Risultati inchiesta congiunturale 2023/2024

Nel 2023 l’attività delle imprese ticinesi si è attestata su livelli elevati malgrado il rallentamento della congiuntura mondiale e le numerose incertezze del contesto globale.

Sulla base dell’annuale inchiesta congiunturale condotta presso i soci della Cc-Ti, alla quale hanno partecipato 305 aziende di tutti i rami economici, l’anno 2023 ha fatto registrare buoni risultati per le imprese ticinesi, malgrado l’instabilità del contesto internazionale, i vari rincari, fra cui quello dell’energia, e, per le aziende esportatrici, la persistenza della forza del franco.
Per il 40% delle aziende l’andamento è stato sufficiente, per il 35% buono e per il 2% eccellente. Valore in linea con il 2022 e con le previsioni che erano state espresse lo scorso anno.

Come sempre, un indicatore osservato attentamente è quello che riguarda il livello degli investimenti, che ha fatto registrare un leggero aumento rispetto al 2022 (dal 44% al 46% la percentuale di imprese che ha investito sul territorio). Un importante segnale di ripresa rispetto agli anni segnati dalla pandemia. Questo malgrado l’erosione dei margini che si sta constatando da diversi anni, ma che per ora non sembra ancora aver provocato un impatto sulle attività aziendali, né sull’occupazione.

L’autofinanziamento, altro parametro centrale per la valutazione dello stato di salute delle imprese, si è confermato stabile per il 2023, con gli stessi valori dello scorso anno (il 33% delle aziende lo considera buono e il 37% soddisfacente).

Le previsioni per il 2024, al netto di imprevisti eventi sullo scenario internazionale, indicano una sostanziale stabilità con il 76% delle imprese che si attendono un andamento da sufficiente a buono nel primo semestre del 2024 e più prudenziale per il secondo semestre. Si segnala un calo degli investimenti atteso per il 2024, certamente conseguenza dell’incertezza generale che induce a una certa cautela. È evidente che si tratta di un dato abbastanza preoccupante se dovesse confermarsi nel corso dell’anno prossimo.

Come avviene ormai da quando vengono effettuati questi rilevamenti, i risultati del 2023 e le attese per il 2024 sono in linea con quanto rilevato negli altri Cantoni.

1. Andamento generale degli affari

L’andamento generale degli affari nel 2023 è risultato di segno positivo, sostanzialmente confermando le aspettative espresse nel 2022. Il 77% delle imprese ha valutato in maniera favorevole l’andamento degli affari nello scorso anno (soddisfacente per il 40% delle aziende, buono per il 35%, eccellente per il 2%). Malgrado la forza del franco e le note turbolenze sullo scenario mondiale, anche per le aziende esportatrici si registra un trend in generale positivo con numeri simili, il che rappresenta un risultato estremamente positivo. Non vi è inoltre una differenza rilevante fra settore secondario e terziario.

Per le previsioni sull’andamento degli affari a breve termine, cioè̀ per i prossimi 6 mesi, le cifre sono sostanzialmente stabili, con il 38% delle aziende che si attende un’evoluzione sufficiente e la stessa percentuale che prevede un andamento buono.

Per il secondo semestre del 2023, le previsioni sono di un’evoluzione soddisfacente per il 41% delle aziende, ma l’andamento buono cala leggermente al 35%. Una prudenza normale e comprensibile, che si registra praticamente ogni anno, perché il contesto generale rende difficili pianificazioni e previsioni a media e lunga scadenza.

2. Margine di autofinanziamento delle imprese

I valori del margine di autofinanziamento delle aziende meritano sempre un’attenzione particolare, perché si tratta di un indicatore importante dello stato di salute delle imprese e quindi anche della capacità competitiva del sistema in generale. Il valore si conferma identico rispetto allo scorso anno, con il 70% delle imprese che giudica positivamente il margine di autofinanziamento (37% soddisfacente, 33% buono). Dato senza dubbio confortante, anche tenuto conto delle difficoltà legate agli anni caratterizzati dal Coronavirus.

3. Investimenti

Dopo il periodo pandemico, si conferma una leggera ripresa degli investimenti, tornati ai livelli del 2019. Dal 44% dello scorso anno si passa al 46% delle aziende che hanno investito, con il settore secondario che si conferma trainante (il 67% delle imprese ha investito) e un contributo consistente fornito dalle imprese di dimensioni media (dai 30 ai 100 collaboratori) con il 76%. Le strutture di dimensioni grandi (con più di 100 collaboratori) hanno pure investito nella misura del 78%.

Per il 2024 pesano le incertezze del contesto generale, perché “solo” il 42% delle aziende prevede investimenti e il calo è netto nel settore secondario, come del resto in tutta la Svizzera. Ciò si spiega con il previsto rallentamento nell’ambito delle costruzioni e alle numerose incertezze che gravano sul settore industriale soprattutto per le tensioni internazionali e la forza del franco che inducono quindi alla prudenza. Sono soprattutto le strutture medie a segnalare un rallentamento importante, mentre quelle grandi restano più ottimiste.

4. Attenzione verso l’occupazione e la politica salariale

Come già ampiamente attestato anche dalle cifre ufficiali concernenti l’impiego, anche l’occupazione rimane stabile e praticamente con valori identici al 2022. La stabilità dell’effettivo è espressa dal 63% delle aziende, mentre un aumento è segnalato dal 25% e una diminuzione dal 12%, in linea con quanto sempre rilevato. Da rilevare un aumento dell’effettivo nel settore secondario segnalato dal 35% delle aziende. Il 2024 dovrebbe essere all’insegna di una stabilità rilevata dal 79% delle imprese.

In ambito di politica salariale, 70% delle aziende che hanno risposto alla domanda hanno concesso aumenti di stipendio di varia entità nel 2023.

5. Trasformazione digitale

Il tema dello sviluppo digitale delle attività ormai non è più nuovo, ma merita comunque attenzione quanto agli sviluppi, sempre più rapidi e dalle molte sfaccettature. È interessante constatare come praticamente tutte le aziende investano su questa trasformazione, sebbene la percentuale degli investimenti totali rappresenti una parte abbastanza contenuta per il 64% di esse (massimo 15%). Gli investimenti risultano leggermente superiori nel settore terziario rispetto al secondario.

Fra i vantaggi della trasformazione digitale, nelle risposte spiccano la semplificazione dei compiti (73%) e il miglioramento della produttività (58%). Seguono lo sviluppo di nuovi prodotti e servizi (29%) e la riduzione dei costi di produzione (20%). I limiti della digitalizzazione sono invece individuati nella difficoltà a integrare la tecnologia nell’attività (47%), nei costi di investimento (43%) e nella difficoltà dei dipendenti di familiarizzare con il sistema (33%), elemento quest’ultimo che chiama quindi in causa anche il tema della formazione, di base o continua.

È importante rilevare che la digitalizzazione non è vista come opportunità per sopperire alla carenza di manodopera dal 71% delle risposte, il che evidenzia come il fattore umano resti per ora decisivo. Per contro, la trasformazione è considerata dal 70% come opportunità per migliorare la posizione competitiva.   

Per agevolare il processo, il 53% delle aziende ritiene che lo Stato dovrebbe prevedere incentivi fiscali per gli investimenti nel digitale e prevedere un maggiore sostegno all’innovazione (45%), anche nel senso di creare e mantenere condizioni generali idonee all’imprenditorialità. Lo sviluppo dell’infrastruttura è pure considerato un elemento impostante dal 29% delle risposte e lo sviluppo dei corsi di informatica viene citato dal 28%.

6. Intelligenza artificiale

L’utilizzo di strumenti di intelligenza artificiale come ChatGPT resta per ora abbastanza limitato, visto che l’uso sistematico nel contesto aziendale viene rilevato solo dal 23% delle aziende (24% nel terziario, 20% nel secondario, 30% nelle aziende medio-grandi). L’utilizzo di questi strumenti si riscontra nel marketing (70%), nella digitalizzazione del prodotto/servizio (31%), nell’applicazione nei processi produzione e nella logistica (31%) e nell’organizzazione (finanze, risorse umane, 24%). Chi non fa capo a questi strumenti indica come motivi che il settore di attività non è interessato (67%), oppure la mancanza di conoscenza degli strumenti (22%), di tempo (15%) o di personale qualificato (13%).

Interessante rilevare come, a oggi, il 90% delle risposte indichino che l’IA non avrà impatti sul numero di dipendenti dell’azienda. Non vi sono differenze tra settore secondario e terziario, la percentuale cala leggermente per le aziende di dimensioni più grandi.

Il 69% delle risposte menziona di non avere una strategia specifica per l’IA, mentre il 17% mira all’identificazione dei settori di attività interessati, il 14% lavora per un adattamento della gestione dei dati e il 12% opera nel quadro della formazione del personale.

Il 9% afferma che sta allestendo un calendario di attuazione.

Infine, ben il 77% delle risposte indica che vi è una necessità di interventi legislativi per regolare meglio l’IA.

Hanno partecipato all’inchiesta 305 imprese associate alla Cc-Ti, che impiegano in tutto 18’521 dipendenti nel cantone.

Si tratta di 88 aziende del settore industria-artigianato e di 217 del comparto commercio e servizi.       
Un campione di aziende consolidato da un rilevamento che viene effettuato da 12 anni con risultati attendibili e sempre confermati da altre ricerche congiunturali condotte da istituti federali e cantonali e dai dati ufficiali.

L’indagine della Cc-Ti, che ha coinvolto 183 realtà̀ aziendali che operano sul mercato interno e altre 122 orientate in parte o totalmente all’export, mira appunto a fornire indicazioni sulle tendenze generali dell’economia ticinese, senza volersi sostituire ad analisi più mirate effettuate da singoli settori economici.

L’inchiesta è stata condotta unitamente alle Camere di commercio e dell’industria di Friborgo, Ginevra, Giura, Neuchâtel, e Vaud. Le Camere di commercio e dell’industria della Svizzera tedesca operano individualmente, ma seguendo lo stesso schema.


Link ai risultati delle Camere degli altri Cantoni che hanno condotto l’inchiesta comune (alcuni dati sono accessibili solo ai soci delle rispettive Camere)

VD :    
Présentation PowerPoint (cvci.ch), CVCI – Chambre vaudoise du commerce et de l’industrie – L’activité des entreprises vaudoises reste soutenue face au ralentissement de la conjoncture mondiale et aux défis à relever

JU :     
Chambre de commerce et d’industrie du Jura – Chambre de commerce et d’industrie du Jura (ccij.ch)

NE :     
Les entreprises neuchâteloises affichent encore une bonne forme, mais sont sur leurs gardes pour 2024 CNCI 

FR :      
CCIF – Communiqué – Malgré des activités encore solides en 2023, les entreprises fribourgeoises voient leur

GE :    
Geneva Chamber of Commerce, Industry and Services – Chambre de commerce, d’industrie et des services de Genève (ccig.ch)  

Inchieste condotte da altre Camere di commercio e dell’industria svizzere con i propri associati

BE :
https://www.baerntoday.ch/bern/kanton-bern/der-fachkraeftemangel-bereitet-den-berner-kmu-am-meisten-sorgen-155171646

BS/BL
hkbb_twice_2-23_230x320mm_web.pdf

Svizzera centrale :
HZ 46_ Standort Zentralschweiz_Beilage_.pdf (d15k2d11r6t6rl.cloudfront.net)

Svizzera orientale (SG, TG, AI, AR) : 
Energiewende bedingt Versorgungssicherheit | IHK St. Gallen-Appenzell

ZH
Konjunktur | Kanton Zürich (zh.ch)

Alcune Camere di commercio e dell’industria si basano di regola sui rapporti degli Uffici cantonali di statistica oppure su valutazioni del KOF.


Materiale informativo


Archivio delle edizioni passate

Cc-Ti e USI insieme per favorire nuove startup sul territorio e imprenditoria innovativa fra i giovani

È stato firmato un accordo quadro di collaborazione tra USI Startup Centre e Camera di Commercio, dell’industria, dell’artigianato e dei servizi del Cantone Ticino (Cc-Ti). Con questa firma si riconosce l’interesse reciproco e il potenziale di collaborazione nel promuovere il mondo startup sul territorio e l’imprenditoria innovativa fra i giovani.

Alla cerimonia di firma hanno partecipato in rappresentanza della Camera di commercio il Direttore Luca Albertoni e il Vice-Direttore Michele Merazzi e per l’USI la Rettrice Luisa Lambertini, il Prorettore per l’innovazione e le relazioni aziendali Luca Maria Gambardella, il Segretario generale Giovanni Zavaritt e il Direttore dell’USI Startup Centre Francesco Lurati.

Il Direttore della Cc-Ti Luca Albertoni ha sottolineato l’importanza dell’accordo per la crescita economica del territorio: “In qualità di associazione mantello dell’economia ticinese, reputiamo estremamente importante la diffusione della cultura imprenditoriale e la nascita di nuove aziende che si spera un giorno diventino delle realtà aziendali consolidate necessarie alla crescita economica del nostro territorio. L’accordo è un ulteriore tassello importante nel contesto della rete cantonale dell’innovazione”.

La Rettrice dell’USI Luisa Lambertini ha evidenziato il valore di fare rete per aumentare l’impatto dell’Università sul territorio: “Il nostro USI Startup Centre sostiene lo sviluppo di nuove aziende che si basano sulla ricerca scientifica e promuove una cultura imprenditoriale nella comunità accademica. È importante completare questo impegno facendo rete con altre organizzazioni per aumentare l’impatto generato anche all’esterno del campus e nell’economia reale.


Discorso del Presidente Andrea Gehri in occasione della 106esima AGO Cc-Ti

La versione integrale del discorso pronunciato dal Presidente Andrea Gehri alla nostra 106esima Assemblea Generale Ordinaria, tenutasi il 20.10.2023 presso l’Espocentro di Bellinzona.

Stimato ospite d’onore, Capo dell’Esercito e Comandante di Corpo, Thomas Süssli,
Consigliere agli Stati,
Consiglieri nazionali,
Presidente e Consiglieri di Stato del Canton Ticino,
Gran Consiglieri,
Municipali,
Carissimi soci, stimati rappresentanti delle Autorità e delle associazioni economiche, gentili signore, egregi signori, cari ospiti,

Ribadisco il benvenuto alla 106esima Assemblea generale ordinaria della nostra Camera di commercio, dell’industria, dell’artigianato e dei servizi, un evento che si vuole una festa, una celebrazione della figura dell’imprenditore e dell’economia. Insomma, il giorno X dell’imprenditoria!

Ma fare impresa oggi è diventata una vera missione!!
Vi è quindi veramente motivo per festeggiare?

La domanda è più che legittima, visto il contesto sociopolitico sempre più ostile all’imprenditoria, alimentato ad arte da chi avrebbe la responsabilità di informare oggettivamente ed invece rincorre acriticamente i clic o in generale l’audience denigrando chi ogni giorno crea valore e la ricchezza di questo paese. Ma perché?
Non ho purtroppo una risposta, e ci ho pensato a lungo in verità, forse perché, semplicemente, non c’è o perché ve ne sono più di una.
Fatto è che per gli imprenditori rischi, fallimenti e ostacoli crescono ogni giorno e da qualche anno non ci lasciano tregua. Oltre agli squilibri creati dalle molte tensioni internazionali, che hanno riflessi diretti e indiretti anche sulla nostra realtà locale, vi è il particolare gusto Canton ticinese a creare ulteriori difficoltà a chi non viene visto come l’asse portante del paese, ma come un affarista senza scrupoli, avido, addirittura dannoso per la società.
Con il conseguente potere taumaturgico affidato all’interventismo statale, invero non solo cantonale, che condiziona pesantemente la libertà economica.
Per i superficiali e tendenziosi attori della vita pubblica che considerano Il mercato come fonte di ogni ingiustizia, il profitto come furto, il capitale come concetto inconfessabile e l’imprenditore come uno sfruttatore privo di coscienza sociale, è quasi naturale invocare una cascata di regole moralizzatrici e ingabbianti.
Ma ribadiamolo una volta per tutte e chiariamo in modo inequivocabile cosa rappresenta l’imprenditore per la nostra società!

L’imprenditore è colui che crea valore, genera ricchezza, occupazione e posti di lavoro per la società, che risolve problemi e soddisfa bisogni attraverso prodotti e servizi innovativi, che stimola la concorrenza e la qualità del mercato, che assume rischi e sfide per realizzare la propria visione, e aggiungo, senza chiedere aiuti pubblici, se non le giuste condizioni per poter lavorare. L’imprenditore è anche colui che deve tenere conto degli interessi e delle aspettative dei vari stakeholder (dipendenti in prima linea, clienti, fornitori, comunità, ambiente, etc.) e deve agire in modo etico e sostenibile.

Dati chiari, sensazioni confuse

Difficile in queste condizioni non mollare. Il mio, il nostro fortissimo senso di responsabilità, deriso da taluni, ce lo impone. Altro che interessi egoistici! Sarebbe stato impossibile portare il Ticino economico dove è oggi se non vi fosse stato un tessuto economico sano e dinamico, che ha saputo sempre reagire alle avversità con efficienza.
Passato attraverso la grave crisi finanziaria del 2008 e lo sconvolgimento del cambio franco-dollaro-euro, che continua ad essere di non facile gestione anche ai nostri giorni. Senza dimenticare le radicali trasformazioni tecnologiche del sistema produttivo, i repentini alti e bassi dei mercati internazionali che hanno imposto veloci cambiamenti dei modelli di business, la pandemia, la crisi delle materie prime, i problemi di approvvigionamento, le conseguenze della guerra in Ucraina, e ora anche quella scatenatasi in Israele e in Palestina, oltre agli abnormi rincari dei costi dell’energia, di cui tutti noi ne siamo vittima. Nonostante tutto questo, abbiamo continuato a investire, ad innovare per salvaguardare e migliorare la competitività delle nostre aziende. Abbiamo creato migliaia di nuovi posti di lavoro, rafforzando la base economica e occupazionale del Cantone. I dati parlano chiaro, ma purtroppo il paese non li metabolizza, rimanendo ancorato a vari pregiudizi e clichés che descrivono il Ticino come paese povero, con solo salari bassi, attività di poco valore, terra invasa dai frontalieri e stupidaggini di questo tipo.

Se le aziende funzionano l’economia gira, se l’economia funziona si generano valore, ricchezza e benessere per tutta la collettività. Punto!

Questo deve essere chiaro a tutti. Del resto, è questa l’essenza di quella autentica funzione sociale dell’impresa che purtroppo non è riconosciuta per come meriterebbe. Altro che sfruttatori!
Il primo ed essenziale compito delle imprese è di creare posti di lavoro. Poi su questo si possono costruire vari castelli di benefit, vantaggi, ecc., ma il compito primario non va dimenticato, né sottovalutato.
E, ribadisco con convinzione e determinazione: non esiste un imprenditore di successo che non abbia sensibilità sociale e rispetto verso i propri dipendenti, verso il paese dove è ospitato e le istituzioni pubbliche. Ma, purtroppo si vuol far credere il contrario!
Chi è responsabile per la creazione di valore e di ricchezza nel nostro bel Paese, se non l’imprenditore?

Investimenti, malgrado tutto

Investire per avanzare, innovare e creare appunto posti di lavoro, dicevo. Facile all’apparenza. E l’investimento è quotidiano, non solo in termini di soldi intesi come cash, ma anche di visioni, di adattamenti dei modelli di business, di procedure, di scelte, di rischi da assumere. Senza questa dedizione giornaliera le imprese perdono competitività e spariscono. In termini di cifre, va comunque evidenziato che, pur tra i contraccolpi della pandemia sulle catene di approvvigionamento, l’aumento dei costi dell’energia, il rincaro e la difficoltà di reperire materie prime, la nostra inchiesta congiunturale dello scorso anno ha evidenziato che nel settore industriale ha investito ben il 67% delle aziende, percentuale che sale al 77% per le imprese con oltre 100 dipendenti. L’indagine attualmente in corso per il 2023 sta evidenziando che circa il 45% delle aziende sta operando investimenti.
Dati notevoli che dovrebbero venir resi pubblici dai media e non solo evidenziare a grandi titoli quando un’azienda licenzia, suo malgrado, 5 lavoratori. 
Se l’investimento nell’innovazione abbraccia molti aspetti, dal miglioramento dei processi produttivi a quello dei prodotti, non va dimenticato che esso innesca anche delle trasformazioni positive che si riflettono direttamente su tutta la società: nuovi prodotti che soddisfano nuovi bisogni, più sviluppo produttivo, crescita del know-how del sistema Paese, più lavoro qualificato, più redditi e ricchezza per tutti. In poche parole, una generale evoluzione non solo economica ma anche sociale. E al centro di questo progresso c’è l’imprenditore con la sua voglia di fare, con le sue visioni per far crescere l’azienda e di riflesso il paese.

Ma il profitto è essenziale? Certamente!

Un’azienda non può investire, non può innovare se non ha risorse sufficienti, ossia se non consegue dei profitti.

Il profitto, che in Ticino è condannato a prescindere come fosse un’appropriazione indebita dei “padroni”, quando viene conseguito nel rispetto delle leggi e delle consuetudini economiche locali, dimostra innanzitutto che l’impresa funziona, che chi la guida fa un uso efficiente e mirato dei fattori produttivi. I veri imprenditori, come diceva qualcuno, non inondano la società con annunci e dichiarazioni roboanti sulle loro buone intenzioni. Svolgono invece la loro funzione fondamentale perseguendo quel profitto che garantisce i mezzi adeguati a investire, per mantenere competitiva l’impresa, per continuare a produrre quei beni e servizi che i consumatori richiedono, e, dettaglio di non poco conto, per conservare i posti di lavoro e offrirne di nuovi. È così che si consolidano pure i legami col territorio e la comunità locale, si accresce la fiducia dei clienti, dei fornitori e degli stessi dipendenti che si sentono rassicurati dal buon andamento aziendale.
Preoccupante e sbagliato credere che l’imprenditore miri solo al suo profitto personale, non è così!
L’imprenditore investe nel suo lavoro, nella propria azienda e, che lo si accetti o meno, rappresenta l’unica fonte per creare e ridistribuire ricchezza alla comunità.

L’economia continua a creare lavoro. Il tasso di crescita degli impieghi offerti dalle nuove imprese ticinesi tra il 2013 e il 2020 è addirittura superiore alla media nazionale. Malgrado la mancanza di personale qualificato e a volte persino di lavoratori poco formati. Del resto, il lavoro non si crea per legge, lo creano le imprese se sono messe nelle condizioni di farlo. Noi imprenditori chiediamo solo che la nostra attività non sia resa ancora più complicata, arricchita senza motivo di incombenze amministrative. Esigiamo che, quando si discute di politica economica, si ragioni sulla base di dati e fatti concreti e non di preconcetti ideologici. Come stiamo cercando di fare da anni, ma ahimè poco ascoltati.
La burocrazia pubblica, ad esempio, è un problema che cresce a dismisura e affligge da tempo il nostro Paese, ostacolando lo sviluppo economico, sociale ed ambientale.

Si devono assolutamente ridurre il numero e la complessità delle leggi, regolamenti e procedure che regolano l’attività delle imprese e dei cittadini, eliminando quelle obsolete, inutili o contraddittorie. Si tratta anche di analizzare l’impatto della burocrazia eccessiva, soprattutto quelle sulle PMI, che distolgono all’imprenditore sempre più risorse ed energie, invece di investirle nella sua attività, perché oberato da balzelli amministrativi e burocratici senza senso.

Si avanzi finalmente nella digitalizzazione: si tratta di favorire finalmente il processo di trasformazione digitale sia all’interno dell’amministrazione pubblica, che nelle imprese, rendendo efficienti, rapidi, sicuri i servizi e le procedure verso le aziende e la comunità. 

Si rispettino e si riducano i tempi amministrativi e si introduca il principio del silenzio assenso: dobbiamo dotarci di procedure semplificate che riducano sensibilmente i tempi improponibili della politica e delle decisioni.  Le richieste delle imprese e dei cittadini devono essere evase entro limiti temporali predefiniti (che non possono essere infiniti), introducendo il principio del silenzio assenso in caso di mancato rispetto dei termini. Ossia: in mancanza di risposta da parte dell’autorità alla domanda di un soggetto entro il termine predefinito, questa è considerata automaticamente accolta!

Lotta alla corruzione: gli imprenditori responsabili denunciano fermamente i fenomeni di corruzione, evasione fiscale, inquinamento ambientale e violazione dei diritti dei lavoratori che danneggiano il tessuto sociale ed etico del Paese.

Si tratta infine di promuovere una cultura della legalità, della responsabilità sociale e dell’etica pubblica e quindi di sanzionare in modo esemplare là dove si manifesta reato.

L’ossessione dei ricchi

In questo contesto assai difficile e a tratti molto confuso, sarebbe più che mai necessario ragionare sui dati oggettivi, come già ribadito in precedenza. Non a caso la scorsa settimana abbiamo presentato uno studio commissionato alla SUPSI per una fotografia della situazione della finanza pubblica e della fiscalità. Studio ispirato a quanto fanno da anni, senza alcuna polemica ideologica, i colleghi della Camera ginevrina. L’intento è di dare un ulteriore strumento oggettivo di analisi e riflessione quando si tratta di discutere di fiscalità e in particolare dei margini di manovra del Cantone in base alla situazione delle finanze pubbliche. Di per sé non dovrebbe esserci nulla di scandaloso, tanto più che non abbiamo avanzato richieste particolari, constatando semplicemente la crescita esponenziale della spesa pubblica, senza dare alcun giudizio di valore sulla stessa. Eppure, subito sono emerse critiche a prescindere da parte dei media, ancora prima che lo studio fosse analizzato, riducendo il tutto con faciloneria tendenziosa a una mossa di marketing per propagandare i tanto mitizzati “regali ai ricchi”. Mantra inattaccabile per affossare qualsiasi tentativo di riformare un sistema fiscale obsoleto, mentre gli altri Cantoni fanno passi avanti decisivi, relegando sempre più il nostro Cantone a maglia nera della Confederazione. Come i cugini grigionesi che, in modo lungimirante e pragmatico, hanno previsto un taglio di ben il 5% sull’imposizione del reddito, della sostanza e alla fonte del Cantone delle persone fisiche a partire dal 2024!

E chi ne beneficerà? In modo particolare le famiglie, le persone, i dipendenti, i manager e i dirigenti che svolgono un’attività lucrativa nel Cantone! Questa è la risposta che tanto vorremmo poter dare anche noi ai nostri imprenditori e cittadini!

Quando si pensa che una fiscalità attrattiva incoraggia lo sviluppo economico, perché le aziende, disponendo di maggiori risorse finanziarie, possono investire e creare impieghi con innegabili benefici anche per le finanze pubbliche a medio e lungo termine. Opposizioni di principio sono pertanto incomprensibili, da rispedire al mittente con decisione. Del resto, si tace sul fatto che, malgrado le molte crisi citate in precedenza il tessuto economico sia stato in grado di fare miracoli, garantendo un gettito fiscale costante, addirittura in crescita. Ma altrettanto, e ancor più rumorosamente, si tace sull’esplosione della spesa pubblica. Che ha molti motivi e per la quale non chiediamo tagli draconiani a casaccio.
Ma una seria e urgente riflessione sì. Ci pare il minimo.
Ci pare pure assolutamente giustificato che, in uno stato di diritto come il nostro, vi sia radicata la sensibilità di trovare soluzioni per i meno abbienti e, il Canton Ticino è uno dei Cantoni a livello svizzero con una spiccata ed evoluta socialità.
Ma se chiedere una discussione e fornire i dati per le analisi equivale a essere gli affossatori dello Stato sociale, significa che il problema verosimilmente non sono le aziende…

La nostra preoccupazione è data dal fatto che il Ticino, benché ricco di risorse e potenziale grazie anche ad un tessuto economico molto diversificato e dinamico, non riesca ad emergere in termini concorrenziali ed attrattivi. Questo indica una chiara necessità di riforme e di adattamento del sistema fiscale, come pure un’attenta valutazione critica dell’evoluzione della spesa pubblica. In questo contesto, ben venga la proposta formulata nel mese di luglio 2023 dal Consiglio di Stato, volta a facilitare la successione aziendale e ad alleggerire l’onere fiscale sui capitali pensionistici, in modo da favorire il mantenimento del tessuto economico e frenare l’esodo, purtroppo continuo, di contribuenti “forti” in età pensionabile. Anche la correzione della fiscalità delle persone fisiche, con la riduzione degli oneri fiscali per i contribuenti con alti redditi, rappresenta un passo essenziale per mantenere la competitività con altri Cantoni. Gli alti redditi (superiori ai 200’000 franchi) sono in effetti troppo penalizzati poiché, ad oggi, da soli contribuiscono nella misura del 35% alle finanze cantonali tramite il prelievo dell’imposta sul reddito e il rischio che si spostino verso altri lidi fiscalmente attrattivi è già molto concreto.
Molte sono le sfide che attendono e che necessitano di riforme importanti, in una sorta di “Patto di Paese”. Se però ogni discussione si limita all’ossessione dei presunti “regali ai ricchi”, in una sorta di riflesso pavloviano ogni volta che si affronta il tema della fiscalità, siamo destinati a un nemmeno troppo lento e inesorabile declino. Del resto, in nessun paese democratico si è mai riusciti ad aiutare i meno abbienti eliminando le persone più facoltose.
È vero il contrario!

La sempre più controversa figura dell’imprenditore vista dalla società perché spesso associata ad una visione negativa del capitalismo, che lo considera un approfittatore che sfrutta i lavoratori e il mercato per arricchirsi a scapito degli altri, dobbiamo contrastarla con vigore. Visione miope, influenzata a torto da alcune teorie economiche e sociali, come il marxismo, che criticando il sistema capitalistico e la sua logica di profitto, ha affossato il benessere e lo sviluppo di tanti paesi, anche non molto distanti dal nostro.
Di lavoro per tutti noi, imprenditrici ed imprenditori, ne abbiamo parecchio per sensibilizzare l’opinione pubblica avversa, ma permettetemi comunque di ribadire l’importanza che l’imprenditore, il manager, il dirigente riveste nella vita pubblica e politica del nostro paese.
Poco efficace è la critica ed inascoltate sono le rivendicazioni degli imprenditori, se questi tuttavia, non sono presenti là dove vengono influenzate e dove vengono prese le decisioni che contano.
Vero! L’impegno per la propria azienda costa molte e notevoli risorse ed energie di tempo, visto il contesto sempre più complesso, ma non essere presenti nei consessi della politica e in quelli decisionali, non potrà più essere un’opzione in futuro. Pena, è l’emarginazione del tessuto economico e di conseguenza la perdita di considerazione e valore per la società.
Diffondiamo la cultura imprenditoriale attraverso le nostre idee, non restiamo solo spettatori in attesa che qualcuno provvederà.
Cerchiamo di influenzare a favore del sistema paese le decisioni che contano, dimostriamo che abbiamo tanta esperienza e responsabilità sociale, più sicuramente di coloro che la rivendicano, senza tuttavia nulla produrre!

Avremmo tanto da dire! Siatene convinti!

Sono giunto al termine della mia relazione che ha voluto sottolineare, in particolare il ruolo dell’imprenditore nella nostra società, figura imprescindibile per un paese che vuole evolvere e soddisfare i bisogni dei cittadini.
Concludo quindi non prima di ringraziare tutte le collaboratrici e collaboratori che lavorano quotidianamente in Camera di Commercio. È un onore e un piacere poter contare su tanta competenza e qualità.
Ma un ringraziamento particolare lo meritano sicuramente Luca Albertoni, il nostro direttore che unitamente allo staff di direzione della Camera di Commercio svolgono un lavoro determinante, talvolta invisibile, difficile da spendere, ma vi assicuro di elevata qualità e quantità.
L’ufficio presidenziale e la nostra Vicepresidente Cristina Maderni, che, proprio oggi sono stati rinominati per il prossimo quadriennio e dove competenze trasversali all’economia, ne arricchiscono il confronto, il dibattito e dove, vengono prese le decisioni che contano attraverso un approccio di approfondimento e condivisione esemplari.
È un onore poterlo presiedere, grazie a tutti!

“Alcune persone vedono un’impresa privata come una tigre feroce da uccidere subito, altri come una mucca da mungere, pochissimi la vedono com’è in realtà: ossia, un robusto cavallo che traina un carro molto pesante”
(Winston Churchill)

A voi tutti presenti oggi Vi ringrazio per l’attenzione e per la fiducia riposta nella nostra organizzazione.

La certezza di un tessuto imprenditoriale dinamico è fondamentale per la solidità del Cantone

Comunicato stampa della 106esima Assemblea Generale Ordinaria della Cc-Ti

La Camera di commercio, dell’industria, dell’artigianato e dei servizi del Canton Ticino (Cc-Ti) ha tenuto oggi, 20 ottobre 2023, presso l’Espocentro di Bellinzona, la sua 106esima Assemblea generale ordinaria.
L’evento si è svolto con il supporto dei due sponsor principali EFG Private Banking e Swisscom.

Alla presenza di circa 350 partecipanti, l’Assemblea ha confermato all’unanimità la Presidenza di Andrea Gehri per i prossimi quattro anni.  
Nell’Ufficio presidenziale (composto di 21 elementi in rappresentanza di tutti i settori economici del Cantone), Federico Haas, vicepresidente di Hotelleriesuisse Ticino, è stato nominato in sostituzione dell’uscente Lorenzo Pianezzi.

Dopo i lavori assembleari vi sono stati gli interventi del Presidente delle Cc-Ti, Andrea Gehri, del Consigliere di Stato e Direttore del DFE Christian Vitta e del Direttore della Cc-Ti Luca Albertoni. Quest’ultimo ha introdotto, unitamente al Consigliere di Stato e Direttore del DI Norman Gobbi, l’ospite d’onore. Il Comandante di corpo Thomas Süssli, capo dell’esercito svizzero.

La centralità del ruolo dell’imprenditore

Il Presidente Andrea Gehri ha incentrato il suo discorso sul ruolo fondamentale dell’imprenditore nella società. Ruolo purtroppo spesso misconosciuto, malgrado sia centrale per la crescita del paese. Senza l’assunzione di rischi, la spinta innovativa e gli investimenti delle imprese non sarebbe possibile creare e mantenere posti di lavoro. Quindi ne soffrirebbe tutto il paese. Anche le riforme invocate, come la recente proposta del Consiglio di Stato di intervenire su determinate aliquote per le persone fisiche e l’imposizione delle successioni e delle rendite previdenziali, non hanno certo lo scopo di provocare discriminazioni o favorire indebitamente determinati gruppi. Bensì sono essenziali per mantenere interessante il Ticino come terra del “fare impresa”, pena la perdita persone fisiche e aziende fondamentali per finanziare un sistema sempre più “costoso”.

Restano aperti molti fronti carichi di insidie, perché anche per le aziende l’inflazione ha conseguenze importanti e la crescita di molti costi rappresenta una minaccia per tutti. Dalle materie prime, all’energia, passando per i costi creati dalla crescente burocrazia, le incognite per il futuro sono parecchie. Solo permettendo al tessuto imprenditoriale di fare il proprio lavoro e di creare ricchezza per sostenere l’importante meccanismo ridistributivo, sarà possibile superare anche i momenti più difficili.

Il Direttore della Cc-Ti ha dal canto suo aggiunto come nelle altre regioni elvetiche non sia tabù parlare della centralità del ruolo delle aziende e come sia insensata l’ossessione di combattere i ricchi, visto che ad esempio, citando il padre dell’AVS, l’ex Consigliere federale Hans-Peter Tschudi, “I ricchi non hanno bisogno dell’AVS, ma l’AVS ha bisogno dei ricchi”. Aggiungendo che non solo l’AVS ha bisogno di contribuenti forti, bensì tutto il sistema fiscale e finanziario cantonale dipende da loro.

L’impegno del Cantone per rendere il Ticino un luogo sempre più attrattivo e favorevole all’imprenditorialità

Il Consigliere di Stato e Direttore del Dipartimento delle finanze e dell’economia, Christian Vitta, dopo una panoramica sulla situazione macro-economica attuale, ha rimarcato l’importanza di volgere lo sguardo al futuro, continuando a lavorare per rendere il Ticino un territorio sempre più attrattivo e, in maniera particolare, favorevole all’imprenditorialità. Il Consigliere di Stato si è così soffermato su alcuni fattori che contribuiscono a creare le migliori condizioni quadro e a favorire una crescita economica armoniosa e duratura. Proprio in questo senso, il Cantone continua a lavorare per un quadro fiscale moderno e competitivo, per rafforzare l’innovazione nel nostro territorio, per un mercato del lavoro dinamico e per ritrovare un equilibrio delle finanze pubbliche.
In conclusione, il Consigliere di Stato ha espresso i suoi ringraziamenti alla Camera di commercio in quanto interlocutore prezioso per il Dipartimento delle finanze e dell’economia che permette allo Stato di disporre di vigili antenne a stretto contatto con le realtà economiche del territorio.

Politica di sicurezza e sistema di milizia

L’intervento del Comandante di corpo e Capo dell’esercito svizzero ha sottolineato l’importanza del settore militare come attore economico. Ma soprattutto è stata evidenziata l’importanza del sistema di milizia, essenziale non solo per l’esercito stesso, ma anche perché costituisce un fondamentale elemento di permeabilità tra l’armata e l’economia, molto utile anche per le aziende, soprattutto negli aspetti gestionali. Il Comandante ha poi anche portato qualche riflessione sul ruolo della difesa svizzera nel teso contesto geo-politico internazionale.


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Approfondimenti

Leggete quanto emerso nelle precedenti Assemblee:

Anche la Cc-Ti ha partecipato al Salone della CSR a Milano

Gianluca Pagani, CSR Manager Cc-Ti, è stato relatore ad un evento presso l’Università Bocconi.

Verso la transizione ecologica: il ruolo delle Camere di Commercio” è questo il titolo della conferenza a cui ha presenziato anche la Cc-Ti lo scorso 4 ottobre 2023 a Milano, presso l’Università Bocconi, in occasione dell’11esima edizione del Salone della CSR e dell’innovazione sociale.

Dall’informazione alle imprese sulla transizione ecologica agli interventi per promuovere la creazione di filiere responsabili: il ruolo delle Camere di Commercio diventa sempre più strategico per la diffusione di comportamenti sostenibili e per lo sviluppo dell’economia dei territori. Una sfida importante che mette in gioco la capacità di tutti gli attori sociali di collaborare e di coniugare innovazione con inclusione sociale, risultati economici e sostenibilità ambientale.

Sono anche intervenuti: Walter Sancassiani, Focus Lab; Carlo De Luca, Unione Nazionale Giovani Dottori Commercialisti ed Esperti Contabili; Marco Galimberti, Camera di Commercio Como-Lecco ed Elena Fammartino, Unioncamere Piemonte.

RIVEDI L’EVENTO

Finanza pubblica e fiscalità: due facce della stessa medaglia

Comunicato stampa – 09.10.2023

È stato presentato oggi uno studio della Scuola Universitaria Professionale della Svizzera Italiana (SUPSI), commissionato dalla Camera di commercio, dell’industria, dell’artigianato e dei servizi del cantone Ticino (Cc-Ti), che analizza la struttura della finanza pubblica e del sistema fiscale ticinesi. Si tratta del primo studio di questo genere per il Ticino, ispirato a un lavoro che la Camera di commercio, dell’industria e dei servizi di Ginevra svolge da anni. Lo scopo del lavoro è soprattutto di fotografare la situazione della finanza pubblica con dati oggettivi, per avere uno strumento attendibile anche quando si tratta di discutere di fiscalità e del margine di manovra del Cantone.

Il Presidente della Cc-Ti, Andrea Gehri, ha ribadito che una fiscalità attrattiva incoraggia lo sviluppo economico, perché le aziende, se dispongono di maggiori risorse finanziarie, possono investire e creare impieghi. Con innegabili benefici anche per le finanze pubbliche che permettono quindi anche al cantone di migliorare la propria competitività.

Il Responsabile del Centro di competenze tributarie della SUPSI, Professor Samuele Vorpe, e l’avvocato Francesca Amaddeo, docente-ricercatrice presso lo stesso Centro, hanno illustrato le due parti dello studio. È ad esempio emerso che il gettito fiscale nell’ultimo decennio è aumentato e, malgrado il difficile periodo pandemico, è rimasto sostanzialmente stabile. In questo senso, la situazione della finanza pubblica può essere inquadrata bene con l’indice di sfruttamento fiscale, che mostra come il Ticino, benché Cantone finanziariamente debole, abbia una crescita delle entrate fiscali rispetto al proprio potenziale di risorse. Dato che va rapportato alla costante crescita della spesa pubblica negli ultimi venti anni, che ha più motivi. Sulla struttura fiscale, lo studio ha valutato in particolare il rapporto tra PIL, gettito fiscale ed entrate, gli aspetti di concorrenza intercantonale e intercomunale, l’imposizione delle persone facoltose e dei cosiddetti “globalisti”, come pure su quella dei frontalieri, oltre ovviamente all’imposizione delle persone giuridiche.

Il Direttore della Cc-Ti, Luca Albertoni, ha rilevato come il tessuto economico estremamente dinamico e resistente alle varie crisi degli ultimi anni abbia garantito un’importante sstabilità delle entrate fiscali, ma insufficiente per rispondere a una spesa pubblica che sembra crescere in maniera incontrollata. Per la finanza pubblica emerge quindi soprattutto un problema sul fronte delle uscite e del conseguente indebitamento. Questione che potrebbe essere acuita a causa dell’evoluzione demografica che porta verso una popolazione più anziana e necessitante di maggiori cure e quindi di spese in materia sanitaria, a fronte di una diminuzione dei contribuenti. Anche i nuovi modelli di lavoro, con la crescente richiesta di modelli di occupazione a tempo parziale, vanno monitorati in relazione a possibili effetti fiscali.

Lo studio avrà una cadenza regolare e sarà costantemente aggiornato, in modo da contribuire costruttivamente al sempre vivace dibattito sulla finanza pubblica e sulla fiscalità.


SCARICATE LO STUDIO “Finanza pubblica e fiscalità 2023 Cantone Ticino”

(Questa versione dello studio verrà aggiornata prossimamente in modo definitivo)

L’intrepido imprenditore: coraggio e resilienza

Non è facile oggi fare impresa

Da imprenditori bisogna confrontarsi giorno per giorno con rischi e ostacoli che le tensioni congiunturali di questi anni hanno reso più complessi e gravosi rispetto al passato. Una sfida ancora più dura in Ticino. Lo strisciante interventismo statale, anche federale e non solo cantonale, ha condizionato pesantemente la libertà economica. Alimentando ad arte, inoltre, un clima poco favorevole alle imprese, all’insegna di un diffuso politically correct economico per cui il mercato è la fonte di ogni ingiustizia, il profitto un furto, il capitale una parola oscena e l’imprenditore è solo uno sfruttatore privo di coscienza sociale. Eppure, i nostri imprenditori hanno continuato a fare tenacemente il loro lavoro. Non certo incuranti della pioggia di accuse ingenerose, ma per l’alto senso di responsabilità che caratterizza la stragrande maggioranza delle imprenditrici e degli imprenditori, tutt’altro che mossi solo da interessi egoisti.

Con creatività, flessibilità e grande spirito di adattamento il mondo imprenditoriale ticinese ha affrontato la grave crisi del 2008, il successivo sconvolgimento del cambio franco-dollaro-euro, le radicali trasformazioni tecnologiche del sistema produttivo, i repentini alti e bassi dei mercati internazionali che hanno imposto veloci cambiamenti dei modelli di business, la pandemia, la crisi delle materie prime, i problemi di approvvigionamento, le conseguenze della guerra in Ucraina e gli abnormi rincari dei costi dell’energia. Nonostante questa lunga catena di avversità gli imprenditori non hanno rinunciato a investire, a innovare per salvaguardare e migliorare la competitività delle loro aziende. Hanno creato migliaia di nuovi posti di lavoro, rafforzando la base economica e occupazionale del Cantone.

Nonostante tutto si investe

Anche in un contesto così instabile e imprevedibile, imprese e imprenditori si sono confermati come una componente vitale della società: se le aziende funzionano l’economia gira, se l’economia funziona si generano ricchezza e benessere per tutta la collettività. È questa l’essenza di quella autentica funzione sociale dell’impresa che purtroppo non è riconosciuta per come meriterebbe. Ma affinché un’azienda funzioni, l’imprenditore sa che non può stare fermo, che deve anticipare i tempi, investire e innovare per restare concorrenziale. Un compito a cui l’imprenditoria ticinese non si è di certo sottratta, dimostrando come l’innovazione non sia un concetto astratto, ma che può e deve essere parte dell’attività quotidiana, pena l’esclusione dal mercato. Anche questo un elemento spesso negletto da chi considera l’innovazione limitata alle navette spaziali sparate su Marte.

Le sole società anonime che fanno capo alle imprese di famiglia in Ticino, settore che da noi rappresenta oltre il 60% delle aziende, nel triennio 2019-21 hanno investito in beni tangibili circa 6,5 miliardi di franchi, con investimenti medi per azienda poco al di sotto del milione di franchi. Grazie anche a questi investimenti le aziende a conduzione familiare hanno visto aumentare l’occupazione, superando largamente gli 83mila impieghi. Nel comparto chimico-farmaceutico, una delle punte di diamante della nostra economia, le aziende dal 2018 al 2022 hanno investito da sole un miliardo in Ricerca e Sviluppo, nuovi laboratori e siti di produzione, creando oltre 500 nuovi posti di lavoro.

Pur tra i contraccolpi della pandemia sulle supply chain, l’aumento dei costi dell’energia, il rincaro e la difficoltà di reperire materie prime, il trend positivo degli investimenti è stato confermato dall’ Inchiesta congiunturale della Cc-Ti del 2022: nel settore industriale ha investito il 67% delle aziende, percentuale che sale al 77% per le imprese con oltre 100 dipendenti. L’indagine ha pure rilevato per l’anno in corso un 44% di aziende che ha già investito o che intende farlo.

Sulla base dei dati dello Swiss Innovation Survey, lo studio nazionale del Kof sull’innovazione, l’Ufficio cantonale di statistica (Ustat) ha evidenziato che le imprese ticinesi, che fanno innovazione e investono in R&S sono in proporzione di più rispetto alla media svizzera. Un chiaro segnale del fatto che i nostri imprenditori credono nel territorio in cui operano, che sanno valorizzare i saperi e le competenze dei loro collaboratori perché da essi dipende lo sviluppo competitivo dell’azienda.

Il profitto non è un furto

Se l’investimento nell’innovazione abbraccia molti aspetti, dal miglioramento dei processi produttivi a quello dei prodotti, non va dimenticato che esso innesca anche delle trasformazioni positive che si riflettono direttamente su tutta la società: nuovi prodotti che soddisfano nuovi bisogni, più sviluppo produttivo, crescita del know-how del sistema Paese, più lavoro qualificato, più redditi e ricchezza per tutti. In poche parole, una generale evoluzione non solo economica ma anche sociale. E al centro di questo progresso c’è l’imprenditore con la sua voglia di fare, con le sue visioni per far crescere l’azienda.

Sebbene sia confrontato con non poche difficoltà, chi fa impresa crede nel futuro altrimenti non potrebbe, non saprebbe affrontare le sfide del presente, vive la passione di chi ragiona sul lungo termine da cui nasce il coraggio di pensare e ideare cose che ancora non esistono.

Ma un’azienda non può investire, non può innovare se non ha risorse sufficienti, ossia se non consegue dei profitti. Il profitto, che in Ticino è condannato a prescindere come un’appropriazione indebita dei “padroni”, quando viene conseguito nel rispetto delle leggi e delle consuetudini economiche locali, dimostra innanzitutto che l’impresa funziona, che chi la guida fa un uso efficiente dei fattori produttivi. I veri imprenditori, come diceva qualcuno, non servono la società con annunci e dichiarazioni roboanti sulle loro buone intenzioni. Svolgono invece la loro funzione fondamentale perseguendo quel profitto che garantisce i mezzi adeguati per investire, mantenere competitiva l’impresa, continuare a produrre quei beni e servizi che i consumatori richiedono, per conservare i posti di lavoro e offrirne di nuovi. È così che si consolidano pure i legami col territorio e la comunità locale, si accresce la fiducia dei clienti, dei fornitori e degli stessi dipendenti che si sentono rassicurati dal buon andamento aziendale. Preoccupante e sbagliato credere che l’imprenditore miri solo al suo profitto personale, non è così! L’imprenditore investe nel suo lavoro, nella propria azienda e, che lo si accetti o meno, rappresenta l’unica fonte per creare e ridistribuire ricchezza alla comunità.

Chi crea il lavoro

Del resto, in Ticino l’occupazione continua a crescere. Secondo gli ultimi dati dell’Ustat, anche nel secondo trimestre del 2023 è aumentato il numero degli occupati attivi sul mercato del lavoro: più 5600 unità, rispetto allo stesso trimestre dell’anno scorso, con un incremento del 2,4% che ha portato il numero totale degli occupati oltre quota 242.650. Una crescita che riguarda anche i residenti (+4,6%), in misura maggiore rispetto ai frontalieri (+3,5). In rapporto al 2022 si contano 1’500 disoccupati in meno.  Dunque, l’economia continua a creare lavoro: il tasso di crescita degli impieghi offerti dalle nuove imprese ticinesi tra il 2013 e il 2020 è addirittura superiore alla media nazionale.

Il fatto che negli ultimi cinque anni lo sviluppo dell’occupazione sia stato trainato principalmente dai lavoratori d’oltre confine dimostra il dinamismo del nostro sistema produttivo che, al di là delle ricorrenti critiche sull’effetto sostitutivo del frontalierato, ha fame di manodopera. Oggi uno dei principali problemi degli imprenditori è, infatti, la mancanza di personale qualificato e a volte persino di lavoratori poco formati.

Certo, nel Cantone esistono anche aziende, prevalentemente piccole, che sopravvivono grazie al basso costo della manodopera, perché il contesto internazionale molto concorrenziale non lascia altra scelta. Attenzione però nel criminalizzare queste imprese, come si fa abitualmente nel dibattito pubblico, perché esse offrono comunque spesso impieghi anche a persone meno qualificate che altrimenti resterebbero senza un posto e senza un salario. Semmai queste realtà andrebbero aiutate, con interventi mirati, a consolidarsi e a crescere, quando ci sono i presupposti per un possibile miglioramento.

Il lavoro non si crea per legge, lo creano le imprese se sono messe nelle condizioni di farlo. I nostri imprenditori, che già operano in una situazione difficile, contrassegnata da profondi e rapidissimi cambiamenti strutturali, da un risorgente nazionalismo economico e da tensioni geopolitiche che destabilizzano di continuo i mercati, chiedono solo che la loro attività non sia resa ancora più complicata. Vorrebbero che, quando si discute di politica economica si ragionasse sulla base di dati e fatti concreti e non di preconcetti ideologici.

Sostenere gli imprenditori oggi significa credere nel nostro sistema Paese domani!

Summer Meeting 2023

Si sono svolte due serate tematiche per gli ex studenti del corso Specialista della gestione PMI

La Cc-Ti, in collaborazione con Agile Lab Ticino e l’Associazione Equi-Lab, ha organizzato due serate in cui sono stati trattati i seguenti temi:

  • Primo incontro – 22 agosto
    FUTURE OF WORK
    HR, digitalizzazione e agilità quali elementi di innovazione nella gestione efficace delle persone
    Relatore: Christian Burkhalter, Agile Lab Ticino
  • Secondo incontro – 7 settembre
    LE OPPORTUNITÀ DELLE PARI OPPORTUNITÀ
    Diversità, Equità e Inclusione per lo sviluppo sostenibile: la situazione in Ticino e gli strumenti a disposizione delle PMI
    Relatore: Christian Burkhalter, Agile Lab Ticino
    Relatrice: Marialuisa Parodi, Associazione Equi-Lab

Ringraziamo i relatori e i partecipanti per la buona riuscita delle due serate. Durante l’estate 2024 verranno riproposti nuovi incontri.

Serata informativa per il corso Specialista della gestione PMI con attestato federale

Mercoledì 20 settembre 2023 alle ore 18.00

La Cc-Ti organizza una serata informativa per tutti gli interessati ad iscriversi al corso Specialista della gestione PMI. Durante l’incontro saranno fornite maggiori informazioni inerenti al corso (costi, calendario, docenti e contenuti).

Coloro che volessero partecipare alla serata sono pregati di confermare la propria presenza al Signor Roberto Klaus all’indirizzo email: klaus@cc-ti.ch.

La Costituzione del 1848: una pietra miliare della storia svizzera

Nel 2023 la Svizzera moderna compie 175 anni.

Il 1848 costituisce una pietra miliare per la Svizzera: segna infatti l’approvazione della Costituzione federale, su cui si fonda la Svizzera moderna. Il 12 settembre 1848 la Dieta federale la dichiarò adottata. Da Confederazioni di Stati la Svizzera si trasformò quindi in uno Stato federale, divenendo la prima democrazia stabile in Europa.


Fonte: DFGP – https://www.ejpd.admin.ch/ejpd/it/home/temi/175-jahre-bundesverfassung.html