L’opinione puntuale

di Cristina Maderni, Vicepresidente Cc-Ti

La necessità di una riforma generale della fiscalità, programmata per il 2024, è evidente. Quali sono i punti su cui lavorare prioritariamente?

Il gruppo di lavoro creato dal DFE con la SUPSI ha identificato quattro assi principali, cioè l’imposizione del riscatto del capitale previdenziale, le deduzioni per le spese professionali, le imposte di successione e donazione, le aliquote massime dell’imposta sul reddito. Tutti i temi sono rilevanti, ma mi preme sottolineare in primis l’urgenza dell’intervento sulle imposte di successione e donazione, perché come sottolineato dall’iniziativa parlamentare da me presentata queste oggi ostacolano in maniera importante la successione aziendale, penalizzando pesantemente eventuali subentranti che non appartengono alla stretta cerchia familiare dei titolari dell’impresa. Questo è nocivo per l’economia e tutto il territorio, perché si perdono aziende e competenze.

Vi è la stessa urgenza per i residenti più facoltosi?

Sicuramente, anche perché va sottolineato che l’1% dei contribuenti (2’000 persone fisiche) versa circa il 33% del gettito fiscale totale. Pochi che pagano molto smentisce la tesi che non vi sia redistribuzione e al contempo costituisce un rischio sistemico, perché anche solo qualche partenza di simili contribuenti ha effetti immediati sulle risorse che vengono messe a disposizione dello Stato. Va da sé, che anche l’alleggerimento dell’imposizione del riscatto del capitale previdenziale, fra le più alte in Svizzera, aiuterebbe a mantenere in Ticino molti contribuenti che passano al beneficio della pensione.

Perché è importante che la riforma fiscale già approvata dal popolo entri in vigore senza riserve nel 2025?

Il discorso è simile a quello per le persone facoltose. Poche aziende pagano la maggior parte delle imposte. In effetti, 1’000 aziende versano circa il 75% del gettito totale e 270 aziende garantiscono ben il 63% dei ricavi dell’imposta sul capitale. Numeri che parlano chiaro: il sistema da questo punto di vista è fragile e va corretto per dargli stabilità e questo passa attraverso condizioni concorrenziali. Facile ridistribuire la ricchezza quando c’è, occorre anche fare sforzi non solo per produrla ma anche per mantenerla.