L’apertura dei mercati esteri

L’apertura di nuovi mercati acquisisce un’importanza sempre maggiore per le piccole e medie imprese (PMI) svizzere al fine di assicurare la continuità della loro attività, incrementare il loro fatturato ed anche il loro prestigio.

Un buon posizionamento sulla piazza elvetica non è garanzia di un successo rapido all’estero, ma è un buon punto di partenza: vale infatti la pena sviluppare in Svizzera una solida base di esperienze, know-how e fatturato prima di aprirsi oltre i confini nazionali.

Esportare o internazionalizzare?

La complessità del prodotto o del servizio, l’intensità delle relazioni con i propri clienti, l’onere in fatto di logistica, la necessità di disporre di un servizio clienti o le aspettative legate al business internazionale influenzano la scelta della presenza aziendale all’estero. Le PMI che acquisiscono i clienti internazionali direttamente dalla Svizzera o lavorano in stretto contatto con partner locali operano con un “modello di export”, quelle che invece elaborano il mercato estero direttamente in loco, delocalizzando alcune attività della catena del valore, quali la vendita, il marketing o la logistica operano invece con un “modello di internazionalizzazione”.

Non vi è un modello giusto o sbagliato per l’elaborazione dei mercati esteri. Le domande da porsi sono diverse e vanno dalla conoscenza del Paese alle proprie capacità economiche sino alla fattibilità o meno di gestire i propri clienti internazionali dalla Svizzera.

Primo passo: individuare il mercato

Il primo passo da effettuare è sicuramente quello di individuare un mercato target. Un errore comune a molte aziende è infatti quello di investire tempo e denaro sparando nel mucchio, con l’obiettivo di trovare contemporaneamente clienti, ad esempio, in Cina, Giappone e Corea, senza una minima roadmap e strategia. Un secondo errore comune è la mancanza di un’analisi delle dimensioni del mercato e del suo funzionamento, delle caratteristiche e delle esigenze dei potenziali clienti, dei canali di distribuzione esistenti, dei concorrenti nonché dei prezzi di vendita e dei margini. Nella riflessione vanno altresì integrate valutazioni sulla distanza geografica, le barriere culturali e linguistiche, gli ostacoli normativi e legali.

Esaminare l’attrattività e l’accessibilità di un mercato sono aspetti fondamentali. Cc-Ti e S-GE vi supportano in questo senso con missioni economiche volte a farvi toccare con mano nuove realtà e ad incontrare potenziali partner, oppure con analisi di mercato specifiche, verifiche mirate e ricerche di partner vere e proprie.

Articolo a cura di

Monica Zurfluh, Responsabile S-GE per la Svizzera italiana e
Valentina Rossi, Responsabile Servizio Export Cc-Ti

Le sfide per i CFO del futuro

I CFO sono confrontati con trasformazioni tali da mettere in discussione l’esistenza del loro ruolo in futuro.

Intere linee tradizionali di business stanno scomparendo, sostituite da nuove tecnologie digitali e le aspettative poste sulle funzioni finanziarie da parte dei partner commerciali stanno aumentando in maniera esponenziale. Questa situazione può costituire una sfida capace di paralizzare o stimolare gli attuali CFO, i quali, adattando la loro funzione alle mutate condizioni, si stanno appropriando del futuro, diventando dei veri e propri promotori del cambiamento.

Trasformare la funzione finanziaria significa avere l’ambizione di costruire una next generation capace, per poter sopravvivere, di raggiungere obiettivi specifici:

  • Fissare le basi per il cambiamento: focalizzarsi sulla standardizzazione dei processi, dei dati nonché dei sistemi ERP.
  • Rinnovare i servizi: concentrarsi sull’aumento costante dell’efficienza, attraverso l’automazione o servizi multifunzionali condivisi, sfruttando gli strumenti e le tecnologie disponibili.
  • Diventare un digital champion: creare una visione orientata al futuro, grazie alla sperimentazione di nuove tecnologie e ridisegnando i ruoli all’interno della funzione finanziaria.
  • Guidare il futuro: adattare costantemente la propria organizzazione interna per poter gestire la strategia di business in un ambiente dinamico con aspettative sempre crescenti.

I CFO del futuro devono porsi una serie di domande che ruotano attorno al tema delle nuove tecnologie, come ad esempio: “in un mondo guidato dai dati, chi guida effettivamente l’impresa?” oppure “il cloud può fornire risultati migliori, più economici e più rapidi?” o ancora “i nostri processi sono in grado di autogestirsi?”

È innegabile, la tecnologia è il trampolino di lancio per un ruolo completamente nuovo. Tuttavia, un recente studio di PwC mostra come, nonostante i timori diffusi dei CFO di non riuscire a sfruttare le opportunità della digitalizzazione, attualmente in media viene destinato solo circa un quarto delle risorse disponibili all’analisi dei dati e alla creazione di insight per il business. C’è chiaramente un enorme potenziale per i CFO con la giusta mentalità per invertire l’allocazione delle risorse e ribaltare la situazione, avendo il vantaggio di essere al centro del bene più prezioso per l’impresa: i propri dati.

Ciò che non va tuttavia dimenticato è che, sebbene la tecnologia rappresenti il futuro, c’è alla base un bisogno imprescindibile della componente umana per guidare il cambiamento. Gli essere umani, alla guida della funzione finanziaria di un’impresa, saranno chiamati sempre più ad essere creativi, curiosi e ribelli: capaci cioè di pensare velocemente e sfidare costantemente lo status quo. Tutto questo è possibile e realizzabile solo se l’impresa nel suo complesso è complice e partecipe di questo immane cambiamento culturale.

Testo a cura di


 

Antonio Attanasio
Director, Assurance Trade, Industry and Service
PwC Lugano

Fatture false: attenzione

Attiriamo la vostra attenzione su fatture fittizie che aziende ed enti diversi stanno ricevendo in questo periodo relativamente all’acquisto – mai avvenuto – di software. 

La Segreteria di Stato dell’economia (SECO) ha ricevuto molte segnalazioni relative a fatture fittizie di ordinazioni di pacchetti di software. Vengono inviate per posta a imprese e istituzioni in Svizzera che in realtà non hanno richiesto il software e/o altri programmi informatici.

Il fenomeno è noto e come Cc-Ti vogliamo attirare l’attenzione delle imprese affiliate a non cadere in questa trappola.

Le fatture, con intestazione «OfficeSmart» e rinvio al sito www.officesmartstore.com, sono spedite da una ditta Nexta Direct S.L. che ha apparentemente sede a Barcellona. Le lettere in formato A4 riportano un numero di riferimento, ma non si tratta di vere fatture di merci ordinate o ricevute. In base al paragrafo stampato in caratteri piccoli sul fronte della fattura e alle condizioni commerciali generali sul retro della stessa, la fattura rappresenta una semplice offerta. Il suo pagamento equivale dunque all’accettazione dell’offerta. A questo link potete trovare un esempio di tale fattura con un importo di 990 euro.

Sia la SECO, come pure la Cc-Ti, invita e consiglia ai destinatari di queste lettere a non procedere al pagamento.

Segnalateci i casi sospetti, il Servizio giuridico della Cc-Ti è a disposizione dei soci per un parere in merito.

La cultura del digitale diventa strategica

L’importanza della digitalizzazione per creare un terreno comune dal quale partire e spingere sull’acceleratore dell’innovazione.

Nell’accezione quotidiana e nelle attività di approfondimento ed analisi svolte dalla Cc-Ti, la digitalizzazione è stata trattata nelle sue ampie sfaccettature da differenti angolazioni: big data, smart life, cyber security, trasferimento tecnologico, modelli di business, formazione, ecc.. È quindi necessario creare ora una strategia di verifica “digitale” per fare in modo che per ogni azienda e per la Cc-Ti – quale associazione mantello – si possa tracciare una base comune su cui continuare a progredire con l’economia digitale.

Il progresso tecnologico ha portato un’evoluzione positiva per l’economia, la vita aziendale e la società nel suo complesso, andando a facilitare ancora di più la quotidianità con strumenti e supporti ben integrati nei processi organizzativi.
Vista la vastità delle soluzioni esistenti e ‘in progress’ oltre ad un’ampia accezione terminologica e concettuale della ‘digitalizzazione’, è necessario cercare di dare una definizione univoca per costruire innovazione e portare elementi utili al dibattito. È questa la premessa da cui si è partiti per dibattere nell’evento “Check digitale: analizzarsi per crescere“, organizzato dalla Cc-Ti – insieme ai suoi partner tematici 2019 Gruppo Sicurezza SA, Gehri Rivestimenti SA, Cornèrcard Swisscom – presso l’Auditorium USI a Lugano il 12 giugno. Sono intervenuti Luca Albertoni, Direttore Cc-Ti; Carlo Secchi, Sales Director Swisscom (Svizzera) SA Enterprise Customers; Dr. Ing. Alessandro Trivilini, Responsabile del Servizio informatica forense SUPSI e Giambattista Ravano, Professore e Direttore delegato per la ricerca e l’innovazione SUPSI.

L’organizzazione e la cultura aziendale

Il modello organizzativo è fondamentale nella definizione di una cultura digitale aziendale. L’impresa stessa può facilitare l’adozione di pratiche agili volte a supportare la transizione verso una trasformazione digitale progressiva. È necessario però intendere il ‘digitale’ quale sostegno alla governance e alla strategia aziendale e non un ‘mero’ aspetto tecnologico a margine della struttura. La trasformazione digitale deve essere prima di tutto un cambiamento della cultura d’impresa e del modo di concepire il funzionamento stesso dell’organizzazione. Questa evoluzione deve toccare i flussi informativi e i processi, arrivando fino al cambiamento del modello di business. Così facendo muta la cultura aziendale e i risultati saranno efficienti.

Una scelta strategica in 6 mosse

Occorre lavorare su elementi precisi e verificare l’avanzamento digitale dell’azienda in modo semplice, analizzando determinati punti per implementare nuove modelli e portare innovazione a processi e alla struttura. Fermo restando che i risultati che emergeranno da quest’analisi saranno differenti per ogni impresa – grande, media o piccola essa sia – proprio perché la concezione della digitalizzazione dipende dalla cultura e dall’organizzazione della struttura stessa. Vanno indagati: i touchpoint digitali, la communication & collaboration aziendali, i processi di business, la sicurezza informatica, l’organizzazione del personale e i processi decisionali. Una volta elaborato ogni punto nei dettagli è poi possibile definire una strategia digitale customizzata sulle esigenze e sulla realtà della singola azienda. Sono questi i principi del ‘check digitale’.

La sicurezza in primo piano

La cybersecurity è ancora spesso sottovalutata. Si fa un gran uso di terminologie “digitali” ma non si ha ancora bene in chiaro quanto siano determinanti gli eventuali danni causati da problemi relativi alla sicurezza informatica. Occorre agire anche qui a monte, lavorando sulla cultura digitale, dove quest’elemento accompagna la quotidianità di tutti e su cui si dovrebbe riflettere e creare consenso comune. Si sta formando una discrepanza tra la conoscenza e l’utilizzo delle terminologie e dei processi aziendali, per cui un cambio di rotta ed un’educazione alla condivisione e all’attitudine  della trasformazione culturale-digitale è più che mai necessaria. In questo senso la Cc-Ti accompagna le aziende lungo il cammino del cambiamento digitale con approfondimenti mirati, eventi e corsi di formazione che offrano agli imprenditori gli strumenti e le conoscenze giuste per continuare a produrre innovazione.

Puntare sulla formazione

È stato rilevato come, più che mai oggi, si necessiti di intervenire sulla formazione (scolastica, di base e continua) per accrescere le competenze del digitale, andando a sostenere le aziende con profili già pronti e meglio preparati per il mondo del lavoro che verrà. Accanto a quelle competenze tecniche occorre agire anche sulle soft skills nell’ambito ICT, creando condizioni quadro ottimali per il fiorire della digitalizzazione e dell’innovazione.
E per il futuro? Saranno richieste sempre più visioni tangibili con capacità di risolvere i problemi e l’adattamento dei processi cognitivi all’ecosistema in cui viviamo. Un fattore di sviluppo che si snoda su tre asset: scuola – impresa – ambiente, in cui tutti devono cooperare e lavorare in modo concertato al progresso dei tempi che mutano.

Sempre sul pezzo

La consapevolezza sul digitale va accresciuta ed è quello che come associazione mantello dell’economia stiamo cercando di portare avanti per il tessuto economico ticinese, contribuendo così a diffondere in modo ampio e trasversale quella cultura aziendale agile e dinamica, capace di seguire i cambiamenti in atto ed i trend a livello mondiale.

Documenti utili

 

Qualità svizzera, design italiano

Si conclude  la prima parte del nostro viaggio “Oltre i confini” alla scoperta delle aziende volte all’internazionalizzazione. In questa puntata incontriamo Stefania Padoan, CEO di Padoan Swiss. La trasmissione riprenderà nel mese di autunno su Teleticino.

Un’azienda italiana leader nel suo settore dà vita a una nuova società commerciale e per farlo sceglie la Svizzera e, più precisamente, il Grigioni italiano. Nasce così Padoan Swiss e la sua storia ce la racconta l’amministratrice Stefania Padoan. Si tratta di una realta consolidata in Svizzera che produce serbatoi idraulici per veicoli industriali e che esporta in oltre 50 Paesi.

Buona visione!

 

Nuovi orizzonti e connessioni con la Russia

La Cc-Ti ha partecipato con successo alla missione organizzata dalla Joint Chamber of commerce – Switzerland, il cui scopo è la promozione delle relazioni economiche tra Svizzera e Russia, Bielorussia, Ucraina, Asia Centrale e Caucaso del Sud.

La Cc-Ti negli ultimi anni è sempre stata molto attiva nello sviluppo delle relazioni con la Russia. La missione è quindi stata un’ottima occasione per tastare il clima attuale del Paese, valutando la situazione delle imprese svizzere attive in Russia e osservando in che modo questa grande nazione stia sviluppando le relazioni con mercati esteri.

La missione in dettaglio

Il viaggio –  che si è tenuto a Mosca dal 3 al 5 giugno – ha visto la partecipazione di una folta delegazione formata da imprenditori e rappresentanti istituzionali provenienti da tutta la Svizzera e, grazie alla Cc-Ti, anche dal Ticino. Momento chiave del programma è stata la conferenza “Regional Cooperation between Switzerland and Russia. New Horizons, New Connections”, un interessante dialogo tra Regioni russe e Cantoni svizzeri. Chiara Crivelli, responsabile dell’International Desk della Cc-Ti ha esposto una presentazione sull’andamento dell’economia ticinese e sullo stato del commercio con l’estero (import ed export) del nostro Cantone. Un accento è stato messo sulle importanti relazioni della Cc-Ti con la Russia, i cui primi contatti risalgono al 2010.

L’evento si iscriveva inoltre nel programma della visita in Russia della Segretaria di Stato dell’economia, Marie Gabrielle Ineichen – Fleisch, che ha fornito un interessante contributo alla conferenza focalizzandosi sulle relazioni bilaterali tra Svizzera e Federazione Russa. Da parte russa, alla conferenza erano presenti rappresentanti di numerose regioni russe (autorità e imprenditori), un’ottima occasione per ampliare la rete di contatti locale.

Non sono mancati momenti di incontro con la business community svizzera a Mosca e con l’Ambasciatore svizzero in Russia, Yves Rossier. A chiudere il programma un’interessante visita al polo tecnologico “Technopolis” situato nella “Zona economica speciale” della città. Si tratta di uno dei motori fondamentali della nuova Mosca industriale, dedicato allo sviluppo dell’ecosistema innovativo della città che mira a creare condizioni favorevoli per la crescita delle aziende Hi-Tech.

Per le aziende in arrivo dal Ticino, grazie alla collaborazione con Switzerland Global Enterprise (S-GE), sono stati organizzati incontri B2B con potenziali partner locali selezionati in maniera mirata.

Le opportunità del mercato russo

Oggi l’economia russa è in ripresa e sembra aver accusato il colpo delle sanzioni messe in atto da USA e UE dal 2014. Gli anni 2015-2016 sono stati segnati da un’importante contrazione, anche a causa della caduta del prezzo del petrolio, ma a partire dal 2017 il PIL è di nuovo cresciuto, seppur non in maniera accentuata.

Secondo le stime della Banca Mondiale, la Russia dovrebbe crescere tra l’1,5 e l’1,8 % nel periodo 2018-2020. Una previsione positiva, anche se ancora inferiore rispetto al potenziale del Paese più grande del mondo. Dal punto di vista del business, la situazione sta nettamente migliorando: secondo la classifica della Banca Mondiale Ease of Doing Business, nel 2018 la Russia guadagna la posizione 35 su 190 paesi, con un aumento di ben cinque punti rispetto all’anno precedente.

Il commercio tra Russia e Svizzera (e in particolare con il Ticino) è stabile. Come confermato anche dalla Segretaria di Stato per l’economia, la Russia è un partner importante per la Svizzera. Il nostro Paese, inoltre, rimane al 10° posto degli investitori in Russia.

Il potenziale della regione di Kaluga

One Belt One Road e i Paesi di transito

Tra le Regioni russe presenti alla conferenza, abbiamo ritenuto particolarmente interessante la Regione di Kaluga, che si trova a 180km a sudovest di Mosca, in cui potrebbe esserci un potenziale attrattivo anche per le aziende ticinesi.

Dalla presentazione della regione, sono emerse grandi opportunità nei settori dell’automotive (Kaluga è conosciuta per un’importante produzione di veicoli), farmaceutico, metalmeccanica, trasporti e logistica. Proprio a questo proposito è interessante sottolineare che Kaluga ha aderito al progetto cinese “One Belt One Road” per quello che riguarda i “Paesi di transito” (Transit countries) che vede lo sviluppo in Russia di un corridoio tra l’Europa, Russia (passando da Kaluga fino alla Siberia centrale), scendendo verso la Mongolia, fino ad arrivare in Cina. Questo permetterà di dimezzare i tempi di percorrenza del trasporto su rotaia tra Russia e Cina che normalmente veniva effettuato via l’estremo est russo. Secondo i dati forniti dal Governo di Kaluga, la percorrenza di questo tratto è oggi di 15-17 giorni (7’750km), contro i 35 giorni via Far East (11’000km).

L’importanza della Regione di Kaluga è inoltre confermata anche dalla presenza di grandi aziende svizzere come Nestlé, Forbo, Omya, Bucher e Holcim.

 

 

 

Novità negli assegni nucleo familiare Italia per collaboratori frontalieri

Cambiano le modalità di richiesta ANF valide dal 1° aprile 2019. Un’informativa in merito.

Con la Circolare INPS n.45 del 22/03/2019 vengono fornite le indicazioni relativamente alle nuove modalità in vigore per presentare domanda di assegni per nucleo familiare. Le nuove modalità prevedono che dal 1° aprile 2019 le domande, finora presentate dal lavoratore interessato al proprio datore di lavoro utilizzando il modello “ANF/DIP” (SR16), dovranno essere inoltrate esclusivamente all’INPS in via telematica. Questa nuova modalità solo online è valida solo per i lavoratori dipendenti di aziende attive del settore privato non agricolo.

La domanda di assegno per il nucleo familiare deve essere presentata dal lavoratore all’INPS, esclusivamente in via telematica, mediante uno dei seguenti canali:

  • WEB, tramite il servizio on-line dedicato, accessibile dal sito www.inps.it, se in possesso di PIN dispositivo, di una identità SPID (Sistema Pubblico di Identità Digitale) almeno di Livello 2 o CNS (Carta Nazionale dei Servizi). Il servizio sarà disponibile dal 1° aprile 2019;
  • Patronati e intermediari dell’Istituto, attraverso i servizi telematici offerti dagli stessi, anche se non in possesso di PIN.

L’utente potrà prendere visione dell’esito della domanda presentata accedendo con le proprie credenziali alla specifica sezione “Consultazione domanda”, disponibile nell’area riservata. Segnaliamo una guida illustrata (pdf)  a cura di FIRST CISL per presentare domanda online.

Le domande già presentate al datore di lavoro fino alla data del 31 marzo 2019 con il modello “ANF/DIP”, per il periodo compreso tra il 1° luglio 2018 ed il 30 giugno 2019 o a valere sugli anni precedenti, non devono essere reiterate, ma saranno gestite dai datori di lavoro.

Vi ricordiamo che anche Cc-Ti amministra, per gli associati, la propria cassa per assegni familiari (n. 603), fondata e gestita sulla base delle normative federali e cantonali vigenti. Maggiori informazioni attraverso questo link.

BYOD: alcuni aspetti da considerare

L’evoluzione tecnologica e le abitudini che questa porta con sé hanno avuto e stanno avendo un riflesso nel mondo del lavoro che solleva questioni giuridiche non sempre facili da risolvere. È questo il caso del fenomeno “Bring your own device” (BYOD) .

È diventato usuale che un dipendente lavori utilizzando il proprio cellulare, il proprio tablet o il proprio pc portatile (acquistato con i propri mezzi), sia sul luogo di lavoro sia a casa, connettendosi alla rete informatica del datore di lavoro ed elaborando dati riguardanti clienti, fornitori o lo stesso datore di lavoro.

Come regolare, quindi, l’uso a scopo professionale di dispositivi personali? Si tratta di un fenomeno globale, definito “bring your own device (BYOD)”, che sta prendendo sempre più piede soprattutto a seguito della capillare diffusione degli smartphones. I vantaggi sono evidenti: si va da una maggiore mobilità e produttività da parte del dipendente, che si sente più coinvolto e ha una familiarità maggiore con il proprio ‘device’, a minori costi in termini di spese di acquisto dei dispositivi per l’azienda.

Aspetti giuridici scelti

Tra gli aspetti che, a livello giuridico, è bene tenere in considerazione, ci permettiamo elencare, senza pretesa di esaustività, i seguenti.

  • Principio e costi

L’articolo 327 cpv. 1 CO indica che «salvo accordo o uso contrario, il datore di lavoro deve fornire al lavoratore gli utensili e il materiale di cui ha bisogno per il lavoro». Da qui si deduce che il BYOD non è obbligatorio e non può essere imposto. L’articolo 327 cpv. 2 CO prosegue dicendo che «se, d’intesa con il datore di lavoro, il lavoratore mette a disposizione utensili o materiale per l’esecuzione del lavoro, egli deve essere adeguatamente indennizzato, salvo accordo o uso contrario»: vediamo dunque come questa pratica sia facoltativa e debba essere oggetto di un accordo (datore di lavoro e collaboratore) tra le parti, anche se spesso quest’ultimo è tacito (con i rischi che ciò può comportare, soprattutto a livello di eventuali pretese di indennizzo del lavoratore nei confronti del datore di lavoro).

A livello di costi, l’acquisto dell’apparecchio deve essere – almeno in parte – a carico del dipendente, altrimenti cadrebbe per definizione il discorso del BYOD. I costi sostenuti per l’abbonamento, per la riparazione e quelli legati all’utilizzo andrebbero invece suddivisi proporzionalmente a dipendenza dell’uso effettivo del “device” (in conformità con quanto disposto dall’articolo 327a CO).

Cosa succede in caso di utilizzo improprio dell’apparecchio? Quali sono le responsabilità? Ve ne possono essere sia in capo al datore di lavoro, ad esempio in caso di danneggiamento del dispositivo nel contesto dell’attività lavorativa, ma anche al dipendente, nel caso in cui venissero causati dei danni al datore di lavoro tramite un uso improprio, anche accidentale, dell’apparecchio (un esempio potrebbe essere, banalmente, l’uso del telefono da parte dei figli del dipendente, i quali accidentalmente potrebbero commettere un’azione involontaria che causa un danno economico al datore di lavoro).

  • La protezione dei dati

Altro grande capitolo in tema di BYOD è la protezione dei dati, alla quale occorre prestare attenzione. Come tutelarla? Vi è una difficoltà tecnica e logica nel separare dati professionali e personali, i rischi sono quelli che dati professionali (ma anche quelli privati) divengano accessibili a terzi, o vi sia una perdita o un abuso. L’art. 7 cpv. 1 della Legge federale sulla protezione dei dati dispone che «i dati personali devono essere protetti contro ogni trattamento non autorizzato, mediante provvedimenti tecnici e organizzativi appropriati». In questo caso la responsabilità ricade sul detentore della collezione di dati. È bene dunque che il datore di lavoro preveda le necessarie misure di protezione per i dati commerciali/aziendali e, al contempo, tuteli anche la sfera privata del dipendente.

  • Aspetti critici di altra natura

La Legge sul lavoro regola il tempo di lavoro e di riposo, e prevede che il dipendente debba essere tutelato con misure di protezione della sua salute. I confini tra tempo di lavoro e tempo libero / luogo di lavoro e abitazione propria sono sempre più labili, anche in ragione dell’uso sempre più pervasivo dei dispositivi mobili, i quali tendono quindi a far filtrare il lavoro, sotto forma di telefonate, di email o addirittura di interi database accessibili da remoto, nella sfera domestica / privata del dipendente.

È evidente che questo fenomeno, e il potenziale dannoso per la salute del dipendente che porta con sé, si acuisce nell’ambito del BYOD.

Il consiglio è quello di prevedere delle direttive interne chiare, che regolino e disciplinino il tema del BYOD anche relativamente ai limiti da considerare per la tutela della salute e della personalità del dipendente.

L’approccio verso il BYOD deve far parte di una strategia aziendale globale, con una pianificazione generale e, possibilmente dove opportuno, un accordo bilaterale per casi particolari.

 

Articolo a cura di Alex Domeniconi, Avv. dr. iur., associato presso Walder Wyss SA, Lugano e Stefano Fornara, Avv., CAS in civil litigation, counsel presso Walder Wyss SA, Lugano

La Cc-Ti ha già dedicato un evento alla tematica, di cui qui potete riscoprire i dettagli. Inoltre il nostro Servizio giuridico è a disposizione dei soci per tutti i dubbi sull’argomento.

Le nostre attività per il secondo semestre 2019

Formazioni puntuali, proposte eventistiche e missioni economiche nella programmazione Cc-Ti per l’autunno. Scoprite le novità!

Abbiamo lavorato negli scorsi mesi per proporvi una programmazione per il secondo semestre 2019 che fosse ricca di spunti interessanti sia dal punto di vista delle offerte formative che eventistiche.

In anteprima possiamo segnalarvi che potete già scaricare il “Dépliant attività secondo semestre 2019” dal nostro sito web, tramite questo link. 
Lo troverete anche nelle aziende – dove sarà recapitato per posta – nel corso della prossima settimana.
Nel caso foste interessati a riceverne delle copie supplementari, non esitate a comunicarcelo: vi basta inviare un’email a eventi@cc-ti.ch, indicando quanti esemplari necessitate.

I programmi e i formulari d’iscrizione saranno online in questi giorni.

Contattandoci direttamente vi saremo volentieri di supporto per qualsiasi esigenza.

Con l’innovazione bisogna essere sempre un passo avanti

In quest’intervista Carlo Secchi, Sales Director Ticino-VP, Swisscom, parliamo di evoluzione delle tecnologie e innovazione.

Nonostante l’uso di massa degli smartphone e degli altri dispostivi elettronici, generalmente si ritiene che le nuove tecnologie digitali servano solo per aumentare i profitti delle imprese, quando, invece, è la società tutta a beneficiarne. Come spiega questa percezione distorta della realtà?

 Quando le nuove tecnologie entrano nel cosiddetto consumo di massa, finiscono per essere date per scontate. In effetti, anche le persone più timorose nei confronti delle innovazioni tecnologiche, ne beneficiano già oggi. Nondimeno, le innovazioni più eclatanti devono ancora arrivare e, in questo caso, vengono ancora percepite come visioni futuristiche dal dubbio valore aggiunto o che, peggio ancora, mettono a rischio posti di lavoro. Faccio un esempio: si parla spesso di automobili a guida autonoma. Sono in molti ad avere dubbi sulla necessità di produrre simili veicoli, non considerando però il guadagno in termini di sicurezza sulle strade. Eppure, già oggi molti di noi hanno evitato tamponamenti grazie al sistema anticollisione di cui dispongono le auto di ultima generazione.

In che misura e in che ambiti la digitalizzazione e, in particolare, l’analisi dei big data sono già utilizzate a vantaggio di tutta la collettività. Può farci qualche esempio concreto?

Da anni sono disponibili i dati anonimi e aggregati relativi agli spostamenti veicolari in Svizzera. Questi sono già stati utilizzati efficacemente per pianificare meglio i piani viari di molte città. In alcuni casi permettendo di risparmiare milioni di franchi dei contribuenti. Gli smart-data offrono notevoli possibilità anche nel campo dell’analisi predittiva, spesso associata al monitoraggio dei nostri consumi quotidiani, ma applicabile anche a campi come la ricerca medica e a modelli matematici sempre più precisi nella previsione di grandi eventi climatici.

Per il futuro quali ulteriori sviluppi e benefici si possono ipotizzare?

Quante pagine abbiamo a disposizione? Scherzi a parte, i campi di applicazione delle nuove tecnologie sono molti. Posso solo farle qualche esempio concreto: i droni a guida autonoma impiegati per la ricerca di persone disperse (permettono l’utilizzo mirato dell’elicottero per il recupero) o l’analisi di tessuti biologici per la ricerca di cellule tumorali (grazie all’intelligenza artificiale migliorano precisione e velocità), la medicina a distanza con l’ausilio di visori con realtà virtuale e aumentata.

Spesso si ha l’impressione che l’utilità sociale delle tecnologie digitali e del trattamento dei dati siano sottovalutati dalla pubblica opinione. Pensa che ciò sia dovuto semplicemente ad un’informazione insufficiente oppure si tratta di un vero e proprio ritardo culturale?

L’innovazione tecnologica deve necessariamente essere un passo avanti, rispetto alla nostra quotidianità. Non a caso Einstein sosteneva che «l’immaginazione conta più della conoscenza». Occorre quindi guardare sempre avanti e immaginare soluzioni per poi studiarne le concrete possibilità di realizzazione. Ciascuno di noi ha il diritto e il dovere di informarsi possibilmente con il sostegno di «leader digitali» capaci non solo di informarsi e di informare, ma anche di stabilire strategie efficaci per promuovere l’utilizzo sostenibile delle nuove tecnologie e quindi in grado di innovare realmente. Perché lo ritengo importante? Faccio un altro esempio; in questi ultimi anni, i consumatori hanno dimostrato un ottimo apprezzamento verso le nuove offerte nel campo dei trasporti, dell’intrattenimento o del turismo. Tuttavia, i dirompenti modelli commerciali su cui sono basati questi servizi, hanno creato distonie sul mercato, nei confronti delle quali anche la legislazione si è trovata di fatto impreparata.

 

Parleremo di questo tema nell’evento “Check digitale: analizzarsi per crescere” il prossimo 12 giugno. Dove? Presso l’Auditorium USI a Lugano, dalle 17.30 in poi. Le iscrizioni sono aperte!