Mobili… malgrado la politica
Carissimi soci, stimati rappresentanti delle autorità, cari ospiti, gentili signore, egregi signori,
anche da parte mia il più cordiale benvenuto alla 99esima Assemblea generale ordinaria della Camera di commercio, dell’industria, dell’artigianato e dei servizi del Cantone Ticino.
Il titolo “Mobili… malgrado la politica“ non vuole essere una bassa provocazione su un tema che molto ha fatto discutere come la tassa di collegamento e che noi continuiamo a ritenere una misura inadatta per risolvere i problemi di viabilità.
No, non cerchiamo la polemica gratuita, perché la nostra abitudine è quella di lavorare sodo, senza proclami fatti per raccogliere facili consensi, fini a sé stessi o a scopi elettorali.
No, noi non possiamo permetterci tutto questo perché siamo impegnati ogni giorno nell’appassionante, ma tutt’altro che facile compito di far “girare le nostre aziende”, di far quadrare i conti per realizzare utili che non rappresentano un peccato mortale ma sono indispensabili per gli investimenti nelle nostre aziende.
Investimenti che garantiscono la competitività, i posti di lavoro e non da ultimo il gettito fiscale. Probabilmente poca “roba”, parafrasando Giovanni Verga, per coloro che hanno sfacciatamente esultato alla notizia della partenza del Gruppo Armani da Mendrisio o del mancato ulteriore investimento del gruppo Swatch in Ticino. Salvo poi accorgersi che nel primo caso mancheranno oltre dieci milioni di franchi nelle casse dell’erario (e in più non si trattava di posti di lavoro a basso valore aggiunto). Mentre nel secondo caso gli investimenti aziendali sono finiti altrove, con i sentiti ringraziamenti dei nostri colleghi del Giura e di Neuchâtel per la spettacolare opera di promozione economica svolta dal Ticino a favore dei loro Cantoni, per un’azienda che probabilmente nessun Paese al mondo avrebbe rifiutato.
Certo, in un contesto in cui le cifre considerate “scomode” ai fini politici non sono neanche analizzate ma ritenute immediatamente taroccate, con le richieste di chiusura dell’ente non gradito perché non allineato, non ci si può forse più stupire di nulla.
Ma è a maggior ragione importante sottolineare, per riprendere il tema dominante della nostra odierna assemblea, come l’imprenditoria ticinese continui a lavorare, e bene, adattandosi alle molte sfide che il panorama internazionale, nazionale e locale le pongono quasi quotidianamente.
La nostra imprenditoria dimostra rispetto per il sistema-Paese, anche quando questo pone regole non molto favorevoli alla sua economia, mettendo a repentaglio pure le condizioni che hanno permesso alla Svizzera di diventare quello che è oggi e di garantire una libertà imprenditoriale decisiva per le sorti del nostro Paese.
Sì, perché la mobilità in senso lato dell’imprenditoria e quindi la prosperità del Paese, Ticino compreso, sono possibili solo laddove non ci si dimentichi che esiste un articolo della Costituzione federale, l’articolo 27, che recita che:
1 La libertà economica è garantita.
2 Essa include in particolare la libera scelta della professione, il libero accesso a un’attività economica privata e il suo libero esercizio.
La libertà economica è un diritto e non un privilegio inconfessabile concesso a pochi furfanti.
La libertà d’impresa è la spina dorsale dell’attività economica e quindi, di riflesso, anche del benessere generale.
La libertà d’impresa non è però un lasciapassare in bianco. Per chi sbaglia devono esserci le giuste conseguenze civili, penali e amministrative, come per tutti.
Negare però questa libertà fondamentale, e non ci stancheremo mai di ribadirlo, significa abbattere uno dei pilastri fondamentali della Svizzera moderna.
Questa libertà sancita all’articolo 27 della Costituzione federale non vale meno delle molte altre libertà garantite dalla nostra Magna Charta e ha lo stesso scopo: proteggere l’individuo, in questo caso l’imprenditore, dagli abusi del potere statale. Non dimentichiamoci che è proprio con questo scopo che sono nate le libertà fondamentali.
Oggi mi sembra che ci sia una volontà diffusa di uccidere la libertà economica e imprenditoriale, viste quali nuove nemiche da abbattere in nome di più o meno confessabili lotte di potere politico.
La difesa di questa libertà è per noi sempre stata fondamentale e rappresenta la ragione stessa di esistere per un’associazione-mantello che si preoccupa affinché le varie Associazioni di categoria possano prosperare in un quadro favorevole.
L’anno prossimo, che sarà quello del centenario della nostra associazione, costituirà un momento privilegiato in questo senso, perché l’articolo 27 sarà ribadito come faro delle nostre attività e cardine imprescindibile di un sistema che molti sembrano voler cambiare per scimmiottare gli esempi poco edificanti di Paesi a noi anche molto vicini, fatti di norme rigide e quantomeno fantasiose per non dire arbitrarie, complessità burocratiche insormontabili, fiscalità punitiva. Ogni riferimento alla vicina Penisola non è puramente casuale.
Certezza del diritto
Non mancano del resto nel passato recente gli esempi di progetti (meglio sarebbe dire insuccessi) politici portati avanti senza tenere conto del quadro giuridico e istituzionale svizzero.
Non occorre nemmeno menzionarli, tanto ne sono pieni i media negli ultimi mesi. Comprendo che ogni tanto sia necessario un atto di forza per smuovere certe dinamiche politiche-partitiche, ma calpestare sistematicamente le regole del diritto svizzero in nome di presunti interessi superiori e vivere di “segnali” da mandare a destra e a manca, stravolge non solo le abitudini elvetiche, ma anche la certezza del nostro diritto, caposaldo di ogni sistema che si vuole funzionante e competitivo e che non può essere preso a schiaffi ogni tre mesi nelle urne o con decisioni avventate di Governo e Parlamento, magari belle da propagandare ma nella migliore delle ipotesi inutili ai fini della risoluzione dei problemi o addirittura controproducenti nella peggiore delle ipotesi. Ogni riferimento alla Legge sulle imprese artigianali (LIA) non è puramente casuale.
Una cultura giuridica e istituzionale “ticinensis” che spesso è servita solo a inasprire i rapporti di vicinato con Berna e Roma.
Ponderatezza e disponibilità alla collaborazione
La Cc-Ti ha invece sempre dimostrato grande ponderatezza e disponibilità alla collaborazione costruttiva con le autorità anche su dossier per noi non sempre “simpatici”, penso ad esempio il “9 febbraio”, quando immediatamente dopo la votazione popolare abbiamo detto chiaramente che il nuovo articolo 121a della Costituzione federale andava applicato, perché così voluto dal popolo sovrano. Contingenti compresi, perché l’economia, al contrario dell’ottusità di certa politica, ha la capacità e il dovere di adattamento a nuove situazioni per sopravvivere.
Certo, l’adattamento ha un prezzo da pagare e questo deve rimanere equo, pena la distruzione stessa dell’economia, ma è meglio confrontarsi su certezze anche scomode e trovare la via per realizzarle che vivere continuamente nell’incertezza.
Politica e aziende
Per chiudere la parte “politica” del mio discorso sorge pertanto spontanea la domanda: “Ma allora cosa può fare direttamente la politica per le aziende”? La risposta è lapidaria: assolutamente nulla!
Affinché gli imprenditori possano operare nel miglior modo possibile – garantendo di riflesso un benessere a tutta la popolazione – lo Stato deve impegnarsi unicamente nella garanzia di condizioni quadro ottimali. Questa è da anni la chiara posizione della Cc-Ti.
Malgrado le varie crisi finanziarie e valutarie che hanno messo in difficoltà la nostra economia (ticinese e svizzera), non abbiamo mai chiesto aiuti sotto forma di contributi diretti, sussidi o forme analoghe.
Abbiamo sempre e solo chiesto di favorire le nostre attività aziendali riducendo le regole, le tasse, i balzelli, i cartelli, la burocrazia. Proprio per permettere di operare con una certa facilità e flessibilità nel rispetto delle leggi e nell’interesse di tutti, lavoratrici e lavoratori (leggi posti di lavoro) e Stato (leggi gettito fiscale). L’eccesso di regole, di burocrazia, mosse dalla volontà utopica di poter stabilire tutto nei minimi dettagli in nome di una presunta e maniacale pianificazione, non protegge ma uccide la libertà imprenditoriale. Altri Stati in altri tempi ne hanno fatto triste memoria.
Fieramente autosufficienti
Non abbiamo mai chiesto soldi allo Stato, dicevo un attimo fa. Questo vale anche e soprattutto per le molteplici attività svolte quotidianamente dalla Camera a favore dei nostri associati, a favore di voi tutti.
L’esempio recente più illuminante, e non solo perché coinvolge anche l’azienda che dirigo, è l’apertura del mercato russo per diverse imprese ticinesi. Un attento e costante lavoro, durato alcuni anni, esclusivamente realizzato con mezzi finanziari privati, della Cc-Ti e delle aziende interessate. Un risultato che dà lustro a tutto il Ticino e che ha permesso di realizzare al contempo contatti fondamentali con aziende russe che hanno già spostato da noi alcune attività legate in particolare al commercio di materie prime. Siamo, e lo capite dalle mie parole, fieramente autosufficienti.
Le nostre molteplici attività
Vale la pena ricordare sommariamente le molteplici attività della Cc-Ti, riassunte sotto due capisaldi: la consulenza agli associati e la tutela dei loro interessi nel contesto politico-istituzionale.
Il rapporto con le altre Camere di commercio e dell’industria svizzere è in questo senso fondamentale e sempre più forte, non solo sulla condivisione dei temi, ma anche nello sviluppo di progetti comuni, come è stato il caso qualche mese fa sul tema della mobilità con una piattaforma comune con i colleghi di Basilea e Neuchâtel, che è sfociata in un corso di formazione sulla mobilità destinato alle nostre aziende per capire meglio le dinamiche di questo complesso tema.
Per la sostenibilità, l’approccio è stato identico. Grazie alle esperienze maturate sul tema, siamo la prima Camera di commercio a essere certificata con indicatori di sostenibilità e il modello verrà presto seguito in altri Cantoni. Il nostro motto è che “quando si parla di qualcosa è giusto farlo con cognizione di causa” e questo va a beneficio di tutte le nostre aziende associate. Maggiore sarà la credibilità della Cc-Ti, tanto più peso avrà la voce delle imprese.
Decisivo è pure il ruolo delle Associazioni di categoria, con le quali la ripartizione dei compiti funziona bene: la Cc-Ti si occupa di questioni di economia generale, per quelle settoriali sono solo ed esclusivamente le Associazioni di categoria ad occuparsene.
La rete
La rete di scambio di esperienze fra le Associazioni e le aziende è fondamentale per il nostro lavoro, spesso svolto lontano dai riflettori. Purtroppo l’attenzione mediatica è sovente rivolta in primis agli argomenti che possono creare polemiche.
Peccato che le cose funzionino così, ma noi non smetteremo mai di sottolineare i tanti esempi di un’imprenditoria sana e dinamica.
Ho parlato della Russia. Una sfida per noi importante, e questo vale per tutte le Camere svizzere, è trovare il punto di equilibrio tra aziende che esportano e quelle che si rivolgono prevalentemente al mercato interno, con attenzione particolare a chi è già sul nostro territorio.
Esigenze diverse, a volte contrastanti, su cui occorre cercare un punto di incontro comune che sovente passa attraverso la già citata messa in rete, fatta di eventi, formazione, consulenze mirate, ecc..
Il settore dell’export è per la Cc-Ti (e per il Ticino) ovviamente fondamentale e non a caso, oltre alle numerose missioni economiche auto-finanziate realizzate nel corso degli ultimi anni è stato ulteriormente rafforzato tutto il settore formativo e una presenza costante in azienda per corsi individualizzati su misura. Utile inoltre ricordare anche l’enorme lavoro svolto nel servizio delle legalizzazioni, senza il quale molte aziende ticinesi non potrebbero esportare.
L’internazionalizzazione è ormai diventato un tema costante delle nostre attività, grazie anche alla proficua e positiva collaborazione con Switzerland Global Enterprise e contribuisce a rafforzare in maniera decisiva il tessuto economico cantonale.
La formazione e la consulenza non sono solo al servizio dell’export, ma di tutte le aziende, dalla più grande alla minuscola ma non meno importante ditta individuale, perché nel contesto della politica economica generale la Camera rappresenta tutti i settori e tutte le dimensioni aziendali.
Al di là della differenza tra chi vuole pochi ostacoli per esportare meglio e chi invece desidera barriere per proteggere il mercato interno, la fiscalità, la mobilità, la sostenibilità, i contingenti per l’immigrazione, i salari minimi, i rapporti con i sindacati, la preparazione tecnica e umana del personale e tanti altri temi sono comuni a tutte le imprese. Su questi temi la Camera è, sempre e con costanza, al vostro fianco.
Carissimi soci, un tempo le chiamavano condizioni-quadro. Oggi forse sarebbe più opportuno parlare di quadro delle condizioni. Un quadro, una tela che inizia a sbiadire i suoi colori.
A noi, carissimi soci della Cc-Ti, il compito di assicurarne il costante restauro nel tempo.
Vi auguro buon lavoro e buoni affari e vi ringrazio per la vostra attenzione.
Importante delegazione russa in visita alla Cc-Ti
/in Internazionale, TematicheL’incontro ha permesso di rafforzare ulteriormente le relazioni tra il Cantone, la Cc-Ti e la Federazione Russa.
In data odierna, 21 ottobre 2016, si è tenuto presso la Camera di commercio e dell’industria (Cc-Ti) un importante incontro con una delegazione russa presente in Ticino in occasione della visita in Svizzera della Presidente del Consiglio della Federazione Russa, signora Valentina Matvienko.
La delegazione russa, guidata da Yury L. Vorobiev (Vicepresidente del Consiglio della Federazione Russa e Capo del gruppo per la cooperazione con il Consiglio degli Stati dell’Assemblea federale della Confederazione Svizzera), è stata accolta da Stefano Rizzi (Direttore della Divisione dell’economia del Dipartimento delle finanze e economia del Canton Ticino), Luca Albertoni (Direttore della Cc-Ti) e Chiara Crivelli (responsabile International Desk della Cc-Ti). La visita della delegazione russa è stata coordinata dal Gruppo di amicizia Svizzera-Russia dell’Assemblea federale e la delegazione era accompagnata dal CS Filippo Lombardi, co-presidente del Gruppo Svizzera-Russia dell’Assemblea federale.
Si è trattata di un’importante occasione per rafforzare ulteriormente i contatti tra Ticino, la Cc-Ti e la Federazione Russa. Durante l’incontro sono state discusse in maniera particolare le opportunità di collaborazione economica con la Regione di Krasnodar, rappresentata da Sergey Altukhov, giovane e dinamico Vicegovernatore della regione, il quale ha fornito una presentazione molto interessante sul potenziale del territorio. Per lo sviluppo futuro delle relazioni con la Regione di Krasnodar la Cc-Ti studierà la possibilità di partecipare con una rappresentanza ticinese al Forum internazionale economico, che si terrà a Krasnodar nel mese di febbraio 2017.
Ricordiamo che il 20 ottobre è stato sottoscritto un Protocollo d’intenti tra il Cantone Ticino e la Regione di Krasnodar. L’accordo, firmato dal Presidente del Consiglio di Stato Paolo Beltraminelli e dal Governatore della Regione di Krasnodar V.I. Kondratiev, mira a promuovere e sviluppare la cooperazione tra le due regioni.
La sostenibilità non deve essere un’imposizione
/in Sostenibilità, TematicheIntervista a modem sul tema della sostenibilità
In data 11.10.2016 è andata in onda una puntata di modem con il titolo “Diritti umani e ambientali per tutti” dove ha partecipato, per la Cc-Ti, Roberto Klaus.
Trovate il dibattito al seguente link http://www.rsi.ch/rete-uno/programmi/informazione/modem/Diritti-umani-e-ambientali-per-tutti-8037083.html
Ricordiamo che la Cc-Ti si è espressa più volte sul tema e che la nostra posizione difende una sostenibilità ambientale, sociale ed economica portata in maniera autonoma dalle aziende.
Roberto Klaus: “Anche nell’opinione pubblica l’attenzione ai temi ambientali, sociali ed economici è aumentata. La complessità delle questioni emerse è oggettivamente considerevole. Nel passato la Svizzera ha cercato di risolvere i problemi grazie ai valori storici che la contraddistinguono. Oggi si rischia una deriva legislativa, normativa e burocratica. Per ogni difficoltà si identica la colpevolezza nel mondo economico e si crede di risolvere le problematiche con nuove leggi di Stato che limitano la libertà economica.”
99° Assemblea Generale Ordinaria della Cc-Ti
/in Appuntamenti, Assemblea Generale Ordinaria, Eventi e missioniSi è tenuta venerdì 14 ottobre 2016, a Castione, la 99esima Assemblea Generale Ordinaria della Cc-Ti.
Alla fine dell’articolo potete trovare il comunicato stampa dell’evento e il discorso tenuto dal Presidente Glauco Martinetti.
Care associate, cari associati,
La nostra assemblea generale ordinaria dello scorso 14 ottobre è stata l’occasione per ribadire l’importanza della libertà economica e imprenditoriale. Diritto costituzionale da difendere strenuamente e senza compromessi perché elemento-chiave del sistema elvetico. Come non sono possibili compromessi con le imprese che violano le regole vigenti e che quindi devono essere giustamente sanziona, così non saremo disposti a compromessi con chi vuole indebitamente e in modo forfettario sopprimere una libertà fondamentale tanto importante. Questo non solo per meri interessi di parte, ma per salvaguardare un sistema che ha pochi eguali nel mondo. Anche se si può sempre imparare qualcosa da tutti, come hanno dimostrato gli esempi di altre regioni svizzere che abbiamo nel contesto della mobilità. Non per alimentare ulteriori e sterili polemiche, ma per dimostrare che con un po’ di buona volontà di tutti vi sono molti strumenti interessanti per affrontare in modo costruttivo i problemi, evitando di perdersi in discussioni solo ideologiche.
Luca Albertoni, direttore Cc-Ti
Il meglio della 99° Assemblea generale ordinaria della Cc-Ti in due minuti!
Intervista a Sergio P. Ermotti, CEO di UBS, condotta in occassione della 99° Assemblea della Cc-Ti a proposito di successo, giovani e lavoro e tanto altro.
Rivivete integralmente l’assemblea Cc-Ti
Intervista completa a Sergio P. Ermotti, CEO di UBS, condotta in occassione della 99° Assemblea della Cc-Ti da Marcello Foa, Direttore generale di TImedia
Il discorso del Presidente 99° Ago Cc-Ti
Il comunicato stampa 99° Ago Cc-Ti
L’evento nei media
• CdT, 15.10.2016, Martinetti: la politica non ci intralci
• Gdp, 15.10.2016, Aziende: clima ostile ma lavoriamo sodo
• La Regione, 15.10.2016, Tutelare tutte le libertà
• Il Quotidiano, edizione del 14.10.2016, servizio sull’assemblea Cc-Ti
• LiberaTV, L’appello di Martinetti alla politica: “Basta con i piagnistei: questo Cantone non è alla canna del gas come lo descrivono certi politici”. Vedi l’articolo online.
Discorso del Presidente Glauco Martinetti, 99° Assemblea Generale Ordinaria Cc-Ti
/in Appuntamenti, Assemblea Generale Ordinaria, Eventi e missioniMobili… malgrado la politica
Carissimi soci, stimati rappresentanti delle autorità, cari ospiti, gentili signore, egregi signori,
anche da parte mia il più cordiale benvenuto alla 99esima Assemblea generale ordinaria della Camera di commercio, dell’industria, dell’artigianato e dei servizi del Cantone Ticino.
Il titolo “Mobili… malgrado la politica“ non vuole essere una bassa provocazione su un tema che molto ha fatto discutere come la tassa di collegamento e che noi continuiamo a ritenere una misura inadatta per risolvere i problemi di viabilità.
No, non cerchiamo la polemica gratuita, perché la nostra abitudine è quella di lavorare sodo, senza proclami fatti per raccogliere facili consensi, fini a sé stessi o a scopi elettorali.
No, noi non possiamo permetterci tutto questo perché siamo impegnati ogni giorno nell’appassionante, ma tutt’altro che facile compito di far “girare le nostre aziende”, di far quadrare i conti per realizzare utili che non rappresentano un peccato mortale ma sono indispensabili per gli investimenti nelle nostre aziende.
Investimenti che garantiscono la competitività, i posti di lavoro e non da ultimo il gettito fiscale. Probabilmente poca “roba”, parafrasando Giovanni Verga, per coloro che hanno sfacciatamente esultato alla notizia della partenza del Gruppo Armani da Mendrisio o del mancato ulteriore investimento del gruppo Swatch in Ticino. Salvo poi accorgersi che nel primo caso mancheranno oltre dieci milioni di franchi nelle casse dell’erario (e in più non si trattava di posti di lavoro a basso valore aggiunto). Mentre nel secondo caso gli investimenti aziendali sono finiti altrove, con i sentiti ringraziamenti dei nostri colleghi del Giura e di Neuchâtel per la spettacolare opera di promozione economica svolta dal Ticino a favore dei loro Cantoni, per un’azienda che probabilmente nessun Paese al mondo avrebbe rifiutato.
Certo, in un contesto in cui le cifre considerate “scomode” ai fini politici non sono neanche analizzate ma ritenute immediatamente taroccate, con le richieste di chiusura dell’ente non gradito perché non allineato, non ci si può forse più stupire di nulla.
Ma è a maggior ragione importante sottolineare, per riprendere il tema dominante della nostra odierna assemblea, come l’imprenditoria ticinese continui a lavorare, e bene, adattandosi alle molte sfide che il panorama internazionale, nazionale e locale le pongono quasi quotidianamente.
La nostra imprenditoria dimostra rispetto per il sistema-Paese, anche quando questo pone regole non molto favorevoli alla sua economia, mettendo a repentaglio pure le condizioni che hanno permesso alla Svizzera di diventare quello che è oggi e di garantire una libertà imprenditoriale decisiva per le sorti del nostro Paese.
Sì, perché la mobilità in senso lato dell’imprenditoria e quindi la prosperità del Paese, Ticino compreso, sono possibili solo laddove non ci si dimentichi che esiste un articolo della Costituzione federale, l’articolo 27, che recita che:
1 La libertà economica è garantita.
2 Essa include in particolare la libera scelta della professione, il libero accesso a un’attività economica privata e il suo libero esercizio.
La libertà economica è un diritto e non un privilegio inconfessabile concesso a pochi furfanti.
La libertà d’impresa è la spina dorsale dell’attività economica e quindi, di riflesso, anche del benessere generale.
La libertà d’impresa non è però un lasciapassare in bianco. Per chi sbaglia devono esserci le giuste conseguenze civili, penali e amministrative, come per tutti.
Negare però questa libertà fondamentale, e non ci stancheremo mai di ribadirlo, significa abbattere uno dei pilastri fondamentali della Svizzera moderna.
Questa libertà sancita all’articolo 27 della Costituzione federale non vale meno delle molte altre libertà garantite dalla nostra Magna Charta e ha lo stesso scopo: proteggere l’individuo, in questo caso l’imprenditore, dagli abusi del potere statale. Non dimentichiamoci che è proprio con questo scopo che sono nate le libertà fondamentali.
Oggi mi sembra che ci sia una volontà diffusa di uccidere la libertà economica e imprenditoriale, viste quali nuove nemiche da abbattere in nome di più o meno confessabili lotte di potere politico.
La difesa di questa libertà è per noi sempre stata fondamentale e rappresenta la ragione stessa di esistere per un’associazione-mantello che si preoccupa affinché le varie Associazioni di categoria possano prosperare in un quadro favorevole.
L’anno prossimo, che sarà quello del centenario della nostra associazione, costituirà un momento privilegiato in questo senso, perché l’articolo 27 sarà ribadito come faro delle nostre attività e cardine imprescindibile di un sistema che molti sembrano voler cambiare per scimmiottare gli esempi poco edificanti di Paesi a noi anche molto vicini, fatti di norme rigide e quantomeno fantasiose per non dire arbitrarie, complessità burocratiche insormontabili, fiscalità punitiva. Ogni riferimento alla vicina Penisola non è puramente casuale.
Certezza del diritto
Non mancano del resto nel passato recente gli esempi di progetti (meglio sarebbe dire insuccessi) politici portati avanti senza tenere conto del quadro giuridico e istituzionale svizzero.
Non occorre nemmeno menzionarli, tanto ne sono pieni i media negli ultimi mesi. Comprendo che ogni tanto sia necessario un atto di forza per smuovere certe dinamiche politiche-partitiche, ma calpestare sistematicamente le regole del diritto svizzero in nome di presunti interessi superiori e vivere di “segnali” da mandare a destra e a manca, stravolge non solo le abitudini elvetiche, ma anche la certezza del nostro diritto, caposaldo di ogni sistema che si vuole funzionante e competitivo e che non può essere preso a schiaffi ogni tre mesi nelle urne o con decisioni avventate di Governo e Parlamento, magari belle da propagandare ma nella migliore delle ipotesi inutili ai fini della risoluzione dei problemi o addirittura controproducenti nella peggiore delle ipotesi. Ogni riferimento alla Legge sulle imprese artigianali (LIA) non è puramente casuale.
Una cultura giuridica e istituzionale “ticinensis” che spesso è servita solo a inasprire i rapporti di vicinato con Berna e Roma.
Ponderatezza e disponibilità alla collaborazione
La Cc-Ti ha invece sempre dimostrato grande ponderatezza e disponibilità alla collaborazione costruttiva con le autorità anche su dossier per noi non sempre “simpatici”, penso ad esempio il “9 febbraio”, quando immediatamente dopo la votazione popolare abbiamo detto chiaramente che il nuovo articolo 121a della Costituzione federale andava applicato, perché così voluto dal popolo sovrano. Contingenti compresi, perché l’economia, al contrario dell’ottusità di certa politica, ha la capacità e il dovere di adattamento a nuove situazioni per sopravvivere.
Certo, l’adattamento ha un prezzo da pagare e questo deve rimanere equo, pena la distruzione stessa dell’economia, ma è meglio confrontarsi su certezze anche scomode e trovare la via per realizzarle che vivere continuamente nell’incertezza.
Politica e aziende
Per chiudere la parte “politica” del mio discorso sorge pertanto spontanea la domanda: “Ma allora cosa può fare direttamente la politica per le aziende”? La risposta è lapidaria: assolutamente nulla!
Affinché gli imprenditori possano operare nel miglior modo possibile – garantendo di riflesso un benessere a tutta la popolazione – lo Stato deve impegnarsi unicamente nella garanzia di condizioni quadro ottimali. Questa è da anni la chiara posizione della Cc-Ti.
Malgrado le varie crisi finanziarie e valutarie che hanno messo in difficoltà la nostra economia (ticinese e svizzera), non abbiamo mai chiesto aiuti sotto forma di contributi diretti, sussidi o forme analoghe.
Abbiamo sempre e solo chiesto di favorire le nostre attività aziendali riducendo le regole, le tasse, i balzelli, i cartelli, la burocrazia. Proprio per permettere di operare con una certa facilità e flessibilità nel rispetto delle leggi e nell’interesse di tutti, lavoratrici e lavoratori (leggi posti di lavoro) e Stato (leggi gettito fiscale). L’eccesso di regole, di burocrazia, mosse dalla volontà utopica di poter stabilire tutto nei minimi dettagli in nome di una presunta e maniacale pianificazione, non protegge ma uccide la libertà imprenditoriale. Altri Stati in altri tempi ne hanno fatto triste memoria.
Fieramente autosufficienti
Non abbiamo mai chiesto soldi allo Stato, dicevo un attimo fa. Questo vale anche e soprattutto per le molteplici attività svolte quotidianamente dalla Camera a favore dei nostri associati, a favore di voi tutti.
L’esempio recente più illuminante, e non solo perché coinvolge anche l’azienda che dirigo, è l’apertura del mercato russo per diverse imprese ticinesi. Un attento e costante lavoro, durato alcuni anni, esclusivamente realizzato con mezzi finanziari privati, della Cc-Ti e delle aziende interessate. Un risultato che dà lustro a tutto il Ticino e che ha permesso di realizzare al contempo contatti fondamentali con aziende russe che hanno già spostato da noi alcune attività legate in particolare al commercio di materie prime. Siamo, e lo capite dalle mie parole, fieramente autosufficienti.
Le nostre molteplici attività
Vale la pena ricordare sommariamente le molteplici attività della Cc-Ti, riassunte sotto due capisaldi: la consulenza agli associati e la tutela dei loro interessi nel contesto politico-istituzionale.
Il rapporto con le altre Camere di commercio e dell’industria svizzere è in questo senso fondamentale e sempre più forte, non solo sulla condivisione dei temi, ma anche nello sviluppo di progetti comuni, come è stato il caso qualche mese fa sul tema della mobilità con una piattaforma comune con i colleghi di Basilea e Neuchâtel, che è sfociata in un corso di formazione sulla mobilità destinato alle nostre aziende per capire meglio le dinamiche di questo complesso tema.
Per la sostenibilità, l’approccio è stato identico. Grazie alle esperienze maturate sul tema, siamo la prima Camera di commercio a essere certificata con indicatori di sostenibilità e il modello verrà presto seguito in altri Cantoni. Il nostro motto è che “quando si parla di qualcosa è giusto farlo con cognizione di causa” e questo va a beneficio di tutte le nostre aziende associate. Maggiore sarà la credibilità della Cc-Ti, tanto più peso avrà la voce delle imprese.
Decisivo è pure il ruolo delle Associazioni di categoria, con le quali la ripartizione dei compiti funziona bene: la Cc-Ti si occupa di questioni di economia generale, per quelle settoriali sono solo ed esclusivamente le Associazioni di categoria ad occuparsene.
La rete
La rete di scambio di esperienze fra le Associazioni e le aziende è fondamentale per il nostro lavoro, spesso svolto lontano dai riflettori. Purtroppo l’attenzione mediatica è sovente rivolta in primis agli argomenti che possono creare polemiche.
Peccato che le cose funzionino così, ma noi non smetteremo mai di sottolineare i tanti esempi di un’imprenditoria sana e dinamica.
Ho parlato della Russia. Una sfida per noi importante, e questo vale per tutte le Camere svizzere, è trovare il punto di equilibrio tra aziende che esportano e quelle che si rivolgono prevalentemente al mercato interno, con attenzione particolare a chi è già sul nostro territorio.
Esigenze diverse, a volte contrastanti, su cui occorre cercare un punto di incontro comune che sovente passa attraverso la già citata messa in rete, fatta di eventi, formazione, consulenze mirate, ecc..
Il settore dell’export è per la Cc-Ti (e per il Ticino) ovviamente fondamentale e non a caso, oltre alle numerose missioni economiche auto-finanziate realizzate nel corso degli ultimi anni è stato ulteriormente rafforzato tutto il settore formativo e una presenza costante in azienda per corsi individualizzati su misura. Utile inoltre ricordare anche l’enorme lavoro svolto nel servizio delle legalizzazioni, senza il quale molte aziende ticinesi non potrebbero esportare.
L’internazionalizzazione è ormai diventato un tema costante delle nostre attività, grazie anche alla proficua e positiva collaborazione con Switzerland Global Enterprise e contribuisce a rafforzare in maniera decisiva il tessuto economico cantonale.
La formazione e la consulenza non sono solo al servizio dell’export, ma di tutte le aziende, dalla più grande alla minuscola ma non meno importante ditta individuale, perché nel contesto della politica economica generale la Camera rappresenta tutti i settori e tutte le dimensioni aziendali.
Al di là della differenza tra chi vuole pochi ostacoli per esportare meglio e chi invece desidera barriere per proteggere il mercato interno, la fiscalità, la mobilità, la sostenibilità, i contingenti per l’immigrazione, i salari minimi, i rapporti con i sindacati, la preparazione tecnica e umana del personale e tanti altri temi sono comuni a tutte le imprese. Su questi temi la Camera è, sempre e con costanza, al vostro fianco.
Carissimi soci, un tempo le chiamavano condizioni-quadro. Oggi forse sarebbe più opportuno parlare di quadro delle condizioni. Un quadro, una tela che inizia a sbiadire i suoi colori.
A noi, carissimi soci della Cc-Ti, il compito di assicurarne il costante restauro nel tempo.
Vi auguro buon lavoro e buoni affari e vi ringrazio per la vostra attenzione.
La trasformazione digitale: un’occasione anche in Ticino
/in Comunicazione e mediaSì è tenuta ieri – presso il LAC – la seconda edizione di Dialogarena Ticino.
L’evento riunisce relatori di primo piano ed esperti di settore per discutere di temi attuali della digitalizzazione in Svizzera. Luca Albertoni, Direttore Cc-Ti, era uno dei partecipanti alla tavola rotonda.
L’evento, che aveva come tema la trasformazione digitale, è stato aperto da Stefano Santinelli, delegato del CEO di Swisscom per la Svizzera italiana, con queste parole “Chi migliora i processi e serve meglio i suoi clienti, semplifica loro la vita e li sorprende con nuove esperienze”.
La trasformazione digitale è ormai una realtà e tocca tutti quanti, il Ticino compreso. La domanda che ci si pone è se il nostro territorio è pronto a sfruttare le possibilità intrinseche a questo cambiamento. I presupposti sono presenti, spiega il CEO di Swisscom per la Svizzera italiana, la questione è quindi ora quella di sapere se le aziende e la politica sono pronti a “sfruttarle”. A questo proposito sono quindi intervenuti Luca Albertoni, Direttore Cc-Ti e Stefano Rizzi, Direttore del Dipartimento Economia del DEF, risaltando come purtroppo esista una certa discrepanza fra i tempi dell’evoluzione tecnologica rispetto a quelli delle scelte politiche e delle eventuali regolamentazioni. Per il nostro Direttore, affinché il Ticino possa beneficiare al meglio di questa rivoluzione, la politica non deve porre eccessivi ostacoli alle aziende.
Il pubblico si è poi diviso tra più sale per assistere a diverse tavole di dialogo. A partecipare ad una di queste, dal titolo “Disegnare la città del futuro (o Smart City)”, c’era anche il nostro Direttore, Luca Albertoni, che ha sottolineato come sia importante essere coscienti che l’innovazione è un concetto trasversale, che tocca in modo diverso e secondo logiche particolare, tutti i settori, da quello industriale a quello artigianale, passando per il commercio. La città del futuro è un concetto realizzabile, ha continuato, il Direttore Albertoni, ad ostacolarne però il suo sviluppo in Ticino è però purtroppo l’assenza di una visione di sistema che caratterizza il nostro Cantone.
A chiudere la serata è stato Alberto Calcagno, CEO dell’azienda Fastweb che ha illustrato come la sua società, oggigiorno parte del gruppo Swisscom, è riuscita nel corso degli anni (quasi 17 dalla sua nascita) a mantenersi ai vertici del mercato. La ricetta del successo di Fastweb è stata quella che Calcagno chiama la “Management revolution”, ovvero quel cambio di paradigma per quanto concerne i processi aziendali. Ad aver permesso alla sua azienda di continuare ad avere dei buoni risultati è infatti stata, a detta di Calcagno, la loro capacità di rimettere in discussione – in un momento non sospetto, ovvero di crescita – il loro modello strategico. In particolare ciò è avvenuto prendendo spunto da altre società attive nel ramo dei servizi (non unicamente loro concorrenti), per poi cercare di adattare questi processi alla loro realtà aziendale, in modo da avvicinarsi maggiormente alle esigenze dei clienti e alle loro volontà. Ad essere importante, ha concluso il CEO di Fastweb, è quindi la capacità di saper anticipare i tempi “riuscendo a ritagliarsi dei nuovi vestiti, che ci stanno meglio” e non facendosi intimorire dalle difficoltà che questa transizione comporta.
La mobilità aziendale è un’opportunità
/in Comunicazione e mediaSi è svolta tra settembre e ottobre la prima edizione del corso della Cc-Ti
“Mobility Management PMI”
Nei mesi di settembre e ottobre 2016 ha avuto luogo il primo corso “Mobility Management PMI” con attestato della
Cc-Ti. Si sono iscritte aziende di grande importanza, provenienti da vari settori economici: dal mondo bancario alla moda, dalla grande distribuzione ad aziende elettriche, passando per industrie farmaceutiche, e altre ancora.
Particolarmente gradita è stata la partecipazione di un uno studente universitario che scrive la sua tesi di Master sul tema della mobilità aziendale in Ticino.
La prima serata con il modulo “Mobilità e traffico” ha permesso di iniziare con un approccio scientifico basatosi sui molti progetti e studi svolti dalla Rapp Trans di Zurigo, presentate da Gianni Moreni. I contenuti sono stati suddivisi nei seguenti capitoli principali: introduzione, la mobilità in Ticino, gli attori e gli strumenti di pianificazione dei trasporti e sviluppi futuri.
Fondamentale è stata sicuramente la parte introduttiva con le definizioni tecniche e gli indicatori del settore dei trasporti, che hanno permesso di avere una condivisione di conoscenza e di linguaggio comune a tutti i partecipanti.
Il secondo modulo ha avuto l’obiettivo di delineare gli aspetti giuridici e legislativi con il relatore Luca Albertoni, Direttore Cc-Ti. Si sono studiate le basi costituzionali federali (ad esempio la libertà personale di movimento), le leggi di applicazione e le competenze tra Confederazione, Cantoni e Comuni, nonché le leggi cantonali rilevanti per il tema. Uno degli argomenti trattati è stato anche la molto discussa tassa di collegamento, con altri esempi di misure anti-inquinamento. Si sono volute anche esplorare, con un intervento di Roberto Klaus, Direttore SSIB Ticino, le opportunità strategiche di quelle misure aziendali che non sono prescritte dalla legge, ma che l’impresa ritiene utile introdurre per questioni legate alla riduzione
dei rischi, per l’ottimizzazione de flussi gestionali e per questioni d’immagine.
Durante la terza serata, Simone Pedrazzini della Quantis ha presentato l’approccio scientifico e indipendente nella misurazione ambientale con il sistema LCA (Life Cycle Assessment). In effetti, per tutti gli attori è fondamentale evitare
il rischio di procedere per luoghi comuni e con un’impostazione puramente ideologica nella scelta delle misure da intraprendere. L’impatto delle attività si può misurare con strumenti di laboratorio, in modo da portare un eco-bilancio
credibile e sostenibile.
Il ciclo formativo si è chiuso con le relazioni di Davide Marconi e Massimo Brignoni della Mobalt, che hanno approfondito ed esposto casi aziendali, con particolare attenzione agli aspetti finanziari.
Da parte dei partecipanti è emersa chiaramente la necessità di un approccio strategico, che comprenda le molte sfaccettature legata alla mobilità aziendale, e siamo molto soddisfatti perché la proposta targata Cc-Ti ha colto nel segno le esigenze dei corsisti.
L’attenzione non si è focalizzata sugli aspetti legati solo alla tassa di collegamento, anzi vi sono sovente priorità in altri ambiti, come:
La percezione dei rischi, ma anche delle opportunità ha favorito la creazione di un gruppo di incontro che intende condividere anche in futuro le esperienze nell’ambito della gestione della mobilità aziendale.
Considerato il successo il corso con attestato inoltre sarà proposto nuovamente nel corso del 2017. Siamo inoltre lieti di comunicare che, visto il progetto serio e completo, altre Camera di commercio ed industria svizzere seguiranno il nostro modello di formazione. Ancora una volta la Cc-Ti si è dimostrata innovativa su un tema sensibile e di interesse non solo locale ma nazionale.
Locale e internazionale
/in Comunicazione e mediaL’opinione di Luca Albertoni, Direttore Cc-Ti
Le ampie discussioni sugli Accordi bilaterali, sull’applicazione dell’immigrazione di massa e tutto quanto ruota attorno alle questioni internazionali dimostrano quanto sia delicato il tema, sia a livello federale che cantonale. Il Ticino lo ha dimostrato qualche giorno fa, se ancora ce n’era bisogno, con l’adozione massiccia dell’iniziativa “Prima i nostri”.
La contrapposizione fra locale e internazionale è ormai diventata il “leit-motif” della discussione politica. Dal punto di vista dell’economia le preoccupazioni, contrariamente a quanti superficialmente sembrano credere, non riguardano solo il reclutamento di personale straniero, bensì in modo più generale le condizioni in cui si può operare in Svizzera e all’estero, gli Accordi di libero scambio essenziali per un’economia nazionale e cantonale votata all’esportazione, i rapporti di concorrenza con il resto del mondo, ecc.. Poca roba per chi pensa che il mondo si fermi ad Airolo.
Si tratta invece di questioni fondamentali per tutta l’economia e quindi anche per il Paese. Perché una delle prima sfide per le associazioni che si occupano di politica economica generale come la nostra, è di trovare un equilibrio fra chi è prevalentemente attivo sul mercato locale e chi invece vive di esportazione, parzialmente o totalmente. E la sfida non riguarda solo il Ticino ma tutta la Svizzera. Le tanto deprecate multinazionali (di regola industriali) sono fenomenali vettori di lavoro per il mercato locale e per tutti i settori, dal commercio all’artigianato, passando per i servizi e altri settori industriali. A titolo di esempio, e fatte le debite proporzioni, un colosso come Procter & Gamble a Ginevra dà lavoro a quattrocento (400) aziende locali. Credo non siano necessari troppi commenti per cogliere le implicazioni di questo dato. Forse anche quelli che, con faciloneria, vorrebbero cacciare società di questo genere dovrebbero fare un piccolo sforzo di immaginazione per comprendere la realtà delle cose. Poi si può discutere di gettito fiscale, di mercato del lavoro, ecc. ma è un fatto che ignorare l’interconnessione fra mercato locale e internazionale è un errore capitale. Anche perché, sia detto per inciso, vi sono una marea di PMI di altissimo livello e di dimensioni ridotte che operano nel contesto internazionale, non sono solo le cattive multinazionali a farlo.
Il nostro impegno va quindi su entrambi i fronti, cercando di comprendere talune esigenze di protezione di alcuni settori e quelle di altri invece orientate ad avere meno regole. Una sfida non da poco ma appassionante, perché richiede un equilibrio di valutazione, di giudizio e di azione che fa parte ormai del nostro DNA e di tutte le Camere di commercio e dell’industria svizzere. Sembrano magari parole un po’ generiche, ma è difficile essere brevi e concreti su temi dalle mille sfaccettature e tanto complessi. Peccato che non lo capiscano i sempre più numerosi paladini di soluzioni da applicare con sprangate distribuite indistintamente a tutti. Fa sorridere (amaro) che molti che invocano i valori patriottici svizzeri siano poi in prima fila per proporre cose che violano la Costituzione federale. Quella svizzera per intendersi, non le regole dell’Unione Europea. Magari sarebbe il caso di pensarci, la prossima volta. Perché se anche gli Accordi bilaterali (tutti, non solo quello sulla libera circolazione delle persone) non sono né devono essere un tabù, attendo sempre che qualcuno indichi un’alternativa valida per regolare i rapporti con il nostro più importante partner commerciale. A quel punto si potrebbe iniziare a discutere con cognizione di causa. Nel frattempo noi continuiamo imperterriti a sostenere sia che opera localmente che chi si dedica all’esportazione. Perché sono due facce di una stessa medaglia. Per il momento ancora d’oro, più in là si vedrà, nuove regole permettendo.
Qui di seguito altri due articoli riguardanti l’importanza di mantenere ed estendere relazioni sane con l’estero, apparsi sull’ultimo numero di Ticino Business, il nostro mensile.
La Svizzera non può rinunciare agli accordi bilaterali con l’UE
Al Ticino serve una riforma fiscale
Uno sguardo “Oltre i confini”
/in Internazionale, TematicheContinua con successo il progetto mediatico a 360° intitolato “Oltre i confini” promosso dalla Cc-Ti in collaborazione con il gruppo MediaTI e Switzerland Global Enterprise (S-GE). Ricordiamo che settimanalmente, il lunedì alle ore 19.10 su Teleticino, vengono proposte interessanti e brevi interviste ad imprenditori ticinesi.
Negli scorsi mesi il programma televisivo ha presentato diverse testimonianze, ognuna delle quali ha messo in evidenza una peculiarità delle aziende locali volte all’internazionalizzazione. Dalla trasmissione televisiva è chiaramente emerso come l’export non sia fatto solo di numeri, statistiche o prodotti, ma per approcciarsi con successo in un Paese estero bisogna essere flessibili e sempre attenti alle esigenze locali. È infatti fondamentale prendere sempre in considerazione diversi fattori come
ad esempio la cultura o i gusti dei clienti che variano da un Continente all’altro. “Oltre i confini” continua anche nelle prossime settimane e per chi non ha potuto seguire le puntate, ricordiamo che nell’apposita rubrica su www.teleticino.ch/oltre-i-confini o www.ticinonews.ch/oltre-i-confini si possono rivedere le singole interviste.
Grazie a “Oltre i confini” il mondo economico reale ticinese, quello fatto di impresa e di persone che quotidianamente sono confrontate con problematiche concrete, può essere conosciuto al grande pubblico tramite una modalità innovativa e accattivante.
Infine, rammentiamo che sul portale di informazione Ticinonews nonché sui quotidiani Corriere del Ticino e Giornale del Popolo sono disponibili mensilmente anche articoli di approfondimento sul commercio con l’estero redatti dalla Responsabile di S-GE per la Svizzera italiana Monica Zurfluh, e dal Responsabile del Servizio Export nonché Vicedirettore della Cc-Ti, Marco Passalia.
Crescita costante per il commercio con l’estero
/in Internazionale, TematicheIl commercio con l’estero continua ad essere la punta di diamante dell’economia elvetica. Anche le ultime statistiche relative al mese di agosto divulgate dall’Amministrazione federale delle Dogane confermano la continua crescita delle importazioni e delle esportazioni svizzere. A seguito della correzione dei giorni lavorativi rispetto all’anno precedente (un giorno in più rispetto al 2015), l’aumento segna infatti numeri importanti. In particolare lo scorso mese di agosto le esportazioni sono cresciute del 12,0% a 16,1 miliardi di franchi (rispetto allo stesso mese dell’anno precedente).
A correzione avvenuta hanno registrato un aumento nominale del 7% e reale dell’1,2%. Le importazioni sono aumentate nello stesso periodo del 13,5% a 13,0 miliardi di franchi. Dopo la rispettiva rettifica il valore nominale ha segnato +8,4% mentre quello reale +5,1%. La bilancia commerciale ha chiuso quindi con un surplus di 3,0 miliardi di franchi.
Come si conferma da molti mesi, la crescita delle esportazioni è sostenuta in particolare dall’industria chimico-farmaceutica, che nel mese di agosto è riuscita ad incrementare le vendite all’estero del 25%. Un aumento delle esportazioni è stato registrato anche nei seguenti settori: tessile, abbigliamento, calzature (+6,3%), strumenti di precisione (+3,3%), gioielli e bigiotteria (+2,5%) e metalli (+1,1%). Il segno negativo lo hanno invece fatto registrare ancora una volta l’industria orologiera (-12,9%), della carta e dei prodotti grafici (-7,2%) e l’industria delle macchine e dell’elettronica (-6,0%). Anche l’industria alimentare e delle bevande (-3,5%) e l’industria della plastica (0,6%) hanno segnato una diminuzione.
A trascinare il mercato delle esportazioni svizzere sono stati Europa, Nord America e Africa. Il netto aumento della domanda di prodotti svizzeri nell’UE (UE: +18,2%, zona euro: +17,7%, Stati non appartenenti all’eurozona: +20,2%) è stata quella che ha dato una forte spinta all’economia elvetica. Anche il Nord America (+27,5%, e in particolare gli Stati Uniti +1,0%) e l’Africa (+14,6% e in particolare la Nigeria + 59,3%) hanno contribuito al settore delle esportazioni. Rimangono invece con un segno negativo l’Asia (-3,2%), l’America Latina (-6,1%) e l’Australia (-3,0%). Il continente asiatico ha anche però delle punte di diamante, ovvero il Giappone (+24,7%) e la Corea del Sud (+22,6%), due Paesi con i quali la Svizzera ha tra l’altro stipulato degli accordi di libero scambio.
Le aziende svizzere
Per garantire alle imprese svizzere un tale successo nel commercio con l’estero la politica svizzera di economia estera è volta a sostenere un accesso ai mercati internazionali possibilmente privo di ostacoli e di discriminazioni rispetto a quello di cui beneficiano i loro principali concorrenti. Al momento, la Svizzera oltre alla Convenzione AELS, dispone di una rete di 28 accordi di libero scambio con 38 Stati non appartenenti all’UE. Questa rete di accordi di libero scambio è costituita soprattutto da convenzioni concluse congiuntamente con gli Stati membri dell’AELS (Svizzera, Islanda, Liechtenstein e Norvegia), la Confederazione ha però anche la facoltà di negoziare accordi di libero scambio bilaterali, come è il caso dell’accordo con il Giappone, con le Isole Faroe o con la Cina.
Per le aziende svizzere volte all’internazionalizzazione è fondamentale conoscere e continuare ad aggiornarsi su questo ampio argomento che sono gli accordi di libero scambio. Purtroppo non tutti ancora conoscono ed applicano le regole dell’origine preferenziale. La Cc-Ti e S-GE s’impegnano a fornire informazioni aggiornate e rimangono sempre volentieri a disposizione dei propri associati per ulteriori informazioni in merito.
Monica Zurfluh, responsabile S-GE per la Svizzera italiana
Marco Passalia, vice direttore e responsabile Export Cc-Ti
Scarica il PDF dell’articolo
Swissness: entrerà in vigore un mostro di burocrazia
/in Internazionale, TematicheSwissness: la Cc-Ti si è batutta contro questa legge che creerà un mostro di burocrazia. Purtroppo i nostri appelli non sono stati ascoltati e in questa intervista a Luca Albertoni ed Alessandra Alberti – direttrice Chocolat Stella, potete, ancora una volta, leggere la nostra opinione.
Leggi l’intervista sul sito RSI.