Prosegue l’interazione tra la Cc-Ti e le associazioni di categoria affiliate. Emergono soluzioni innovative su tematiche d’attualità.
Le associazioni di categoria rappresentano, per la Svizzera, un vero e proprio plus valore. Contiamo nel nostro Paese oltre 100’000 associazioni, attive in diversi ambiti.
La rilevanza di questa forma giuridica per il tessuto sociale elvetico è di primaria importanza, e la Cc-Ti lo sa bene, annoverando tra i propri associati, oltre a quasi 1’000 soci individuali, anche 44 realtà associative. Si tratta di un vero e proprio punto di forza per la nostra struttura, che, quotidianamente si interfaccia con differenti settori economici rappresentati da queste entità. La collaborazione che nasce da queste interazioni ci porta a migliorare costantemente i nostri servizi e calibrare al meglio le nostre azioni verso il territorio.
Da molti anni sono affiliate alla Cc-Ti delle realtà importanti per l’economia ticinese, rappresentative di settori professionali molto diversi fra loro, ma che agiscono insieme e creano un tessuto economico cantonale ricco di caratteristiche positive. Motivo che ci rende orgogliosi e ci spinge a puntare ancora maggiormente al dialogo con le differenti entità.
Sono ben 44, dicevamo, le associazioni che hanno aderito alla Cc-Ti. Tra esse si spazia attraverso tutti i settori professionali esistenti. Ogni realtà possiede missioni e obiettivi propri, e si confronta regolarmente con dinamiche interne al proprio settore. Tutti i collaboratori della Cc-Ti hanno costantemente relazioni con i Comitati delle diverse associazioni, in quanto vi sono anche alcune di esse che hanno deciso di affidarci la gestione del loro Segretariato. Citando qualche esempio, possiamo facilmente dimostrare quanto ricca sia la rappresentanza associativa, e soprattutto trasversale su molteplici settori della nostra economia: Ticinomoda, Federcommercio, Spedlogswiss Ticino, Lugano Commodity Trading Association, Associazione Installatori Elettricisti Ticinesi, Unione Professionale Svizzera dell’Automobile – sezione Ticino, ASA – Associazione Svizzera d’Assicurazioni, ecc. (per una panoramica più completa e l’elenco esaustivo degli associati collettivi, potete consultare l’apposita sezione dedicata sul nostro sito web).
Le tematiche di dialogo fra la Cc-Ti e gli associati collettivi riguardano sia argomenti comuni che soddisfano molteplici necessità, come pure soluzioni mirate che nascono dall’interazione e riguardano i bisogni settoriali. Molte idee sono individuate e vengono poi proposte dall’associazione affiliata alle proprie imprese, con nuovi servizi e misure settoriali di qualità.
Da sempre abbiamo ribadito l’attenzione verso la Responsabilità Sociale delle Imprese (RSI) quale risposta alla gestione di problematiche legate all’ambito economico, ambientale e sociale. La RSI offre infatti un approccio metodologico.
In questo senso, oltre agli indicatori scelti per la nostra valutazione interna in termini di sostenibilità (rileggete qui i risultati), ci siamo fatti interpreti delle diverse voci e necessità degli associati verso questo ambito. Abbiamo potuto sviluppare competenze specifiche per l’accompagnamento e lo svolgimento di analisi e progetti aziendali ed associativi legati alla RSI, con l’obiettivo di dare delle linee guida ai soci per azioni concrete di governance sostenibile.
In particolare, vi proponiamo l’esperienza di viscom sulla sostenibilità, dalle parole del suo Segretario Stefano Gazzaniga.
Senza sostenibilità non c’è futuro
di Stefano Gazzaniga, Segretario viscom Ticino

Il dialogo con la Cc-Ti è sempre stato basilare per la nostra associazione, sin dalla nostra affiliazione. Vi è sempre stata una comunicazione costruttiva e aperta in entrambe le direzioni, che ci ha resi più forti e rappresentativi a livello ticinese e svizzero.
viscom, sul piano nazionale, e con la sua sezione ticinese, è l´associazione di settore leader nel campo della comunicazione visiva, rappresentando gli interessi di oltre 750 aziende (dati relativi al territorio nazionale). Tra i nostri soci annoveriamo tipografie classiche e ditte che operano nei settori della concezione, progettazione, produzione di prodotti stampati e digitali.
Per la nostra realtà il tema della sostenibilità è sempre stato molto importante, soprattutto per riuscire a differenziarsi dalla concorrenza estera.
Da alcuni anni abbiamo implementato un codice etico a livello svizzero; un marchio di sostenibilità composto da certificazioni varie che portano ad un punteggio all’interno di una classifica e, a seconda delle misure scelte, mettono l’accento su un aspetto sostenibile piuttosto che un altro; e una Whitelist ticinese, firmata da 38 dei 42 soci della nostra sezione.
Le aziende che intendono presentare domanda d’ammissione ed essere socie della viscom devono, obbligatoriamente, rispettare il codice etico. Questo strumento ha l’obiettivo di considerare equamente gli interessi di clienti, concorrenti, dipendenti, opinione pubblica, dell’associazione e dei suoi membri in contrapposizione alle pratiche commerciali sleali nell’ambito della comunicazione visiva. Il codice mira pure alla protezione degli interessi legittimi di tutti gli associati, dell’opinione pubblica e dell’ambiente.
Parallelamente a ciò, il nostro ranking, visibile cliccando qui, presenta l’impegno degli associati verso la sostenibilità ambientale. Grazie a diverse certificazioni, ci siamo autoregolati con un punteggio attribuito in una “classifica” pubblica, dove, per chi la consulta, è facile sapere che le aziende presenti sono sostenibili.
Rientrano qui misure come la certificazione FSC (elementi essenziali per una gestione forestale rispettosa dal punto di vista ambientale, per cui nel nostro caso la carta e derivati); l’analisi energetica; le emissioni di CO2; ecc.. Questo marchio di sostenibilità è sviluppato in collaborazione con l’Ufficio federale delle costruzioni e della logistica (UFCL).
Infine vi è la Whitelist, già creata in Ticino nel 2013, dove alcune aziende presenti sul territorio l’hanno adottata come principio per i propri acquisti in fatto di prodotti stampati.
La Cc-Ti, forte della sua esperienza di autocertificazione portata avanti con Quantis, e della grande competenza maturata sul tema, ci ha fornito diverse consulenze mirate. Ci ha, in primis, seguito nell’implementazione di indicatori preparati in accordo con il GRI (Global Reporting Initiative) della nostra Whitelist, che rappresentano le linee guida per il reporting di sostenibilità.
In Ticino abbiamo potuto contare sull’adesione alla Cc-Ti e alla collaborazione diretta (anche) su questo tema, per rilanciarlo tra le aziende operanti del settore. Sarà uno dei cavalli di battaglia per il 2017. Crediamo che, grazie alla Cc-Ti, e quanto fatto finora dalla nostra associazione, possiamo accogliere con favore le sfide future che ci presenterà il mercato, arrivando pronti e preparati alle novità in corso.
Contatto diretto per progetti vincenti
/in Comunicazione e mediaProsegue l’interazione tra la Cc-Ti e le associazioni di categoria affiliate. Emergono soluzioni innovative su tematiche d’attualità.
Le associazioni di categoria rappresentano, per la Svizzera, un vero e proprio plus valore. Contiamo nel nostro Paese oltre 100’000 associazioni, attive in diversi ambiti.
La rilevanza di questa forma giuridica per il tessuto sociale elvetico è di primaria importanza, e la Cc-Ti lo sa bene, annoverando tra i propri associati, oltre a quasi 1’000 soci individuali, anche 44 realtà associative. Si tratta di un vero e proprio punto di forza per la nostra struttura, che, quotidianamente si interfaccia con differenti settori economici rappresentati da queste entità. La collaborazione che nasce da queste interazioni ci porta a migliorare costantemente i nostri servizi e calibrare al meglio le nostre azioni verso il territorio.
Da molti anni sono affiliate alla Cc-Ti delle realtà importanti per l’economia ticinese, rappresentative di settori professionali molto diversi fra loro, ma che agiscono insieme e creano un tessuto economico cantonale ricco di caratteristiche positive. Motivo che ci rende orgogliosi e ci spinge a puntare ancora maggiormente al dialogo con le differenti entità.
Sono ben 44, dicevamo, le associazioni che hanno aderito alla Cc-Ti. Tra esse si spazia attraverso tutti i settori professionali esistenti. Ogni realtà possiede missioni e obiettivi propri, e si confronta regolarmente con dinamiche interne al proprio settore. Tutti i collaboratori della Cc-Ti hanno costantemente relazioni con i Comitati delle diverse associazioni, in quanto vi sono anche alcune di esse che hanno deciso di affidarci la gestione del loro Segretariato. Citando qualche esempio, possiamo facilmente dimostrare quanto ricca sia la rappresentanza associativa, e soprattutto trasversale su molteplici settori della nostra economia: Ticinomoda, Federcommercio, Spedlogswiss Ticino, Lugano Commodity Trading Association, Associazione Installatori Elettricisti Ticinesi, Unione Professionale Svizzera dell’Automobile – sezione Ticino, ASA – Associazione Svizzera d’Assicurazioni, ecc. (per una panoramica più completa e l’elenco esaustivo degli associati collettivi, potete consultare l’apposita sezione dedicata sul nostro sito web).
Le tematiche di dialogo fra la Cc-Ti e gli associati collettivi riguardano sia argomenti comuni che soddisfano molteplici necessità, come pure soluzioni mirate che nascono dall’interazione e riguardano i bisogni settoriali. Molte idee sono individuate e vengono poi proposte dall’associazione affiliata alle proprie imprese, con nuovi servizi e misure settoriali di qualità.
Da sempre abbiamo ribadito l’attenzione verso la Responsabilità Sociale delle Imprese (RSI) quale risposta alla gestione di problematiche legate all’ambito economico, ambientale e sociale. La RSI offre infatti un approccio metodologico.
In questo senso, oltre agli indicatori scelti per la nostra valutazione interna in termini di sostenibilità (rileggete qui i risultati), ci siamo fatti interpreti delle diverse voci e necessità degli associati verso questo ambito. Abbiamo potuto sviluppare competenze specifiche per l’accompagnamento e lo svolgimento di analisi e progetti aziendali ed associativi legati alla RSI, con l’obiettivo di dare delle linee guida ai soci per azioni concrete di governance sostenibile.
In particolare, vi proponiamo l’esperienza di viscom sulla sostenibilità, dalle parole del suo Segretario Stefano Gazzaniga.
Senza sostenibilità non c’è futuro
di Stefano Gazzaniga, Segretario viscom Ticino
Il dialogo con la Cc-Ti è sempre stato basilare per la nostra associazione, sin dalla nostra affiliazione. Vi è sempre stata una comunicazione costruttiva e aperta in entrambe le direzioni, che ci ha resi più forti e rappresentativi a livello ticinese e svizzero.
viscom, sul piano nazionale, e con la sua sezione ticinese, è l´associazione di settore leader nel campo della comunicazione visiva, rappresentando gli interessi di oltre 750 aziende (dati relativi al territorio nazionale). Tra i nostri soci annoveriamo tipografie classiche e ditte che operano nei settori della concezione, progettazione, produzione di prodotti stampati e digitali.
Per la nostra realtà il tema della sostenibilità è sempre stato molto importante, soprattutto per riuscire a differenziarsi dalla concorrenza estera.
Da alcuni anni abbiamo implementato un codice etico a livello svizzero; un marchio di sostenibilità composto da certificazioni varie che portano ad un punteggio all’interno di una classifica e, a seconda delle misure scelte, mettono l’accento su un aspetto sostenibile piuttosto che un altro; e una Whitelist ticinese, firmata da 38 dei 42 soci della nostra sezione.
Le aziende che intendono presentare domanda d’ammissione ed essere socie della viscom devono, obbligatoriamente, rispettare il codice etico. Questo strumento ha l’obiettivo di considerare equamente gli interessi di clienti, concorrenti, dipendenti, opinione pubblica, dell’associazione e dei suoi membri in contrapposizione alle pratiche commerciali sleali nell’ambito della comunicazione visiva. Il codice mira pure alla protezione degli interessi legittimi di tutti gli associati, dell’opinione pubblica e dell’ambiente.
Parallelamente a ciò, il nostro ranking, visibile cliccando qui, presenta l’impegno degli associati verso la sostenibilità ambientale. Grazie a diverse certificazioni, ci siamo autoregolati con un punteggio attribuito in una “classifica” pubblica, dove, per chi la consulta, è facile sapere che le aziende presenti sono sostenibili.
Rientrano qui misure come la certificazione FSC (elementi essenziali per una gestione forestale rispettosa dal punto di vista ambientale, per cui nel nostro caso la carta e derivati); l’analisi energetica; le emissioni di CO2; ecc.. Questo marchio di sostenibilità è sviluppato in collaborazione con l’Ufficio federale delle costruzioni e della logistica (UFCL).
Infine vi è la Whitelist, già creata in Ticino nel 2013, dove alcune aziende presenti sul territorio l’hanno adottata come principio per i propri acquisti in fatto di prodotti stampati.
La Cc-Ti, forte della sua esperienza di autocertificazione portata avanti con Quantis, e della grande competenza maturata sul tema, ci ha fornito diverse consulenze mirate. Ci ha, in primis, seguito nell’implementazione di indicatori preparati in accordo con il GRI (Global Reporting Initiative) della nostra Whitelist, che rappresentano le linee guida per il reporting di sostenibilità.
In Ticino abbiamo potuto contare sull’adesione alla Cc-Ti e alla collaborazione diretta (anche) su questo tema, per rilanciarlo tra le aziende operanti del settore. Sarà uno dei cavalli di battaglia per il 2017. Crediamo che, grazie alla Cc-Ti, e quanto fatto finora dalla nostra associazione, possiamo accogliere con favore le sfide future che ci presenterà il mercato, arrivando pronti e preparati alle novità in corso.
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Il protezionismo è una minaccia per la nostra economia
/in Comunicazione e mediadi Alessio del Grande
Questo primo scorcio del nuovo Secolo sarà ricordato dagli storici dell’economia come il ventennio del grande paradosso. In un mondo sempre più interconnesso grazie alle grandi reti infrastrutturali che facilitano la produzione di merci e la circolazione di persone, capitali, idee, innovazioni, dati, materie prime e informazioni, i Governi di molti Paesi tendono, invece, a chiudere e proteggere la loro economia, limitando il libero scambio. Solo negli Stati del G20, secondo i dati del Global Trade Allert, dal 2008 al 2016, sono state introdotte oltre 3’500 misure che limitano gli scambi commerciali, che stanno, perciò, registrando una brusca frenata. Dopo 5 anni di crescita, nel 2015 le esportazioni globali sono diminuite del 13,6%.
Ormai è di moda inveire contro la globalizzazione e il libero mercato, ma si dimentica che nell’ultimo mezzo secolo lo sviluppo del commercio internazionale ha strappato centinaia di milioni di persone dalla miseria più nera. Nella sola Cina ben 700 milioni di abitanti si sono lasciati alle spalle la povertà. Ex poveri che cominciano a consumare merci prodotte anche nei Paesi ricchi. Nel 1998 in tutto il pianeta si contavano 2 miliardi di persone sotto la soglia d’indigenza, oggi sono 767 milioni (dati Banca mondiale). Certo, la globalizzazione ha provocato nei singoli Paesi squilibri sociali che richiedono correttivi e aggiustamenti, ma sono sotto gli occhi di tutti gli immensi progressi fatti nelle condizioni di vita e di salute, nell’accessibilità a beni e consumi prima impossibili e nelle libertà di scelta di ognuno di noi.
Nell’epoca del grande paradosso capita persino di vedere il leader di un Paese comunista, il cinese Xi Jinping, che dalla tribuna del WEF difende la globalizzazione e il libero commercio, mentre Donald Trump, neo Presidente USA, la più grande democrazia liberale del mondo, si profila come l’alfiere del neo protezionismo. Il suo “America First” è un concentrato di nazionalismo che molti politici europei hanno eletto a loro modello. E qui il gioco si fa pericoloso. Anche per la Svizzera, la cui forza economica è trainata dalle esportazioni favorite dalla libertà di commercio. Se nei suoi furori protezionistici Trump dovesse davvero applicare quella tassa del 20% sulle importazioni, già ipotizzata per la Germania, anche per il nostro Paese sarebbero guai seri, poiché la catena di creazione del valore delle imprese svizzere si basa essenzialmente sugli scambi internazionali. Oggi la Svizzera esporta negli USA beni per 17 miliardi di franchi in più di quanto importa, sostenuta anche dagli interventi della BNS per mantenere un cambio vantaggioso. Interventi che potrebbero far storcere il naso a Trump, il quale ha, peraltro, già criticato il prezzo dei farmaci importati dalla Svizzera.
Ma il problema immediato per l’economia elvetica non è Trump, bensì l’ondata protezionista che sta montando in tutta e Europa, Svizzera compresa. Restrizioni al commercio e agli scambi, con dazi doganali e altre limitazioni, non significano solo grosse perdite per la nostra industria d’esportazione e per i consumatori che vedranno aumentare i prezzi di molti beni, ma indeboliscono tutto il tessuto produttivo. Perché è con il mercato aperto alla competizione internazionale che tutte le imprese imparano a restare competitive, invece di vivacchiare grazie a barriere protezionistiche e aiuti statali. È dall’apertura dei mercati, e non dalla loro chiusura, che nasce la spinta ad innovare processi e prodotti per conquistare altri spazi di business, a creare nuove imprese. Se il protezionismo può sembrare un vantaggio a breve termine, alla lunga si rivela un veleno per tutta la società. Come hanno dimostrato le disastrose esperienze del 1914 e degli anni Trenta.
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La digitalizzazione oggi – dossier tematico
/in Digitalizzazione, TematicheNell’inchiesta congiunturale, che ogni anno conduciamo unitamente ad altre Camere di commercio e dell’industria, vi sono sempre alcuni approfondimenti specifici che vanno oltre le cifre dell’andamento economico generale. L’edizione 2016/2017 si è soffermata in particolare sui temi dell’innovazione, della trasformazione digitale e della formazione. Temi per molti aspetti ovviamente legati (visionate qui l’intervista).
Per quanto attiene il vastissimo mondo della trasformazione digitale, i nostri soci hanno mostrato di essere ben coscienti dell’entità del fenomeno e degli effetti concreti e potenziali non solo sui prodotti e le procedure ma anche sui modelli di business, elemento quest’ultimo che rappresenta probabilmente il risvolto che comporta le sfide più impegnative. Ben il 56% delle aziende consultate ha risposto in maniera affermativa alla domanda se “La digitalizzazione (integrazione delle tecnologie numeriche nel funzionamento dell’impresa) modifica o modificherà la vostra attività?”. La Cc-Ti da anni sensibilizza sul tema dell’utilizzo dei più o meno nuovi strumenti digitali nel contesto della valutazione del modello di business e i numerosi eventi e corsi proposti indicano che la diffusione della sensibilità verso questa trasformazione epocale sta funzionando. Poi ovviamente le singole categorie dovranno effettuare le valutazioni commisurate alle esigenze specifiche, ma questo è appunto compito dei singoli settori.
Quale associazione-mantello abbiamo il compito di accrescere l’attenzione verso il cambiamento e il dato summenzionato ci serve da spunto di riflessione per chiederci se abbia un senso parlare della digitalizzazione solo come foriera di paure. Ogni cambiamento porta insicurezze, rimette in questione modelli acquisiti ecc., per cui è umano che, almeno in una fase iniziale, prevalgano i timori.
Pochi ricordano che negli anni Ottanta il Parlamento federale discusse una proposta di introduzione di una tassa volta ad impedire la diffusione dei computer, rei di far sparire posti di lavoro. Fortunatamente tale tassa fu affossata e come è andata lo sappiamo tutti. Anche oggi probabilmente gli scenari apocalittici di business spazzati via in un solo colpo di mouse sono esagerati, anche se, lo concedo, i cambiamenti sono molto più rapidi di trenta anni fa e quindi il tempo di adattamento è minore. Nel contesto delle paure è però giusto rilevare che, come in tutte le trasformazioni (senza scomodare il termine di rivoluzione), vi sono elementi positivi.
A questo proposito si può ad esempio citare un articolo molto interessante pubblicato dalla “NZZ am Sonntag” lo scorso 1° gennaio 2017 intitolato “Die Weltveränderer”. Per quanto attiene lo sviluppo della robotica, che è solo una parte del vasto mondo della rivoluzione digitale, si sottolinea come essa potrà cambiare il volto non solo dell’industria, che da molto tempo ne ha compreso i vantaggi, ma anche il settore dei servizi. Si cita l’esempio della Royal Bank of Scotland presso la quale apparecchi automatici risponderanno alle domande dei clienti, come è già il caso anche per diverse aziende elvetiche. Ad una prima analisi si potrebbe reagire a questa notizia con il pensiero delle collaboratrici e collaboratori che perderanno il posto di lavoro, sostituiti da macchine e a questo occorre ovviamente prestare attenzione. Ma, cambiando prospettiva, non si può non notare che in questo modo un certo livello della qualità del servizio sarà sempre garantita e il personale, non più costretto a rispondere a semplici domande dei clienti, potrà concentrarsi su altre importanti attività. Qui entra ovviamente in gioco l’attenzione alla formazione continua e alla riqualificazione del personale. Ma il processo è ineluttabile e limitarsi a subirlo o a erigere barriere di resistenza serve a poco. Come ogni cambiamento, esso va cavalcato e affrontato con il giusto gusto della sfida.
Se pensiamo che molte aziende realizzano una fetta importante della loro cifra d’affari (anche fino al 75%) con prodotti che dieci anni fa non esistevano, senza aver ridotto l’occupazione, ecco che gli elementi positivi non mancano. Le preoccupazioni per gli esseri umani sono più che legittime, ma nel nostro piccolo Ticino vi sono indicazioni rassicuranti. Nella nostra inchiesta le aziende affermano chiaramente che non intendono procedere a licenziamenti massicci a causa, o forse grazie, alle possibilità offerte dalle nuove tecnologie. Ben l’80% delle aziende pensa che essa non avrà nessun impatto sul numero di impiegati nella propria azienda! Alla faccia di chi continua, con eccessiva leggerezza o forse in malafede, a considerare il tessuto economico ticinese di scarso valore. L’esempio testé citato di un software che risponde alle domande dei clienti non è del resto stato scelto a caso. Infatti nei prossimi 5 anni il 30% delle aziende che hanno risposto alla nostra inchiesta prevedono di investire nel digitale per rinnovare la parte commerciale della loro attività e cioè la relazione con il cliente, la vendita e la comunicazione. E il segno degli investimenti su prodotti e processi in trasformazione sulla base dei mutamenti legati alla digitalizzazione è pure una fetta importante degli investimenti aziendali.
Sempre nell’ottica del mito della digitalizzazione come fagocitatrice di relazioni umane e impieghi, l’articolo della “NZZ am Sonntag” cita un altro interessante caso di risvolto inaspettato dato delle nuove tecnologie: il “reshoring”, ossia il ritorno alla produzione di beni su suolo elvetico. Grazie alla robotica di nuova generazione la produzione, anche con il nostro alto costo del lavoro, sarà di nuovo più concorrenziale in Svizzera. Con il grande vantaggio di creare posti di lavoro ed essere più vicini ai clienti finali, diminuendo drasticamente i tempi di produzione e di fornitura delle merci. Si potrà quindi in una certa misura tornare a produrre dove poi si venderà la merce o comunque in prossimità dei mercati di destinazione. Chiaramente i nuovi posti di lavoro creati avranno delle esigenze diverse da quelle delle fabbriche ritenute “classiche”, il che non è una sfida facilissima. Ma implica molte possibilità di sviluppo. Anche in questo caso il ruolo della formazione sarà assolutamente centrale, ma le aziende ticinesi e svizzere hanno già dimostrato e dimostrano sensibilità in questo senso, con il forte accento posto sulla formazione professionale, asso nella manica della Svizzera e leva importantissima per riuscire a gestire i molti cambiamenti in atto.
Inutile illudersi, come in tutti i cambiamenti epocali probabilmente qualcuno, almeno all’inizio, uscirà sconfitto da questo cambio di paradigma. Una delle molte sfide sarà proprio quella di non “perdere per strada” chi sarà confrontato a queste difficoltà, perché il disagio sociale, al di là delle difficili situazioni individuali, non è nell’interesse di nessuno e nemmeno dell’economia, malgrado taluni teorici troppo ideologizzati tentino di far credere il contrario.
Continuare a cambiare, a evolversi e affrontare nuove sfide con mente aperta rimane quindi un modo lungimirante per mantenere il benessere. Niente è scontato e in futuro lo sarà sempre di meno, ma ci saranno anche tante diverse opportunità e magari potrà anche essere divertente svolgere i vecchi compiti in maniera totalmente nuova.
Per approfondire il tema della digitalizzazione, qui di seguito trovate diversi contenuti quali approfondimenti tematici.
Il fiume della digitalizzazione scorre vigoroso e libero in Svizzera
Lasciate in pace i robot!
La rivoluzione digitale dell’economia e della società
La nuova frontiera della formazione
Torna “Oltre i confini”
/in Internazionale, TematicheDopo il successo della prima edizione di “Oltre i confini”, dal 10 aprile ritornano su Teleticino tutti i lunedì alle 19.20 le interviste in pillole ad imprenditori ticinesi. Ricordiamo che il progetto è stato lanciato nel 2016 dal Servizio Export della Cc-Ti in collaborazione con il gruppo MediaTI e Switzerland Global Enterprise (S-GE). Anche nell’anno del centenario della Cc-Ti “Oltre i confini” vuole declinarsi in diverse forme: da approfondimenti tematici sul Corriere del Ticino e il Giornale del Popolo, alla rubrica apposita sul portale web Ticinonews.ch nonché con le interviste televisive. Queste ultime ripartiranno nelle prossime settimane su Teleticino e incontreranno imprenditori ticinesi che commerciano i loro prodotti sia in Svizzera, ma soprattutto all’estero. Perché scegliere di esportare? Quali sono i dettagli da prendere in considerazione? Quali le difficoltà o gli spunti che sono nati? Tutte queste domande troveranno risposta nei due minuti della trasmissione che vuole dare luce al mondo economico reale ticinese, quello fatto di impresa e di persone che quotidianamente sono confrontate con problematiche concrete. Oltre alle repliche settimanali, le puntate saranno inoltre nuovamente disponibili nella rubrica di Ticinonews dove sono già presenti – per chi se le fosse perse – quelle trasmesse nel 2016.
Sperando di attirare il vostro interesse, vi diamo appuntamento su Teleticino e Ticinonews e vi auguriamo una buona visione.
Articoli di approfondimento “Oltre i confini”
Puntate della trasmissione “Oltre i confini”
Swissness: come districarsi con le nuove regolamentazioni
/in Internazionale, TematicheLa nuova regolamentazione concernente l’utilizzo dell’indicazione di provenienza “Svizzera” e la croce bianca su sfondo rosso, detta Swissness, è entrata in vigore il 1° gennaio 2017. La nuova legge sulla protezione dei marchi (LPM) suddivide i prodotti in tre categorie: prodotti naturali, derrate alimentari e prodotti industriali. Sono stati modificati anche i criteri di provenienza relativi ai servizi.
Sono molte le novità entrate in vigore, motivo per cui nelle prossime edizioni di TicinoBusiness desideriamo proporvi una serie di “Domande frequenti”, redatte dall’Istituto per la proprietà intellettuale (IPI), concernenti le principali problematiche della nuova legislazione.
A quali condizioni si può utilizzare la designazione “Svizzera”?
La designazione “Svizzera”, utilizzata sola o con altri termini come “Made in Switzerland”, “Ricetta svizzera” o “Swiss quality”, è un’indicazione di provenienza, ossia un riferimento diretto alla provenienza geografica dei prodotti o dei servizi per i quali è utilizzata (art. 47 della legge sulla protezione dei marchi, LPM). Anche i segni figurativi come la croce svizzera, il Cervino o Guglielmo Tell sono considerati come indicazioni di provenienza svizzere. In linea di massima, il produttore o il fornitore del servizio non deve chiedere nessuna autorizzazione specifica per utilizzare l’indicazione di provenienza “Svizzera”. Quest’ultima può essere utilizzata liberamente a condizione che sia esatta, ossia che i prodotti o i servizi in questione siano realmente di provenienza svizzera. Le aziende che desiderano farne uso sono dunque tenute a garantire che i loro prodotti o servizi soddisfino appieno le condizioni di provenienza svizzera definiti nella legge. Solo in caso di contenzioso dovranno dimostrare di avere soddisfatto le condizioni legali di provenienza (cfr. domanda 22). I criteri di provenienza svizzera definiti nella legge tengono conto della natura specifica dei prodotti e divergono quindi per i prodotti naturali, per le derrate alimentari, i prodotti industriali e i servizi (cfr. artt. 48a, 48b, 48c et 49 LPM).
Indicazioni come “Designed in Switzerland” o “Swiss Research” sottostanno agli stessi criteri validi per la designazione “Svizzera”?
I produttori che non soddisfano i criteri di provenienza svizzera possono fare riferimento a determinate attività specifiche di ideazione o di fabbricazione del prodotto svoltesi in Svizzera (p.es. “Designed in Switzerland” o “Swiss Research”) se:
Sono invece escluse da questa eccezione le indicazioni seguenti:
Monica Zurfluh, responsabile S-GE per la Svizzera italiana
Marco Passalia, responsabile Servizio Export Cc-Ti
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Agiamo Insieme alle aziende virtuose
/in Appuntamenti, Eventi e missioni, Eventi tematiciIn una serata densa di emozioni e successo, lo scorso 7 marzo nella Sala del Gran Consiglio a Bellinzona, si sono ripercorse le storie di persone e aziende, evidenziando il lato più umano dell’economia ticinese.
In una serata densa di emozioni e successo, lo scorso 7 marzo nella Sala del Gran Consiglio a Bellinzona, si sono ripercorse le storie di persone e aziende, evidenziando il lato più umano dell’economia ticinese.
Con Agiamo Insieme, abbiamo potuto dimostrare come il mondo economico sia particolarmente legato alle proprie risorse umane, collaboratori che sono un vantaggio competitivo per le aziende.
Giunta alla 5° edizione, questa manifestazione, organizzata dalla Cc-Ti insieme all’Istituto delle assicurazioni sociali, nacque nel 2012. Da ben 5 anni si premiano delle aziende che si distinguono per la loro accuratezza nel reinserimento professionale dei dipendenti che hanno subito un danno alla salute. Si celebra l’impegno verso i dipendenti con l’obiettivo di una socialità comune, perché queste aziende hanno permesso ad alcuni dei propri dipendenti di (ri)trovare un percorso professionale.
Mantenere o reinserire in un’altra funzione o in un’altra ditta un dipendente leso nella salute e riqualificato è dunque un successo per tutti, che ben si inserisce anche nelle differenti misure a sostegno di un economia sostenibile. Nell’ambito della Responsabilità Sociale delle Imprese (RSI), tema molto caro alla Cc-Ti, questa misura si inserisce nella performance sociale (ricordiamo infatti che la RSI di compone di tre parti, tutte misurabili: performance sociale, economica ed ambientale).
Alla serata, moderata da Julie Arlin, sono intervenuti Luca Albertoni, Direttore Cc-Ti, Carlo Marazza, Direttore IAS e Monica Maestri, Capo Ufficio AI. Inoltre anche il Consigliere di Stato e Direttore del Dipartimento della Sanità e Socialità Paolo Beltraminelli ha salutato favorevolmente questa manifestazione, con un intervento sul tema.
Sono state premiate, in quest’edizione, 4 realtà diverse fra loro, ma accomunate da un grande spirito di voler reinserire il proprio collaboratore nell’organico aziendale:
Rappresentata da Ivan Rotta, Consulente HR
Rappresentata da Sonia Bernet-Miserino, Amministratrice
Rappresentata da Marco Franscella, Direttore
Rappresentata da Lidia Nodari, Junior HR Partner
La serata è stata allietata da alcuni intermezzi del Coro Castelgrande. Dopo la premiazione, i partecipanti hanno potuto continuare a dialogare tra loro e con gli ospiti grazie ad un networking apero.
Ritrovate e rivivete tutte le storie emozionanti presentate durante Agiamo Insieme.
Sul nostro canale Youtube potete visionare i video mostrati il 7 marzo scorso, oppure cliccando direttamente sul nome delle aziende sopraelencate.
Responsabilità sociale delle imprese: tema focale per la Cc-Ti
Abbiamo già sottolineato quanto il tema della Responsabilità Sociale delle Imprese sia un punto determinante per le nostre attività. Infatti nell’autunno del 2016 abbiamo presentato gli indicatori di sostenibilità scelti per la nostra valutazione interna (rileggete i risultati della nostra analisi).
In questo senso manteniamo una collaborazione strategica con Quantis SA (azienda esperta in consulenza e valutazione della sostenibilità). Ritroviamo infatti questo principio nei servizi destinati ai nostri soci. Come? Con numerose iniziative in ambito di consulenze agli associati, eventi, approfondimenti, corsi di formazione mirati sulla sostenibilità e sulle diverse sfaccettature che ne fanno parte. Agiamo Insieme ne è un ottimo esempio. Non dimentichiamo il Servizio di gestione dei conflitti (che potete approfondire, rileggendo l’articolo su Ticino Business di gennaio+febbraio a pagina 32), il corso “Mobility Management PMI” tenutosi lo scorso anno, diverse collaborazioni con enti e associazioni (citiamo, ad esempio, Fondounoimpresa e OCST) e gli eventi dedicati al tema, che riproporremo anche nel corso di quest’anno.
Libertà economica, caposaldo svizzero
/in Comunicazione e mediaL’opinione di Luca Albertoni, Direttore Cc-Ti
La Cc-Ti compie 100 anni e per celebrare questo importante traguardo vuole portare l’attenzione su diversi temi importanti non solo per l’economia. Oggi scopriamo la libertà economica e imprenditoriale.
Nella Costituzione federale svizzera vi è l’articolo 27 dedicato alla libertà economica, che prevede quanto segue:
1 La libertà economica è garantita.
2 Essa include in particolare la libera scelta della professione, il libero accesso a un’attività economica privata e il suo libero esercizio.
Il diritto fondamentale della libertà economica è stato inserito nella nostra Magna Charta nel 1874 e costituisce un unicum nel panorama internazionale, il che sottolinea la specificità della scelta svizzera, che considera tale libertà generale un pilastro essenziale per il funzionamento del nostro Stato. A differenza di molte altre costituzioni che si limitano a menzionare settori specifici dell’economia. La prosperità del nostro paese dimostra la bontà di tale scelta atipica. Libertà economica non significa anarchia né possibilità di agire al di fuori dalle regole, bensì una protezione del singolo dall’ingerenza statale, come per tutti i diritti costituzionali. Le eventuali limitazioni devono rispettare determinati criteri legati al principio di legalità, a un eventuale interesse pubblico preponderante e al principio della proporzionalità, elementi oggi tenuti purtroppo in sempre minore considerazione. Quanto il grado di libertà economica contribuisca al benessere generale, alla crescita economica e alla soddisfazione della popolazione è oggetto di molti studi. Malgrado occorra tenere conto di molti parametri, in regola generale maggiore è la libertà economica e migliori sono gli altri parametri.
Società svizzera impresari costruttori Sezione Ticino (SSIC TI)
/in AssociazioneFondata nel 1918 e prossima al 100° anniversario, la Società svizzera impresari costruttori Sezione Ticino (SSIC TI) è un’associazione, con sede a Bellinzona, che raggruppa attualmente circa 200 imprese di costruzione (su circa 370 operanti sul territorio cantonale e iscritte all’Albo delle imprese).
Presieduta dall’Ing. Mauro Galli e diretta dall’Ing. Nicola Bagnovini, si occupa di un settore, quello dell’edilizia, che ogni anno eroga una massa salariale di circa 500 milioni e la cui cifra d’affari raggiunge i 3 miliardi di franchi (pari al 7% del PIL cantonale). A livello di tendenze, anche se esistono differenze regionali importanti, il settore della costruzione vive oggi in Ticino una situazione di stabilità, questo dopo le contrazioni riscontrate nel 2016 successive ad anni di grande vitalità nella costruzione e alla presenza di imponenti cantieri infrastrutturali.
Rappresentando 6’000 lavoratori (su un totale di 8’500 occupati), la SSIC TI si concentra molto sulla formazione professionale di base e continua, uno dei punti focali dell’attività associativa.
Avendo creato, a Gordola, un Centro di Formazione Professionale (CFP) che raggruppa al proprio interno saperi e corsi di formazione per il settore della costruzione, ma anche per altre professioni dell’artigianato, la SSIC TI, esprime oggi tutto il proprio potenziale. Sono infatti numerose le associazioni professionali che, nel tempo, hanno trovato in lei un partner fondamentale con il quale hanno condiviso, con impegno e professionalità, lo sviluppo di una vera e propria “Cittadella della formazione”. Un progetto da sempre sostenuto e promosso dalle autorità cantonali, federali e dagli organismi paritetici professionali. In particolare sono ben 16 le associazioni professionali stabilmente presenti presso il CFP con la loro attività di formazione di base, continua e con un’offerta di corsi interaziendali in grado di soddisfare una trentina di curricoli formativi.
L’associazione vanta rispetto e tradizione nel tessuto sociale, economico e politico del nostro Cantone, assumendo un ruolo di rappresentanza degli interessi professionali dei suoi membri confrontandosi con le principali organizzazioni tecniche, economiche e sindacali nonché le istituzioni pubbliche o private presenti nel Paese.
Tra le sfide dell’avvenire vi è sicuramente il mantenimento di buone condizioni quadro e la tutela degli associati in particolare con un occhio vigile sulle crescenti restrizioni legislative che toccano il settore. In questo e altri contesti il dialogo con la Camera di commercio, dell’industria, dell’artigianato e dei servizi del Cantone Ticino è fondamentale, forte ed attivo, in quanto quest’ultima rappresenta, per la SSIC TI, l’associazione economica di riferimento a livello cantonale.
Essendo parte di un’organizzazione nazionale uno degli scopi è anche quello di saper portare sul piano federale le particolarità del nostro Cantone. In questo senso la presenza dal 2014 dell’Ing. Gian-Luca Lardi, grigionese di origine ma ormai da anni residente in Ticino, alla testa della SSIC centrale è certamente un fattore positivo per la nostra realtà.
Dati di contatto
SSIC TI, Viale Portone 4, 6500 Bellinzona, info@ssic-ti.ch, www.ssic-ti.ch
L’Ambasciatore dell’Azerbaijan accolto a Lugano
/in Internazionale, TematicheIl Sindaco Marco Borradori ha ricevuto martedì 28 febbraio 2017 a Palazzo Civico S.E. Akram Zeynalli, Ambasciatore della Repubblica dell’Azerbaigian a Berna. All’incontro era presente anche Chiara Crivelli, responsabile dell’International Desk della Camera di Commercio del Cantone Ticino.
La discussione ha identificato la collaborazione nell’economia, nella cultura e nel turismo come ambiti di maggiore prossimità fra Lugano e l’Azerbaigian.
I settori dell’energia, della farmaceutica e delle materie prime sono state oggetto di un approfondimento per lo sviluppo di nuove sinergie con la Città di Lugano. Nel corso delle prossime settimane la Camera di Commercio valuterà l’interesse di aziende che operano in questi ambiti, e non solo, a esplorare le opportunità di investimento e di collaborazioni puntuali con il paese caucasico, e in particolare con la capitale Baku.
L’Azerbaigian è il principale partner commerciale della Svizzera nel Caucaso meridionale, ed è nell’interesse reciproco lavorare affinché le relazioni culturali ed economiche instaurate tra i due Paesi si rafforzino ulteriormente.
L’Ambasciatrice del Kazakistan in visita a Lugano
/in Internazionale, TematicheLunedì 13 e martedì 14 febbraio 2017 l’Ambasciatrice del Kazakistan a Berna, Zhanar Aitzhanova, è stata in visita a Lugano. È stato organizzato un incontro con il Sindaco Marco Borradori, a cui hanno partecipato anche Filippo Lombardi, membro della Commissione di politica estera del Consiglio agli Stati, e per la Cc-Ti Marco Passalia, Vicedirettore, e Chiara Crivelli, Responsabile dell’International Desk.L’ambasciatrice Aitzhanova è giunta in Ticino, per la prima volta dalla sua entrata in carica, con l’obiettivo di attivare contatti istituzionali, economici e accademici e promuovere le relazioni fra il Kazakistan e la nostra regione.
A Lugano vi è una presenza significativa di attività legate al Kazakistan in settori interessanti per lo sviluppo economico, come l’ambito del commercio di materie prime e dell’energia. Per questa ragione, la Camera di commercio e dell’artigianato del Canton Ticino ha posto il paese eurasiatico fra le sue priorità di scambio e attualmente coordina – in collaborazione con la Città – tre progetti nei settori della certificazione energetica, della gestione dei rifiuti urbani e della produzione di energia idroelettrica elaborati da aziende ticinesi all’attenzione della Città di Almaty. Si tratta di progetti attivati a seguito della missione in Kazakistan del maggio 2016, e presentati alla Vicesindaca di Almaty Assel Zhunussova, nel corso della sua visita a Lugano lo scorso autunno.
Per approfondire questi e altri temi in ambito privato, nel corso della visita l’ambasciatrice ha inoltre reso visita ad alcune aziende della regione. Lo scorso anno ad Astana è stato aperto l’International Financial Centre che sarà attivo dal 2018 e opererà in lingua inglese sulla base del diritto britannico: tra i suoi obiettivi rientrano il sostegno agli investitori stranieri e alle imprese. L’ambasciatrice Aitzhanova si è poi soffermata sul tema energetico: nell’ambito dell’8° Forum Internazionale delle Nazioni Unite sull’energia per lo sviluppo sostenibile che si terrà l’11 giugno 2017 ad Astana è infatti prevista la Conferenza ministeriale delle Nazioni Unite sul tema delle energie sostenibili. In quell’occasione sarà inaugurato l’International Centre for Green Technology and Investment, che si pone l’obiettivo di favorire la transizione verso un’economia verde, attraverso lo sviluppo di energie rinnovabili, la promozione di tecnologie verdi e di modelli di green finance.
L’ultima tappa del programma della delegazione kazaka è stata la visita, martedì, alla Scuola universitaria professionale della Svizzera italiana, dove l’ambasciatrice Aitzhanova è stata accolta dal direttore generale della SUPSI Franco Gervasoni e da alcuni rappresentanti della direzione.