L’esportazione è il processo di spedizione di beni o di merci (prodotti naturali o fabbricati) da un territorio nazionale in un Paese estero dove saranno poi venduti.
Il certificato di origine è un documento che attesta l’origine della merce, cioè il luogo in cui la merce è stata prodotta o ha subito l’ultima trasformazione sostanziale e accompagna i prodotti esportati in via definitiva verso Paesi extracomunitari, o anche comunitari, qualora l’importatore lo richieda espressamente. Il certificato di origine viene richiesto per l’”origine non preferenziale delle merci”, quando quindi, non esiste nessun accordo di libero scambio tra la Svizzera (e/o AELS, attualmente, gli Stati membri sono: Islanda, Liechtenstein, Norvegia e Svizzera) e il Paese di destinazione. Non ci sono, pertanto, dei dazi preferenziali. Le regole d’origine non preferenziali sono elencate nell’Ordinanza sull’attestazione dell’origine non preferenziale delle merci (OAO) – ultima modifica il 9 aprile 2008, entrata in vigore il 1° maggio 2008 e servono alle Camere di commercio e dell’industria svizzere per il rilascio dei certificati di origine e di altre attestazioni.
Le attestazioni comprovano l’origine, il valore e il prezzo di una determinata merce. Le attestazioni di origine posso anche essere rilasciate come attestazione di origine in fattura. Queste attestazioni, oltre all’origine della merce, devono contenere informazioni che identificano, in modo preciso, la merce stessa (come ad esempio la descrizione, il numero dei pezzi, il tipo di imballaggio, ecc.). Esse vengono rilasciate solo per consegne o forniture effettive di merci e dietro presentazione di una fattura di vendita sulla quale il destinatario della merce corrisponde al destinatario della fattura. Di frequente le disposizioni giuridiche di un determinato Paese richiedono il rilascio dei certificati di origine all’importazione delle merci, in applicazione di una misura di politica commerciale antidumping, dazi/quote e contingenti. Vengono anche richiesti in occasione dell’apertura di un accreditativo, per motivi statistici o anche in occasione di appalti e offerte.
La maggior richiesta di certificati di origine avviene perché il cliente, che risiede nel Paese d’importazione, vuole assicurarsi che la merce abbia effettivamente una determinata origine, oppure perché, a sua volta, deve riesportare la merce e dunque necessita, appunto, di una prova di origine.
Il grafico illustra alcuni dei Paesi con i quali la Svizzera intrattiene rapporti commerciali nell’ambito dell’origine non preferenziale. Come potete notare i maggiori partner si trovano nella regione degli Stati Arabi del Golfo Persico (Bahrain, Kuwait, Iraq, Oman, Qatar, Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti). Altri due partner importanti per il nostro Paese sono la Cina e l’Egitto che, nonostante abbiano un accordo di libero scambio con la Svizzera, richiedono l’emissione del certificato di origine per ragioni politiche interne. È importante precisare che il maggior partner commerciale della Svizzera rimane, comunque, l’Unione Europea. Nelle esportazioni verso quest’ultima, l’emissione dei certificati di origine è però ridotta: infatti, l’accordo di libero scambio, che consente uno sgravio dei dazi doganali, viene utilizzato maggiormente. I settori per i quali vengono richiesti più di frequente i certificati di origine sono l’alta moda, il trading di materie prime (acquistate all’estero e rivendute), la farmaceutica e l’orologeria.
Le Camere di commercio e dell’industria svizzere, che, pur essendo di natura completamente privata, sono l’organo emittente dei certificati di origine e di altri documenti per l’esportazione, sono tenute a fornire alle persone e alle imprese tutte le indicazioni necessarie, in materia di origine, sulle scelte dei criteri di origine e sulle semplificazioni amministrative, con un trattamento parificato di tutti gli utenti. Anche nell’applicazione delle tasse e degli emolumenti non vi è distinzione tra l’essere affiliato a una Camera di commercio e dell’industria svizzera e il non esserlo.
Gli uffici emittenti delle Camere di commercio e dell’industria svizzere rilasciano le prove documentali a persone fisiche e giuridiche residenti nel territorio di propria competenza. Per la Cc-Ti equivale al territorio cantonale. Eccezionalmente un ufficio emittente può rilasciare delle prove documentali per un richiedente non domiciliato nella propria giurisdizione, purché vi sia l’accordo dell’ufficio emittente competente del territorio del richiedente. Può capitare che la Camera di commercio e dell’industria svizzera competente non rilasci il certificato di origine o altre prove documentali. Questo può avvenire in caso di assenza di prove di origine, o in mancanza di altri documenti come la fattura di vendita. Il richiedente è tenuto a consegnare tutti i documenti corretti per la richiesta dell’emissione di un certificato di origine, ovvero:
documenti del proprio fornitore per comprovare l’origine della merce.
Se tutti i documenti del richiedente sono corretti, il certificato di origine può essere rilasciato sia presso lo sportello delle Camere, sia via posta oppure richiedendolo sulla nostra piattaforma online www.certify.ch, già utilizzata con successo e praticità da molte aziende. Con questa modalità, invece di fornire le domande di attestazione e di ricevere i documenti via posta, il tutto avviene semplicemente online e i certificati e i documenti legalizzati possono essere comodamente stampati o utilizzati in PDF. La piattaforma non ha nessun costo supplementare e i prezzi delle pratiche rimangono invariati. È una modalità che non modifica il lavoro di analisi formale e materiale da parte della Cc-Ti e fornisce quindi le medesime garanzie della versione cartacea.
Il Servizio Export della Cc-Ti è a disposizione per rispondere alle vostre domande. Tel. +41 91 511 51 23/29 oppure inviando un’e-mail a export@cc-ti.ch.
https://www.cc-ti.ch/site/wp-content/uploads/2021/05/ART21-co.jpg8531280Lisa Pantinihttps://www.cc-ti.ch/site/wp-content/uploads/2020/05/LG-cc-ti-03.pngLisa Pantini2021-05-25 07:37:002021-05-25 12:40:08Il certificato d’origine: dove, come, chi
5 gli oggetti in votazione, ecco la posizione della Cc-Ti sui temi e alcune informazioni a riguardo.
Legge federale del 25 settembre 2020 sulla riduzione delle emissioni di gas a effetto serra (Legge sul CO2)
La Cc-Ti condivide ovviamente i princìpi di questa revisione, volta a dare un contributo per le misure a tutela dell’ambiente. L’economia del resto già da anni è attiva sul fronte della riduzione delle emissioni di CO2 e, anche grazie allo sviluppo tecnologico, ha già ottenuto risultati molto importanti. Quanto alla proposta concreta in votazione, vi sono però alcuni elementi da sottolineare. In linea generale, in ambito energetico, una politica seria deve assicurare l’approvvigionamento, l’economicità e la sostenibilità ambientale. La discussione sul CO2 tiene purtroppo conto solo di quest’ultimo punto, quando non si può prescindere da un compromesso fra le tre componenti citate. Va infatti ricordato che dal punto di vista energetico non siamo indipendenti e la Svizzera da circa 6-7 anni importa energia elettrica prodotta da energia nucleare e da carbone dall’UE. Il rischio di un importante rincaro di questo approvvigionamento è molto reale se le nostre regole non corrispondono globalmente a quanto avviene sul reale mercato dell’energia. Limitarsi al CO2, in sostanza, non risolve il problema energetico svizzero e anche per il rispetto del clima occorrerebbe il coraggio di trovare una soluzione sistemica e completa per il tema dell’energia, valutando tutto il pacchetto di risorse esistenti (eolico, idroelettrico, nucleare, ecc.) per trovare soluzioni di ampio respiro e veramente efficaci. Risolvere i problemi del clima affrontando singolarmente i vari temi è purtroppo puramente illusorio. Va ricordato che, in ambito internazionale, gli Stati Uniti sostengono chiaramente il nucleare e la Cina sta sperimentando fonti differenziate, dal nucleare al fotovoltaico (nel quale è leader), passando per l’eolico. Con quella che è tra l’altro la riserva più ampia di carbone in tutto il mondo. Le regole energetiche non saranno pertanto definite in Svizzera e nemmeno in Europa, di qui la necessità di un approccio globale. Al di là di queste considerazioni generali, che ricordano quanto sarebbe importante ragionare sull’intero sistema energetico, nella fattispecie molte associazioni di settore sostengono la revisione. Gli argomenti portati dalle varie categorie divergono in maniera sostanziale ma hanno tutti la loro legittimità e rendono di fatto impossibile una sintesi sufficientemente convergente in termini di una raccomandazione di voto. Ai dubbi sistemici espressi sopra si accompagnano innegabili vantaggi soprattutto per talune categorie. La Cc-Ti ritiene pertanto eccezionalmente di non doversi esprimere sull’oggetto in questione, lasciando il più ampio spazio possibile alle diverse tesi settoriali, per permettere un dibattito ricco e costruttivo anche all’interno del mondo economico. Le associazioni di categoria e le Camere di commercio e dell’industria svizzere non hanno una posizione univoca.
A livello nazionale, economiesuisse è favorevole alla revisione, l’USAM ha espresso libertà di voto. Anche la Cc-Ti eccezionalmente esprime una libertà di voto.
Legge federale del 25 settembre 2020 sulle basi legali delle ordinanze del Consiglio federale volte a far fronte all’epidemia di COVID-19 (Legge COVID-19)
La legge intende dare una base legale stabile a quanto fatto finora in via di ordinanza. Si tratta di un fondamento essenziale per garantire gli aiuti finanziari già stanziati e ancora necessari. La legge ha effetti fino a fine dicembre 2021, ad eccezione dell’assicurazione contro la disoccupazione, le cui regole modificate restano in vigore fino alla fine del 2022. In caso di rifiuto della legge, tutta la struttura degli aiuti cadrebbe il 25 settembre 2021.
La Cc-Ti, come il Consiglio federale, il Parlamento e le associazioni economiche nazionali, sostiene il Sì alla legge.
Iniziativa popolare del 25 maggio 2018 «Per una Svizzera senza pesticidi sintetici» Iniziativa popolare del 18 gennaio 2018 «Acqua potabile pulita e cibo sano – No alle sovvenzioni per l’impiego di pesticidi e l’uso profilattico di antibiotici»
L’utilizzo limitato di prodotti fitosanitari nell’agricoltura e di antibiotici per gli allevamenti è obiettivo condiviso. La Confederazione in questo senso è molto attiva. Le due iniziative propongono interventi limitativi pesanti. La prima escluderebbe i pagamenti diretti per chi usa pesticidi per le colture e antibiotici per l’allevamento e che non è in grado di nutrire gli animali esclusivamente con la produzione propria. La seconda vuole vietare l’utilizzo di ogni pesticida chimico così come l’importazione di prodotti che ne contengono o che sono stati fabbricati con l’aggiunta dei pesticidi. Inevitabile un aumento dei costi e l’agricoltura sta già facendo sforzi notevoli da molti anni per limitare al massimo l’uso di sostanze potenzialmente nocive.
La Cc-Ti, come il Consiglio federale, il Parlamento e le associazioni economiche nazionali, raccomanda di respingere le iniziative.
Legge federale del 25 settembre 2020 sulle misure di polizia per la lotta al terrorismo (MPT)
Sono previste nuove misure di polizia per la relativa legge federale in materia di lotta contro il terrorismo. Obbligo di presentarsi e di partecipare a colloqui con le Autorità, misure di divieto di contatto con persone o di accedere a determinate zone geografiche, obbligo di rimanere in una determinata zona, divieto di lasciare il territorio, detenzione provvisoria per gli stranieri che costituiscono una seria minaccia per la Svizzera e colpiti da provvedimenti di rinvio o espulsione. Tema non prettamente economico, se non per il fatto che una maggiore sicurezza generale è elemento essenziale per le condizioni-quadro dell’economia.
La Cc-Ti, come il Consiglio federale, il Parlamento e le associazioni economiche nazionali sono a favore delle modifiche.
https://www.cc-ti.ch/site/wp-content/uploads/2021/05/ART21-votazioni.jpg8531280Lisa Pantinihttps://www.cc-ti.ch/site/wp-content/uploads/2020/05/LG-cc-ti-03.pngLisa Pantini2021-05-19 14:53:332021-05-19 14:53:34Votazioni federali del 13 giugno 2021
Il rincaro dei prezzi delle materie prime in che misura rischia di compromettere la ripresa dell’economia dopo il crollo causato dalla pandemia?
L’aumento dei prezzi internazionali in dollari delle commodity, accentuatosi a inizio 2021, complica certamente le previsioni e lo scenario per l’economia nazionale e internazionale. Vi è preoccupazione per l’incremento, e l’anomala repentina oscillazione delle materie che riguardano, in particolare, l’acciaio, il ferro, i metalli non ferrosi (alluminio, rame, zinco…), la plastica, i polimeri, il legno ed i materiali isolanti. Si assisterà verosimilmente ad una fase acuta, dove i prezzi saranno condizionati dalla domanda e dall’offerta e fintanto che quest’ultima non riuscirà a soddisfare l’incremento di domanda, in particolare da paesi come la Cina e gli USA, saremo confrontati con una ripresa economica condizionata dai costi in rapida ascesa e, verosimilmente anche dalla difficoltà di reperire le materie. Significa che la ripresa, nel breve periodo, potrà essere più lenta e meno vigorosa rispetto a quanto potessimo immaginare, mentre si spera che la situazione possa migliorare nel medio – lungo termine.
Quali sono i settori più colpiti in Ticino da questo rialzo?
Sicuramente il settore della costruzione è quello che, al momento, registra incrementi di costo di cui nessuno poteva immaginare soltanto qualche mese or sono. Acciaio, ferro, polimeri, legno e materiali isolanti costituiscono materie essenziali in questo settore d’attività. Non solo, ma oltre al repentino e continuo incremento dei costi, vi è l’ormai cronica indisponibilità di materie che si traduce in notevoli ritardi nella consegna dei materiali che, a loro volta, condizionano pesantemente l’attività delle imprese. Inoltre, le conseguenze dell’aumento del petrolio, dei suoi derivati quali le plastiche e dei trasporti impatteranno in modo sostanziale anche in tutti gli altri settori economici. Significa che potremo attenderci un progressivo aumento dei costi (quindi dell’inflazione) anche, per esempio nel settore alimentare con un aggravio di costi per tutti, non solo per le aziende.
L’aumento dei prezzi delle commodity è un fenomeno temporaneo o persisterà nel medio/lungo periodo?
Domanda alla quale non è facile dare una risposta univoca. A dipendenza della velocità di ripresa economica a livello mondiale dipenderà anche l’evoluzione dei prezzi. Ritornare al livello produttivo pre-COVID richiederà tempo e ripristinare le giacenze a regime del 2019 significa scontare un differimento temporale importante, quindi costellato da nervosismo sui costi per un certo periodo fintanto che non si tornerà a pieno regime. Non possiamo quindi escludere che la tendenza rialzista dei prezzi delle materie prime perdurerà anche nel corso del 2021. Speriamo poi che domanda e offerta possano riequilibrarsi e quindi riportare i prezzi a valori sopportabili.
Solitamente si pensa che grazie al franco forte, anche se ora è a 1,10 con l’euro, le nostre imprese siano favorite nell’acquisto delle materie prime. Ma basta questo vantaggio a compensare i maggiori costi di produzione che devono sostenere le aziende?
Il corso della nostra moneta su euro e dollaro, le principali valute d’acquisto, è piuttosto stabile oramai da diverso tempo grazie alla politica monetaria della nostra banca nazionale. Sostenere che si abbia quindi un vantaggio nell’acquisto delle materie prime non è corretto, i margini delle imprese sono troppo esigui per poter sostenere incrementi a doppia cifra percentuale in così breve tempo. Ribaltare i maggiori costi sostenuti al consumatore finale diventa altrettanto difficile.
Cosa possono fare le imprese per tutelarsi contro un aumento dei prezzi che va ben oltre la normale alea contrattuale?
Innanzitutto, dovranno rendere attenti i committenti sulla situazione di mercato estremamente volatile sui costi delle materie, evitare di fissare prezzi fissi senza poter adeguare il rincaro e sottoporre offerte di durata molto limitata nel tempo. Il buon senso, inoltre deve accumunare sia impresa che committente in una logica che permetta, laddove non è possibile ragionevolmente valutare l’evoluzione dei costi, di compensare il rincaro attraverso il principio della buona fede.
https://www.cc-ti.ch/site/wp-content/uploads/2020/10/ART20-andrea-gheri-orizz.jpg8531280Lisa Pantinihttps://www.cc-ti.ch/site/wp-content/uploads/2020/05/LG-cc-ti-03.pngLisa Pantini2021-05-18 07:41:002021-05-18 08:35:01Una ripresa economica condizionata dai costi
L’aumento dei prezzi delle materie prime rischia di compromettere e frenare la ripresa economica. Mentre i rincari toccano livelli record, in Svizzera e nel resto d’Europa le imprese segnalano anche carenze e difficoltà nell’approvvigionamento di alcune commodity, andando a gravare “a domino” su tutto il sistema produttivo.
L’impennata dei prezzari è impressionante, a cominciare dal petrolio, crollato a 20 dollari al barile nel marzo del 2020 e nel giro di dodici mesi risalito a 70 dollari. Il prezzo di una tonnellata di alluminio è invece aumentato del 27%, rispetto all’anno scorso, il ferro ha segnato rialzi tra il 30% e il 60%, quello utilizzato per le costruzioni ha raggiunto addirittura anche il 100% su alcuni mercati. La gomma ha registrato un balzo del 20-40%, il cotone del 17,40%. Forti aumenti, carenza di taluni materiali, forniture a rilento e costi di trasporto, soprattutto via mare più che raddoppiati, sono i quattro fattori che stanno provocando disallineamenti e ritardi nella ripartenza tra i diversi Paesi. Con gravi scompensi per le imprese manifatturiere, ma non solo.
Per la Svizzera che non dispone di materie prime e deve acquistarle all’estero per trasformarle in prodotti da rivendere, c’è un aggravio supplementare che va ad aggiungersi, complicando un già difficile contesto economico. Un onere supplementare per le aziende che, contrariamente a quello che si potrebbe pensare, non è compensato dalla forza del franco rispetto alle altre valute. Si tratta, infatti, di rincari che vanno oltre la normale alea contrattuale, alle abituali fluttuazioni della domanda e dell’offerta, e che non sempre si possono scaricare su clienti e committenti. Esponendo così i nostri imprenditori a costi non prevedibili o pianificabili. Le imprese svizzere e ticinesi sono, dunque, confrontate e pesantemente condizionate da ulteriori elementi d’incertezza che sfavoriscono la ripresa e minacciano l’export. Commodity più care fanno aumentare i costi input delle aziende che però, a loro volta, non possono adeguare i loro prezzi a causa di una domanda ancora bassa e incostante.
Non è facile lavorare in queste condizioni, con una schiacciante pressione al ribasso sui margini operativi e costretti, per di più, a ordinare materiali a “prezzo aperto”. Una situazione preoccupante alla quale come Cc-Ti non possiamo non guardare con grande preoccupazione. Gli imprenditori si trovano a fronteggiare un’altra fase assai complessa e delicata di cui però, la politica e un certo velleitarismo sindacale, non sembrano rendersi conto. Servirebbe, invece, un impegno comune almeno nell’intento di lottare per salvaguardare l’economia cantonale e l’occupazione.
Dal novembre dello scorso anno al febbraio 2021 l’acciaio è rincarato del 130%, altri materiali fondamentali per l’edilizia hanno seguito la stessa dinamica con incrementi medi del 35% per il legno, del +10% per il calcestruzzo e del +25% per i polimeri. L’industria della plastica ha ridotto la produzione e le scorte determinando una penuria di offerta sul mercato internazionale, in particolare per i tubi di plastica, i geotessili e i prodotti isolanti. Si spera in una stabilizzazione del mercato nel medio termine. Tuttavia, anche se questa eccezionale ondata di rincari dovesse rientrare quanto prima, almeno per alcuni comparti produttivi, essa nel corso dell’anno andrà comunque a pesare su fatturati e cash flow già compressi nel 2020 e sui problemi conseguenti che attanagliano numerose aziende: mancanza di liquidità e difficoltà negli investimenti. Intanto, la lista degli aumenti e delle commodity che scarseggiano si allunga di settimana in settimana. Il rame dall’inizio del 2021 ha sfiorato il massimo storico dell’ultimo decennio superando i 9000 dollari a tonnellata (+ 40% rispetto ai mesi pre-pandemia), il nickel si è apprezzato del +17,40%, lo stagno del +31%, mentre il palladio (impiegato per la produzione delle marmitte catalitiche delle auto), è aumentato del 25%. Oltre alla prolungata carenza di microchip, è la penuria di gomma, plastica e di alcuni metalli il nuovo assillo dell’automotive mondiale che dà lavoro anche a tante imprese terziste del Ticino.
Se l’industria ha prima rallentato per il Covid ora rischia un’altra frenata, se non addirittura lo stop in alcuni comparti, a causa delle materie prime che non arrivano. Scarseggiano in particolare i metalli impiegati nei microprocessori, quali stagno, silicio e cobalto. Non sono poche le aziende che non riescono più ad evadere gli ordini o a farlo con notevole ritardo per la mancanza dei materiali necessari alla produzione. La fiammata dei prezzi non ha risparmiato il comparto agroalimentare: il mais ha oltrepassato la soglia dei 6 dollari per bushel al Chicago Board of Trade, i semi di soia hanno sfiorato i 15 dollari a staio e, ovviamente, è rincarato pure l’olio di soia, mentre il grano dal gennaio scorso è aumentato del 12%. L’incremento esponenziale delle quotazioni e la penuria di parecchi materiali sono dovuti in parte alle strozzature nella produzione e nelle attività minerarie provocate dalla pandemia e all’accelerazione dell’industria in Cina e negli Usa. In parte anche ad una componente speculativa e alle maggiori spese indotte da una più severa applicazione degli standard ambientali in taluni Paesi fornitori. Per molte materie prime gli osservatori prevedono una normalizzazione dei listini nel medio termine, altre, ad esempio il rame, si manterranno invece più a lungo su livelli elevati. A spingere il trend rialzista ha contribuito la crescita dei costi per i trasporti, soprattutto via mare. Secondo il Global Index Freightos, un anno fa noleggiare un container costava mediamente 1’500 dollari, oggi si pagano 4’300 dollari. Le tariffe della Cina verso l’Europa nello stesso periodo sono rincarate del 142% e del 103% lungo le rotte del Mediterraneo attraverso Suez.
Un quadro allarmante che si ripercuote pesantemente sulle nostre imprese, gravate da eccezionali costi supplementari che si aggiungono alle sofferenze finanziarie accumulatesi in 15 mesi di pandemia. A dimostrazione di quanto il nostro paese dipenda dall’estero per moltissimi materiali, per cui l’illusione di uno splendido isolazionismo è e rimane un’illusione. La realtà è molto diversa e tocca tutti noi nel nostro quotidiano, direttamente o indirettamente.
https://www.cc-ti.ch/site/wp-content/uploads/2021/05/ART21-materie-prime-rally-prezzi.jpg8531280Lisa Pantinihttps://www.cc-ti.ch/site/wp-content/uploads/2020/05/LG-cc-ti-03.pngLisa Pantini2021-05-18 07:36:002021-05-18 08:34:48Il rally dei prezzi
La EXPO EVENT Swiss LiveCom Association, in collaborazione con le associazioni partner SVTB e Tectum, ha rilevato che nel 2020 oltre 17’000 progetti dell’industria degli eventi sono stati cancellati, provocando un netto calo del fatturato pari al 57%, che corrisponde a 3,19 miliardi di franchi.
Circa 4’460 posti di lavoro sono andati persi solo nel 2020.
Un numero troppo alto di aziende ha cessato l’attività o si è dovuta completamente riorientare (sostenendo costi ingenti). La mancata organizzazione di fiere, eventi e congressi ha causato un ammanco di circa 10 miliardi di franchi nell’indotto. In Ticino, purtroppo, la situazione non è diversa, anzi. Il nostro Cantone, con la sua ricca offerta di eventi, genera annualmente somme molto importanti anche per questo settore. Essendo ormai di fatto fermi da oltre un anno, i danni sono facilmente immaginabili.
Come nel resto del Paese, almeno il 75% delle aziende ha dovuto ricorrere a un prestito COVID-19 che richiederà anni per essere rimborsato. Situazione difficile, se teniamo conto che i potenziali clienti, a oggi, non sono disposti a programmare e quindi a fornire certezze sulle attività future. Difficile ipotizzare che vi siano concrete novità prima del 2022, tenendo conto dell’ancora tristemente attuale situazione pandemica e del fatto che la grande maggioranza degli eventi presuppone un’attività di pianificazione di mesi, se non di anni. Gli eventi virtuali possono compensare solo in minima parte le attività e solo quelle mirate di aziende che si dedicano principalmente alla tecnica.
Una sezione ticinese a tutela degli interessi del settore
Considerata l’importanza di questo vasto settore in Ticino, la EXPO EVENT Swiss LiveCom Association ha deciso di creare una Sezione ticinese per le aziende attive sul nostro territorio, che sono circa una cinquantina e che danno lavoro a circa un migliaio di persone, senza contare l’enorme indotto generato (e filiere collegate). La Presidenza della Sezione ticinese è stata affidata alla Signora Nicole Pandiscia-Hasler, titolare dell’azienda Events Designer di Cureglia.
La Sezione sotto l’egida della Cc-Ti, va ad aggiungersi alla quasi cinquantina di associazioni padronali già legate alla nostra realtà, quale associazione-mantello dell’economia cantonale. Il lavoro a salvaguardia degli interessi di questa nuova entità locale verrà svolto in coordinamento con la Cc-Ti. Sarà premura concertare un piano di tutela a favore di queste realtà, tenendo conto delle numerose problematiche che le accomunano e le legano direttamente o indirettamente agli altri numerosi settori dell’economia cantonale e nazionale.
La creazione di questa Sezione è volta alla difesa degli interessi di tutti gli operatori di settore locali e vuole essere una chiara dimostrazione di volontà di collaborazione con le Autorità cantonali. Un operato senza sosta sia in questi periodi molto difficili, sia quando vi sarà l’auspicata ripresa, atto a vigilare e, nel limite del possibile, garantire che il lavoro venga distribuito fra gli operatori locali. Nello stesso contesto un’operazione di supervisione sulla qualità e sulle condizioni occupazionali (salari in primis) parti fondamentali e riconosciute della nostra legislazione.
EXPO EVENT La EXPO EVENT Swiss LiveCom Association rappresenta una forte associazione a livello nazionale, che sostiene le problematiche dell’industria della LiveCom. L’Associazione è stata fondata nel 2009 dalla fusione di Vereinigung Messen Schweiz (VMS) ed EXPO EVENT Swiss LiveCom Association. Con le fiere, i fornitori e le agenzie, tutti i fornitori del mondo degli eventi sono uniti sotto un’unica Associazione cappello. Di conseguenza, EXPO EVENT Swiss LiveCom Association è ora il portavoce dell’industria LiveCom. L’obiettivo dell’Associazione è quello di collegare più strettamente i suoi membri con eventi e workshop regolari e di evidenziare le nuove tendenze del settore. Questo in relazione alle competenze e allo scambio di informazioni tra i vari membri (www.expo-event.ch).
https://www.cc-ti.ch/site/wp-content/uploads/2021/05/ART21-expo-event.jpg8531280Lisa Pantinihttps://www.cc-ti.ch/site/wp-content/uploads/2020/05/LG-cc-ti-03.pngLisa Pantini2021-05-14 16:15:162021-05-14 16:15:16Nuova sezione ticinese per l’industria degli eventi
Entro il 30 giugno 2021 i datori di lavoro che impiegano 100 o più lavoratrici o lavoratori sono tenuti a svolgere un’analisi interna della parità salariale.
Il 1° luglio 2021 ricorreranno i 25 anni dall’entrata in vigore della Legge federale sulla parità dei sessi (LPar) che sancisce il divieto di discriminazioni tra uomo e donna nelle relazioni di lavoro. Il divieto si applica in particolare all’assunzione, all’attribuzione dei compiti, all’assetto delle condizioni di lavoro, alla retribuzione, alla formazione, alla promozione e al licenziamento. Nonostante la parità salariale sia una delle discriminazioni di genere vietate dalla LPar e dall’articolo 8 della Costituzione federale, in 25 anni la Svizzera non è ancora riuscita a eliminare il divario salariale tra donna e uomo. Le cifre ticinesi mostrano infatti che le disparità salariali sono del 17.3% nel settore privato e dell’8.7% nel settore pubblico.
Lo scorso anno è entrata in vigore una modifica della Legge federale sulla parità dei sessi (LPar) che mira a migliorare il rispetto della parità salariale tra donna e uomo (art. 13a-13i LPar). Gli enti e le aziende che impiegano 100 o più collaboratrici e collaboratori sono tenuti a effettuare un’analisi interna della parità salariale entro il 30 giugno 2021.
Oltre all’analisi della parità salariale le disposizioni richiedono agli enti e alle organizzazioni di incaricare un organo indipendente di verificare l’analisi effettuata e di comunicare i risultati per iscritto al personale.
La parità salariale è iscritta nella Costituzione federale dal 1981 (art. 8 cpv. 3 Cst.). Essa è inoltre specificata nella Legge federale sulla parità dei sessi (LPar), entrata in vigore nel 1996. La parità salariale è un obbligo che si applica in tutte le relazioni di lavoro, sia nei rapporti di lavoro di diritto privato, sia in quelli di diritto pubblico.
https://www.cc-ti.ch/site/wp-content/uploads/2020/05/LG-cc-ti-03.png00Lisa Pantinihttps://www.cc-ti.ch/site/wp-content/uploads/2020/05/LG-cc-ti-03.pngLisa Pantini2021-05-14 11:34:382021-05-14 15:33:32Obbligo per i datori di lavoro di eseguire un’analisi della parità salariale
Per anni la sicurezza informatica è stata menzionata in ogni occasione pubblica, senza però trovare poi la giusta attenzione da parte di chi, nelle sedi opportune, decide gli investimenti aziendali strategici.
È sempre stata considerata come una disciplina di secondo ordine, da ricondurre alla voce “altri ed eventuali” durante le riunioni dei consigli di amministrazione. Insomma, qualcosa di necessario ma non così importante. Questa è la fotografia da cui partire per lasciarsi alle spalle ciò che è stato e per guardare al futuro con grande ottimismo, e soprattutto per cogliere le prossime innumerevoli opportunità. Per farlo è necessario un’inversione di marcia, che apra la strada a una nuova concezione di sicurezza informatica.
Per molto tempo gli addetti alla cybersecurity aziendale hanno cercato di convincere manager e amministratori delegati di quanto fosse importante cambiare passo, aggiornando le competenze, le strategie e anche gli strumenti. Infatti, in molte realtà permangono tutt’ora le ultime sacche di percezione che la sicurezza informatica – la cybersecurity – sia unicamente una questione di strumenti e non di processi. In particolare, in diversi la ritengono ancora una questione puramente informatica, piuttosto che un’attitudine continua e condivisa, necessaria a garantire la sicurezza dei dati e delle infrastrutture critiche di tutta la filiera produttiva. Lo scenario che ci attende nei prossimi mesi richiede quindi attenzione, e va proprio in questa direzione. È senza dubbio ricco di novità e cambiamenti ai quali non sarà più possibile abdicare.
Il primo cambiamento in atto riguarda l’approvazione da parte del Parlamento svizzero, avvenuta il 20 settembre 2020, della revisione totale della nuova legge sulla protezione dei dati (LPD). Una nuova legge che focalizza l’attenzione sulla trattazione dei dati personali, includendo implicitamente molte indicazioni strettamente legate alla sicurezza delle informazioni.
Il secondo, invece, chiama in causa l’approccio generale alla gestione della sicurezza informatica, che dal 2018 la Confederazione svizzera ha adottato a livello nazionale: il National Institute of Standards and Technology (NIST) Cybersecurity Framework (CSF). Un insieme di indicazioni riconosciute a livello internazionale e già adottate in Europa con il GPDR, suddivise in cinque funzioni operative (recuperare, identificare, proteggere, rilevare, rispondere e recuperare), utili per le aziende e le pubbliche amministrazioni – ma anche per i privati cittadini – per misurare il proprio livello di sicurezza infrastrutturale. La visione della strategia è molto chiara: uniformare quanto più possibile, tra i Paesi comunitari e la Svizzera, la gestione della nuova cybersecurity. In questo modo si potrà usufruire di molteplici vantaggi, per esempio, 1) disporre della medesima interpretazione di trattamento del dato personale; 2) seguire il medesimo framework di riferimento per la messa in sicurezza dei dati e delle instratutture critiche. Tutto ciò assume ancor più valore per un Cantone di frontiera come il nostro.
Il terzo elemento da includere nella cesta dei cambiamenti in corso è il numero crescente di attacchi informatici, come è stato dimostrato dalle recenti statistiche pubblicate dalla Polizia cantonale.
Ecco perché, in funzione delle cinque fasi proposte dal NIST per la gestione dei rischi informatici, entra in gioco un nuovo alleato molto utile non più solo in fase repressiva, ma anche in fase preventiva: l’informatica forense. Questo nuovo approccio consente all’azienda di impiegare le conoscenze e le competenze messe in campo dall’informatica forense per la gestione postuma di un incidente informatico, anche nella fase di definizione delle strategie di difesa cyber, rinforzandole e rendendole proporzionate e adeguate al business aziendale, più complete, resilienti e oculate per ottenere un piano di risposta agli incidenti di tipo interdisciplinare.
Un modus operandi che migliora i crismi di sicurezza di tutto il perimetro aziendale, alloccando le giuste risorse affinché che non si esauriscano con l’installazione di strumenti e piattaforme, bensì diventino processi agili costantemente attivi in ogni punto della filiera produttiva dalla progettazione alla vendita del prodotto. La somma di tutti questi elementi porta così alla luce un nuovo paradigma per la gestione della sicurezza informatica del prossimo futuro. A questo proposito però è opportuno fare chiarezza anche sulla figura professionale che dovrà occuparsi di queste attività.
Spesso in passato abbiamo parlato dell’importanza di disporre in azienda di un hacker etico, una figura tecnicamente preparata per cercare le vulnerabilità tecniche e i punti di accesso pericolosi per violare le infrastrutture critiche e impossessarsi dei dati sensibili senza commettere reati. Ma spesso la rappresentazione dell’hacker, seppur etico, ha trovato molti timori e reticenze da parte di chi, in azienda, riconduce questa figura a una persona incappucciata davanti a una serie di monitor dislocati nello scantinato di casa.
Forse è opportuno cogliere l’onda dei cambiamenti in atto, per inserire metaforicamente una nuova figura professionale, che per sua natura non spaventi. L’emblema per eccellenza di coloro che con competenza, reazione, responsabilità e disponibilità sono chiamati a risolvere problemi ed emergenze. Una figura che appartiene al mondo della sicurezza, e che posta nel mondo della cybersecurity assume le vesti del pompiere digitale.
Chissà, forse è la volta buona per cancellare definitivamente dalla voce “altri ed eventuali” la parola cybesecurity nella sua vecchia accezione, per inserirla trasversalmente come opportunità lungo tutto il piano strategico aziendale.
Articolo redatto da
Alessandro Trivilini, Responsabile del Servizio di informatica forense SUPSI e membro del Gruppo cantonale strategico CyberSicuro
https://www.cc-ti.ch/site/wp-content/uploads/2021/05/ART21-pompiere-digitale.jpg8531280Lisa Pantinihttps://www.cc-ti.ch/site/wp-content/uploads/2020/05/LG-cc-ti-03.pngLisa Pantini2021-05-12 10:22:592021-05-12 10:23:00In azienda arriva il pompiere digitale
La natura legale delle persone giuridiche è stata la controversia per antonomasia della dottrina agli albori del diritto societario.
Nel mondo occidentale ha prevalso la cosiddetta Realitätstheorie, che postula il riconoscimento della persona giuridica quale realtà sociale dotata nei limiti della legge di personalità e che agisce tramite i suoi organi per il perseguimento di determinati scopi.
L’indipendenza legale delle persone giuridiche non cancella la necessità che siano le persone fisiche a tenere il timone e a remare nella giusta direzione per assicurare il raggiungimento degli obiettivi preposti. Per questo motivo la volontà della persona giuridica viene espressa tramite i suoi organi formali e materiali, i quali con le proprie azioni provocano conseguenze legali di stampo negoziale o delittuoso. Sono dunque le persone in carne ed ossa il vero motore delle società e il nesso della responsabilità delle persone giuridiche.
Nella struttura della società anonima, il consigliere d’amministrazione è una persona fisica facente parte del Consiglio d’Amministrazione (CdA) quale organo imperativamente prescritto dalla legge. I consiglieri d’amministrazione sono quindi degli organi, che con il proprio comportamento obbligano la società. La naturale conseguenza di ciò, è che i consiglieri d’amministrazione sottostanno a norme di responsabilità amministrativa, civile e penale, affinché non agiscano senza alcun vincolo a causa della favorevole prospettiva di non dover rispondere di eventuali danni patrimoniali cagionati o atti penalmente perseguibili. La responsabilità del consigliere d’amministrazione viene quindi statuita giuridicamente e regolamentata in un “sistema-giungla” di norme di diritto pubblico, penale e civile, nel quale non sempre è facile orientarsi. Il diritto come specchio della società (law in action) si stratifica e sviluppa costantemente, in risposta ai mutamenti socio-antropologici, che nell’odierna comunità globalizzata e altamente interconnessa sono all’ordine del giorno. Il compito viene reso ulteriormente più complesso dalla struttura stessa delle fonti del diritto, che non si basa unicamente sui Codici, bensì in assenza di disposizioni giuridiche nella legge scritta, anche su consuetudine e modo legislatoris. A completare il quadro vi sono infine la dottrina e la giurisprudenza dei Tribunali.
Non trascurabili sono pure le regole interne care al mondo aziendale, meglio note come Corporate Governance. Il consigliere d’amministrazione risponde per il suo operato nei confronti della società anche secondo principi che esulano dalla legislazione statale e che vengono definiti sulla base di presupposti strategici e operativi. Nonostante la Corporate Governance non sia emanata dal legislatore, ha un’eco giuridico, in quanto assume particolare importanza nella definizione degli obblighi di diligenza da parte del consigliere d’amministrazione. Per venire a capo dei propri diritti e obblighi anche il consigliere d’amministrazione è dunque tenuto a comprendere la regolamentazione giuridica che lo concerne, familiarizzando con norme codificate e soft law.
Le aspettative delle istituzioni e degli stakeholders riguardo i consiglieri d’amministrazione sono oggigiorno alte, indipendentemente dal contesto culturale. Questo significa che la responsabilità pretesa dai consiglieri d’amministrazione non varia a dipendenza che si tratti di una PMI o di una società di portata inter-cantonale, rispettivamente federale o internazionale. Ciò vale a maggior ragione nel contesto svizzero, nel quale le imprese sono fortemente intessute nella trama sociale e radicate sul territorio.
L’unico modo per superare con successo questa ardua sfida che si pone ai consiglieri d’amministrazione è per mezzo della CONOSCENZA. Il presupposto del rispetto delle regole, siano esse giuridiche o aziendali, consiste nella loro comprensione. È dunque questa la responsabilità cardine del consigliere d’amministrazione, la madre di tutte le responsabilità: informarsi e apprendere i propri doveri e vincoli aggiornandosi costantemente. Far parte di un Consiglio d’amministrazione può implicare l’assunzione di responsabilità importanti. Quali sono le responsabilità degli amministratori nei confronti della loro società, degli azionisti e dei terzi?
UN CORSO SU MISURA – Essere membro di un CdA: compiti e responsabilità Nell’ambito della propria offerta formativa Cc-Ti organizza un corso dal titolo: “Essere membro di un CdA: compiti e responsabilità”. Relatori gli avvocati Reto Garzoni, Peter A. Jäggi, Samuel Maffi e Goran Mazzucchelli. In due mezze giornate formative si propone un’immersione nel diritto societario (in particolare della SA e della Sagl) partendo da un approfondimento delle nozioni di amministratore e di organo societario, per poi trattare la questione della responsabilità civile e penale, sino ad abbordare quella legata all’ambito fiscale, dell’esecuzione e fallimenti e delle assicurazioni sociali. Sono pure trattati gli aspetti assicurativi che toccano gli amministratori di società. Il corso è già in calendario per i prossimi 9 e 16 settembre 2021. Le iscrizioni sono aperte ed è possibile annunciarsi tramite questo link.
Articolo redatto da
Samuel Maffi, Cavadini Steger Gianinazzi Maffi Studio legale e notarile SNC e Sebastiano Tela, Studente di diritto Università di Lucerna
Si è svolta in diretta streaming dal Padiglione Conza di Lugano lo scorso 10 maggio 2021 la consegna dei premi per l’8° edizione di Agiamo Insieme.
Il progetto condiviso fra l’Ufficio Invalidità del Cantone Ticino e la Cc-Ti, nell’ambito di un partenariato per la gestione dei dipendenti che hanno subito un danno alla salute, del loro reinserimento in azienda e, conseguentemente, nel mondo lavorativo, è nato nel 2012. Si tratta di un riconoscimento a quelle aziende del territorio che si sono distinte per il loro modo di operare e per l’attività svolta nel sostegno al collaboratore.
Un momento di riflessione, ormai divenuto una bella consuetudine che valorizza il lato umano delle aziende che, dimostrando grande senso di sostenibilità, racconta il percorso di reinserimento nei posti di lavoro delle persone lese nella loro salute.
Testimonianze, aneddoti, e anche tante emozioni: si celebrano i successi delle aziende e dei propri collaboratori, che con rimarchevole impegno in ambito professionale, evidenziando quanto la collaborazione fra Stato ed economia sia forte, attiva e vincente.
L’evento si è potuto svolgere in modalità ibrida: la diretta streaming ha permesso al pubblico di seguire la premiazione online; si sono collegati online per un discorso i Consiglieri di Stato Raffaele De Rosa, Direttore DSS e Christian Vitta, Direttore DFE; mentre in presenza vi sono stati gli ospiti e le aziende premiate. Sono intervenuti Luca Albertoni, Direttore Cc-Ti; Monica Maestri, Capo Ufficio AI e Sergio Montorfani, Direttore IAS; Christian Fischer e Rosy Pozzi della Fondazione ARES, che si occupa del reinserimento professionale di persone colpite dalla Sindrome di Asperger. La serata è stata animata da Julie Arlin.
Le aziende che si sono distinte
Marché Bellinzona Sud, rappresentata da Walter Caranzano, Direttore Hotel e Marché Bellinzona Sud e Clarisse Sargento, Collaboratrice
Securiton SA, rappresentata da Silvio Ghiggi, Direttore Regionale Securiton e Alessandro Consiglio, Collaboratore
Studio tecnico Colombo, rappresentata da Michele Casado, Direttore Studio Tecnico Colombo e Simone Fornezza, Collaboratore
https://www.cc-ti.ch/site/wp-content/uploads/2021/05/ART21-Agiamo-insieme-2021-1.jpg8531280Lisa Pantinihttps://www.cc-ti.ch/site/wp-content/uploads/2020/05/LG-cc-ti-03.pngLisa Pantini2021-05-11 12:31:402021-05-11 15:35:03Agiamo Insieme 2021, fra diretta streaming e presenza
Il paniere tipo contiene una selezione fedele dei beni e servizi consumati dalle economie domestiche ed è ripartito in 12 settori di spesa («gruppi principali»). Ogni gruppo principale è ponderato in base alla sua quota nelle spese delle economie domestiche. Inoltre, la composizione del paniere tipo è utilizzata anche per il calcolo dell’inflazione. Solitamente per valutare l’evoluzione dei consumi si utilizza questo strumento.
Come è cambiato nel tempo il paniere tipo? In che modo si sono modificati i consumi? A queste domande è possibile rispondere andando a ricercare qualche dato essenziale sulla composizione del paniere tipo e su come esso sia variato nel tempo.
La primavera 2021 ha confermato i nuovi trend dei consumatori, già per altro, consolidatesi nel 2020 a causa della pandemia di COVID-19.
Come già fatto lungo il 2020, e proseguendo in questa direzione anche per il 2021, abbiamo redatto una serie di riflessioni puntuali ed approfondimenti da differenti punti di vista, per mostrare quanto sia vasta, diversificata e ricca l’economia cantonale, e quanto i singoli settori contribuiscano a comporre e far crescere il PIL cantonale (possiamo ad esempio ricordare i contributi sul settore primario e l’innovazione; l’importanza dei servizi bancari per la piazza luganese e il Ticino; l’attenzione alle HR e alla formazione continua, ecc.).
I settori, in Ticino, sono interconnessi e creano delle ‘filiere’ locali (e non), che funzionano come vere e proprie ‘catene produttive”.
Tutte le tipologie di filiera possono essere più o meno efficienti a dipendenza delle situazioni locali e dei mercati in cui operano. Tra queste catene produttive e il territorio c’è un rapporto molto stretto. Lo sviluppo delle prime può favorire o condizionare o inclinare lo sviluppo dell’altro e viceversa. Le filiere possono rappresentare il motore della crescita economica di una regione, in termini di occupazione, redditi, innovazione, formazione della manodopera e ricchezza pro capite. Un motore che gira tanto più veloce quanto più un territorio è in grado di supportare le imprese con infrastrutture moderne, servizi efficienti e agevolazioni per le attività produttive. Queste dinamiche valgono, ovviamente, anche in Ticino.
Le tendenze dimostrano quanto si preferisca orientarsi sui prodotti regionali e come, in generale, l’evoluzione dei consumi si avvalga sempre più della modalità online. Nel corso dei decenni i prodotti di riferimento sono mutati con l’evoluzione della società.
Alcuni esempi a riguardo, riferiti al ‘paniere tipo’ citato all’inizio del testo:
Il peso dell’alimentazione e bevande non alcoliche è passato dal 40.7% nel 1939 all’11.93% nel 2021.
Per indumenti e calzature la percentuale è scesa dal 15% del 1939 al 2.76 del 2021.
Per il tempo libero e la cultura la percentuale è incrementata, invece, dal 3% del 1939 al 7.48% del 2021.
Maggiori dettagli sulla composizione attuale del paniere tipo e sulla sua ponderazione per il 2021 nel grafico dell’UST, sull’Indice nazionale dei prezzi al consumo (IPC) visto in immagine all’inizio dell’articolo, scaricabile qui.
Sul nostro sito, nella rubrica ‘attualità’ è possibile rileggere differenti contributi su temi come l’innovazione e la sostenibilità, come pure visionare riflessioni sui progetti e le iniziative che la Cc-Ti porta avanti: www.cc-ti.ch/attualita Nell’area dedicata ai soci, invece, si può scaricare e leggere integralmente Ticino Business, consultando anche gli archivi che contengono tutti i numeri apparsi. Vi si accede tramite questo link www.cc-ti.ch/areasoci, inserendo nome utente e password. Per i dettagli sul login è possibile contattare Lisa Pantini, Responsabile comunicazione Cc-Ti, scrivendo a pantini@cc-ti.ch
https://www.cc-ti.ch/site/wp-content/uploads/2021/05/ART21-consumi.jpg8531280Lisa Pantinihttps://www.cc-ti.ch/site/wp-content/uploads/2020/05/LG-cc-ti-03.pngLisa Pantini2021-05-11 06:44:002021-05-04 15:46:12L’evoluzione dei consumi
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Il certificato d’origine: dove, come, chi
/in Internazionale, TematicheL’esportazione è il processo di spedizione di beni o di merci (prodotti naturali o fabbricati) da un territorio nazionale in un Paese estero dove saranno poi venduti.
Il certificato di origine è un documento che attesta l’origine della merce, cioè il luogo in cui la merce è stata prodotta o ha subito l’ultima trasformazione sostanziale e accompagna i prodotti esportati in via definitiva verso Paesi extracomunitari, o anche comunitari, qualora l’importatore lo richieda espressamente. Il certificato di origine viene richiesto per l’”origine non preferenziale delle merci”, quando quindi, non esiste nessun accordo di libero scambio tra la Svizzera (e/o AELS, attualmente, gli Stati membri sono: Islanda, Liechtenstein, Norvegia e Svizzera) e il Paese di destinazione. Non ci sono, pertanto, dei dazi preferenziali. Le regole d’origine non preferenziali sono elencate nell’Ordinanza sull’attestazione dell’origine non preferenziale delle merci (OAO) – ultima modifica il 9 aprile 2008, entrata in vigore il 1° maggio 2008 e servono alle Camere di commercio e dell’industria svizzere per il rilascio dei certificati di origine e di altre attestazioni.
Le attestazioni comprovano l’origine, il valore e il prezzo di una determinata merce. Le attestazioni di origine posso anche essere rilasciate come attestazione di origine in fattura. Queste attestazioni, oltre all’origine della merce, devono contenere informazioni che identificano, in modo preciso, la merce stessa (come ad esempio la descrizione, il numero dei pezzi, il tipo di imballaggio, ecc.). Esse vengono rilasciate solo per consegne o forniture effettive di merci e dietro presentazione di una fattura di vendita sulla quale il destinatario della merce corrisponde al destinatario della fattura. Di frequente le disposizioni giuridiche di un determinato Paese richiedono il rilascio dei certificati di origine all’importazione delle merci, in applicazione di una misura di politica commerciale antidumping, dazi/quote e contingenti. Vengono anche richiesti in occasione dell’apertura di un accreditativo, per motivi statistici o anche in occasione di appalti e offerte.
La maggior richiesta di certificati di origine avviene perché il cliente, che risiede nel Paese d’importazione, vuole assicurarsi che la merce abbia effettivamente una determinata origine, oppure perché, a sua volta, deve riesportare la merce e dunque necessita, appunto, di una prova di origine.
Il grafico illustra alcuni dei Paesi con i quali la Svizzera intrattiene rapporti commerciali nell’ambito dell’origine non preferenziale. Come potete notare i maggiori partner si trovano nella regione degli Stati Arabi del Golfo Persico (Bahrain, Kuwait, Iraq, Oman, Qatar, Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti). Altri due partner importanti per il nostro Paese sono la Cina e l’Egitto che, nonostante abbiano un accordo di libero scambio con la Svizzera, richiedono l’emissione del certificato di origine per ragioni politiche interne. È importante precisare che il maggior partner commerciale della Svizzera rimane, comunque, l’Unione Europea. Nelle esportazioni verso quest’ultima, l’emissione dei certificati di origine è però
ridotta: infatti, l’accordo di libero scambio, che consente uno sgravio dei dazi doganali, viene utilizzato maggiormente.
I settori per i quali vengono richiesti più di frequente i certificati di origine sono l’alta moda, il trading di materie prime (acquistate all’estero e rivendute), la farmaceutica e l’orologeria.
Le Camere di commercio e dell’industria svizzere, che, pur essendo di natura completamente privata, sono l’organo emittente dei certificati di origine e di altri documenti per l’esportazione, sono tenute a fornire alle persone e alle imprese tutte le indicazioni necessarie, in materia di origine, sulle scelte dei criteri di origine e sulle semplificazioni amministrative, con un trattamento parificato di tutti gli utenti. Anche nell’applicazione delle tasse e degli emolumenti non vi è distinzione tra l’essere affiliato a una Camera di commercio e dell’industria svizzera e il non esserlo.
Gli uffici emittenti delle Camere di commercio e dell’industria svizzere rilasciano le prove documentali a persone fisiche e giuridiche residenti nel territorio di propria competenza. Per la Cc-Ti equivale al territorio cantonale. Eccezionalmente un ufficio emittente può rilasciare delle prove documentali per un richiedente non domiciliato nella propria giurisdizione, purché vi sia l’accordo dell’ufficio emittente competente del territorio del richiedente. Può capitare che la Camera di commercio e dell’industria svizzera competente non rilasci il certificato di origine o altre prove documentali. Questo può avvenire in caso di assenza di prove di origine, o in mancanza di altri documenti come la fattura di vendita. Il richiedente è tenuto a consegnare tutti i documenti corretti per la richiesta dell’emissione di un certificato di origine, ovvero:
Se tutti i documenti del richiedente sono corretti, il certificato di origine può essere rilasciato sia presso lo sportello delle Camere, sia via posta oppure richiedendolo sulla nostra piattaforma online www.certify.ch, già utilizzata con successo e praticità da molte aziende. Con questa modalità, invece di fornire le domande di attestazione e di ricevere i documenti via posta, il tutto avviene semplicemente online e i certificati e i documenti legalizzati possono essere comodamente stampati o utilizzati in PDF. La piattaforma non ha nessun costo supplementare e i prezzi delle pratiche rimangono invariati. È una modalità che non modifica il lavoro di analisi formale e materiale da parte della Cc-Ti e fornisce quindi le medesime garanzie della versione cartacea.
Il Servizio Export della Cc-Ti è a disposizione per rispondere alle vostre domande. Tel. +41 91 511 51 23/29 oppure inviando un’e-mail a export@cc-ti.ch.
Votazioni federali del 13 giugno 2021
/in Comunicazione e media5 gli oggetti in votazione, ecco la posizione della Cc-Ti sui temi e alcune informazioni a riguardo.
Legge federale del 25 settembre 2020 sulla riduzione delle emissioni di gas a effetto serra (Legge sul CO2)
La Cc-Ti condivide ovviamente i princìpi di questa revisione, volta a dare un contributo per le misure a tutela dell’ambiente. L’economia del resto già da anni è attiva sul fronte della riduzione delle emissioni di CO2 e, anche grazie allo sviluppo tecnologico, ha già ottenuto risultati molto importanti. Quanto alla proposta concreta in votazione, vi sono però alcuni elementi da sottolineare. In linea generale, in ambito energetico, una politica seria deve assicurare l’approvvigionamento, l’economicità e la sostenibilità ambientale. La discussione sul CO2 tiene purtroppo conto solo di quest’ultimo punto, quando non si può prescindere da un compromesso fra le tre componenti citate. Va infatti ricordato che dal punto di vista energetico non siamo indipendenti e la Svizzera da circa 6-7 anni importa energia elettrica prodotta da energia nucleare e da carbone dall’UE. Il rischio di un importante rincaro di questo approvvigionamento è molto reale se le nostre regole non corrispondono globalmente a quanto avviene sul reale mercato dell’energia. Limitarsi al CO2, in sostanza, non risolve il problema energetico svizzero e anche per il rispetto del clima occorrerebbe il coraggio di trovare una soluzione sistemica e completa per il tema dell’energia, valutando tutto il pacchetto di risorse esistenti (eolico, idroelettrico, nucleare, ecc.) per trovare soluzioni di ampio respiro e veramente efficaci. Risolvere i problemi del clima affrontando singolarmente i vari temi è purtroppo puramente illusorio. Va ricordato che, in ambito internazionale, gli Stati Uniti sostengono chiaramente il nucleare e la Cina sta sperimentando fonti differenziate, dal nucleare al fotovoltaico (nel quale è leader), passando per l’eolico. Con quella che è tra l’altro la riserva più ampia di carbone in tutto il mondo. Le regole energetiche non saranno pertanto definite in Svizzera e nemmeno in Europa, di qui la necessità di un approccio globale. Al di là di queste considerazioni generali, che ricordano quanto sarebbe importante ragionare sull’intero sistema energetico, nella fattispecie molte associazioni di settore sostengono la revisione. Gli argomenti portati dalle varie categorie divergono in maniera sostanziale ma hanno tutti la loro legittimità e rendono di fatto impossibile una sintesi sufficientemente convergente in termini di una raccomandazione di voto. Ai dubbi sistemici espressi sopra si accompagnano innegabili vantaggi soprattutto per talune categorie. La Cc-Ti ritiene pertanto eccezionalmente di non doversi esprimere sull’oggetto in questione, lasciando il più ampio spazio possibile alle diverse tesi settoriali, per permettere un dibattito ricco e costruttivo anche all’interno del mondo economico. Le associazioni di categoria e le Camere di commercio e dell’industria svizzere non hanno una posizione univoca.
A livello nazionale, economiesuisse è favorevole alla revisione, l’USAM ha espresso libertà di voto. Anche la Cc-Ti eccezionalmente esprime una libertà di voto.
Legge federale del 25 settembre 2020 sulle basi legali delle ordinanze del Consiglio federale volte a far fronte all’epidemia di COVID-19 (Legge COVID-19)
La legge intende dare una base legale stabile a quanto fatto finora in via di ordinanza. Si tratta di un fondamento essenziale per garantire gli aiuti finanziari già stanziati e ancora necessari. La legge ha effetti fino a fine dicembre 2021, ad eccezione dell’assicurazione contro la disoccupazione, le cui regole modificate restano in vigore fino alla fine del 2022. In caso di rifiuto della legge, tutta la struttura degli aiuti cadrebbe il 25 settembre 2021.
La Cc-Ti, come il Consiglio federale, il Parlamento e le associazioni economiche nazionali, sostiene il Sì alla legge.
Iniziativa popolare del 25 maggio 2018 «Per una Svizzera senza pesticidi sintetici»
Iniziativa popolare del 18 gennaio 2018 «Acqua potabile pulita e cibo sano – No alle sovvenzioni per l’impiego di pesticidi e l’uso profilattico di antibiotici»
L’utilizzo limitato di prodotti fitosanitari nell’agricoltura e di antibiotici per gli allevamenti è obiettivo condiviso. La Confederazione in questo senso è molto attiva. Le due iniziative propongono interventi limitativi pesanti. La prima escluderebbe i pagamenti diretti per chi usa pesticidi per le colture e antibiotici per l’allevamento e che non è in grado di nutrire gli animali esclusivamente con la produzione propria. La seconda vuole vietare l’utilizzo di ogni pesticida chimico così come l’importazione di prodotti che ne contengono o che sono stati fabbricati con l’aggiunta dei pesticidi. Inevitabile un aumento dei costi e l’agricoltura sta già facendo sforzi notevoli da molti anni per limitare al massimo l’uso di sostanze potenzialmente nocive.
La Cc-Ti, come il Consiglio federale, il Parlamento e le associazioni economiche nazionali, raccomanda di respingere le iniziative.
Legge federale del 25 settembre 2020 sulle misure di polizia per la lotta al terrorismo (MPT)
Sono previste nuove misure di polizia per la relativa legge federale in materia di lotta contro il terrorismo. Obbligo di presentarsi e di partecipare a colloqui con le Autorità, misure di divieto di contatto con persone o di accedere a determinate zone geografiche, obbligo di rimanere in una determinata zona, divieto di lasciare il territorio, detenzione provvisoria per gli stranieri che costituiscono una seria minaccia per la Svizzera e colpiti da provvedimenti di rinvio o espulsione. Tema non prettamente economico, se non per il fatto che una maggiore sicurezza generale è elemento essenziale per le condizioni-quadro dell’economia.
La Cc-Ti, come il Consiglio federale, il Parlamento e le associazioni economiche nazionali sono a favore delle modifiche.
Una ripresa economica condizionata dai costi
/in Comunicazione e mediaIntervista ad Andrea Gehri, Presidente Cc-Ti
Il rincaro dei prezzi delle materie prime in che misura rischia di compromettere la ripresa dell’economia dopo il crollo causato dalla pandemia?
L’aumento dei prezzi internazionali in dollari delle commodity, accentuatosi a inizio 2021, complica certamente le previsioni e lo scenario per l’economia nazionale e internazionale. Vi è preoccupazione per l’incremento, e l’anomala repentina oscillazione delle materie che riguardano, in particolare, l’acciaio, il ferro, i metalli non ferrosi (alluminio, rame, zinco…), la plastica, i polimeri, il legno ed i materiali isolanti. Si assisterà verosimilmente ad una fase acuta, dove i prezzi saranno condizionati dalla domanda e dall’offerta e fintanto che quest’ultima non riuscirà a soddisfare l’incremento di domanda, in particolare da paesi come la Cina e gli USA, saremo confrontati con una ripresa economica condizionata dai costi in rapida ascesa e, verosimilmente anche dalla difficoltà di reperire le materie. Significa che la ripresa, nel breve periodo, potrà essere più lenta e meno vigorosa rispetto a quanto potessimo immaginare, mentre si spera che la situazione possa migliorare nel medio – lungo termine.
Quali sono i settori più colpiti in Ticino da questo rialzo?
Sicuramente il settore della costruzione è quello che, al momento, registra incrementi di costo di cui nessuno poteva immaginare soltanto qualche mese or sono. Acciaio, ferro, polimeri, legno e materiali isolanti costituiscono materie essenziali in questo settore d’attività. Non solo, ma oltre al repentino e continuo incremento dei costi, vi è l’ormai cronica indisponibilità di materie che si traduce in notevoli ritardi nella consegna dei materiali che, a loro volta, condizionano pesantemente l’attività delle imprese. Inoltre, le conseguenze dell’aumento del petrolio, dei suoi derivati quali le plastiche e dei trasporti impatteranno in modo sostanziale anche in tutti gli altri settori economici. Significa che potremo attenderci un progressivo aumento dei costi (quindi dell’inflazione) anche, per esempio nel settore alimentare con un aggravio di costi per tutti, non solo per le aziende.
L’aumento dei prezzi delle commodity è un fenomeno temporaneo o persisterà nel medio/lungo periodo?
Domanda alla quale non è facile dare una risposta univoca. A dipendenza della velocità di ripresa economica a livello mondiale dipenderà anche l’evoluzione dei prezzi. Ritornare al livello produttivo pre-COVID richiederà tempo e ripristinare le giacenze a regime del 2019 significa scontare un differimento temporale importante, quindi costellato da nervosismo sui costi per un certo periodo fintanto che non si tornerà a pieno regime. Non possiamo quindi escludere che la tendenza rialzista dei prezzi delle materie prime perdurerà anche nel corso del 2021. Speriamo poi che domanda e offerta possano riequilibrarsi e quindi riportare i prezzi a valori sopportabili.
Solitamente si pensa che grazie al franco forte, anche se ora è a 1,10 con l’euro, le nostre imprese siano favorite nell’acquisto delle materie prime. Ma basta questo vantaggio a compensare i maggiori costi di produzione che devono sostenere le aziende?
Il corso della nostra moneta su euro e dollaro, le principali valute d’acquisto, è piuttosto stabile oramai da diverso tempo grazie alla politica monetaria della nostra banca nazionale. Sostenere che si abbia quindi un vantaggio nell’acquisto delle materie prime non è corretto, i margini delle imprese sono troppo esigui per poter sostenere incrementi a doppia cifra percentuale in così breve tempo. Ribaltare i maggiori costi sostenuti al consumatore finale diventa altrettanto difficile.
Cosa possono fare le imprese per tutelarsi contro un aumento dei prezzi che va ben oltre la normale alea contrattuale?
Innanzitutto, dovranno rendere attenti i committenti sulla situazione di mercato estremamente volatile sui costi delle materie, evitare di fissare prezzi fissi senza poter adeguare il rincaro e sottoporre offerte di durata molto limitata nel tempo. Il buon senso, inoltre deve accumunare sia impresa che committente in una logica che permetta, laddove non è possibile ragionevolmente valutare l’evoluzione dei costi, di compensare il rincaro attraverso il principio della buona fede.
Il rally dei prezzi
/in Comunicazione e mediaL’aumento dei prezzi delle materie prime rischia di compromettere e frenare la ripresa economica. Mentre i rincari toccano livelli record, in Svizzera e nel resto d’Europa le imprese segnalano anche carenze e difficoltà nell’approvvigionamento di alcune commodity, andando a gravare “a domino” su tutto il sistema produttivo.
L’impennata dei prezzari è impressionante, a cominciare dal petrolio, crollato a 20 dollari al barile nel marzo del 2020 e nel giro di dodici mesi risalito a 70 dollari. Il prezzo di una tonnellata di alluminio è invece aumentato del 27%, rispetto all’anno scorso, il ferro ha segnato rialzi tra il 30% e il 60%, quello utilizzato per le costruzioni ha raggiunto addirittura anche il 100% su alcuni mercati. La gomma ha registrato un balzo del 20-40%, il cotone del 17,40%. Forti aumenti, carenza di taluni materiali, forniture a rilento e costi di trasporto, soprattutto via mare più che raddoppiati, sono i quattro fattori che stanno provocando disallineamenti e ritardi nella ripartenza tra i diversi Paesi. Con gravi scompensi per le imprese manifatturiere, ma non solo.
Per la Svizzera che non dispone di materie prime e deve acquistarle all’estero per trasformarle in prodotti da rivendere, c’è un aggravio supplementare che va ad aggiungersi, complicando un già difficile contesto economico. Un onere supplementare per le aziende che, contrariamente a quello che si potrebbe pensare, non è compensato dalla forza del franco rispetto alle altre valute. Si tratta, infatti, di rincari che vanno oltre la normale alea contrattuale, alle abituali fluttuazioni della domanda e dell’offerta, e che non sempre si possono scaricare su clienti e committenti. Esponendo così i nostri imprenditori a costi non prevedibili o pianificabili. Le imprese svizzere e ticinesi sono, dunque, confrontate e pesantemente condizionate da ulteriori elementi d’incertezza che sfavoriscono la ripresa e minacciano l’export. Commodity più care fanno aumentare i costi input delle aziende che però, a loro volta, non possono adeguare i loro prezzi a causa di una domanda ancora bassa e incostante.
Non è facile lavorare in queste condizioni, con una schiacciante pressione al ribasso sui margini operativi e costretti, per di più, a ordinare materiali a “prezzo aperto”. Una situazione preoccupante alla quale come Cc-Ti non possiamo non guardare con grande preoccupazione. Gli imprenditori si trovano a fronteggiare un’altra fase assai complessa e delicata di cui però, la politica e un certo velleitarismo sindacale, non sembrano rendersi conto. Servirebbe, invece, un impegno comune almeno nell’intento di lottare per salvaguardare l’economia cantonale e l’occupazione.
Dal novembre dello scorso anno al febbraio 2021 l’acciaio è rincarato del 130%, altri materiali fondamentali per l’edilizia hanno seguito la stessa dinamica con incrementi medi del 35% per il legno, del +10% per il calcestruzzo e del +25% per i polimeri. L’industria della plastica ha ridotto la produzione e le scorte determinando una penuria di offerta sul mercato internazionale, in particolare per i tubi di plastica, i geotessili e i prodotti isolanti. Si spera in una stabilizzazione del mercato nel medio termine. Tuttavia, anche se questa eccezionale ondata di rincari dovesse rientrare quanto prima, almeno per alcuni comparti produttivi, essa nel corso dell’anno andrà comunque a pesare su fatturati e cash flow già compressi nel 2020 e sui problemi conseguenti che attanagliano numerose aziende: mancanza di liquidità e difficoltà negli investimenti. Intanto, la lista degli aumenti e delle commodity che scarseggiano si allunga di settimana in settimana.
Il rame dall’inizio del 2021 ha sfiorato il massimo storico dell’ultimo decennio superando i 9000 dollari a tonnellata (+ 40% rispetto ai mesi pre-pandemia), il nickel si è apprezzato del +17,40%, lo stagno del +31%, mentre il palladio (impiegato per la produzione delle marmitte catalitiche delle auto), è aumentato del 25%. Oltre alla prolungata carenza di microchip, è la penuria di gomma, plastica e di alcuni metalli il nuovo assillo dell’automotive mondiale che dà lavoro anche a tante imprese terziste del Ticino.
Se l’industria ha prima rallentato per il Covid ora rischia un’altra frenata, se non addirittura lo stop in alcuni comparti, a causa delle materie prime che non arrivano. Scarseggiano in particolare i metalli impiegati nei microprocessori, quali stagno, silicio e cobalto. Non sono poche le aziende che non riescono più ad evadere gli ordini o a farlo con notevole ritardo per la mancanza dei materiali necessari alla produzione. La fiammata dei prezzi non ha risparmiato il comparto agroalimentare: il mais ha oltrepassato la soglia dei 6 dollari per bushel al Chicago Board of Trade, i semi di soia hanno sfiorato i 15 dollari a staio e, ovviamente, è rincarato pure l’olio di soia, mentre il grano dal gennaio scorso è aumentato del 12%.
L’incremento esponenziale delle quotazioni e la penuria di parecchi materiali sono dovuti in parte alle strozzature nella produzione e nelle attività minerarie provocate dalla pandemia e all’accelerazione dell’industria in Cina e negli Usa. In parte anche ad una componente speculativa e alle maggiori spese indotte da una più severa applicazione degli standard ambientali in taluni Paesi fornitori. Per molte materie prime gli osservatori prevedono una normalizzazione dei listini nel medio termine, altre, ad esempio il rame, si manterranno invece più a lungo su livelli elevati. A spingere il trend rialzista ha contribuito la crescita dei costi per i trasporti, soprattutto via mare. Secondo il Global Index Freightos, un anno fa noleggiare un container costava mediamente 1’500 dollari, oggi si pagano 4’300 dollari. Le tariffe della Cina verso l’Europa nello stesso periodo sono rincarate del 142% e del 103% lungo le rotte del Mediterraneo attraverso Suez.
Un quadro allarmante che si ripercuote pesantemente sulle nostre imprese, gravate da eccezionali costi supplementari che si aggiungono alle sofferenze finanziarie accumulatesi in 15 mesi di pandemia. A dimostrazione di quanto il nostro paese dipenda dall’estero per moltissimi materiali, per cui l’illusione di uno splendido isolazionismo è e rimane un’illusione. La realtà è molto diversa e tocca tutti noi nel nostro quotidiano, direttamente o indirettamente.
Nuova sezione ticinese per l’industria degli eventi
/in Comunicazione e mediaLa EXPO EVENT Swiss LiveCom Association, in collaborazione con le associazioni partner SVTB e Tectum, ha rilevato che nel 2020 oltre 17’000 progetti dell’industria degli eventi sono stati cancellati, provocando un netto calo del fatturato pari al 57%, che corrisponde a 3,19 miliardi di franchi.
Circa 4’460 posti di lavoro sono andati persi solo nel 2020.
Un numero troppo alto di aziende ha cessato l’attività o si è dovuta completamente riorientare (sostenendo costi ingenti). La mancata organizzazione di fiere, eventi e congressi ha causato un ammanco di circa 10 miliardi di franchi nell’indotto. In Ticino, purtroppo, la situazione non è diversa, anzi. Il nostro Cantone, con la sua ricca offerta di eventi, genera annualmente somme molto importanti anche per questo settore. Essendo ormai di fatto fermi da oltre un anno, i danni sono facilmente immaginabili.
Come nel resto del Paese, almeno il 75% delle aziende ha dovuto ricorrere a un prestito COVID-19 che richiederà anni per essere rimborsato. Situazione difficile, se teniamo conto che
i potenziali clienti, a oggi, non sono disposti a programmare e quindi a fornire certezze sulle attività future. Difficile ipotizzare che vi siano concrete novità prima del 2022, tenendo conto dell’ancora tristemente attuale situazione pandemica e del fatto che la grande maggioranza degli eventi presuppone un’attività di pianificazione di mesi, se non di anni.
Gli eventi virtuali possono compensare solo in minima parte le attività e solo quelle mirate di aziende che si dedicano principalmente alla tecnica.
Una sezione ticinese a tutela degli interessi del settore
Considerata l’importanza di questo vasto settore in Ticino, la EXPO EVENT Swiss LiveCom Association ha deciso di creare una Sezione ticinese per le aziende attive sul nostro territorio, che sono circa una cinquantina e che danno lavoro a circa un migliaio di persone, senza contare l’enorme indotto generato (e filiere collegate). La Presidenza della Sezione ticinese è stata affidata alla Signora Nicole Pandiscia-Hasler, titolare dell’azienda Events Designer di Cureglia.
La Sezione sotto l’egida della Cc-Ti, va ad aggiungersi alla quasi cinquantina di associazioni padronali già legate alla nostra realtà, quale associazione-mantello dell’economia cantonale. Il lavoro a salvaguardia degli interessi di questa nuova entità locale verrà svolto in coordinamento con la Cc-Ti. Sarà premura concertare un piano di tutela a favore di queste realtà, tenendo conto delle numerose problematiche che le accomunano e le legano direttamente o indirettamente agli altri numerosi settori dell’economia cantonale e nazionale.
La creazione di questa Sezione è volta alla difesa degli interessi di tutti gli operatori di settore locali e vuole essere una chiara dimostrazione di volontà di collaborazione con le Autorità cantonali. Un operato senza sosta sia in questi periodi molto difficili, sia quando vi sarà l’auspicata ripresa, atto a vigilare e, nel limite del possibile, garantire che il lavoro venga distribuito fra gli operatori locali. Nello stesso contesto un’operazione di supervisione sulla qualità e sulle condizioni occupazionali (salari in primis) parti fondamentali e riconosciute della nostra legislazione.
EXPO EVENT
La EXPO EVENT Swiss LiveCom Association rappresenta una forte associazione a livello nazionale, che sostiene le problematiche dell’industria della LiveCom. L’Associazione è stata fondata nel 2009 dalla fusione di Vereinigung Messen Schweiz (VMS) ed EXPO EVENT Swiss LiveCom Association. Con le fiere, i fornitori e le agenzie, tutti i fornitori del mondo degli eventi sono uniti sotto un’unica Associazione cappello. Di conseguenza, EXPO EVENT Swiss LiveCom Association è ora il portavoce dell’industria LiveCom. L’obiettivo dell’Associazione è quello di collegare più strettamente i suoi membri con eventi e workshop regolari e di evidenziare le nuove tendenze del settore. Questo in relazione alle competenze e allo scambio di informazioni tra i vari membri (www.expo-event.ch).
Obbligo per i datori di lavoro di eseguire un’analisi della parità salariale
/in Diritto, TematicheEntro il 30 giugno 2021 i datori di lavoro che impiegano 100 o più lavoratrici o lavoratori sono tenuti a svolgere un’analisi interna della parità salariale.
Il 1° luglio 2021 ricorreranno i 25 anni dall’entrata in vigore della Legge federale sulla parità dei sessi (LPar) che sancisce il divieto di discriminazioni tra uomo e donna nelle relazioni di lavoro. Il divieto si applica in particolare all’assunzione, all’attribuzione dei compiti, all’assetto delle condizioni di lavoro, alla retribuzione, alla formazione, alla promozione e al licenziamento. Nonostante la parità salariale sia una delle discriminazioni di genere vietate dalla LPar e dall’articolo 8 della Costituzione federale, in 25 anni la Svizzera non è ancora riuscita a eliminare il divario salariale tra donna e uomo. Le cifre ticinesi mostrano infatti che le disparità salariali sono del 17.3% nel settore privato e dell’8.7% nel settore pubblico.
Lo scorso anno è entrata in vigore una modifica della Legge federale sulla parità dei sessi (LPar) che mira a migliorare il rispetto della parità salariale tra donna e uomo (art. 13a-13i LPar). Gli enti e le aziende che impiegano 100 o più collaboratrici e collaboratori sono tenuti a effettuare un’analisi interna della parità salariale entro il 30 giugno 2021.
Oltre all’analisi della parità salariale le disposizioni richiedono agli enti e alle organizzazioni di incaricare un organo indipendente di verificare l’analisi effettuata e di comunicare i risultati per iscritto al personale.
La parità salariale è iscritta nella Costituzione federale dal 1981 (art. 8 cpv. 3 Cst.). Essa è inoltre specificata nella Legge federale sulla parità dei sessi (LPar), entrata in vigore nel 1996. La parità salariale è un obbligo che si applica in tutte le relazioni di lavoro, sia nei rapporti di lavoro di diritto privato, sia in quelli di diritto pubblico.
DOCUMENTAZIONE UTILE E TOOL DI CALCOLO
– Servizi giuridici del Consiglio di Stato – Parità salariale
– Ufficio federale per l’uguaglianza fra donna e uomo – Analizzare la parità salariale in modo semplice e sicuro con Logib
In azienda arriva il pompiere digitale
/in Digitalizzazione, Innovazione, TematichePer anni la sicurezza informatica è stata menzionata in ogni occasione pubblica, senza però trovare poi la giusta attenzione da parte di chi, nelle sedi opportune, decide gli investimenti aziendali strategici.
È sempre stata considerata come una disciplina di secondo ordine, da ricondurre alla voce “altri ed eventuali” durante le riunioni dei consigli di amministrazione.
Insomma, qualcosa di necessario ma non così importante. Questa è la fotografia da cui partire per lasciarsi alle spalle ciò che è stato e per guardare al futuro con grande ottimismo, e soprattutto per cogliere le prossime innumerevoli opportunità. Per farlo è necessario un’inversione di marcia, che apra la strada a una nuova concezione di sicurezza informatica.
Per molto tempo gli addetti alla cybersecurity aziendale hanno cercato di convincere manager e amministratori delegati di quanto fosse importante cambiare passo, aggiornando le competenze, le strategie e anche gli strumenti. Infatti, in molte realtà permangono tutt’ora le ultime sacche di percezione che la sicurezza informatica – la cybersecurity – sia unicamente una questione di strumenti e non di processi. In particolare, in diversi la ritengono ancora una questione puramente informatica, piuttosto che un’attitudine continua e condivisa, necessaria a garantire la sicurezza dei dati e delle infrastrutture critiche di tutta la filiera produttiva. Lo scenario che ci attende nei prossimi mesi richiede quindi attenzione, e va proprio in questa direzione. È senza dubbio ricco di novità e cambiamenti ai quali non sarà più possibile abdicare.
Il primo cambiamento in atto riguarda l’approvazione da parte del Parlamento svizzero, avvenuta il 20 settembre 2020, della revisione totale della nuova legge sulla protezione dei dati (LPD). Una nuova legge che focalizza l’attenzione sulla trattazione dei dati personali, includendo implicitamente molte indicazioni strettamente legate alla sicurezza delle informazioni.
Il secondo, invece, chiama in causa l’approccio generale alla gestione della sicurezza informatica, che dal 2018 la Confederazione svizzera ha adottato a livello nazionale: il National Institute of Standards and Technology (NIST) Cybersecurity Framework (CSF). Un insieme di indicazioni riconosciute a livello internazionale e già adottate in Europa con il
GPDR, suddivise in cinque funzioni operative (recuperare, identificare, proteggere, rilevare, rispondere e recuperare), utili per le aziende e le pubbliche amministrazioni – ma anche per i privati cittadini – per misurare il proprio livello di sicurezza infrastrutturale. La visione della strategia è molto chiara: uniformare quanto più possibile, tra i Paesi comunitari e la Svizzera, la gestione della nuova cybersecurity. In questo modo si potrà usufruire di molteplici vantaggi, per esempio, 1) disporre della medesima interpretazione di trattamento del dato personale; 2) seguire il medesimo framework di riferimento per la messa in sicurezza dei dati e delle instratutture critiche. Tutto ciò assume ancor più valore per un Cantone di frontiera come il nostro.
Il terzo elemento da includere nella cesta dei cambiamenti in corso è il numero crescente di attacchi informatici, come è stato dimostrato dalle recenti statistiche pubblicate dalla Polizia cantonale.
Ecco perché, in funzione delle cinque fasi proposte dal NIST per la gestione dei rischi informatici, entra in gioco un nuovo alleato molto utile non più solo in fase repressiva, ma anche in fase preventiva: l’informatica forense.
Questo nuovo approccio consente all’azienda di impiegare le conoscenze e le competenze messe in campo dall’informatica forense per la gestione postuma di un incidente informatico, anche nella fase di definizione delle strategie di difesa cyber, rinforzandole e rendendole proporzionate e adeguate al business aziendale, più complete, resilienti e oculate per ottenere un piano di risposta agli incidenti di tipo interdisciplinare.
Un modus operandi che migliora i crismi di sicurezza di tutto il perimetro aziendale, alloccando le giuste risorse affinché che non si esauriscano con l’installazione di strumenti e piattaforme, bensì diventino processi agili costantemente attivi in ogni punto della filiera produttiva dalla progettazione alla vendita del prodotto. La somma di tutti questi elementi porta così alla luce un nuovo paradigma per la gestione della sicurezza informatica del prossimo futuro. A questo proposito però è opportuno fare chiarezza anche sulla figura professionale che dovrà occuparsi di queste attività.
Spesso in passato abbiamo parlato dell’importanza di disporre in azienda di un hacker etico, una figura tecnicamente preparata per cercare le vulnerabilità tecniche e i punti di accesso pericolosi per violare le infrastrutture critiche e impossessarsi dei dati sensibili senza commettere reati. Ma spesso la rappresentazione dell’hacker, seppur etico, ha trovato molti timori e reticenze da parte di chi, in azienda, riconduce questa figura a una persona incappucciata davanti a una serie di monitor dislocati nello scantinato di casa.
Forse è opportuno cogliere l’onda dei cambiamenti in atto, per inserire metaforicamente una nuova figura professionale, che per sua natura non spaventi. L’emblema per eccellenza di coloro che con competenza, reazione, responsabilità e disponibilità sono chiamati a risolvere problemi ed emergenze. Una figura che appartiene al mondo della sicurezza, e che posta nel mondo della cybersecurity assume le vesti del pompiere digitale.
Chissà, forse è la volta buona per cancellare definitivamente dalla voce “altri ed eventuali” la parola cybesecurity nella sua vecchia accezione, per inserirla trasversalmente come opportunità lungo tutto il piano strategico aziendale.
Articolo redatto da
Alessandro Trivilini, Responsabile del Servizio di informatica forense SUPSI e membro del Gruppo cantonale strategico CyberSicuro
Responsabilità & governance
/in Diritto, Formazione Organizzazione, Formazione puntuale, Formazione Questioni giuridiche, Sostenibilità, TematicheLa natura legale delle persone giuridiche è stata la controversia per antonomasia della dottrina agli albori del diritto societario.
Nel mondo occidentale ha prevalso la cosiddetta Realitätstheorie, che postula il riconoscimento della persona giuridica quale realtà sociale dotata nei limiti della legge di personalità e che agisce tramite i suoi organi per il perseguimento di determinati scopi.
L’indipendenza legale delle persone giuridiche non cancella la necessità che siano le persone fisiche a tenere il timone e a remare nella giusta direzione per assicurare il raggiungimento degli obiettivi preposti. Per questo motivo la volontà della persona giuridica viene espressa tramite i suoi organi formali e materiali, i quali con le proprie azioni provocano conseguenze legali di stampo negoziale o delittuoso. Sono dunque le persone in carne ed ossa il vero motore delle società e il nesso della responsabilità delle persone giuridiche.
Nella struttura della società anonima, il consigliere d’amministrazione è una persona fisica facente parte del Consiglio d’Amministrazione (CdA) quale organo imperativamente prescritto dalla legge. I consiglieri d’amministrazione sono quindi degli organi, che con il proprio comportamento obbligano la società. La naturale conseguenza di ciò, è che i consiglieri d’amministrazione sottostanno a norme di responsabilità amministrativa, civile e penale, affinché non agiscano senza alcun vincolo a causa della favorevole prospettiva di non dover rispondere di eventuali danni patrimoniali cagionati o atti penalmente perseguibili. La responsabilità del consigliere d’amministrazione viene quindi statuita giuridicamente e regolamentata in un “sistema-giungla” di norme di diritto pubblico, penale e civile, nel quale non sempre è facile orientarsi. Il diritto come specchio della società (law in action) si stratifica e sviluppa costantemente, in risposta ai mutamenti socio-antropologici, che nell’odierna comunità globalizzata e altamente interconnessa sono all’ordine del giorno. Il compito viene reso ulteriormente più complesso dalla struttura stessa delle fonti del diritto, che non si basa unicamente sui Codici, bensì in assenza di disposizioni giuridiche nella legge scritta, anche su consuetudine e modo legislatoris. A completare il quadro vi sono infine la dottrina e la giurisprudenza dei Tribunali.
Non trascurabili sono pure le regole interne care al mondo aziendale, meglio note come Corporate Governance. Il consigliere d’amministrazione risponde per il suo operato nei confronti della società anche secondo principi che esulano dalla legislazione statale e che vengono definiti sulla base di presupposti strategici e operativi. Nonostante la Corporate Governance non sia emanata dal legislatore, ha un’eco giuridico, in quanto assume particolare importanza nella definizione degli obblighi di diligenza da parte del consigliere d’amministrazione. Per venire a capo dei propri diritti e obblighi anche il consigliere d’amministrazione è dunque tenuto a comprendere la regolamentazione giuridica che lo concerne, familiarizzando con norme codificate e soft law.
Le aspettative delle istituzioni e degli stakeholders riguardo i consiglieri d’amministrazione sono oggigiorno alte, indipendentemente dal contesto culturale. Questo significa che la responsabilità pretesa dai consiglieri d’amministrazione non varia a dipendenza che si tratti di una PMI o di una società di portata inter-cantonale, rispettivamente federale o internazionale. Ciò vale a maggior ragione nel contesto svizzero, nel quale le imprese sono fortemente intessute nella trama sociale e radicate sul territorio.
L’unico modo per superare con successo questa ardua sfida che si pone ai consiglieri d’amministrazione è per mezzo della CONOSCENZA. Il presupposto del rispetto delle regole, siano esse giuridiche o aziendali, consiste nella loro comprensione. È dunque questa la responsabilità cardine del consigliere d’amministrazione, la madre di tutte le responsabilità: informarsi e apprendere i propri doveri e vincoli aggiornandosi costantemente. Far parte di un Consiglio d’amministrazione può implicare l’assunzione di responsabilità importanti. Quali sono le responsabilità degli amministratori nei confronti della loro società, degli azionisti e dei terzi?
UN CORSO SU MISURA – Essere membro di un CdA: compiti e responsabilità
Nell’ambito della propria offerta formativa Cc-Ti organizza un corso dal titolo: “Essere membro di un CdA: compiti e responsabilità”.
Relatori gli avvocati Reto Garzoni, Peter A. Jäggi, Samuel Maffi e Goran Mazzucchelli. In due mezze giornate formative si propone un’immersione nel diritto societario (in particolare della SA e della Sagl) partendo da un approfondimento delle nozioni di amministratore e di organo societario, per poi trattare la questione della responsabilità civile e penale, sino ad abbordare quella legata all’ambito fiscale, dell’esecuzione e fallimenti e delle assicurazioni sociali. Sono pure trattati gli aspetti assicurativi che toccano gli amministratori di società. Il corso è già in calendario per i prossimi 9 e 16 settembre 2021. Le iscrizioni sono aperte ed è possibile annunciarsi tramite questo link.
Articolo redatto da
Samuel Maffi, Cavadini Steger Gianinazzi Maffi Studio legale e notarile SNC e Sebastiano Tela, Studente di diritto Università di Lucerna
Agiamo Insieme 2021, fra diretta streaming e presenza
/in Appuntamenti, Eventi co-organizzati, Eventi e missioniSi è svolta in diretta streaming dal Padiglione Conza di Lugano lo scorso 10 maggio 2021 la consegna dei premi per l’8° edizione di Agiamo Insieme.
Il progetto condiviso fra l’Ufficio Invalidità del Cantone Ticino e la Cc-Ti, nell’ambito di un partenariato per la gestione dei dipendenti che hanno subito un danno alla salute, del loro reinserimento in azienda e, conseguentemente, nel mondo lavorativo, è nato nel 2012.
Si tratta di un riconoscimento a quelle aziende del territorio che si sono distinte per il loro modo di operare e per l’attività svolta nel sostegno al collaboratore.
Un momento di riflessione, ormai divenuto una bella consuetudine che valorizza il lato umano delle aziende che, dimostrando grande senso di sostenibilità, racconta il percorso di reinserimento nei posti di lavoro delle persone lese nella loro salute.
Testimonianze, aneddoti, e anche tante emozioni: si celebrano i successi delle aziende e dei propri collaboratori, che con rimarchevole impegno in ambito professionale, evidenziando quanto la collaborazione fra Stato ed economia sia forte, attiva e vincente.
L’evento si è potuto svolgere in modalità ibrida: la diretta streaming ha permesso al pubblico di seguire la premiazione online; si sono collegati online per un discorso i Consiglieri di Stato Raffaele De Rosa, Direttore DSS e Christian Vitta, Direttore DFE; mentre in presenza vi sono stati gli ospiti e le aziende premiate.
Sono intervenuti Luca Albertoni, Direttore Cc-Ti; Monica Maestri, Capo Ufficio AI e Sergio Montorfani, Direttore IAS; Christian Fischer e Rosy Pozzi della Fondazione ARES, che si occupa del reinserimento professionale di persone colpite dalla Sindrome di Asperger.
La serata è stata animata da Julie Arlin.
Le aziende che si sono distinte
Marché Bellinzona Sud, rappresentata da Walter Caranzano, Direttore Hotel e Marché Bellinzona Sud e Clarisse Sargento, Collaboratrice
Securiton SA, rappresentata da Silvio Ghiggi, Direttore Regionale Securiton e Alessandro Consiglio, Collaboratore
Studio tecnico Colombo, rappresentata da Michele Casado, Direttore Studio Tecnico Colombo e Simone Fornezza, Collaboratore
Gallery dell’evento
RIVEDI L’EVENTO COMPLETO
L’evoluzione dei consumi
/in Organizzazione, TematicheIl paniere tipo contiene una selezione fedele dei beni e servizi consumati dalle economie domestiche ed è ripartito in 12 settori di spesa («gruppi principali»). Ogni gruppo principale è ponderato in base alla sua quota nelle spese delle economie domestiche. Inoltre, la composizione del paniere tipo è utilizzata anche per il calcolo dell’inflazione. Solitamente per valutare l’evoluzione dei consumi si utilizza questo strumento.
Come è cambiato nel tempo il paniere tipo? In che modo si sono modificati i consumi?
A queste domande è possibile rispondere andando a ricercare qualche dato essenziale sulla composizione del paniere tipo e su come esso sia variato nel tempo.
La primavera 2021 ha confermato i nuovi trend dei consumatori, già per altro, consolidatesi nel 2020 a causa della pandemia di COVID-19.
Come già fatto lungo il 2020, e proseguendo in questa direzione anche per il 2021, abbiamo redatto una serie di riflessioni puntuali ed approfondimenti da differenti punti di vista, per mostrare quanto sia vasta, diversificata e ricca l’economia cantonale, e quanto i singoli settori contribuiscano a comporre e far crescere il PIL cantonale (possiamo ad esempio ricordare i contributi sul settore primario e l’innovazione; l’importanza dei servizi bancari per la piazza luganese e il Ticino; l’attenzione alle HR e alla formazione continua, ecc.).
I settori, in Ticino, sono interconnessi e creano delle ‘filiere’ locali (e non), che funzionano come vere e proprie ‘catene produttive”.
Tutte le tipologie di filiera possono essere più o meno efficienti a dipendenza delle situazioni locali e dei mercati in cui operano. Tra queste catene produttive e il territorio c’è un rapporto molto stretto. Lo sviluppo delle prime può favorire o condizionare o inclinare lo sviluppo dell’altro e viceversa.
Le filiere possono rappresentare il motore della crescita economica di una regione, in termini di occupazione, redditi, innovazione, formazione della manodopera e ricchezza pro capite. Un motore che gira tanto più veloce quanto più un territorio è in grado di supportare le imprese con infrastrutture moderne, servizi efficienti e agevolazioni per le attività produttive.
Queste dinamiche valgono, ovviamente, anche in Ticino.
Le tendenze dimostrano quanto si preferisca orientarsi sui prodotti regionali e come, in generale, l’evoluzione dei consumi si avvalga sempre più della modalità online.
Nel corso dei decenni i prodotti di riferimento sono mutati con l’evoluzione della società.
Alcuni esempi a riguardo, riferiti al ‘paniere tipo’ citato all’inizio del testo:
Maggiori dettagli sulla composizione attuale del paniere tipo e sulla sua ponderazione per il 2021 nel grafico dell’UST, sull’Indice nazionale dei prezzi al consumo (IPC) visto in immagine all’inizio dell’articolo, scaricabile qui.
Sul nostro sito, nella rubrica ‘attualità’ è possibile rileggere differenti contributi su temi come l’innovazione e la sostenibilità, come pure visionare riflessioni sui progetti e le iniziative che la Cc-Ti porta avanti: www.cc-ti.ch/attualita Nell’area dedicata ai soci, invece, si può scaricare e leggere integralmente Ticino Business, consultando anche gli archivi che contengono tutti i numeri apparsi. Vi si accede tramite questo link www.cc-ti.ch/areasoci, inserendo nome utente e password.
Per i dettagli sul login è possibile contattare Lisa Pantini, Responsabile comunicazione Cc-Ti, scrivendo a pantini@cc-ti.ch