Comunicare per innovare

Intervista a Cassia Casagrande, Responsabile Comunicazione ed eventi Cc-Ti

Le necessità d’informazione degli imprenditori così come i mezzi di comunicazione cambiano. Come si muove la Cc-Ti in questo contesto?

Come Cc-Ti raccogliamo le esigenze dei soci per adattare al meglio la nostra attività e restare così al passo con i tempi. Proprio perché per  l’imprenditore moderno l’innovazione è vitale, matura costantemente nuovi bisogni. Sta quindi alla Cc-Ti adeguarsi per accompagnare al meglio gli associati nella loro attività quotidiana. È stato quindi cardinale elaborare una nuova strategia di comunicazione: chiara, consapevole ed ambiziosa. È infatti grazie a obiettivi mirati, scelte specifiche, una buona dose di passione e coraggio, così come di flessibilità e di voglia di imparare, e a una valorizzazione costante della multicanalità, che siamo riusciti a stravolgere il nostro modo di comunicare con i diversi pubblici target. Questo processo è però solo agli inizi e molte sono ancora le  idee e i passi importanti che vogliamo intraprendere, con lo stesso spirito entusiasta, ambizioso e ricettivo che ci caratterizza, proprio perché consapevoli del tessuto imprenditoriale dinamico e competente, che abbiamo la fortuna di poter rappresentare.

Il primo semestre 2018 è stato ricco di novità (un nuovo concept di Ticino Business, un ampliato ciclo di approfondimento mediatico, un’offerta eventistica e formativa ancora più assortita, …). Il  secondo semestre continuerà sulla stessa scia?

Certamente sì! In particolare a livello tematico proseguiremo sulla via tracciata negli scorsi mesi, ossia quella di approfondire le macro aree tematiche sulle quali nel 2018 abbiamo deciso di   focalizzarci: internazionalizzazione e swissness, digitalizzazione, sostenibilità e smart life. Continueremo a farlo attraverso approfondimenti specifici sui nostri diversi canali di informazione, così come sui diversi media e attraverso eventi mirati, missioni economiche e formazioni puntuali. Resteremo inoltre molto ricettivi alle esigenze degli imprenditori. A livello di novità nei mezzi di comunicazione punteremo ancora di più sul digitale, con contenuti multimediali ideati per questi nuovi strumenti. Ad agosto lanceremo inoltre il nostro nuovo sito web, che sarà maggiormente fruibile e intuitivo. Stiamo anche lavorando su alcuni servizi che possano rispondere ancora meglio alle esigenze dei nostri associati. Insomma, continuiamo a lavorare, con passione, per voi!

 

Innovazione, anche finanziaria

Roberto Grassi, Direttore Generale Fidinam Group Holding, e membro del nostro Ufficio Presidenziale, ci parla della piazza finanziaria luganese, della sua riconversione e dell’innovazione nel mondo finanziario.

La piazza finanziaria luganese ha, nel tempo, subito una profonda riconversione, e nonostante un contesto non sempre facile il settore si presenta oggi dinamico e in crescita. Quali gli sviluppi futuri?

La piazza finanziaria luganese ha dimostrato nel tempo una importante capacità di adattamento e di sfruttamento delle opportunità legislative che presentava il mercato. Il settore classico, il private banking, è stagnante, confrontato con una concorrenza internazionale e a modifiche legislative e operative importanti. In questo campo il futuro non sarà più come prima, e non sono solo paradigmi operativi a mutare, ma anche l’attitudine del cliente e le sue esigenze. Non dimentichiamo poi le competenze legate al Trade Finance, presenti su piazza da oltre quarant’anni e tanto importanti per l’insediamento di nuove realtà legate al Commodity Trading.

La ricerca di collaboratori specializzati e talentuosi è uno degli atout imprescindibili per una crescita aziendale sostenibile. Quali ritiene siano oggi le chiavi del successo su cui puntare nel mondo del lavoro?

Ormai non esiste più un mestiere imparato e svolto durante tutta la propria attività lavorativa. Le nuove leve sul mercato del lavoro devono dimostrare una capacità di inventiva e adattamento importanti. Queste permettono loro di cogliere le opportunità che sempre si presentano sul mercato e di svilupparle anticipando la concorrenza. Il confronto è ormai globale, e la velocità di reazione è fattore competitivo determinante. Prendiamo l’esempio di blockchain e criptovalute: non solo a Zugo, nella “cryptovalley”, ma anche da noi si è riusciti a creare un centro di competenze.

Le 6P dell’export mix

Chi opera nel commercio con l’estero deve, suo malgrado, far fronte a numerose problematiche. Come Cc-Ti e S-GE accompagniamo le aziende in questo percorso, aiutandole a sormontare gli ostacoli che possono nascere nell’affrontare mercati diversi da quello svizzero. Per riassumere la complessità delle tematiche abbiamo introdotto il concetto delle “6P dell’export mix”. Di cosa si tratta?

P come “Paese”

Per evitare sfide che sarà difficile portare a termine con successo, è innanzitutto fondamentale porsi alcune domande sul mercato target e sulle sue caratteristiche.

P come “Prodotto”

Ogni prodotto ha le sue particolarità e per accedere ai mercati esteri deve essere conforme non solo alle prescrizioni ma anche agli usi e costumi locali. Il “Made in Switzerland” è un aspetto da non sottovalutare.

P come “Procedure”

Conoscere le procedure d’esportazione dalla Svizzera e d’importazione nel Paese di destinazione è di fondamentale importanza. Alla sua base vi è la corretta identificazione e applicazione della voce di tariffa doganale dei propri prodotti: questo codice numerico consente infatti di individuare la documentazione che deve necessariamente accompagnare la merce, compilare correttamente la dichiarazione doganale e identificare dazi e tasse all’importazione nonché l’eventuale applicazione di accordi di libero scambio. I corsi proposti dalla Cc-Ti forniscono tutte le basi di lavoro.

P come “Prospezione”

Un occhio di riguardo va anche agli strumenti a disposizione per “tastare il polso” del mercato, come la partecipazione alle fiere internazionali, alle missioni economiche della Cc-Ti o di fact finding di S-GE.

P come “Partner”

Avere un partner commerciale serio e affidabile sul mercato target è sinonimo di successo. Tuttavia, in un mondo sempre più globalizzato, in Paesi nuovi e spesso sconosciuti, non è per nulla facile identificare la corretta entrata sul mercato, il partner idoneo e disciplinarne contrattualmente la collaborazione. Questi passi vanno pianificati e svolti con cura, con gli opportuni supporti, come quello offerto da S-GE.

P come “Protezione”

Non da ultimo, un’esportazione non è priva di rischi e vi sono diverse modalità per tutelarla, dalla scelta del sistema di pagamento (ad esempio le lettere di credito) alle varie assicurazioni inclusa l’assicurazione contro i rischi delle esportazioni (SERV).

Articolo a cura di
Monica Zurfluh, Responsabile S-GE per la Svizzera italiana e
Valentina Rossi, Responsabile Servizio Export Cc-Ti

 

 

Il servizio Export della Cc-Ti e S-GE sono a vostra disposizione per consulenze in ambito di esportazioni.
Contatti email: Servizio Export Cc-Ti e S-GE

Occasioni per crescere

Come si sta muovendo il settore del commercio al dettaglio in Ticino? A che punto sono i lavori per l’introduzione della Legge Aperture Negozi (LAN)? Lorenzo Emma, Direttore Migros Ticino e membro dell’Ufficio Presidenziale della Cc-Ti, fa alcune considerazioni in merito.

I lavori per l’introduzione della Legge Aperture Negozi (LAN) sono al momento in stallo presso la SECO, che deve valutare i quorum per l’istanza di forza obbligatoria del CCL settoriale. L’entrata in vigore della LAN porterebbe nuova linfa al commercio al dettaglio?

La nuova legge regolerebbe con maggiore chiarezza le aperture straordinarie, dando qualche opportunità in più, ma molto limitata. La quantifico globalmente con circa l’1% di fatturato addizionale per i commercianti, forse un po’ di più per quelli  maggiormente favoriti dalla nuova legge, quelli piccoli situati nelle zone turistiche. Un impatto quindi modesto, ma pur sempre apprezzato da un commercio ticinese da diversi anni in difficoltà.

La digitalizzazione sta creando dinamiche e modelli di business innovativi nell’economia. Come viene affrontata questa “rivoluzione” dal commercio al dettaglio? 

Nel settore sono entrati produttori di marca che offrono i loro beni direttamente alla clientela finale. Soprattutto grosse aziende “tecnologiche”, che realizzano ricavi non solo con il commercio, ma anche offrendo servizi marketing (pubblicità e “vendita” dati). Tra gli operatori tradizionali alcuni sono nella situazione di poter continuare a lavorare come prima, altri sono destinati a sparire. Altri ancora hanno l’opportunità di adattarsi alle nuove tecnologie, combinando i vantaggi del commercio tradizionale (contatto umano, possibilità di vedere e toccare la merce, ecc.), con quelli del digitale, in particolare acquisti a qualsiasi ora, consegna a domicilio, offerte personalizzate. Una strategia, questa, non facile da perseguire perché presuppone cambiamenti radicali e importanti investimenti. I recenti investimenti in strutture di vendita da parte di “pure player” digitali indicano però che questa è la via del futuro.

Tempo … di vacanze

Tempo e vacanza (art 329 CO)

Il datore di lavoro:

  • deve accordare al lavoratore, ogni anno di lavoro, al minimo 4 settimane di vacanza, durante le quali deve versare il salario completo che spetta al dipendente.
  • ai lavoratori sino ai 20 anni compiuti, sono dovute almeno 5 settimane di vacanza, durante le quali deve versare il salario completo che spetta al dipendente.
  • nel caso di un anno incompleto di lavoro, le vacanze sono conteggiate proporzionalmente alla durata del rapporto di lavoro nell’anno considerato.
  • in caso di prolungamento del termine di disdetta a causa di un impedimento al lavoro senza colpa del lavoratore, il diritto alle vacanze cresce in maniera proporzionale.
  • il cpv 2 della disposizione che prevedeva la quinta a settimana di vacanza accordata ai lavoratori con più di 50 anni è stata soppressa nel 1983. Tuttavia, questa regola (o varianti simili) è spesso prevista nei CCL.

Il datore di lavoro deve pagare al lavoratore il salario completo per la durata delle vacanze e sino a quando dura il rapporto di lavoro, le vacanze non possono essere compensate con denaro o altre prestazioni.

Rendiamo attenti che, nel caso il lavoratore esegua durante le vacanze un lavoro rimunerato per conto di terzi, ledendo quindi i legittimi interessi del principale datore di lavoro, il datore di lavoro può rifiutargli il salario delle vacanze o esigerne il rimborso.

Esiste l’eventualità di derogare quanto espresso precedentemente per alcune particolari categorie di lavoratori per i quali è effettivamente difficile calcolare durante l’anno la somma dovuta per le vacanze e di versare, quindi, la corretta somma al momento stesso che le vacanze vengono godute.

Questo potrebbe essere il caso per i rapporti di lavoro su chiamata, impropriamente detti anche “a tempo parziale”, per il lavoratori a tempo parziale per i quali il tasso d’attività è molto variabile, o per i lavoratori interinali al servizio di più datori di lavoro, ecc.

In questo caso, il contratto di lavoro, quando è concluso per iscritto, così come i le relative dichiarazioni salariali periodiche, devono indicare chiaramente ed espressamente quanto del salario totale è destinato al risarcimento delle ferie.

La semplice indicazione che l’assegno di vacanza è incluso nel salario totale non viene ritenuta esaustiva!

La somma che rappresenta il pagamento delle vacanze in aggiunta al salario, deve essere fissata in percentuale o in cifre, e questa menzione deve apparire chiaramente nel contratto di lavoro scritto e nelle dichiarazioni di salario periodiche.

Laddove le parti abbiano stipulato un contratto orale, è ragionevole pensare che anche gli accordi riferiti alle ferie siano stati espressi oralmente.

In questa situazione, la voce specificante le vacanze nella dichiarazione salariale periodica è sufficiente a fornire la necessaria chiarezza e conferma che l’accordo verbale abbia trovato una corretta applicazione.

Lavorare a tempo parziale

I contratti per il lavoro a tempo parziale sono sempre più apprezzati a causa della flessibilità dell’orario di lavoro. Fondamentalmente, sono identici ai contratti di lavoro a tempo pieno. Tuttavia, alcune differenze significative sono ovvie.

Nel caso del lavoro orario, la retribuzione per le vacanze viene solitamente aggiunta al salario orario. Questa prassi è (sempre) autorizzata dalla giurisprudenza corrente, riferita ai lavori di breve durata o molto irregolari.

Ciò significa anche che per i giorni liberi del dipendente, lo stipendio non verrà pagato durante questo periodo di assenza.

In queste realtà lavorative, è essenziale che i datori di lavoro garantiscano che le vacanze siano menzionate non solo nel contratto di lavoro, ma anche in ogni singola dichiarazione di stipendio.

In assenza di tale “voce” formale, potrebbero essere richiesti pagamenti aggiuntivi, anche diversi anni dopo.

Se 4 settimane di ferie sono concordate per contratto, l’indennità di ferie è dell’8,33%, contro il 10,64% per 5 settimane di ferie.      

I giorni festivi

Un obbligo legale intrinseco di pagare i giorni festivi esiste solo per il 1 ° agosto, giorno parificato alla domenica. I Cantoni possono parificare la domenica al massimo a altri 8 giorni festivi all’anno e ripartirli diversamente secondo le regioni. Questo vale anche per i dipendenti a ore ed è riconosciuto anche dal Tribunale Federale.

In Ticino gli 8 giorni parificati alla domenica sono: oltre il 1°agosto, Capodanno, Epifania, Lunedì di Pasqua, Ascensione, Assunzione, Ognissanti, Natale e Santo Stefano.

La questione del pagamento dei giorni festivi non è chiaramente regolata a livello legislativo, poiché la LL ed il CO sono silenti al proposito. Di regola, il problema viene risolto nei CCL o nei contratti individuali oppure ci si orienta agli usi in vigore in un determinato settore o in una certa regione.

La prassi giudiziaria è però chiara per quanto concerne chi percepisce un salario mensile. Questa categoria di dipendenti non può subire riduzioni di salario a causa dei giorni festivi, indipendentemente dal numero di giorni festivi mensili (è però possibile che l’azienda disponga il recupero del lavoro perso a causa dei giorni infrasettimanali non parificati alle domeniche).

Diversa è invece la situazione di chi è pagato a ore o al giorno. In linea di principio, questi dipendenti sono pagati solo per il lavoro effettivamente svolto, a meno che un CCL o il contratto individuale non garantisca loro in modo esplicito il pagamento del salario anche nei giorni festivi.

E’ possibile che, quale compromesso, CCL o contratto individuale prevedano un certo numero di giorni festivi (ad esempio 8) in cui viene compensato il guadagno perso.

Si tratta di solito delle festività parificate alle domeniche che non possono essere recuperate. In questo caso i giorni festivi non parificati alle domeniche non sono pagati, a meno che non vengano recuperati.

Il recupero dei giorni festivi

Per i giorni festivi parificati alle domeniche non vi è alcun obbligo di recuperare le ore perse, indipendentemente dal fatto che i lavoratori abbiano un salario mensile o che siano pagati ad ore.

Per gli altri giorni festivi non parificati alle domeniche il recupero è possibile, a meno che nel contratto non figuri altro.

Il recupero, la cui forma va stabilita d’intesa con il personale, è quindi possibile senza formalità particolari (permessi) né indennità speciali per lavoro straordinario.

I giorni festivi e le ferie

Secondo la costante prassi giudiziaria, le domeniche e gli altri giorni parificati alle domeniche che cadono durante un periodo di vacanza non possono essere dedotti dalle vacanze.

D’altra parte, è chiaro che i giorni festivi che cadono di domenica (come può ad esempio capitare per il 1° maggio) non danno il diritto ad un recupero da parte del dipendente, nel senso di un giorno di vacanza supplementare.

Anche chi è malato in occasione di un giorno festivo non ha diritto di recuperarlo più tardi, a differenza di quanto avviene per le vacanze, per le quali il dipendente malato ha un diritto di recupero.

Spesso le aziende si organizzano in modo da lavorare qualche minuto in più ogni giorno ed accumulare così ore che permettono di chiudere l’azienda in occasione dei cosiddetti “ponti” (ad esempio il venerdi dopo l’Ascensione, oppure per le chiusure fra il periodo natalizio e Capodanno).

Di per sé, tale operazione è poco problematica, salvo nei casi in cui un dipendente lascia l’azienda o si ammala durante i giorni liberi “creati” con il lavoro supplementare accumulato durante l’anno.

In casi del genere, in particolare in quello della partenza dall’azienda, il dipendente ha il diritto di farsi pagare i minuti giornalmente prestati in più, se non ha potuto godere del relativo tempo libero (ad esempio uscita dalla ditta prima della chiusura aziendale del periodo natalizio).

In caso di lavoro part-time regolare, lo stipendio mensile non sarà generalmente ridotto, anche se le festività cantonali cadono nel corso del mese in questione.

Tuttavia, deve essere annotato che le festività che cadono nei giorni liberi dei dipendenti part-time non dovranno essere pagate in aggiunta.

FAQ sul tempo di lavoro

Il datore di lavoro può pretendere dal dipendente che la mail del lavoro venga consultata e venga data risposta se fosse richiesto?

No. Le vacanze servono quale recupero delle proprie energie. Questo obiettivo, fissato dalla legge, viene ovviamente messo in discussione se si dovesse essere in contatto quotidiano con il proprio posto di lavoro e con l’obbligo di dover interagire attivamente.

Questa regola può essere riconsiderata solo in presenza di una reale e comprovata emergenza.

Come regola generale, il tragitto verso il lavoro non è considerato tempo di lavoro. Ma vale anche per un trasferimento temporaneo in una filiale più distante?

Se il lavoratore deve recarsi al lavoro in un altro località da quella concordata nel suo contratto di lavoro, la durata supplementare del tragitto è considerata come tempo di lavoro (es. se il tragitto normale è di 30 minuti e il nuovo posto si trova a 50 minuti, i 20 minuti di differenza saranno considerati come tempo lavorativo

Cos’è il servizio di picchetto e quando conta come tempo di lavoro?

Si parla di picchetto ai sensi della legge quando il lavoratore parallelamente al sul tempo di lavoro ordinario deve tenersi pronto a intervenire in casi di eventuali guasti, a prestare il proprio aiuto in casi d’urgenza, a fare turni diversi dai propri, o a mantenersi a disposizione in caso di avvenimenti eccezionali.

È solo quando un servizio di picchetto deve essere fornito all’interno dell’azienda che quest’ultimo è considerato come orario di lavoro.

Se il servizio di picchetto viene effettuato al di fuori dell’impresa, vengono presi in considerazione solo gli impegni effettivi assunti (tragitto incluso) quale tempo di lavoro.

Il rimborso dei costi viene definito dal contratto di lavoro. I forfaits orari o giornalieri sono i più comuni. Esiste una regolamentazione speciale per ospedali e cliniche.

Un datore di lavoro può richiedere ai suoi dipendenti di fare pausa nel locale adibito e non di non lasciare il perimetro dei locali dell’azienda?

Si. Il Tribunale Federale ha recentemente ammesso che le pause non dovrebbero offrire la stessa libertà di movimento e organizzazione di quelle richieste per il tempo libero di per sé.

La condizione rimane, tuttavia, che lo spazio riservato alle pause sia appropriato, in particolare per quanto riguarda i mobili e l’igiene, al fatto che i dipendenti interessati a prendersi una pausa in pace non vengono costantemente richiamati da interferenze lavorative.

Il Servizio Giuridico della Cc-Ti è volentieri a disposizione dei soci per consulenze in ambito di diritto del lavoro o HR.

Investire per crescere

L’opinione di Luca Albertoni, Direttore Cc-Ti

Le opportunità date dalle molte trasformazioni in atto oggi, compresa ovviamente quella digitale, sono un denominatore comune per tutta l’economia e toccano trasversalmente quasi tutti i settori.

 Non è un caso che da tempo cerchiamo di stimolare un dibattito costruttivo, volto a sottolineare soprattutto le molte occasioni di crescita legate non solo all’aspetto tecnologico, ma anche a possibili nuovi modelli di business, ecc.. Questo ovviamente senza negare il potenziale di rischio insito in ogni trasformazione, se pensiamo ad esempio alle questioni legate sicurezza cibernetica. L’innovazione, non solo tecnologica, ma anche di approccio e di mentalità, è un elemento essenziale per ogni imprenditore ed è importante che anche il contesto sociale e politico realizzi  l’importanza di questo termine, troppo spesso erroneamente identificato solo con determinati ambiti iper-tecnologici. È per questo che non ci stanchiamo di sottolineare l’importanza dei valori svizzeri, fondamentali per mantenere competitivo il nostro Paese. Perché sotto il termine “Swissness” non ricadono solo norme tecniche o definizioni legate all’origine della merci, bensì una serie di fattori che contraddistinguono il modo di fare impresa elvetico, che ingloba innovazione, creatività, rispetto delle regole, partenariato sociale, qualità, precisione, ecc.. Ed è quasi superfluo  sottolineare che l’approccio elvetico non ha un valore importante solo all’interno dei nostri confini, ma rappresenta qualcosa di quasi inestimabile nel contesto internazionale, come lo dimostrano ampiamente i contatti stabiliti durante le nostre numerose missioni economiche all’estero. Non che ci fosse un bisogno particolare di ulteriori verifiche, ma è comunque importante toccare con mano come questo fattore sia decisivo anche per le aziende ticinesi che operano nel contesto internazionale. Le aziende ticinesi in questi anni hanno dato prova di flessibilità, capacità di adattamento, e propensione agli investimenti, sfidando con coraggio e successo le avversità date da un contesto internazionale che ha portato situazioni difficili. A testimonianza che il tessuto  economico ticinese è sano, vivace e robusto, come confermato dal recente studio di BAK Economics.
Un andamento in linea con il resto della Svizzera. Dal canto nostro, anche dopo la pausa estiva continueremo a operare con il nostro solito spirito propositivo.
Continuate a seguirci sui vari canali di comunicazione e scoprite i prossimi  appuntamenti.

Fintech e novità

Alberto Petruzzella è Presidente ABT e membro dell’Ufficio Presidenziale della Cc-Ti. In questa breve intervista ci spiega il valore della Swissness nel Fintech.

L’innovazione rappresenta oggi una costante per la crescita economica, così come lo “Swiss made”. Nel mondo bancario che valenza ha questo modo di fare impresa?

“Swiss made” è sinonimo di innovazione, precisione, qualità, affidabilità, tutte caratteristiche abbinate nel mondo al nostro Paese e alle nostre aziende. Questo vale anche per la piazza finanziaria: i clienti facoltosi di tutto il mondo vogliono che una parte del loro patrimonio sia al sicuro (in Svizzera, Nazione stabile, solida economicamente, neutrale) e gestito in modo professionale (da un sistema finanziario e bancario fra i migliori al mondo).

Nel settore bancario si stanno sviluppando nuove tendenze, come ad esempio, la decisione di UBS di portare in Ticino un il suo nuovo polo tecnologico. Quali trend sono in atto, dopo la riconversione della piazza finanziaria luganese?

Il momento è complesso in quanto si sommano un periodo congiunturalmente difficile (dalla crisi del 2007 ai tassi d’interesse negativi, passando per le diatribe fiscali con vari stati europei e con gli Stati Uniti) a profondi cambiamenti strutturali (la morte del segreto fiscale per i non residenti e il passaggio generalizzato allo scambio d’informazioni). Ogni banca è chiamata a riformulare la propria strategia definendo esattamente quali prodotti e servizi vuole offrire in quali mercati. Entra poi in gioco la tecnologia: Fintech raggruppa un’infinità di soluzioni informatiche (dalle più standardizzate alle più raffinate ed innovative) che permetteranno di mettere in opera la strategia in modo efficace e competitivo.

Il primo semestre 2018 della Cc-Ti: attività ed eventi

Si è concluso con successo il primo semestre del 2018, che ha visto la Cc-Ti impegnata su diversi fronti: quello eventistico e quello formativo. Nei numerosi momenti di aggregazione, networking, formazione ed informazione agli associati (aziende ed associazioni di categoria), si sono sviluppate riflessioni sui macro temi strategici che stiamo portando avanti quest’anno (internazionalizzazione, swissness, digitalizzazione, smart life e sostenibilità), nonché relazioni d’affari e sinergie tra gli associati.

L’estate rappresenta il momento per la pianificazione delle attività del secondo semestre 2018.
Stiamo mettendo a punto un programma eventistico e formativo, che si abbinerà ad approfondimenti e molte novità in ambito comunicativo. Il tutto con lo spirito concertato e costruttivo che ci contraddistingue: dare spunti di riflessione all’imprenditore moderno e all’opinione pubblica, insieme all’erogazione costante di servizi utili.
Scoprite quali sono e contattateci per tutti i dettagli in merito!

Quali sono stati i momenti salienti dei primi sei mesi del 2018? Ripercorriamoli!

Tecnologie per la formazione

Il settore dell’artigianato, nello specifico quello elettrico, è al centro dell’intervista con Gianni Albertoni, Rappresentante AIET, Instalux SA e membro dell’Ufficio Presidenziale della Cc-Ti, fa propone alcune riflessioni a riguardo.

Quali passi sta compiendo il settore dell’artigianato, nel suo comparto specifico, quello elettrico, per mantenersi dinamico, con livelli di crescita ottimali?

Il nostro settore per rimanere competitivo si deve adattare alle nuove tecnologie. È impossibile fermarsi, il personale deve essere istruito costantemente e le aziende si adeguano a ciò. Faccio un esempio banalissimo: quando io terminai l’apprendistato un apparecchio aveva una durata di vita 15 o 20 anni, ora gli stessi  apparecchi contengono parti elettroniche sofisticate e la loro durata la si può quantificare in mesi. Da qui capiamo come il progresso incida sulla crescita del settore. Il fatto più importante rimane la formazione.

Quanto è importante la formazione allora? Anche pensando al progresso tecnologico in atto.

In modo preponderante sicuramente. Per avere una base solida da cui partire formando giovani leve, a cui poi segue la formazione continua per collaboratori aggiornati e specializzati. Il  mercato propone, le aziende devono agire. Un altro esempio: la gestione intelligente di stabili una volta non era neppure immaginabile, oggi è la quotidianità. Con un’app specifica si possono comandare tutti gli apparecchi di casa e sorvegliare,  tramite telecamere, le nostre abitazioni. Per questo servono condizioni quadro e una formazione di alti livelli.

Moda: evoluzione continua

Nell’intervista a Marina Masoni, Avv., Presidente Ticinomoda, nonché membro del nostro Ufficio Presidenziale, scopriamo qualche dettaglio in più sul comparto della moda in Ticino e di come anche in questo settore, la sostenibilità giochi un ruolo importante.

Il comparto della moda in Ticino, secondo lo studio BAK Economics, è quello che ha evidenziato la crescita maggiore, anche per specializzazioni. Quali le novità in corso?

L’industria della moda è forse la più bella novità nel Ticino economico degli ultimi tre decenni. Superata la crisi degli anni Novanta, profondamente ristrutturata, entrata nell’era dei Bilaterali, la moda è oggi una delle locomotive dell’economia cantonale. La fashion valley si è sviluppata perché ha trovato un territorio aperto. E questo territorio è aperto sul mondo anche grazie alla fashion valley. Non è solo questione di numeri economici: c’è una qualità che aggiunge valore a questi numeri e dà prestigio internazionale al Ticino che lavora e che produce. Un effetto moltiplicatore dato dall’eccellenza dei marchi. Ci impegniamo affinché questa conquista possa continuare a dare frutti: c’è molto da fare, ma il lavoro non ci spaventa.

Aziende e sostenibilità, un connubio vincente, anche nella moda. Può portarci qualche esempio virtuoso?

In così poche righe non si possono fare esempi senza fare torto a qualcuno. E quindi restiamo sul piano generale. L’industria della moda ha saputo farsi carico delle accresciute sensibilità su questo fronte e coniugare sempre più produttività e sostenibilità. Possiamo anzi dire che è uno dei tentativi più riusciti. È come far giocare due fuoriclasse nella stessa squadra. Come ci è riuscita? Con la creatività. Chi deve intuire i gusti del cliente, interpretarli, appagarli, sedurli, in un mercato sempre più selettivo, ha una marcia in più e può giocare d’anticipo. L’industria della moda ha fatto questo. Perciò è vincente.