Come sfruttare al meglio le potenzialità offerte dalle nuove forme di comunicazione?
Il 14 maggio, nel consueto appuntamento mattutino dedicato al networking associativo, si è parlato di un argomento di strettissima attualità, a cui la Cc-Ti da tempo dedica approfondimenti e seminari: la digitalizzazione e le nuove forme di comunicazione legate al mondo dell’economia digitale.
Relatore principale del Networking Business Breakfast è stato Stefano Santinelli, CEO di Localsearch.ch che ha esposto in modo breve ma accurato le nuove forme di comunicazione efficace nell’era digitale. In sala anche Luca Albertoni, Direttore Cc-Ti, e Cassia Casagrande, Responsabile Comunicazione ed Eventi Cc-Ti, che ha preso la parola per un saluto di benvenuto e per illustrare ai convenuti i differenti approfondimenti che la Cc-Ti ha in serbo per le prossime settimane. In particolare in termini di eventi e formazione puntuale, come pure per un’anticipazione delle attività del secondo semestre 2018, che vedranno un ciclo di formazione puntale ad hoc strutturata proprio sul tema della digitalizzazione.
Nella sua relazione, intitolata “Farsi pubblicità come i migliori del settore“, Stefano Santinelli ha toccato diversi punti mirati da ottemperare per una presenza efficace online.
Esiste un mix di ingredienti, che come in una buona ricetta, vanno dosati e insieme creano un connubio vincente: una buona posizione, una vetrina accattivante, la giusta reperibilità, una buona reputazione, il supporto amministrativo efficace e la fidelizzazione dei clienti.
In un mondo dove i social media hanno preso sempre più il sopravvento sulla vita quotidiana (si stima che ogni persona trascorra circa 2 ore della giornata sui social network), e in cui la società stessa è mutata e i consumatori sono sempre più connessi e mobili, si evince che oltre l’80% delle PMI siano dei “dinosauri” in fatto di digitalizzazione. Cosa significa questo dato? Mancano competenze professionali, risorse e si temono costi eccessivi. “Problematiche” a cui si può facilmente rimediare, in quanto, come illustrato dal CEO di Localsearch.ch, per garantirsi una presenza online professionale bastano pochi step:
- la presenza online dei dati aziendali (i cosiddetti “biglietti da visita digitali”)
- siti moderni, ottimizzati e responsive
- una presenza sui social network
Quando i clienti hanno bisogno di un servizio o di prodotto cercano l’azienda innanzitutto online, e in che modo essa può essere reperibile? Attraverso i motori di ricerca che forniscono questo tipo di informazione, ovvero Google, local.ch, search.ch, o i social media.
Prospettive
Occorre dunque non solo essere presenti, ma anche dare la possibilità ai clienti ed ai pubblici target di farsi trovare, ossia essere presenti nei luoghi virtuali dove c’è traffico. Per fare ciò occorre integrare la comunicazione con la presenza sul web (motori di ricerca, mappe e sistemi di navigazione, elenchi, pagine gialle, ecc.). Questo sistema, unito ad una chiara ed efficace strategia di comunicazione che punti a nuovi clienti, ma anche a fidelizzare i vecchi, e che coinvolga differenti strumenti e canali comunicativi (CRM, sito web, campagne, newsletter, ecc.), permette di strutturare una soluzione personalizzata. Infatti non tutte le aziende necessitano della medesima strategia, ma bisogna trovare le giuste soluzioni plasmandole ai differenti bisogni delle PMI.
I Networking Business Breakfast della Cc-Ti
L’appuntamento regolare con i Networking Business Breakfast permette di fornire informazioni interessanti agli imprenditori e agli associati Cc-Ti di estendere la loro rete di contatti, creando o rafforzando sinergie e collaborazioni interessanti. Una formula conviviale, pensata apposta per la vita appassionante e frenetica degli imprenditori.
NB. I Networking Business Breakfast sono unicamente dedicati ai soci Cc-Ti. Chi non fosse associato Cc-Ti può richiedere maggiori informazioni a Lisa Pantini, Responsabile relazioni con i soci
Documentazione utile
Scaricate la presentazione PowerPoint e forniteci il vostro feedback, compilando il nostro questionario sull’evento.
Vi ricordiamo anche che potete restare sempre aggiornati sulle nostre attività, sugli eventi e i corsi di formazione attraverso il nostro sito web (www.cc-ti.ch), le nostre newsletter, i nostri profili sui social media, la nostra rivista Ticino Business e tramite il dépliant delle attività del primo semestre.
Contattateci per maggiori informazioni: siamo sempre a vostra disposizione!
La Cc-Ti alla scoperta della Regione di Almaty
/in Appuntamenti, Eventi e missioni, Missioni economicheLa Camera di commercio, dell’industria, dell’artigianato e dei servizi del Canton Ticino (Cc-Ti) ha organizzato una missione economica in Kazakistan dal 13 al 18 maggio 2018. L’intenso programma prevedeva una visita alla città di Almaty – centro economico del Paese – a Taldykorgan (capoluogo della Regione di Almaty) e ad Astana.
Parte della delegazione a Taldykorgan, nella regione di Almaty.
Nel corso degli ultimi anni la Camera di commercio, dell’industria, dell’artigianato e dei servizi del Canton Ticino (Cc-Ti) ha intensificato i rapporti con il Kazakistan attraverso lo svolgimento di numerose missioni economiche. Nel 2017, grazie alla firma dell’accordo tra Cantone Ticino e Regione di Almaty, avvenuto durante Expo 2017 ad Astana, la Cc-Ti ha avuto modo di tessere relazioni ancora più strette con questa regione kazaka. Nell’ottobre 2017 la Cc-Ti ha infatti accolto in Ticino una delegazione della Regione di Almaty, guidata dal Governatore Amandyk Batalov. Durante gli incontri organizzati nel nostro Cantone per la delegazione è stato percepito un grande interesse da parte kazaka, come da parte ticinese, a promuovere gli scambi tra le due regioni. La Cc-Ti ha quindi deciso di sfruttare i buoni rapporti che si sono creati partendo alla scoperta della Regione di Almaty.
Le aziende accompagnate in Kazakistan da Chiara Crivelli, Head of International Desk Cc-Ti e da Alberto Lotti, rappresentante ufficiale all’estero per la Cc-Ti, hanno avuto modo di partecipare a diversi incontri ufficiali e istituzionali, come ad esempio presso il Municipio della Città di Almaty. Inoltre, per ogni partecipante, sono stati organizzati degli incontri B2B mirati con potenziali partner, con il prezioso supporto di Switzerland Global Enterprise (S-GE).
Parte nevralgica del programma è stata la visita a Taldykorgan, capoluogo della Regione di Almaty, a 260 km dalla Città Almaty, dove la delegazione – accompagnata dall’Ambasciatore svizzero in Kazakistan, S.E. Urs Schmid – si è potuta intrattenere con il Governatore Batalov e immergersi nella realtà di questa regione. Di ritorno verso Almaty, la delegazione si è fermata nella città di Kapshagai, dove ha avuto modo di visitare la centrale fotovoltaica dell’azienda “Samruk-Green Energy”, leader nel settore energetico del Paese. In seguito si è tenuta la visita al parco eolico dell’azienda “Annar”. Per queste visite la delegazione era accompagnata dal Sindaco di Kapshagai, Talgat Kainarbekov.
Ultima tappa della visita: Astana, la capitale del Paese. La delegazione ha partecipato all’Astana Economic Forum – Global Challenges Summit 2018. Il titolo del Forum mostra bene come il focus di questa conferenza, la più importante nell’area euroasiatica, si sia spostato da temi prettamente economici a temi legati alle sfide globali nell’ambito dello sviluppo innovativo e tecnologico a livello planetario. Le discussioni si sono incentrate prevalentemente su questioni come la digitalizzazione, l’urbanizzazione, la rivoluzione finanziaria, la sicurezza globale e i cambiamenti culturali.
Vi proponiamo alcune interviste ai protagonisti della missione economica ad Almaty
La Regione di Almaty
La Regione di Almaty, il cui capoluogo è la città di Taldykorgan, ha una popolazione di 2 mio di abitanti. Confina con il Kirghizistan e la regione cinese del Xinjiang ed occupa una posizione chiave dal punto di vista geografico. Il territorio si situa, infatti, al crocevia tra Europa e Asia ed è un punto di accesso privilegiato verso altri mercati interessanti, come la Cina, l’India o ancora la Corea del Sud. Si tratta di uno dei grossi centri industriali e agricoli del Kazakistan. Nella regione sono attive l’industria meccanica e metalmeccanica e sono ben sviluppate le attività produttive di macchine utensili e di meccanica pesante. Altri settori forti nella Regione di Almaty sono le energie rinnovabili e il turismo, per il cui sviluppo il Governo sta mettendo in atto diverse riforme.
Dal 2014 il Governatore della regione è Amandyk Batalov.
Il Kazakistan, un mercato emergente
Il Kazakistan, per la sua posizione geografica ponte naturale tra il mercato europeo e quello asiatico, è un Paese che dimostra grande dinamismo e modernizzazione. Si tratta di un mercato emergente dalle grandi potenzialità, soprattutto nei settori legati al trading di materie prime, delle energie rinnovabili, delle telecomunicazioni, della costruzione (per esempio per quanto riguarda le opere pubbliche, gli edifici a basso consumo energetico, ecc.), dei trasporti e della farmaceutica. La stabilità politica del Paese, l’adesione all’Unione doganale eurasiatica (2010) e all’Organizzazione mondiale del commercio (2015), fanno del Kazakistan un mercato attrattivo anche per le aziende svizzere e ticinesi
Per maggiori informazioni:
Chiara Crivelli, Responsabile International Desk Cc-Ti
crivelli@cc-ti.ch, 091 911 51 15
Non sottovalutiamo la cyber security
/in Digitalizzazione, TematicheIl cyber spazio è la nuova frontiera della criminalità. La cronaca registra sempre più spesso furti di dati e altri gravi episodi di sistematica violazione della grande rete. La sicurezza informatica è, perciò, d’importanza vitale, sia per la privacy di tutti noi sia per le imprese sempre più esposte ad attacchi mirati, come sottolinea in questa intervista Lorenza Bernasconi, CFO e Partner di Gruppo Sicurezza. Una società leader del settore che con la sua trentennale esperienza ha seguito la complessa evoluzione dei problemi legati alla sicurezza aziendale e privata, assicurando consulenza e servizi all’avanguardia.
Dalla tradizionale sicurezza meccanica alla sicurezza informatica che non ha più confini fisici, com’è cambiata la percezione sociale del pericolo? C’è un’adeguata sensibilità su questo tema?
“La sicurezza è un concetto che esiste da sempre e da sempre in costante evoluzione nel tempo. Oggi possiamo dire che coesistono diverse forme di sicurezza. Quella meccanica tradizionale, per esempio, non ha di certo esaurito il suo ruolo, perché c’è di fatto una richiesta continua da parte delle aziende di protezione fisica contro furti, sabotaggi, danneggiamenti e altre tipologie di reati. Questi stessi reati vengono ora commessi tramite nuovi sistemi, come Internet, senza che ci sia più un limite territoriale o geografico. Il numero di utenti connesso alla rete ha ormai superato il 50% della popolazione mondiale ed è in forte aumento. Possiamo, quindi, dedurre che i reati in rete aumenteranno di conseguenza e, probabilmente, con maggiore vigore rispetto agli anni passati, anche perché la crescita degli utenti della grande rete è stata inversamente proporzionale alla consapevolezza dei rischi informatici.
Dal nostro osservatorio notiamo che le aziende si sono già attivate sul fronte della Cyber Security, ma si deve fare ancora molto. Sicuramente manca tuttora una corretta sensibilizzazione delle risorse umane che operano nelle imprese, esse rappresentano invece un elemento fondamentale per elevare il livello di sicurezza in un’azienda. Nelle organizzazioni aziendali, il termine Cyber Security non deve essere isolato in un contesto prettamente di infrastruttura informatica (ICT), ma deve poter trovare la sua collocazione anche nel settore legale, organizzativo, operativo e ovviamente strategico. Constatiamo, infatti, che tutti i reati informatici hanno sempre un impatto nel mondo reale e, quindi, possono rappresentare anche un importante danno economico e reputazionale.
Ritengo che molti utilizzatori quotidiani di Internet non sono ancora ben consapevoli delle insidie e dei veri rischi a cui vanno incontro. Credo che per essere efficaci nel Risk Management, si debbano sensibilizzare le persone già a partire dalle scuole e dalle università, coinvolgendo in questo lavoro di sensibilizzazione le generazioni dei Millennials e la generazione Z (i nati dopo il 2000), i quali danno per scontato che tali sistemi siano privi di insidie”.
Il cyber spazio è la nuova frontiera della criminalità. In che misura le aziende ticinesi sono consapevoli dei danni che può provocare un attacco informatico?
“C’è una consapevolezza diversa a dipendenza dei differenti settori. Nelle banche e nei centri di ricerca, ad esempio, si è investito molto nella sicurezza. Altre aziende sperano, o credono, di non essere mai vittime di un attacco hacker, perché pensano di non essere dei bersagli interessanti. Nulla di più errato, poiché in ogni impresa si veicolano dati sensibili: strategie e progetti, bilanci e budget, informazioni di clienti e fornitori. Da un’ultima ricerca condotta dalla Cc-Ti è emerso che il 20% delle aziende è stato attaccato, ma solo il 60% delle imprese intervistate ha effettuato un Risk Assessment per identificare le vulnerabilità della struttura informatica. Penso che ci sia ancora molto da fare per tramutarsi in attori capaci di gestire un cambiamento epocale in cui vogliamo essere tutti parte attiva. A volte le aziende non sanno neppure di essere state oggetto di un attacco e non conoscono le loro vulnerabilità. Un progetto di Cyber Security deve valutare numerosi elementi che non sempre sono solo all’interno del perimetro aziendale. Basti pensare alle aziende fornitrici dislocate anche fuori dai confini nazionali che trattano dati sensibili del cliente stesso. Da anni il nostro Gruppo accompagna le aziende nell’incremento del livello di sicurezza, spesso sottostimato e visto come mero costo. Invece, proteggere le informazioni sensibili e strategiche di un’impresa ne accresce notevolmente il valore, con ricadute positive per il mercato di riferimento”.
Oltre all’uso di particolari hardware e software di difesa, quanto sono importanti la preparazione del personale e una specifica cultura aziendale contro la cyber criminalità?
“Sensibilizzazione e istruzione delle risorse umane sono cruciali per una sicurezza ottimale. Ma, troppo spesso, non c’è la giusta attenzione per queste regole comportamentali. Il nostro Gruppo crede fortemente nella formazione anche tramite piattaforme di e-learning che istruiscono e sensibilizzano i collaboratori, con poco impatto sui costi aziendali. La formazione continua è fondamentale per aggiornare il personale sui nuovi sistemi di attacco e sulla protezione dei dati”.
Più aumentano le opportunità offerte dalle nuove tecnologie dell’informazione e della comunicazione, tanto più sembrano crescere i pericoli per la sicurezza informatica. È possibile difendersi o bisogna convivere con questi pericoli?
“Ci si può difendere, ma bisogna anche convivere col pericolo di un cyber attacco. Le tecniche sono più sofisticate e gli attacchi aumentano. Sempre più aziende sono esposte a questi rischi perché usano la rete per il loro business per gestire i dati e comunicare. Ogni impresa si serve, inoltre, di infrastrutture esterne che possono a loro volta essere attaccate. Si può raggiungere un buon livello di protezione, ma si devono continuamente monitorare e aggiornare le proprie contromisure con un approccio mirato, magari con attività di Cyber Intelligence e di prevenzione. Tornando alla ricerca della Cc-Ti, è emerso che quasi il 70% delle aziende non dispone di alcun strumento predittivo per misurare le future minacce. Direi che si naviga ancora a vista, incrementando dei costi imprevisti e riducendo la competitività aziendale”.
Intervista a Lorenza Bernasconi, CFO di Gruppo Sicurezza SA, a cura della Cc-Ti
Una moneta intera pericolosa
/in Comunicazione e mediaL’opinione del Direttore Cc-Ti Luca Albertoni
Il ritmo incessante delle consultazioni popolari ci chiamerà di nuovo alle urne il prossimo 10 giugno per due oggetti federali, fra cui l’iniziativa popolare per una moneta intera. Tema complesso e molto tecnico, che anche gli iniziativisti faticano a spiegare. L’intento di base che viene propagandato potrebbe anche sembrare accattivante, visto che la finalità dell’operazione sembrerebbe quella di scongiurare l’insolvenza delle banche e il ripetersi di crisi finanziarie. Lodevole, benché il sistema bancario elvetico, dopo l’implementazione di numerose misure (“too big to fail”, standard internazionali di ogni genere e una vigilanza assai rigorosa della FINMA), non necessiti di ulteriori regole. Ma tant ’è, questo sembra non bastare a chi vuole fare della Svizzera un laboratorio di un pericoloso esperimento che non ha praticamente uguali nel mondo. Esperimento oltretutto concepito fuori dai nostri confini nazionali, per cui il legittimo dubbio di tentativi esteri di ulteriore attacco alla piazza finanziaria svizzera non è infondato.
L’iniziativa limiterebbe in sostanza il raggio d’azione delle banche. Le banche infatti potrebbero prestare solo denaro messo loro a disposizione dai risparmiatori, da altri istituti o dalla Banca Nazionale Svizzera (BNS) sotto forma di moneta intera, non potendo più emettere moneta scritturale tramite la concessione di crediti con il contemporaneo accredito sui conti correnti. La massa monetaria circolante non potrebbe quindi essere incrementata. In pratica, questo conferirebbe alla BNS la facoltà di distribuire in maniera diretta ed esclusiva denaro agli enti pubblici e ai cittadini, con buona pace dell’indipendenza della BNS, che è uno dei pilastri del nostro sistema, perché è facile immaginare che vi sarebbero pressioni politiche non indifferenti se la BNS assumesse questo nuovo ruolo. Non a caso la stessa BNS è fermamente contraria all’iniziativa e questo la dice già lunga sulla fondatezza della proposta. Chi dovrebbe in teoria avere un potere accresciuto non lo vuole perché lo ritiene inutile se non controproducente per l’intero sistema elvetico. Mica roba da poco. Va infatti anche tenuto conto che non solo cambierebbe il ruolo della BNS, che ha dimostrato di saper fare molto bene il suo lavoro anche in questi anni turbolenti, ma si rimetterebbe in questione in maniera fondamentale anche il modello imprenditoriale delle banche commerciali, che si troverebbero con un margine di manovra eccessivamente limitato. Con l’inevitabile conseguenza che la concessione di crediti diverrebbe molto più complessa, dato che le banche sarebbero obbligate a rifinanziarsi presso la BNS. La quale dovrebbe decidere anche sulla concessione dei singoli crediti, il che, dal punto di vista pratico, non è certo molto favorevole per i cittadini.
Un azzardo burocratico che metterebbe in difficoltà non solo le aziende ma appunto anche i cittadini ad esempio per la concessione di ipoteche. Il nostro sistema non è certamente perfetto, perché di perfetto non esiste nulla. Ma è performante come attestano tutti i dati economici. Stravolgerlo per fare della Svizzera un laboratorio per soddisfare strane curiosità o poco trasparenti interessi estranei al nostro sistema sembra decisamente esagerato, per cui l’iniziativa per una moneta intera deve essere rigettata.
Rafforziamo la sicurezza informatica delle imprese
/in Digitalizzazione, TematicheBig data, cloud e cyber security, il nuovo orizzonte dell’economia
In un mondo ormai iperconnesso ogni singolo dispositivo tecnologico collegato alla grande rete è il filo di un’intricata ragnatela planetaria. Ma più connessione e più uso di massa delle risorse offerte dalle ICT, le tecnologie dell’informazione e della comunicazione, significano anche più vulnerabilità dei sistemi informatici. La cyber security (a cui a Cc-Ti ha dedicato un’inchiesta lo scorso autunno) assume, perciò, un’importanza cruciale per tutto il sistema produttivo. Le aziende, infatti, sono bersaglio di continui attacchi informatici, a volte devastanti per i danni diretti e il grave pregiudizio alla loro immagine. Dal tradizionale hackeraggio che mirava a compromettere un sistema informatico, proprio per dimostrarne la vulnerabilità, si è ormai passati al cyber crimine, il cui il bottino sono soprattutto i dati sensibili, e alle sofisticate tecniche del cyber spionaggio industriale.
Ogni 60 secondi in tutto il mondo, secondo le stime del World Economic Forum, si registrano 900mila login su Facebook; s’inviano 452mila “cinguettii” via Twitter; si vedono 4,1 milioni di video su You Tube; si effettuano 3,5 milioni di ricerche su Google; si postano 1,8 milioni di foto su Snapchat e s’inoltrano 16 milioni di SMS. Ma computer, tablet, smartphone e altri dispositivi delle ICT non fanno altro che elaborare e trasmettere dati. Una quantità strabiliante di dati. Da solo il volume dei dati aziendali, a livello globale, raddoppia ogni 14 mesi. L’archiviazione, l’elaborazione e la trasmissione dei dati è stata elevata all’ennesima potenza dal Cloud computing. Siamo così definitivamente entrati nell’era dei big data.
Big data, sicurezza informatica e le nuove risorse offerte alle imprese dai modelli del Cloud computing, tre anelli strettamente collegati tra loro, sono al centro dell’evento tematico proposto dalla Cc-Ti il 24 maggio. Un appuntamento informativo e formativo per affacciarsi sulla nuova frontiera della digitalizzazione, un terreno dove opportunità mai immaginate prima e rischi vanno di pari passo. È necessaria, dunque, una cultura aziendale che sappia utilizzare accortamente le continue innovazioni delle ICT, un universo ancora tutto da esplorare. Veloce e versatile, il Cloud computing che, grazie anche ai suoi bassi costi di gestione, sta rivoluzionando i modelli aziendali, permette anche di rafforzare la sicurezza del sistema informatico con backup continui. Quella sicurezza che, purtroppo, è ancora sottovalutata da molte imprese ticinesi. Magari molto attente a proteggersi dai tradizionali danni materiali o patrimoniali, ma poco consapevoli dei rischi di possibili attacchi informatici.
Nuove tecnologie per l’innovazione
/in Comunicazione e mediaEccovi l’opinione di Cristina Maderni, Vice Presidente Cc-Ti, Presidente Ordine dei Commercialisti del Cantone Ticino e Presidente FTAF
L’economia ticinese è in crescita. A confermarlo recentemente è stato anche lo studio commissionato dalla Cc-Ti all’istituto BAK Economics. Un’economia dinamica quella ticinese, che è supportata da settori sempre più specializzati, dove l’innovazione è il propulsore naturale. A risultare innegabile è proprio l’impatto che le nuove tecnologie hanno su quest’ultima e come ciò si ripercuota a cascata positivamente su tutti i comparti economici. Gli spunti che l’onda della digitalizzazione porta con sé sono numerosi e vanno da nuovi modelli di business a dinamiche differenti in atto nel mondo del lavoro, passando per figure professionali specializzate sempre più richieste. Questo cambiamento epocale è trasversale su tutta l’economia e coinvolge aziende e PMI. Le aziende sono pronte ad innovarsi, con l’obiettivo di diversificarsi per restare competitive in un mondo interconnesso. È questo il caso, ad esempio, del comparto nel quale opero, quello dei commercialisti e dei fiduciari, che negli ultimi anni ha subito profonde trasformazioni, sia dal punto di vista strutturale che operativo. Una delle tattiche adottate è quella della razionalizzazione dei costi nell’ottica del potenziamento di prodotti più competitivi per mercati maggiormente diversificati, proprio combinando l’economia digitale e le sue opportunità con il progresso tecnologico, che presenta potenzialità da cogliere a 360 gradi. Una politica già in atto, di cui si vedono i risultati, considerate la stabilità dell’attività fiduciaria e la ripresa dei ricavi nel settore bancario. Pensiamo solo alla specializzazione dei sistemi IT e ai nuovi modi di comunicare, così come alla sicurezza che è richiesta nel trattamento dei dati, vista anche l’imminente entrata in vigore del Regolamento generale sulla protezione dei dati dell’Unione Europea, il prossimo 25 maggio. Regolamento che avrà ripercussioni sulle attività aziendali svizzere e di cui come Cc-Ti abbiamo ampiamente parlato e continueremo a farlo in appositi momenti informativi e formativi. Quindi, per tutto il sistema produttivo, di beni e servizi, le sfide dell’era digitale sono prossime e coinvolgono la governance aziendale a livello strategico. Riflettiamo in questo senso con propositività, senza timori, ma con slanci di rinnovamento.
Una comunicazione performante
/in Appuntamenti, Eventi e missioni, Networking Business BreakfastCome sfruttare al meglio le potenzialità offerte dalle nuove forme di comunicazione?
Il 14 maggio, nel consueto appuntamento mattutino dedicato al networking associativo, si è parlato di un argomento di strettissima attualità, a cui la Cc-Ti da tempo dedica approfondimenti e seminari: la digitalizzazione e le nuove forme di comunicazione legate al mondo dell’economia digitale.
Relatore principale del Networking Business Breakfast è stato Stefano Santinelli, CEO di Localsearch.ch che ha esposto in modo breve ma accurato le nuove forme di comunicazione efficace nell’era digitale. In sala anche Luca Albertoni, Direttore Cc-Ti, e Cassia Casagrande, Responsabile Comunicazione ed Eventi Cc-Ti, che ha preso la parola per un saluto di benvenuto e per illustrare ai convenuti i differenti approfondimenti che la Cc-Ti ha in serbo per le prossime settimane. In particolare in termini di eventi e formazione puntuale, come pure per un’anticipazione delle attività del secondo semestre 2018, che vedranno un ciclo di formazione puntale ad hoc strutturata proprio sul tema della digitalizzazione.
Nella sua relazione, intitolata “Farsi pubblicità come i migliori del settore“, Stefano Santinelli ha toccato diversi punti mirati da ottemperare per una presenza efficace online.
Esiste un mix di ingredienti, che come in una buona ricetta, vanno dosati e insieme creano un connubio vincente: una buona posizione, una vetrina accattivante, la giusta reperibilità, una buona reputazione, il supporto amministrativo efficace e la fidelizzazione dei clienti.
In un mondo dove i social media hanno preso sempre più il sopravvento sulla vita quotidiana (si stima che ogni persona trascorra circa 2 ore della giornata sui social network), e in cui la società stessa è mutata e i consumatori sono sempre più connessi e mobili, si evince che oltre l’80% delle PMI siano dei “dinosauri” in fatto di digitalizzazione. Cosa significa questo dato? Mancano competenze professionali, risorse e si temono costi eccessivi. “Problematiche” a cui si può facilmente rimediare, in quanto, come illustrato dal CEO di Localsearch.ch, per garantirsi una presenza online professionale bastano pochi step:
Quando i clienti hanno bisogno di un servizio o di prodotto cercano l’azienda innanzitutto online, e in che modo essa può essere reperibile? Attraverso i motori di ricerca che forniscono questo tipo di informazione, ovvero Google, local.ch, search.ch, o i social media.
Prospettive
Occorre dunque non solo essere presenti, ma anche dare la possibilità ai clienti ed ai pubblici target di farsi trovare, ossia essere presenti nei luoghi virtuali dove c’è traffico. Per fare ciò occorre integrare la comunicazione con la presenza sul web (motori di ricerca, mappe e sistemi di navigazione, elenchi, pagine gialle, ecc.). Questo sistema, unito ad una chiara ed efficace strategia di comunicazione che punti a nuovi clienti, ma anche a fidelizzare i vecchi, e che coinvolga differenti strumenti e canali comunicativi (CRM, sito web, campagne, newsletter, ecc.), permette di strutturare una soluzione personalizzata. Infatti non tutte le aziende necessitano della medesima strategia, ma bisogna trovare le giuste soluzioni plasmandole ai differenti bisogni delle PMI.
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NB. I Networking Business Breakfast sono unicamente dedicati ai soci Cc-Ti. Chi non fosse associato Cc-Ti può richiedere maggiori informazioni a Lisa Pantini, Responsabile relazioni con i soci
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Obbligo di annuncio dei posti vacanti per i datori di lavoro
/in Diritto, TematicheIl prossimo 1° luglio entrerà in vigore l’obbligo di annuncio per i datori di lavoro di segnalare agli Uffici Regionali di Collocamento (URC) i posti vacanti in azienda. Si tratta di un’importante modifica legislativa che, al momento attuale, vista l’economia in crescita e con trend positivi (dati emersi sia dalla nostra inchiesta congiunturale, che dallo studio BAK Economics), con un mercato del lavoro che deve fare fronte a numerose sfide (nuovi modelli di business, sviluppi dati dalla digitalizzazione, specializzazioni settoriali, ecc.), rappresenta un nuovo tassello nell’attività quotidiana delle PMI e delle aziende ticinesi.
Questa modifica legislativa è stata introdotta a seguito della votazione del 9 febbraio 2014, quando il popolo elvetico ha accolto l’iniziativa popolare “Contro l’immigrazione di massa”, che ha iscritto nella Costituzione federale, all’articolo 121a, il quale prevede l’applicazione di contingenti e del principio della preferenza nazionale nei confronti degli stranieri, compresi i cittadini dell’Unione Europea.
Alfine di sfruttare la manodopera locale, il Parlamento svizzero ha deciso di introdurre l’obbligo di annuncio per i generi professionali con un elevato tasso di disoccupazione.
La procedura in vigore dal 1°.7.2018
I datori di lavoro sono tenuti a notificare agli URC i posti vacanti che rientrano nei generi professionali con un tasso di disoccupazione che a livello nazionale ammonta almeno all’8%; il 1° gennaio 2020 questo valore soglia sarà ridotto al 5%; anche i posti vacanti affidati ad agenzie di collocamento private, headhunter o imprese di fornitura di personale a prestito vanno annunciati all’URC.
Il calcolo del tasso di disoccupazione si basa sulla statistica del mercato del lavoro della SECO. I generi professionali toccati saranno elencati pubblicamente da parte delle autorità federali.
In pratica
Entro tre giorni lavorativi dalla ricezione dell’annuncio completo, l’URC trasmette ai datori di lavoro che hanno effettuato gli annunci i dati sulle persone in cerca d’impiego con un dossier adeguato o comunica ai datori di lavoro che non sono disponibili persone corrispondenti al profilo richiesto. I datori di lavoro comunicano all’URC quali candidati hanno ritenuto adeguati e hanno invitato a un colloquio di assunzione o a un test di attitudine professionale, se hanno assunto uno dei candidati o se il posto è ancora vacante.
Non vi è alcun obbligo per il datore di lavoro di assumere i candidati segnalati dall’URC.
In ogni modo il datore di lavoro può pubblicare in altro modo i posti vacanti che è tenuto ad annunciare solo dopo cinque giorni lavorativi dalla ricezione della conferma dell’annuncio da parte dell’URC.
Sono previste eccezioni all’obbligo di annuncio se i posti vacanti sono occupati da persone che già lavorano in azienda, se il rapporto di lavoro non supera i 14 giorni, o in caso di legami di parentela.
Il sito lavoro.swiss
Su questo portale, oltre che tutte le informazioni sulla modifica legislativa, si trovano i dettagli inerenti:
Attraverso questo link è possibile accedere al sito dedicato lavoro.swiss.
Il 1° giugno 2018 entra in vigore l’accordo di libero scambio tra l’AELS e le Filippine
/in Internazionale, TematicheIl 1° giugno 2018 entrerà in vigore l’accordo di libero scambio tra l’Associazione europea di libero scambio (AELS) e le Filippine. L’accordo ‒ che è stato approvato dalle Camere federali nel marzo 2017 – mira a contribuire all’intensificazione delle relazioni economiche tra i due Paesi. Il 9 maggio 2018 il Consiglio federale ha deciso le modifiche delle ordinanze necessarie ai fini delle concessioni tariffarie previste dall’accordo.
L’accordo di libero scambio tra le Filippine e gli Stati dell’AELS (Islanda, Liechtenstein, Norvegia e Svizzera), firmato il 28 aprile 2016, concerne numerosi settori. In particolare liberalizza gli scambi di merci e servizi, agevolando l’accesso dei prodotti originari svizzeri al mercato filippino e permettendo all’economia svizzera di avvantaggiarsi sui Paesi concorrenti che non dispongono di un accordo analogo. L’accordo consente inoltre di ridurre o evitare le discriminazioni nei confronti dei partner di libero scambio attuali e futuri delle Filippine.
Soppressione dei dazi doganali
Dal 1° giugno 2018 gli esportatori elvetici potranno accedere in franchigia di dazio al mercato filippino con circa il 92 per cento dei loro prodotti industriali, vale a dire il 96 per cento delle attuali esportazioni svizzere nelle Filippine. Salvo rare eccezioni, i dazi applicati sui restanti prodotti industriali verranno eliminati gradualmente nell’arco di un periodo compreso tra tre e dieci anni. Inoltre, i dazi riscossi finora dalle Filippine sulla maggior parte dei più importanti prodotti agricoli (di base e trasformati) saranno soppressi immediatamente (ad es.: bevande energetiche, caramelle, cioccolato, formaggio, latte in polvere) oppure dopo un periodo di transizione di sei anni al massimo (ad es.: biscotti, müesli e marmellata, carne secca bovina, prodotti del tabacco). Con l’accordo anche i dazi applicati sulle capsule di caffè verranno dimezzati.
Da parte svizzera saranno soppressi tutti i dazi sui prodotti industriali originari delle Filippine. Inoltre alcuni prodotti agricoli di particolare rilevanza per le Filippine – il Muscovado (specialità di zucchero), alcune specie di fiori recisi, diversi tipi di frutta e succhi di frutta, soprattutto tropicale – potranno accedere al mercato svizzero beneficiando di un trattamento preferenziale.
Potenziale di crescita
L’accordo permetterà agli operatori svizzeri di rafforzare le loro relazioni economiche e commerciali con un partner che presenta potenzialità di sviluppo importanti. Con più di 100 milioni di abitanti e una forte crescita economica, le Filippine costituiscono un mercato in crescita interessante agli occhi delle imprese svizzere. Nel 2017 le Filippine erano in ordine di importanza il sesto partner commerciale della Svizzera nel Sud-Est asiatico.
Comunicazione ufficiale della SECO, 09.05.2018
Il servizio Export della Cc-Ti è a vostra disposizione per consulenze in ambito di esportazioni.
Forte slancio dell’export elvetico in Cina
/in Internazionale, TematicheNegli ultimi decenni la Svizzera si è impegnata a sostenere le aziende esportatrici promuovendo una politica del libero scambio e siglando una trentina di accordi volti ad agevolare il commercio con l’estero. I trattati sono in continua evoluzione e la Confederazione ambisce a stipularne di nuovi per poter facilitare l’export svizzero. Punta di diamante degli scambi commerciali elvetici è sicuramente la Cina, nazione con oltre 1,4 miliardi abitanti e un potenziale ancora da sfruttare, come conferma la netta crescita delle esportazioni svizzere negli ultimi dieci anni, praticamente raddoppiate dal 2008. Una spinta sostanziale è stata data proprio dall’accordo di libero scambio (ALS) bilaterale entrato in vigore il 1 luglio 2014, che ha permesso alle aziende svizzere di beneficiare di un vantaggio concorrenziale fondamentale rispetto ai cugini europei o americani che non godono del libero scambio. La particolarità dell’ALS Svizzera-Cina è infatti stata la soppressione parziale, ma per lo più totale, dei tributi doganali distribuita nell’arco di 5 o 10 anni (in singoli casi 12 o 15) per gran parte dei prodotti industriali svizzeri.
Forte interesse delle aziende elvetiche
Oltre ad aver migliorato l’accesso reciproco ai rispettivi mercati per le merci e i servizi, l’ALS ha anche aumentato la sicurezza giuridica in materia di proprietà intellettuale e, in generale, negli scambi economici bilaterali, contribuendo altresì allo sviluppo sostenibile e rafforzando la collaborazione tra i due Paesi. La Cina è infatti considerata la nazione più interessante per l’export elvetico, affermazione confermata da un recente sondaggio condotto da S-GE tra le aziende esportatrici: queste hanno posizionato la Repubblica popolare cinese al primo posto di una classifica di 107 Paesi dove seguono gli USA e la Corea del Sud. È inoltre emerso che, anche chi non esporta ancora in Cina, è comunque intenzionato a farlo nel corso dei prossimi mesi.
Opportunità concrete di business
La Cc-Ti e S-GE intendono fornire maggiori informazioni e segnalare nonché aprire nuove opportunità su questo mercato tramite un evento-Paese, che si terrà il prossimo 7 giugno, e una missione economica a Shenzhen nel mese di novembre. Quest’ultima permetterà alle aziende di visitare la città più imprenditoriale della Cina ed incontrare aziende locali tramite appuntamenti B2B. La missione prevede inoltre una parte facoltativa anche a Shanghai. Per maggiori dettagli, non esitate a contattarci.
Monica Zurfluh, Responsabile S-GE per la Svizzera italiana e Valentina Rossi, Responsabile Servizio Export Cc-Ti
Il servizio Export della Cc-Ti e S-GE sono a vostra disposizione per consulenze
in ambito di esportazioni.
Swissness per il territorio
/in Comunicazione e mediaL’opinione di Luca Albertoni, Direttore della Cc-Ti
Lo studio elaborato da BAK Economics sullo sviluppo dell’economia ticinese ha messo in evidenza tassi di crescita molto interessanti, grazie anche al tessuto economico molto diversificato.
Un’evoluzione costante nel periodo 2005-2016, nonostante periodi difficili e tre grandi crisi in dieci anni (una di natura finanziaria, le altre due legate alla questione euro-franco). Anche le prospettive future sono di segno positivo, soprattutto se riusciremo a mantenere intatte le caratteristiche tipicamente elvetiche, improntate alla libertà imprenditoriale, che non significa ovviamente vivere senza regole, ma limitarsi a quelle indispensabili che non ostacolano lo spirito d’impresa, la creatività e l’innovazione, motori essenziali di ogni sviluppo economico. Certo, ci sono settori trainanti come l’IT, l’industria farmaceutica, il settore dell’elettronica, il commercio di materie prime o il settore della moda, che vanno considerati con la giusta attenzione, ma la forza del Ticino oggi è la coesistenza fra realtà grandi e piccole, fra multinazionali e aziende rivolte al mercato interno, in un delicato ma fondamentale equilibrio fra la necessaria apertura e alcune legittime richieste di tutela che però non devono sconfinare nel protezionismo tout court.
Equilibrio non sempre facile da mantenere e per il quale ci adoperiamo, poiché riteniamo che, come in una squadra vincente, ci voglia una copertura di qualità per tutti i ruoli. Quando il denominatore comune sono valori come appunto l’innovazione, la creatività, il rispetto delle regole, la qualità, la precisione, ecc., le basi sono più che solide e danno origine a quella che si può definire come una Swissness più ampia non solo legata al prodotto, ma vero e proprio marchio di fabbrica di un atteggiamento imprenditoriale di qualità. Come abbiamo avuto modo di discutere durante la recente Giornata dell’export lo scorso 26 aprile, durante la quale abbiamo potuto dare spazio a realtà aziendali di assoluto valore mondiale, alle quali anche i vati del disfattismo generalizzato farebbero bene a prestare qualche attenzione. Certo, come in ogni ambito dell’attività umana, anche il sistema economico ticinese non è perfetto e necessita di alcuni correttivi, di un’attenta e mirata lotta a determinati abusi e su questo non ci siamo mai tirati indietro. Intanto noi continuiamo a lavorare anche su temi strategici come appunto la Swissness, internazionalizzazione, la sostenibilità, la trasformazione digitale, che sono assi portanti anche per le aziende ticinesi.