USA–Svizzera: nuovo framework tariffario

Gli Stati Uniti hanno introdotto un nuovo regime tariffario (provvisorio) per le merci di origine svizzera e del Liechtenstein, con effetto retroattivo al 14 novembre 2025.

In data odierna le autorità statunitensi hanno pubblicato l’avviso che definisce gli elementi tariffari chiave dell’intesa di principio per un “Accordo su un commercio equo, equilibrato e reciproco” con la Svizzera e il Liechtenstein. Il nuovo regime entra in vigore con effetto retroattivo al 14 novembre 2025. Tutte le merci immesse in consumo o prelevate da deposito dopo tale data sono soggette al nuovo calcolo tariffario.

Come funziona il nuovo dazio: soglia minima del 15%

Il principio è semplice: ogni prodotto svizzero importato negli Stati Uniti sarà soggetto al dazio più elevato tra la tariffa MFN (Most-Favored-Nation) prevista dall’HTSUS (Colonna 1 – General) e un tasso complessivo del 15% ad valorem.

Il funzionamento, illustrato nelle istruzioni operative della CBP CSMS #67133044, è articolato in due scenari distinti:

  • se il dazio MFN applicabile al prodotto è pari o superiore al 15% ad valorem, non si applica alcuna tariffa “reciproca” aggiuntiva. In questa situazione, il livello di protezione tariffaria è considerato già coerente con la soglia fissata dal nuovo quadro regolatorio. A livello operativo, il prodotto va classificato sotto la voce HTSUS 9903.02.82;
  • se il dazio MFN è inferiore al 15% ad valorem viene applicata una tariffa aggiuntiva per raggiungere la soglia del 15%. Questa maggiorazione si applica come reciprocal tariff ed è classificata sotto la voce HTSUS 9903.02.83.

Per i prodotti soggetti a dazi specifici o composti, occorre calcolare il tasso ad valorem equivalente (dazio dovuto diviso valore doganale del prodotto). Se il risultato è inferiore al 15%, si applica la tariffa aggiuntiva. A titolo esemplificativo, qualora un prodotto sia soggetto a un dazio specifico pari a $0.50/kg e un chilogrammo del medesimo prodotto venga importato con un valore doganale di $10, il tasso ad valorem equivalente si determina dividendo $0.50 per $10, con un risultato pari a 5% ad valorem. In questo scenario, poiché il dazio equivalente risulta inferiore alla soglia del 15%, troverebbe applicazione la tariffa aggiuntiva necessaria a raggiungere il livello complessivo previsto, da classificare sotto la voce HTSUS 9903.02.83.

Esenzioni: prodotti esclusi dal dazio aggiuntivo

Parallelamente all’introduzione della soglia del 15%, la Svizzera è stata inclusa nella lista degli “aligned partner” e alcune categorie di prodotti sono state escluse dal dazio aggiuntivo (Allegato I):

  • agricoltura e prodotti biologici: piante vive, bulbi, fiori recisi, insetti edibili, radici – HTSUS 9903.02.84;
  • risorse naturali strategiche: minerali e concentrati (magnesite, fluorspar, grafite, terre rare), metalli e ossidi strategici – HTSUS 9903.82.84;
  • aeronautica civile: aeromobili, parti e componenti (applicazione subordinata alla General Note 6 HTSUS) – HTSUS 9903.02.85;
  • farmaceutica: prodotti generici e precursori chimici non brevettati; esclusione esplicita dei farmaci coperti da diritti IP – HTSUS 9903.02.86.

La corretta classificazione HTSUS è responsabilità dell’importatore USA e soggetta a verifica CBP.

Modifiche tecniche e regole operative

L’Allegato II introduce nuove sottovoci tariffarie (9903.02.82–9903.02.91) e definisce le modalità di applicazione delle tariffe e delle esenzioni. Le esenzioni valgono solo per i prodotti elencati nell’Allegato I, per i farmaci non brevettati e per i prodotti aeronautici civili secondo le regole specifiche.

Dichiarazione doganale: regole di compilazione

Le istruzioni operative CSMS #67133044 della CBP stabiliscono la corretta sequenza nella dichiarazione doganale. In breve:

  • Classificazione Capitolo 98 (se applicabile)
  • Classificazione Capitoli 99 per dazi aggiuntivi e misure commerciali (Sezione 301, IEEPA Fentanyl, IEEPA Reciprocal, Sezione 232/201, quote)
  • Classificazione primaria dei Capitoli 1-97 relativa alla merce.

Correzione delle dichiarazioni e rimborso dei dazi

Gli importatori devono verificare e correggere le dichiarazioni già presentate per adeguarsi ai nuovi tassi di dazio:

  • dichiarazioni non liquidate: è possibile presentare una Post Summary Correction (PSC). Il rimborso sarà erogato al momento della liquidazione;
  • dichiarazioni già liquidate: il rimborso può essere richiesto tramite Protest entro 180 giorni dalla data di liquidazione (19 U.S.C. §1514).

Implicazioni pratiche raccomandazioni

Il nuovo regime tariffario è transitorio e subordinato alle negoziazioni in corso tra Stati Uniti, Svizzera e Liechtenstein. Se l’accordo definitivo non sarà concluso entro il primo trimestre 2026, gli Stati Uniti potranno rivedere o revocare le modifiche tariffarie a partire dal 31 marzo 2026.

Rimangono inoltre confermati i dazi aggiuntivi settoriali previsti dalla Sezione 232 del Trade Expansion Act del 1962, che si applicano, ad esempio, su acciaio, alluminio, automobili e rame. Per quanto riguarda le indagini in corso su prodotti farmaceutici e semiconduttori, eventuali dazi aggiuntivi applicati alla Svizzera non potranno superare il 15%, come stabilito dalla Dichiarazione d’intenti del 16 novembre 2025.

In sintesi, per le aziende svizzere:

  • l’accesso preferenziale è settoriale, revocabile e soggetto a modifiche;
  • i dazi aggiuntivi ai sensi della Sezione 232 restano in vigore;
  • le indagini in corso ai sensi della Sezione 232 proseguono;
  • la compliance doganale diventa un fattore competitivo essenziale;
  • è consigliabile preparare scenari alternativi post-marzo 2026 per ridurre il rischio commerciale.

Nuovi salari minimi dal 1° gennaio 2026

Ai sensi dell’art. 360a CO

Nuovi salari minimi per settore economico dal 1° gennaio 2026

Dal 1° gennaio 2026 entrano in vigore i nuovi salari minimi orari per settore economico, come stabilito dal decreto pubblicato nel bollettino ufficiale del 16 dicembre 2025.
Si ricorda che tali disposizioni sono vincolanti.

Poiché la variazione dell’Indice nazionale dei prezzi al consumo (base 2015) tra novembre 2024 e novembre 2025 è pari a 0,0%, le soglie generali restano invariate:

  • Soglia inferiore: CHF 20.00/ora
  • Soglia superiore: CHF 20.50/ora

Alcuni salari specifici nei vari settori economici sono stati comunque aggiornati secondo quanto previsto dal decreto.


Nuovi salari minimi previsti dai Contratti normali di lavoro (CNL)

I CNL prevedono due modalità di aggiornamento dei salari minimi:

  • per i CNL vincolati a un CCL di riferimento, i salari minimi sono adeguati in base a quanto deciso dalle parti nel CCL;
  • per i CNL non vincolati a un CCL di riferimento, l’adeguamento avviene al 1° gennaio di ogni anno sulla base dell’Indice nazionale dei prezzi al consumo (IPC) del mese di novembre.

Considerato che la variazione dell’IPC tra novembre 2024 e novembre 2025 è pari allo 0,0%, non vi è adeguamento per indicizzazione per i CNL non vincolati.

Restano tuttavia applicabili gli adeguamenti derivanti dai CCL di riferimento, in particolare per i profili e i settori richiamati nella comunicazione ufficiale (es. impiegati di commercio e commercio al dettaglio), con i salari 2026 fissati nei rispettivi CCL.

Tabella riassuntiva per i contratti normali di lavoro.

In caso di dubbio consultare il sito ufficiale: https://www4.ti.ch/dfe/de/usml/contrattidi-lavoro/contratti-normali-di-lavoro

Le deduzioni professionali vanno ancorate nella legge

Comunicato stampa del Comitato “Per evitare aumenti di imposte a tutti”

Sono passati solo 18 mesi – era il 9 giugno 2024 – da quando la popolazione ticinese ha approvato con una netta maggioranza la riforma tributaria. Questa era stata voluta fortemente dal Gran Consiglio e dal Consiglio di Stato. Ora, di fronte all’esplosione della spesa pubblica, il possibile aumento delle deduzioni delle spese professionali è stato congelato. Il Comitato “Per evitare aumenti di imposte a tutti” ritiene che il risanamento dei conti cantonali debba innanzitutto passare da una riforma dello Stato e non – quale prima misura – con penalizzazioni del ceto medio. Urge ora l’approvazione e messa in vigore dell’iniziativa parlamentare che chiede di fissare le deduzioni per spese professionali nella legge tributaria.

Nella fase di campagna in vista della riforma tributaria del 9 giugno 2024, il Comitato favorevole aveva illustrato in modo convincente come il Ticino si posizionasse tra i 5 Cantoni meno generosi per quanto riguarda le deduzioni delle spese professionali.

Ora, un anno e mezzo dopo il voto, nell’ambito del Preventivo 2026 – e di fronte a un piano finanziario preoccupante a causa delle numerose spese – il Consiglio di Stato ha rinviato come primo passo un beneficio che avrebbe alleggerito proprio quel ceto medio spesso citato come particolarmente toccato dai costi crescenti. Il Comitato deplora molto questa decisione ed esprime forte preoccupazione nei confronti dell’approccio scelto per riequilibrare a lungo termine i conti pubblici. Prima di rinviare un contenuto ma significativo sgravio alla categoria dei cittadini più tartassati, urge una revisione coraggiosa e profonda dei compiti del Cantone, suscettibile di modernizzare lo Stato e aumentarne finalmente l’efficienza.

Nel frattempo un’iniziativa parlamentare interpartitica propone di fissare l’ammontare delle deduzioni professionali nella legge tributaria. Il Comitato saluta con favore questa iniziativa e invita tutti gli attori a mettere in vigore al più presto la misura. Dopo la riforma fiscale, anche il recentissimo rifiuto della cosiddetta “Iniziativa sul futuro” da parte di quasi 4 ticinesi su 5 conferma la lucidissima volontà di disporre di un contesto fiscale attrattivo.

Ricordiamo che al Comitato “Per evitare aumenti di imposte a tutti” avevano a suo tempo aderito un centinaio di persone, tra cui numerosi Gran Consiglieri, sindaci e personalità del Cantone.

Di generazione in generazione

Proseguono le testimonianze dei professionisti che frequentano la nostra Scuola manageriale, in questo numero diamo spazio a Sofia Gianfreda.

Il desiderio di perfezionarmi e sempre stato il motore della mia crescita, sia personale che professionale. Ogni passo avanti, ogni nuova competenza acquisita, ha rappresentato per me un tassello fondamentale per costruire progetti innovativi e dare forma a visioni future. Se dovessi descrivermi con tre aggettivi, sceglierei propositiva, innovatrice e determinata.

Questi tratti non solo delineano la mia personalità, ma rappresentano anche il mio spirito di crescita continua, la mia volontà di non fermarmi mai e di cercare sempre nuove prospettive.
E proprio con questo spirito che ho scelto di iscrivermi al corso di formazione “Specialista della gestione PMI” offerto dalla Camera di commercio, dell’industria, dell’artigianato e dei servizi del Cantone Ticino (Cc-Ti).

Dopo essermi informata attentamente, ho riconosciuto negli obiettivi del corso una perfetta corrispondenza con le mie aspirazioni professionali. Il mio percorso accademico mi ha portata, circa cinque anni fa, a conseguire un doppio diploma come assistente sociale ed educatrice. Subito dopo, ho iniziato a lavorare nel contesto del sostegno personale. In questo contesto, ho compreso quanto fosse importante affiancare
alle competenze relazionali e operative una visione strategica e manageriale. E stato questo bisogno di struttura e direzione che mi ha spinta a intraprendere un percorso di crescita interna, culminato con la mia nomina a Coordinatrice.

La gestione di progetti complessi e l’evoluzione della mia attività professionale mi hanno portata a cercare una formazione che potesse integrare teoria e pratica, offrendo strumenti concreti per affrontare le sfide quotidiane. Il corso della Cc-Ti si è rivelato esattamente ciò che cercavo: una formazione agile, cucita su misura per chi opera sul campo, ricca di esempi pratici immediatamente applicabili. Ogni insegnamento diventa patrimonio personale, pronto per essere trasferito e valorizzato all’interno della struttura in cui lavoro.

Parlando con la mia famiglia di questo percorso, ho scoperto con sorpresa e orgoglio che la relazione con la Cc-Ti e una tradizione che attraversa tre generazioni. Tra il 1979 e il 1984, mio nonno materno Juan Ramon Duran, originario della Spagna, visse in Ticino e frequentò un corso come perito aziendale. Questo gli aprì le porte a numerose opportunità professionali in Svizzera, prima del suo rientro in patria.

Circa vent’anni dopo, mio padre seguì due corsi presso la Cc-Ti, ottenendo gli attestati federali di Capo azienda ed Economista federale.
Oggi, con la mia partecipazione al corso “Specialista della gestione PMI”, la tradizione continua. Siamo ufficialmente alla terza generazione che sceglie di formarsi con la Cc-Ti, portando avanti un legame che unisce famiglia, formazione e professionalità. Un’eredità preziosa, che si rinnova nel tempo e che sento di onorare con entusiasmo.

“Ti ho scritto un’e-mail”

Tutti connessi, nessuno allineato: quando la comunicazione diventa rumore.

In azienda si comunica oggi più che mai: e-mail, chat, WhatsApp, piattaforme di collaborazione, social interni, videoconferenze. Mai come ora le persone dispongono di tanti strumenti per restare in contatto. Eppure, mai come ora la comunicazione interna sembra frammentata, dispersiva e, in alcuni casi, controproducente.

La trasformazione digitale ha portato con sé un paradosso oramai conclamato da tempo: siamo iperconnessi, ma non sempre davvero allineati. La promessa di una comunicazione più rapida ed efficiente si è spesso tradotta in un eccesso di messaggi, canali sovrapposti e informazioni ridondanti, che riducono il tempo dedicato alla concentrazione e alla riflessione. Come se non bastasse, per la prima volta nella storia recente, ben cinque generazioni si ritrovano a lavorare all’interno delle stesse organizzazioni. Ciascuna, con un diverso approccio alla comunicazione – dal più formale scritto, al più informale visivo e rapido – affronta il tema con abitudini e aspettative diverse, introducendo involontariamente ulteriori sacche di inefficacia comunicativa.

Il paradosso dell’iperconnessione

La moltiplicazione dei canali comunicativi nasce con buone intenzioni: facilitare la collaborazione, ridurre i tempi decisionali e rendere le organizzazioni più agili. Ma nella pratica, molti team si trovano a gestire contemporaneamente e-mail, messaggi su Teams o Slack, notifiche su WhatsApp, aggiornamenti su piattaforme collaborative e, in alcuni casi, interazioni via social.
Il risultato? Una costante sensazione di urgenza e di rumore informativo, dove l’importanza di un messaggio non è più legata al contenuto, ma alla velocità con cui appare sullo schermo.

Le neuroscienze confermano che ogni interruzione — anche breve — richiede minuti per ritrovare il livello di concentrazione precedente. Nelle aziende moderne, questo costo cognitivo si traduce in ore di produttività perse ogni settimana, oltre che in un crescente senso di stress e frammentazione mentale.

Triage dei messaggi e inefficienza produttiva

È sempre utile classificare le informazioni che riceviamo definendo diverse modalità di elaborazione. Ma per farlo, dobbiamo leggere tutti i messaggi che riceviamo, da quelli più importanti, che prevedono un’azione conseguente, a quelli semplicemente informativi, fino allo spam pubblicitario e ai tentativi fraudolenti (phishing e altri tipi di attacchi). Non sempre abbiamo tempo e concentrazione sufficienti per questo “triage” e le conseguenze sono evidenti.

Dove nasce il problema

In ogni caso non è la tecnologia in sé a creare inefficienza, ma la mancanza di governance della comunicazione. Molte organizzazioni adottano nuovi strumenti senza definire regole chiare d’uso: cosa passa via e-mail e cosa via chat? Quali canali sono destinati agli aggiornamenti formali e quali al lavoro operativo? Chi è responsabile di mantenere la coerenza e l’ordine informativo? Che tipo di formazione viene messa in atto affinché già individualmente si possa disporre di un metodo comune di classificazione dei messaggi?

Senza una cornice condivisa, la comunicazione si trasforma in una rete disordinata di messaggi che rimbalzano tra piattaforme diverse. La conseguenza è una perdita di responsabilità individuale (“l’ho scritto da qualche parte”), un rallentamento dei processi decisionali e un aumento del rischio di errori dovuti a informazioni incomplete o disperse.

E-mail, chat e WhatsApp: quando gli strumenti si confondono

L’email, nata come strumento formale e tracciabile, è oggi usata come una chat lenta e sovraccarica di destinatari in copia.
Le chat aziendali, pensate per l’operatività, diventano spesso un flusso continuo di messaggi che distolgono l’attenzione.
WhatsApp — rapido e diretto — si insinua nel contesto professionale, mescolando la sfera privata con quella lavorativa e creando problemi di riservatezza, reperibilità e continuità informativa.
In assenza di confini chiari, la distinzione tra tempo di lavoro e tempo personale tende a svanire. Le notifiche si moltiplicano, la reperibilità diventa implicita e il lavoro si estende ben oltre gli orari previsti, con un impatto diretto sul benessere delle persone.

Verso una cultura della comunicazione consapevole

La soluzione non è limitare i canali, ma imparare a usare meglio quelli giusti.
Servono linee guida semplici ma vincolanti:

  • stabilire quali strumenti utilizzare per quali scopi.
  • classificare i messaggi su un piano cartesiano immaginario basato su urgenza e importanza.
  • definire tempi di risposta ragionevoli.
  • ridurre il numero di destinatari ai soli realmente interessati.
  • promuovere un’educazione digitale che insegni a “scrivere meno, comunicare meglio”.

Fondamentale è anche il ruolo dei manager, che devono dare l’esempio: scegliere con cura il canale giusto, ridurre la pressione delle notifiche e favorire momenti di comunicazione intenzionale, non reattiva, cercando di superare le proprie abitudini “generazionali”.

Dalla connessione alla chiarezza

L’intelligenza artificiale può aiutarci nell’automatizzare la classificazione dei messaggi in entrata ma occorre sempre tenere presente che per “classificare” in senso complesso (es. assegnare tag personalizzati, etichette sensibili, movimentazione automatica) potrebbe essere necessario attivare funzionalità di governance come, ad esempio, Microsoft Purview e impostare criteri di sicurezza/compliance che vanno definiti a livello aziendale.

La vera trasformazione digitale, quindi, non consiste necessariamente nell’aggiungere nuovi strumenti, ma nel trovare equilibrio tra velocità e senso. In un contesto dove tutto comunica, il valore nasce dalla capacità di discernere ciò che è davvero importante. Governare la comunicazione significa restituire tempo, attenzione e direzione alle persone: le risorse più scarse e preziose dell’era digitale.

La misura raccomandata? Un’analisi dei flussi di comunicazione della vostra azienda, degli strumenti adottati e dell’approccio individuale, è il primo passo per investire un po’ di tempo per poi guadagnarne molto di più.


Articolo a cura di Carlo Secchi, Head of Enterprise Sales I-CH, Sunrise LLC

Dazi aggiuntivi USA: entra in vigore con effetto retroattivo la riduzione tariffaria

Gli Stati Uniti riducono con effetto retroattivo dal 14 novembre 2025 il dazio aggiuntivo forfettario sulle importazioni provenienti dalla Svizzera al 15 per cento. In cambio, la Svizzera riduce i dazi sulle importazioni dagli USA di determinati prodotti agricoli e della pesca. La base è costituita dalla dichiarazione d’intenti tra Svizzera, Liechtenstein e Stati Uniti pubblicata il 14 novembre 2025.

Con l’entrata in vigore del nuovo regime doganale statunitense, con effetto retroattivo al 14 novembre 2025, i dazi doganali applicabili alle merci svizzere saranno ridotti notevolmente. Al posto dell’attuale dazio aggiuntivo del 39 per cento, gli Stati Uniti applicheranno di norma un’aliquota doganale forfettaria massima del 15 per cento sulle importazioni svizzere. Le esenzioni al dazio aggiuntivo statunitense già in vigore per determinati prodotti farmaceutici e chimici nonché per l’oro e il caffè rimangono invariate. Inoltre, sulla base della dichiarazione d’intenti già citata, gli Stati Uniti aboliscono il dazio aggiuntivo forfettario per altri prodotti d’esportazione svizzeri, tra cui velivoli e determinate componenti aeronautiche, prodotti in gomma, cosmetici e farmaci generici. L’elenco sarà pubblicato nel Federal Register del governo USA. La Svizzera punta a ottenere ulteriori esenzioni.

Ai prodotti gravati da un dazio di oltre il 15 per cento già prima del 2 aprile 2025 saranno nuovamente applicate le aliquote precedenti. Rimangono invariati anche i dazi aggiuntivi settoriali di cui alla sezione 232 del Trade Expansion Act del 1962, ad esempio su acciaio, alluminio, automobili e rame. Per quanto riguarda le indagini in corso sui prodotti farmaceutici e i semiconduttori, la dichiarazione d’intenti specifica che gli eventuali dazi aggiuntivi settoriali imposti alla Svizzera non potranno superare il 15 per cento.

La Svizzera, in cambio, riduce le aliquote di dazio sui prodotti della pesca, sui frutti di mare e su determinati prodotti agricoli non sensibili sotto il profilo della nostra politica agricola. Per gli USA sono inoltre previsti dei contingenti bilaterali in esenzione da dazi (500 tonnellate all’anno di carne bovina, 1000 tonnellate di carne di bisonte e 1500 tonnellate di carne di pollame). Queste riduzioni tariffarie vengono attuate mediante l’ordinanza del 12 novembre 2025 sui dazi all’importazione per merci provenienti dagli Stati Uniti e l’ordinanza del DEFR dell’8 dicembre 2025 concernente le regole d’origine applicabili alle merci provenienti dagli Stati Uniti (v. link).

La data di applicazione retroattiva di queste concessioni di accesso al mercato è stata coordinata con gli Stati Uniti per garantire una riduzione simultanea dei dazi e sgravare il più possibile le aziende d’importazione. Gli importatori sia svizzeri che statunitensi potranno così chiedere alle rispettive autorità doganali competenti il rimborso dei dazi doganali versati in eccesso. Per le importazioni dagli USA, gli importatori svizzeri possono richiedere il rimborso dei dazi presentando una domanda di riesame. Per maggiori informazioni su questi rimborsi rimandiamo all’Ufficio federale della dogana e della sicurezza dei confini UDSC (v. link).

Con la limitazione dei dazi aggiuntivi statunitensi ad al massimo il 15 per cento, i dazi medi USA nei confronti della Svizzera ponderati in base al valore commerciale diminuiranno di circa il 10 per cento. Questo migliorerà notevolmente l’accesso al mercato statunitense per le nostre imprese. E anche la loro competitività sarà rafforzata, perché sul mercato statunitense torneranno a godere delle stesse condizioni delle imprese dell’UE o di altri partner commerciali degli USA con una struttura economica analoga.

La SECO informa costantemente i settori interessati in merito all’applicazione delle nuove norme e alle relative tariffe doganali.

Per maggiori informazioni:

Questioni tecniche:

Segreteria di Stato dell’economia,
Commercio internazionale

info.afwa@seco.admin.ch

Ufficio federale della dogana e della sicurezza dei confini (UDSC)

Link:

Informazioni della SECO sui dazi aggiuntivi degli USA e informazioni supplementari per imprese: https://www.seco.admin.ch/seco/it/home/Aussenwirtschaftspolitik_Wirtschaftliche_Zusammenarbeit/Wirtschaftsbeziehungen/usa.html

Informazioni dell’UDSC e circolare per gli importatori svizzeri sull’attuazione e applicazione delle riduzioni doganali per le merci provenienti dagli USA:
IT: https://www.bazg.admin.ch/bazg/it/home/temi/usa.html

Ordinanze in formato PDF

RU 2025 832 – Ordinanza del 12 novembre 2025 sui dazi all’importazione per merci provenienti dagli Stati Uniti | Fedlex

RU 2025 833 – Ordinanza del DEFR dell’8 dicembre 2025 concernente le regole d’origine applicabili alle merci provenienti dagli Stati Uniti | Fedlex

Dipartimento responsabile:

Dipartimento federale dell’economia, della formazione e della ricerca (DEFR)


Fonte: DEFR – Comunicato stampa

Esplorando la Cina: il report dei partecipanti al viaggio di esplorazione 2025

Marc-Olivier Geinoz e Roberta Cippà Cavadini, partecipanti al viaggio organizzato dalla Cc-Ti in collaborazione con Swiss Centers e il capitolo ticinese della Swiss Chinese Chamber of Commerce (SCCC) nel novembre 2025, condividono la loro esperienza diretta tra le principali realtà industriali e tecnologiche della Cina: Shanghai, Shenzhen e Hong Kong. Tra le tappe più significative: BYD, Huawei, DJI e il porto di Yangshan, oltre a incontri istituzionali e fiere di settore.

Il report offre uno sguardo privilegiato sulle dinamiche di innovazione, le strategie di sviluppo e le sfide culturali e commerciali che caratterizzano la Cina contemporanea. Un’analisi ricca di spunti concreti per le imprese ticinesi pronte a scoprire opportunità e complessità di uno dei mercati più vivaci e promettenti al mondo.

Si ringraziano gli autori per aver condiviso il loro percorso e le osservazioni raccolte, offrendo strumenti concreti e spunti strategici alle imprese ticinesi interessate al mercato cinese.

Altri link utili:
Viaggio esplorativo in Cina: comprendere l’economia cinese contemporanea – Cc-Ti

Smascherare le bugie sul posto di lavoro

“Perché mentiamo (e cosa significa per chi deve smascherare le bugie)”

Nel mondo professionale, dalla consulenza alla gestione aziendale, fino agli ambiti legali, di revisione e di controllo, il fenomeno della menzogna riveste un’importanza strategica. Non si tratta solo di “qualcuno che mente”, ma di capire perché mente, quali forze psicologiche e sociali entrano in gioco, e cosa ciò implica per chi ha il compito di analizzare, indagare o gestire la verità. Comprendere le motivazioni dietro la bugia diventa così un alleato fondamentale per chi vuole comprendere e smascherare l’inganno nelle sue varie forme.

Questo è uno degli obiettivi del corso Riconoscere le bugie e le incongruenze sul posto di lavoro, che si terrà l’8 e 15 ottobre 2026 dalle 9.00 alle 13.00 presso la Cc-Ti a Lugano, che permette ai partecipanti di sviluppare strumenti pratici da utilizzare in modo metodico e consapevole.

Motivazioni psicologiche

Gli studi dei massimi esperti nel campo del linguaggio del corpo evidenziano come molte menzogne non siano necessariamente finalizzate a ingannare intenzionalmente, ma possano scaturire da complesse dinamiche interne della persona.
Analizziamo alcuni esempi.

  • Protezione di sé: evitare una punizione, evitare di sentirsi in imbarazzo, evitare il giudizio. Quando una persona teme conseguenze negative, ad esempio nel contesto professionale di un errore o di un conflitto, può mentire come strategia difensiva.
  • Autovalutazione / immagine personale: la persona può mentire per apparire migliore, per mettersi in mostra e impressionare, per elevare la propria posizione sociale o professionale. Questa dinamica emerge con maggiore evidenza in ambienti dove la competizione e la performance hanno un peso centrale.
  • Bugie bianche: sorprendentemente, non tutte le menzogne nascono da intenzioni negative. Alcune servono a proteggere gli altri da stress o disagio emotivo o a prevenire conflitti. Un esempio comune è rispondere “ho tutto sotto controllo” anche in momenti di insicurezza e forte difficoltà per non creare preoccupazioni negli altri.

Quando il corpo tradisce la parola

Sebbene le motivazioni psicologiche e sociali siano il cuore del fenomeno della menzogna, il corpo resta un canale di comunicazione che può rivelare incongruenze. Nessun gesto, da solo, prova la falsità di un messaggio, ma un insieme di piccoli segnali può aiutare il professionista ad accorgersi che “qualcosa non torna”.

  • Gesti inconsci per gestire lo stress: toccarsi il viso, il collo o la bocca può indicare tensione o disagio. Questi gesti non costituiscono una prova di informazione ingannevole, ma spesso emergono quando la persona cerca di gestire un conflitto interno tra pensieri e parole.
    Esempio pratico: in un colloquio HR, un candidato che evita lo sguardo e si tocca spesso il viso mentre risponde a domande delicate potrebbe mostrare imbarazzo o esitazione nella risposta, “potrebbe nascondere o non essere d’accordo su qualcosa”.
  • Piccoli ritardi o discrepanze tra parola e gesto: differenze temporali tra ciò che viene detto e i movimenti del corpo (ad esempio annuire subito dopo un “no”) possono riflettere una maggiore elaborazione cognitiva necessaria per costruire una risposta non veritiera.
    Esempio pratico: durante una riunione, un dipendente che ritarda di qualche secondo nel confermare o negare un comportamento scorretto potrebbe cercare di adattare la risposta alla percezione del rischio.
  • Variazioni nel contatto visivo: alcune persone distolgono lo sguardo per ridurre la tensione, mentre altre fissano lo sguardo in modo innaturale per sembrare sincere. Entrambe le reazioni, se eccessive rispetto al contesto, meritano attenzione.
    Esempio pratico: durante un controllo finanziario, un responsabile che mantiene uno sguardo innaturalmente fisso mentre fornisce spiegazioni complesse potrebbe tentare di mascherare informazioni incomplete.
  • Cambiamenti nella postura e nel tono della voce: irrigidimento improvviso, spostamenti inconsci del corpo, variazioni nel ritmo o nel volume del parlato possono accompagnare lo stress connesso al raccontare una bugia.
    Esempio pratico: durante una riunione sul rispetto delle regole aziendali, un collaboratore che passa da una postura rilassata a una più rigida o cambia improvvisamente tono di voce potrebbe percepire il discorso come minaccioso e reagire inconsciamente.

Informazione importante

Questi segnali vanno sempre letti nel contesto personale e culturale del soggetto. Non esistono “gesti universali della menzogna”; il vero valore sta nel notare incongruenze tra il comportamento abituale della persona e quello osservato nel momento specifico.

In conclusione

Smascherare una bugia non significa solo «prendere in flagrante» qualcuno che mente, ma comprendere le ragioni per cui l’errata dichiarazione dei fatti è emersa, essere in grado di comprendere i motivi psicologici e sociali offre una lettura molto più completa e strategica. In definitiva, la menzogna non è solo un atto isolato: è un segnale, un sintomo di dinamiche più profonde.

Si può diventare degli abili detective per smascherare le bugie frequentando il corso “Riconoscere le bugie e le incongruenze sul posto di lavoro”.

Esso fornirà strumenti pratici, strategie efficaci e conoscenze approfondite per osservare, interpretare e decodificare con sicurezza i segnali che tradiscono la verità.


Articolo a cura di Luciana Mazzi, titolare di POWER LIFE ACADEMY, Lugano

Quale futuro per la mobilità?

Negli ultimi anni la mobilità sta vivendo una trasformazione epocale.

In Svizzera, ad esempio, dal 1° marzo 2025, è entrata in vigore una normativa che consente la circolazione di veicoli a guida autonoma in tre situazioni definite: pilota automatico in autostrada, parcheggio senza conducente e veicoli senza autista su tratte autorizzate dai Cantoni. Questo pone il nostro Paese tra i pionieri europei, con progetti pilota che spaziano dai robotaxi delle FFS nella regione Furttal, fino ai minibus elettrici per il trasporto pubblico a Sciaffusa. Ma cosa significa tutto questo per il traffico, l’ambiente e le nostre abitudini? E come si concilia con concetti come carsharing, carpooling, trasporto pubblico e mobilità lenta che puntano a ridurre il numero di veicoli in circolazione? Proviamo a fare chiarezza mettendo a confronto i vari tipi di mobilità.

Guida autonoma: vantaggi e criticità

Le auto senza conducente promettono maggiore sicurezza: eliminano errori umani, causa principale degli incidenti, e garantiscono una guida più regolare, riducendo frenate brusche e tempi di reazione. Inoltre, possono aprire nuove opportunità per chi oggi non guida come anziani o persone con disabilità e per il trasporto merci e passeggeri “on demand”.

I pro:                   

 I contro:

– Sicurezza        
– Efficienza       
– Accessibilità

– Costi elevati
– Responsabilità legale
– Aumento del traffico

Carsharing: condividere per ridurre

Il car sharing è già realtà in molte città svizzere ed europee. Consente di noleggiare un’auto per brevi periodi, pagando solo per l’uso effettivo. Ogni veicolo condiviso può sostituire fino a 8-10 auto private, liberando spazio urbano e riducendo le emissioni.

I pro:                   

  I contro:

– Economicità
– Sostenibilità
– Flessibilità    

– Disponibilità limitata
– Costi variabili
– Dipendenza dalla rete

Carpooling: viaggiare insieme

Il car pooling consiste nel condividere il tragitto con altre persone, spesso tramite app come BlaBlaCar. È ideale per spostamenti casa-lavoro o viaggi interurbani.

I pro:                      

I contro:

– Riduzione dei costi    
– Impatto ambientale 
– Socialità                         

– Flessibilità
– Comfort
– Affidabilità

Trasporto pubblico e mobilità lenta

Oltre alle soluzioni innovative, non possiamo dimenticare il ruolo del trasporto pubblico classico – treni, tram, autobus – e della mobilità lenta, come camminare e andare in bicicletta.

Trasporto pubblico tradizionale

I pro:                             

I contro:

– Capacità elevata       
– Riduzione traffico      
– Integrazione reti        

– Costi elevati
– Orari fissi
– Affollamento

Mobilità lenta (camminare, bicicletta)

I pro:                                     

I contro:

– Zero emissioni                   
– Benefici per la salute
– Costi quasi nulli          

– Brevi tratti
– Meteo
– Infrastrutture

In conclusione: quale strada scegliere?

La mobilità del futuro non avrà una sola risposta. Auto a guida autonoma, carsharing, carpooling, trasporto pubblico e mobilità lenta non sono soluzioni in competizione, ma tasselli di un mosaico complesso. La sfida sarà trovare un equilibrio tra tecnologia, sostenibilità e accessibilità, evitando che l’innovazione aumenti il traffico invece di ridurlo.

Svizzera 2030: previsioni sui modelli di mobilità

Veicoli a guida autonoma

  • Dal 2025 è autorizzata la guida autonoma di livello 3 su autostrade e parcheggi, ma la diffusione di massa è prevista solo dopo il 2030, con applicazioni iniziali nella logistica e nel trasporto pubblico urbano.
  • Livelli 4 e 5 (completamente autonomi) non saranno comuni prima del 2035-2040, secondo esperti del TCS.
  • Sfida: fiducia degli utenti e omologazioni complesse ne rallenteranno l’adozione.

Carsharing

  • Oggi oltre 285’000 utenti e 3’000 veicoli in Svizzera; previsione: 600’000 utenti entro il 2028, flotta completamente elettrica entro il 2030.
  • Ogni auto condivisa sostituirà 11-18 veicoli privati, riducendo traffico e emissioni.
  • Studi SUPSI indicano che il carsharing potrà contribuire alla stabilità della rete elettrica tramite Vehicle-to-Grid, con capacità di 12-50 MW di flessibilità energetica entro il 2030.

Carpooling

  • Il tasso medio di occupazione dell’auto è oggi di 1.5 persone; obiettivo: aumentare grazie a corsie preferenziali e incentivi.
  • Il mercato globale del car pooling crescerà con un CAGR del 21,9%, raggiungendo 49 miliardi di dollari entro il 2033; in Svizzera si punta a integrare piattaforme digitali e corsie dedicate entro il 2030.
  • Ride pooling (servizi condivisi elettrici) è in espansione, con Mobility già attiva su progetti pilota.

Trasporto pubblico

  • Dal 2025 tutti i treni FFS funzionano con energia rinnovabile; entro il 2030 si punta a zero emissioni per autobus e treni e a una crescita della quota modale ferroviaria.
  • Strategia FFS 2030: più flessibilità, digitalizzazione, hub multimodali e aumento della capacità per pendolari e tempo libero.

Mobilità lenta (pedonale e ciclabile)

  • Obiettivo USTRA: aumentare la quota di mobilità lenta nelle aree urbane e ridurre gli incidenti gravi a meno di 25 morti e 500 feriti l’anno entro il 2030.
  • Rete ciclabile e pedonale continua, priorità alle infrastrutture sicure.

Tendenza generale

  • Entro il 2030, il traffico viaggiatori in Svizzera crescerà del 15-29%, ma con una forte spinta verso elettrificazione e condivisione, mentre la proprietà privata dell’auto calerà nelle aree urbane.

(Fonti: Mobility, TCS, AGVS-UPSA, tisegnalo, SUPSI, businessresearchinsight, Confederazione, prezi)


Articolo a cura di Marco Doninelli, Responsabile Mobilità Cc-Ti