Quale nuovo modello di business? Si può pensare al percorso di innovazione come ad un viaggio in autobus. L’approccio del St. Gallen Business Model Navigator può essere un percorso d’innovazione per la vostra azienda.
Prendiamo l’esempio per eccellenza, utilizzato in qualsiasi ambito parlando di innovazione: la Kodak. L’azienda leader mondiale per le pellicole fotografiche si è ritrovata in un breve lasso di tempo a fronteggiare una crisi dovuta all’avvento della fotografia digitale che l’ha condotta al fallimento. Forse non tutti sanno però che la Kodak ha iniziato a studiare la fotografia digitale e ha brevettato il primo prototipo di macchina fotografica digitale già negli anni ’70. Come mai allora non ha saputo vincere questa sfida? Tra i fattori più importanti vi sono da una parte l’errata valutazione della percentuale di persone che sarebbe passata alla fotografia digitale e dei tempi di adozione della nuova tecnologia e, dall’altra parte, il timore legato a quello che gli anglosassoni chiamano reskilling e quindi a come riqualificare e reimpiegare le persone che si occupavano della fotografia analogica.
Le PMI ticinesi
In scala molto più piccola,
questi fattori sono sovente presenti anche nelle PMI e provocano purtroppo una
certa rigidità di fronte a innovazione o cambiamento, se non a una completa
immobilizzazione. Una capacità importantissima, quando si parla di innovazione
delle aziende, è quella di saper far dialogare le componenti generazionali.
Giovani neo assunti e dipendenti presenti da molti anni in azienda non
necessariamente guardano allo stesso modo il cambiamento e sono guidati dalle
stesse leve motivazionali.
Sapersi confrontare con le differenti generazioni significa capire quali siano le differenze tra di esse. Se in passato era ad esempio generalmente accettata una regola gerarchica molto forte dall’alto verso il basso, i giovani riconoscono oggi sicuramente ancora una gerarchia, ma guardano spesso ai superiori come mentori e vengono maggiormente riconosciuti valori come quello dell’autorevolezza a scapito di una più fastidiosa autorità. Vi sono inoltre differenze legate alla durata media di permanenza nelle aziende. Oggigiorno, per un giovane che si affaccia al mondo del lavoro, prende in considerazione che avrà probabilmente diversi datori di lavoro durante l’arco della propria vita professionale. Si può pensare al percorso di innovazione come ad un viaggio in autobus. Il cambiamento di direzione è deciso dal vertice dell’azienda ma per dare la necessaria stabilità nel periodo in cui si introducono i cambiamenti è necessario riuscire ad avere a bordo tutti i dipendenti. Un cambiamento può infatti destabilizzare regole, abitudini e metodologie di lavoro consolidate negli anni. Sarà quindi tanto più importante, in una primissima fase, assicurarsi di aver dialogato per tempo con tutti i passeggeri in modo costruttivo. Nelle fasi di cambiamento bisogna tener conto che qualcuno di loro non si riconosca più nell’impresa e chieda di scendere. Così come altri, attratti dalla nuova direzione dell’autobus, possano essere motivati a chiedere di salire.
Maggiori informazioni sul St. Gallen Business Model Navigator e le 55 Pattern Cards: attraverso questo QR code è possibile acquistare il libro curato da Roberto Pezzoli “The Business Model Navigator”
Articolo a cura di Roberto Pezzoli, Direttore e Partner di Gruppo Multi SA
https://www.cc-ti.ch/site/wp-content/uploads/2020/05/LG-cc-ti-03.png00Lisa Pantinihttps://www.cc-ti.ch/site/wp-content/uploads/2020/05/LG-cc-ti-03.pngLisa Pantini2020-01-28 16:28:562020-01-28 16:28:57L’importanza di coinvolgere i dipendenti nell’innovazione
Dallo scorso 1° gennaio, con l’entrata in vigore della direttiva UE 2019/475, il territorio del comune di Campione d’Italia è entrato a far parte del territorio doganale dell’Unione Europea. Come devono comportarsi le aziende ticinesi?
Da sinistra: L. Albertoni, E. Cavadini, G. Binda, F. Maltauro
Nella mattinata del 27 gennaio si è svolto presso la Cc-Ti il primo Networking Business Breakfast del 2020. L’evento ha voluto centrare la propria attenzione su un tema di stretta attualità: la nuova realtà campionese, territorio che dal 1°.1.2020 è passato a tutti gli effetti sotto il regime doganale dell’UE. Cosa ha comportato questo cambiamento? Quale è l’impatto delle diverse normative per le aziende ticinesi che si recano a Campione d’Italia per forniture o prestazione di servizi? Quali le implicazioni? Ne abbiamo parlato con Giorgio Binda, Capo-sezione tariffe e regimi doganali, AFD Lugano; Eros Cavadini, ispettore dell’ID Chiasso Strada e Francesco Maltauro, Capo Servizio Sezione della circolazione, Camorino; davanti ad una sala gremita di interessati. Luca Albertoni, Direttore Cc-Ti, ha aperto l’evento passando subito la parola a Giorgio Binda ed Eros Cavadini.
Alcuni cenni su Campione d’Italia
Il Comune di Campione d’Italia conta oggi circa 2’000 abitanti e si situa in territorio svizzero, affacciandosi sul lago di Lugano. Si tratta di un exclave italiana. Dall’inizio del 2020, su richiesta dell’Italia, la Commissione Europea ha approvato la direttiva UE 2019/475 che prevede l’inclusione del comune nel territorio doganale dell’Unione Europea.
Conseguenze dal profilo doganale
Se fino alla fine del 2019, dal punto di vista doganale, la Confederazione considerava Campione come facente parte del territorio doganale svizzero in base al diritto consuetudinario internazionale, a partire dal 1° gennaio 2020 l’exclave doganale di Campione d’Italia e le acque italiane del Lago di Lugano sono entrate a far parte del territorio doganale dello Stato italiano/dell’UE.
L’entrata e l’uscita nel/dal territorio campionese è quindi soggetta, analogamente a quanto avviene già oggi agli altri valichi di frontiera italo/svizzeri, all’espletamento delle formalità doganali e valutarie, oltre a quelle derivanti dall’applicazione delle rimanenti normative dei rispettivi Stati. È stato creato un «ufficio doganale» al nuovo confine tra Bissone e Campione (suddivisione Bissone dell’Ispettorato doganale di Chiasso-Strada), vista l’assenza della necessaria superficie logistica per la realizzazione fisica dell’ufficio e la relativa area di controllo, sono e saranno previsti controlli mobili per il traffico turistico e controlli materiali presso uno spazio allo svincolo autostradale di Bissone per il traffico commerciale. La situazione è in evoluzione, l’obiettivo generale è quello di implementare dei processi che, con i debiti accorgimenti, possano facilitare il disbrigo delle procedure. Vi sarà la possibilità di ulteriori adeguamenti futuri sulla base delle esperienze raccolte durante le prime settimane di gennaio, in materia di tipologie e volumi di traffico.
Cosa è emerso finora? Il traffico campionese è basato esclusivamente su fornitori di prestazioni ticinesi, per cui si tratta di esportazioni di beni/merci di quantità ridotta, con un raggio d’azione entro – circa – i 50 km. Per determinati servizi vi è la necessità di assicurare il servizio 7 giorni su 7, giorno e notte (24/h). Quest’analisi ha permesso di stilare un elenco dei settori economici operativi in loco e delle loro specifiche necessità. Per queste e altre situazioni incontrate son stati implementati dei processi (anche temporanei), come ad esempio:
Implementata procedura semplificata all’esportazione per invii sino a CHF 1000.- / 100 kg
Ove giustificato, autorizzato export/import di merce al di fuori degli orari d’apertura dell’ufficio doganale, senza riscossione della tassa fuori orario
Concluso accordi per casi particolari (servizi urgenti alla clientela, ecc.)
Visto l’evolversi della situazione e una mancata regolamentazione in essere dalla controparte italiana, invitiamo le aziende che avessero domande mirate per l’Amministrazione Federale delle Dogane a rivolgersi all’Ispettorato doganale Chiasso-Strada (tel. +41 58 483 41 02).
Automobili e circolazione
Un altro degli importanti cambiamenti con cui i cittadini campionesi dovranno confrontarsi è l’immatricolazione dei veicoli con targa svizzera (ticinese) con targhe italiane, in quanto le automobili dei residenti a Campione non potranno più essere immatricolate in Ticino. Il processo riguarda oltre 1800 veicoli, che risulta abbastanza snello per la parte burocratica ticinese, ma può richiedere un po’ di tempo per il disbrigo della pratica a livello italiano. Visto che non è stata formalmente definita una transizione e l’accordo è in fase di definizione, presumibilmente la data termine potrebbe essere il 31.12.2020.
È stato anche posto l’accento su alcune problematiche assicurative, per quanto attiene delle disdette di contratti di assicurazione e di leasing delle automobili.
Per maggiori informazioni, il nostro Servizio giuridico resta a disposizione per le aziende associate alla Cc-Ti.
Con il rilascio della nuova versione delle clausole di resa, la Camera di commercio internazionale (ICC) promuove anche una pratica applicazione per smartphone.
Rimanere connessi digitalmente agli strumenti di
business che utilizziamo quotidianamente è più importante che mai, specialmente
per chi lavora nel commercio con l’estero. Anche restare aggiornati sulle
ultime novità è essenziale per poter portare avanti la propria attività con
successo.
Una delle principali novità di questo anno è
sicuramente la pubblicazione delle nuove clausole Incoterms® 2020. Malgrado abbiate
seguito i corsi della Cc-Ti o acquistato il libro “Incoterms 2020”, può sempre
rimanere un dubbio sulle regole di resa. Ecco quindi che anche la Camera di
commercio internazionale (ICC) ha voluto aiutare gli imprenditori fornendo una
App da scaricare sul proprio
cellulare, utile a colmare i
dubbi che possono sorgere in un momento di distrazione. Anche in viaggio quindi
è sempre pratico e veloce consultare le obbligazioni del compratore o del
venditore in una determinata regola, oppure ripassare la nuova clausola DPU.
L’App fornisce i seguenti servizi:
Breve descrizione delle 11 regole Incoterms®
Aiuta a comprendere quale termine commerciale includere nei contratti di vendita, a seconda del modo di trasporto: aereo, ferroviario, stradale, marittimo o una loro combinazione
Aggiorna sulle novità della ICC
Ricordiamo che gli Incoterms® 2020 aiutano gli
importatori e gli esportatori di tutto il mondo a comprendere le proprie
responsabilità ed evitare costosi equivoci. Le regole formano il linguaggio
delle transazioni di vendita internazionali e contribuiscono a rafforzare la
fiducia nel nostro sistema commerciale globale.
La Cc-Ti, oltre a fornire consulenze ai propri associati, promuove anche corsi di formazione sulle clausole Incoterms®. Il prossimo appuntamento è in programma il 1° aprile e le iscrizioni sono già aperte!
https://www.cc-ti.ch/site/wp-content/uploads/2020/01/ART20_incoterms-app.jpg8531280Lisa Pantinihttps://www.cc-ti.ch/site/wp-content/uploads/2020/05/LG-cc-ti-03.pngLisa Pantini2020-01-27 15:43:102020-01-27 15:44:09Incoterms® 2020: anche in una pratica App
Vi proponiamo un’intervista con il Presidente Cc-Ti Glauco Martinetti.
Dall’inchiesta congiunturale Cc-Ti emergono dati sostanzialmente positivi. La flessione negli investimenti però la preoccupa?
Con una battuta potrei dire che finalmente possiamo dare qualche indicazione non positiva, visto che siamo spesso accusati, in maniera tendenziosa e ingenerosa, di propagandare solo “false” notizie positive. Battute a parte, l’indicatore sugli investimenti va sicuramente osservato con attenzione. È indubbio che le tensioni internazionali e le modifiche strutturali in atto anche in Svizzera, pensiamo per esempio alle riforme fiscali, hanno forse frenato un po’ gli investimenti. Il timore è però che fra le cause principali vi sia l’erosione dei margini di utile delle aziende, in atto da diversi anni e che abbiamo sempre rilevato. Ora potrebbero esservi effetti come quello di meno mezzi a disposizione da reinvestire nelle attività aziendali, con rischio di perdita di competitività e quindi con effetti negativi anche sull’occupazione.
Come rimediare a questo rischio?
È molto difficile, perché l’erosione dei margini è un fenomeno che ha caratteristiche molto diverse per i vari settori. Il commercio al dettaglio soffre per motivi diversi rispetto all’industria, così come l’artigianato subisce pressioni che non sono direttamente paragonabili con quelle alle quali sono esposti i servizi. Vi sono quindi da una parte elementi derivanti dal contesto internazionale sui quali non abbiamo alcuna influenza, mentre sul piano interno, non è sempre facile ipotizzare misure che possano andare a favore di tutti i settori indistintamente. Credo che la migliore ricetta sia sostanzialmente quella tradizionale della Svizzera, cioè favorire nel miglior modo possibile la libertà imprenditoriale.
La sorprendono i dati sulla responsabilità sociale d’impresa (CSR)?
No, possono sorprendere solo chi ritiene, sbagliando, che le imprese non hanno alcuna sensibilità verso il territorio. I dati dicono chiaramente altro e l’analisi effettuata dalle ricercatrici della SUPSI attesta che siamo su buoni livelli. È evidente che le aziende più grandi hanno maggiori mezzi a disposizione per disporre misure con impatto ambientale e sociale, ma attenzione a non sottovalutare l’importanza del ruolo delle piccole imprese. Ad esempio, esse contribuiscono spesso con misure meno spettacolari ma altrettanto importanti al benessere del territorio, offrendo “semplicemente” posti di lavoro. Che è poi comunque la prima e principale missione delle aziende. Quindi bene la CSR, ma attenzione alla sua definizione ed evitiamo di criminalizzare chi apparentemente non rientra esattamente in taluni schemi.
https://www.cc-ti.ch/site/wp-content/uploads/2018/09/ART18-Glauco-Martinetti-orizz.jpg11491648Lisa Pantinihttps://www.cc-ti.ch/site/wp-content/uploads/2020/05/LG-cc-ti-03.pngLisa Pantini2020-01-21 10:32:252021-03-02 14:32:33Aziende caute, ma propositive
Da 10 anni a questa parte rileviamo presso i nostri associati l’andamento degli affari e le prospettive per l’anno successivo. L’indagine avviene in collaborazione con le altre Camere di commercio e dell’industria svizzere, secondo uno schema uniforme e consolidato.
Per quanto riguarda il Ticino, il campione è costantemente di circa 300 aziende (330 per il 2019/2020) e interessante è il fatto che le tendenze che rileviamo sono in seguito sempre regolarmente confermate dai dati ufficiali cantonali e federali. Malgrado lo scetticismo che alle nostre latitudini accompagna ormai ogni notizia positiva riguardante l’economia cantonale, è un fatto che i dati ticinesi illustrano sempre un’evoluzione in linea con quella delle altre regioni svizzere. Per alcuni, con parametri addirittura migliori di zone come l’Arco lemanico, considerate unanimamente fra le più dinamiche e innovative. Come sottolineiamo sempre, non si tratta di esaltare oltre modo gli aspetti positivi e l’accusa di ignorare qualche fattore negativo è totalmente ingiustificata e ingenerosa. Si tratta piuttosto di aiutare a capire quali sono i punti di forza della nostra economia e far emergere le questioni delicate, magari meno note al grande pubblico, ma utili per un dibattito politico sereno e basato sui fatti.
Andamento stabile
Un elemento importante che emerge da vari anni e che è stato riconfermato anche dall’indagine 2019/2020 è la sostanziale stabilità della nostra economia. Stabilità che non è mai venuta meno anche in periodi molto difficili di grandi crisi (pensiamo alla questione franco-euro) e che conferma l’importanza di un tessuto economico diversificato come quello ticinese. Sono innegabili, e noi ne siamo consapevoli, le difficoltà di taluni settori (non segnatamente rilevate nella nostra inchiesta che osserva solo le tendenze generali dell’economia), ma queste per fortuna non hanno inficiato la situazione globale e i risultati tutto sommato positivi che risultano a saldo di tutte le situazioni specifiche. Non è un caso se, malgrado i brutali assestamenti del settore bancario, il gettito fiscale delle persone giuridiche negli ultimi dieci anni è rimasto costante, con importanti contributi di aziende di altri ambiti che hanno compensato quanto è venuto a mancare sul fronte della finanza. Non deve quindi stupire se dalle risposte dei nostri associati emergono tendenze positive, come attestato da 3 aziende su 4 che hanno confermato le aspettative espresse nel 2018. L’andamento generale degli affari, fra chi lo considera soddisfacente (42%) e chi lo ritiene buono (32%), può essere considerato di segno positivo. Così come le previsioni per il 2020 che, salvo cataclismi imprevedibili, sono improntate alla fiducia per il 74% delle imprese che hanno partecipato all’inchiesta. Interessante è il fatto che anche per le imprese votate all’esportazione, le cifre sono sostanzialmente le stesse, malgrado un contesto internazionale molto nervoso o ondivago, l’inasprimento dei conflitti commerciali, l’incertezza dei rapporti con l’Unione europea (UE) e sull’esito della Brexit, nonché le difficoltà di alcuni importanti mercati di riferimento.
Investimenti sotto pressione, ma molte iniziative per il territorio
Vi sono settori, come quello farmaceutico, che hanno investito e investono moltissimo in Ticino. Dobbiamo constatare però che a livello generale abbiamo osservato una flessione degli investimenti, soprattutto da parte delle aziende di più piccole dimensioni. Se le strutture grandi sembrano reggere alle insidie delle incertezze globali, quando le dimensioni si fanno più ridotte si osserva invece qualche comprensibile maggiore difficoltà. I 4 punti percentuali in meno rispetto al 2018 e le previsioni più prudenziali del solito per il prossimo futuro sono certamente riconducibili agli elementi di insicurezza derivanti dalla situazione internazionale caratterizzata da tensioni e guerre commerciali, ma non vanno trascurati elementi rilevanti anche sul fronte interno, visto che il cambiamento radicale di sistema fiscale a livello svizzero e cantonale, al momento dei rilevamenti, non era ancora completamente acquisito. E indubbiamente anche la pressione sui margini di utile ha giocato un ruolo. Interessante è comunque che, nel quadro della valutazione dei parametri riconducibili alla Responsabilità sociale delle imprese (CSR), si è registrato un buon livello di iniziative da parte delle imprese, che hanno fatto registrare ben 138 buone pratiche suddivise in 32 diverse tipologie di intervento in ambiti come la governance d’impresa, i rapporti con gli attori del mercato, con i collaboratori e con la comunità, senza dimenticare le differenti misure in campo ambientale.
https://www.cc-ti.ch/site/wp-content/uploads/2020/01/ART20-tendenze-inch-cong..jpg8531280Lisa Pantinihttps://www.cc-ti.ch/site/wp-content/uploads/2020/05/LG-cc-ti-03.pngLisa Pantini2020-01-21 10:26:432020-01-21 10:27:17Tendenze cantonali a confronto con le altre regioni svizzere
La nostra presa di posizione sulla votazione federale del 9 febbraio 2020.
L’iniziativa propone di introdurre una quota fissa ed obbligatoria del 10% di costruzioni di pubblica utilità in tutta la Svizzera. Anche se il titolo dell’iniziativa è apparentemente e teoricamente allettante, la proposta in votazione cela un approccio molto pericoloso e contrario al nostro collaudato sistema svizzero, che poggia invece sul pragmatismo e sulla sussidiarietà. Una percentuale di costruzioni di pubblica utilità fissa ed identica in tutto il paese ha infatti poco senso, tenuto conto che la situazione a Zurigo o a Ginevra non è minimamente paragonabile a quella ticinese o ad altre zone nelle quali gli spazi sfitti hanno ormai raggiunto un livello preoccupante.
Non va inoltre dimenticato che nessun investitore privato avrà alcun interesse a realizzare questo tipo di alloggi, la cui costruzione e gestione verrebbero quindi integralmente demandate agli enti pubblici. Ciò provocherebbe un importante aumento della burocrazia e delle spese pubbliche. Saremo quindi tutti noi a dover sopportare l’onere finanziario (stimato a 120 milioni di franchi all’anno) di questa proposta che, come detto, non tiene conto delle reali necessità territoriali e non contribuisce quindi a risolvere alcun problema. Infine occorre sottolineare come questa iniziativa rischia di bloccare ogni iniziativa privata laddove la quota del 10% di costruzioni di pubblica utilità non sarebbe ancora raggiunta. Si tratta quindi di un’ingerenza eccessiva dell’ente pubblico che penalizzerebbe in modo intollerabile l’attività privata.
Per queste ragioni raccomandiamo di respingere l’iniziativa “più abitazioni a prezzi accessibili”.
Maggiori informazioni sul sito della campagna “No all’iniziativa più abitazioni a prezzi accessibili”
https://www.cc-ti.ch/site/wp-content/uploads/2020/01/ART20-votazione9.2.20.jpg8531280Lisa Pantinihttps://www.cc-ti.ch/site/wp-content/uploads/2020/05/LG-cc-ti-03.pngLisa Pantini2020-01-16 09:52:072021-03-02 11:46:07La Cc-Ti raccomanda di respingere l’iniziativa “più abitazioni a prezzi accessibili”
Una scheda giuridica redatta dall’Avv. Michele Rossi. Scopriamo i dettagli!
Il
codice delle obbligazioni prevede (art. 333) che in caso di trasferimento di
un’azienda i contratti di lavoro in essere passano automaticamente e con tutti
i diritti e gli obblighi all’acquirente, a meno che il lavoratore non vi si
opponga. Il passaggio dei rapporti di lavoro avviene in contemporanea al
trasferimento aziendale.
Per
trasferimento di azienda si intende ad esempio la relativa vendita, donazione o
permuta oppure una fusione o una scissione di più aziende. Per contro il
semplice trasferimento di un pacchetto, minoritario o maggioritario, di azioni
non rientra del campo di applicazione dell’art. 333 CO.
La
legge prevede l’obbligo di informare tempestivamente la rappresentanza dei
lavoratori sul motivo del trasferimento e sulle relative conseguenze. Nel caso
in cui fossero previste misure concrete i lavoratori vanno preventivamente
consultati.
Ora, cosa significa che il lavoratore si può opporre al trasferimento? Deve dare la disdetta? O è il datore di lavoro che, preso atto dell’opposizione, deve agire con un licenziamento ordinario? Niente di tutto questo. La fine del contratto è una conseguenza legale dell’opposizione. Il dipendente entro un congruo termine deve quindi manifestare la sua volontà di non volere acconsentire al trasferimento del suo contratto. La dottrina ritiene che un termine di un mese, di regola, possa essere adeguato. Se il lavoratore non dovesse reagire entro questo congruo termine si reputa che il trasferimento sia stato tacitamente accettato. In caso di opposizione il contratto termina comunque entro il termine di disdetta legale (anche se non si tratta di disdetta). Infine, non trattandosi di una disdetta, il lavoratore che si oppone al trasferimento non è tutelato dalle disposizioni contro le disdette abusive o date in tempo inopportuno (artt. 336 ss. CO).
https://www.cc-ti.ch/site/wp-content/uploads/2020/05/LG-cc-ti-03.png00Lisa Pantinihttps://www.cc-ti.ch/site/wp-content/uploads/2020/05/LG-cc-ti-03.pngLisa Pantini2020-01-15 11:12:102020-01-15 11:12:11Opposizione al trasferimento aziendale: una disdetta contrattuale?
Giunta alla decima edizione, l’Inchiesta congiunturale della Cc-Ti ha evidenziato trend e prospettive economiche cantonali.
Da sin.: L. Albertoni, G. Martinetti, J. Assi e A. Vergamini
In anteprima, i soci che hanno partecipato all’inchiesta congiunturale rispondendo
al questionario inviato alla loro attenzione, sono stati invitati alla
presentazione ufficiale dei risultati emersi all’evento
dedicato tenutosi il 13 gennaio 2020, e che ha anticipato la
conferenza stampa del giorno successivo rivolto esclusivamente ai media.
Durante l’evento, tenutosi presso il centro “Splash & Spa” di Rivera, sono intervenuti Glauco Martinetti, Presidente Cc-Ti; Luca Albertoni, Direttore Cc-Ti; Jenny Assi, Ricercatrice SUPSI e Antonio Vergamini, Co-fondatore della Compagnia Finzi Pasca che ha raccontato la propria esperienza aziendale, ponendo l’accento sulle proprie misure nell’ambito della CSR.
Sulla base dell’annuale inchiesta
congiunturale condotta presso i soci della Cc-Ti, emerge un andamento economico
generale stabile e di segno abbastanza positivo malgrado le numerose incertezze
del panorama internazionale. Ciò risulta essere in linea con le tendenze delle
altre regioni svizzere e quelle nazionali.
Flessione degli investimenti
Si nota una flessione degli
investimenti effettuati e previsti nel 2020. Malgrado i valori rimangano a
buoni livelli, occorre prestare attenzione a questa tendenza che può essere
imputata a varie cause, come ad esempio alle tensioni internazionali, ad alcune
incertezze a livello interno e alla costante erosione dei margini in atto da
diversi anni e che ora si manifesta anche nel campo degli investimenti.
Le
previsioni per il 2020 restano comunque in linea con l’andamento del 2019, a
differenza di altri cantoni che, disponendo di un’economia meno diversificata,
prevedono un rallentamento degli affari.
Focus sulla responsabilità sociale delle imprese (CSR)
L’inchiesta ha anche fatto emergere un buon livello di sensibilità delle imprese verso il tema della Responsabilità sociale delle aziende (CSR), con molte azioni e iniziative concrete messe in atto soprattutto da aziende di grandi dimensioni. I risultati dimostrano come il tema sia sentito e venga tradotto in azioni concrete di diverso tipo. Sono infatti state individuate 138 buone pratiche suddivise in 32 tipologie, che toccano tutti gli ambiti della CSR (dalla governance, ai rapporti con il mercato, con i collaboratori, con la comunità e con l’ambiente). Anche la mobilità aziendale è stato un argomento sollevato: sono emersi infatti dati interessanti per quanto attiene piani di mobilità o la promozione di misure per l’uso dei mezzi pubblici.
Grande interesse in sala
Un momento delle relazioni
Un campione rappresentativo
Hanno partecipato all’inchiesta 330 imprese associate alla Cc-Ti, che impiegano in tutto 19’978 dipendenti nel cantone. Si tratta di 97 aziende del settore industria-artigianato e di 233 del comparto commercio e servizi. È ormai un campione di aziende consolidato di un rilevamento che si svolge da dieci anni. I risultati sono quindi da considerarsi attendibili e rispecchiano la situazione reale del nostro Cantone. Inoltre, le tendenze che emergono sono sempre confermate da altre ricerche congiunturali condotte da istituti federali e cantonali e dai dati ufficiali della Confederazione.
L’inchiesta è stata condotta unitamente alle Camere di commercio e dell’industria di Friborgo, Giura, Neuchâtel e Vaud.
Un’informativa sulle modifiche salariali relative ai contratti normali di lavoro.
La Commissione tripartita in materia di libera circolazione delle persone ha pubblicato sul Foglio ufficiale no.102/2019 del 20 dicembre 2019 gli adeguamenti salariali 2020 dei contratti normali di lavoro (CNL).
I CNL ex-art. 360a
CO decretati dal Consiglio di Stato su proposta della Commissione tripartita
prevedono un adeguamento agli eventuali aumenti salariali decisi dalle parti
dei rispettivi CCL di riferimento oppure, laddove non vi è un CCL di
riferimento, l’adeguamento al rincaro in funzione dell’evoluzione su base annua
dell’indice nazionale dei prezzi al consumo (IPC del mese di novembre).
In breve, dal 1° gennaio 2020:
sono stati adeguati, in base all’aumento deciso dalle parti contraenti del CCL per gli impiegati di commercio nell’economia ticinese, i minimi salariali orari previsti dagli 11 contratti normali di lavoro (CNL) attualmente in vigore per la professione di impiegato/a di commercio, con un aumento da 19.85 a 20.06 franchi per un impiegato generico, da 21.45 a 21.67 franchi per un impiegato operativo e da 24.40 a 24.64 franchi per un impiegato responsabile;
è stato adeguato ai nuovi minimi del rispettivo contratto collettivo di riferimento (CCL Swissmem) anche il CNL per il settore della fabbricazione di macchinari e apparecchiature, con l’aumento da 21.10 a 21.25 franchi per il personale non qualificato e da 22.95 a 23.12 per il personale qualificato;
il CNL per gli operatori di call center è stato adeguato in base agli adeguamenti decisi dalle parti contraenti del CCL Contact e Call center con l’aumento da 19.25 a 19.62 per il livello 1, da 20.90 a 21.30 per il livello 2 e da 23.90 a 24.38 per il livello 3;
per quanto riguarda il settore dell’informatica, i minimi delle 3 categorie salariali degli informatici previsti nel CNL sono stati adeguati in linea con gli aumenti previsti per le tre categorie di impiegati di commercio, ossia da 19.85 a 20.06 franchi per la categoria a, da 21.45 a 21.67 franchi per la categoria b e da 24.40 a 24.64 franchi per la categoria c.
Non essendosi verificato un rincaro su base annua nell’indice nazionale dei prezzi al consumo (IPC novembre) non vi è invece stato nessun adeguamento dei salari minimi per i rimanenti CNL.
La legge si applica a tutti i negozi ed esercizi di vendita.
È considerato negozio ai sensi della legge ogni locale o impianto
accessibile al pubblico e utilizzato per la vendita al dettaglio di prodotti di
ogni genere, compresi gli stand di vendita, le strutture mobili o i commerci
che si trovano all’interno dei locali di un’impresa di genere diverso o di un appartamento.
L’orario di apertura e di
chiusura dei negozi in tutto il Cantone
– dal lunedì al venerdì tra le ore 06.00 e le ore 19.00,
– il giovedì tra le ore 06.00 e le ore 21.00,
– il sabato tra le ore 06.00 e le ore 18.30.
Il principio della
chiusura domenicale e festiva dei negozi.
La possibilità di chiedere
deroghe puntuali agli orari di apertura nei giorni feriali, nelle domeniche e
giorni festivi, in occasione di esposizioni, manifestazioni culturali, sportive
o popolari, inaugurazioni, ricorrenze e anniversari.
L’introduzione di deroghe di legge:
per determinati negozi nei giorni feriali tra le ore 06.00 e le ore 22.30.
per l’apertura generalizzata dei negozi tra le ore 10.00 e le ore 18.00 per un massimo di tre domeniche all’anno, nelle domeniche che precedono il Natale dopo l’Immacolata, definite annualmente dal DFE.
Per maggiori informazioni il Segretariato di Federcommercio è a disposizione. Altri utili riferimenti sul sito dell’Ispettorato del lavoro del Canton Ticino, all’indirizzo www.ti.ch/negozi
https://www.cc-ti.ch/site/wp-content/uploads/2020/05/LG-cc-ti-03.png00Lisa Pantinihttps://www.cc-ti.ch/site/wp-content/uploads/2020/05/LG-cc-ti-03.pngLisa Pantini2020-01-10 15:12:182020-01-10 15:12:19Nuova Legge cantonale sulle Aperture dei Negozi (LAN)
Cliccando il pulsante «Accetta», acconsentite all’utilizzo di tutti i nostri cookie così come quelli dei nostri partner. Utilizziamo i cookie per raccogliere informazioni sulle visite al nostro sito web, con lo scopo di fornirvi un'esperienza ottimale e per migliorare continuamente le prestazioni del nostro sito web. Per maggiori informazioni potete consultare la nostra informativa sulla privacy.
Quando visitate un sito web, questo può memorizzare o recuperare informazioni attraverso il vostro browser, di solito sotto forma di cookie. Poiché rispettiamo il vostro diritto alla privacy, potete scegliere di non consentire la raccolta di dati da alcuni tipi di servizi. Tuttavia, il mancato consenso a tali servizi potrebbe influire sull'esperienza dell'utente.
Questi cookie sono strettamente necessari per fornirti i servizi disponibili attraverso il nostro sito web e per utilizzare alcune delle sue funzionalità.
Cookie di Google Analytics
Utilizziamo Analytics con lo scopo di monitorare il funzionamento del sito e analizzare il comportamento utente.
Altri servizi
Utilizziamo cookies di YouTube e Vimeo per l'iterazione di video esterni nel nostro sito.
L’importanza di coinvolgere i dipendenti nell’innovazione
/in Innovazione, TematicheQuale nuovo modello di business? Si può pensare al percorso di innovazione come ad un viaggio in autobus. L’approccio del St. Gallen Business Model Navigator può essere un percorso d’innovazione per la vostra azienda.
Prendiamo l’esempio per eccellenza, utilizzato in qualsiasi ambito parlando di innovazione: la Kodak. L’azienda leader mondiale per le pellicole fotografiche si è ritrovata in un breve lasso di tempo a fronteggiare una crisi dovuta all’avvento della fotografia digitale che l’ha condotta al fallimento. Forse non tutti sanno però che la Kodak ha iniziato a studiare la fotografia digitale e ha brevettato il primo prototipo di macchina fotografica digitale già negli anni ’70. Come mai allora non ha saputo vincere questa sfida? Tra i fattori più importanti vi sono da una parte l’errata valutazione della percentuale di persone che sarebbe passata alla fotografia digitale e dei tempi di adozione della nuova tecnologia e, dall’altra parte, il timore legato a quello che gli anglosassoni chiamano reskilling e quindi a come riqualificare e reimpiegare le persone che si occupavano della fotografia analogica.
Le PMI ticinesi
In scala molto più piccola, questi fattori sono sovente presenti anche nelle PMI e provocano purtroppo una certa rigidità di fronte a innovazione o cambiamento, se non a una completa immobilizzazione. Una capacità importantissima, quando si parla di innovazione delle aziende, è quella di saper far dialogare le componenti generazionali. Giovani neo assunti e dipendenti presenti da molti anni in azienda non necessariamente guardano allo stesso modo il cambiamento e sono guidati dalle stesse leve motivazionali.
Sapersi confrontare con le differenti generazioni significa capire quali siano le differenze tra di esse. Se in passato era ad esempio generalmente accettata una regola gerarchica molto forte dall’alto verso il basso, i giovani riconoscono oggi sicuramente ancora una gerarchia, ma guardano spesso ai superiori come mentori e vengono maggiormente riconosciuti valori come quello dell’autorevolezza a scapito di una più fastidiosa autorità. Vi sono inoltre differenze legate alla durata media di permanenza nelle aziende. Oggigiorno, per un giovane che si affaccia al mondo del lavoro, prende in considerazione che avrà probabilmente diversi datori di lavoro durante l’arco della propria vita professionale. Si può pensare al percorso di innovazione come ad un viaggio in autobus. Il cambiamento di direzione è deciso dal vertice dell’azienda ma per dare la necessaria stabilità nel periodo in cui si introducono i cambiamenti è necessario riuscire ad avere a bordo tutti i dipendenti. Un cambiamento può infatti destabilizzare regole, abitudini e metodologie di lavoro consolidate negli anni. Sarà quindi tanto più importante, in una primissima fase, assicurarsi di aver dialogato per tempo con tutti i passeggeri in modo costruttivo. Nelle fasi di cambiamento bisogna tener conto che qualcuno di loro non si riconosca più nell’impresa e chieda di scendere. Così come altri, attratti dalla nuova direzione dell’autobus, possano essere motivati a chiedere di salire.
Maggiori informazioni sul St. Gallen Business Model Navigator e le 55 Pattern Cards: attraverso questo QR code è possibile acquistare il libro curato da Roberto Pezzoli “The Business Model Navigator”
Articolo a cura di Roberto Pezzoli, Direttore e Partner di Gruppo Multi SA
Campione d’Italia: cambiamenti in atto
/in Appuntamenti, Eventi e missioni, Networking Business BreakfastDallo scorso 1° gennaio, con l’entrata in vigore della direttiva UE 2019/475, il territorio del comune di Campione d’Italia è entrato a far parte del territorio doganale dell’Unione Europea. Come devono comportarsi le aziende ticinesi?
Nella mattinata del 27 gennaio si è svolto presso la Cc-Ti il primo Networking Business Breakfast del 2020. L’evento ha voluto centrare la propria attenzione su un tema di stretta attualità: la nuova realtà campionese, territorio che dal 1°.1.2020 è passato a tutti gli effetti sotto il regime doganale dell’UE. Cosa ha comportato questo cambiamento? Quale è l’impatto delle diverse normative per le aziende ticinesi che si recano a Campione d’Italia per forniture o prestazione di servizi? Quali le implicazioni?
Ne abbiamo parlato con Giorgio Binda, Capo-sezione tariffe e regimi doganali, AFD Lugano; Eros Cavadini, ispettore dell’ID Chiasso Strada e Francesco Maltauro, Capo Servizio Sezione della circolazione, Camorino; davanti ad una sala gremita di interessati.
Luca Albertoni, Direttore Cc-Ti, ha aperto l’evento passando subito la parola a Giorgio Binda ed Eros Cavadini.
Alcuni cenni su Campione d’Italia
Il Comune di Campione d’Italia conta oggi circa 2’000 abitanti e si situa in territorio svizzero, affacciandosi sul lago di Lugano. Si tratta di un exclave italiana. Dall’inizio del 2020, su richiesta dell’Italia, la Commissione Europea ha approvato la direttiva UE 2019/475 che prevede l’inclusione del comune nel territorio doganale dell’Unione Europea.
Conseguenze dal profilo doganale
Se fino alla fine del 2019, dal punto di vista doganale, la Confederazione considerava Campione come facente parte del territorio doganale svizzero in base al diritto consuetudinario internazionale, a partire dal 1° gennaio 2020 l’exclave doganale di Campione d’Italia e le acque italiane del Lago di Lugano sono entrate a far parte del territorio doganale dello Stato italiano/dell’UE.
L’entrata e l’uscita nel/dal territorio campionese è quindi soggetta, analogamente a quanto avviene già oggi agli altri valichi di frontiera italo/svizzeri, all’espletamento delle formalità doganali e valutarie, oltre a quelle derivanti dall’applicazione delle rimanenti normative dei rispettivi Stati. È stato creato un «ufficio doganale» al nuovo confine tra Bissone e Campione (suddivisione Bissone dell’Ispettorato doganale di Chiasso-Strada), vista l’assenza della necessaria superficie logistica per la realizzazione fisica dell’ufficio e la relativa area di controllo, sono e saranno previsti controlli mobili per il traffico turistico e controlli materiali presso uno spazio allo svincolo autostradale di Bissone per il traffico commerciale.
La situazione è in evoluzione, l’obiettivo generale è quello di implementare dei processi che, con i debiti accorgimenti, possano facilitare il disbrigo delle procedure. Vi sarà la possibilità di ulteriori adeguamenti futuri sulla base delle esperienze raccolte durante le prime settimane di gennaio, in materia di tipologie e volumi di traffico.
Cosa è emerso finora?
Il traffico campionese è basato esclusivamente su fornitori di prestazioni ticinesi, per cui si tratta di esportazioni di beni/merci di quantità ridotta, con un raggio d’azione entro – circa – i 50 km. Per determinati servizi vi è la necessità di assicurare il servizio 7 giorni su 7, giorno e notte (24/h). Quest’analisi ha permesso di stilare un elenco dei settori economici operativi in loco e delle loro specifiche necessità.
Per queste e altre situazioni incontrate son stati implementati dei processi (anche temporanei), come ad esempio:
Visto l’evolversi della situazione e una mancata regolamentazione in essere dalla controparte italiana, invitiamo le aziende che avessero domande mirate per l’Amministrazione Federale delle Dogane a rivolgersi all’Ispettorato doganale Chiasso-Strada (tel. +41 58 483 41 02).
Automobili e circolazione
Un altro degli importanti cambiamenti con cui i cittadini campionesi dovranno confrontarsi è l’immatricolazione dei veicoli con targa svizzera (ticinese) con targhe italiane, in quanto le automobili dei residenti a Campione non potranno più essere immatricolate in Ticino.
Il processo riguarda oltre 1800 veicoli, che risulta abbastanza snello per la parte burocratica ticinese, ma può richiedere un po’ di tempo per il disbrigo della pratica a livello italiano. Visto che non è stata formalmente definita una transizione e l’accordo è in fase di definizione, presumibilmente la data termine potrebbe essere il 31.12.2020.
È stato anche posto l’accento su alcune problematiche assicurative, per quanto attiene delle disdette di contratti di assicurazione e di leasing delle automobili.
Per maggiori informazioni, il nostro Servizio giuridico resta a disposizione per le aziende associate alla Cc-Ti.
Documentazione utile
Scarica la presentazione power point completa.
Incoterms® 2020: anche in una pratica App
/in Internazionale, TematicheCon il rilascio della nuova versione delle clausole di resa, la Camera di commercio internazionale (ICC) promuove anche una pratica applicazione per smartphone.
Rimanere connessi digitalmente agli strumenti di business che utilizziamo quotidianamente è più importante che mai, specialmente per chi lavora nel commercio con l’estero. Anche restare aggiornati sulle ultime novità è essenziale per poter portare avanti la propria attività con successo.
Una delle principali novità di questo anno è sicuramente la pubblicazione delle nuove clausole Incoterms® 2020. Malgrado abbiate seguito i corsi della Cc-Ti o acquistato il libro “Incoterms 2020”, può sempre rimanere un dubbio sulle regole di resa. Ecco quindi che anche la Camera di commercio internazionale (ICC) ha voluto aiutare gli imprenditori fornendo una App da scaricare sul proprio cellulare, utile a colmare i dubbi che possono sorgere in un momento di distrazione. Anche in viaggio quindi è sempre pratico e veloce consultare le obbligazioni del compratore o del venditore in una determinata regola, oppure ripassare la nuova clausola DPU.
L’App fornisce i seguenti servizi:
Ricordiamo che gli Incoterms® 2020 aiutano gli importatori e gli esportatori di tutto il mondo a comprendere le proprie responsabilità ed evitare costosi equivoci. Le regole formano il linguaggio delle transazioni di vendita internazionali e contribuiscono a rafforzare la fiducia nel nostro sistema commerciale globale.
La Cc-Ti, oltre a fornire consulenze ai propri associati, promuove anche corsi di formazione sulle clausole Incoterms®. Il prossimo appuntamento è in programma il 1° aprile e le iscrizioni sono già aperte!
Aziende caute, ma propositive
/in Comunicazione e mediaVi proponiamo un’intervista con il Presidente Cc-Ti Glauco Martinetti.
Dall’inchiesta congiunturale Cc-Ti emergono dati sostanzialmente positivi. La flessione negli investimenti però la preoccupa?
Con una battuta potrei dire che finalmente possiamo dare qualche indicazione non positiva, visto che siamo spesso accusati, in maniera tendenziosa e ingenerosa, di propagandare solo “false” notizie positive. Battute a parte, l’indicatore sugli investimenti va sicuramente osservato con attenzione. È indubbio che le tensioni internazionali e le modifiche strutturali in atto anche in Svizzera, pensiamo per esempio alle riforme fiscali, hanno forse frenato un po’ gli investimenti. Il timore è però che fra le cause principali vi sia l’erosione dei margini di utile delle aziende, in atto da diversi anni e che abbiamo sempre rilevato. Ora potrebbero esservi effetti come quello di meno mezzi a disposizione da reinvestire nelle attività aziendali, con rischio di perdita di competitività e quindi con effetti negativi anche sull’occupazione.
Come rimediare a questo rischio?
È molto difficile, perché l’erosione dei margini è un fenomeno che ha caratteristiche molto diverse per i vari settori. Il commercio al dettaglio soffre per motivi diversi rispetto all’industria, così come l’artigianato subisce pressioni che non sono direttamente paragonabili con quelle alle quali sono esposti i servizi. Vi sono quindi da una parte elementi derivanti dal contesto internazionale sui quali non abbiamo alcuna influenza,
mentre sul piano interno, non è sempre facile ipotizzare misure che possano andare a favore di tutti i settori indistintamente. Credo che la migliore ricetta sia sostanzialmente quella tradizionale della Svizzera, cioè favorire nel miglior modo possibile la libertà imprenditoriale.
La sorprendono i dati sulla responsabilità sociale d’impresa (CSR)?
No, possono sorprendere solo chi ritiene, sbagliando, che le imprese non hanno alcuna sensibilità verso il territorio. I dati dicono chiaramente altro e l’analisi effettuata dalle ricercatrici della SUPSI attesta che siamo su buoni livelli. È evidente che le aziende più grandi hanno maggiori mezzi a disposizione per disporre misure con impatto ambientale e sociale, ma attenzione a non sottovalutare l’importanza del ruolo delle piccole imprese. Ad esempio, esse contribuiscono spesso con misure meno spettacolari ma altrettanto importanti al benessere del territorio, offrendo “semplicemente” posti di lavoro. Che è poi comunque la prima e principale missione delle aziende. Quindi bene la CSR, ma attenzione alla sua definizione ed evitiamo di criminalizzare chi apparentemente non rientra esattamente in taluni schemi.
Tendenze cantonali a confronto con le altre regioni svizzere
/in Appuntamenti, Eventi e missioni, Eventi statisticiDa 10 anni a questa parte rileviamo presso i nostri associati l’andamento degli affari e le prospettive per l’anno successivo. L’indagine avviene in collaborazione con le altre Camere di commercio e dell’industria svizzere, secondo uno schema uniforme e consolidato.
Per quanto riguarda il Ticino, il campione è costantemente di circa 300 aziende (330 per il 2019/2020) e interessante è il fatto che le tendenze che rileviamo sono in seguito sempre regolarmente confermate dai dati ufficiali cantonali e federali. Malgrado lo scetticismo che alle nostre latitudini accompagna ormai ogni notizia positiva riguardante l’economia cantonale, è un fatto che i dati ticinesi illustrano sempre un’evoluzione in linea con quella delle altre regioni svizzere. Per alcuni, con parametri addirittura migliori di zone come l’Arco lemanico, considerate unanimamente fra le più dinamiche e innovative. Come sottolineiamo sempre, non si tratta di esaltare oltre modo gli aspetti positivi e l’accusa di ignorare qualche fattore negativo è totalmente ingiustificata e ingenerosa. Si tratta piuttosto di aiutare a capire quali sono i punti di forza della nostra economia e far emergere le questioni delicate, magari meno note al grande pubblico, ma utili per un dibattito politico sereno e basato sui fatti.
Andamento stabile
Un elemento importante che emerge da vari anni e che è stato riconfermato anche dall’indagine 2019/2020 è la sostanziale stabilità della nostra economia. Stabilità che non è mai venuta meno anche in periodi molto difficili di grandi crisi (pensiamo alla questione franco-euro) e che conferma l’importanza di un tessuto economico diversificato come quello ticinese. Sono innegabili, e noi ne siamo consapevoli, le difficoltà di taluni settori (non segnatamente rilevate nella nostra inchiesta che osserva solo le tendenze generali dell’economia), ma queste per fortuna non hanno inficiato la situazione globale e i risultati tutto sommato positivi che risultano a saldo di tutte le situazioni specifiche. Non è un caso se, malgrado i brutali assestamenti del settore bancario, il gettito fiscale delle persone giuridiche negli ultimi dieci anni è rimasto costante, con importanti contributi di aziende di altri ambiti che hanno compensato quanto è venuto a mancare sul fronte della finanza. Non deve quindi stupire se dalle risposte dei nostri associati emergono tendenze positive, come attestato da 3 aziende su 4 che hanno confermato le aspettative espresse nel 2018. L’andamento generale degli affari, fra chi lo considera soddisfacente (42%) e chi lo ritiene buono (32%), può essere considerato di segno positivo. Così come le previsioni per il 2020 che, salvo cataclismi imprevedibili, sono improntate alla fiducia per il 74% delle imprese che hanno partecipato all’inchiesta. Interessante è il fatto che anche per le imprese votate all’esportazione, le cifre sono sostanzialmente le stesse, malgrado un contesto internazionale molto nervoso o ondivago, l’inasprimento dei conflitti commerciali, l’incertezza dei rapporti con l’Unione europea (UE) e sull’esito della Brexit, nonché le difficoltà di alcuni importanti mercati di riferimento.
Investimenti sotto pressione, ma molte iniziative per il territorio
Vi sono settori, come quello farmaceutico, che hanno investito e investono moltissimo in Ticino. Dobbiamo constatare però che a livello generale abbiamo osservato una flessione degli investimenti, soprattutto da parte delle aziende di più piccole dimensioni. Se le strutture grandi sembrano reggere alle insidie delle incertezze globali, quando le dimensioni si fanno più ridotte si osserva invece qualche comprensibile maggiore difficoltà. I 4 punti percentuali in meno rispetto al 2018 e le previsioni più prudenziali del solito per il prossimo futuro sono certamente riconducibili agli elementi di insicurezza derivanti dalla situazione internazionale caratterizzata da tensioni e guerre commerciali, ma non vanno trascurati elementi rilevanti anche sul fronte interno, visto che il cambiamento radicale di sistema fiscale a livello svizzero e cantonale, al momento dei rilevamenti, non era ancora completamente acquisito. E indubbiamente anche la pressione sui margini di utile ha giocato un ruolo. Interessante è comunque che, nel quadro della valutazione dei parametri riconducibili alla Responsabilità sociale delle imprese (CSR), si è registrato un buon livello di iniziative da parte delle imprese, che hanno fatto registrare ben 138 buone pratiche suddivise in 32 diverse tipologie di intervento in ambiti come la governance d’impresa, i rapporti con gli attori del mercato, con i collaboratori e con la comunità, senza dimenticare le differenti misure in campo ambientale.
Ritrova tutti i documenti relativi ai risultati dell’inchiesta congiunturale.
La Cc-Ti raccomanda di respingere l’iniziativa “più abitazioni a prezzi accessibili”
/in Comunicazione e mediaLa nostra presa di posizione sulla votazione federale del 9 febbraio 2020.
L’iniziativa propone di introdurre una quota fissa ed obbligatoria del 10% di costruzioni di pubblica utilità in tutta la Svizzera. Anche se il titolo dell’iniziativa è apparentemente e teoricamente allettante, la proposta in votazione cela un approccio molto pericoloso e contrario al nostro collaudato sistema svizzero, che poggia invece sul pragmatismo e sulla sussidiarietà.
Una percentuale di costruzioni di pubblica utilità fissa ed identica in tutto il paese ha infatti poco senso, tenuto conto che la situazione a Zurigo o a Ginevra non è minimamente paragonabile a quella ticinese o ad altre zone nelle quali gli spazi sfitti hanno ormai raggiunto un livello preoccupante.
Non va inoltre dimenticato che nessun investitore privato avrà alcun interesse a realizzare questo tipo di alloggi, la cui costruzione e gestione verrebbero quindi integralmente demandate agli enti pubblici. Ciò provocherebbe un importante aumento della burocrazia e delle spese pubbliche. Saremo quindi tutti noi a dover sopportare l’onere finanziario (stimato a 120 milioni di franchi all’anno) di questa proposta che, come detto, non tiene conto delle reali necessità territoriali e non contribuisce quindi a risolvere alcun problema.
Infine occorre sottolineare come questa iniziativa rischia di bloccare ogni iniziativa privata laddove la quota del 10% di costruzioni di pubblica utilità non sarebbe ancora raggiunta. Si tratta quindi di un’ingerenza eccessiva dell’ente pubblico che penalizzerebbe in modo intollerabile l’attività privata.
Per queste ragioni raccomandiamo di respingere l’iniziativa “più abitazioni a prezzi accessibili”.
Maggiori informazioni sul sito della campagna “No all’iniziativa più abitazioni a prezzi accessibili”
Opposizione al trasferimento aziendale: una disdetta contrattuale?
/in Diritto, TematicheUna scheda giuridica redatta dall’Avv. Michele Rossi. Scopriamo i dettagli!
Il codice delle obbligazioni prevede (art. 333) che in caso di trasferimento di un’azienda i contratti di lavoro in essere passano automaticamente e con tutti i diritti e gli obblighi all’acquirente, a meno che il lavoratore non vi si opponga. Il passaggio dei rapporti di lavoro avviene in contemporanea al trasferimento aziendale.
Per trasferimento di azienda si intende ad esempio la relativa vendita, donazione o permuta oppure una fusione o una scissione di più aziende. Per contro il semplice trasferimento di un pacchetto, minoritario o maggioritario, di azioni non rientra del campo di applicazione dell’art. 333 CO.
La legge prevede l’obbligo di informare tempestivamente la rappresentanza dei lavoratori sul motivo del trasferimento e sulle relative conseguenze. Nel caso in cui fossero previste misure concrete i lavoratori vanno preventivamente consultati.
Ora, cosa significa che il lavoratore si può opporre al trasferimento? Deve dare la disdetta? O è il datore di lavoro che, preso atto dell’opposizione, deve agire con un licenziamento ordinario? Niente di tutto questo. La fine del contratto è una conseguenza legale dell’opposizione. Il dipendente entro un congruo termine deve quindi manifestare la sua volontà di non volere acconsentire al trasferimento del suo contratto. La dottrina ritiene che un termine di un mese, di regola, possa essere adeguato. Se il lavoratore non dovesse reagire entro questo congruo termine si reputa che il trasferimento sia stato tacitamente accettato. In caso di opposizione il contratto termina comunque entro il termine di disdetta legale (anche se non si tratta di disdetta). Infine, non trattandosi di una disdetta, il lavoratore che si oppone al trasferimento non è tutelato dalle disposizioni contro le disdette abusive o date in tempo inopportuno (artt. 336 ss. CO).
Presentati i risultati dell’Inchiesta congiunturale 2019-2020
/in Appuntamenti, Eventi e missioni, Eventi statisticiGiunta alla decima edizione, l’Inchiesta congiunturale della Cc-Ti ha evidenziato trend e prospettive economiche cantonali.
In anteprima, i soci che hanno partecipato all’inchiesta congiunturale rispondendo al questionario inviato alla loro attenzione, sono stati invitati alla presentazione ufficiale dei risultati emersi all’evento dedicato tenutosi il 13 gennaio 2020, e che ha anticipato la conferenza stampa del giorno successivo rivolto esclusivamente ai media.
Durante l’evento, tenutosi presso il centro “Splash & Spa” di Rivera, sono intervenuti Glauco Martinetti, Presidente Cc-Ti; Luca Albertoni, Direttore Cc-Ti; Jenny Assi, Ricercatrice SUPSI e Antonio Vergamini, Co-fondatore della Compagnia Finzi Pasca che ha raccontato la propria esperienza aziendale, ponendo l’accento sulle proprie misure nell’ambito della CSR.
Sulla base dell’annuale inchiesta congiunturale condotta presso i soci della Cc-Ti, emerge un andamento economico generale stabile e di segno abbastanza positivo malgrado le numerose incertezze del panorama internazionale. Ciò risulta essere in linea con le tendenze delle altre regioni svizzere e quelle nazionali.
Flessione degli investimenti
Si nota una flessione degli investimenti effettuati e previsti nel 2020. Malgrado i valori rimangano a buoni livelli, occorre prestare attenzione a questa tendenza che può essere imputata a varie cause, come ad esempio alle tensioni internazionali, ad alcune incertezze a livello interno e alla costante erosione dei margini in atto da diversi anni e che ora si manifesta anche nel campo degli investimenti.
Le previsioni per il 2020 restano comunque in linea con l’andamento del 2019, a differenza di altri cantoni che, disponendo di un’economia meno diversificata, prevedono un rallentamento degli affari.
Focus sulla responsabilità sociale delle imprese (CSR)
L’inchiesta ha anche fatto emergere un buon livello di sensibilità delle imprese verso il tema della Responsabilità sociale delle aziende (CSR), con molte azioni e iniziative concrete messe in atto soprattutto da aziende di grandi dimensioni. I risultati dimostrano come il tema sia sentito e venga tradotto in azioni concrete di diverso tipo. Sono infatti state individuate 138 buone pratiche suddivise in 32 tipologie, che toccano tutti gli ambiti della CSR (dalla governance, ai rapporti con il mercato, con i collaboratori, con la comunità e con l’ambiente). Anche la mobilità aziendale è stato un argomento sollevato: sono emersi infatti dati interessanti per quanto attiene piani di mobilità o la promozione di misure per l’uso dei mezzi pubblici.
Un campione rappresentativo
Hanno partecipato all’inchiesta 330 imprese associate alla Cc-Ti, che impiegano in tutto 19’978 dipendenti nel cantone. Si tratta di 97 aziende del settore industria-artigianato e di 233 del comparto commercio e servizi. È ormai un campione di aziende consolidato di un rilevamento che si svolge da dieci anni. I risultati sono quindi da considerarsi attendibili e rispecchiano la situazione reale del nostro Cantone. Inoltre, le tendenze che emergono sono sempre confermate da altre ricerche congiunturali condotte da istituti federali e cantonali e dai dati ufficiali della Confederazione.
L’inchiesta è stata condotta unitamente alle Camere di commercio e dell’industria di Friborgo, Giura, Neuchâtel e Vaud.
Documentazione utile
L’evento nei media
Quotidiani, radio e TV
Media online
Ti potrebbe anche interessare
Adeguamenti salariali CNL 2020
/in Diritto, Organizzazione, Risorse umane, TematicheUn’informativa sulle modifiche salariali relative ai contratti normali di lavoro.
La Commissione tripartita in materia di libera circolazione delle persone ha pubblicato sul Foglio ufficiale no.102/2019 del 20 dicembre 2019 gli adeguamenti salariali 2020 dei contratti normali di lavoro (CNL).
I CNL ex-art. 360a CO decretati dal Consiglio di Stato su proposta della Commissione tripartita prevedono un adeguamento agli eventuali aumenti salariali decisi dalle parti dei rispettivi CCL di riferimento oppure, laddove non vi è un CCL di riferimento, l’adeguamento al rincaro in funzione dell’evoluzione su base annua dell’indice nazionale dei prezzi al consumo (IPC del mese di novembre).
In breve, dal 1° gennaio 2020:
Non essendosi verificato un rincaro su base annua nell’indice nazionale dei prezzi al consumo (IPC novembre) non vi è invece stato nessun adeguamento dei salari minimi per i rimanenti CNL.
Nuova Legge cantonale sulle Aperture dei Negozi (LAN)
/in Diritto, TematicheDa inizio gennaio 2020 il settore del commercio al dettaglio dispone di nuove regolamentazioni.
Il 1° gennaio sono entrati in vigore la Legge cantonale sulle Aperture dei Negozi (LAN) e il Contratto Collettivo di Lavoro per il settore della vendita, dichiarato di forza obbligatoria. Per la gestione del CCL è stata istituita una Commissione paritetica, la cui sede è a Lamone.
La legge si applica a tutti i negozi ed esercizi di vendita.
È considerato negozio ai sensi della legge ogni locale o impianto accessibile al pubblico e utilizzato per la vendita al dettaglio di prodotti di ogni genere, compresi gli stand di vendita, le strutture mobili o i commerci che si trovano all’interno dei locali di un’impresa di genere diverso o di un appartamento.
Basi legali
Le principali disposizioni
Il quadro normativo regola in particolare:
– dal lunedì al venerdì tra le ore 06.00 e le ore 19.00,
– il giovedì tra le ore 06.00 e le ore 21.00,
– il sabato tra le ore 06.00 e le ore 18.30.
L’introduzione di deroghe di legge:
Per maggiori informazioni il Segretariato di Federcommercio è a disposizione. Altri utili riferimenti sul sito dell’Ispettorato del lavoro del Canton Ticino, all’indirizzo www.ti.ch/negozi
Testo tratto da www.ti.ch/negozi