Viaggio esplorativo in Cina: comprendere l’economia cinese contemporanea

Un viaggio per osservare da vicino la Cina che cambia e capire come il Paese stia ridisegnando gli equilibri economici globali. Dal 6 al 12 novembre 2025, una delegazione di imprenditori ticinesi ha attraversato alcune delle aree più dinamiche della Cina – Shanghai, Shenzhen e Hong Kong – per esplorare le nuove frontiere della manifattura avanzata, della logistica intelligente, dell’innovazione digitale e dei modelli di sviluppo urbano.
L’iniziativa, promossa dalla Camera di Commercio, dell’industria, dell’artigianato e dei servizi del Cantone Ticino (Cc-Ti) e dal capitolo ticinese della Swiss Chinese Chamber of Commerce (SCCC), è stata realizzata con il supporto operativo di Swiss Centers China. La missione è nata su impulso di alcuni membri delle associazioni ASTAG Sezione Ticino, Spedlogswiss Ticino e ImprendiTI, a conferma di quanto il dialogo costante con i propri associati sia essenziale per comprenderne i bisogni e trasformarli in iniziative concrete.

L’obiettivo era chiaro: osservare da vicino il tessuto economico, industriale e tecnologico di un Paese che oggi influenza in modo determinante le filiere produttive globali. Le tre tappe – Shanghai, Shenzhen e Hong Kong – hanno offerto un quadro articolato delle trasformazioni in corso: dalla mobilità elettrica all’automazione industriale fino alla logistica digitale.

Shanghai: industria avanzata, energia e logistica globale

Il viaggio è iniziato a Shanghai, cuore pulsante dell’industria cinese e porta d’ingresso della Cina continentale, con una tappa a Changzhou, una delle città simbolo dell’industrial upgrading cinese.

Qui, la delegazione ha visitato lo stabilimento BYD – Build Your Dreams, oggi il principale produttore automobilistico cinese e leader mondiale nel settore dei New Energy Vehicles (NEV).
Lo stabilimento BYD di Changzhou è uno dei poli più importanti del gruppo, con linee di produzione altamente automatizzate (oltre il 95 % nella saldatura), integrazione verticale di batterie, motori ed elettronica di potenza, e sistemi digitalizzati per controllo qualità ed efficienza energetica.

In serata, la delegazione ticinese ha preso parte alla Sino-Swiss Business Reception @ CIIE 2025, evento istituzionale organizzato parallelamente alla grande fiera di Shanghai per celebrare le relazioni economiche tra i due Paesi.

Nel suo intervento, il Console generale di Svizzera a Shanghai, Sacha Bachmann, ha richiamato il recente Dialogo Strategico Sino-Svizzero tenutosi a Bellinzona tra il Consigliere federale Ignazio Cassis e il Primo Ministro cinese Wang Yi: un riferimento che ha sottolineato il ruolo del Ticino quale luogo di incontro tra le due economie.

Il secondo giorno è iniziato con un briefing esclusivo presso Swiss Centers China, il più grande hub di aziende svizzere nel Paese di Mezzo. Il CEO Zhen Xiao ha offerto uno sguardo privilegiato sul mercato cinese in continua evoluzione, condividendo approfondimenti su sentiment, sfide e opportunità per le aziende svizzere.

Ha fatto seguito la visita alla Shanghai Pilot Free Trade Zone (Waigaoqiao), primo esperimento cinese di zona economica avanzata, creata per testare nuove politiche di apertura commerciale e innovazione amministrativa. Qui, i rappresentanti della zona franca hanno illustrato i meccanismi di semplificazione doganale, una logistica efficiente, i regimi fiscali agevolati e i settori aperti agli investitori stranieri. Con oltre cento imprese elvetiche già presenti, la Svizzera figura tra i principali Paesi investitori, in particolare nei comparti biomedicale, farmaceutico e tecnologico.

Nel pomeriggio, la delegazione ha raggiunto il porto di acque profonde di Yangshan, il più grande terminal container automatizzato al mondo e un autentico capolavoro di ingegneria.

Tra gru portuali di precisione millimetrica, carrelli su rotaia, veicoli a guida autonoma (AGV) e sistemi di gestione digitale, Yangshan rappresenta la forza logistica della Cina e nodo strategico della Maritime Silk Road, il corridoio marittimo della Belt and Road Initiative.

La visita alla China International Import Expo (CIIE), la più principale fiera mondiale dedicata alle importazioni, ha occupato la terza giornata del viaggio. Giunta all’ottava edizione, la manifestazione non è una semplice esposizione commerciale, ma un segnale politico-economico: la Cina la utilizza per consolidare rapporti con partner globali e favorire l’ingresso di prodotti e tecnologie internazionali nel proprio mercato.

Qui la delegazione ha potuto osservare come le aziende straniere si presentano al mercato cinese attraverso attività promozionali, strategie di comunicazione e presentazione dei propri prodotti. Negli stand individuali delle svizzere Schindler, ABB e MSC, sono emerse applicazioni concrete di intelligenza artificiale, automazione energetica e logistica sostenibile.

All’interno dello Swiss Cluster Booth, organizzato da Swiss Centers China, erano presenti 26 espositori e 36 marchi svizzeri, tra cui le ticinesi Cetra Alimentari, Masaba Coffee, Tamaro Drinks e Tamborini Vini.

Shenzhen: il motore dell’innovazione cinese

Dalla costa orientale, la missione si è spostata a sud. Con un volo mattutino la delegazione è arrivata a Shenzhen, metropoli che incarna l’ascesa tecnologica cinese. Divenuta in pochi decenni la Silicon Valley del Paese, Shenzhen rappresenta un sistema urbano-industriale unico, dove imprese, startup e centri di ricerca coesistono in un ambiente di rapidissima prototipazione. A Huaqiangbei, uno dei più grandi mercati globali dell’elettronica, è possibile osservare la filiera corta dell’innovazione hardware: componenti, prototipi, microelettronica e produzione convivono nello stesso distretto, con tempi di sviluppo estremamente ridotti.

Il quinto giorno è stato dedicato a Huawei, una delle multinazionali tecnologiche più influenti al mondo. La delegazione ha visitato sia l’headquarter di Shenzhen, dove ha potuto scoprire le più recenti applicazioni nel campo dell’energia digitale, del cloud e della mobilità intelligente, sperimentare in prima persona i veicoli a guida autonoma sviluppati dall’azienda, e conoscere le ultime innovazioni in materia di smartphone e di smart home, sia il Campus di Dongguan, che ospita oltre 25’000 ricercatori e funziona come una vera e propria città dell’innovazione.

Con oltre 208’000 dipendenti, di cui la metà impegnata in attività di ricerca e sviluppo, Huawei rappresenta un modello distintivo di governance aziendale: la società è interamente posseduta dai suoi dipendenti e reinveste costantemente in innovazione. Nel 2024, l’azienda ha registrato una crescita significativa in settori strategici, tra cui dispositivi (+38%), veicoli intelligenti (+474%), energia digitale (+24%) e cloud (+8,5%).

La società ha una forte presenza anche in Svizzera, dove impiega più di 400 collaboratori distribuiti su tre sedi e due centri di ricerca e sviluppo, rafforzando la cooperazione scientifica con istituti come i Politecnici federali di Zurigo e Losanna e il CSEM, il centro svizzero per la ricerca applicata in microtecnologie ed elettronica avanzata.

Il sesto giorno la delegazione ha esplorato ulteriori eccellenze di Shenzhen.

A DJI, leader globale dei droni con oltre il 70% della quota mondiale, è stato possibile osservare applicazioni industriali di droni per logistica, sicurezza pubblica, agricoltura di precisione, cinema e media. In vent’anni di attività, l’azienda ha trasformato Shenzhen in un centro di eccellenza per il volo intelligente, dove hardware, software e soluzioni basate su intelligenza artificiale vengono sviluppati e sperimentati.

DJI conta 14’000 dipendenti, di cui il 30% impegnati in attività di R&S, e il 70% dei prodotti è destinato all’export. Tra le tecnologie più avanzate, i partecipanti hanno potuto osservare droni stazione mobile autonomi fino a due anni, droni agricoli con capacità superiore a 85 litri di fertilizzanti e droni per il trasporto di carichi pesanti oltre 80 kg.

Dalla fotografia aerea alla logistica automatizzata, DJI ha consolidato la sua posizione di riferimento nel settore della robotica applicata e delle soluzioni innovative per il volo intelligente.

La delegazione ha poi incontrato rappresentanti del Shenzhen Virtual University Park (SZVUP), un ecosistema che collega oltre 30 atenei e imprese, facilitando l’accesso a finanziamenti e opportunità di collaborazione, in particolare nei settori healthcare, nuovi materiali, energia e blockchain.

All’interno di questo contesto è presentata anche la start-up Auto City, specializzata in soluzioni di mobilità autonoma per i servizi urbani. L’azienda integra intelligenza artificiale, sensoristica avanzata e soluzioni sostenibili per migliorare l’efficienza e la vivibilità delle città del futuro.

Hong Kong: finanza, logistica e stabilità regolatoria

La tappa conclusiva si è svolta a Hong Kong, centro finanziario globale e porta logistica dell’Asia.

Presso l’Hong Kong International Airport, tra i primi al mondo per traffico merci, è stato presentato il progetto SKYTOPIA, un’iniziativa di sviluppo che integra area commerciale, logistica e spazi dedicati all’arte – in una città che ospita già le principali case d’asta e fiere. Il progetto prevede anche una marina, sistemi di trasporto intelligente e veicoli autonomi, nonché infrastrutture per eventi e attività culturali, con l’obiettivo di rafforzare il ruolo dell’aeroporto come hub commerciale e turistico, attrarre investimenti e generare nuove opportunità economiche per la città. Nel corso di un incontro con Invest Hong Kong, sono state illustrate le opportunità offerte dal modello “one country, two systems”, che garantisce un contesto competitivo per le imprese straniere in termini di fiscalità, protezione degli investimenti e accesso al mercato asiatico.

La delegazione ha poi visitato il Cainiao Smart Gateway di Alibaba, centro logistico dal quale parte circa la metà delle esportazioni globali del gruppo, un esempio concreto di integrazione tra logistica, intelligenza artificiale e sostenibilità.

A concludere il programma del viaggio, la delegazione ha partecipato a un evento di networking con le comunità svizzera e italiana a Hong Kong, co-organizzato dalle Camere di Commercio svizzera e italiana. Dopo il benvenuto del Console Generale di Svizzera a Hong Kong, Daniel Freihofer, sono stati presentati i principali aspetti dell’ecosistema economico locale, le opportunità per le imprese estere e il supporto offerto dalle due associazioni per sviluppare relazioni commerciali nella regione.

L’incontro si è concluso con un pranzo di networking, occasione di confronto aperto e costruttivo che ha consolidato legami e visioni comuni prima del rientro in Svizzera.

Una visione globale, una prospettiva condivisa

l viaggio di sette giorni tra Shanghai, Shenzhen e Hong Kong ha offerto ai partecipanti una visione diretta di un Paese che sta ridefinendo la crescita industriale, tecnologica e logistica. Le visite ai porti, alle aree industriali e agli ecosistemi hi-tech hanno mostrato come l’innovazione in Cina non sia un’azione isolata, ma un sistema integrato che unisce digitalizzazione, ricerca avanzata, automazione, talento e politiche pubbliche lungimiranti.

Industria, università e autorità collaborano costantemente, trasformando dati e idee in applicazioni concrete, scalabili e resilienti. In ogni settore — dalla logistica alla produzione, dalla mobilità all’urbanistica sperimentale — il vantaggio competitivo nasce dalla rapidità di esecuzione, dalla qualità delle partnership e dall’adozione coerente di tecnologie flessibili.

Per i partecipanti, la missione è stata un laboratorio di apprendimento e confronto, capace di aprire nuovi orizzonti e opportunità. La Cina non si limita a immaginare il futuro: lo costruisce con ritmo, scala e determinazione. Comprenderne le dinamiche significa cogliere le tendenze chiave dell’economia globale e riconoscere le sfide che l’Europa deve affrontare per colmare il divario competitivo in innovazione, digitalizzazione e infrastrutture strategiche.

In sintesi, il viaggio conferma che sostenibilità ed eccellenza operativa non sono solo obiettivi, ma il risultato naturale di un approccio sistemico allo sviluppo tecnologico, dove processi, competenze e strumenti convergono per generare valore reale e duraturo.

Publiredazionali Cc-Ti

Di seguito potete ritrovare tutti i publiredazionali Cc-Ti (dal 2023).

2025

Si chiama “Per il futuro” ma è “Senza futuro”, 19.11.2025

Servizio civico: buone intenzioni, proposta inadeguata, 19.11.2025

Imprese svizzere e accordo AELS-Mercosur: focus Brasile, 15.10.2025

“Riformare per servire al meglio”, 15.10.2025

Non dimentichiamo l’energia, 17.09.2025

“Swiss Made” sotto pressione, 03.09.2025

Dazi USA: primi effetti, 28.08.2025

La formazione della Cc-Ti, 18.6.2025 (e 21.5.2025)

Un sostegno per chi esporta, 21.5.2025

Le finanze cantonali: una discussione indispensabile, 9.5.2025

L’Arabia Saudita in chiave operativa, 30.4.2025

Negoziare? Si, no, forse, magari…, 17.4.2025

Le aziende svizzere al crocevia delle tensioni commerciali globali, 12.3.2025

CRASH TEST, 19.2.2025

L’economia per la società, 29.1.2025


2024

Auguri di Natale, 24 e 31.12.2024

Risultati inchiesta congiunturale 2024/2025, 18.12.2025

Il ritorno di Trump: rischi e opportunità per l’export svizzero (e non solo), 26.11.2024

Speciale 107esima AGO Cc-Ti: resoconto AGODiscorso Pres. A. GehriIntervista Prof. Guzzella, 19.11.2025

Innovazione e ricerca e sviluppo tecnologico: quo vadis?, 22.10.2024

Denominatore comune: innovazione, 15.10.2024

Guten Tag o Auf Wiedersehen?, 24.9.2024

Stati Uniti: è terra promessa?, 27.8.2024

«Non solo business…», 30.7.2024

Strada e ferrovia, accostamento vincente, 18.7.2024

India, il gigante su cui puntare, 28.5.2024

Votazione sulla riforma fiscale cantonale, 21.5.2024

La Svizzera apprezzata ovunqUE, 14.42024

L’accesso al Sud−Est asiatico passa da Singapore, 2.4.2024

Salari e statistiche, 26.3.2024

AVS, diamo i numeri…, 20.2.2024

Le sfide del business internazionale, 30.1.2024

Più poveri senza i ricchi, 23.1.2024


2023

Auguri di Natale (diversi), 12.2023

Il 2023 ha confermato le aspettative, 18.12.2023

Conflitto Israele-Hamas: nuovo stress test per supply chain e logistica, 28.11.2023

L’imprenditore al centro della 106esima AGO, 26.10.203

Il commercio con l’estero richiede misure rafforzate di dovuta diligenza, 17.10.2023

L’intrepido imprenditore: coraggio e resilienza, 26.9.2023

In un mondo che cambia informare e informarsi è un dovere, 29.8.2023

nLex Prevenire Difendere, 22.8.2023

Illusioni e realismo, 25.7.2023

Apertura tecnologicaSan Gottardo & pedaggio: NO grazie, 13.6.2023

Quel piatto di spaghetti che è il libero scambio, 30.5.2023

Tutelare la continuità aziendale, 12.5.2023

La tecnologia è competenzaEvoluzioni elettrizzanti, 18.4.2023

Chi guida la corsa alle tecnologie critiche?, 28.3.2023

Una buona istruzione garantisce protezioneL’opinione puntuale, 21.3.2023

Fiscalità: numeri e fattiL’opinione puntuale, 28.2.2023

Da complicato a complesso: il contesto internazionale è sempre più impegnativo, 31.1.2023

Centrare la formazioneLa manodopera è strategica, 24.1.2023

Servizio civico: buone intenzioni, proposta inadeguata

L’Iniziativa per l’istituzione di un Servizio civico su cui si voterà il prossimo 30 novembre prevede che tutte le persone con cittadinanza svizzera prestino un servizio a beneficio della collettività e dell’ambiente. Intento lodevole, ma poco realistico.

L’introduzione di un obbligo generale di prestare servizio comporterebbe il raddoppio delle persone reclutate rispetto a oggi. Secondo il Consiglio federale, con il nuovo modello il numero di persone soggette all’obbligo raddoppierebbe. Si passerebbe a circa 70’000 reclutati all’anno, ben oltre il fabbisogno reale di esercito e protezione civile.
Ne conseguirebbe tra l’altro anche un importante aumento dei costi per la Confederazione, i Cantoni e l’economia, senza però benefici reali.
Un obbligo di legge deve essere infatti sempre proporzionato allo scopo: qui decisamente non lo sarebbe.
L’esercito e la protezione civile, con il sostegno del servizio civile, sono fondamentali per la sicurezza della Svizzera. L’obbligo di prestare servizio è necessario solo per queste organizzazioni. Con il Servizio civico
l’iniziativa va troppo oltre.
Oltre ai costi elevati per la Confederazione e i Cantoni, anche l’economia ne risentirebbe in modo significativo.
Oggi le indennità di perdita di guadagno e l’assicurazione militare costano rispettivamente circa 800 e 160 milioni di franchi l’anno. Con il servizio civico, le spese raddoppierebbero: circa 1,6 miliardi per le indennità e oltre 300 milioni per l’assicurazione, senza contare costi aggiuntivi a carico delle imprese, dei Cantoni e della Confederazione e dei privati stessi.
Ogni lavoratore sottratto temporaneamente al suo impiego genera un’assenza da compensare, una perdita di produttività, una burocrazia supplementare e un’importante gestione del numero di assenze, con limitate soluzioni pratiche che metterebbero a dura prova un sistema, ad oggi, in equilibrio.

L’obiettivo di un Paese solidale e coeso è condivisibile, ma non si costruisce con nuovi obblighi. La Svizzera dispone già di una forte tradizione di volontariato e di spirito civico: valorizzarlo, semmai, significa sostenerlo, non imporlo.
Dire No al servizio civico non è rifiutare l’impegno collettivo, ma difendere un principio semplice e liberale e la solidarietà funziona meglio quando nasce dalla scelta, non dalla costrizione.

Si chiama “Per il futuro” ma è “Senza futuro”

“Per il futuro” è il titolo accattivante scelto per l’iniziativa dei Giovani socialisti che sarà in votazione il prossimo 30 novembre e che invoca una pesante forma di imposizione fiscale per finanziare le politiche climatiche.

Peccato che il clima, che purtroppo da tempo viene troppo facilmente “utilizzato” come pretesto per le proposte più irragionevoli, abbia poco o nulla a che vedere con questa iniziativa, che invece rispolvera il solito ritornello dell’attacco ai facoltosi.
Questa volta la proposta è però particolarmente insidiosa perché camuffata dietro uno slogan che fa sembrare impossibile dire di no.

In sostanza l’iniziativa si prefigge di costruire il domani erodendo le basi che lo rendono possibile.

Uno dei tanti problemi di questa iniziativa è che, invece di promuovere lo sviluppo futuro, lo distruggerebbe, perché cela un meccanismo che indebolisce proprio i fattori che danno prospettive certe, ossia la capacità di creare lavoro, di progredire attraverso l’innovazione e condividere la ricchezza creata nel lungo periodo grazie a un sistema redistributivo assai efficace.
Decisamente paradossale.

Una narrazione completamente fuorviante

L’iniziativa vuole introdurre un’imposta del 50% sulle successioni e donazioni superiori a 50 milioni di franchi. Una cifra ragguardevole, a prima vista, perché sembrerebbe colpire solo un numero ridotto di contribuenti facoltosi, immaginando un beneficio per tutta la popolazione.
Gli iniziativisti, come troppo spesso accade, accecati dal furore ideologico, ignorano (o fingono di ignorare) che la misura colpirebbe pesantemente realtà aziendali consolidate e che non hanno rubato nulla, anzi!
Realtà fondamentali per il funzionamento del sistema elvetico che hanno lavorato duramente e investito nelle imprese. Si parla di capitalizzazioni importanti che non sono liquidità lasciata su conti bancari per finanziare inconfessabili passatempi, bensì hanno preso forma in stabilimenti produttivi, macchinari, immobili…
Tutti beni che hanno prodotto, producono e intendono produrre valore, innovazione e posti di lavoro. Realtà concrete del territorio che investono nel futuro da decenni, da una vita.
Si arriverebbe al paradosso che occorre indebitarsi per pagare delle imposte di successione o donazione, solo per poter mantenere la propria azienda. In sostanza una vera e propria espropriazione.
Possibili cessioni a gruppi stranieri, trasferimenti all’estero, perdita di radicamento territoriale e, infine, tagli al personale, non sono mere minacce, bensì le conseguenze reali di una misura che sarebbe di fatto confiscatoria e quindi non conforme al nostro sistema svizzero, che poggia sull’affidabilità e la prevedibilità delle regole.
Con buona pace dell’improbabile “futuro” promesso.

Il successo della Svizzera non è frutto del caso, ma di un quadro istituzionale che incoraggia l’iniziativa privata, premia il lavoro, stimola l’innovazione e offre fiducia a chi investe. E soprattutto permette ancora delle certezze di pianificazione futura, aspetto fondamentale per le attività imprenditoriali. Questa fiducia si costruisce in decenni di duro lavoro, ma può svanire rapidamente se si cambia improvvisamente il patto tra Stato e cittadini.
Senza dimenticare che, attorno alle aziende più grandi che sarebbero di fatto smembrate, ruotano una moltitudine di filiere, molte PMI, fornitori locali, artigiani, professionisti, società di servizi, imprese culturali e sportive. Che inevitabilmente pagherebbero un pesante prezzo di una misura senza senso.

Una stima prudenziale indica che per ogni grande contribuente possano essere coinvolte tra 60 e 120 PMI sul territorio. Indebolire i grandi significa decretare la fine per i piccoli. E il rischio di partenze per l’estero di grandi contribuenti è una realtà fattuale, basti vedere cosa è successo in Norvegia. I dati parlano chiaro: 80 norvegesi facoltosi si sono trasferiti in Svizzera, su un totale di oltre 500 persone che si sono trasferite in altri paesi.
Non si tratta di difendere “privilegi”. Si tratta di difendere un sistema che ha permesso al nostro Paese di garantire benessere non solo a pochi, ma alla grande maggioranza della popolazione. Il futuro non si costruisce tassando in modo distruttivo, ma creando le condizioni perché valore e opportunità continuino a rigenerarsi. Perché senza crescita, non c’è redistribuzione sostenibile. Senza imprese forti, non ci sono risorse per finanziare il sociale, l’ambiente e i servizi pubblici per tutti.

Non è “per il futuro”: è un freno al futuro

Il titolo dell’iniziativa lascia intendere che si tratti di un atto di responsabilità verso i giovani. Ma sono proprio loro la categoria che pagherebbe in modo diretto le conseguenze di un indebolimento delle imprese.
Meno aziende forti radicate sul territorio significa meno apprendistati, meno posti di lavoro qualificati, meno opportunità, meno innovazione, meno di tutto.

Votare No a questa iniziativa non significa chiudere gli occhi di fronte alle sfide ambientali e sociali che attendono la Svizzera. Al contrario: significa preservare i mezzi con cui affrontarle. Un Paese che smantella ciò che funziona per inseguire slogan seducenti non prepara un domani migliore. Lo mette a rischio.
Il 30 novembre, guardiamo oltre il titolo. Costruire il futuro richiede lungimiranza, non scorciatoie. E la lungimiranza, oggi, significa dire No a un’idea che compromette le basi della nostra prosperità.

DOSSIER | Stati Uniti: panoramica dei dazi

***AGGIORNAMENTO DEL 17.11.2025***

Il 14 novembre Stati Uniti, Svizzera e Liechtenstein hanno presentato un’intesa quadro per rendere il commercio bilaterale “più equo e strategico”. Pur non essendo ancora un trattato formale, stabilisce impegni su tariffe, investimenti, cooperazione tecnica, digitalizzazione e sicurezza economica. Tra i punti principali: dazi USA sui prodotti svizzeri e del Liechtenstein limitati al 15% (all-in) e un piano di investimenti svizzeri negli USA da 200 miliardi di dollari. L’accordo dovrà ora essere finalizzato e approvato nei rispettivi Paesi.

Per ulteriori ragguagli: Stati Uniti: intesa su quadro negoziale ambizioso – Cc-Ti (17 novembre 2025)

***AGGIORNAMENTO DEL 09.09.2025***

Il 29 agosto 2025, la Corte d’Appello federale degli Stati Uniti (Federal Circuit) ha dichiarato illegali i dazi imposti tramite l’International Emergency Economic Powers Act (IEEPA) dall’amministrazione Trump, stabilendo che il presidente non può introdurre tariffe generali senza un’esplicita autorizzazione del Congresso.

Secondo la Corte, emergenze come il traffico di fentanyl o gli squilibri commerciali non rientrano tra le situazioni che giustificano l’uso dell’IEEPA per imporre dazi di carattere economico generale. La decisione si basa anche sulla “major questions doctrine”, secondo cui provvedimenti di grande impatto economico richiedono una delega legislativa chiara.

Il Dipartimento di Giustizia ha presentato ricorso alla Corte Suprema il 3 settembre 2025, chiedendo che i dazi restino in vigore fino alla decisione definitiva. Il 9 settembre 2025, la Corte Suprema ha accolto la richiesta di riesame (writ of certiorari) e ha fissato le udienze orali per il 5 novembre 2025, nell’ambito di un procedimento accelerato.

Nel frattempo, in base all’ordinanza del Federal Circuit, i dazi restano in vigore almeno fino al 14 ottobre 2025, data entro la quale la Corte Suprema potrebbe eventualmente prorogare la sospensione per evitare effetti economici immediati prima della propria decisione finale.

La sentenza definitiva della Corte Suprema è attesa tra dicembre 2025 e gennaio 2026.

Prospettive: l’amministrazione Trump potrebbe ricorrere ad altre basi legali (Sezioni 122, 301 o 232) per mantenere o reintrodurre i dazi.

VADEMECUM DELLA CC-TI con indicazioni pratiche su temi quali origine e valore delle merci, inclusione o esclusione di specifici servizi, e altri aspetti rilevanti: scarica il PDF (ultimo aggiornamento: 30.10.2025).

Dazi “reciproci” del 39% sulle merci svizzere a partire dal 7 agosto 2025, dazi su settori e prodotti specifici, eliminazione dell’esenzione dai dazi per i piccoli invii (de minimis): tutte queste misure adottate dagli Stati Uniti hanno generato incertezza tra le imprese esportatrici. Questa pagina mira ad offrire un quadro sintetico delle nuove disposizioni, illustrandone l’ambito di applicazione e le tempistiche, nonché le indicazioni operative rilasciate dalla dogana statunitense (Customs Border Protection, CBP) tramite le “CSMS”, essenziali per assicurare una corretta applicazione e conformità.

DAZIO AGGIUNTIVO “RECIPROCO” DEL 39% SUI PRODOTTI SVIZZERI

Con l’Executive Order del 31 luglio 2025 che modifica l’Executive Order 14257 del 2 aprile 2025, viene introdotto un dazio aggiuntivo “reciproco” del 39% ad valorem sulle importazioni di origine svizzera, con decorrenza dal 7 agosto 2025.

Il dazio si applica in aggiunta a ogni altro onere doganale (dazi MFN, antidumping, compensativi e tasse).

Il criterio determinante per la sua applicazione è l’individuazione del Paese di origine doganale, da intendersi, ai sensi del regolamento 19 CFR parte 134, come il Paese in cui una merce di origine estera è stata fabbricata, prodotta o coltivata, prima dell’ingresso negli Stati Uniti. Eventuali lavorazioni o aggiunte di materiali effettuate in un altro Paese possono modificare il Paese di origine solo se determinano una trasformazione sostanziale del prodotto. È quindi rilevante il luogo in cui avviene l’ultima trasformazione significativa, e non il Paese di spedizione. Per ulteriori ragguagli sul tema vedasi anche Marking of Country of Origin on U.S. Imports | U.S. Customs and Border Protection.

Per contrastare le pratiche elusive tramite transshipment, è prevista una clausola rafforzata: se la CBP accerta che la merce ha transitato da un Paese terzo senza subire una trasformazione sostanziale, con l’unico scopo di aggirare il dazio, l’aliquota sale automaticamente al 40% e si applicano sanzioni, oltre agli altri oneri previsti. In questi casi, la CBP può richiedere documenti tecnici integrativi e prove retroattive di trasformazione.

In caso di presenza significativa di contenuto statunitense (almeno il 20%), il dazio si applica solo alla quota residuale. Per beneficiare di questa deroga è necessaria una documentazione dettagliata conforme ai requisiti CBP, inclusa la prova del valore doganale dei componenti USA.

Restano in vigore le esenzioni già previste da normative precedenti:

  • Allegato II dell’Executive Order 14257 (2 aprile 2025), integrato dal Memorandum Presidenziale dell’11 aprile e modificato dall’Executive Order 14346 (5 settembre): esenzione per alcune categorie di semiconduttori, prodotti farmaceutici, elettronica ad alta tecnologia, metalli e minerali, elencate per voce di tariffa doganale. Con il nuovo Executive Order del 14 novembre 2025, l’Amministrazione statunitense ha esteso in modo significativo l’elenco dei prodotti agricoli esclusi dai dazi reciproci: l’Allegato I a tale E.O. aggiunge 237 classificazioni HTSUS agricole generiche e 11 categorie aggiuntive specifiche, tra cui tè, caffè, biscotti, frutta fresca e secca, prodotti lattiero-caseari, farine e cereali, fertilizzanti agricoli.
  • Esenzioni ai sensi della Sezione 232: valide per acciaio, alluminio, veicoli e componentistica, rame (vedasi sotto).

L’Executive Order del 5 settembre introduce anche una novità: il meccanismo PTAAP (Potential Tariff Adjustments for Aligned Partners), cfr. Allegato III dell’E.O. 14257 (da pag. 38) che applica tariffe MFN solo a Paesi partner strategici che siglano con gli USA accordi di cooperazione su commercio, sicurezza e tecnologie critiche. Settori inclusi: aerospazio, farmaceutica, risorse naturali critiche e prodotti agricoli scarsi sul mercato interno.

Istruzioni operative CBP: CSMS # 65829726, CSMS # 64649265, CSMS # 6474565.

DAZI “RECIPROCI” SU PRODOTTI DI ALTRI PAESI

L’elenco dettagliato dei Paesi interessati e il rispettivo ammontare dei dazi è riportato nell’Allegato I dell’Executive Order del 31 luglio 2025. Secondo tale elenco, ai prodotti di origine britannica si applica un dazio aggiuntivo “reciproco” del 10%, ai prodotti giapponesi del 15% e così via.

Unione europea

Per i prodotti originari dell’Unione europea si applica una struttura tariffaria modulata:

  • se il dazio MFN è inferiore al 15%, viene integrato per raggiungere il 15%
  • se il dazio MFN è pari o superiore al 15%, non si applica alcun dazio aggiuntivo.

Confronto prodotto UE <> prodotto svizzero:

  • prodotto UE con dazio MFN del 6% → dazio aggiuntivo del 9%, totale 15%;
  • prodotto svizzero con lo stesso dazio MFN → dazio aggiuntivo del 39%, totale 45%.

DAZI SPECIFICI SU MATERIALI STRATEGICI E PRODOTTI

Restano applicabili i dazi di sicurezza nazionale introdotti ai sensi della Sezione 232 del Trade Expansion Act del 1962, per settori strategici quali acciaio, alluminio, rame e in parte automotive. Questi dazi non si cumulano con quelli “reciproci” dell’Executive Order 14257.

Acciaio e derivati

Dal 4 giugno 2025 è in vigore un dazio del 50% su acciaio e derivati (Proclama 10957 del 3 giugno 2025, esteso tramite Nota dell’Industry & Security Bureau BIS del 16 giugno 2025 e Nota del BIS pubblicata il 15 agosto 2025 e valida dal 18 agosto 2025). L’elenco completo dei prodotti toccati può essere visionato su Updated steelHTSlist 081525.docx

In sintesi:

  • il contenuto in acciaio dei derivati deve essere separato dai componenti non metallici, assoggettati ai dazi reciproci
  • ordine di priorità dei dazi: 1) dazio auto e componenti (25%), 2) dazio acciaio e alluminio (50%), 3) IEEPA per Canada e Messico (vedasi aggiornamenti del caso)
  • no drawback (rimborso dazi per reexport)
  • obbligo di indicare Paese di fusione e colata (ISO) o, se sconosciuto, “UN” (in tal caso, dazio punitivo del 200%).

Istruzioni operative CBP:  CSMS # 65936570, CSMS # 6526374, CSMS # 6526574

Alluminio e derivati

Dal 4 giugno 2025 è in vigore un dazio del 50% su alluminio e derivati (Proclama 10947 del 3 giugno 2025, esteso a lattine e birra tramite Nota del BIS del 4 aprile 2025 e ad altri derivati tramite Nota del BIS pubblicata il 15 agosto 2025 e valida dal 18 agosto 2025). L’elenco completo dei prodotti toccati può essere visionato su Updated aluminumHTSlist 081525.docx

In sintesi:

  • il contenuto in alluminio dei derivati deve essere separato dai componenti non metallici, assoggettati ai dazi reciproci
  • ordine di priorità dei dazi: 1) dazio auto e componenti (25%), 2) dazio acciaio e alluminio (50%), 3) IEEPA per Canada e Messico (vedasi aggiornamenti del caso)
  • no drawback (rimborso dazi per reexport)
  • obbligo di indicare Paese di prima e seconda fusione e Paese di colata.

Istruzioni operative CBP: CSMS # 65936615, CSMS # 65236645, CSMS # 65340246 e CSMS # 6526574.

Rame e derivati

Dal 1° agosto 2025 è in vigore un dazio del 50% su rame e derivati (Proclama 10962 del 30 luglio 2025, Elenco HTS del rame soggetto alla Sezione 232).

In sintesi:

  • il contenuto in rame dei derivati deve essere separato dai componenti non metallici
  • ordine di priorità dei dazi: i prodotti assoggettati ai dazi auto (Proclama 10908) sono esclusi dal dazio sul rame
  • no drawback (rimborso dazi per reexport).

Istruzioni operative CBP: CSMS # 65794272

Auto e componenti

Dal 3 aprile 2025, auto e camion leggeri sono soggetti a un dazio aggiuntivo del 25%, come stabilito dal Proclama 10908. Dal 3 maggio 2025, tramite Proclama 10925, la misura si estende ai componenti elencati nell’Allegato I.

Il 29 aprile 2025, un nuovo provvedimento ha introdotto un meccanismo di “credito compensativo” per i produttori statunitensi: il dazio sui componenti è ridotto in proporzione al loro contributo al valore di veicoli assemblati negli Stati Uniti (15% il primo anno, 10% dal secondo).

Istruzioni operative CBP: CSMS # 64913145 e CSMS # 64916652

Camion, componenti e autobus

Dal 1° novembre 2025, come da Proclama 10984 del 17 ottobre, i veicoli pesanti e di peso medio delle classi III-VIII e loro componenti sono soggetti ad un dazio del 25% ai sensi della Sezione 232, gli autobus sottostanno ad un dazio del 10%. I prodotti interessati sono elencati nell’Annex I del proclama. Ulteriori informazioni sono disponibili nell’articolo Stati Uniti: nuovi dazi su camion, autobus e componenti (23 ottobre 2025).

Istruzioni operative CBP: CSMS # 66665333

Legno e derivati

Come da Proclama 10976, il 14 ottobre 2025 sono stati introdotti i seguenti dazi ai sensi della Sezione 232: 10% sul legname, 25% sui mobili imbottiti in legno, 25% su cucine e mobili da bagno, con aumenti al 30% per la seconda categoria e al 50% per la terza dal 1° gennaio 2025. I prodotti interessati sono elencati nell’Annex I del proclama.

Istruzioni operative CBP: CSMS # 66492057.

FINE DEL REGIME “DE MINIMIS”

Con ordine esecutivo del 30 luglio 2025, è stata disposta la sospensione globale del regime “de minimis”, che prevedeva l’esenzione dai dazi per merci di valore inferiore a 800 dollari.

Dal 29 agosto 2025, tutte le importazioni commerciali sono soggette al regime ordinario, che prevede:

  • dazio MFN
  • dazio “reciproco” secondo l’aliquota IEEPA applicabile al Paese d’origine
  • eventuali altri dazi specifici
  • dichiarazione doganale completa tramite il sistema ACE (Automated Commercial Environment), con voce di tariffa, valore, origine e documenti commerciali.

Eccezione temporanea per i pacchi postali

Per sei mesi, le spedizioni effettuate tramite servizi postali ufficiali possono beneficiare di un regime semplificato a scelta:

  • dazio calcolato secondo aliquota IEEPA; oppure
  • tariffa fissa per pacco (80–200 USD, in base all’aliquota del Paese d’origine).

Alla fine del periodo transitorio, anche i pacchi postali saranno soggetti al regime ordinario completo.

Obblighi di garanzia

La CBP si riserva il diritto di richiedere garanzie finanziarie per assicurare il pagamento dei nuovi dazi.

SWISS MADE

Considerazioni sul futuro dello Swiss Made alla luce dei dazi del 39% applicati dagli USA dal 7 agosto 2025 e delle valutazioni che le aziende esportatrici stanno facendo per affrontare questa nuova sfida: “Swiss Made” sotto pressione (03.09.2025)

Per domande o approfondimenti, potete rivolgervi a:

Monica Zurfluh
Responsabile Commercio Internazionale
T +41 91 911 51 35
zurfluh@cc-ti.ch


La Cc-Ti nei media

Interventi e prese di posizione della Cc-Ti e del Direttore Luca Albertoni

Stati Uniti: intesa su quadro negoziale ambizioso

Il 14 novembre scorso Stati Uniti, Svizzera e Liechtenstein hanno presentato un’intesa quadro volta a ridefinire le regole di un commercio bilaterale “più equo e strategico”. Pur non costituendo ancora un trattato formale, il quadro negoziale stabilisce impegni chiari in materia tariffe, investimenti, cooperazione tecnica, digitalizzazione e sicurezza economica. Tra gli elementi di maggior rilievo figurano la riduzione del dazio applicato dagli USA ai prodotti svizzeri e del Liechtenstein a un tetto massimo del 15% e un piano d’investimenti svizzeri negli Stati Uniti pari a 200 miliardi di dollari. L’intesa dovrà ora essere finalizzata e sottoposta alle procedure interne di approvazione e ratifica in ciascun Paese.

Un patto che ridisegna i contorni del commercio bilaterale

Il cuore dell’intesa riguarda gli investimenti. La Svizzera si impegna a convogliare negli Stati Uniti almeno 200 miliardi di dollari nei prossimi cinque anni, destinati in particolare alla creazione di posti di lavoro nell’industria e nella ricerca. Il Liechtenstein contribuirà con ulteriori 300 milioni di dollari, con l’obiettivo di aumentare del 50% l’occupazione generata dalle sue imprese negli USA. Secondo il quadro negoziale, circa un terzo di questi flussi dovrebbe concretizzarsi già entro la fine del 2026.

Parallelamente, per rafforzare il capitale umano, l’intesa promuove programmi di apprendistato e formazione professionale (“Registered Apprenticeships”), collegati agli investimenti previsti, con priorità ai settori a maggiore crescita.

Tariffe più prevedibili e maggiore apertura del mercato

Sul fronte tariffario arriva la svolta più attesa dalle imprese svizzere: gli Stati Uniti si impegnano a limitare al 15% massimo il dazio complessivo applicabile ai prodotti originari di Svizzera e Liechtenstein, includendo nel calcolo sia il dazio MFN sia la “tariffa reciproca” prevista dall’International Emergency Economic Powers Act (IEEPA). Lo stesso tetto si applicherà ai prodotti farmaceutici e ai semiconduttori soggetti a misure di sicurezza nazionale secondo la Sezione 232 del Trade Expansion Act.

Questa misura riallinea le imprese svizzere ai livelli tariffari dei concorrenti europei, eliminando uno svantaggio competitivo che negli ultimi mesi ha penalizzato l’export verso gli USA. Pur restando il fattore strutturale della forza del franco, l’allineamento delle aliquote consente alla Svizzera di recuperare margini di competitività, soprattutto nei settori ad alta intensità tecnologica e di valore aggiunto.

Simmetricamente, Svizzera e Liechtenstein promettono un’apertura tariffale sostanziale: abolizione dei dazi su tutti i prodotti industriali statunitensi, su alcune categorie agricole e sui prodotti ittici, nonché l’introduzione di contingenti tariffari per altre merci agricole sensibili. In tal senso, il Consiglio federale ha già annunciato l’intenzione di concedere contingenti in esenzione da dazio pari a 500 tonnellate di carne di manzo, 1’000 tonnellate di carne di bisonte e 1’500 tonnellate di pollame.

Meno barriere non tariffarie

L’intesa quadro dedica ampio spazio alla cooperazione regolatoria e alla rimozione delle barriere non tariffarie. È previsto un riconoscimento reciproco più agevole delle valutazioni di conformità, con procedure e criteri armonizzati per ridurre tempi e costi di certificazione.

Nel settore automobilistico, la Svizzera si dichiara pronta a considerare il riconoscimento degli standard federali statunitensi in materia di sicurezza veicolare, mentre per i dispositivi medici si impegna a facilitare l’accettazione dei prodotti già approvati dalla Food and Drug Administration (FDA).

Sul versante agroalimentare, l’intesa prevede un lavoro congiunto per semplificare i requisiti sanitari, di etichettatura e certificazione per carne bovina, bisonte e pollame.

Proprietà intellettuale, lavoro e ambiente

La cornice dell’accordo intende rafforzare anche la tutela della proprietà intellettuale, con particolare attenzione alle indicazioni geografiche, tema sensibile per la Svizzera.

Non mancano impegni in materia sociale e ambientale: le parti promettono di promuovere il rispetto dei diritti dei lavoratori, la lotta al lavoro forzato e una maggiore cooperazione sulle politiche ambientali e sul commercio sostenibile.

Dogane digitali e flussi di dati

Sul piano tecnologico, l’intesa quadro punta sulla digitalizzazione delle procedure doganali: scambio elettronico dei documenti, pre-elaborazione delle spedizioni (“pre-arrival processing”) e processi doganali più snelli.

In ambito digitale, Svizzera e Liechtenstein si impegnano a non introdurre tasse sui servizi digitali (“digital services tax”), a favorire il flusso transfrontaliero dei dati e a promuovere l’interoperabilità tra i rispettivi sistemi di protezione della privacy. I due Paesi sostengono inoltre una moratoria permanente all’OMC sui dazi sulle trasmissioni elettroniche.

Sicurezza economica e catene di approvvigionamento

Un ulteriore pilastro dell’intesa riguarda la sicurezza economica. Le parti intendono rafforzare la cooperazione su politiche “non di mercato” di Paesi terzi, coordinare l’approccio ai controlli alle esportazioni, alle sanzioni e allo screening degli investimenti in entrata, valorizzando le implicazioni per la sicurezza nazionale.

Altrettanto centrale è la resilienza delle catene di approvvigionamento: l’accordo punta a rendere più robuste le filiere nei settori critici, riducendo dipendenze e vulnerabilità.

Un calendario serrato

Le parti intendono concludere i negoziati entro il primo trimestre del 2026. Il testo definitivo dell’accordo sarà poi sottoposto alle procedure interne di approvazione e ratifica nei tre Paesi.

Link utili:

2 nuovi segretariati presso la Cc-Ti

Integrazione dell’UAE e nuovo segretariato ACSE

Integrazione dell’UAE nella Cc-Ti

Lunedì 10 novembre 2025 si è svolta a Giubiasco la riunione costitutiva della nuova Commissione edilizia/artigianato Cc-Ti – UAE, durante la quale è stato ufficializzato l’ingresso dell’UAE (Unione Associazioni dell’Edilizia) nella Cc-Ti. L’UAE, costituita nel 1997, raggruppa le principali associazioni di categoria dei settori dell’artigianato e dell’edilizia attive in Ticino.

La nuova Commissione intende rappresentare l’intero settore edilizio e artigianale ticinese, promuovendone lo sviluppo e la qualità attraverso una formazione solida e continua, sostenendo le imprese nel rispetto delle regole dell’arte e nel contenimento della concorrenza estera. Operando all’interno della Cc-Ti, mira inoltre a rafforzare la rappresentatività e il peso politico del settore in Ticino.

Da questa riunione nasce quindi una struttura permanente pensata per garantire continuità, rappresentanza e impulso a un comparto strategico: la Commissione edilizia/artigianato Cc-Ti – UAE, che sarà coordinata da Didier Guglielmetti.

Nuovo Segretariato ACSE

A partire dal 1° gennaio 2026, il Servizio associazioni della Cc-Ti assumerà inoltre la gestione del Segretariato dell’ACSE, l’Associazione per i Controlli e la Sicurezza degli impianti Elettrici (www.acse.swiss).

Competenze cercansi (ma anche buon senso)

Recentemente si è tornati a parlare — ancora una volta — della difficoltà, in Ticino ma non solo, di trovare i profili professionali richiesti dalle aziende. Un problema reale, certo. Ma non nuovo. E forse dovremmo iniziare a guardarlo da una nuova prospettiva, perché continuare a sorprenderci di qualcosa che accade da anni significa non voler vedere il problema per com’è: sistemico.

Le competenze non nascono nel vuoto. Nascono dentro un contesto che oggi, semplicemente, non è più in equilibrio.

Prendiamo il settore commerciale. Negli ultimi dieci anni, l’offerta scolastica è esplosa — da 933 allievi nel 2012/13 a 1’118 nel 2022/23 solo nelle scuole a tempo pieno (dobbiamo aggiungere l’apprendistato e la scuola cantonale di commercio) — mentre i giovani, nel complesso, sono diminuiti. Più corsi, più opzioni, più percorsi “facili da scegliere”. È comprensibile: entrare in una scuola è molto più semplice che trovare un posto di apprendistato, soprattutto per una generazione che fatica a reggere la pressione di un processo di selezione. Ma il risultato è che stiamo formando sempre più ragazzi in mestieri dove il mercato è saturo, mentre i settori che davvero cercano personale restano scoperti. Così alcuni non trovano manodopera, altri formano giovani che poi dovranno ricominciare da zero. E questo non significa solo ritardi nell’ingresso nel mondo del lavoro, ma anche un impatto economico: meno imposte, meno contributi sociali, meno risorse per la collettività.

Il paradosso è che molti giovani non conoscono nemmeno le professioni che esistono davvero. Non sanno cosa fa un installatore di sistemi di refrigerazione, una polimeccanica o un tecnologo di dispositivi medici. Non è disinteresse: è mancanza di visibilità. L’assenza di una fiera centrale delle professioni e la scarsa capacità delle associazioni di comunicare in modo moderno hanno reso molti mestieri praticamente invisibili. Così si finisce per scegliere quello che “si conosce” o che sembra più “prestigioso”, non quello che serve davvero.

E mentre questo accade, il mercato del lavoro si sbilancia. Ci sono mestieri dove i posti di apprendistato si esauriscono in poche settimane — a volte con liste d’attesa dall’anno prima — e altri dove nessuno si presenta. I primi sono quelli popolari, i secondi quelli essenziali. E così le aziende ticinesi, per restare a galla, guardano oltre frontiera per trovare personale, portando sì competenze ma perdendo il legame con il territorio. Nel frattempo, tanti giovani rimangono in attesa o finiscono in percorsi senza sbocchi. In pratica: formiamo, ma non collochiamo. E questo è un lusso che non possiamo più permetterci.

Inoltre, molte aziende, di fronte a tutto questo, hanno smesso di formare apprendisti. Il carico è diventato enorme: reclutamento complicato, alto tasso di abbandono, carenze crescenti nelle competenze sociali di base. Chi arriva in azienda ha spesso bisogno di un accompagnamento personalizzato, non solo tecnico ma anche umano. Questo significa tempo, energia e costi. E quando la formazione diventa un rischio economico, molte PMI non ce la fanno più. Il risultato è un circolo vizioso: meno posti di apprendistato, più scuola a tempo pieno, più costi per lo Stato e un allontanamento sempre maggiore tra formazione e lavoro — quello che dovrebbe essere, e restare, il fiore all’occhiello del modello svizzero.

Il problema, però, non è solo tecnico ma profondamente umano. Molti giovani sanno fare, ma fanno fatica a stare: a comunicare, collaborare, gestire la frustrazione, rispettare tempi e impegni. Le competenze trasversali — autonomia, responsabilità, adattabilità — sono quelle che mancano di più. E sono anche quelle che fanno la differenza tra chi porta valore e chi semplicemente esegue.

Non serve moltiplicare corsi o inventarsi soluzioni tampone. Serve il coraggio di cambiare prospettiva e ricostruire un sistema che torni a funzionare davvero — per le aziende, per i giovani e per il Paese. Una visione condivisa e pragmatica, capace di riequilibrare l’offerta formativa, sostenere chi sceglie di formare e accompagnare i ragazzi nello sviluppo delle competenze trasversali fin dai primi passi nel mondo del lavoro. Solo così potremo riportare coerenza tra ciò che insegniamo e ciò che serve davvero là fuori.


Articolo a cura di Sara Rossini, titolare e fondatrice Fill-up Sagl

La situazione sul mercato del lavoro

Rapporti della Seco sulla situazione del mercato del lavoro


Rapporto sulla sostenibilità: il Consiglio federale rafforza il sostegno alle PMI

Le PMI vanno sostenute in modo mirato nelle questioni che riguardano la sostenibilità. Il 5 novembre 2025 il Consiglio federale ha approvato un rapporto corrispondente in adempimento del postulato Dittli. Inoltre, nell’ambito del sostegno alle PMI, la Confederazione intende intensificare la collaborazione con le associazioni di categoria.

Il rapporto mostra che nei loro mercati di sbocco le piccole e medie imprese (PMI) svizzere si trovano sempre più spesso a dover soddisfare tutta una serie di requisiti previsti dalle direttive internazionali in materia di sostenibilità (ESG: Environmental, Social, Governance). Tra queste figurano attualmente: la direttiva europea sulla rendicontazione societaria di sostenibilità, determinate leggi nazionali (come la legge tedesca sulle catene di approvvigionamento) e, in futuro, la direttiva UE sulla catene di approvvigionamento. Da una parte queste normative comportano un aumento degli oneri a carico delle imprese, che devono mettere a disposizione dei loro clienti tutta la documentazione richiesta. Dall’altra creano anche nuove opportunità per una gestione aziendale sostenibile.

Stando al rapporto citato, esistono già numerose offerte di sostegno alle imprese da parte di associazioni, Cantoni, operatori privati e Confederazione. Ai fini di un miglioramento mirato, il Consiglio federale decide le seguenti misure: il portale della Confederazione dedicato alla responsabilità sociale d’impresa (RSI) sarà reso più intuitivo. Saranno inoltre messe a disposizione schede informative su normative specifiche e sarà valutata l’ipotesi di un accesso digitale a uno standard europeo di sostenibilità facoltativo riservato alle PMI.

Accesso gratuito al Risk Check

Per sostenere maggiormente le PMI, la Confederazione intensificherà anche la collaborazione con le associazioni di categoria e aiuterà le aziende interessate a identificare i rischi RSI specifici per Paese e prodotto. Infine, le imprese potranno avvalersi anche in futuro del Risk Check – uno strumento gratuito per il controllo di tali rischi – e di altre offerte di consulenza concrete, ad esempio tramite Switzerland Global Enterprise, con i suoi Swiss Business Hub situati in tutto il mondo.

Con il rapporto citato il Consiglio federale adempie il postulato Dittli (23.4062).


Fonte: CF – Comunicato stampa