Nuovi salari minimi dal 1° gennaio 2026

Ai sensi dell’art. 360a CO

Nuovi salari minimi per settore economico dal 1° gennaio 2026

Dal 1° gennaio 2026 entrano in vigore i nuovi salari minimi orari per settore economico, come stabilito dal decreto pubblicato nel bollettino ufficiale del 16 dicembre 2025.
Si ricorda che tali disposizioni sono vincolanti.

Poiché la variazione dell’Indice nazionale dei prezzi al consumo (base 2015) tra novembre 2024 e novembre 2025 è pari a 0,0%, le soglie generali restano invariate:

  • Soglia inferiore: CHF 20.00/ora
  • Soglia superiore: CHF 20.50/ora

Alcuni salari specifici nei vari settori economici sono stati comunque aggiornati secondo quanto previsto dal decreto.


Nuovi salari minimi previsti dai Contratti normali di lavoro (CNL)

I CNL prevedono due modalità di aggiornamento dei salari minimi:

  • per i CNL vincolati a un CCL di riferimento, i salari minimi sono adeguati in base a quanto deciso dalle parti nel CCL;
  • per i CNL non vincolati a un CCL di riferimento, l’adeguamento avviene al 1° gennaio di ogni anno sulla base dell’Indice nazionale dei prezzi al consumo (IPC) del mese di novembre.

Considerato che la variazione dell’IPC tra novembre 2024 e novembre 2025 è pari allo 0,0%, non vi è adeguamento per indicizzazione per i CNL non vincolati.

Restano tuttavia applicabili gli adeguamenti derivanti dai CCL di riferimento, in particolare per i profili e i settori richiamati nella comunicazione ufficiale (es. impiegati di commercio e commercio al dettaglio), con i salari 2026 fissati nei rispettivi CCL.

Tabella riassuntiva per i contratti normali di lavoro.

In caso di dubbio consultare il sito ufficiale: https://www4.ti.ch/dfe/de/usml/contrattidi-lavoro/contratti-normali-di-lavoro


AGGIORNAMENTI:

Rock Economy

Proseguono i podcast della Cc-Ti con Radio Ticino. A disposizione la 44° puntata con il titolo “2025 Promossi e bocciati”. Con Luca Albertoni, dir. Cc-Ti, Angelo Chiello di Radio Ticino. Disponibile anche su Spotify!

Online tutte le puntate (1-44) del podcast. Buon ascolto!


Per sorridere, si mettono in movimento 16 muscoli, per arrabbiarsi 65… fai ECONOMIA, sorridi!
Chiacchierate, aneddoti, tanti fatti, poca politica… Un modo un po’ giocoso ma serio per condividere l’economia, perché l’economia siamo tutti noi.

Ascolta il podcast su Radio Ticino, a cura della Cc-Ti con Luca Albertoni, Direttore Cc-Ti e Angelo Chiello di Radio Ticino.
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Riscopri e ascolta tutte le puntate

Le deduzioni professionali vanno ancorate nella legge

Comunicato stampa del Comitato “Per evitare aumenti di imposte a tutti”

Sono passati solo 18 mesi – era il 9 giugno 2024 – da quando la popolazione ticinese ha approvato con una netta maggioranza la riforma tributaria. Questa era stata voluta fortemente dal Gran Consiglio e dal Consiglio di Stato. Ora, di fronte all’esplosione della spesa pubblica, il possibile aumento delle deduzioni delle spese professionali è stato congelato. Il Comitato “Per evitare aumenti di imposte a tutti” ritiene che il risanamento dei conti cantonali debba innanzitutto passare da una riforma dello Stato e non – quale prima misura – con penalizzazioni del ceto medio. Urge ora l’approvazione e messa in vigore dell’iniziativa parlamentare che chiede di fissare le deduzioni per spese professionali nella legge tributaria.

Nella fase di campagna in vista della riforma tributaria del 9 giugno 2024, il Comitato favorevole aveva illustrato in modo convincente come il Ticino si posizionasse tra i 5 Cantoni meno generosi per quanto riguarda le deduzioni delle spese professionali.

Ora, un anno e mezzo dopo il voto, nell’ambito del Preventivo 2026 – e di fronte a un piano finanziario preoccupante a causa delle numerose spese – il Consiglio di Stato ha rinviato come primo passo un beneficio che avrebbe alleggerito proprio quel ceto medio spesso citato come particolarmente toccato dai costi crescenti. Il Comitato deplora molto questa decisione ed esprime forte preoccupazione nei confronti dell’approccio scelto per riequilibrare a lungo termine i conti pubblici. Prima di rinviare un contenuto ma significativo sgravio alla categoria dei cittadini più tartassati, urge una revisione coraggiosa e profonda dei compiti del Cantone, suscettibile di modernizzare lo Stato e aumentarne finalmente l’efficienza.

Nel frattempo un’iniziativa parlamentare interpartitica propone di fissare l’ammontare delle deduzioni professionali nella legge tributaria. Il Comitato saluta con favore questa iniziativa e invita tutti gli attori a mettere in vigore al più presto la misura. Dopo la riforma fiscale, anche il recentissimo rifiuto della cosiddetta “Iniziativa sul futuro” da parte di quasi 4 ticinesi su 5 conferma la lucidissima volontà di disporre di un contesto fiscale attrattivo.

Ricordiamo che al Comitato “Per evitare aumenti di imposte a tutti” avevano a suo tempo aderito un centinaio di persone, tra cui numerosi Gran Consiglieri, sindaci e personalità del Cantone.

Serata informativa per il corso Specialista della gestione PMI con attestato federale

Martedì 13 gennaio 2026 alle ore 18.00 presso gli Spazi Cc-Ti al 6° piano

La Cc-Ti organizza una serata informativa per tutti gli interessati ad iscriversi al corso Specialista della gestione PMI (che inizierà a marzo 2026). Durante l’incontro saranno fornite maggiori informazioni inerenti al corso (costi, calendario, docenti e contenuti).

Coloro che volessero partecipare alla serata sono pregati di confermare la propria presenza al Signor Roberto Klaus all’indirizzo email: klaus@cc-ti.ch.

Assicurazione contro la disoccupazione: nel 2026 più generi di professioni assoggettati all’obbligo di annuncio dei posti vacanti

Sono nuovamente in aumento i generi di professione assoggettati all’obbligo di annuncio dei posti vacanti. Rispetto all’anno precedente lo saranno ad esempio anche gli addetti alle pulizie e gli ausiliari in uffici, alberghi e altri esercizi (79 529 occupati) e i cuochi (43 570 occupati). La decisione è stata presa il 1° dicembre 2025 dal capo del Dipartimento federale dell’economia, della formazione e della ricerca (DEFR), il consigliere federale Guy Parmelin, in base alle regole vigenti.

L’obbligo di annuncio dei posti vacanti è stato introdotto nell’ambito dell’attuazione dell’iniziativa «Contro l’immigrazione di massa». Una professione è assoggettata quando il relativo tasso di disoccupazione medio supera la soglia predefinita del 5 %. Ogni anno l’estensione dell’obbligo di annuncio viene adeguata in base all’andamento del mercato del lavoro.

L’aumento della disoccupazione provoca un’estensione dell’obbligo di annuncio

Dal 2023, dopo aver toccato un livello storico bassissimo, il tasso di disoccupazione è andato aumentando costantemente, con conseguente estensione dell’obbligo di annuncio. Tutte le professioni che quest’anno erano assoggettate lo saranno anche nel 2026, più qualche altro genere di professione, come ad esempio i cuochi e gli addetti alle pulizie. Il personale non qualificato addetto alle costruzioni, con 88 187 lavoratori, si riconferma quello con il maggior numero di occupati. Nel complesso, il 10,8 % degli occupati lavorerà nei generi di professioni assoggettati; erano appena il 6,5 per cento nel 2025. Nel periodo di calcolo preso in considerazione per l’elenco 2026 (3° trim. 2024 fino al 3° trim. 2025) il tasso di disoccupazione medio era del 2,7 %, cioè +0,4 punti percentuali rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente (2,3 %).

La nuova ordinanza entrerà in vigore il 1° gennaio 2026. L’elenco completo dei generi di professioni assoggettati nel 2026, i diritti e doveri dei lavoratori e il ruolo degli Uffici regionali di collocamento (URC) sono disponibili qui: Obbligo di annuncio dal 2026.

Per saperne di più:
Obbligo di annunciare i posti di lavoro vacanti
Obbligo di annuncio dal 2026
Check-Up 2026


Fonte: CF – Comunicato stampa

Publiredazionali Cc-Ti

Di seguito potete ritrovare tutti i publiredazionali Cc-Ti (dal 2023).

2025

Si chiama “Per il futuro” ma è “Senza futuro”, 19.11.2025

Servizio civico: buone intenzioni, proposta inadeguata, 19.11.2025

Imprese svizzere e accordo AELS-Mercosur: focus Brasile, 15.10.2025

“Riformare per servire al meglio”, 15.10.2025

Non dimentichiamo l’energia, 17.09.2025

“Swiss Made” sotto pressione, 03.09.2025

Dazi USA: primi effetti, 28.08.2025

La formazione della Cc-Ti, 18.6.2025 (e 21.5.2025)

Un sostegno per chi esporta, 21.5.2025

Le finanze cantonali: una discussione indispensabile, 9.5.2025

L’Arabia Saudita in chiave operativa, 30.4.2025

Negoziare? Si, no, forse, magari…, 17.4.2025

Le aziende svizzere al crocevia delle tensioni commerciali globali, 12.3.2025

CRASH TEST, 19.2.2025

L’economia per la società, 29.1.2025


2024

Auguri di Natale, 24 e 31.12.2024

Risultati inchiesta congiunturale 2024/2025, 18.12.2025

Il ritorno di Trump: rischi e opportunità per l’export svizzero (e non solo), 26.11.2024

Speciale 107esima AGO Cc-Ti: resoconto AGODiscorso Pres. A. GehriIntervista Prof. Guzzella, 19.11.2025

Innovazione e ricerca e sviluppo tecnologico: quo vadis?, 22.10.2024

Denominatore comune: innovazione, 15.10.2024

Guten Tag o Auf Wiedersehen?, 24.9.2024

Stati Uniti: è terra promessa?, 27.8.2024

«Non solo business…», 30.7.2024

Strada e ferrovia, accostamento vincente, 18.7.2024

India, il gigante su cui puntare, 28.5.2024

Votazione sulla riforma fiscale cantonale, 21.5.2024

La Svizzera apprezzata ovunqUE, 14.42024

L’accesso al Sud−Est asiatico passa da Singapore, 2.4.2024

Salari e statistiche, 26.3.2024

AVS, diamo i numeri…, 20.2.2024

Le sfide del business internazionale, 30.1.2024

Più poveri senza i ricchi, 23.1.2024


2023

Auguri di Natale (diversi), 12.2023

Il 2023 ha confermato le aspettative, 18.12.2023

Conflitto Israele-Hamas: nuovo stress test per supply chain e logistica, 28.11.2023

L’imprenditore al centro della 106esima AGO, 26.10.203

Il commercio con l’estero richiede misure rafforzate di dovuta diligenza, 17.10.2023

L’intrepido imprenditore: coraggio e resilienza, 26.9.2023

In un mondo che cambia informare e informarsi è un dovere, 29.8.2023

nLex Prevenire Difendere, 22.8.2023

Illusioni e realismo, 25.7.2023

Apertura tecnologicaSan Gottardo & pedaggio: NO grazie, 13.6.2023

Quel piatto di spaghetti che è il libero scambio, 30.5.2023

Tutelare la continuità aziendale, 12.5.2023

La tecnologia è competenzaEvoluzioni elettrizzanti, 18.4.2023

Chi guida la corsa alle tecnologie critiche?, 28.3.2023

Una buona istruzione garantisce protezioneL’opinione puntuale, 21.3.2023

Fiscalità: numeri e fattiL’opinione puntuale, 28.2.2023

Da complicato a complesso: il contesto internazionale è sempre più impegnativo, 31.1.2023

Centrare la formazioneLa manodopera è strategica, 24.1.2023

Servizio civico: buone intenzioni, proposta inadeguata

L’Iniziativa per l’istituzione di un Servizio civico su cui si voterà il prossimo 30 novembre prevede che tutte le persone con cittadinanza svizzera prestino un servizio a beneficio della collettività e dell’ambiente. Intento lodevole, ma poco realistico.

L’introduzione di un obbligo generale di prestare servizio comporterebbe il raddoppio delle persone reclutate rispetto a oggi. Secondo il Consiglio federale, con il nuovo modello il numero di persone soggette all’obbligo raddoppierebbe. Si passerebbe a circa 70’000 reclutati all’anno, ben oltre il fabbisogno reale di esercito e protezione civile.
Ne conseguirebbe tra l’altro anche un importante aumento dei costi per la Confederazione, i Cantoni e l’economia, senza però benefici reali.
Un obbligo di legge deve essere infatti sempre proporzionato allo scopo: qui decisamente non lo sarebbe.
L’esercito e la protezione civile, con il sostegno del servizio civile, sono fondamentali per la sicurezza della Svizzera. L’obbligo di prestare servizio è necessario solo per queste organizzazioni. Con il Servizio civico
l’iniziativa va troppo oltre.
Oltre ai costi elevati per la Confederazione e i Cantoni, anche l’economia ne risentirebbe in modo significativo.
Oggi le indennità di perdita di guadagno e l’assicurazione militare costano rispettivamente circa 800 e 160 milioni di franchi l’anno. Con il servizio civico, le spese raddoppierebbero: circa 1,6 miliardi per le indennità e oltre 300 milioni per l’assicurazione, senza contare costi aggiuntivi a carico delle imprese, dei Cantoni e della Confederazione e dei privati stessi.
Ogni lavoratore sottratto temporaneamente al suo impiego genera un’assenza da compensare, una perdita di produttività, una burocrazia supplementare e un’importante gestione del numero di assenze, con limitate soluzioni pratiche che metterebbero a dura prova un sistema, ad oggi, in equilibrio.

L’obiettivo di un Paese solidale e coeso è condivisibile, ma non si costruisce con nuovi obblighi. La Svizzera dispone già di una forte tradizione di volontariato e di spirito civico: valorizzarlo, semmai, significa sostenerlo, non imporlo.
Dire No al servizio civico non è rifiutare l’impegno collettivo, ma difendere un principio semplice e liberale e la solidarietà funziona meglio quando nasce dalla scelta, non dalla costrizione.

Si chiama “Per il futuro” ma è “Senza futuro”

“Per il futuro” è il titolo accattivante scelto per l’iniziativa dei Giovani socialisti che sarà in votazione il prossimo 30 novembre e che invoca una pesante forma di imposizione fiscale per finanziare le politiche climatiche.

Peccato che il clima, che purtroppo da tempo viene troppo facilmente “utilizzato” come pretesto per le proposte più irragionevoli, abbia poco o nulla a che vedere con questa iniziativa, che invece rispolvera il solito ritornello dell’attacco ai facoltosi.
Questa volta la proposta è però particolarmente insidiosa perché camuffata dietro uno slogan che fa sembrare impossibile dire di no.

In sostanza l’iniziativa si prefigge di costruire il domani erodendo le basi che lo rendono possibile.

Uno dei tanti problemi di questa iniziativa è che, invece di promuovere lo sviluppo futuro, lo distruggerebbe, perché cela un meccanismo che indebolisce proprio i fattori che danno prospettive certe, ossia la capacità di creare lavoro, di progredire attraverso l’innovazione e condividere la ricchezza creata nel lungo periodo grazie a un sistema redistributivo assai efficace.
Decisamente paradossale.

Una narrazione completamente fuorviante

L’iniziativa vuole introdurre un’imposta del 50% sulle successioni e donazioni superiori a 50 milioni di franchi. Una cifra ragguardevole, a prima vista, perché sembrerebbe colpire solo un numero ridotto di contribuenti facoltosi, immaginando un beneficio per tutta la popolazione.
Gli iniziativisti, come troppo spesso accade, accecati dal furore ideologico, ignorano (o fingono di ignorare) che la misura colpirebbe pesantemente realtà aziendali consolidate e che non hanno rubato nulla, anzi!
Realtà fondamentali per il funzionamento del sistema elvetico che hanno lavorato duramente e investito nelle imprese. Si parla di capitalizzazioni importanti che non sono liquidità lasciata su conti bancari per finanziare inconfessabili passatempi, bensì hanno preso forma in stabilimenti produttivi, macchinari, immobili…
Tutti beni che hanno prodotto, producono e intendono produrre valore, innovazione e posti di lavoro. Realtà concrete del territorio che investono nel futuro da decenni, da una vita.
Si arriverebbe al paradosso che occorre indebitarsi per pagare delle imposte di successione o donazione, solo per poter mantenere la propria azienda. In sostanza una vera e propria espropriazione.
Possibili cessioni a gruppi stranieri, trasferimenti all’estero, perdita di radicamento territoriale e, infine, tagli al personale, non sono mere minacce, bensì le conseguenze reali di una misura che sarebbe di fatto confiscatoria e quindi non conforme al nostro sistema svizzero, che poggia sull’affidabilità e la prevedibilità delle regole.
Con buona pace dell’improbabile “futuro” promesso.

Il successo della Svizzera non è frutto del caso, ma di un quadro istituzionale che incoraggia l’iniziativa privata, premia il lavoro, stimola l’innovazione e offre fiducia a chi investe. E soprattutto permette ancora delle certezze di pianificazione futura, aspetto fondamentale per le attività imprenditoriali. Questa fiducia si costruisce in decenni di duro lavoro, ma può svanire rapidamente se si cambia improvvisamente il patto tra Stato e cittadini.
Senza dimenticare che, attorno alle aziende più grandi che sarebbero di fatto smembrate, ruotano una moltitudine di filiere, molte PMI, fornitori locali, artigiani, professionisti, società di servizi, imprese culturali e sportive. Che inevitabilmente pagherebbero un pesante prezzo di una misura senza senso.

Una stima prudenziale indica che per ogni grande contribuente possano essere coinvolte tra 60 e 120 PMI sul territorio. Indebolire i grandi significa decretare la fine per i piccoli. E il rischio di partenze per l’estero di grandi contribuenti è una realtà fattuale, basti vedere cosa è successo in Norvegia. I dati parlano chiaro: 80 norvegesi facoltosi si sono trasferiti in Svizzera, su un totale di oltre 500 persone che si sono trasferite in altri paesi.
Non si tratta di difendere “privilegi”. Si tratta di difendere un sistema che ha permesso al nostro Paese di garantire benessere non solo a pochi, ma alla grande maggioranza della popolazione. Il futuro non si costruisce tassando in modo distruttivo, ma creando le condizioni perché valore e opportunità continuino a rigenerarsi. Perché senza crescita, non c’è redistribuzione sostenibile. Senza imprese forti, non ci sono risorse per finanziare il sociale, l’ambiente e i servizi pubblici per tutti.

Non è “per il futuro”: è un freno al futuro

Il titolo dell’iniziativa lascia intendere che si tratti di un atto di responsabilità verso i giovani. Ma sono proprio loro la categoria che pagherebbe in modo diretto le conseguenze di un indebolimento delle imprese.
Meno aziende forti radicate sul territorio significa meno apprendistati, meno posti di lavoro qualificati, meno opportunità, meno innovazione, meno di tutto.

Votare No a questa iniziativa non significa chiudere gli occhi di fronte alle sfide ambientali e sociali che attendono la Svizzera. Al contrario: significa preservare i mezzi con cui affrontarle. Un Paese che smantella ciò che funziona per inseguire slogan seducenti non prepara un domani migliore. Lo mette a rischio.
Il 30 novembre, guardiamo oltre il titolo. Costruire il futuro richiede lungimiranza, non scorciatoie. E la lungimiranza, oggi, significa dire No a un’idea che compromette le basi della nostra prosperità.

2 nuovi segretariati presso la Cc-Ti

Integrazione dell’UAE e nuovo segretariato ACSE

Integrazione dell’UAE nella Cc-Ti

Lunedì 10 novembre 2025 si è svolta a Giubiasco la riunione costitutiva della nuova Commissione edilizia/artigianato Cc-Ti – UAE, durante la quale è stato ufficializzato l’ingresso dell’UAE (Unione Associazioni dell’Edilizia) nella Cc-Ti. L’UAE, costituita nel 1997, raggruppa le principali associazioni di categoria dei settori dell’artigianato e dell’edilizia attive in Ticino.

La nuova Commissione intende rappresentare l’intero settore edilizio e artigianale ticinese, promuovendone lo sviluppo e la qualità attraverso una formazione solida e continua, sostenendo le imprese nel rispetto delle regole dell’arte e nel contenimento della concorrenza estera. Operando all’interno della Cc-Ti, mira inoltre a rafforzare la rappresentatività e il peso politico del settore in Ticino.

Da questa riunione nasce quindi una struttura permanente pensata per garantire continuità, rappresentanza e impulso a un comparto strategico: la Commissione edilizia/artigianato Cc-Ti – UAE, che sarà coordinata da Didier Guglielmetti.

Nuovo Segretariato ACSE

A partire dal 1° gennaio 2026, il Servizio associazioni della Cc-Ti assumerà inoltre la gestione del Segretariato dell’ACSE, l’Associazione per i Controlli e la Sicurezza degli impianti Elettrici (www.acse.swiss).