivi e semplici misure obbligherebbero il legislatore e il Consiglio di Stato a riflettere sulle priorità, evitando l’inflazione e la giungla normativa che oggi soffoca l’iniziativa privata.

5. Deregolamentare e aprirsi a cittadine e cittadini

Molti cittadini e imprenditori percepiscono un’amministrazione ostile, più attenta a regolamentare e sanzionare che ad aiutare.

Per trasformare un’amministrazione percepita come ostile e burocratica in un’istituzione collaborativa e orientata al cittadino, è necessario un cambiamento profondo di mentalità che coinvolga norme, processi, cultura organizzativa, attitudine e strumenti tecnologici.

Ecco alcune strategie concrete che il Canton Ticino (o qualsiasi ente pubblico) potrebbe adottare:

  • Ridurre la complessità delle norme e degli adempimenti burocratici.
  • Introdurre il principio del “once only”, ossia i cittadini non devono fornire più volte le stesse informazioni.
  • Eliminare procedure ridondanti e documentazione non essenziale.
  • Offrire servizi online semplici e accessibili, disponibili 24/7.
  • Introdurre sportelli digitali unificati per cittadini ed imprese.
  • Automatizzare i processi ripetitivi per ridurre tempi e costi
  • Ridurre i tempi di risposta delle pratiche
  • Formare il personale pubblico ad un approccio orientato al servizio, non solo al controllo o al sanzionamento.
  • Introdurre meccanismi di feedback sistematici da parte di cittadini e imprese.
  • Promuovere una comunicazione chiara, empatica e trasparente.

Un’amministrazione efficiente non è quella che produce più regolamenti, ma quella che serve meglio i cittadini attraverso un approccio trasparente, cordiale ed empatico, che automaticamente genera una maggiore fiducia nelle istituzioni da parte dell’utente.

6. Favorire la mobilità interna all’amministrazione

Il blocco delle assunzioni deve essere accompagnato da una maggiore mobilità interna.
Troppe competenze rimangono confinate in uffici chiusi su sé stessi.

Favorire la mobilità interna nella pubblica amministrazione è una leva strategica per migliorare l’efficienza, la motivazione del personale e la qualità dei servizi.  
Di seguito qualche criterio e modalità di come implementarla:

  • Definendo regole uniformi per i trasferimenti interni, con criteri oggettivi e accessibili.
  • Prevedendo bandi interni regolari per la copertura di posizioni vacanti.
  • Consentendo ai dipendenti di candidarsi facilmente a nuove posizioni.
  • Offrendo percorsi di riqualifica e aggiornamento per favorire il passaggio tra ruoli o settori.
  • Premiando la disponibilità alla mobilità con benefit, formazione o avanzamenti di carriera.
  • Promuovendo una cultura della flessibilità e della collaborazione intersettoriale.
  • Sensibilizzando i dirigenti sull’importanza della mobilità come strumento di sviluppo.

Bisogna assolutamente rendere normale — e incentivato — lo spostamento del personale tra settori e dipartimenti, dove le competenze possono essere più utili.

Solo così si sviluppa una cultura dell’amministrazione come squadra unita al servizio del cittadino, e non come somma di piccoli feudi.

7. Rivedere i compiti dello Stato

Infine, la riforma più importante, forse la più complessa, ma anche la più urgente: 

chiedersi cosa deve ancora fare lo Stato, e cosa può lasciare alla società civile o all’iniziativa privata.

Molti compiti oggi assunti dal Cantone potrebbero essere gestiti meglio da enti locali, fondazioni, o partnership pubblico-private.
Non è una ritirata, è un atto di fiducia verso la società.
Uno Stato più leggero può essere più giusto, se sa concentrarsi sui compiti essenziali, sui compiti strategici di cui è incaricato, che sono principalmente:

l’istruzione e la formazione, la sanità pubblica, la sicurezza e ordine pubblico, i servizi sociali e l’assistenza, le infrastrutture e i trasporti, l’ambiente e il territorio l’amministrazione e la giustizia.

Tutti compiti questi elencati che sono indispensabili per la coesione sociale del nostro paese.

In conclusione:
Riformare non significa demolire. Significa ricostruire su basi più solide.
Il Consiglio di Stato ha oggi la possibilità di dimostrare che la buona amministrazione non è una promessa, ma una scelta politica.
Una scelta fatta di coraggio, di coerenza e di responsabilità verso chi lavora, verso chi produce, verso chi crede ancora nel valore della cosa pubblica.

Il Ticino non ha bisogno di più Stato. No!
Ha bisogno di uno Stato migliore, più snello, più giusto, più vicino ai cittadini.
E questo, il Consiglio di Stato può cominciare a farlo da subito, senza esitare.

Non servono nuove leggi, ma nuova volontà.
Non servono più risorse, ma più coraggio organizzativo.

È tempo di riformare per servire meglio.
E questo tempo è adesso, non domani!

Noi, rappresentanti dell’economia, faremo la nostra parte, ma non lasceremo che vengano messe in discussione le condizioni essenziali per favorire la crescita economica del nostro tessuto attraverso misure che penalizzino l’imprenditorialità e lo sviluppo delle nostre imprese.

Tradotto in parole chiare significa che non permetteremo l’aumento incondizionato di imposte e tasse, senza che prima venga promossa una sacrosanta verifica dei compiti e proposte misure di risparmio serie ed efficaci.

Come accennato in entrata del mio discorso odierno all’assemblea il contesto globale, nazionale e cantonale è condizionato certamente da sfide non indifferenti che, a cascata sono di natura sociale, economica, politica, ambientale e, di questi tempi, purtroppo anche di natura bellica.

Abbiamo comunque la fortuna di vivere in un paese che, nonostante tutto e tutti, molti ci invidiano e la risposta alle difficoltà sono ancora ragionevolmente puntuali ed efficaci.

Ma non possiamo crogiolarci dietro a questa affermazione e pensare che qualcuno provvederà anche in futuro a garantirci il benessere costruito, ma che lentamente ed inesorabilmente si sta sgretolando.

In Ticino lo stato di salute del nostro Cantone è, per dirla in termini di medicina, vicina al collasso e, per curare il paziente bisogna finalmente prendere decisioni, non più procrastinabili, ma urgenti.

Politica, economia e parti sociali sono chiamate a dare risposte e soluzioni, certamente di non facile interpretazione, ma la tanto decantata simmetria dei sacrifici deve dapprima sopprimere gli sprechi, gli esuberi e l’inefficienza di sistema.

Concludo quindi non prima di ringraziare tutte le collaboratrici e collaboratori che lavorano quotidianamente in Camera di Commercio che giorno dopo giorno con dedizione ed impegno si preoccupano di sostenere le nostre aziende.

Un ringraziamento particolare lo dedico con riconoscenza a Luca Albertoni, il nostro direttore che unitamente allo staff di direzione della Camera di Commercio svolgono un lavoro di grande intensità e contenuti, anche se non sempre visibile.

Ringrazio pure l’ufficio presidenziale e la Vicepresidente Cristina Maderni, che mi accompagnano costantemente nell’affrontare temi, situazioni e la quotidianità.
Grazie di cuore a tutti voi!

Termino quindi la mia esposizione con un aforisma di Indro Montanelli che cita:

“Lo Stato dà un posto. L’impresa privata dà un lavoro.

A voi tutti presenti oggi vi ringrazio per l’attenzione e per la fiducia riposta nella nostra organizzazione mantello dell’economia ticinese.


Lugano, 17 ottobre 2025

Publiredazionali Cc-Ti

Di seguito potete ritrovare tutti i publiredazionali Cc-Ti (dal 2023).

2025

Imprese svizzere e accordo AELS-Mercosur: focus Brasile, 15.10.2025

“Riformare per servire al meglio”, 15.10.2025

Non dimentichiamo l’energia, 17.09.2025

“Swiss Made” sotto pressione, 03.09.2025

Dazi USA: primi effetti, 28.08.2025

La formazione della Cc-Ti, 18.6.2025 (e 21.5.2025)

Un sostegno per chi esporta, 21.5.2025

Le finanze cantonali: una discussione indispensabile, 9.5.2025

L’Arabia Saudita in chiave operativa, 30.4.2025

Negoziare? Si, no, forse, magari…, 17.4.2025

Le aziende svizzere al crocevia delle tensioni commerciali globali, 12.3.2025

CRASH TEST, 19.2.2025

L’economia per la società, 29.1.2025


2024

Auguri di Natale, 24 e 31.12.2024

Risultati inchiesta congiunturale 2024/2025, 18.12.2025

Il ritorno di Trump: rischi e opportunità per l’export svizzero (e non solo), 26.11.2024

Speciale 107esima AGO Cc-Ti: resoconto AGODiscorso Pres. A. GehriIntervista Prof. Guzzella, 19.11.2025

Innovazione e ricerca e sviluppo tecnologico: quo vadis?, 22.10.2024

Denominatore comune: innovazione, 15.10.2024

Guten Tag o Auf Wiedersehen?, 24.9.2024

Stati Uniti: è terra promessa?, 27.8.2024

«Non solo business…», 30.7.2024

Strada e ferrovia, accostamento vincente, 18.7.2024

India, il gigante su cui puntare, 28.5.2024

Votazione sulla riforma fiscale cantonale, 21.5.2024

La Svizzera apprezzata ovunqUE, 14.42024

L’accesso al Sud−Est asiatico passa da Singapore, 2.4.2024

Salari e statistiche, 26.3.2024

AVS, diamo i numeri…, 20.2.2024

Le sfide del business internazionale, 30.1.2024

Più poveri senza i ricchi, 23.1.2024


2023

Auguri di Natale (diversi), 12.2023

Il 2023 ha confermato le aspettative, 18.12.2023

Conflitto Israele-Hamas: nuovo stress test per supply chain e logistica, 28.11.2023

L’imprenditore al centro della 106esima AGO, 26.10.203

Il commercio con l’estero richiede misure rafforzate di dovuta diligenza, 17.10.2023

L’intrepido imprenditore: coraggio e resilienza, 26.9.2023

In un mondo che cambia informare e informarsi è un dovere, 29.8.2023

nLex Prevenire Difendere, 22.8.2023

Illusioni e realismo, 25.7.2023

Apertura tecnologicaSan Gottardo & pedaggio: NO grazie, 13.6.2023

Quel piatto di spaghetti che è il libero scambio, 30.5.2023

Tutelare la continuità aziendale, 12.5.2023

La tecnologia è competenzaEvoluzioni elettrizzanti, 18.4.2023

Chi guida la corsa alle tecnologie critiche?, 28.3.2023

Una buona istruzione garantisce protezioneL’opinione puntuale, 21.3.2023

Fiscalità: numeri e fattiL’opinione puntuale, 28.2.2023

Da complicato a complesso: il contesto internazionale è sempre più impegnativo, 31.1.2023

Centrare la formazioneLa manodopera è strategica, 24.1.2023

Ticino, il ponte che rafforza gli scambi tra Svizzera e Cina

Nel quadro delle celebrazioni per i 75 anni di relazioni diplomatiche tra Svizzera e Cina, si è svolto in Ticino il 4th Round of China–Switzerland Foreign Ministers’ Strategic Dialogue, che ha riunito il Consigliere federale Ignazio Cassis e il Ministro degli Esteri della Repubblica Popolare Cinese Wang Yi.

Collocare il confronto in Ticino non è stato solo un gesto simbolico. Il Cantone si è confermato un ponte operativo tra la capacità innovativa svizzera e la domanda cinese di qualità, tecnologie e precisione, in un momento in cui la congiuntura internazionale richiede canali affidabili e prevedibili. Questo appuntamento si inserisce in un ciclo di visite di altissimo profilo che, nell’ultimo quinquennio, ha portato in Ticino i rappresentanti dei tre partner principali della Svizzera, ossia Stati Uniti, Cina e Unione europea, da Mike Pompeo e Wang Yi a Castelgrande di Bellinzona fino a Kaja Kallas e Ursula von der Leyen tra Bellinzona e Lugano, confermando il Cantone come piattaforma di dialogo internazionale.

Il dialogo ha permesso di mettere a fuoco lo stato e le prospettive dei rapporti economici tra i due Paesi. Negli ultimi anni le esportazioni svizzere verso la Cina sono cresciute in modo strutturale, passando da 23,9 a 40,5 miliardi di franchi tra il 2017 e il 2023, con un aumento medio annuo del 9,15 per cento. Parallelamente, le esportazioni cinesi verso la Svizzera sono salite da 13,1 a circa 18,4 miliardi di franchi, con un incremento medio annuo del 5,86% per cento. Un fattore abilitante è stato l’Accordo di libero scambio entrato in vigore nel 2014, che ha ridotto in modo significativo i dazi in comparti chiave come orologeria e macchinari, generando risparmi significativi per le imprese svizzere. Nel 2024 l’interscambio bilaterale ha raggiunto 55,1 miliardi di franchi, con un incremento medio annuo del 5,83 per cento, a conferma della centralità del partenariato economico tra Svizzera e Cina.

La dinamica più recente ha ulteriormente rafforzato questo quadro. A luglio 2025 le esportazioni svizzere verso la Cina sono avanzate di 4,07 miliardi di USD rispetto a luglio 2024 con una crescita del 69,1 per cento, mentre le importazioni dalla Cina hanno registrato un incremento più contenuto pari al 2,3 per cento. Nella composizione dell’export elvetico verso la Cina l’oro ha mantenuto un ruolo preminente, intorno alla metà del totale nel 2024, seguito da farmaceutica, orologi, macchinari e apparecchiature medicali. Dal lato opposto le vendite cinesi verso la Svizzera restano diversificate, con contributi di chimica, mezzi di trasporto, macchinari ed elettronica. In questo contesto il Ticino agisce da ponte tra filiere nazionali e mercati globali. Un tessuto industriale competitivo e orientato all’export trova nei legami con la Cina un canale naturale per valorizzare innovazione e qualità. In Ticino un ecosistema dell’innovazione, dall’intelligenza artificiale alle scienze della vita fino all’energia verde, trasforma ricerca e tecnologie di frontiera in collaborazioni e sbocchi sui mercati internazionali, inclusa la Cina. Affinché tali potenzialità si traducano in risultati concreti occorrono connessioni fisiche e digitali efficienti lungo tutta la catena del valore. La logistica svolge un ruolo abilitante. Infrastrutture intermodali e procedure doganali digitalizzate riducono tempi e costi, collegano il Ticino ai corridoi europei e sostengono gli scambi tra Svizzera e Cina, compresi i canali di commercio elettronico e le spedizioni ad alto valore. Per accompagnare queste dinamiche la Camera di commercio e dell’industria del Cantone Ticino (Cc-Ti) e la Camera di commercio Svizzera Cina (SCCC) promuovono congiuntamente nel mese di novembre una missione economica esplorativa, pensata per offrire ai partecipanti una visione strategica del mercato cinese e facilitare l’incontro con interlocutori chiave.

L’incontro ministeriale tenutosi in Ticino ha rimarcato la necessità di mantenere aperti e trasparenti i canali del commercio, rafforzando la cooperazione su standard, accesso al mercato e ricerca. È stato richiamato il percorso verso un’ottimizzazione dell’Accordo di libero scambio (ALS 2.0) con l’obiettivo di allinearlo alle trasformazioni in corso, come la digitalizzazione delle catene del valore, la sostenibilità, la tutela della proprietà intellettuale e la semplificazione delle procedure. Per il sistema produttivo svizzero, e per il ponte ticinese in particolare, ciò significa ridurre i costi delle transazioni, aumentare la certezza regolatoria e facilitare gli investimenti di lungo periodo.

Lo svolgimento del 4th Round of China–Switzerland Foreign Ministers’ Strategic Dialogue in Ticino ha inviato un segnale di continuità istituzionale e di fiducia reciproca. In una fase in cui i dibattiti sui dazi attirano l’attenzione, l’esperienza ticinese dimostra che la funzione di ponte, fondata su dialogo costante, regole chiare e cooperazione concreta, può tradursi in opportunità tangibili per imprese, lavoratori e investitori dei due Paesi, con un contributo alla resilienza e alla crescita degli scambi tra Svizzera e Cina.


Fonte: Comunicato congiunto Cc-Ti/SCCC del 10 ottobre 2025

Scambio di informazioni con 110 Stati su circa 3,8 milioni di conti finanziari

L’Amministrazione federale delle contribuzioni (AFC) ha scambiato informazioni relative a conti finanziari con 110 Stati. Lo scambio si inserisce nel quadro dello standard globale per lo scambio automatico di informazioni.

Quest’anno lo scambio di informazioni ha avuto luogo con complessivamente 110 Stati. Ai 108 Stati finora tenuti alla comunicazione si sono aggiunti il Kenya e la Thailandia. Con 84 Stati lo scambio di dati è stato reciproco, mentre gli altri 26 hanno trasmesso informazioni al nostro Paese senza riceverne, poiché non soddisfano ancora i requisiti internazionali di confidenzialità e sicurezza dei dati (13 Stati) oppure hanno rinunciato volontariamente a riceverne (13 Stati). Anche quest’anno non sono stati scambiati dati con la Russia.

Attualmente, tra banche, trust, assicurazioni e istituti di altro tipo, sono registrati presso l’AFC circa 9000 istituti finanziari tenuti alla comunicazione che hanno raccolto e trasmesso dati all’AFC. Quest’ultima ha inviato agli Stati partner informazioni relative a circa 3,8 milioni di conti finanziari, ricevendo informazioni analoghe su circa 3,5 milioni di conti finanziari. L’AFC non può fornire indicazioni in merito all’entità delle attività finanziarie.

Il nostro Paese si è impegnato a recepire lo standard globale per lo scambio automatico di informazioni a fini fiscali. Le basi legali per la sua attuazione in Svizzera sono entrate in vigore il 1° gennaio 2017.

Sono oggetto dello scambio informazioni sull’identificazione del titolare, sul conto e informazioni finanziarie (tra cui nome, indirizzo, Stato di residenza, numero d’identificazione fiscale così come indicazioni sull’istituto finanziario tenuto alla comunicazione, sul saldo del conto e sui redditi da capitale).

Grazie alle informazioni scambiate, le autorità fiscali cantonali possono verificare se i contribuenti hanno dichiarato correttamente i conti finanziari detenuti all’estero.

L’attuazione dello scambio automatico di informazioni è oggetto di verifica da parte del Forum globale sulla trasparenza e sullo scambio di informazioni a fini fiscali dell’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economici.

Ulteriori informazioni:
Panoramica dei Paesi che attuano lo scambio automatico di informazioni relative a conti finanziari


Fonte: AFC – Comunicato stampa

Nessuna revoca dello statuto di protezione S

Dal momento che continua a non prospettarsi una stabilizzazione duratura della situazione in Ucraina, nella seduta dell’8 ottobre 2025 il Consiglio federale ha deciso di non revocare prima del 4 marzo 2027 lo statuto S a favore delle persone bisognose di protezione provenienti dall’Ucraina. Ha inoltre prorogato fino a tale data anche le misure di sostegno per i titolari dello statuto di protezione S (programma S). In attuazione di una decisione del Parlamento, la Segreteria di Stato della migrazione (SEM) nel concedere la protezione provvisoria distingue ora tra regioni in cui il ritorno è considerato esigibile e regioni in cui non lo è.

Tenuto conto della situazione tuttora instabile e del protrarsi degli attacchi russi su diverse aree dell’Ucraina, il Consiglio federale ritiene ancora soddisfatte le condizioni per mantenere lo statuto di protezione S. Malgrado gli sforzi di pace a livello interazionale, una stabilizzazione duratura della situazione in tutto il territorio ucraino, tale da garantire un ritorno sicuro, non appare realistica nel medio periodo.

Maggiore chiarezza per le persone interessate

Il Consiglio federale ha deciso di non revocare lo statuto di protezione S prima del 4 marzo 2027, chiarendo così la situazione dei prossimi 18 mesi per le persone in cerca di protezione, i Cantoni, i Comuni e i datori di lavoro. Qualora la situazione in Ucraina dovesse stabilizzarsi in modo duraturo, il Consiglio federale deciderà nuovamente in merito allo statuto di protezione S.

Poiché la Svizzera fa parte dello spazio Schengen, il Consiglio federale ritiene imprescindibile una stretta concertazione con l’Unione europea (UE). Il 13 giugno 2025 gli Stati dell’UE hanno deciso di prorogare la protezione provvisoria fino al 4 marzo 2027 senza prevedere restrizioni territoriali.

Verifica periodica della situazione

Adottando la mozione Friedli 24.3378, le Camere federali hanno deciso di riservare lo statuto di protezione S ai soli profughi provenienti dai territori ucraini occupati o contesi. Nel concedere la protezione provvisoria si distingue ora tra regioni in cui il ritorno è considerato esigibile e regioni in cui non lo è. Attualmente il ritorno è esigibile nelle regioni di Volinia, Rivne, Leopoli, Ternopil, Transcarpazia, Ivano-Frankivsk e Černivci.

Questa nuova regola non riguarda né le persone che già beneficiano dello statuto di protezione S, né i loro familiari che si trovano ancora in Ucraina. Poiché la situazione nelle regioni ucraine evolve di continuo, la SEM riesamina regolarmente tale elenco e, se necessario, lo aggiorna.

Esame dei singoli casi da parte della SEM

La SEM continuerà a esaminare ogni singolo caso. Se respinge una domanda di protezione perché il richiedente proviene da una regione in cui il ritorno è considerato esigibile, ne ordina l’allontanamento. Qualora nel caso concreto l’esecuzione dell’allontanamento risulti inammissibile o non esigibile, la persona è ammessa provvisoriamente in Svizzera. Alle persone escluse dalla protezione provvisoria resta inoltre aperta la possibilità di chiedere asilo in Svizzera.

Le nuove regole entrano in vigore il 1° novembre 2025 e si applicano a tutte le domande esaminate dopo tale data, anche se presentate prima. Entra in vigore il 1° novembre 2025 anche la modifica ai viaggi in Ucraina decisa dal Parlamento: i titolari dello statuto di protezione S potranno recarsi in Ucraina per 15 giorni a semestre, anziché per 15 giorni a trimestre come attualmente previsto.

Proroga delle misure d’integrazione

Sono prorogate fino al 4 marzo 2027 anche le misure di sostengo specifiche a favore dei titolari dello statuto S (programma S), decise il 13 aprile 2022. La Confederazione partecipa con un contributo di 3000 franchi per persona all’anno alle iniziative d’integrazione promosse dai Cantoni, incentrate in particolare sulla promozione linguistica e sull’accesso alla formazione e al mercato del lavoro.


Fonte: CF – Comunicato stampa

Il Consiglio federale prolunga la durata massima dell’indennità per lavoro ridotto a 24 mesi

L’8 ottobre 2025 il Consiglio federale si è avvalso della competenza estesa che gli è stata conferita di recente dal Parlamento e ha portato a 24 mesi la durata massima di riscossione dell’indennità per lavoro ridotto (ILR). In questo modo fornisce un sostegno mirato ai rami e alle imprese svizzeri, in particolare a quelli orientati all’esportazione. L’ordinanza modificata entrerà in vigore il 1o novembre 2025 e si applicherà fino al 31 luglio 2026.

Il 26 settembre 2025 il Parlamento ha adottato una modifica urgente della legge sull’assicurazione contro la disoccupazione (LADI), conferendo al Consiglio federale la possibilità di portare la durata massima dell’ILR a 24 mesi in totale. Il Parlamento ha inoltre introdotto un periodo di attesa di sei mesi nel caso in cui l’ILR sia stata percepita ininterrottamente dalle imprese per 24 mesi nello stesso termine quadro. Questa modifica di legge, limitata al 31 dicembre 2028, è entrata in vigore il 27 settembre 2025.

Considerato che le previsioni sull’evoluzione del mercato del lavoro non lasciano intravedere alcun miglioramento e vista l’incertezza legata ai dazi doganali aggiuntivi USA in vigore dal 7 agosto 2025, il Consiglio federale ha deciso di avvalersi della sua competenza estesa. A partire dal 1o novembre 2025 porta quindi a 24 mesi la durata massima dell’ILR. Ciò significa che le imprese che raggiungeranno presto i 18 mesi di riscossione dell’indennità potranno beneficiare di sei mesi supplementari, a condizione che continuino ad adempiere i presupposti del diritto all’ILR.

L’industria metalmeccanica ed elettrica (MEM) e l’industria orologiera sono tra le più colpite dal persistente ristagno congiunturale. L’ulteriore prolungamento della durata di riscossione dell’indennità offre alle aziende del settore una sicurezza non trascurabile in termini di pianificazione, consentendo loro di adattarsi a una situazione economica ancora difficile, ad esempio trovando nuove opportunità e nuovi sbocchi commerciali. Questa misura è volta a evitare licenziamenti e consentire alle aziende di mantenere i propri effettivi in caso di perdite di lavoro temporanee.

L’ordinanza modificata entrerà in vigore il 1o novembre 2025 e si applicherà fino al 31 luglio 2026, rispettando così la durata di prolungamento vigente stabilita dal Consiglio federale il 14 maggio 2025. Nella primavera del 2026 il Consiglio federale valuterà l’opportunità di prolungare nuovamente la durata massima di riscossione dell’ILR.


Fonte: CF – Comunicato stampa

Soppressione del servizio «Rendiconto IVA easy»

L’AFC sta implementando nuovi requisiti di sicurezza per i suoi servizi su ePortal e pertanto a decorrere dal mese di maggio 2026 non offrirà più il servizio «Rendiconto IVA easy».

Infatti a partire da tale data il rendiconto IVA potrà essere allestito esclusivamente tramite il servizio «Rendiconto IVA pro». Il servizio «Rendiconto IVA pro» rimane disponibile senza restrizioni. Approfittate già a partire da ora delle utili funzioni del «Rendiconto IVA pro» e registratevi una sola volta tramite AGOV nel servizio di ePortal «myAFC». AGOV è il nuovo login delle autorità svizzere che sostituisce gradualmente il vecchio CH-Login. A partire dal 31 ottobre 2026, la registrazione e il login tramite AGOV saranno obbligatori e l’opzione CH-Login sarà disattivata alla fine del 2027.

Rendiconto IVA


Fonte: Amministrazione federale delle contribuzioni AFC – Comunicato stampa

AGOV sostituirà CH-LOGIN

La Confederazione amplia le possibilità di registrarsi nell’ePortal: oltre al CH-LOGIN, ora è disponibile anche AGOV, la procedura di accesso delle autorità pubbliche svizzere. Poiché sostituirà gradualmente CH-LOGIN, gli utenti dovranno passare ad AGOV al più tardi entro il 31 ottobre 2026.

I login attualmente in uso verranno migrati automaticamente. AGOV offre maggiore sicurezza e consente di accedere, con un solo login, ai servizi online di autorità diverse, non solo della Confederazione, ma anche di alcuni Cantoni e Comuni. I nuovi utenti si registrano direttamente tramite AGOV, mentre gli utenti attuali possono effettuare il passaggio registrandosi nell’ePortal tramite AGOV e infine collegando il proprio account esistente. Tutte le autorizzazioni concesse in precedenza rimangono invariate. Strumenti di ausilio e istruzioni sono disponibili online alla pagina help.eiam.swiss.


Fonte: Amministrazione federale delle contribuzioni AFC – Comunicato stampa