Fabio Regazzi, Consigliere Nazionale e Presidente AITI
Intervista pubblicata su “Touring” nr. 11 – 2016, rivista del TCS
Finalmente anche la strada avrà il suo Fondo per le infrastrutture! Sappiamo che per completare, ammodernare e mantenere la rete stradale occorrono importanti e duraturi finanziamenti. Con il FOSTRA, il Consiglio federale e il Parlamento hanno creato un fondo a tempo indeterminato in grado di garantire sufficienti finanziamenti per le strade nazionali e i progetti infrastrutturali negli agglomerati. Il relativo decreto federale verrà votato nel febbraio 2017.
Il Fondo per le strade nazionali e il traffico d’agglomerato verrà ancorato nella Costituzione. In questo modo, strade e ferrovie avranno il medesimo trattamento giuridico e termineranno così i sempre discussi finanziamenti trasversali molto indigesti agli automobilisti.
Questo nuovo fondo sostituisce il fondo per le infrastrutture esistente ed è finalizzato al completamento della rete delle strade nazionali, all’eliminazione dei problemi di capacità e all’attuazione di progetti viari d’agglomerato. FOSTRA finanzierà anche l’esercizio e la manutenzione della rete stradale.
Il fondo FOSTRA apporterà più risorse al settore stradale con le entrate della vignetta autostradale, il supplemento fiscale sugli oli minerali, compreso il leggero aumento previsto con il rialzo dei prezzi dei carburanti e i proventi dell’imposta sugli autoveicoli, che oggi confluiscono invece nella cassa della Confederazione. In più anche le auto elettriche saranno chiamate a pagare un forfait dal 2020. Il fondo arriverà a riequilibrare le finanze, creare delle riserve e nel caso di rinvio di un progetto per forza maggiore, sarà possibile riportare il relativo finanziamento all’esercizio successivo.
Il Consigliere Nazionale Fabio Regazzi s’è impegnato in particolar modo nei lavori parlamentari per raggiungere il massimo consenso su FOSTRA e nell’appianare le divergenze sorte fra le due Camere. A lui rivolgiamo alcune domande.
Il Parlamento ha votato nella sessione autunnale la nuova Legge per la creazione del Fondo per le strade FOSTRA, che congiuntamente al programma di sviluppo strategico PROSTRA, assicurerà l’avvenire della rete stradale svizzera e del traffico nelle agglomerazioni. Come valuta il risultato finale ottenuto dopo l’appianamento delle divergenze che ci sono state con il Consiglio agli Stati?
“Personalmente valuto positivamente il risultato ottenuto, frutto di una lunga e laboriosa ricerca di compromesso fra le diverse sensibilità presenti in Parlamento. Nella sua versione finale il FOSTRA, approvato con un ampio sostegno dalle Camere federali, costituisce indubbiamente una pietra miliare per quanto riguarda il finanziamento delle infrastrutture stradali, tema rimasto per alcuni decenni nei cassetti durante l’era Leuenberger. La Consigliera federale Leuthard ha avuto il merito di affrontare con decisione questo dossier e di portare in Parlamento un progetto di legge, che è poi stato ulteriormente affinato e migliorato nei vari passaggi fra le due Camere. Come relatore su questo messaggio posso senz’altro dirmi soddisfatto dell’esito finale, anche se inevitabilmente abbiamo dovuto fare qualche concessione”.
Da anni le associazioni che si occupano di mobilità reclamavano questo Fondo, soprattutto per avere dei finanziamenti sicuri e far chiarezza sulla destinazione dei soldi incassati dagli automobilisti. Con FOSTRA si raggiungeranno questi obiettivi?
“Con il FOSTRA disponiamo ora di uno strumento che, al pari di quanto abbiamo fatto per la ferrovia con il FAIF, rappresenta una solida base di finanziamento delle infrastrutture stradali e dei progetti di agglomerato, assicurando nel contempo una maggiore trasparenza circa la destinazione dei fondi. Rispetto alla situazione vigente abbiamo quindi fatto progressi significativi visto che da un lato avremo maggiori mezzi finanziari a disposizione (in totale 2.5 miliardi di franchi dal 2018 che saliranno a 3 miliardi dal 2021) e dall’altro il finanziamento sarà garantito sul lungo termine, consentendo in tal modo una migliore pianificazione degli investimenti”.
Il Fondo prevede un leggero rialzo del prezzo dei carburanti (4 cts/l) per bilanciare la diminuzione in atto a causa dei minori consumi. Sappiamo che l’aumento potrà dar fastidio a molti. Secondo lei ciò sopportabile per gli automobilisti?
“Questa è ovviamente la misura più indigesta del pacchetto FOSTRA. Ricordiamo innanzitutto che il Consiglio federale nel messaggio aveva proposto un aumento di 6 cts/l, che il Parlamento ha poi ridotto portandolo a 4 cts/l, ciò che corrisponde ad un introito annuo di circa 200 mio di franchi. Ritengo che a fronte dei benefici che sono stati ottenuti, si tratta di un sacrificio sopportabile per gli automobilisti, tanto più che i proventi di questo aumento andranno integralmente a favore del FOSTRA e non alimenteranno quindi le casse generali della Confederazione”.
I problemi viari del Canton Ticino sono ben conosciuti. Il Fondo FOSTRA permetterà anche di pianificare meglio gli interventi sul territorio e sicuramente il Ticino ne beneficerà. Quali saranno le opere in predicato per essere finanziate tramite il Fondo?
“Altro aspetto importante del FOSTRA è stata l’inclusione di circa 400 km di strade cantonali nella rete delle strade nazionali, che dal 2020 passeranno di proprietà alla Confederazione. Per quanto riguarda il Ticino le tratte in questione sono la Stabio-Gaggiolo e soprattutto il collegamento A2-A13, di cui molto si è discusso. Grazie al FOSTRA sono quindi state gettate le basi per poter finalmente realizzare questo importante collegamento stradale atteso da decenni dal locarnese. Non bisogna tuttavia farsi illusioni: i tempi saranno ancora piuttosto lunghi e bisognerà battersi a Berna affinché il progetto venga approvato dalle autorità federali, senza dimenticare che saremo in concorrenza con diversi progetti di altri Cantoni. Ulteriore aspetto positivo è che grazie ai fondi per gli agglomerati ci sono i presupposti per ottenere un importante finanziamento per il progetto di tram del luganese”.
Popolo e Cantoni dovranno dare il loro consenso alla modifica costituzionale in votazione popolare prevista nel febbraio 2017, come già fatto per il Fondo ferroviario. La maggioranza spera in un risultato positivo. Dopo l’impegnativo lavoro svolto a livello di Commissione e di Consiglio nazionale, cosi si sente di dire agli automobilisti ticinesi?
“Posso confermare che a livello di commissione e di Parlamento è stato fatto un lavoro molto intenso, non sempre facile, di ricerca del compromesso. Sono convinto che il risultato ottenuto sia complessivamente valido per i motivi che ho cercato di riassumere in precedenza. Visto che si tratta di una modifica costituzionale, sarà comunque il popolo a doversi esprimere. Personalmente sono fiducioso che il FOSTRA troverà un ampio consenso nella popolazione. Il mio appello non lo rivolgo solo agli automobilisti, ma a tutte le cittadine e i cittadini ticinesi dicendo loro che con il FOSTRA abbiamo la possibilità di assicurare per il futuro infrastrutture stradali sicure ed efficienti. Non cogliere questa opportunità sarebbe un errore clamoroso che ci riporterebbe alla casella di partenza: li invito quindi già sin d’ora a sostenere con convinzione questo importante pacchetto di misure”.
Vi ricordiamo che la Cc-Ti è da sempre attenta al tema delle infrastrutture e a quello correlato della mobilità, che è un suo tema prioritario. Durante il 2016 abbiamo trattato la questione in ampio modo e continueremo a farlo, qui di seguito alcuni articoli correlati che potrebbero interessarvi:
Scoprite tutte le argomentazioni del “SÌ al Fostra” visitando il sito della campagna o seguendola tramite Facebook.
Lipsia, vera locomotiva industriale
/in Internazionale, TematicheNell’ultima missione del 2016 la Cc-Ti ha deciso di volgere lo sguardo verso la Germania, incontestabilmente uno dei partner commerciali più importanti per la Svizzera, organizzando una visita a Lipsia (Sassonia) che ha avuto luogo dal 9 all’11 novembre 2016.
Lipsia, oggi città di 567’846 abitanti, è fin dai tempi remoti fiorente nodo commerciale e artigianale, e, grazie alla sua posizione geografica, uno dei più antichi e importanti centri fieristici del mondo. Da oltre 800 anni, infatti, mercanti e uomini d’affari si incontrano a Lipsia per scambiarsi merci e idee. Oggi, però, Lipsia non è più unicamente luogo d’incontro, ma il motore economico della Germania centrale. Lipsia vanta una lunga tradizione industriale a cui bisogna riconoscere grande importanza. Da sempre crocevia di incontro tra costruttori d’auto, è divenuto uno dei poli più importanti dell’industria automobilistica tedesca, con un indotto di fornitori di componenti che si estende a tutta la regione. Oggi la regione di Lipsia è una delle aree del settore automobilistico più interessanti e innovative al mondo. Basti pensare agli stabilimenti di BMW, Volkswagen e Porsche (che, per esempio, dall’apertura della fabbrica nel 2002, oggi dà impiego a circa 5’000 persone). Ma il potenziale di Lipsia non risiede unicamente nel settore dell’automobile, la città sta infatti concentrando la sua strategia economica nella promozione di 5 importanti cluster:
La delegazione ticinese in visita a Lipsia è rimasta profondamente colpita dal potenziale della regione, bastano poche cifre per rendere l’idea: industria automobilistica – 760 aziende (14’447 dipendenti); logistica – 1’673 aziende (33’213 dipendenti); farma e biotech – 2’432 aziende (38’629 dipendenti); energia e ingegneria ambientale – 1’328 aziende (11’936 dipendenti).
A rappresentare la Cc-Ti, Silvio Bizzini (membro dell’Ufficio presidenziale Cc-Ti, Rappresentante del ramo dell’automobile) e Chiara Crivelli (responsabile International Desk della Cc-Ti). Il programma della visita comprendeva degli incontri ufficiali con la Municipalità di Lipsia (in maniera particolare con Uwe Albrecht, Sindaco per gli affari economici), diverse visite ad aziende locali (tra cui BMW e Porsche) e la visita alla BioCity di Lipsia, centro di biotecnologia-biomedicale. La BioCity di Lipsia è uno dei centri più moderni per la biotecnologia e biomedicina in Germania. È stato fondato nel 2003 e attualmente raggruppa più di 60 aziende, 36 istituti di ricerca biotech e 10 aziende farmaceutiche. Il BioCity Campus include anche il Fraunhofer IZI (Fraunhofer Institut für Zelltherapie und Immunologie), la cui area di competenza risiede nella biologia cellulare, immunologia, biomarcatori, biochimica analitica e bioproduzione. La ricerca di questo istituto si concentra in particolare sulle malattie autoimmuni ed infiammatorie, oncologia, neuropatologie, così come le malattie infettive e medicina rigenerativa.
Gli incontri e gli scambi avuti durante questa visita sono stati estremamente proficui e vi è sicuramente un grande potenziale per sviluppare sinergie tra aziende sassoni e aziende ticinesi, soprattutto nel settore dell’automotive, della farmaceutica e della biotecnologia.
Compilare correttamente il certificato di salario
/in Risorse umane, TematicheCompilare correttamente il certificato di salario è un obiettivo di tutte le aziende, anche se non sempre è risulta facilmente raggiungibile. Partecipando al corso Cc-Ti potrete accedere ad alcune informazioni pratiche che vi aiuteranno ad adempiere nel migliore dei modi a questo dovere.
Il mese di gennaio è prossimo, ai datori di lavoro occorrerà ritornare, come ogni anno, a riempire i certificati di salario per i dipendenti. Questo strumento è di fondamentale importanza per la dichiarazione delle imposte delle persone fisiche che ogni contribuente di maggior età deve compilare annualmente. Perché non approfittare dunque del corso che la Cc-Ti offre e che è già in calendario per il 16 gennaio? Un aggiornamento utile in una data idonea più che perfetta per rinfrescare le proprie competenze in materia.
Il certificato di salario rientra negli strumenti che i datori di lavoro rilasciano ai propri dipendenti annualmente, in cui sono evidenziate tutte le retribuzioni percepite. Questo documento è applicato in tutta la Svizzera dal 2007.
Il salario è un importante voce di costo per le aziende, e una politica salariale che tiene conto di fattori come trasparenza, flessibilità e parità dei sessi, assume un’importanza strategica nella gestione delle risorse umane. Per aziende e PMI di successo, in tutti i contesti.
Struttura e contenuti
Il corso permette di acquisire le conoscenze teoriche e pratiche necessarie per far fronte agli obblighi del datore di lavoro di allestire un certificato di salario conforme alla legge per ogni collaboratore. Il modulo attesta tutti gli elementi del salario (prestazioni a contanti e vantaggi valutabili in denaro) e le spese. Le istruzioni della Conferenza fiscale svizzera (CFS) e dell’Amministrazione federale delle contribuzioni (AFC) sono vincolanti per la compilazione del certificato di salario valido in tutta la Svizzera.
Il pomeriggio di formazione (13.30-17.30), prevede di trattare anche le novità introdotte in questo strumento dal 1° gennaio 2016. Oltre a ciò il programma include i punti formali e legali del certificato di salario, le istruzioni per l’allestimento del modulo ufficiale ed esercitazioni pratiche.
Il corso si svolge presso la Cc-Ti, nella Sala dott. G. Papa, al 6° piano, in Corso Elvezia 16 a Lugano, e si rivolge a tutte le persone che si occupano di risorse umane: collaboratrici e collaboratori dell’ufficio HR, responsabili HR di piccole, medie e grandi aziende, consulenti di selezione, imprenditori, dirigenti.
Perché iscriversi e frequentare questo corso?
La forma snella e pratica dei corsi di breve durata della Cc-Ti permette di integrare le conoscenze teoriche con un’esercitazione pratica. L’intelligente pianificazione ad inizio anno, consente ai partecipanti di rinfrescare le conoscenze sulla compilazione di un certificato di salario in tempo utile, secondo le consuetudini del mondo del lavoro.
Con la propria interessante ed accattivante offerta formativa la Cc-Ti è sempre sul pezzo.
Iscrivetevi direttamente online a questo corso attraverso questo link diretto.
Siamo sempre a vostra disposizione per informazioni supplementari: Tel. +41 91 911 51 18, corsi@cc-ti.ch
Gli “Statements on Origin” rimpiazzeranno i certificati d’origine Form. A
/in Internazionale, TematicheNell’ambito dell’origine delle merci vi sono importanti novità all’orizzonte: il 1° gennaio 2017 verrà infatti introdotto il sistema REX (Registered Exporter), che sostituisce i “Certificati d’origine Form. A”, le prove documentali oggi utilizzate al momento dell’entrata in Svizzera per beneficiare dei vantaggi legati alle preferenze doganali a favore dei Paesi in sviluppo (PSV), con le cosiddette “dichiarazioni d’origine” (Statements on Origin [SoO]). Come sottolinea l’Amministrazione federale delle Dogane (AFD) in una recente comunicazione agli operatori economici, se i CO Modulo A devono essere vidimati dalle autorità del Paese esportatore, gli SoO REX saranno emessi autonomamente dall’esportatore che dovrà però prima farsi registrare presso l’autorità competente nel proprio Paese. I relativi dati verranno in seguito messi a disposizione delle amministrazioni e degli operatori economici dell’Unione Europea (UE), della Norvegia e della Svizzera.
Nella Circolare dell’AFD n. 705/2016 – che riprendiamo qui di seguito – vengono sottolineate altre conseguenze dell’introduzione del sistema REX. Innanzitutto, ai PVS viene concesso un termine sino al 31.12.2018 per aderire al sistema REX e, dalla loro adesione, un periodo transitorio di 18 mesi durante il quale potranno allestire sia i CO Modulo A sia gli SoO. A partire dal 1.7.2020 potranno essere utilizzati esclusivamente gli Statements on Origin. L’AFD pubblicherà una lista contenente la data d’annessione al sistema REX di ogni Paese e il tipo di prova d’origine valida.
A partire dal 1.1.2017, le ditte che riesportano merci originarie di PVS dalla Svizzera verso l’UE o la Norvegia, allestendo Moduli A sostitutivi, dovranno farsi registrare in Svizzera quali esportatori autorizzati (REX). Ciò permetterà loro di trasmettere il carattere originario della merce tramite l’allestimento di SoO. La registrazione è possibile già dal 1.12.2016. L’AFD pubblica le informazioni e i formulari necessari nel suo portale internet (www.dogana.ch). In Svizzera non sono previsti periodi di transizione. Anche le imprese di spedizione e di logistica svizzere possono registrarsi come REX e, a mano delle relative deleghe, eseguire delle riesportazioni per conto di ditte estere o indigene. Per procedere in tal senso devono disporre delle prove dell’origine precedenti.
Lo stesso vale per le ditte riesportatrici dell’UE e della Norvegia. L’UE, però, concederà ai suoi riesportatori un periodo di transizione di un anno. Durante questo periodo nell’UE si potranno utilizzare sia CO Moduli A sostitutivi sia SoO.
Per le forniture dalla Svizzera verso un PVS di merci destinate ad essere lavorate e in seguito riesportate in Svizzera, in Norvegia o nell’UE quali prodotti originari del PVS, al posto dei Certificati di circolazione delle merci (CCM) EUR 1 o delle dichiarazioni d’origine su fattura attualmente utilizzati, in futuro dovranno pure essere allestiti dei SoO. A partire dal 1.1.2017, anche i fornitori che spediscono verso i PVS prodotti che servono per la produzione di prodotti originari, sono obbligati a rilasciare SoO. Se le merci originarie contenute nell’invio hanno un valore superiore a CHF 10’300, l’esportatore svizzero deve registrarsi quale REX sulla pagina internet dell’AFD.
In definitiva, con l’entrata in vigore del sistema REX si assisterà a una maggiore responsabilizzazione degli operatori economici che, nella fase di esportazione, dovranno autocertificare l’origine delle merci conservando tutta la documentazione giustificativa. Ciò comporterà parallelamente una sempre più necessaria e approfondita conoscenza della tematica dell’origine delle merci; aspetto, questo, da non sottovalutare per evitare imprecisioni nella pratica di tutti i giorni e, soprattutto, per non incorrere in sanzioni.
Monica Zurfluh, responsabile S-GE per la Svizzera italiana
Marco Passalia, responsabile Servizio Export Cc-Ti
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Tra il dire e il fare c’è di mezzo… OpenLab Group!
/in Risorse umane, TematicheSul team building esistono vari approcci formativi e didattici: lezioni teoriche frontali, esercitazioni, esperienze comuni nell’ambito, ad esempio, di un corso di cucina, sport, avventure estreme, ecc.. È dimostrato che un’esperienza vissuta insieme ha un impatto forte e rileva molto più delle logiche di un gruppo che il solo scambio verbale in aula. Ovviamente ogni team ha una sua storia e un suo percorso di vita che sovente ne determina il successo, e soprattutto, ne influenza le dinamiche interne. Poter replicare tali dinamiche, in modo spontaneo in un ambiente protetto e diverso da quello quotidiano, permette di riflettere sul proprio agire, e con il giusto accompagnamento, elaborare misure per evitare stress, incomprensioni e conflitti fra i membri.
L’esperienza pratica e di apprendimento proposta da OpenLab Group permette di individuare azioni e misure che possono contribuire a rendere l’operato del team efficiente ed efficace.
Quali sono gli obiettivi del corso creato dalla Cc-Ti con OpenLab Group?
I contenuti
Qual è il valore della collaborazione con OpenLab Group (www.openlabgroup.com)? Un makerspace è il luogo ideale per dar vita alle proprie idee e progetti tramite macchinari professionali messi a disposizione per tutti. Con oltre 800 m2 di spazio a disposizione, OpenLab Group Lamone è suddiviso in 5 laboratori tematici: legno, metallo, tecnologie, meccanica e cucito.
Come detto la Cc-Ti ha seguito il corso proposto con successo. È stato possibile individuare i punti forti della collaborazione interna e anche focalizzare difficoltà e possibili rischi osservando l’atteggiamento e la maturità dei partecipanti.
L’iniziativa si inserisce in un programma 2016 molto intenso di proposte interne per promuovere l’identificazione con la propria struttura e la positività, anche in considerazione delle difficili sfide economiche, politiche e sociali con cui è confrontata da anni la Cc-Ti. Le misure e iniziative continueranno anche nel 2017, anno del 100° per la Cc-Ti.
Il corso viene proposto anche alle associazioni ed aziende affiliate. Particolarmente innovativa potrebbe essere la creazione di team composti da aziende e fornitori, azienda e propri clienti per migliorare la collaborazione e per ottimizzare le relazione tra partner.
Per maggiori informazioni:
Roberto Klaus, Direttore SSIB Ticino, Tel. +41 91 911 91 19, klaus@cc-ti.ch
Il Cantone dei paletti
/in Comunicazione e mediaL’opinione di Franco Ambrosetti, Presidente onorario Cc-Ti
“Mettere paletti alla libertà economica rende difficile fare azienda. L’imprenditore si rende conto di operare in un Cantone con livelli di fiscalità punitivi, tra i più alti in Svizzera dove pure la libera scelta dei collaboratori viene limitata, costretto a pagare tasse inique sui posteggi e subire molte vessazioni burocratiche: come dire apertamente, ragazzi andatevene, non siete graditi.”
Ho lasciato passare un anno prima di riprendere in mano la penna. Non che sperassi di assistere a grandi cambiamenti assai poco probabili in così poco tempo. Ma almeno l’apparire di qualche timido segnale, un barlume di risveglio a indicare una limitata, cauta, volontà di considerare le problematiche del mondo economico denunciate in modo forte e chiaro all’ultima Assemblea della Cc-Ti, questo sì. Invece è avvenuto il contrario. La libertà d’impresa è sempre più ostacolata da nuove regole, leggi coercitive, limitazioni burocratiche, ordinamenti che rendono il lavoro sempre più oneroso, più costoso e in netto contrasto con gli articoli 27 e 5a (sussidiarietà) della Costituzione federale ma soprattutto con lo spirito liberale che ne contraddistingue il preambolo.
Dal profilo politico sembra un maldestro tentativo verso forme d’indipendenza separatista con il rifiuto di regole condivise divenute ormai un cappio al collo del Ticino. L’origine di tale atteggiamento è chiara, appartiene alla subcultura populista che si esprime con “Berna non ci capisce” o “qui da noi la situazione è diversa”. In realtà la situazione diversa lo è, ma per ragioni opposte.
Prendiamo un esempio a tutti ben noto. La RSI. Siamo l’unico Cantone che riceve ogni anno centinaia di milioni dalla Confederazione che ci permettono di mantenere una struttura con oltre 1’000 dipendenti, cui si aggiunge l’indotto. Vero è pure che non siamo solo Cantone bensì una Regione che rappresenta il 6% della popolazione svizzera. Tuttavia il flusso di milioni che riceviamo va molto oltre all’importanza numerica che rappresentiamo. Si chiamano solidarietà e coesione interna, due valori irrinunciabili della nostra democrazia liberale, artefici del suo successo nel tempo e segno di rispetto verso una minoranza reputata importante.
Forse il senso di gratitudine nei confronti della Confederazione non è più di moda. Però mi pare azzardato ricambiare con sonori ceffoni come l’introduzione di misure legislative giuridicamente discutibili tipo l’albo delle aziende non ticinesi oppure la geniale pensata di sapore discriminante “prima i nostri” che in realtà vorrebbe dire “fuori gli altri”.
Questi paletti, introdotti per motivi di ordine esclusivamente politico, sono ridicoli, cozzano contro le leggi federali, creano confusione sulla certezza del diritto delegittimando, di fatto, parte dell’attività politica cantonale. Se aggiungiamo il velleitario tentativo di ridurre il traffico ormai ingestibile con la tassa sui posteggi, allora la discussione politica raggiunge livelli metafisici perché sarebbe come tassare la forza di gravità per ridurne l’effetto sulle cadute in bicicletta.
In democrazia si può discutere di tutto. Capisco che queste mie affermazioni siano contestabili a dipendenza del credo che si professa.
Meno discutibili invece sono gli effetti economici di tali misure. Mentre sul fronte della fiscalità per ora di là dalle buone intenzioni non ho ancora visto risultati anche per le numerose insidie politiche che i responsabili devono affrontare, noto con apprensione il costante degrado delle condizioni quadro generali del Cantone, oggi peggiori di quanto lo fossero una decina di anni fa.
Mettere paletti alla libertà economica rende difficile fare azienda. L’imprenditore si rende conto di operare in un Cantone con livelli di fiscalità punitivi, tra i più alti in Svizzera dove pure la libera scelta dei collaboratori viene limitata, costretto a pagare tasse inique sui posteggi e subire molte vessazioni burocratiche: come dire apertamente, ragazzi andatevene, non siete graditi.
Caricare le imprese di costi aggiuntivi e limitare la libertà di azione non è saggio. Anche se il Ticino ha tenuto meglio di altre regioni europee durante la crisi pesantissima che perdura tutt’ora, alla lunga l’erosione delle condizioni quadro colpisce la crescita, motore principale della socialità redistributiva. Non ci bastavano la sinistra nostalgica e le sue iniziative a favore di pianificazione e collettivismo in cui nemmeno la Cina comunista crede più? C’era bisogno del populismo per imporre costose interferenze stataliste che penalizzano le aziende? Margareth Thatcher diceva che “il socialismo finisce quando terminano i soldi”. Vale anche per il populismo. Per chi è duro d’orecchio significa che la redistribuzione dei redditi termina quando le aziende produttrici di ricchezza, se ne vanno altrove.
Voilà. Mi sono tolto un peso. Se ho dimenticato di insultare qualcuno come diceva Schubert, me ne scuso.
A tutta… FOSTRA
/in Comunicazione e mediaFabio Regazzi, Consigliere Nazionale e Presidente AITI
Intervista pubblicata su “Touring” nr. 11 – 2016, rivista del TCS
Finalmente anche la strada avrà il suo Fondo per le infrastrutture! Sappiamo che per completare, ammodernare e mantenere la rete stradale occorrono importanti e duraturi finanziamenti. Con il FOSTRA, il Consiglio federale e il Parlamento hanno creato un fondo a tempo indeterminato in grado di garantire sufficienti finanziamenti per le strade nazionali e i progetti infrastrutturali negli agglomerati. Il relativo decreto federale verrà votato nel febbraio 2017.
Il Fondo per le strade nazionali e il traffico d’agglomerato verrà ancorato nella Costituzione. In questo modo, strade e ferrovie avranno il medesimo trattamento giuridico e termineranno così i sempre discussi finanziamenti trasversali molto indigesti agli automobilisti.
Questo nuovo fondo sostituisce il fondo per le infrastrutture esistente ed è finalizzato al completamento della rete delle strade nazionali, all’eliminazione dei problemi di capacità e all’attuazione di progetti viari d’agglomerato. FOSTRA finanzierà anche l’esercizio e la manutenzione della rete stradale.
Il fondo FOSTRA apporterà più risorse al settore stradale con le entrate della vignetta autostradale, il supplemento fiscale sugli oli minerali, compreso il leggero aumento previsto con il rialzo dei prezzi dei carburanti e i proventi dell’imposta sugli autoveicoli, che oggi confluiscono invece nella cassa della Confederazione. In più anche le auto elettriche saranno chiamate a pagare un forfait dal 2020. Il fondo arriverà a riequilibrare le finanze, creare delle riserve e nel caso di rinvio di un progetto per forza maggiore, sarà possibile riportare il relativo finanziamento all’esercizio successivo.
Il Consigliere Nazionale Fabio Regazzi s’è impegnato in particolar modo nei lavori parlamentari per raggiungere il massimo consenso su FOSTRA e nell’appianare le divergenze sorte fra le due Camere. A lui rivolgiamo alcune domande.
Il Parlamento ha votato nella sessione autunnale la nuova Legge per la creazione del Fondo per le strade FOSTRA, che congiuntamente al programma di sviluppo strategico PROSTRA, assicurerà l’avvenire della rete stradale svizzera e del traffico nelle agglomerazioni. Come valuta il risultato finale ottenuto dopo l’appianamento delle divergenze che ci sono state con il Consiglio agli Stati?
“Personalmente valuto positivamente il risultato ottenuto, frutto di una lunga e laboriosa ricerca di compromesso fra le diverse sensibilità presenti in Parlamento. Nella sua versione finale il FOSTRA, approvato con un ampio sostegno dalle Camere federali, costituisce indubbiamente una pietra miliare per quanto riguarda il finanziamento delle infrastrutture stradali, tema rimasto per alcuni decenni nei cassetti durante l’era Leuenberger. La Consigliera federale Leuthard ha avuto il merito di affrontare con decisione questo dossier e di portare in Parlamento un progetto di legge, che è poi stato ulteriormente affinato e migliorato nei vari passaggi fra le due Camere. Come relatore su questo messaggio posso senz’altro dirmi soddisfatto dell’esito finale, anche se inevitabilmente abbiamo dovuto fare qualche concessione”.
Da anni le associazioni che si occupano di mobilità reclamavano questo Fondo, soprattutto per avere dei finanziamenti sicuri e far chiarezza sulla destinazione dei soldi incassati dagli automobilisti. Con FOSTRA si raggiungeranno questi obiettivi?
“Con il FOSTRA disponiamo ora di uno strumento che, al pari di quanto abbiamo fatto per la ferrovia con il FAIF, rappresenta una solida base di finanziamento delle infrastrutture stradali e dei progetti di agglomerato, assicurando nel contempo una maggiore trasparenza circa la destinazione dei fondi. Rispetto alla situazione vigente abbiamo quindi fatto progressi significativi visto che da un lato avremo maggiori mezzi finanziari a disposizione (in totale 2.5 miliardi di franchi dal 2018 che saliranno a 3 miliardi dal 2021) e dall’altro il finanziamento sarà garantito sul lungo termine, consentendo in tal modo una migliore pianificazione degli investimenti”.
Il Fondo prevede un leggero rialzo del prezzo dei carburanti (4 cts/l) per bilanciare la diminuzione in atto a causa dei minori consumi. Sappiamo che l’aumento potrà dar fastidio a molti. Secondo lei ciò sopportabile per gli automobilisti?
“Questa è ovviamente la misura più indigesta del pacchetto FOSTRA. Ricordiamo innanzitutto che il Consiglio federale nel messaggio aveva proposto un aumento di 6 cts/l, che il Parlamento ha poi ridotto portandolo a 4 cts/l, ciò che corrisponde ad un introito annuo di circa 200 mio di franchi. Ritengo che a fronte dei benefici che sono stati ottenuti, si tratta di un sacrificio sopportabile per gli automobilisti, tanto più che i proventi di questo aumento andranno integralmente a favore del FOSTRA e non alimenteranno quindi le casse generali della Confederazione”.
I problemi viari del Canton Ticino sono ben conosciuti. Il Fondo FOSTRA permetterà anche di pianificare meglio gli interventi sul territorio e sicuramente il Ticino ne beneficerà. Quali saranno le opere in predicato per essere finanziate tramite il Fondo?
“Altro aspetto importante del FOSTRA è stata l’inclusione di circa 400 km di strade cantonali nella rete delle strade nazionali, che dal 2020 passeranno di proprietà alla Confederazione. Per quanto riguarda il Ticino le tratte in questione sono la Stabio-Gaggiolo e soprattutto il collegamento A2-A13, di cui molto si è discusso. Grazie al FOSTRA sono quindi state gettate le basi per poter finalmente realizzare questo importante collegamento stradale atteso da decenni dal locarnese. Non bisogna tuttavia farsi illusioni: i tempi saranno ancora piuttosto lunghi e bisognerà battersi a Berna affinché il progetto venga approvato dalle autorità federali, senza dimenticare che saremo in concorrenza con diversi progetti di altri Cantoni. Ulteriore aspetto positivo è che grazie ai fondi per gli agglomerati ci sono i presupposti per ottenere un importante finanziamento per il progetto di tram del luganese”.
Popolo e Cantoni dovranno dare il loro consenso alla modifica costituzionale in votazione popolare prevista nel febbraio 2017, come già fatto per il Fondo ferroviario. La maggioranza spera in un risultato positivo. Dopo l’impegnativo lavoro svolto a livello di Commissione e di Consiglio nazionale, cosi si sente di dire agli automobilisti ticinesi?
“Posso confermare che a livello di commissione e di Parlamento è stato fatto un lavoro molto intenso, non sempre facile, di ricerca del compromesso. Sono convinto che il risultato ottenuto sia complessivamente valido per i motivi che ho cercato di riassumere in precedenza. Visto che si tratta di una modifica costituzionale, sarà comunque il popolo a doversi esprimere. Personalmente sono fiducioso che il FOSTRA troverà un ampio consenso nella popolazione. Il mio appello non lo rivolgo solo agli automobilisti, ma a tutte le cittadine e i cittadini ticinesi dicendo loro che con il FOSTRA abbiamo la possibilità di assicurare per il futuro infrastrutture stradali sicure ed efficienti. Non cogliere questa opportunità sarebbe un errore clamoroso che ci riporterebbe alla casella di partenza: li invito quindi già sin d’ora a sostenere con convinzione questo importante pacchetto di misure”.
Vi ricordiamo che la Cc-Ti è da sempre attenta al tema delle infrastrutture e a quello correlato della mobilità, che è un suo tema prioritario. Durante il 2016 abbiamo trattato la questione in ampio modo e continueremo a farlo, qui di seguito alcuni articoli correlati che potrebbero interessarvi:
Scoprite tutte le argomentazioni del “SÌ al Fostra” visitando il sito della campagna o seguendola tramite Facebook.
FOSTRA, nell’interesse di una mobilità integrata
/in Comunicazione e mediaL’opinione di Luca Albertoni, Direttore Cc-Ti
Ieri il Consiglio federale ha lanciato la campagna a sostegno del Fondo per le strade nazionali e il traffico d’agglomerato (FOSTRA), che sarà in votazione a livello federale il 12 febbraio 2017. Una votazione che rischia di passare in sordina perché schiacciata da quella concomitante e che si annuncia più virulenta sulla Riforma III dell’imposizione fiscale delle imprese. Ma sarebbe sbagliato trascurare questa importante consultazione popolare che getta le basi per un finanziamento solido e per una pianificazione strategica del traffico stradale, che, piaccia o no, resta comunque il principale vettore di trasporto.
La creazione del FOSTRA fa il paio con il fondo per il finanziamento e l’ampliamento dell’infrastruttura ferroviaria (FAIF), accettato in votazione popolare nel 2014. E’ bene ricordare a questo proposito che il mondo economico ha sostenuto con decisione la creazione del FAIF, per questioni di trasparenza del finanziamento per le casse pubbliche e per reale convinzione che oggi più che mai è necessario ragionare in termini di complementarietà dei mezzi di trasporto, perché tutti hanno la loro funzione e sono necessari allo sviluppo economico del paese. E’ per fortuna finito il periodo di contrapposizione fra ferrovia e strada e la politica federale ha imboccato con decisione la via di tale complementarietà, importante per la pianificazione di trasporti, per l’attribuzione equilibrata delle risorse e per la soluzione effettiva dei problemi di mobilità. Puntare acriticamente e per posizione ideologica solo su uno dei vettori è un errore commesso spesso in passato e che oggi non possiamo più permetterci. Le stesse Ferrovie federali svizzere (FFS) hanno del resto incluso nella loro strategia aziendale vari elementi di complementarietà con il trasporto privato, ben coscienti che quello pubblico non può arrivare sempre e ovunque. Sono precisazioni importanti perché smontano sul nascere qualsiasi illazione che il sostegno dell’economia al FOSTRA sia dettata da inconfessabili motivi legati alla fantomatica “lobby della strada”. Anche per l’economia è importante trovare un giusto equilibrio fra il trasporto pubblico e quello privato, perché un paese bloccato non serve a nessuno e reca danni a tutti, nessuno escluso. Attraverso il FOSTRA, si ancora nella Costituzione federale un fondo illimitato nel tempo destinato a intervenire per eliminare le strozzature delle autostrade nazionali e per sostenere programmi che permettano di intervenire sul traffico d’agglomerato. Su questo secondo punto, senza il fondo FOSTRA, non sarebbe più possibile l’azione finanziaria congiunta fra Confederazione, cantoni e comuni per strade di circonvallazione, interventi stradali per i mezzi pubblici, la realizzazione di infrastrutture per pedoni e ciclisti, ecc. Va anche sottolineato che il FOSTRA prevede che dal 2020 circa 400 chilometri di strade cantonali esistenti saranno inglobati dalla Confederazione nella rete delle strade nazionali. Per il Ticino si tratta della Stabio-Gaggiolo e del A2-A13, fondamentale per il Locarnese. Benché gli ostacoli politici siano ancora parecchi, con il FOSTRA si gettano quindi le basi finanziarie per ottenere gli aiuti federali per tali realizzazioni cantonali. Il FOSTRA sarà alimentato con i proventi dell’imposta sugli autoveicoli, dalle tasse sul carburante e dalla vignetta autostradale e una sovratassa sui carburanti, fonte di preoccupazione per taluni, potrà essere prelevata solo se tale aumento sarà considerato indispensabile per progetti ritenuti inderogabili. Vi è quindi la garanzia che non vi saranno prelievi fiscali inutili e un Sì al FOSTRA si impone.
Vi ricordiamo che la Cc-Ti è da sempre attenta al tema delle infrastrutture e a quello correlato della mobilità, che è un suo tema prioritario. Durante il 2016 abbiamo trattato la questione in ampio modo e continueremo a farlo, qui di seguito alcuni articoli correlati che potrebbero interessarvi:
Scoprite tutte le argomentazioni del “SÌ al Fostra” visitando il sito della campagna o seguendola tramite Facebook.
Il centro di competenza per l’Export ticinese
/in Internazionale, TematicheIl servizio Export pone al centro delle sue attività tutti gli associati alla Camera di commercio, dell’industria, dell’artigianato e dei servizi del Cantone Ticino (Cc-Ti). Ricordiamo infatti che il settore delle esportazioni ricopre un ruolo fondamentale per le aziende che realizzano la maggior parte del loro fatturato sui mercati esteri. Di seguito desideriamo esporre brevemente i diversi progetti sostenuti e promossi dal nostro Servizio che ricopre il ruolo di centro di competenza per l’export ticinese.
L’Export Training Center
Si tratta della piattaforma di riferimento attraverso la quale la Cc-Ti, in collaborazione con Switzerland Global Enterprise (S-GE), organizza regolarmente corsi e seminari che rispecchiano le più attuali esigenze delle aziende esportatrici. Grazie alle competenze interne, alle relazioni con le autorità competenti, alla collaborazione con la Swiss School for International Business (SSIB), ad una vasta rete di esperti riconosciuti e di riferimento, ma soprattutto grazie al contatto stretto e regolare con le aziende esportatrici, la Cc-Ti è in grado di proporre un’offerta formativa attuale, concreta e di qualità che tocca a tutto campo le tematiche export. Anche per il 2017 saranno proposti seminari su tematiche d’attualità -pensiamo ad esempio alla nuova normativa Swissness che entrerà in vigore il 1° gennaio 2017 – o su argomenti basilari per il commercio con l’estero come gli Incoterms o le lettere di credito.
Check List Export
Oltre al rilascio dei certificati d’origine, dei Carnet ATA o dei Cites, il Servizio Export è a disposizione per consulenze specifiche per tutto ciò che concerne le esportazioni. Dalle richieste nell’ambito dell’origine delle merci, dagli accordi di libero scambio, dagli aspetti legati all’IVA nelle operazioni transfrontaliere, alla gestione dell’IVA intracomunitaria, o ancora per tutti quegli argomenti legati alle spedizioni, alle assicurazioni di trasporto o al dual use. Sono solo alcuni esempi dei temi che possono essere trattati in quella che viene definita “Check List Export”, una consulenza personalizzata adattata alle singole specificità e richieste delle aziende. Oltre al lavoro di analisi, nella “Check List Export” viene abbinata una formazione indirizzata ai collaboratori ed ai responsabili di settore (eventualmente anche ai dirigenti), per fornire all’azienda gli strumenti adattati a rispondere alle esigenze quotidiane. Ciò viene realizzato sia attraverso una formazione generale, sia attraverso l’analisi di casi concreti fornendo risposte puntuali.
Oltre i confini
Il Servizio Export della Cc-Ti vuole anche dare visibilità e far conoscere al grande pubblico le interessantissime realtà di aziende esportatrici presenti sul suolo ticinese. Durante il 2016 abbiamo potuto constatare ancora una volta, tramite la trasmissione “Oltre i confini” promossa in collaborazione con il gruppo MediaTi e Switzerland Global Enterprise (S-GE), la dinamicità dei nostri associati e l’importanza di poter esportare i propri prodotti all’estero. Le aziende intervistate nelle brevi “pillole” apparse su Teleticino hanno fornito uno sguardo attento e reale al lavoro quotidiano degli imprenditori ticinesi. Il successo di questo progetto, declinato anche in articoli di approfondimento sul Corriere del Ticino, il Giornale del Popolo e Ticinonews, sarà sicuramente riproposto anche nel 2017. Grazie a “Oltre i confini” il mondo economico reale ticinese, quello fatto di impresa e di persone che quotidianamente sono confrontate con problematiche concrete, può essere conosciuto al grande pubblico tramite una modalità innovativa e accattivante.
Maggiori informazioni sul Servizio Export della Cc-Ti posso essere richieste direttamente via email oppure consultando il sito internet della Cc-Ti
Le cure dentarie presto a carico delle aziende?
/in Appuntamenti, Eventi e missioni, Eventi tematiciIl 28 novembre 2016 si è tenuto presso la sede della Cc-Ti l’evento “Nuovi oneri per le aziende: il caso particolare delle cure dentarie”. Attraverso quest’incontro la Cc-Ti, congiuntamente a curafutura (associazione che comprende gli assicuratori malattia CSS Assicurazione, Helsana, Sanitas e CPT), ha voluto rendere attente le aziende ticinesi sul rischio di nuovi oneri, che toccano in questo caso la salute dentaria. In particolare sono state presentate l’iniziativa per il rimborso delle cure dentarie e il sistema di copertura delle spere per le cure dentarie oggi in vigore.
L’apertura del Business Breakfast della Camera (BBC) è spettata al Direttore Cc-Ti, Luca Albertoni, e al Direttore di curafutura Pius Zängerle, che hanno messo in risalto come in Svizzera stia sempre più prendendo piede l’idea che numerosi costi debbano essere maggiormente presi a carico dalla collettività (attraverso il sistema di redistribuzione sociale) e meno dai singoli cittadini, dai quali si esige quindi di conseguenza una minor responsabilità personale. Il caso delle cure dentarie e delle iniziative lanciate sul tema in 4 cantoni latini, tra cui il Ticino, ne è la prova: se questi progetti venissero accettati in votazione popolare, si andrebbero ad introdurre nuovi oneri per le aziende, già sottoposte a innumerevoli tasse, contributi e balzelli.
Nicole Manetti, responsabile di progetto per la politica sanitaria di curafutura, ha poi preso la parola fornendo una breve panoramica dell’iter politico di queste proposte, in particolar modo di quella ticinese, per poi brevemente spiegare lo stato odierno del sistema dentario, giungendo infine alla conclusione che – dati alla mano – quest’ultimo funziona in modo soddisfacente e che quindi – bisognerebbe maggiormente seguire il celebre adagio inglese – “If it ain’t broke, don’t fix it”.
E’ stato poi Claudio Brunoldi, Direttore Service Center presso Helsana, a spiegare in modo più dettagliato la copertura delle spese per le cure dentarie allo stato attuale.
Il BBC si è quindi concluso con una discussione, animata dal Direttore Cc-Ti, che come sempre è stata ricca di elementi e spunti interessanti. Il mondo imprenditoriale presente in sala si è dimostrato compatto nel giudicare allarmante la tendenza verso una sempre maggior pressione sulle aziende, in questo caso di tipo finanziario, che porta inevitabilmente a una logica di deresponsabilizzazione del singolo cittadino. Ciò infatti si trova in profondo contrasto con i principi liberali svizzeri che, nel corso degli anni, hanno permesso al sistema svizzero di essere performante, garantendo un certo benessere alla popolazione.
Qui di seguito potrete accedere alle presentazioni dei due relatori.
Iniziativa per l’obbligo di assicurazione per le cure dentarie
Nicole Manetti
Direttore Service Center presso Helsana
Claudio Brunoldi
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Legalità e libertà
/in Comunicazione e mediaL’opinione di Luca Albertoni, Direttore Cc-Ti
L’attualità cantonale offre numerosi spunti legati a due principi giuridici fondamentali come la legalità e la libertà. Non mi riferisco alle attività criminali e alle eventuali privazioni della libertà personale, bensì alle sempre più numerose e fantasiose proposte volte a moralizzare soprattutto il comportamento delle aziende sul mercato del lavoro. In nome di princìpi certamente condivisibili come il controllo dell’immigrazione, il rispetto del territorio in senso lato, ecc., ma a volte staccati dal principio dello Stato di diritto, che pure è un principio costituzionale, visto che l’articolo 5 capoverso 1 della Costituzione federale indica chiaramente che “Il diritto è fondamento e limite dell’attività dello Stato”.
Stupisce quindi non poco che dopo mirabolanti promesse di ricette facili facili applicabili immediatamente, si debba ricorrere a verifiche della legalità e a mille analisi e approfondimenti per verificare ex post l’applicabilità delle ricette miracolose o presunte tali. Ho comprensione per il gioco politico, fatto inevitabilmente anche di forzature per smuovere situazioni bloccate. Ma quando la forzatura diventa sistematica la cosa si fa quantomeno problematica. Come sempre si invocano situazioni speciali che giustificano qualsiasi cosa, quindi anche il prendere a calci la Costituzione federale, da difendere contro i giudici stranieri, ma che i ticinesi sono legittimati a ignorare trattandosi, a seconda delle situazioni, non di una Carta fondamentale che tutela diritti individuali, federalismo ecc., ma di un fastidioso libercolo voluto dai confederati per fregare i ticinesi. Ovviamente l’interesse supremo di cancellare la libertà economica e imprenditoriale, sancita tra l’altro dall’articolo 27 della Costituzione federale e per noi valore non negoziabile, è prevalente e questo, secondo taluni, giustifica tutto. Infatti non sono pochi coloro che considerano tale libertà come una licenza di uccidere, cioè di fare quello che si vuole fregandosene delle regole. Complimenti per la profondità di pensiero. Considerata la ridicola esaltazione per imprese che chiudono o che rinunciano a investire in Ticino e la volontà di sparare nel mucchio indistintamente, vi è seriamente da chiedersi se si vogliano ancora aziende sul nostro territorio. Ah è vero, dimenticavo che vi sono sempre le aziende iper-tecnologiche ad altissimo valore aggiunto (definizione su cui si potrebbe disquisire a lungo), che non hanno parcheggi, non creano traffico, non inquinano e non fanno rumore. Queste e solo queste sembrano avere diritto di cittadinanza, mentre le altre, che spesso però sono le nostre ben radicate sul territorio e che andrebbero quindi difese, sono poco più che pezzenti perché non sono la Apple. Anche se la Apple, per la sua politica di retribuzione, in Ticino finirebbe sicuramente alla gogna per dumping salariale e cacciata con grande sollievo dei puristi dell’autarchia. Difficile raccapezzarsi in questo ginepraio. Certo, come al solito sarò accusato di non volere intervenire contro un mercato selvaggio di neo-liberisti a caccia di scalpi. In realtà mi sono sempre schierato senza riserve per le sanzioni civili, amministrative e penali per chi non rispetta le regole. Punire tanti per le colpe di pochi ha invece un retrogusto sinistro da regime totalitario che poco ha a che fare con le nostre strutture (ancora) liberali. Non penso che esprimerlo sia un delitto di lesa maestà verso la volontà popolare. Magari, lasciando da parte gli attacchi personali e gli isterismi, potrebbe anche essere la base di una discussione costruttiva. Ma temo che sia un’illusione. Purtroppo.