Soppressione del servizio «Rendiconto IVA easy»

L’AFC sta implementando nuovi requisiti di sicurezza per i suoi servizi su ePortal e pertanto a decorrere dal mese di maggio 2026 non offrirà più il servizio «Rendiconto IVA easy».

Infatti a partire da tale data il rendiconto IVA potrà essere allestito esclusivamente tramite il servizio «Rendiconto IVA pro». Il servizio «Rendiconto IVA pro» rimane disponibile senza restrizioni. Approfittate già a partire da ora delle utili funzioni del «Rendiconto IVA pro» e registratevi una sola volta tramite AGOV nel servizio di ePortal «myAFC». AGOV è il nuovo login delle autorità svizzere che sostituisce gradualmente il vecchio CH-Login. A partire dal 31 ottobre 2026, la registrazione e il login tramite AGOV saranno obbligatori e l’opzione CH-Login sarà disattivata alla fine del 2027.

Rendiconto IVA


Fonte: Amministrazione federale delle contribuzioni AFC – Comunicato stampa

AGOV sostituirà CH-LOGIN

La Confederazione amplia le possibilità di registrarsi nell’ePortal: oltre al CH-LOGIN, ora è disponibile anche AGOV, la procedura di accesso delle autorità pubbliche svizzere. Poiché sostituirà gradualmente CH-LOGIN, gli utenti dovranno passare ad AGOV al più tardi entro il 31 ottobre 2026.

I login attualmente in uso verranno migrati automaticamente. AGOV offre maggiore sicurezza e consente di accedere, con un solo login, ai servizi online di autorità diverse, non solo della Confederazione, ma anche di alcuni Cantoni e Comuni. I nuovi utenti si registrano direttamente tramite AGOV, mentre gli utenti attuali possono effettuare il passaggio registrandosi nell’ePortal tramite AGOV e infine collegando il proprio account esistente. Tutte le autorizzazioni concesse in precedenza rimangono invariate. Strumenti di ausilio e istruzioni sono disponibili online alla pagina help.eiam.swiss.


Fonte: Amministrazione federale delle contribuzioni AFC – Comunicato stampa

Rock Economy

Proseguono i podcast della Cc-Ti con Radio Ticino. A disposizione la 42° puntata con il titolo “Zhongguó”. Con Luca Albertoni, dir. Cc-Ti, l’ospite Sergio Giraldo e Angelo Chiello di Radio Ticino. Disponibile anche su Spotify!

Online tutte le puntate (1-42) del podcast. Buon ascolto!


Per sorridere, si mettono in movimento 16 muscoli, per arrabbiarsi 65… fai ECONOMIA, sorridi!
Chiacchierate, aneddoti, tanti fatti, poca politica… Un modo un po’ giocoso ma serio per condividere l’economia, perché l’economia siamo tutti noi.

Ascolta il podcast su Radio Ticino, a cura della Cc-Ti con Luca Albertoni, Direttore Cc-Ti e Angelo Chiello di Radio Ticino.
Ascoltalo su Spotify

Riscopri e ascolta tutte le puntate

Serata informativa per il corso Esperto in project management con certificazione

Mercoledì 8 ottobre 2025 alle ore 18.00 in remoto

La Cc-Ti organizza una serata informativa per tutti gli interessati ad iscriversi al corso Esperto in project management con certificazione (che inizierà a fine ottobre 2025).

Durante questa occasione saranno forniti i dettagli inerenti al corso (costi, calendario, docenti e contenuti) e sarà possibile porre domande puntuali.
Il corso si rivolge in particolare a:

  • Professionisti e impiegati che vogliono acquisire le competenze e le conoscenze per dirigere/assumere la posizione di quadro in una PMI e/o coordinare e guidare un reparto di un’azienda di dimensioni più grandi.
  • Collaboratori che si preparano alla successione aziendale.
  • Imprenditori di PMI proveniente dall’estero e che intendono familiarizzare con le caratteristiche culturali e legali della gestione aziendale in Svizzera.

Coloro che volessero partecipare sono pregati di confermare la propria presenza direttamente a: Roberto Klaus – email: klaus@cc-ti.ch

Sei mesi di obbligo di segnalare ciberattacchi a infrastrutture critiche

Dal 1° aprile 2025 in Svizzera è entrato in vigore l’obbligo legale di segnalare ciberattacchi a infrastrutture critiche. L’Ufficio federale della cibersicurezza (UFCS) ha registrato un bilancio positivo dopo i primi sei mesi. Finora sono state ricevute in totale di 164 segnalazioni da parte di infrastrutture critiche. Dal 1° ottobre 2025 entreranno in vigore le sanzioni previste in caso di mancata segnalazione.

Da sei mesi è in vigore l’obbligo di segnalare ciberattacchi a infrastrutture critiche. Nel complesso, l’Ufficio federale della cibersicurezza (UFCS) è soddisfatto dell’attuazione. I gestori delle infrastrutture critiche adempiono a questo obbligo entro i termini e segnalano i ciberattacchi entro 24 ore. È particolarmente positivo che chi effettua una segnalazione utilizzi il Cyber Security Hub; questo facilita sensibilmente l’elaborazione per l’UFCS. Già prima dell’introduzione dell’obbligo di segnalazione, esisteva uno stretto rapporto di fiducia tra l’UFCS e molti gestori delle infrastrutture critiche. Questa collaborazione di lunga data ha costituito la base per avviare con successo l’obbligo di segnalazione.

164 segnalazioni da parte di infrastrutture critiche

In totale, l’UFCS ha ricevuto 164 segnalazioni da infrastrutture critiche dall’inizio di aprile. Gli attacchi DDoS sono stati segnalati con maggiore frequenza (18.1%), seguiti da hacking (16.1%), ransomware (12.4%), credential theft (11.4%), fughe di dati (9.8%), e malware (9.3%). In diversi casi sono stati descritti fenomeni combinati, come per esempio attacchi ransomware contemporaneamente a fughe di dati. Vi sono diversi settori interessati; finora il settore finanziario è stato il più colpito (19%), seguito dal settore informatico (8.7%) et il settore di energetica (7.6%). Ulteriori segnalazioni sono pervenute dalle autorità, dal sistema sanitario, da società di telecomunicazioni, nonché da alcuni servizi postali, dal settore dei trasporti, dai media, dall’approvvigionamento di generi alimentari e dal settore tecnologico.

Rafforzare lo scambio di informazioni

Le segnalazioni in arrivo vengono raccolte e analizzate a scopi statistici. Le informazioni ottenute in questo modo oltre che ad aiutare a reagire concretamente a un incidente, contribuiscono anche a valutare meglio la situazione nazionale di minaccia e fungono da allarme precoce per altre organizzazioni potenzialmente interessate. Da quando è entrato in vigore l’obbligo di segnalazione, molte più organizzazioni hanno contribuito direttamente allo scambio di informazioni. In questo modo ad oggi gli avvisi e le raccomandazioni raggiungono direttamente un numero significativamente maggiore di attori interessati.

Sanzioni in caso di violazione dell’obbligo di segnalazione a partire dal 1° ottobre 2025

Dal 1° ottobre 2025 entreranno in vigore le sanzioni conformemente alla legge federale sulla sicurezza delle informazioni. I gestori delle infrastrutture critiche che non adempiono al loro obbligo di segnalazione possono essere multati con somme fino a 100 000 franchi. Se l’UFCS dispone di indicazioni secondo le quali una segnalazione è stata omessa, è tenuto a contattare per prima cosa l’autorità interessata. L’UFCS può sporgere denuncia solo se gli interessati non rispondono a questa prima presa di contatto e alla successiva decisione.


Fonte: Ufficio federale della cibersicurezza (UFCS) – Comunicato stampa

“Non c’è solo la libera circolazione”

Nell’intervista di Jacopo Scarinci, pubblicata su laRegione di sabato 20.9.2025, a margine dell’evento organizzato con il Consigliere federale Ignazio Cassis, il Direttore della Cc-Ti Luca Albertoni spiega la posta in gioco per il Ticino: energia, commercio e formazione.

Nella foto i relatori dell’evento del 19.9.2025, da sin. Luca Albertoni, Direttore Cc-Ti; Ignazio Cassis, Consigliere Federale; Vania Alleva, Presidente nazionale UNIA; Monika Rühl, Presidente della Direzione generale di economiesuisse; Giovanni Merlini, Avvocato e Presidente SUPSI e Jon Pult, Consigliere Nazionale Presidente Associazione Svizzera Politica Estera. © Ti-Press / Francesca Agosta

Approvati dal Consiglio federale il 13 giugno, messi in consultazione fino al 31 ottobre e pronti a finire sugli scranni del parlamento nazionale entro il primo trimestre del 2026, gli Accordi Bilaterali III tra Svizzera e Unione europea sono stati protagonisti il 19.9.2025 di un evento organizzato a Bellinzona dalla Cc-Ti. Ospiti il consigliere federale e capo del DFAE Ignazio Cassis, la presidente del nazionale del sindacato Unia Vania Alleva, la presidente della Direzione generale di Economiesuisse Monika Rühl e il presidente della Supsi Giovanni Merlini. Posta l’importanza del tema, è altrettanto fondamentale provare a capire come da un tema così macro e internazionale si possano dedurre elementi locali e che i ticinesi vivono sulla propria pelle ogni giorno. A colloquio con ‘laRegione’ a margine dell’evento, il Direttore della Cc-Ti Luca Albertoni spiega quella che, secondo lui, è la posta in gioco per il Canton Ticino.

Qual è la vera e concreta importanza di una via bilaterale con l’Europa per il Canton Ticino? In quali settori si esplica soprattutto questa esigenza?

Ovviamente in Ticino quando si parla di Accordi bilaterali si pensa solo alla libera circolazione delle persone e all’Italia. È innegabile che la libera circolazione, pur con dei limiti che anche noi riconosciamo e che hanno portato all’introduzione di strumenti di protezione sociale, sia importante per il reclutamento di personale, soprattutto in un periodo storico che è e sarà contraddistinto da una carenza di manodopera molto diffusa. Ma ridurre gli Accordi bilaterali a questo sarebbe sbagliato. Nell’ambito della formazione ad esempio, i nostri istituti universitari beneficiano di diverse decine di milioni di franchi di fondi dell’Unione europea. Gli ostacoli tecnici al commercio sono pure un elemento molto importante per le nostre aziende esportatrici. Abbiamo ad esempio visto cosa ha significato la scadenza dell’accordo di riconoscimento reciproco dei prodotti in ambito Medtech, che ha obbligato le nostre aziende a superare ostacoli burocratici ulteriori e quindi costi supplementari. Senza dimenticare l’ambito dell’energia, nel quale siamo confrontati a una dipendenza dall’estero per la sicurezza dell’approvvigionamento.

Cosa vi soddisfa e cosa non vi soddisfa di questo pacchetto?

Stiamo ancora valutando nel dettaglio perché la materia è ampia e complessa e una determinazione definitiva la inoltreremo nella procedura di consultazione. In generale è positivo che vi sia una base di discussione fondata e che si cerchi di avere regole chiare per l’accesso al mercato europeo. Poi è evidente che, come in ogni trattativa negoziale, vi siano elementi che piacciono di meno. Ad esempio stiamo discutendo in maniera molto approfondita con le associazioni nazionali l’ormai famosa clausola di salvaguardia, in modo che resti uno strumento efficace senza però ostacolare in maniera eccessiva l’economia. Se venisse invocata con eccessiva facilità, avrebbe un inutile effetto paralizzante, per cui va utilizzata con equilibrio e coinvolgendo le parti sociali in maniera importante. Chiaro che in generale l’aspetto della sovranità normativa va valutato e soppesato bene. Adeguarsi al diritto europeo per molti ambiti è quasi essenziale per accedere al mercato europeo e, di fatto, avviene già da tempo trasformando in diritto nazionale quello europeo. Una variante più “dinamica” di questo adeguamento richiede ovviamente un approccio diverso e di questo stiamo valutando le conseguenze, come ad esempio in termini di libertà decisionale in ambito energetico.

Condivide l’accusa fatta spesso da destra al Consiglio federale di essere troppo timido con l’Ue nelle trattative?

Non partecipando direttamente alle trattative è sempre difficile dare un giudizio su cosa e come si può negoziare. Abbiamo molte carte da giocare ma non dobbiamo nemmeno sopravvalutare il nostro potere negoziale. Ritengo che la diplomazia svizzera sappia fare bene il suo lavoro e del resto anche con gli Stati Uniti il negoziato era andato bene fino alla decisione umorale del Presidente americano. La critica ovviamente ci sta, ma spesso fatico a capire cosa vogliono far valere coloro che rimproverano l’eccessiva timidezza alle autorità federali.

Vista la questione dei dazi imposti dagli Stati Uniti, la possibilità di un avvicinamento all’Ue in materia commerciale è nelle cose o la vede come una semplificazione?

Ha un fondo di verità, visto che comunque si tratta di un mercato per noi fondamentale, ma mi sembra una conclusione semplicistica. Per natura e per le nostre strutture la Svizzera deve mantenere aperto un dialogo con tutti, Stati Uniti compresi, e la politica dell’ampia diffusione degli Accordi di libero scambio è un tassello essenziale in questo senso. A maggior ragione questo è importante in un contesto di alleanze e geometrie variabilissime e labili, per cui l’ipotetico alleato fedele di oggi può essere domani un concorrente agguerrito. L’importante è mantenere l’equilibrio dei buoni rapporti con tutti, consapevoli delle nostre forze. Poi le alleanze si stringono naturalmente.


Intervista di Jacopo Scarinci, pubblicata su laRegione di sabato 20.9.2025

Publiredazionali Cc-Ti

Di seguito potete ritrovare tutti i publiredazionali Cc-Ti (dal 2023).

2025

Non dimentichiamo l’energia, 17.09.2025

“Swiss Made” sotto pressione, 03.09.2025

Dazi USA: primi effetti, 28.08.2025

La formazione della Cc-Ti, 18.6.2025 (e 21.5.2025)

Un sostegno per chi esporta, 21.5.2025

Le finanze cantonali: una discussione indispensabile, 9.5.2025

L’Arabia Saudita in chiave operativa, 30.4.2025

Negoziare? Si, no, forse, magari…, 17.4.2025

Le aziende svizzere al crocevia delle tensioni commerciali globali, 12.3.2025

CRASH TEST, 19.2.2025

L’economia per la società, 29.1.2025


2024

Auguri di Natale, 24 e 31.12.2024

Risultati inchiesta congiunturale 2024/2025, 18.12.2025

Il ritorno di Trump: rischi e opportunità per l’export svizzero (e non solo), 26.11.2024

Speciale 107esima AGO Cc-Ti: resoconto AGODiscorso Pres. A. GehriIntervista Prof. Guzzella, 19.11.2025

Innovazione e ricerca e sviluppo tecnologico: quo vadis?, 22.10.2024

Denominatore comune: innovazione, 15.10.2024

Guten Tag o Auf Wiedersehen?, 24.9.2024

Stati Uniti: è terra promessa?, 27.8.2024

«Non solo business…», 30.7.2024

Strada e ferrovia, accostamento vincente, 18.7.2024

India, il gigante su cui puntare, 28.5.2024

Votazione sulla riforma fiscale cantonale, 21.5.2024

La Svizzera apprezzata ovunqUE, 14.42024

L’accesso al Sud−Est asiatico passa da Singapore, 2.4.2024

Salari e statistiche, 26.3.2024

AVS, diamo i numeri…, 20.2.2024

Le sfide del business internazionale, 30.1.2024

Più poveri senza i ricchi, 23.1.2024


2023

Auguri di Natale (diversi), 12.2023

Il 2023 ha confermato le aspettative, 18.12.2023

Conflitto Israele-Hamas: nuovo stress test per supply chain e logistica, 28.11.2023

L’imprenditore al centro della 106esima AGO, 26.10.203

Il commercio con l’estero richiede misure rafforzate di dovuta diligenza, 17.10.2023

L’intrepido imprenditore: coraggio e resilienza, 26.9.2023

In un mondo che cambia informare e informarsi è un dovere, 29.8.2023

nLex Prevenire Difendere, 22.8.2023

Illusioni e realismo, 25.7.2023

Apertura tecnologicaSan Gottardo & pedaggio: NO grazie, 13.6.2023

Quel piatto di spaghetti che è il libero scambio, 30.5.2023

Tutelare la continuità aziendale, 12.5.2023

La tecnologia è competenzaEvoluzioni elettrizzanti, 18.4.2023

Chi guida la corsa alle tecnologie critiche?, 28.3.2023

Una buona istruzione garantisce protezioneL’opinione puntuale, 21.3.2023

Fiscalità: numeri e fattiL’opinione puntuale, 28.2.2023

Da complicato a complesso: il contesto internazionale è sempre più impegnativo, 31.1.2023

Centrare la formazioneLa manodopera è strategica, 24.1.2023

Non dimentichiamo l’energia

In modo un po’ paradossale, le tensioni internazionali sembrano aver fatto passare in secondo piano la questione energetica, che resta di stretta attualità.

Forse per il calo del prezzo della benzina, per i vari annunci della riduzione dei prezzi dell’elettricità, oppure semplicemente perché si parla soprattutto di guerre militari e commerciali, gli aspetti dell’approvvigionamento energetico stabile e sicuro non sembrano al momento preoccupare più di tanto. Appunto paradossale perché proprio nell’instabilità internazionale si celano molti rischi, vista la dipendenza svizzera da altri paesi europei, soprattutto nei mesi invernali. 
Eppure, gli scenari di guerra in particolare hanno mostrato con chiarezza quanto fragile possa essere un sistema di approvvigionamento fondato su equilibri precari e su importazioni spesso difficili da garantire. Non a caso, a livello nazionale, la strategia energetica è oggetto di un indispensabile ripensamento, che si auspica finalmente libero da tabù inutilmente condizionanti.
È inevitabile riprendere il discorso sul nucleare, perché l’illusione di poter sostituire solo con le energie rinnovabili un’intera quota di produzione stabile e sicura si è rivelata molto fragile e costosa. Il solare e l’eolico possono avere un ruolo importante, ma restano intermittenti e non assicurano la continuità di fornitura necessaria a un Paese industrializzato. O la possono in futuro assicurare solo al prezzo elevatissimo di adattamento delle reti e di altre misure non immediatamente realizzabili. E, in termini di indipendenza energetica, anche le rinnovabili non sono il massimo, considerato il ruolo decisivo giocato dalla Cina in particolare in ambito fotovoltaico. Vero che l’idroelettrico è un pilastro fondamentale per il sistema elvetico e ticinese, ma purtroppo non può crescere all’infinito.

Il cattivo esempio della Germania

Che ignorare l’evoluzione tecnologica a priori e imporre dall’alto solo alcuni vettori energetici sia un autogoal clamoroso lo dimostra del resto il nostro vicino settentrionale. La Germania ha spinto con decisione su una politica verde troppo estrema, chiudendo le centrali nucleari e investendo somme enormi nelle rinnovabili. Una decisione clamorosa che è venuta ad accavallarsi con la riduzione delle forniture del gas russo e aumenti di prezzi vertiginosi. Con un risultato disastroso a livello economico e ambientale: aumento delle emissioni per il maggior ricorso al carbone, esplosione dei prezzi dell’elettricità, imprese costrette a delocalizzare e bollette pesantissime per cittadine e cittadini (con un incremento medio di prezzo di circa il 30%). Oggi la Germania è costretta a rivedere i suoi piani, pagando un prezzo altissimo per errori ideologici che avrebbero potuto essere evitati solo con una maggiore accortezza. Un monito chiaro anche per la Svizzera.

Non è solo una questione di costi

La sicurezza dell’approvvigionamento è un bene pubblico essenziale. Senza energia stabile e accessibile, non possono funzionare né le imprese né i servizi pubblici. L’energia garantisce la stabilità del sistema economico e sociale. Senza, tutto si ferma. Ecco perché è assolutamente necessario ristabilire un equilibrio tra energie rinnovabili, altre energie (compresa quella nucleare) e importazioni, senza preclusioni ideologiche ma con pragmatismo e senso della realtà.

La dipendenza dall’estero

L’altro aspetto cruciale riguarda la dipendenza dall’estero. Oggi la Svizzera importa una parte significativa della sua elettricità nei mesi invernali, proprio quando la domanda è più elevata e il contributo delle rinnovabili più limitato. Tenuto conto di queste difficoltà stagionali, la dipendenza energetica dall’estero si aggira complessivamente attorno al 70%, che rappresenta la quota di consumi lordi coperta dalle importazioni. Questo ci rende vulnerabili non solo alle variazioni dei prezzi, ma anche alle decisioni politiche dei Paesi confinanti, che ovviamente mettono in priorità la possibilità di fornire energia ai propri cittadini. Parliamo nello specifico di Germania, Francia e Austria. Non va dimenticato che a ciò si aggiunge la dipendenza crescente dalle cosiddette terre rare, indispensabili, tra le altre cose, per la produzione di pannelli solari, turbine e batterie. Materie prime controllate in larga misura dalla Cina, che le utilizza anche come strumento geopolitico, prevedendo anche contingenti di esportazione. Puntare tutto solo ed esclusivamente sulle energie rinnovabili significa, paradossalmente, sostituire una dipendenza con un’altra, forse ancora più rischiosa.

Anche l’Unione europea…

Non è un caso che anche l’Unione europea stia almeno parzialmente cambiando rotta. Dopo anni di politiche climatiche improntate a scelte estreme, che hanno fra l’altro messo in ginocchio l’industria automobilistica, Bruxelles ha iniziato a riconoscere i limiti e le contraddizioni di questa linea. Il nucleare, inizialmente escluso, è stato riconsiderato come fonte sostenibile. Diversi Stati membri stanno rivalutando programmi per la costruzione di nuove centrali, consapevoli che senza energia stabile, abbondante e a prezzo abbordabile la transizione ecologica resta un’illusione molto costosa. La transizione energetica ci sarà probabilmente, come può anche essere giusto che sia, ma secondo temi e modi diversi da quelli ipotizzati a tavolino.

…e il Ticino…

A livello cantonale, il discorso non è diverso. Il piano energetico cantonale, che punta a un’indipendenza pressoché totale dalle fonti esterne, rappresenta un progetto poco conforme alle esigenze e alle possibilità del nostro territorio. Immaginare che un piccolo cantone alpino possa produrre tutta l’energia necessaria senza ricorrere a importazioni e senza considerare le dinamiche svizzere ed europee è un esercizio teorico poco collimante con la pratica e insostenibile dal punto di vista dei costi. Inoltre, questo approccio, come avremo modo di discuterne con il Consigliere federale Albert Rösti in occasione della nostra Assemblea generale ordinaria del prossimo 17 ottobre, non è più in linea con la politica federale, che ormai riconosce la necessità di un mix equilibrato fra vettori energetici e della collaborazione internazionale. Insistere su una via isolata significa penalizzare cittadini e imprese con costi elevati e benefici minimi.
Il futuro energetico della Svizzera passa dunque da una scelta di pragmatismo. Serve un compromesso intelligente, che valorizzi l’idroelettrico e le rinnovabili ma che non escluda nuove tecnologie, in particolare nucleari, oggi ancora più sicure ed efficienti rispetto al passato. Con un occhio alla politica estera e la proposta di Accordi bilaterale sull’energia con l’UE non mancherà di far discutere…

Proroga dei termini per la presentazione del rendiconto IVA

Il termine per la presentazione del rendiconto IVA può essere prorogato in modo comodo, rapido e gratuito online nel servizio ePortal «Conteggiare l’IVA». Vogliate notare che per le domande di proroga dei termini è obbligatoria la procedura elettronica (nell’ambito della presentazione del rendiconto ai sensi dell’art. 123 OIVA). Le richieste di proroga che non verranno presentate tramite l’apposito servizio nell’ePortal non potranno essere prese in considerazione dall’AFC.


Proroga dei termini per la presentazione del rendiconto IVA

Fonte: AFC – Comunicato stampa

La presidente della Confederazione Karin Keller-Sutter e il consigliere federale Ignazio Cassis rappresenteranno la Svizzera all’apertura dell’80a Assemblea generale dell’ONU a New York

Nella sua seduta del 12 settembre 2025 il Consiglio federale è stato informato del risultato della consultazione delle Commissioni della politica estera in merito all’anteprima dell’80a Assemblea generale dell’ONU. Durante la settimana di alto livello che si terrà dal 22 al 30 settembre 2025, in occasione dell’apertura dell’Assemblea generale dell’ONU, la Svizzera sarà rappresentata dalla presidente della Confederazione Karin Keller-Sutter e dal consigliere federale Ignazio Cassis.


Quest’anno l’Assemblea generale dell’ONU, che si riunirà da settembre 2025 ad agosto 2026, si concentrerà sui profondi sconvolgimenti nel sistema onusiano, dove la cooperazione globale risulta compromessa dalle tensioni in ambito finanziario e dai cambiamenti di rotta politici. La sede dell’Organizzazione a Ginevra è direttamente interessata da questi sviluppi. Il Consiglio federale si impegna per un multilateralismo credibile e nel dibattito sulle riforme si fa portavoce degli interessi della Svizzera quale Stato ospite, donatore e membro delle Nazioni Unite.

Settimana di apertura dell’80a Assemblea generale dell’ONU

Questa settimana rappresenta un’opportunità unica per incontri e scambi di opinioni con una grande varietà di attori, tra cui 100 capi di Stato e di governo come pure ministre e ministri degli esteri da tutto il mondo.

Il 22 settembre la presidente della Confederazione Karin Keller-Sutter parteciperà al vertice per commemorare l’80° anniversario dell’ONU. Nello stesso giorno prenderà parte anche alla celebrazione del 30° anniversario della Conferenza mondiale sulle donne, che ha rappresentato un passo fondamentale verso la parità di genere a livello mondiale. Il 24 settembre la presidente della Confederazione terrà inoltre, a nome della Svizzera, il discorso ufficiale durante il dibattito generale.

Il consigliere federale Ignazio Cassis interverrà alla riunione ministeriale sulla protezione del personale umanitario, in cui presenterà la posizione della Svizzera nella dichiarazione politica – in continuità con la risoluzione 2730 del Consiglio di sicurezza dell’ONU. Inoltre parteciperà a un evento organizzato dall’Istituto internazionale per la pace (International Peace Institute) sulla situazione in Medio Oriente e rappresenterà la Svizzera a un incontro di alto livello sulle persone scomparse nei conflitti armati, un tema chiave nell’ambito dell’impegno del nostro Paese per la promozione della pace.

L’Assemblea generale è la più ampia piattaforma di dialogo per i 193 Stati membri dell’ONU, che vi discutono delle sfide globali come la risoluzione dei conflitti, la costruzione della pace, la riduzione della povertà, lo sviluppo sostenibile, il rispetto dei diritti umani e la lotta ai cambiamenti climatici.


Fonte: CF – Comunicato stampa