In modo un po’ paradossale, le tensioni internazionali sembrano aver fatto passare in secondo piano la questione energetica, che resta di stretta attualità.
Forse per il calo del prezzo della benzina, per i vari annunci della riduzione dei prezzi dell’elettricità, oppure semplicemente perché si parla soprattutto di guerre militari e commerciali, gli aspetti dell’approvvigionamento energetico stabile e sicuro non sembrano al momento preoccupare più di tanto. Appunto paradossale perché proprio nell’instabilità internazionale si celano molti rischi, vista la dipendenza svizzera da altri paesi europei, soprattutto nei mesi invernali. Eppure, gli scenari di guerra in particolare hanno mostrato con chiarezza quanto fragile possa essere un sistema di approvvigionamento fondato su equilibri precari e su importazioni spesso difficili da garantire. Non a caso, a livello nazionale, la strategia energetica è oggetto di un indispensabile ripensamento, che si auspica finalmente libero da tabù inutilmente condizionanti. È inevitabile riprendere il discorso sul nucleare, perché l’illusione di poter sostituire solo con le energie rinnovabili un’intera quota di produzione stabile e sicura si è rivelata molto fragile e costosa. Il solare e l’eolico possono avere un ruolo importante, ma restano intermittenti e non assicurano la continuità di fornitura necessaria a un Paese industrializzato. O la possono in futuro assicurare solo al prezzo elevatissimo di adattamento delle reti e di altre misure non immediatamente realizzabili. E, in termini di indipendenza energetica, anche le rinnovabili non sono il massimo, considerato il ruolo decisivo giocato dalla Cina in particolare in ambito fotovoltaico. Vero che l’idroelettrico è un pilastro fondamentale per il sistema elvetico e ticinese, ma purtroppo non può crescere all’infinito.
Il cattivo esempio della Germania
Che ignorare l’evoluzione tecnologica a priori e imporre dall’alto solo alcuni vettori energetici sia un autogoal clamoroso lo dimostra del resto il nostro vicino settentrionale. La Germania ha spinto con decisione su una politica verde troppo estrema, chiudendo le centrali nucleari e investendo somme enormi nelle rinnovabili. Una decisione clamorosa che è venuta ad accavallarsi con la riduzione delle forniture del gas russo e aumenti di prezzi vertiginosi. Con un risultato disastroso a livello economico e ambientale: aumento delle emissioni per il maggior ricorso al carbone, esplosione dei prezzi dell’elettricità, imprese costrette a delocalizzare e bollette pesantissime per cittadine e cittadini (con un incremento medio di prezzo di circa il 30%). Oggi la Germania è costretta a rivedere i suoi piani, pagando un prezzo altissimo per errori ideologici che avrebbero potuto essere evitati solo con una maggiore accortezza. Un monito chiaro anche per la Svizzera.
Non è solo una questione di costi
La sicurezza dell’approvvigionamento è un bene pubblico essenziale. Senza energia stabile e accessibile, non possono funzionare né le imprese né i servizi pubblici. L’energia garantisce la stabilità del sistema economico e sociale. Senza, tutto si ferma. Ecco perché è assolutamente necessario ristabilire un equilibrio tra energie rinnovabili, altre energie (compresa quella nucleare) e importazioni, senza preclusioni ideologiche ma con pragmatismo e senso della realtà.
La dipendenza dall’estero
L’altro aspetto cruciale riguarda la dipendenza dall’estero. Oggi la Svizzera importa una parte significativa della sua elettricità nei mesi invernali, proprio quando la domanda è più elevata e il contributo delle rinnovabili più limitato. Tenuto conto di queste difficoltà stagionali, la dipendenza energetica dall’estero si aggira complessivamente attorno al 70%, che rappresenta la quota di consumi lordi coperta dalle importazioni. Questo ci rende vulnerabili non solo alle variazioni dei prezzi, ma anche alle decisioni politiche dei Paesi confinanti, che ovviamente mettono in priorità la possibilità di fornire energia ai propri cittadini. Parliamo nello specifico di Germania, Francia e Austria. Non va dimenticato che a ciò si aggiunge la dipendenza crescente dalle cosiddette terre rare, indispensabili, tra le altre cose, per la produzione di pannelli solari, turbine e batterie. Materie prime controllate in larga misura dalla Cina, che le utilizza anche come strumento geopolitico, prevedendo anche contingenti di esportazione. Puntare tutto solo ed esclusivamente sulle energie rinnovabili significa, paradossalmente, sostituire una dipendenza con un’altra, forse ancora più rischiosa.
Anche l’Unione europea…
Non è un caso che anche l’Unione europea stia almeno parzialmente cambiando rotta. Dopo anni di politiche climatiche improntate a scelte estreme, che hanno fra l’altro messo in ginocchio l’industria automobilistica, Bruxelles ha iniziato a riconoscere i limiti e le contraddizioni di questa linea. Il nucleare, inizialmente escluso, è stato riconsiderato come fonte sostenibile. Diversi Stati membri stanno rivalutando programmi per la costruzione di nuove centrali, consapevoli che senza energia stabile, abbondante e a prezzo abbordabile la transizione ecologica resta un’illusione molto costosa. La transizione energetica ci sarà probabilmente, come può anche essere giusto che sia, ma secondo temi e modi diversi da quelli ipotizzati a tavolino.
…e il Ticino…
A livello cantonale, il discorso non è diverso. Il piano energetico cantonale, che punta a un’indipendenza pressoché totale dalle fonti esterne, rappresenta un progetto poco conforme alle esigenze e alle possibilità del nostro territorio. Immaginare che un piccolo cantone alpino possa produrre tutta l’energia necessaria senza ricorrere a importazioni e senza considerare le dinamiche svizzere ed europee è un esercizio teorico poco collimante con la pratica e insostenibile dal punto di vista dei costi. Inoltre, questo approccio, come avremo modo di discuterne con il Consigliere federale Albert Rösti in occasione della nostra Assemblea generale ordinaria del prossimo 17 ottobre, non è più in linea con la politica federale, che ormai riconosce la necessità di un mix equilibrato fra vettori energetici e della collaborazione internazionale. Insistere su una via isolata significa penalizzare cittadini e imprese con costi elevati e benefici minimi. Il futuro energetico della Svizzera passa dunque da una scelta di pragmatismo. Serve un compromesso intelligente, che valorizzi l’idroelettrico e le rinnovabili ma che non escluda nuove tecnologie, in particolare nucleari, oggi ancora più sicure ed efficienti rispetto al passato. Con un occhio alla politica estera e la proposta di Accordi bilaterale sull’energia con l’UE non mancherà di far discutere…
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https://www.cc-ti.ch/site/wp-content/uploads/2025/09/ART25-proroga-rendiconto-IVA.jpg8531280Giulia Scalzihttps://www.cc-ti.ch/site/wp-content/uploads/2020/05/LG-cc-ti-03.pngGiulia Scalzi2025-09-15 09:42:022025-09-15 09:42:03Proroga dei termini per la presentazione del rendiconto IVA
Nella sua seduta del 12 settembre 2025 il Consiglio federale è stato informato del risultato della consultazione delle Commissioni della politica estera in merito all’anteprima dell’80a Assemblea generale dell’ONU. Durante la settimana di alto livello che si terrà dal 22 al 30 settembre 2025, in occasione dell’apertura dell’Assemblea generale dell’ONU, la Svizzera sarà rappresentata dalla presidente della Confederazione Karin Keller-Sutter e dal consigliere federale Ignazio Cassis.
Quest’anno l’Assemblea generale dell’ONU, che si riunirà da settembre 2025 ad agosto 2026, si concentrerà sui profondi sconvolgimenti nel sistema onusiano, dove la cooperazione globale risulta compromessa dalle tensioni in ambito finanziario e dai cambiamenti di rotta politici. La sede dell’Organizzazione a Ginevra è direttamente interessata da questi sviluppi. Il Consiglio federale si impegna per un multilateralismo credibile e nel dibattito sulle riforme si fa portavoce degli interessi della Svizzera quale Stato ospite, donatore e membro delle Nazioni Unite.
Settimana di apertura dell’80a Assemblea generale dell’ONU
Questa settimana rappresenta un’opportunità unica per incontri e scambi di opinioni con una grande varietà di attori, tra cui 100 capi di Stato e di governo come pure ministre e ministri degli esteri da tutto il mondo.
Il 22 settembre la presidente della Confederazione Karin Keller-Sutter parteciperà al vertice per commemorare l’80° anniversario dell’ONU. Nello stesso giorno prenderà parte anche alla celebrazione del 30° anniversario della Conferenza mondiale sulle donne, che ha rappresentato un passo fondamentale verso la parità di genere a livello mondiale. Il 24 settembre la presidente della Confederazione terrà inoltre, a nome della Svizzera, il discorso ufficiale durante il dibattito generale.
Il consigliere federale Ignazio Cassis interverrà alla riunione ministeriale sulla protezione del personale umanitario, in cui presenterà la posizione della Svizzera nella dichiarazione politica – in continuità con la risoluzione 2730 del Consiglio di sicurezza dell’ONU. Inoltre parteciperà a un evento organizzato dall’Istituto internazionale per la pace (International Peace Institute) sulla situazione in Medio Oriente e rappresenterà la Svizzera a un incontro di alto livello sulle persone scomparse nei conflitti armati, un tema chiave nell’ambito dell’impegno del nostro Paese per la promozione della pace.
L’Assemblea generale è la più ampia piattaforma di dialogo per i 193 Stati membri dell’ONU, che vi discutono delle sfide globali come la risoluzione dei conflitti, la costruzione della pace, la riduzione della povertà, lo sviluppo sostenibile, il rispetto dei diritti umani e la lotta ai cambiamenti climatici.
https://www.cc-ti.ch/site/wp-content/uploads/2025/09/ART25-ONU-Cassis-Keller-Sutter.jpg8531280Giulia Scalzihttps://www.cc-ti.ch/site/wp-content/uploads/2020/05/LG-cc-ti-03.pngGiulia Scalzi2025-09-12 14:35:442025-09-12 14:35:45La presidente della Confederazione Karin Keller-Sutter e il consigliere federale Ignazio Cassis rappresenteranno la Svizzera all’apertura dell’80a Assemblea generale dell’ONU a New York
Il 9 settembre, la Cc-Ti e la JCC hanno acceso i riflettori su Asia Centrale e Caucaso meridionale. In un mondo che cambia velocemente, queste due aree si impongono come snodi cruciali. La sintesi del dibattito non lascia dubbi: chi le governa, governa anche una parte degli equilibri geopolitici ed economici globali di domani.
L’incontro, dedicato all’analisi delle dinamiche geopolitiche ed economiche della regione, si è aperto con i saluti istituzionali di Monica Zurfluh, Responsabile Commercio internazionale della Cc-Ti, e Dorit Sallis, Managing Director di Joint Chamber of Commerce (JCC), la principale organizzazione svizzera del settore privato impegnata a promuovere i rapporti economici bilaterali tra la Svizzera e l’Europa orientale (extra-UE), l’Asia Centrale e il Caucaso meridionale.
Una nuova stagione geopolitica
Christopher J. Weafer (Macro-Advisory Ltd.) ha messo in luce come l’Asia Centrale e il Caucaso meridionale stiano conoscendo un inedito ritorno di centralità. Si parla ormai di “Great Game 3.0”, dove Cina, Russia, Stati Uniti, Unione europea, Turchia, Iran, India e monarchie del Golfo competono per il controllo di risorse, mercati e corridoi strategici che collegano Asia ed Europa.
Le risorse naturali rappresentano la posta più ambita: il Kazakistan è il principale fornitore globale di uranio, il Tagikistan è secondo nella produzione di antimonio, metallo chiave anche in ambito militare. L’energia rimane cruciale, ma cresce la corsa alle rinnovabili. Sul piano logistico, si moltiplicano i progetti di rotte alternative: il Corridoio di Mezzo (TITR), sostenuto dall’Unione europea, che collega l’Asia all’Europa aggirando la Russia; il Corridoio di Zangezur (Trump Route for International Peace and Prosperity – TRİPP), promosso da Azerbaigian, Armenia e Turchia con il sostegno statunitense, per ridurre i tempi di transito verso il Mediterraneo; il Corridoio di trasporto internazionale nord-sud (INSTC), voluto da Russia, Iran e India, per unire Asia meridionale ed Eurasia. Sullo sfondo, la Belt and Road Initiative cinese continua a tessere la sua rete di rotte terrestri e marittime.
Le strategie sono diverse: la Cina privilegia energia, risorse alimentari e vie di transito con un approccio pragmatico; la Russia, che considera l’Asia Centrale parte del proprio “estero vicino” e la utilizza come valvola di sfogo economica di fronte alle sanzioni, esercita ancora un forte controllo politico e militare; Stati Uniti e Unione europea cercano di contenere l’espansione di Pechino e Teheran e di garantire approvvigionamenti sicuri di minerali critici. Nel frattempo, la Turchia rilancia il progetto di un “mondo turco” che unisca popoli affini dalla steppa al Mediterraneo e gli Stati del Golfo investono massicciamente in energia, logistica e finanza islamica. Infine, l’Iran rafforza i legami con l’Unione economica eurasiatica (EaEU) e l’India, più lenta nel suo approccio, cerca spazio attraverso l’INSTC.
Per gli investitori privati, i settori più promettenti spaziano da energia (tradizionale e rinnovabile) e logistica, a sanità, fintech e turismo. L’aumento del reddito medio rafforza inoltre il potenziale dei consumi interni, mentre le privatizzazioni in corso aprono nuove opportunità in settori strategici. Tuttavia, restano ostacoli importanti: la concorrenza agguerrita di Russia e Cina, che possono contare su rapporti storici, reti linguistiche e minori vincoli normativi, burocrazia lenta, normative poco trasparenti e rischi reputazionali.
Transizione verde: dall’ambizione alla realtà
Dinara Jarmukhanova (Centil Law Firm) ha sottolineato come l’Asia Centrale stia tentando di trasformarsi da periferia energetica a laboratorio della transizione verde. I governi hanno fissato obiettivi ambiziosi: neutralità carbonica a metà secolo e quote rilevanti di rinnovabili già entro il 2030. La posta in gioco non riguarda soltanto la sicurezza energetica interna, ma la possibilità di trasformare la regione in un hub di esportazione di energia pulita verso Europa e Asia meridionale.
Kazakistan e Uzbekistan guidano la corsa sia a livello di obiettivi sia di pacchetti di incentivi capaci di attrarre grandi operatori internazionali. Il Kazakistan mira al 15% di rinnovabili entro il 2030 e al 50% entro il 2050. Colossi come Masdar, Total Energies e Acwa Power hanno firmato accordi per parchi eolici da un gigawatt ciascuno, da completare entro il 2028. L’Uzbekistan si muove con altrettanta determinazione e punta al 40% entro il 2030. Qui è stato inaugurato il progetto Sungrow Lochin, la più grande batteria di accumulo dell’Asia Centrale, capace di garantire stabilità di rete e di rafforzare l’attrattività per nuovi investitori. Kirghizistan e Tagikistan, dal canto loro, concentrano gli sforzi sull’idroelettrico, con il progetto CASA-1000 che porterà energia verso Pakistan e Afghanistan entro il 2027. Sul piano regionale, il Corridoio trans-caspico per l’energia verde, sostenuto da istituzioni finanziarie multilaterali, promette di collegare direttamente l’energia pulita centroasiatica ai mercati europei. Una prospettiva che non solo diversificherebbe i mercati, ma inserirebbe la regione in un network energetico continentale in forte trasformazione.
Anche Jarmukhanova conferma le opportunità concrete per il capitale privato: crescita della domanda interna, programmi di privatizzazione, incentivi. Permangono tuttavia sfide significative: alti costi iniziali dei grandi impianti, reti elettriche obsolete, carenza di manodopera qualificata, oltre a regole ancora fragili. La stagionalità delle rinnovabili e la mancanza di capacità di accumulo aggravano i rischi di instabilità. La spinta politica è forte, ma l’influenza delle industrie fossili e la lentezza burocratica rischiano di rallentare la trasformazione.
I corridoi eurasiatici tra logistica e sovranità
Il terzo e ultimo contributo, a cura di Nikolaus Kohler (M&M Militzer & Münch AG), ha sottolineato il peso crescente della logistica e delle infrastrutture di trasporto nel futuro della regione, evidenziando a sua volta come, dietro l’espansione dei corridoi eurasiatici, non ci sia soltanto la volontà di accorciare le distanze commerciali tra Asia ed Europa, ma una competizione geopolitica che volta a ridefinire equilibri e alleanze e che, a ben guardare, mette a dura prova la capacità dei Paesi dell’Asia Centrale e del Caucaso di gestire investimenti esteri senza cedere sovranità politica.
Ne sono la prova i due principali assi di sviluppo, il Corridoio di Mezzo (TITR) e il Corridoio di Trasporto Internazionale Nord-Sud (INSTC): il primo, che collega Cina e Turchia passando da Kazakistan, Azerbaigian e Georgia, rappresenta un’alternativa strategica alle rotte settentrionali attraverso la Russia, oggi ostacolate dalle sanzioni. Il secondo, che attraversa Iran e Russia per connettere l’Asia meridionale con l’Europa e l’Eurasia, consolida la cooperazione tra Mosca e Teheran. A queste vie si aggiungono iniziative più recenti come il Corridoio di Zangezur (TRIPP), nato dal fragile processo di pace tra Armenia e Azerbaigian, o il collegamento Uzbekistan–Afghanistan–Pakistan, sostenuto anche da interessi cinesi e pakistani.
Gli investimenti sono imponenti e provengono da più direzioni. Bruxelles, attraverso il programma Global Gateway, cerca di offrire ai Paesi centroasiatici un’alternativa credibile alla Nuova Via della Seta cinese. Pechino, dal canto suo, rafforza la propria presa con il progetto ferroviario Cina–Kirghizistan–Uzbekistan, che ridisegnerà le tempistiche dei traffici euroasiatici. La Russia, isolata a ovest, rilancia il ruolo dell’INSTC per mantenere un piede in una regione che considera vitale per la sua proiezione verso il sud. Washington, infine, osserva con crescente attenzione, cercando di sostenere progetti che limitino l’influenza di Mosca e Pechino (leggi: Corridoio di Zangezur).
Se sul piano infrastrutturale i progressi sono tangibili – nuovi porti, terminal, linee ferroviarie e sistemi digitali come eTIR e Single Window – le criticità rimangono evidenti: il Mar Caspio è un collo di bottiglia, i confini rallentano i flussi e la forte dipendenza da capitali esteri solleva interrogativi sulla sovranità degli Stati coinvolti. In questo scenario, la logistica non è solo economia: è geopolitica allo stato puro.
Il prezzo della centralità eurasiatica
Dall’evento di Cc-Ti e JCC emerge un quadro chiaro: Asia Centrale e Caucaso meridionale rappresentano snodi cruciali in cui convergono interessi energetici, logistici e geopolitici delle grandi potenze. Le opportunità sono rilevanti – dall’energia tradizionale e rinnovabile alla logistica, dai consumi interni alle privatizzazioni – ma si accompagnano a rischi elevati, legati a instabilità politica, burocrazia lenta, quadri normativi poco trasparenti e pressioni esterne.
Il futuro della regione dipenderà dalla capacità dei governi di tradurre ambizioni e incentivi in progetti concreti, bilanciando l’apertura agli investimenti con la difesa della sovranità strategica. Per gli investitori, significa alto potenziale, ma anche alta volatilità: chi saprà navigare tra opportunità e rischi potrà giocare un ruolo di primo piano in questa nuova rete di relazioni euro-asiatiche.
https://www.cc-ti.ch/site/wp-content/uploads/2025/09/ART25-Retrospettiva-evento-caucaso-1.png8531280Giulia Scalzihttps://www.cc-ti.ch/site/wp-content/uploads/2020/05/LG-cc-ti-03.pngGiulia Scalzi2025-09-12 08:00:002025-09-15 07:21:01Asia Centrale e Caucaso meridionale: tra corridoi strategici e transizione verde
Da gennaio 2026 tutte le spedizioni aeree dirette in Egitto dovranno essere preregistrate nel sistema ACI (Advanced Cargo Information).
Il Ministero delle Finanze egiziano ha confermato le nuove tempistiche dopo diversi rinvii: la fase sperimentale si concluderà a dicembre 2025 e, dal nuovo anno, l’utilizzo del sistema ACI diventerà obbligatorio per il trasporto aereo.
Ricordiamo che il sistema è già operativo per le spedizioni marittime dal 1° ottobre 2021: con l’estensione al cargo aereo, si completa il processo di digitalizzazione dei controlli doganali egiziani.
Come funziona l’ACI
Il sistema integra due piattaforme complementari:
CargoX: utilizzata dagli esportatori per trasmettere la documentazione alle autorità doganali egiziane;
Nafeza: gestita dagli importatori egiziani, raccoglie e valida i documenti ricevuti tramite CargoX per le pratiche di sdoganamento.
Questa architettura garantisce maggiore tracciabilità e trasparenza nelle operazioni doganali.
Passaggi operativi per le aziende esportatrici
Per garantire uno sdoganamento regolare, le aziende esportatrici devono seguire i seguenti passaggi:
Registrazione su CargoX
attivazione di una chiave blockchain e acquisto di crediti per il caricamento e l’invio dei documenti;
prevedere alcuni giorni per il completamento della registrazione.
Coordinamento con l’importatore
l’importatore inserisce i dati della spedizione (fattura commerciale o proforma) nella piattaforma Nafeza;
il sistema genera automaticamente il numero ACID (Advance Cargo Information Declaration);
il codice viene comunicato a entrambe le parti;
lato esportatore, il codice deve essere riportato su tutti i documenti dal lato esportatore.
Caricamento dei documenti
obbligatori: fattura commerciale, certificato d’origine e polizze di carico, in formato PDF e comprensivi del numero ACID;
la fattura deve essere caricata anche in formato XLS tramite il template fornito dalla piattaforma;
i documenti devono essere caricati al più tardi48 ore prima dell’arrivo della merce in Egitto.
Coordinamento con lo spedizioniere
il numero ACID va comunicato allo spedizioniere, che lo utilizzerà per l’emissione corretta dei documenti di trasporto.
Fonte: Germany Trade & Invest, GTAI
https://www.cc-ti.ch/site/wp-content/uploads/2025/09/ART25-Egitto-ACI-invii-aerei.jpg8531280Giulia Scalzihttps://www.cc-ti.ch/site/wp-content/uploads/2020/05/LG-cc-ti-03.pngGiulia Scalzi2025-09-11 08:00:002025-09-11 08:27:04Egitto: registrazione anticipata obbligatoria delle spedizioni aeree dal 2026
Il 5 settembre il Presidente Trump ha firmato un nuovo Ordine esecutivo che aggiorna i dazi “reciproci”, estendendo le esenzioni nei settori farmaceutico, metalli critici, minerali rari e tecnologie avanzate, mentre alcune merci come plastiche e prodotti chimici tornano soggette a dazi. L’O.E. introduce anche una novità: il meccanismo PTAAP, che applica tariffe MFN solo a Paesi partner strategici che siglano con gli USA accordi di cooperazione su commercio, sicurezza e tecnologie critiche. Settori inclusi: aerospazio, farmaceutica, risorse naturali critiche e prodotti agricoli scarsi sul mercato interno.
***AGGIORNAMENTO DEL 04.09.2025***
Il 29 agosto 2025 la Corte d’Appello federale degli Stati Uniti ha dichiarato illegali i dazi introdotti dall’amministrazione Trump attraverso l’IEEPA (International Emergency Economic Powers Act), ritenendo che solo il Congresso possa imporre tariffe generali. Emergenze come traffico di fentanyl o squilibri commerciali non giustificano tali misure.
Il 3 settembre 2025 il Dipartimento di Giustizia ha presentato ricorso alla Corte Suprema chiedendo di mantenere in vigore i dazi, con decisione sull’accoglimento prevista entro il 10 settembre e discussione a novembre.
Cosa significa nella pratica: fino al 14 ottobre 2025 i dazi restano applicabili; dal 15 ottobre decadono se la Corte Suprema non interviene. In caso intervento, resteranno in vigore fino alla sentenza definitiva, attesa nel corso del 2026.
Prospettive: l’amministrazione Trump potrebbe ricorrere ad altre basi legali (Sezioni 122, 301 o 232) per mantenere o reintrodurre i dazi.
Impatti per le aziende esportatrici: quadro normativo incerto; l’eventuale annullamento retroattivo dei dazi potrebbe comportare rimborsi per chi ha già versato le tariffe contestate.
VADEMECUM DELLA CC-TIcon indicazioni pratiche su temi quali origine e valore delle merci, inclusione o esclusione di specifici servizi, e altri aspetti rilevanti: scarica il PDF (ultimo aggiornamento: 04.09.2025).
Dazi “reciproci” del 39% sulle merci svizzere a partire dal 7 agosto 2025, dazi su settori e prodotti specifici, eliminazione dell’esenzione dai dazi per i piccoli invii (de minimis): tutte queste misure adottate dagli Stati Uniti hanno generato incertezza tra le imprese esportatrici. Questa pagina mira ad offrire un quadro sintetico delle nuove disposizioni, illustrandone l’ambito di applicazione e le tempistiche, nonché le indicazioni operative rilasciate dalla dogana statunitense (Customs Border Protection, CBP) tramite le “CSMS”, essenziali per assicurare una corretta applicazione e conformità.
DAZIO AGGIUNTIVO “RECIPROCO” DEL 39% SUI PRODOTTI SVIZZERI
Con l’Executive Order del 31 luglio 2025 che modifica l’Executive Order 14257 del 2 aprile 2025, viene introdotto un dazio aggiuntivo “reciproco” del 39% ad valorem sulle importazioni di origine svizzera, con decorrenza dal 7 agosto 2025.
NOTA: Le trattative tra Svizzera e Stati Uniti per una riduzione del dazio del 39% sono attualmente in corso. Fino al raggiungimento di un accordo, le merci svizzere restano soggette alla misura.
Il dazio si applica in aggiunta a ogni altro onere doganale (dazi MFN, antidumping, compensativi e tasse).
Il criterio determinante per la sua applicazione è l’individuazione del Paese di origine doganale, da intendersi, ai sensi del regolamento 19 CFR parte 134, come il Paese in cui una merce di origine estera è stata fabbricata, prodotta o coltivata, prima dell’ingresso negli Stati Uniti. Eventuali lavorazioni o aggiunte di materiali effettuate in un altro Paese possono modificare il Paese di origine solo se determinano una trasformazione sostanziale del prodotto. È quindi rilevante il luogo in cui avviene l’ultima trasformazione significativa, e non il Paese di spedizione. Per ulteriori ragguagli sul tema vedasi anche Marking of Country of Origin on U.S. Imports | U.S. Customs and Border Protection.
Per contrastare le pratiche elusive tramite transshipment, è prevista una clausola rafforzata: se la CBP accerta che la merce ha transitato da un Paese terzo senza subire una trasformazione sostanziale, con l’unico scopo di aggirare il dazio, l’aliquota sale automaticamente al 40% e si applicano sanzioni, oltre agli altri oneri previsti. In questi casi, la CBP può richiedere documenti tecnici integrativi e prove retroattive di trasformazione.
In caso di presenza significativa di contenuto statunitense(almeno il 20%), il dazio si applica solo alla quota residuale. Per beneficiare di questa deroga è necessaria una documentazione dettagliata conforme ai requisiti CBP, inclusa la prova del valore doganale dei componenti USA.
Restano in vigore le esenzioni già previste da normative precedenti:
Allegato II dell’Executive Order 14275 (2 aprile 2025): esenzione per alcune categorie di semiconduttori, prodotti farmaceutici ed elettronica ad alta tecnologia, elencate per voce di tariffa doganale. Il Memorandum Presidenzialedell’11 aprile estende l’esenzione a circuiti integrati, smartphone, SSD, moduli a pannello piatto e monitor (identificati tramite voce di tariffa doganale). L’Allegato I dell’Executive Order del 5 settembre 2025 amplia le esenzioni negli ambiti farmaceutico, metalli, minerali e tech, mentre plastiche e chimici sono di nuovo tassati.
Esenzioni ai sensi della Sezione 232: valide per acciaio, alluminio, veicoli e componentistica, rame (vedasi sotto).
L’elenco dettagliato dei Paesi interessati e il rispettivo ammontare dei dazi è riportato nell’Allegato I dell’Executive Order del 31 luglio 2025. Secondo tale elenco, ai prodotti di origine britannica si applica un dazio aggiuntivo “reciproco” del 10%, ai prodotti giapponesi del 15% e così via.
Unione europea
Per i prodotti originari dell’Unione europea si applica una struttura tariffaria modulata:
se il dazio MFN è inferiore al 15%, viene integrato per raggiungere il 15%
se il dazio MFN è pari o superiore al 15%, non si applica alcun dazio aggiuntivo.
Confronto prodotto UE <> prodotto svizzero:
prodotto UE con dazio MFN del 6% → dazio aggiuntivo del 9%, totale 15%;
prodotto svizzero con lo stesso dazio MFN → dazio aggiuntivo del 39%, totale 45%.
DAZI SPECIFICI SU MATERIALI STRATEGICI E PRODOTTI
Restano applicabili i dazi di sicurezza nazionale introdotti ai sensi della Sezione 232 del Trade Expansion Act del 1962, per settori strategici quali acciaio, alluminio, rame e in parte automotive. Questi dazi non si cumulano con quelli “reciproci” dell’Executive Order 14257.
il contenuto in acciaio dei derivati deve essere separato dai componenti non metallici, assoggettati ai dazi reciproci
ordine di priorità dei dazi: 1) dazio auto e componenti (25%), 2) dazio acciaio e alluminio (50%), 3) IEEPA per Canada e Messico (vedasi aggiornamenti del caso)
no drawback (rimborso dazi per reexport)
obbligo di indicare Paese di fusione e colata (ISO) o, se sconosciuto, “UN” (in tal caso, dazio punitivo del 200%).
Dal 4 giugno 2025 è in vigore un dazio del 50% su alluminio e derivati (Proclama 10957 del 3 giugno 2025, esteso a lattine e birra tramiteNota del BIS del 4 aprile 2025 e ad altri derivati tramite Nota del BIS pubblicata il 15 agosto 2025 e valida dal 18 agosto 2025). L’elenco completo dei prodotti toccati può essere visionato su Updated aluminumHTSlist 081525.docx
In sintesi:
il contenuto in alluminio dei derivati deve essere separato dai componenti non metallici, assoggettati ai dazi reciproci
ordine di priorità dei dazi: 1) dazio auto e componenti (25%), 2) dazio acciaio e alluminio (50%), 3) IEEPA per Canada e Messico (vedasi aggiornamenti del caso)
no drawback (rimborso dazi per reexport)
obbligo di indicare Paese diprima e seconda fusione e Paese di colata.
Dal 3 aprile 2025, auto e camion leggeri sono soggetti a un dazio aggiuntivo del 25%, come stabilito dal Proclama 10908. Dal 3 maggio 2025 la misura si estende ai componenti elencati nell’Allegato I.
Il 29 aprile 2025, un nuovo provvedimento ha introdotto un meccanismo di “credito compensativo” per i produttori statunitensi: il dazio sui componenti è ridotto in proporzione al loro contributo al valore di veicoli assemblati negli Stati Uniti (15% il primo anno, 10% dal secondo).
Con ordine esecutivo del 30 luglio 2025, è stata disposta la sospensione globale del regime “de minimis”, che prevedeva l’esenzione dai dazi per merci di valore inferiore a 800 dollari.
Dal 29 agosto 2025, tutte le importazioni commerciali sono soggette al regime ordinario, che prevede:
dazio MFN
dazio “reciproco” secondo l’aliquota IEEPA applicabile al Paese d’origine
eventuali altri dazi specifici
dichiarazione doganale completa tramite il sistema ACE (Automated Commercial Environment), con voce di tariffa, valore, origine e documenti commerciali.
Eccezione temporanea per i pacchi postali
Per sei mesi, le spedizioni effettuate tramite servizi postali ufficiali possono beneficiare di un regime semplificato a scelta:
dazio calcolato secondo aliquota IEEPA; oppure
tariffa fissa per pacco (80–200 USD, in base all’aliquota del Paese d’origine).
Alla fine del periodo transitorio, anche i pacchi postali saranno soggetti al regime ordinario completo.
Obblighi di garanzia
La CBP si riserva il diritto di richiedere garanzie finanziarie per assicurare il pagamento dei nuovi dazi.
SWISS MADE
Considerazioni sul futuro dello Swiss Made alla luce dei dazi del 39% applicati dagli USA dal 7 agosto 2025 e delle valutazioni che le aziende esportatrici stanno facendo per affrontare questa nuova sfida: “Swiss Made” sotto pressione (03.09.2025)
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Il 5 settembre 2025 il Presidente Trump ha firmato un nuovo Ordine esecutivo che modifica l’attuale regime dei dazi “reciproci” e introduce meccanismi inediti per l’attuazione di accordi commerciali e di sicurezza. Le misure entrano in vigore l’8 settembre 2025.
Contesto normativo
L’Ordine esecutivo del 5 settembre 2025 si inserisce nella cornice degli Ordini esecutivi 14257 (2 aprile 2025) e 14326 (31 luglio), che avevano dichiarato uno stato di emergenza nazionale collegato ai deficit commerciali e introdotto misure tariffarie straordinarie per motivi di sicurezza nazionale.
Il nuovo Ordine aggiorna le categorie di merci esentate dai “dazi reciproci” (Allegato I) e istituisce un regime tariffario condizionato al grado di allineamento strategico dei partner commerciali (Allegati II e III).
Modifiche all’Allegato II dell’Ordine esecutivo 14257
L’elenco dei beni esclusi dai dazi “reciproci” contenuto nell’Allegato II dell’Ordine esecutivo 14257 è stato significativamente ampliato. Tra le principali categorie introdotte figurano:
settore farmaceutico: lidocaina e altri anestetici locali, ingredienti attivi per farmaci generici non brevettati;
metalli critici: nichel, grafite, oro (in polveri, foglie, lingotti);
minerali rari essenziali per tecnologie avanzate:torio, stagno, molibdeno;
tecnologie avanzate: LED di alta precisione, magneti permanenti in terre rare (neodimio).
Parallelamente, alcune categorie precedentemente esentate tornano soggette a dazi “reciproci”:
plastiche e polimeri: PET, resine epossidiche, siliconi, poliestere;
prodotti chimici di base: idrossido di alluminio, miscele di alcoli aciclici.
L’Allegato I dell’Ordine esecutivo del 5 settembre elenca le categorie di merci interessate, riportando i corrispondenti codici tariffari HTSUS.
Introduzione del meccanismo “PTAAP”
La novità più rilevante è l’introduzione degli Allegati II e III Potential Tariff Adjustments for Aligned Partners (Allegato PTAAP), che prevede un regime tariffario preferenziale e condizionato.
Per le merci elencate, gli Stati Uniti possono applicareesclusivamente il dazio MFN (Most-Favored-Nation) anziché tariffe punitive se il Paese partner
conclude un accordo di commercio e sicurezza con clausole specifiche di cooperazione strategica;
assume impegni vincolanti, concreti e misurabili per ridurre gli squilibri commerciali bilaterali; e
rafforza la cooperazione economica in settori strategici, inclusa la condivisione di tecnologie critiche e l’allineamento in ambito di standard di sicurezza.
Categorie di beni inclusi nel PTAAP
L’Allegato PTAAP si applica a quattro aree strategiche:
aerospazio: aeromobili completi, parti di ricambio, avionica e componentistica certificata;
farmaceutica: medicinali generici, principi attivi non brevettati e ingredienti per l’industria;
risorse naturali critiche: materiali non disponibili negli USA e derivati industriali;
agricoltura specializzata: prodotti agricoli non coltivati o in quantità sufficienti sul mercato interno.
L’Allegato II elenca le categorie di merci interessate, riportando i corrispondenti codici tariffari HTSUS.
Attivazione e gestione operativa
Le esenzioni tariffarie previste dal PTAAP si attivano automaticamente al momento della ratifica dell’accordo bilaterale, senza bisogno di ulteriori ordini esecutivi.
La gestione operativa del sistema è affidata a tre organismi federali:
USTR (United States Trade Representative) – negoziazione e supervisione degli accordi commerciali
Department of Commerce – valutazione tecnica dei prodotti e classificazione tariffaria
U.S. Customs and Border Protection (CPB) – implementazione pratica alle frontiere e controlli doganali
Raccomandazioni operative
La CPB ha già pubblicato le linee guida per una corretta dichiarazione doganale, cfr. CSMS # 66151866 del 6 settembre 2025.
Considerando la natura dinamica del framework normativo e la possibilità di aggiornamenti periodici, è opportuno monitorare con attenzione le modifiche agli allegati tariffari, in una prima fase gli aggiornamenti all’Allegato II dell’ordine esecutivo 14257 del 2 aprile.
https://www.cc-ti.ch/site/wp-content/uploads/2025/09/ART25-nuovo-ordine-esecutivo-usa.jpg8531280Giulia Scalzihttps://www.cc-ti.ch/site/wp-content/uploads/2020/05/LG-cc-ti-03.pngGiulia Scalzi2025-09-08 09:40:202025-09-08 09:40:21Dazi “reciproci USA”: nuovo ordine esecutivo
Lundi, le conseiller fédéral Albert Rösti s’est réjoui de l’avancement du «projet ambitieux» de la gare de Lausanne, qui se concrétisera d’ici à… 2037. Pendant ce temps, Zurich fait la nique à l’arc lémanique. Un exemple dont la région devrait s’inspirer.
La météo très automnale de ce début de semaine n’a en rien perturbé la visite du chantier de la gare de Lausanne en présence du conseiller fédéral Albert Rösti, des CFF, ainsi que des autorités lausannoises, vaudoises et genevoises. Les partenaires «ont salué le dialogue et l’engagement qui ont permis d’avancer dans ce projet ambitieux», qui a pris une bonne douzaine d’années de retard, rappelons-le. A ce jour, quelque 530 millions de francs ont été investis dans ce projet au centre-ville, sur un budget total de 1,7 milliard de francs. Le premier quai transformé sera opérationnel en 2030, puis les déploiements des quatre autres quais auront lieu successivement jusqu’en 2036. La mise en service complète de la gare transformée est prévue pour… 2037.
Zurich loin devant
Pendant ce temps, la gare centrale de Zurich continue d’être désignée comme la meilleure d’Europe selon une enquête portant sur les cinquante gares les plus fréquentées du continent. Zurich fait la nique à l’arc lémanique, et pas seulement dans le domaine des infrastructures ferroviaires. Comme l’a relevé le mathématicien Xavier Comtesse dans l’Agefi, la plus grande ville du pays a pris le dessus dans quatre directions significatives: transport, école polytechnique, start-up et IA. Il semble loin le temps où la Suisse romande se démarquait avec Patrick Aebischer, Daniel Borel ou encore Ernesto Bertarelli. «C’était une époque glorieuse. Tous les espoirs étaient permis. Et pourtant, en seulement deux décennies, les rêves se sont envolés», déplore le chroniqueur. Sans aller aussi loin que lui dans le constat, force est d’admettre que la métropole alémanique nous regarde aujourd’hui du haut de la Prime Tower.
L’Ecole polytechnique de Zurich se classe régulièrement parmi les meilleures universités et est souvent la mieux classée d’Europe continentale, loin devant l’EPFL. Au niveau de l’innovation et de l’entrepreneuriat, les Zurichois créent le plus de start-up en Suisse. Côté IA, la ville des bords de la Limmat joue dans la cour des grands. Google et ses 5000 employés peuvent en témoigner. Président de l’EPFZ, Joël Mesot relevait il y a quelques mois sur les ondes de la RTS que «Zurich s’est complètement transformée ces vingt dernières années, passant d’une place bancaire à un centre mondial de haute technologie. Il y a eu Google, Microsoft, Nvidia, Disney et auparavant IBM. Toutes ces entreprises ont leurs centres de recherche et de développement à Zurich.»
Inspirer les générations à venir
De talents et d’ambitions, l’arc lémanique ne manque pourtant pas. Il s’agit aujourd’hui de donner une vision forte à cette région où le canton de Vaud dispose de nombreux atouts. Il faut fédérer les énergies, lancer des projets prestigieux pour inspirer les générations à venir. On a appris mardi le lancement d’Apertus, un modèle de langage multilingue appelé à concurrencer ChatGPT, ouvert et transparent, fruit d’une collaboration entre l’EPFL, l’EPFZ et le Centre suisse de calcul scientifique de Lugano. L’union fait la force: et si c’était l’une des voies à suivre?
https://www.cc-ti.ch/site/wp-content/uploads/2025/09/ART25-gare-de-lausanne.jpg8531280Giulia Scalzihttps://www.cc-ti.ch/site/wp-content/uploads/2020/05/LG-cc-ti-03.pngGiulia Scalzi2025-09-04 10:25:132025-09-04 10:38:13Une voie à suivre. Visite du chantier de la gare de Lausanne en présence du conseiller fédéral Albert Rösti
Nella riunione del 3 settembre 2025, il Consiglio federale ha deciso di sostenere un’iniziativa parlamentare che chiede un’urgente estensione dell’indennità per lavoro ridotto. I dazi supplementari statunitensi non dovrebbero comportare un imminente crollo dell’economia elvetica nel suo complesso, come è emerso dalla discussione in seno all’Esecutivo. I settori orientati all’esportazione e alcune singole imprese potrebbero tuttavia patirne. Pertanto, il Consiglio federale continua a puntare sul perfezionamento mirato degli stabilizzatori automatici e delle condizioni quadro economiche.
I dazi statunitensi si applicano a circa il 10 per cento di tutte le esportazioni di merci dalla Svizzera. Per le aziende interessate si tratta di un grave fardello. A livello macroeconomico si prevede una crescita nettamente inferiore alla media, ma non un crollo congiunturale. L’incertezza rimane tuttavia elevata.
Ulteriore sostegno al lavoro ridotto
L’indennità per lavoro ridotto è uno strumento collaudato ed efficace per attenuare le fasi di debolezza congiunturale e preservare posti di lavoro altrimenti a rischio. Il Consiglio federale intende quindi rafforzare questo strumento in modo mirato dando seguito alle proposte della Commissione della sicurezza sociale e della sanità del Consiglio degli Stati (CSSS-S).
Quest’ultima propone di adeguare urgentemente in due punti la legge sull’assicurazione contro la disoccupazione. In primo luogo, il Consiglio federale dovrà ottenere la competenza di estendere la durata massima di percezione dell’ILR fino a 24 mesi. Attualmente e fino al 31 luglio 2026, l’ILR può essere percepita al massimo per 18 mesi nell’ambito di un termine quadro di due anni. In secondo luogo, la commissione propone di introdurre un nuovo periodo di attesa. Un’azienda che ha percepito ILR per 24 mesi senza interruzioni durante un primo termine quadro dovrà rispettare un periodo di attesa di sei mesi prima di poterne aprire uno nuovo. Il Parlamento si pronuncerà su queste proposte nella sessione autunnale 2025.
Si prevede inoltre di spingere sulla digitalizzazione: a partire dal 1° settembre 2025 il conteggio dell’ILR sarà effettuato principalmente online secondo il principio «digital first» per alleviare gli oneri a carico delle aziende e accelerare i versamenti. A tal fine le aziende potranno utilizzare l’apposito «eService» dell’assicurazione contro la disoccupazione su www.job-room.ch, al quale è consigliato registrarsi tempestivamente.
Assistenza in sede di riposizionamento sul mercato
Nella situazione attuale molte aziende sono costrette a riposizionarsi. Per il Consiglio federale è fondamentale assisterle nel migliore dei modi in questo processo. Gli accordi di libero scambio recentemente conclusi e modernizzati, come quello con l’India, contribuiscono a schiudere nuovi mercati di sbocco e a ridurre la dipendenza da singole regioni. Switzerland Global Enterprise (S-GE) sostiene le imprese nel cercare mercati di sbocco alternativi con informazioni specifiche. L’assicurazione contro i rischi delle esportazioni (ASRE) consente invece alle aziende di assicurare i rischi economici derivanti dai dazi supplementari o dall’accesso a nuovi mercati.
Già il 20 agosto 2025 l’Esecutivo aveva deciso di intensificare gli sforzi per rinforzare la piazza economica svizzera. A questo riguardo ha conferito diversi mandati di verifica su come alleviare gli oneri normativi che gravano sulle imprese.
Il Consiglio federale segue da vicino gli sviluppi della situazione e si riserva il diritto di valutare e adottare ulteriori misure, se necessario.
https://www.cc-ti.ch/site/wp-content/uploads/2025/09/pexels-suissounet-16458274-1.jpg8531280Giulia Scalzihttps://www.cc-ti.ch/site/wp-content/uploads/2020/05/LG-cc-ti-03.pngGiulia Scalzi2025-09-04 10:20:242025-09-04 10:20:24Il Consiglio federale discute gli effetti dei dazi USA e punta sul lavoro ridotto
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