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Luca Albertoni, Dir. Cc-Ti, Tagesgespräch DRS, 6.2.2023

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La manodopera è strategica

Intervista a Cristina Maderni, Vice Presidente Cc-Ti

Cosa perseguite con questo monitoraggio sulla manodopera?

Come associazione-mantello dell’economia ticinese abbiamo il compito di avere una visione generale su tutti i settori che compongono la nostra economia. La questione della manodopera è centrale, per cui vogliamo dare un impulso a una discussione costruttiva, raccogliendo gli elementi che giungono dai vari settori. Questo permette di capire dove sono i maggiori punti deboli e quali sono le varie esigenze, spesso molto diverse fra le varie categorie.

Come intendete usare questi dati?

Molti chiedono allo Stato di intervenire, ma senza indicazioni precise. Il nostro approccio è diverso, come sempre. Cerchiamo prima di individuare il problema, capire quale può essere il nostro ruolo per contribuire a risolverlo e proporre vie d’uscita concrete e percorribili, attuate dal privato e/o in collaborazione con l’autorità statale. La questione della manodopera è strettamente legata alla formazione ed è certamente strategica per il paese.

Il Ticino è messo peggio di altri cantoni?

No, assolutamente. I rilevamenti che effettuiamo a scadenze regolari con le altre Camere svizzere ci mostrano ormai da anni che marciamo in parallelo e che la penuria di manodopera è una costante in tutti i cantoni. Poi vi sono differenze legate ai rispettivi tessuti economici, ma ciò non toglie che “siamo tutti sulla stessa barca”. Non è un caso che talune soluzioni andrebbero cercate anche in collaborazione con altri cantoni, al di là delle barriere linguistiche, comunque sempre meno rilevanti in molti settori.

Risultati inchiesta congiunturale 2022-2023

2022 tutto sommato positivo per le aziende ticinesi, le incertezze inducono a previsioni meno favorevoli per il 2023.

Sulla base dell’annuale inchiesta congiunturale condotta presso i soci della Cc-Ti, alla quale hanno partecipato 247 aziende, l’anno 2022 è stato in generale di segno tutto sommato positivo per le imprese ticinesi, malgrado le crescenti difficoltà legate ai costi dell’energia, alle reperibilità e ai prezzi delle materie prime e, per le aziende esportatrici, alla forza del franco. Difficoltà che per talune aziende raggiungono livelli anche molto preoccupanti.

Fra i parametri più importanti, va rilevato che il livello degli investimenti, è rimasto buono nel 2022 e sembra stabile anche nel 2023, con il 44% delle aziende che ha investito e intende investire. Il valore è leggermente superiore ai due anni precedenti caratterizzati dalle note difficoltà causate dalla pandemia. Soprattutto nel settore industriale/artigianale vi è stato un incremento dal 61 al 67% delle imprese che hanno investito o che investiranno.

L’autofinanziamento è rimasto costante, con il 33% delle aziende che lo considera buono e il 37% soddisfacente, valori praticamente invariati rispetto agli anni passati.

Preoccupa comunque in prospettiva la costante riduzione dei margini di utile, in atto già da qualche anno, e che potrebbe portare a medio termine ad una perdita di competitività e quindi avere anche con riflessi sull’occupazione, che per il momento si conferma stabile.

Le previsioni per il 2023 indicano un andamento un po’ meno positivo, considerate le molte incertezze nel panorama internazionale.   Rispetto al 2022, anno considerato buono dal 36% delle imprese, si passa al 32% di andamento buono previsto per il primo semestre 2023 e al 28% per il secondo semestre del 2023. In generale gli indicatori restano su livelli considerati soddisfacenti, ma prevale comunque l’attesa di una certa flessione nel 2023 qualora si confermassero le difficoltà con le materie prime e nell’ambito dell’energia. In effetti, ben il 74% delle aziende segnala aumenti del costo dell’elettricità di oltre il 10% nel 2023. Malgrado praticamente tutte le aziende che si sono espresse abbiano previsto misure per ridurre i costi energetici, i timori di dover sospendere almeno parzialmente la produzione sono considerevoli, con conseguenze importanti sulle forniture, sui prezzi, sui margini e sugli investimenti. A questo proposito, grazie alla collaborazione con Enerti SA, la società delle aziende di distribuzione di energia elettrica in Ticino, le imprese possono avere la possibilità di ottenere modelli tariffali con prezzi bloccati per un determinato periodo. L’andamento 2022 e le previsioni 2023 sono perfettamente in linea con quanto rilevato negli altri Cantoni.


1.         Andamento generale degli affari

L’andamento generale degli affari nel 2022 è risultato di segno positivo, sostanzialmente confermando le aspettative espresse nel 2021, con un recupero rispetto ai due anni caratterizzati dalla pandemia di Covid. Il 77% delle imprese ha valutato in maniera favorevole l’andamento degli affari nello scorso anno (soddisfacente per il 41% delle aziende, buono per il 36%). Le tendenze sono simili per le aziende esportatrici (soddisfacente per il 42% e buono per il 38%), malgrado le note difficoltà a livello internazionale.

Per quel che riguarda le previsioni sull’andamento degli affari a breve termine, cioè̀ per i prossimi 6 mesi, la tendenza è invece in calo. Prevale una certa positività, ma un buon andamento degli affari è in calo e previsto dal 32% delle aziende (41% lo valuta soddisfacente, mentre il trend negativo/mediocre passa dall’attuale 21% al 25%).

Per il secondo semestre del 2023, le previsioni sono di un’evoluzione soddisfacente per il 46% delle aziende, ma le previsioni di andamento buono scendono ulteriormente al 28%. Il segno negativo concerne il 25% delle imprese, anche se un andamento pessimo è segnalato “solo” dal 5-6% delle risposte.

2.         Margine di autofinanziamento delle imprese

Come sempre, particolare attenzione viene data ai valori espressi quanto al margine di autofinanziamento delle aziende, perché si tratta di un indicatore importante del loro stato di salute. Il valore resta costante con il 70% delle imprese che giudica positivamente il margine di autofinanziamento (37% soddisfacente, 33% buono) e la conferma di questa tendenza è un indicatore importante della capacità competitiva del nostro sistema.

3.         Investimenti

Riflessi della situazione pandemica e dell’incertezza generale si notano negli investimenti. Pur rimanendo il livello molto buono, anche se paragonato agli altri cantoni, si nota una certa flessione. Il 44% delle aziende ha investito (come termine di paragone vi sono il 2018 con il 50% e il 2019 con il 46%). Si conferma comunque, senza sorprese, che la quota maggiore di investimenti è nel settore industriale (67% delle aziende ha investito) e nella categoria delle aziende grandi (con oltre 100 dipendenti), nella quale il 77% delle imprese ha effettuato investimenti.  

Il calo è tutto sommato entro limiti fisiologici date le molte incertezze di questi ultimi anni, legate soprattutto agli effetti della pandemia anche sulle supply chain, alla difficile reperibilità delle materie prime e ai loro prezzi, così come gli aumenti dei costi dell’energia.

Per il 2023 il valore di chi prevede investimenti è invariato (44%), di per sé fatto rassicurante, visto che d’altra parte si prevede un rallentamento congiunturale.

4.         Attenzione verso l’occupazione

Come negli anni scorsi, l’attenzione verso l’occupazione è confermata anche nel 2022 con una sostanziale stabilità dell’effettivo espressa dal 63% delle aziende. Un aumento è segnalato dal 24% e una diminuzione dal 13%, in linea con quanto sempre rilevato. Malgrado le difficoltà e le incertezze di vario genere, l’occupazione non ha subito contraccolpi. Dato interessante è che, anche qui, nonostante vi siano aumenti di costi (v. energia) e altre problematiche non da poco, ben il 72% prevede una stabilità dell’effettivo per il 2023 e solo il 7% stima che vi possa essere una diminuzione.

5.         Problematica dell’energia

Una delle domande dell’inchiesta verteva sulla questione energetica. In termini di consumi, il 52% delle aziende risulta essere sotto i 100 Mwh/anno di consumo all’anno, il 29% fra i 100 e i 500 Mwh/anno e il 19% sopra i 500 Mwh/anno. Nel settore industriale/artigianale e per le aziende oltre i 30 collaboratori, senza sorprese, aumenta la proporzione di chi consuma oltre i 100 Mwh/anno.

L’aumento dei costi tocca praticamente quasi tutti, in proporzioni diverse, Ben il 17% delle risposte indica un aumento di oltre il 50%, valore che sale al 29% delle risposte per il settore secondario e raggiunge picchi del 33% delle risposte per le aziende più grandi.

Interessante notare che i vettori energetici più utilizzati quali l’elettricità (40%), il gas (34%) e il gasolio (38%), anche se va rilevato che spesso le aziende usano più vettori contemporaneamente.

Fra le misure prese per cercare di contenere i costi (risposte multiple possibili), figurano la negoziazione del prezzo con i fornitori (24%), l’autoproduzione (21%), il miglioramento dei processi (34%), l’adattamento dell’illuminazione (57%), del riscaldamento (19%). Oltre a misure varie (21%). È molto basso il numero di aziende che NON hanno preso alcuna misura (25 sulle 247 che hanno partecipato).

In caso di limitazione dell’approvvigionamento energetico (elettricità o altro), l’8% delle aziende prevede di sospendere completamente l’attività, una sospensione parziale è prevista dal 39% e il telelavoro è un’alternativa per il 51% (con ovviamente una proporzione molto maggiore nei servizi rispetto al settore secondario). Comportamenti anticipatori sono la modifica della fonte di approvvigionamento usata finora (8%), un piano di continuità (21%) e le istruzioni date dalle autorità (79%).

6.         Difficoltà di approvvigionamento di materie prime

La percentuale rispetto allo scorso anno è chiaramente aumentata da circa il 30% al 44%. Con un picco del 71% per le aziende del secondario (industria/artigianato), mentre per servizi e commercio la percentuale si inverte.

Le conseguenze sono molteplici: ritardo di forniture (85%), aumento dei prezzi di acquisto (81%), aumento dei costi di trasporto (59%), riduzione dei margini (56%), rallentamento dell’attività (48%) e la sospensione o lo spostamento di progetti (28%).

Le misure prese vanno dalla ripercussione sui prezzi di vendita (60%), all’utilizzo di materiale sostitutivi (26%), passando per la diminuzione della produzione (14%) e la rinegoziazione di contratti (24%). Per arrivare alla diversificazione dei fornitori (53%) e all’aumento degli stock (41%). Solo il 6% segnala la possibilità di ricorrere al lavoro ridotto per parte del personale.

I prezzi delle componenti sono aumentati praticamente per tutti, fino al 10% per il 50% delle imprese, per le restanti gli aumenti variano dall’11 al 100% e oltre. In media, per il 2023, sono previsti aumenti dello stesso tenore, con un 46% che rileva un incremento fra l’11 e il 50%.

Hanno partecipato all’inchiesta 247 imprese associate alla Cc-Ti, che impiegano in tutto 14’470 dipendenti nel cantone.

Si tratta di 83 aziende del settore industria-artigianato e di 164 del comparto commercio e servizi.       
Un campione di aziende consolidato da un rilevamento che si svolge ormai da oltre dieci anni, per cui i risultati sono da considerarsi attendibili e, inoltre, le tendenze che emergono sono sempre confermate da altre ricerche congiunturali condotte da istituti federali e cantonali e dai dati ufficiali.

L’indagine della Cc-Ti, che ha coinvolto 143 realtà̀ aziendali che operano sul mercato interno e altre 104 orientate invece all’export, mira appunto a fornire indicazioni sulle tendenze generali dell’economia ticinese, senza volersi sostituire ad analisi più mirate effettuate da singoli settori economici.

L’inchiesta è stata condotta unitamente alle Camere di commercio e dell’industria di Friborgo, Ginevra, Giura, Neuchâtel, Vaud e Vallese.Le Camere di commercio e dell’industria della Svizzera tedesca operano individualmente, ma seguendo lo stesso schema.


Link ai risultati delle Camere degli altri Cantoni che hanno condotto l’inchiesta comune (alcuni dati sono accessibili solo ai soci delle rispettive Camere)

VD:      www.cvci.ch/fr/conjoncture/actualites/details/news/un-bilan-economique-2022-positif-laisse-place-a-davantage-dincertitudes-pour-2023-notamment-sur-le-front-de-lelectricite.html

JU:      www.ccij.ch/News/Enquete-conjoncturelle-dautomne-2022-la-confiance-predomine-malgre-tout-

NE:      www.rtn.ch/rtn/Actualite/Region/20221024-L-economie-neuchateloise-tient-le-coup-mais-2023-sera-difficile.html

FR:      www.laliberte.ch/info-regionale/economie/l-industrie-fribourgeoise-s-attend-a-une-degradation-des-conditions-economiques-666190

GE:      www.ccig.ch/blog/2022/11/Une-belle-annee-2022-mais-perspectives-plus-compliquees

Inchieste condotte da altre Camere di commercio e dell’industria svizzere con i propri associati

BS/BL: ww.hkbb.ch/Stimmungsbarometer/Stimmungsbarometer_Herbst_2022.php

Svizzera orientale (SG, TG, AI, AR): www.konjunkturboard.ch/ostschweizer-wirtschaft-weiter-guter-verfassung-%E2%80%93-kommt-die-wirtschaftliche-abk%C3%BChlung-0

ZH: www.zhk.ch/de/wirtschaft-und-politik/konjunktur-und-wachstum/zuercher-wirtschaftslage-bleibt-erfreulich.html

Alcune Camere di commercio e dell’industria si basano di regola sui rapporti degli Uffici cantonali di statistica oppure su valutazioni del KOF.


Materiale informativo


Archivio delle edizioni passate

I milioni generati dall’imposta minima dell’OCSE devono rimanere in Svizzera

Un’ampia alleanza sostiene l’adozione dell’imposta minima decisa dall’OCSE.

Con l’adozione dell’imposta minima dell’OCSE, le Camere hanno trovato una soluzione ampiamente condivisa dal Consiglio federale e dai Cantoni. Essa assicura che le nuove entrate fiscali rimangano in Svizzera e non vengano regalate all’estero. Il nostro paese rimane quindi ben posizionato per mantenere posti di lavoro e benessere in Svizzera.

L’applicazione della riforma fiscale decisa dall’OCSE è inevitabile. Con la riforma fiscale, le grandi aziende attive a livello internazionale saranno assoggettate ad un’aliquota minima del 15%. Se la Svizzera non si adegua, altri paesi potranno riscuotere la mancata imposizione. Il Consiglio federale e il Parlamento non vogliono rinunciare alle nuove entrate fiscali e vogliono quindi applicare velocemente e a livello nazionale per tutti i Cantoni l’imposizione minima dell’OCSE.

Se la Svizzera non recepirà la riforma fiscale, altri paesi potranno chiamare alla cassa le nostre aziende. Importanti entrate fiscali andrebbero perse, facendo fuggire all’estero milioni e in Svizzera mancherebbe la certezza giuridica. Grazie alla riforma, le nuove entrate fiscali rimangono in Svizzera e contemporaneamente le aziende vengono protette da una doppia imposizione. In questo modo, il nostro paese continua a rimanere una piazza finanziaria attrattiva per le aziende attive a livello internazionale.

Per questo motivo un’ampia alleanza di organizzazioni accoglie con favore l’applicazione a livello nazionale proposta dal Consiglio federale e dai Cantoni e adottata dal Parlamento. La modifica costituzionale è soggetta a referendum obbligatorio e sarà votata il 18 giugno 2023.


Scaricare il comunicato stampa

Uniti nel presente per il nostro futuro

Serata imprenditori del Comune di Mezzovico-Vira del 7 dicembre 2022, con la presenza del Direttore Cc-Ti Luca Albertoni

Mario Canepa (Sindaco di Mezzovico-Vira); Marco Bigatto (Direttore Generale AIL SA); Luca Albertoni  (Direttore Cc-Ti); Diego Rodoni (Direttore Divisione Costruzioni del Canton Ticino); Francesco Caggìa (Responsabile settore Gestione progetti Sud di USTRA). Foto di Mirko Tamagni

Serata di grande valenza quella del 7 dicembre scorso per il Municipio di Mezzovico-Vira.

Era infatti previsto il tradizionale momento che il Comune dedica, dal 2009, con cadenza biennale, agli imprenditori attivi sul suo territorio.

Una serata espressamente voluta sia per ripartire dopo la forzata pausa dovuta alla pandemia, sia per significare la vicinanza dell’Autorità politica al proprio mondo industriale e sottolineare il felice connubio con lo stesso sin dai primi anni ’70.

Per rafforzare ancora di più questo sentimento di unione l’incontro è stato organizzato, simbolicamente, in collaborazione con la Camera di commercio e dell’industria del Canton Ticino con la presenza del suo Direttore Luca Albertoni; proprio a sottolineare come la collaborazione e il dialogo tra tutti gli attori potranno contribuire ad affrontare in maniera proattiva il futuro prossimo del mondo economico ed industriale ticinese.

Anche questa volta l’interesse suscitato è stato importante, con più di ottanta partecipanti in rappresentanza di diversi settori economici,  sicuramente attratti anche dai temi di attualità e dai qualificati relatori proposti per questa occasione ovvero:
“Approvvigionamento energetico in tempo di crisi”, presentato dal Direttore Generale di AIL SA Dott. Ing. EHT Marco Bigatto, che ha trattato l’approccio da parte di AIL SA verso la crisi energetica in atto e come si sta cercando di supportare i grandi consumatori del comprensorio
e
“Svincolo autostradale di Sigirino”, esposto dall’Ing. Francesco Caggìa responsabile settore Gestione progetti Sud di USTRA unitamente all’Ing. Diego Rodoni, Direttore della Divisione delle costruzioni del Canton Ticino, che hanno illustrato gli ultimi sviluppi del complesso iter di questa opera fortemente attesa dalla Valle Carvina.   

Il Sindaco Mario Canepa, visibilmente soddisfatto per la folta presenza ha voluto sottolineare, a questo proposito “il coraggio di continuare. Quanto coraggio ci è voluto per andare avanti specie chi come voi ha visto stravolto il mondo economico in poche settimane“; ha inoltre rimarcato nel suo saluto che “ben conscio della qualificata realtà industriale, il Municipio è sempre ricettivo e ben disposto nel sostenere progetti concreti. Occasioni come questa favoriscono il rafforzamento e il dialogo tra ente pubblico e privato; due mondi che, purtroppo e per motivi diversi, spesso viaggiano a velocità diverse“.

Il Sindaco ha poi passato la parola al Direttore della Cc-Ti Luca Albertoni che ha avantutto “ringraziato il Municipio per l’occasione di incontro fra autorità locale e imprese. Iniziative di questo tipo, sempre più attivamente promosse dall’associazione mantello dell’economia ticinese, sono particolarmente importanti per rafforzare la rete fra le aziende e facilitare i contatti con le autorità comunali, perno essenziale del sistema, anche economico, ticinese“. Albertoni ha poi “ringraziato le imprenditrici e gli imprenditori presenti per tutti gli sforzi profusi in questi ultimi anni difficili. La grande flessibilità e capacità di adattamento delle imprese ha fino a oggi permesso di mantenere l’economia cantonale su buoni livelli.   

Panoramica della “Sala la Quercia” durante la serata, foto di Mirko Tamagni

Al termine della presentazione i presenti hanno potuto continuare la serata in maniera conviviale con un ottimo aperitivo-cena offerto, occasione propizia per uno scambio di idee e approfondimento delle conoscenze reciproche in un clima gioviale e rilassato tra le diverse realtà economiche presenti.

Multinazionali e falsi miti

Le votazioni federali sulla tassa di bollo e sull’imposta preventiva hanno riportato alla ribalta tutta l’ostilità verso le aziende multinazionali, presenti in Svizzera, accusate di essere all’origine di molti mali.

Un articolo dello scorso 15 agosto pubblicato nell’”Agefi” da Xavier Comtesse offre spunti interessanti, in risposta ad alcune voci invocanti una minore dipendenza della Svizzera dalle multinazionali, con maggiore attenzione rivolta alle PMI.

Intento assolutamente lodevole e sul quale, in teoria, non vi è nulla da obiettare, soprattutto per la parte di maggiore attenzione verso le PMI. Il problema è che la realtà, come spesso accade, è ben più complessa.

Già più volte abbiamo sottolineato come una delle forze della Svizzera sia proprio la diversificazione del tessuto economico, fatto di piccole, medie e grandi aziende. Negare questa interdipendenza è pericoloso e prigioniero di cecità ideologica.

È un fatto che le PMI siano in buona parte dipendenti dall’attività delle grandi. Come fornitori diretti o di servizi (fiduciari, legali, alberghieri, di ristorazione, immobiliari, artigianali, ecc.). Le grandi società (per definizione quelle che impiegano più di 250 persone) giocano quindi un ruolo essenziale. Siano esse multinazionali o “solo” nazionali: precisazione importante perché “grande” non è sinonimo di “multinazionale”.

Come giustamente indica Comtesse nel suo contributo, il 99% (approssimativamente) delle imprese svizzere è costituito da PMI, ma è rilevante il fatto che l’89,7% è fatto di microimprese (con meno di tre impiegati), fortemente dipendenti dalla presenza di aziende di dimensioni più grandi.

Secondo studi attendibili, le grandi imprese producono una parte importante del valore aggiunto del PIL nazionale lordo (36%) e le 250 più grandi aziende svizzere pagano il 51% dell’imposta federale diretta e rappresentano il 29% degli impieghi in Svizzera. Comprendendo anche gli impieghi indiretti si arriva a circa i 2/3 dei posti di lavoro in Svizzera.

Comtesse trae pertanto tre conclusioni che meritano attenzione:

  1. La struttura delle economie territoriali è complessa e implica una forte interdipendenza fra i vari attori. Vale anche per il Ticino, ovviamente. Come dimostrano le difficoltà dei molti fornitori diretti e indiretti delle aziende che negli ultimi anni hanno lasciato il nostro cantone fra i fischi e le penose manifestazioni di giubilo di taluni esponenti politici. Esponenti molto meno giubilanti una volta accortisi dei buchi lasciati da queste imprese (tutt’altro che a basso valore aggiunto) anche nel gettito fiscale di Comuni e Cantone. Esigenze diverse fra aziende di grandi dimensioni e le altre non significa incompatibilità. Le conseguenze di eventuali chiusure aziendali colpiscono tutti sul territorio, senza eccezioni.
  2. Una seconda tesi di Comtesse è provocatoria, ma non per questo meno interessante. Egli sostiene che, essendo l’89,7% delle aziende microimprese fortemente dipendente da altri, sarebbe più corretto parlare di imprese medie, piccole e micro e non solo di PMI. Tesi in parte condivisibile, più che altro per prendere coscienza della complessità della situazione e delle varie realtà del territorio, sia svizzero che ticinese. Il mutamento del lessico non porterà forse a mutamenti sostanziali, ma permette forse di operare qualche distinguo di sostanza, soprattutto per contrastare la tesi che vuole indistintamente (tanti) cattivi da una parte e (pochi) buoni dall’altra.
  3. La Svizzera non è paese di PMI ma di microimprese e due terzi degli impieghi dipendono dalle aziende di grandi dimensioni. Lapidario ma corretto, soprattutto per la conclusione concernente i posti di lavoro.

“Food for thought” direbbero gli anglofoni.

Evento inaugurale Swiss Medtech Ticino

Una collaborazione tra Swiss Medtech e la Camera di commercio, dell’industria, dell’artigianato e dei servizi del Cantone Ticino (Cc-Ti).

Con l’avvio delle attività di Swiss Medtech Ticino – nel corso di un evento inaugurale che ha visto riuniti oggi, 29.11.2022, un centinaio di addetti ai lavori presso il Grand Hotel Villa Castagnola a Lugano – l’associazione di categoria nazionale Swiss Medtech intende consolidare la sua attività nella Svizzera italiana.
All’evento sono intervenuti anche Raffaele De Rosa, Consigliere di Stato e Direttore del Dipartimento della Sanità e della Socialità, e Cristina Maderni, Vicepresidente della Camera di commercio e dell’industria del Cantone Ticino (Cc-Ti).
La Cc-Ti eserciterà la direzione su mandato del segretariato nazionale e sarà supportata da un comitato costituito da figure rappresentative del settore industriale medicale ticinese.

Nel suo discorso introduttivo, Raffaele De Rosa, Consigliere di Stato e Direttore del Dipartimento della Sanità e della Socialità, ha sottolineato l’importanza del lancio di Swiss Medtech Ticino per il settore sanitario ticinese. Esso riunisce un’ampia gamma di competenze e know-how provenienti dal settore ospedaliero e sanitario e dall’industria della tecnologia medica, che si muovono tutti nella stessa direzione.
Cristina Maderni, Vicepresidente della Camera di commercio e dell’industria del Cantone Ticino (Cc-Ti), ha dato il benvenuto a Swiss Medtech nell’associazione delle associazioni professionali affiliate alla Cc-Ti.

Il Ticino ha molto da offrire, non solo come meta turistica con un’offerta culturale variegata. Grazie alla sua università e alla scuola universitaria professionale, un ambiente dinamico favorevole alle start-up e numerose aziende leader dal forte orientamento internazionale, il Cantone si posiziona sempre più come luogo di innovazione. Tra i settori economici con una crescita considerevole si annovera il comparto life science, che comprende anche le tecnologie medicali ed è fortemente orientato alle esportazioni. Negli ultimi dieci anni la creazione di valore per persona occupata nel settore life science è aumentata di circa il 17 percento, collocandosi quindi ben oltre la media svizzera.

Delle oltre 150 aziende medtech in Ticino solo una ventina sono affiliate all’associazione di categoria nazionale Swiss Medtech. Per rappresentare meglio gli interessi particolari e i punti di forza della Svizzera italiana all’interno dell’associazione mantello, le aziende del medtech ticinesi e Swiss Medtech vogliono collaborare ancora più strettamente.
E la Camera di commercio e dell’industria del Cantone Ticino (Cc-Ti) rivestirà un ruolo centrale.

«Siamo davvero lieti di aver trovato nella Cc-Ti il partner ideale, che dispone dei contatti necessari con il mondo economico e politico, oltre che con le aziende del territorio, svolgendo un ruolo direzionale su mandato di Swiss Medtech», dichiara Peter Biedermann, direttore di Swiss Medtech.
Il segretariato sarà supportato da un comitato costituito da una decina di personalità del settore medtech ticinese, sotto la guida di Giuseppe Perale – che assume il ruolo di Presidente della Sezione ticinese – cofondatore di un’impresa hightech, che si dedica alla medicina rigenerativa.
«Il Ticino vanta ampie competenze medtech a livello universitario e industriale. Per contro, le imprese medtech ticinesi aderenti a Swiss Medtech possono farsi ascoltare meglio», Perale ne è certo.

L’importanza di avere una bussola che funzioni

È da un quadro d’instabilità generale che ha preso le mosse la relazione del Presidente Andrea Gehri alla 105esima Assemblea Generale Ordinaria della Cc-Ti, svoltasi a Bellinzona lo scorso 14 ottobre 2022). Una relazione che per lo spessore dell’analisi, gli spunti di riflessione e le proposte concrete, è opportuno ripercorrere nei suoi più importanti passaggi.

Sappiamo bene che per l’economia, e per tutta la società, l’incertezza rappresenta uno dei nemici e dei veleni peggiori – ha avvertito il Presidente –, perché impedisce alle aziende di pianificare, di investire, di creare nuovi posti di lavoro e non permette di progettare seriamente il proprio futuro”.
Una minaccia che potrebbe compromettere il nostro tessuto produttivo, pregiudicando la crescita economica, sociale e occupazionale del Cantone, ma di cui il mondo politico non pare sia pienamente consapevole.

A preoccupare la Cc-Ti e le imprese, ha rilevato Gehri, c’è, infatti, anche una polarizzazione della politica”, in cui si agitano e si rincorrono mille promesse di ridistribuzione delle risorse finanziarie pubbliche. Senza domandarsi se esse siano sufficienti o meno, ma soprattutto senza curarsi del fatto che queste risorse non sono infinite e che esse, prima di essere ridistribuite, vanno create. Senza curarsi di salvaguardare e migliorare le condizioni quadro che permettono alle aziende di continuare a generare la ricchezza di cui poi beneficia tutta la società, in termini di salari, impieghi, gettito fiscale, prestazioni sociali e aiuti alle fasce più deboli della popolazione. Ridistribuire la ricchezza, a suon di slogan e rivendicazioni, è molto più facile che produrla.

Un’economia resiliente

A produrre la ricchezza della Nazione e del Cantone, siamo tutti noi, è l’economia che, con grande sacrificio, credibilità e senso di responsabilità sociale d’impresa, lavora quotidianamente per mantenere, creare impieghi e benessere nel territorio” ha sottolineato il Presidente.
Ma l’economia, ha ammonito, non può essere trattata alla stregua di un bancomat, da cui prelevare senza riguardi, perché convinti che i soldi ci sono e ci saranno sempre. Un modo di procedere miope e pericoloso che mortifica lo spirito imprenditoriale, scoraggia le aziende già alle prese con un deteriorarsi delle condizioni quadro, che penalizza l’attività produttiva frenandone lo slancio competitivo.
Non è una situazione rassicurante, soprattutto se si guarda ai vantaggi e alle opportunità che offrono altri Paesi, ma anche molti altri Cantoni, a chi vuole fare impresa. Nonostante un contesto generale di ingiustificata ostilità verso l’economia, nonostante i tempi incerti e difficili, le aziende svizzere e ticinesi in questi anni hanno dato prova di una concreta e invidiabile resilienza.

La capacità di adattamento delle nostre imprese costituisce una delle poche certezze odierne. Benché qualcuno per mero calcolo politico – si rimarca nella relazione presidenziale – continui a mettere in dubbio il fatto che disponiamo di un tessuto economico cantonale sano, diversificato e solido”.

A certificarlo ci sono infatti cifre, studi e dati oggettivi che, però, sono scientemente e bellamente ignorati. Per dare spazio, invece, a polemiche sterili, a critiche strumentali e persino alla sconsiderata esultanza di una certa politica quando qualche grande gruppo straniero lascia dal Ticino. Non ci si rende conto di cosa significhi per un imprenditore che, dopo aver affrontato le restrizioni di due anni di pandemia (i ripetuti lockdown che hanno destabilizzato il sistema produttivo, le gravi smagliature nella rete logistica internazionale e i forti rincari delle materie prime), dover tenere testa ora anche ai devastanti contraccolpi della guerra in Ucraina: l’inasprirsi della crisi energetica, i prezzi insostenibili e altamente volatili di gas e petrolio, l’inflazione, i ritardi nelle forniture, le filiere produttive frammentate, i mercati sempre più condizionati alle tensioni geopolitiche. Non si vuol capire, o si fa finta di non capire, quanta tenacia, determinazione e senso di responsabilità siano necessarie per continuare a fare impresa in tempi in cui non si sa più cosa può succedere dall’oggi al domani.

La Cc-Ti è preoccupata per una certa mancanza di spirito costruttivo, per l’assenza di una reale volontà di affrontare seriamente le grandi emergenze del nostro tempo. Tanto più in una fase storica come questa, densa d’incognite e sfide impreviste che imporrebbe, invece, fronti compatti e unità d’intenti nell’interesse di tutto il Paese, pur nel rispetto delle diverse opinioni ed esigenze.

Ogni kilowattora conta

La grande sfida di oggi è l’approvvigionamento energetico perché esso investe trasversalmente tutti: l’economia, la società e le istituzioni. Su questa emergenza la Cc-Ti sta lavorando di concerto con le Aziende di distribuzione dell’energia in Ticino per sostenere i settori produttivi più in difficoltà.

L’obbiettivo comune è di trovare soluzioni pragmatiche che, senza intaccare le capacità d’investimento delle Aziende elettriche, indispensabili per l’innovazione tecnologica e la sicurezza e delle loro infrastrutture, possano comunque offrire un aiuto concreto alle imprese.

A questo proposito, dal palco della 105esima Assemblea Generale il Presidente Gehri ha sollecitato un deciso intervento di Confederazione, Cantone e Comuni su due componenti chiave del prezzo dell’energia: le tasse e i tributi. Sospendere temporaneamente il pagamento del contributo al fondo cantonale per la promozione delle energie rinnovabili, ad esempio, oppure della tassa d’uso sul demanio pubblico sarebbe un segnale importante, perché si alleggerirebbero di questi oneri le bollette di famiglie e imprese.

Altrettanto significativa sarebbe la rinuncia alla distribuzione dei dividendi agli enti pubblici, proprietari di quasi tutte le Aziende di distribuzione di energia. Per i Comuni ciò rappresenterebbe solo un piccolo sacrificio che testimonierebbe, però, la volontà di uscire tutti assieme da questa crisi. Si tratta di rinunciare ad incassare qualcosa oggi per non dover pagare un prezzo più alto domani con l’impoverimento del tessuto economico locale.
Parafrasando il Consigliere federale Guy Parmelin, Gehri ha ricordato che se “ogni kilowattora conta”, per le aziende e i cittadini anche “ogni centesimo conta”. Di fronte ad una crisi che sta mettendo a dura prova la tenuta economica del Paese, che erode i redditi delle famiglie, è legittimo aspettarsi dallo Stato misure decise e tempestive. Alle scontate critiche di chi rimprovera agli imprenditori di battere nuovamente cassa dopo aver già ricevuto sostanziosi aiuti pubblici durante la pandemia, il Presidente ha replicato che alle imprese non sono stati fatti regali. Pur riconoscendo l’importanza degli interventi di Confederazione e Cantone, non va, infatti, dimenticato che i crediti Covid sono soldi che vanno restituiti, che le indennità ricevute per il lavoro ridotto non sono altro che i contributi assicurativi pagati prima da datori di lavoro e dipendenti, che i risarcimenti per le chiusure forzate sono un tributo dovuto dallo Stato quando, per un motivo qualsiasi, esso
proibisce un’attività assolutamente legale.

Critiche, dunque, prive di fondamento, ma che si scrivono in quella cultura di ostentata ostilità alle imprese e al profitto, di ideologica avversione alla ricchezza, ai ricchi o presunti tali, che oggi vuole rimettere in discussione anche le necessarie riforme fiscali già concordate e approvate dal popolo qualche anno fa.

La Cc-Ti, voi con noi

Mettere continuamente alla gogna gli imprenditori è da irresponsabili, realizzare degli utili non è un peccato mortale, ha ribadito il Presidente. Poiché solo se ci sono degli utili si può investire nello sviluppo delle aziende, garantendo la loro competitività, i posti di lavoro, la formazione e il gettito fiscale. Ecco un aspetto fondamentale, ma sin troppo sottaciuto e sminuito, di quella responsabilità sociale delle imprese che in Ticino non è di certo inferiore agli altri Cantoni.
Tema questo su cui, peraltro, la Cc-Ti lavora alacremente da anni, creando da ultimo, in collaborazione col DFE e a proprie spese, nuovi e incisivi strumenti per incrementare le buone pratiche della CSR, sempre più importante per il territorio e i mercati internazionali.

Ma la responsabilità sociale è di tutti, nessuno escluso”, ha sottolineato Gehri, non la si può interpretare a senso unico. Allora, è doveroso chiedersi: “Il parlamentare che scientemente vota una legge illegale è socialmente responsabile? No; il giornalista che accusa qualcuno di nefandezze di ogni genere senza la minima verifica preventiva, salvo poi scoprire che si tratta di pure illazioni, è socialmente responsabile? No; la difesa ad oltranza di certificati medici di comodo per dipendenti irrispettosi è socialmente responsabile? No; coloro che, pur non mancando di mezzi finanziari, alimentano gli acquisti e la spesa all’estero sono socialmente responsabili? No; è da considerare un comportamento socialmente responsabile rivendicare già da adesso un ulteriore aumento da 20.25 franchi a 22.50 franchi/ ora del salario minimo decretato appena un anno fa, senza che si sia ancora raggiunta la scala di progressione prevista entro il 2024? No. La responsabilità sociale non è un menù à la carte da cui scegliere ciò che più torna comodo, ma deve essere un principio, una linea di condotta che ci deve accompagnare tutti e sempre”.

Non si è mancato, infine, di ricordare il lavoro della Cc-Ti per sostenere la crescita delle aziende, a beneficio anche del territorio della popolazione. La vasta offerta di servizi e consulenze, l’organizzazione di molteplici eventi d’informazione e confronto sui temi economici di più stretta attualità, l’apertura e l’accompagnamento sui mercati esteri con un ‘Servizio internazionale’ che rappresenta un unicum a livello nazionale e un modello per le Camere degli altri Cantoni, la formazione continua con un centinaio di corsi annuali, i percorsi formativi di gestione aziendale, l’intenso rapporto con le Camere di commercio e dell’industria svizzere ed europee, fondamentale per sottolineare la realtà ticinese a livello nazionale e internazionale.

I collaboratori della Cc-Ti pronti ad intervenire in caso di arresto cardiocircolatorio

Un personale correttamente formato permette di intervenire rapidamente ed in maniera efficace in attesa dell’arrivo dei soccorsi professionali contenendo i danni fisici subiti in caso di malore o infortunio. Dei semplici gesti che possono salvare una vita. Per tale motivo, alcuni collaboratori della Camera di commercio, dell’industria, dell’artigianato e dei servizi del Cantone Ticino (Cc-Ti) hanno avuto la possibilità di partecipare al corso di primo soccorso “BLS-DAE SRC 4h” presso Croce Verde Lugano.

Già nel gennaio 2018 alcuni dipendenti della Cc-Ti avevano aderito a questa proposta formativa, certificandosi.

I partecipanti hanno acquisito le nozioni di base e le capacità necessarie a soccorrere la persona colta da arresto cardiocircolatorio (ACR) e di sostenere le funzioni vitali per mezzo della rianimazione cardiopolmonare e l’uso del defibrillatore (DAE). Questa formazione ha inoltre permesso al team Cc-Ti di aggiornare alcune conoscenze e tecniche di base per riconoscere e far fronte a situazioni che potrebbero sfociare in un ACR.

I corsi di formazione erogati da Croce Verde Lugano sono organizzati secondo le raccomandazioni dello Swiss Resuscitation Council (SRC) e le linee guida 2020 della International Liason Committee on Resuscitation (ILCOR). Al termine della formazione BLS viene rilasciata una certificazione di abilitazione alla rianimazione e defibrillazione, riconosciuta a livello europeo con una validità di 2 anni. Successivamente sarà possibile effettuare il corso BLS Refresh.

La formazione BLS permette inoltre di aderire alla rete dei “First Responder”, modello organizzativo innovativo ideato dalla Fondazione Ticino Cuore e dalla Federazione Cantonale Ticinese Servizi Ambulanze (FCTSA) nell’ambito del “piano cantonale di intervento in caso di arresto cardiaco e rianimazione precoce”.

La rete “First Responder” è costituita infatti da un insieme di persone ed istituzioni che, su base volontaria, hanno dato la propria disponibilità ad essere allarmati da Ticino Soccorso 144 per situazioni di arresto cardiaco.

Nel nostro Cantone si contano annualmente tra i 250 e 300 arresti cardiaci improvvisi con una sopravvivenza globale del 14%, che aumenta fino al 55% in caso di fibrillazione ventricolare. Ad ogni minuto di ritardo nella defibrillazione la probabilità di successo per una rianimazione efficace si riduce del 7-10%.

Il sistema di emergenza territoriale ticinese generalmente giunge sul paziente colpito da ACR improvviso mediamente in 9 minuti. I tempi di arrivo sul luogo sono influenzati da diversi fattori quali la distribuzione della popolazione, il tipo di territorio, le caratteristiche dell’organizzazione dei servizi di soccorso sanitario ed altre variabili.

La scelta della Cc-Ti di partecipare nuovamente alle iniziative proposte da Croce Verde Lugano è stata dettata dalla volontà di fornire ai propri dipendenti un’importante ed utile formazione di malore o infortunio.

Inoltre, con questa partecipazione, la Cc-Ti tiene a sensibilizzare le aziende sull’importanza di avvicinarsi alle tecniche di primo soccorso, con lo scopo di incrementare la rete di persone abilitate ad intervenire in caso di arresto cardiocircolatorio e di conseguenza aumentare le possibilità di sopravvivenza dei pazienti.


Per un’informazione mirata sull’offerta formativa di Croce Verde Lugano è possibile contattare la Coordinatrice, Signora Remina Sorrentino: corsi@croceverde.ch – T. +41 79 762 66 22.

Malgrado un’economia che si sta dimostrando solida, le preoccupazioni sono date da tutte le incertezze che contraddistinguono il periodo attuale

Comunicato stampa della 105esima Assemblea Generale Ordinaria della Cc-Ti

Il Presidente della Confederazione Ignazio Cassis, il Presidente della Cc-Ti Andrea Gehri e la Vice Presidente della Cc-Ti Cristina Maderni

La Camera di commercio, dell’industria, dell’artigianato e dei servizi del Canton Ticino (Cc-Ti) ha tenuto il 14 ottobre 2022, presso l’Espocentro di Bellinzona, la sua 105esima Assemblea Generale Ordinaria.
L’evento si è svolto con il fedele supporto dei due ‘Main Sponsor’ EFG Bank e Swisscom SA.

Alla presenza di circa 400 partecipanti si è svolta con successo la 105esima Assemblea generale ordinaria della Cc-Ti.
Si sono svolti i lavori i previsti lavori assembleari, che hanno visto la nomina di quattro nuovi membri dell’Ufficio presidenziale (composto di 21 elementi in rappresentanza di tutti i settori economici del Cantone).
Sono stati nominati all’unanimità dall’Assemblea Generale Ordinaria
(in ordine alfabetico):

  • Dario a Marca, Capo vendita per la regione Ticino di Coop, in rappresentanza del settore della grande distribuzione;
  • Alessandra Juri Zanolari, contitolare della Adolfo Juri elettronica industriale SA, in rappresentanza del settore dell’industria elettronica;
  • Giuseppe Perale, professore, ricercatore e imprenditore, presidente della sezione ticinese di SwissMedtech, in rappresentanza del settore Medtech;
  • Piero Poli, CEO della Rivopharm SA e Presidente di Farma Industria Ticino, in rappresentanza del settore farmaceutico.

In seguito, vi sono stati gli interventi del Presidente Cc-Ti, Andrea Gehri, della Vicepresidente Cc-Ti, Cristina Maderni, il saluto al Presidente della Confederazione da parte del Presidente del Consiglio di Stato ticinese, On. Claudio Zali e del Consigliere di Stato Christian Vitta.
Ospite d’onore è stato, come citato, il Presidente della Confederazione Ignazio Cassis, intervistato dal capo edizione del telegiornale e responsabile del settore nazionale della RSI Pietro Bernaschina. L’evento è stato chiuso con la presentazione di un’opera artistica eseguita appositamente durante questa occasione dall’apprezzata artista poliedrica Serena Maisto, nata a Mendrisio e residente a Lugano.
                                                                              

Fra tessuto economico sano, incertezze mondiali e necessità di riforme

Il Presidente Andrea Gehri e la Vicepresidente Cristina Maderni hanno ribadito un’economia ticinese in linea con le tendenze del resto della svizzera da tutti i punti di vista. Le incertezze internazionali legate alla reperibilità e ai costi delle materie prime e alle difficoltà nell’ambito energetico, in particolare, rendono però la vita difficile a moltissime imprese, che si trovano a dover operare nell’insicurezza di costanti di riferimento, con evidenti difficoltà di pianificazione e di investimento.

Per questa ragione, la Cc-Ti sta lavorando da tempo a stretto contatto con le aziende ticinesi produttrici e distributrici di energia e con le Autorità per cercare di trovare soluzioni praticabili, che non creino disparità di trattamento e permettano un piano strategico valido da proporre al mondo economico.

Proprio in quest’ottica il Presidente della Cc-Ti, Andrea Gehri, ha sottolineato l’importanza di un gesto politico concertato da parte di Confederazione, Cantone e Comuni sospendendo almeno temporaneamente l’incasso dei tributi pubblici che rincarano il prezzo dell’energia. Su un tema così complesso, tutti devono essere chiamati a fare la loro parte.

È stata ribadita e sottolineata la necessità di procedere anche a concrete riflessioni in materia di riforme fiscali sul piano cantonale, mettendo in atto quanto già deciso dal popolo e promuovendo modifiche che migliorino la competitività del nostro territorio, soprattutto sul piano della fiscalità delle persone fisiche.

L’intervento presidenziale non ha tralasciato di citare i numerosi servizi che la Cc-Ti, quale associazione-mantello dell’economia cantonale, mette a disposizione dei propri associati e l’impegno costante profuso a favore di cittadini e imprese quale mediatore in tutti i temi di attualità d’importanza per il migliore sviluppo auspicato del nostro territorio.

Unità d’intenti per centrare gli obiettivi

Il Consigliere di Stato e Direttore del Dipartimento delle finanze e dell’economia, Christian Vitta, ha sottolineato la grande incertezza del periodo che stiamo attraversando e i suoi risvolti concreti, in particolare per quanto concerne l’ambito energetico. Il Cantone ha istituito un apparato organizzativo al fine di monitorare costantemente la situazione ed essere pronto a reagire in caso di problemi di approvvigionamento energetico.

Ha inoltre rimarcato l’importanza di rendere il Ticino sempre più attrattivo e competitivo nel contesto nazionale e internazionale. Con questo obiettivo il Cantone continua a lavorare nella direzione di un aggiornamento del quadro fiscale: dopo le importanti riforme fiscali promosse negli scorsi anni sono attualmente in corso degli approfondimenti in vista di una futura riforma della Legge tributaria cantonale.

Il Cantone punta inoltre con determinazione sul tema dell’innovazione, in particolare attraverso la concretizzazione del Parco dell’innovazione ticinese e lo sviluppo dei suoi centri di competenza.

Ha infine ricordato l’importanza dell’unione d’intenti e del gioco di squadra, elementi che si sono rivelati fondamentali nell’affrontare la crisi pandemica e che saranno indispensabili anche per affrontare le sfide future.

In conclusione il Consigliere di Stato ha rivolto i propri ringraziamenti alla Cc-Ti per la costruttiva collaborazione e agli imprenditori che, nonostante le difficoltà del contesto, contribuiscono allo sviluppo economico del nostro Cantone e al mantenimento di posti di lavoro sul nostro territorio.  

Economia e politica internazionale

L’assemblea si è fregiata dell’intervista al Presidente della Confederazione Ignazio Cassis, sollecitato su vari temi di politica internazionale dal capo edizione del telegiornale e responsabile del settore nazionale della RSI Pietro Bernaschina. È stata l’occasione per ribadire la complessità del contesto attuale e gli effetti per l’economia svizzera. Sottolineando però quanto l’economia elvetica, in un contesto di forte interdipendenza fra paesi, continui a giocare un ruolo importante anche a livello internazionale.

“Il futuro è sempre in costruzione”

Da quella frase che rappresenta lo spirito della 105esima Assemblea Generale Ordinaria Cc-Ti, l’artista svizzera Serena Maistro ha rappresentato con in un’opera pittorica, la spinta che immagina essere in ogni imprenditore davanti alle tante sfide: “Non essendo alberi, possiamo muoverci, provare, reinventarci, capire e vedere cosa si può creare di nuovo e cosa possiamo modificare di già esistente. Il cambiamento arriva. Che sia per decisione propria, per necessità o per obbligo, è qualcosa che ci fa evolvere.”


L’evento nei media

Stampa e portali online

L’incertezza è un’ipoteca sulle scelte delle imprese – CdT , 14.10.2022

“Chiediamo di sospendere determinati tributi” –  RSI, 14.10.2022

‘No a sfrenate corse redistributive della ricchezza’  – La Regione, 14.10.2022

105esima AGO della Cc-Ti: malgrado un’economia che si sta dimostrando solida, le preoccupazioni sono date da tutte le incertezze che contraddistinguono il periodo attuale – etcinforma.ch, 14.10.2022

Gehri: “la sensazione è che la politica stia facendo poco” –  Ticinonews, 14.10.2022

Energia, Gehri: “Serve un gesto politico da parte di tutti”. Vitta: “Monitoriamo la situazione” – Libera Tv 15.10.2022

105esima Assemblea Generale Ordinaria della Cc-Ti. Ospite d’onore, Ignazio Cassis – Moneymag.ch, 14.10.202

105° Assemblea CcTi: il Ticino è pronto a reagire alle difficoltà internazionali – La pagina, 17.10.2022

Servizi video

(RSI Il Quotidiano/ Teleticino / Ticinonews)


Discorsi ed interventi

Intervento del Consigliere di Stato Christian Vitta in occasione della 105esima AGO – Repubblica & Cantone Ticino, 17.10.2022


Gallery fotografica

Rivivete i momenti più importanti


Approfondimenti

Leggete quanto emerso nelle precedenti Assemblee:

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