108esima Assemblea generale ordinaria della Cc-Ti

Comunicato stampa

Il difficile contesto internazionale, l’energia, i trasporti e la situazione delle finanze pubbliche ticinesi sono stati al centro dei lavori dell’Assemblea generale ordinaria Cc-Ti, durante la quale è stata ribadita la piena disponibilità dell’associazione-mantello dell’economia ticinese a collaborare in particolare con le Autorità per cercare soluzioni condivise che permettano di uscire dalla situazione di stallo politico.


La Camera di commercio, dell’industria, dell’artigianato e dei servizi del Canton Ticino (Cc-Ti), associazione-mantello dell’economia ticinese, ha tenuto oggi, 17 ottobre 2025, presso l’Espocentro di Bellinzona, la sua 108esima Assemblea generale ordinaria.
L’evento si è svolto con il supporto dei due sponsor principali EFG Private Banking e Sunrise.

Alla presenza di circa 350 partecipanti, l’Assemblea ha nominato nell’Ufficio presidenziale (composto di 21 elementi in rappresentanza di tutti i settori economici del cantone) Alex Farinelli (Vicedirettore SSIC-Ti e Consigliere nazionale), Enzo Lucibello (Presidente DISTI) e Dario Menaballi (rappresentante del settore ingegneri e architetti). Essi si avvicendano agli uscenti, Dario a Marca, Rocco Cattaneo e Flavio Franzi.

Dopo i lavori assembleari, gli ospiti hanno potuto ascoltare gli interventi del Presidente della Cc-Ti, Andrea Gehri e del Consigliere di Stato e Direttore del Dipartimento finanze ed economia (DFE) Christian Vitta.
Il Direttore della Cc-Ti, Luca Albertoni, ha dibattuto con il Consigliere federale Albert Rösti, Capo del Dipartimento federale dell’ambiente, dei trasporti, dell’energia e delle comunicazioni (DATEC) su temi di politica energetica, dei trasporti e ambientale.

Un appello al Consiglio di Stato
Nel suo intervento, il Presidente Andrea Gehri, ha rivolto un appello al Consiglio di Stato, invocando riforme coraggiose che possano permettere di incidere sulla spesa pubblica e proponendo una serie di misure da attuare in tempi brevi per migliorare l’efficienza delle strutture pubbliche. Il servizio pubblico è prezioso e nessuno lo mette in discussione, ma va reso più efficace, anche e soprattutto, attraverso riforme strutturali che passano inevitabilmente per l’analisi attenta di quello che lo Stato deve fare e di quello che invece può lasciare alla società civile o all’iniziativa privata.

Il Consigliere di Stato Christian Vitta ha, dal canto suo, sottolineato che, nel quadro di tensioni internazionali, si cerca comunque di promuovere condizioni-quadro favorevoli alle aziende. La situazione finanziaria, anche alla luce delle recenti votazioni sulle casse malati, è molto preoccupante, a maggior ragione in un quadro generale che prevede un consistente rallentamento congiunturale. Christian Vitta ha richiamato alla responsabilità collettiva e all’impegno condiviso alla ricerca di soluzioni, auspicando un dialogo costruttivo con tutte le parti. Ribadendo anche l’importanza della collaborazione con la Confederazione.

Il Direttore Luca Albertoni, in un intervento puntuale, ha ribadito il NO dell’economia cantonale e federale all’iniziativa della Gioventù socialista in votazione il prossimo 30 novembre che mira a introdurre un’imposta su successioni e donazioni oltre i 50 milioni di franchi. Si tratta di un’iniziativa ingannevole nelle finalità e che minaccia l’esistenza di molte aziende di famiglia e di molte PMI a esse legate.

Il Presidente Andrea Gehri e il Direttore Luca Albertoni hanno dialogato con il Consigliere federale Albert Rösti, su alcuni dei dossier più importanti attualmente discussi a livello federale.
Partendo dal rapporto Weidmann pubblicato la scorsa settimana e che definisce i progetti strategici nell’ambito dei trasporti per gli anni a venire. Il Consigliere federale, a questo proposito, ha sottolineato l’importanza del fatto che lo studio riconosce come strada e ferrovia siano complementari e non in contrapposizione. Importante è anche il coinvolgimento degli agglomerati, per una politica dei trasporti strutturata. In ambito energetico, il Consigliere federale ha spiegato le ragioni alla base della decisione di proporre una strategia con tre pilastri, comprendente le energie rinnovabili, quella idroelettrica e anche quella nucleare, per garantire l’approvvigionamento sicuro, costante e a prezzi ragionevoli anche per i prossimi decenni. Infine, sono stati affrontati le tematiche sul canone della SSR e sui rapporti fra Confederazione e Cantoni.   


Discorsi


Approfondimenti

Leggete quanto emerso nelle precedenti Assemblee:

Discorso del Presidente Cc-Ti Andrea Gehri

Pronunciato in occasione della 108esima Assemblea Generale Ordinaria della Cc-Ti del 17 ottobre 2025

“Riformare per servire meglio: un appello al Consiglio di Stato”

Stimato ospite d’onore, On. Consigliere Federale Albert Rösti,
Consiglieri agli Stati,
Consiglieri nazionali,
Consiglieri di Stato del Canton Ticino,
Gran Consiglieri,
Municipali,
Cari soci, gentili signore, egregi signori,

Benvenuti alla nostra Assemblea generale ordinaria, ormai evento non solo economico di riferimento in Ticino, ma anche tribuna privilegiata per dibattere, approfondire, proporre e riflettere. Dopo le turbolenze vissute, in particolare a seguito delle recenti votazioni cantonali e nell’imminenza di altre importanti sfide come la sconsiderata e pericolosissima iniziativa dei Giovani socialisti che vuole mettere in ginocchio le aziende e il sistema economico di successo tutto, ritengo importante sottolineare il nostro ruolo di forza propositiva e sempre aperta al dialogo.

È con senso di responsabilità e profonda consapevolezza che ci ritroviamo oggi, in un momento storico segnato da forti turbolenze a livello internazionale che inevitabilmente si declinano anche a livello nazionale e cantonale.

Le tensioni geopolitiche, le instabilità economiche globali e le trasformazioni accelerate nei mercati mondiali pongono sfide inedite e complesse al nostro tessuto imprenditoriale ed istituzionale.

In questo contesto incerto, il ruolo della Camera di Commercio, dell’industria, dell’artigianato e dei servizi del Canton Ticino si fa ancora più centrale: come punto di riferimento, come promotore di dialogo e come catalizzatore di soluzioni concrete. La nostra missione è quella di sostenere le imprese nel navigare questo scenario mutevole, instabile, valorizzando le competenze locali, rafforzando le reti di collaborazione e favorendo una visione strategica capace di guardare oltre le difficoltà del presente.

Oggi, più che mai, è necessario un impegno e visioni condivise per preservare la competitività del nostro territorio, tutelare il lavoro, rispettare gli imprenditori e promuovere un’economia resiliente, sostenibile e aperta al mondo.

Oggi non ci riuniamo solo per denunciare, per recriminare, ma soprattutto per proporre e per lanciare messaggi concreti, come del resto nel nostro DNA di imprenditori. Non vogliamo alimentare la sfiducia, ma restituirla — quella fiducia che nasce solo quando lo Stato dimostra di saper cambiare, di saper fare autocritica, di sapersi riformare e soprattutto di saper ascoltare e interpretare le esigenze della propria piazza.

Viviamo in un momento in cui le finanze pubbliche sono sotto pressione, non solo in Ticino, in cui la burocrazia cresce vertiginosamente e, ahimé, più velocemente dell’economia reale, dove l’eccessiva ed invadente iper-regolamentazione soffoca sul nascere le iniziative e le buone idee, ma dove anche molti imprenditori percepiscono l’amministrazione pubblica come un ostacolo, quasi un nemico e non come un alleato, al quale rivolgersi per risolvere, per ottenere sostegno e per favorire lo sviluppo delle iniziative.

E pensare che in qualsiasi azienda privata i clienti – e noi tutti lo siamo per l’amministrazione pubblica – rappresentano il valore più importante e più prezioso sui quali un imprenditore può contare, oltre naturalmente ai propri collaboratori.

Ma perché questa sensibilità e attitudine non viene fatta propria anche dall’amministrazione pubblica?

L’evoluzione del personale pubblico in Ticino ha visto un aumento significativo negli ultimi anni, oltre 800 unità solo negli ultimi 4 anni, e questa tendenza non è più giustificabile per rapporto ai servizi richiesti dal paese. Se poi paragonato con la media nazionale, il numero dei dipendenti pubblici in Ticino risulta addirittura sovradimensionato di un terzo. Oltre 9200 dipendenti per 355’000 cittadini, significa uno ogni 38.5 abitanti, senza contare i dipendenti della confederazione e quelli comunali. Sembrerebbe che siamo una popolazione sotto tutela.

Ma quindi, la logica farebbe pensare che più personale pubblico, significhi una maggiore attenzione ed efficienza, oltre che una migliore prossimità e puntualità del servizio verso l’utente.

Purtroppo, così non è! Allora però lo Stato dovrebbe quantomeno analizzare e chiedersi il motivo per il quale la percezione non è quella auspicata e cercare di porvi rimedio. La fiducia del cittadino verso le istituzioni non è una banalità, ma rappresenta un criterio che necessita di venir misurato costantemente.

In qualsiasi azienda, affinché possa esistere sul mercato, i dipendenti non possono eccedere all’infinito, ma devono rispondere alla logica di sopportabilità finanziaria in funzione dei servizi o prodotti erogati e, naturalmente, risultare concorrenziale.

Lo Stato non deve rispondere a logiche di mercato, ma neppure può ignorare di crescere più di quanto possa permettersi.

E il Canton Ticino?

Il Ticino ha tutte le risorse per invertire questa tendenza — ammesso che abbia il coraggio delle riforme, di quelle vere però, e saprà chinarsi seriamente sui problemi, come pure se saprà prendere decisioni forti, concertate con una visione a medio-lungo termine.

Negli ultimi anni, come accennato, lo Stato si è ampliato in modo costante e smisurato, senza purtroppo chiedersi se, se lo potesse veramente permettere. Ogni nuova esigenza sociale, ogni emergenza, ogni nuova competenza ha generato strutture, uffici, procedure, talvolta senza che si rivedessero quelle esistenti e/o fossero superflue. Tutto questo viene purtroppo percepito come ostacolo alla crescita e all’iniziativa.

Insomma, una sorta di freno a mano sempre tirato!

Il risultato è sotto gli occhi di tutti: un’amministrazione che costa sempre di più, che tende ad autoalimentarsi e che fatica tremendamente a rinnovarsi. Ma soprattutto un’amministrazione che il paese, piaccia o no, non può più permettersi, che non riesce più a finanziare e che si distanzia sempre più dal cuore dei suoi clienti.

Questa è la verità delle cose!

Non si tratta di mettere in discussione il valore del servizio pubblico, né tantomeno il lavoro di chi ogni giorno lo garantisce con dedizione, impegno e naturalmente con la giusta mentalità. E ne abbiamo la prova, sono in tanti.

Si tratta invece di chiedere una cosa semplice: che lo Stato si concentri su ciò che è davvero essenziale e si astenga di regolamentare l’irregolamentabile, evitando di invadere il campo delle iniziative private.

Che smetta di fare tutto, e torni a fare bene ciò che deve fare veramente.

Anche le cittadine e i cittadini e naturalmente l’economia devono però fare la loro parte, nessuno escluso.

Non ci tiriamo indietro, siamo consapevoli che anche l’economia in questo senso ha un ruolo determinante per il benessere del paese, ed è pronta anche a rinunce, a patto che portino a obiettivi chiari e misurabili, e che possa contribuire con le proprie competenze e idee.

Ma non si può pretendere dall’economia che faccia rinunce incondizionate.

Ci vogliono garanzie precise, invocare la fumosa simmetria dei sacrifici non è sufficiente, perché poi spesso tale simmetria si rivela asimmetrica e mira a cospargere ulteriormente gli ingranaggi di sabbia per frenarli.

Oggi, come Camera di Commercio, vogliamo essere propositivi e concreti elencando le riforme immediate che il Consiglio di Stato può promuovere, senza esitare.

Elencherò 7 misure attuabili con l’invito al Consiglio di Stato a volerle fare proprie.

1. Un blocco alle assunzioni e avvicendamenti responsabili

Il primo passo è senza dubbio contenere la crescita del personale dello Stato e di quello parastatale. Questione non solo cantonale, ma che riguarda anche la Confederazione.

È ovvio che anche l’economia qui deve fare la sua parte, rinunciando a invocare regole laddove non necessarie e dare quindi il buon esempio.

Propongo pertanto un blocco immediato delle nuove assunzioni, con una regola chiara: nei prossimi cinque anni si sostituirà al massimo il 50% di chi va in pensione.
Non si tratta di tagliare i servizi o, peggio ancora, di toglierli a chi ne ha veramente bisogno, ma di spingere l’amministrazione a riorganizzarsi, a ridurre i doppioni, a ottimizzare le risorse, a digitalizzare dove possibile e riformare finalmente i servizi ritenuti essenziali.

Nulla di impossibile perché nelle nostre aziende questi processi, queste analisi di sostenibilità finanziaria e adattamento al mutevole mercato vengono promosse costantemente per mantenere la competitività sul terreno.
Non fosse così rischieremmo il fallimento o la chiusura.

Ogni pensionamento può diventare quindi un’occasione per ripensare i processi e la distribuzione dei compiti, attingendo alle risorse già presenti, senza necessariamente rivolgersi all’esterno, se non nei casi di assoluta necessità.

2. Una riforma del settore sanitario di competenza cantonale

La spesa sanitaria cantonale cresce troppo rapidamente e non solo perché il cittadino è divenuto più fragile e vulnerabile. La realtà, sotto gli occhi di tutti, evidenzia un disequilibrio evidente tra offerta di prestazioni e consumo.

Eppure, nonostante ciò, non sempre cresce la qualità o l’efficienza del sistema.

Serve una riforma coraggiosa: semplificare la governance degli ospedali, rafforzare la medicina di base, razionalizzare i mandati di prestazione e favorire la collaborazione tra strutture pubbliche e private.

Il Consiglio di Stato dovrebbe pure esercitare un maggior controllo dell’offerta sanitaria attraverso la sospensione di nuove autorizzazioni, istituire una moratoria per infermieri indipendentie organizzazioni private di cure a domicilio e applicare la clausola del bisogno per attrezzature medico-tecniche.

Il Cantone deve sfruttare al massimo i margini concessi dalla legislazione federale, ben cosciente che il problema è costituito anche e soprattutto dall’ormai superata LAMAL e quindi deve farsi promotore verso Berna di una profonda riflessione della legge federale che mostra ormai la sua inadeguatezza.

L’obiettivo non deve essere solo “spendere meno”, ma spendere meglio, garantendo la sostenibilità di lungo periodo.

3. Una revisione a 360 gradi del sistema di sussidi

Il sistema dei sussidi cantonali è diventato una foresta intricata di regole, eccezioni e programmi.
Non solo, il sistema dei sussidi sociali in Ticino è attualmente sotto forte pressione, con una spesa che ha superato il miliardo di franchi annui, rendendo il Cantone uno dei più costosi in Svizzera in rapporto alla popolazione. Questo ha portato inevitabilmente ad un acceso dibattito politico e alla richiesta ad alta voce di una riforma strutturale del sistema sociale.

Finora, ogni buona intenzione si è tradotta in una nuova misura, spesso sovrapposta ad un’altra, senza misurarne l’efficacia e il reale impatto.

È il momento quindi di una revisione completa dei sussidi sociali in Ticino per garantire sostenibilità, equità e incentivi al lavoro partendo da:

  • l’eliminazione delle sovrapposizioni e i doppioni
  • l’introduzione di criteri di verifica chiari e verificabili
  • la misurazione dei risultati, non solo delle intenzioni.
  • la verifica e il confronto con altri cantoni
  • potenziando i controlli contro frodi e abusi e limitando l’accesso improprio ai sussidi.

I sussidi devono rappresentare un aiuto temporaneo, premiare il reinserimento nel mondo del lavoro, sostenere le fasce fragili, ma non devono costituire una struttura permanente.

4. Eliminare le leggi inutili

Troppo spesso le leggi cantonali vengono moltiplicate per rispondere ad ogni minima questione, creando vincoli che complicano la vita a cittadini e imprese.

Generano costi amministrativi per le parti coinvolte, allungano i tempi di attesa per ottenere permessi ed approvazioni, ritardando spesso e volentieri progetti importanti con la conseguenza di limitare pure la crescita economica del paese.

Propongo pertanto un principio semplice, ma efficace: 

  • ogni nuova legge deve comportare l’abrogazione di almeno una legge esistente.

Questo è possibile se si introducesse un sistema di verifica dell’efficacia delle leggi, strumento conosciuto e applicato già a livello federale che ha lo scopo di:

  • Migliorare la qualità legislativa, correggendo le leggi inefficaci o obsolete attraverso dati concreti e risultati misurabili
  • Di rafforzare il ruolo di sorveglianza del Parlamento e aumentare la fiducia dei cittadini nelle istituzioni
  • Di ottimizzare le risorse pubbliche identificando sprechi e inefficienze, promuovendo l’uso razionale dei fondi pubblici
  • Di consentire di adattare le leggi ai cambiamenti sociali, economici e tecnologici e quindi favorire un approccio dinamico della governance di paese
    E non meno importante:
  • i decisori pubblici sono chiamati a rispondere dei risultati delle leggi che approvano

Questi correttivi e semplici misure obbligherebbero il legislatore e il Consiglio di Stato a riflettere sulle priorità, evitando l’inflazione e la giungla normativa che oggi soffoca l’iniziativa privata.

5. Deregolamentare e aprirsi a cittadine e cittadini

Molti cittadini e imprenditori percepiscono un’amministrazione ostile, più attenta a regolamentare e sanzionare che ad aiutare.

Per trasformare un’amministrazione percepita come ostile e burocratica in un’istituzione collaborativa e orientata al cittadino, è necessario un cambiamento profondo di mentalità che coinvolga norme, processi, cultura organizzativa, attitudine e strumenti tecnologici.

Ecco alcune strategie concrete che il Canton Ticino (o qualsiasi ente pubblico) potrebbe adottare:

  • Ridurre la complessità delle norme e degli adempimenti burocratici.
  • Introdurre il principio del “once only”, ossia i cittadini non devono fornire più volte le stesse informazioni.
  • Eliminare procedure ridondanti e documentazione non essenziale.
  • Offrire servizi online semplici e accessibili, disponibili 24/7.
  • Introdurre sportelli digitali unificati per cittadini ed imprese.
  • Automatizzare i processi ripetitivi per ridurre tempi e costi
  • Ridurre i tempi di risposta delle pratiche
  • Formare il personale pubblico ad un approccio orientato al servizio, non solo al controllo o al sanzionamento.
  • Introdurre meccanismi di feedback sistematici da parte di cittadini e imprese.
  • Promuovere una comunicazione chiara, empatica e trasparente.

Un’amministrazione efficiente non è quella che produce più regolamenti, ma quella che serve meglio i cittadini attraverso un approccio trasparente, cordiale ed empatico, che automaticamente genera una maggiore fiducia nelle istituzioni da parte dell’utente.

6. Favorire la mobilità interna all’amministrazione

Il blocco delle assunzioni deve essere accompagnato da una maggiore mobilità interna.
Troppe competenze rimangono confinate in uffici chiusi su sé stessi.

Favorire la mobilità interna nella pubblica amministrazione è una leva strategica per migliorare l’efficienza, la motivazione del personale e la qualità dei servizi.  
Di seguito qualche criterio e modalità di come implementarla:

  • Definendo regole uniformi per i trasferimenti interni, con criteri oggettivi e accessibili.
  • Prevedendo bandi interni regolari per la copertura di posizioni vacanti.
  • Consentendo ai dipendenti di candidarsi facilmente a nuove posizioni.
  • Offrendo percorsi di riqualifica e aggiornamento per favorire il passaggio tra ruoli o settori.
  • Premiando la disponibilità alla mobilità con benefit, formazione o avanzamenti di carriera.
  • Promuovendo una cultura della flessibilità e della collaborazione intersettoriale.
  • Sensibilizzando i dirigenti sull’importanza della mobilità come strumento di sviluppo.

Bisogna assolutamente rendere normale — e incentivato — lo spostamento del personale tra settori e dipartimenti, dove le competenze possono essere più utili.

Solo così si sviluppa una cultura dell’amministrazione come squadra unita al servizio del cittadino, e non come somma di piccoli feudi.

7. Rivedere i compiti dello Stato

Infine, la riforma più importante, forse la più complessa, ma anche la più urgente: 

chiedersi cosa deve ancora fare lo Stato, e cosa può lasciare alla società civile o all’iniziativa privata.

Molti compiti oggi assunti dal Cantone potrebbero essere gestiti meglio da enti locali, fondazioni, o partnership pubblico-private.
Non è una ritirata, è un atto di fiducia verso la società.
Uno Stato più leggero può essere più giusto, se sa concentrarsi sui compiti essenziali, sui compiti strategici di cui è incaricato, che sono principalmente:

l’istruzione e la formazione, la sanità pubblica, la sicurezza e ordine pubblico, i servizi sociali e l’assistenza, le infrastrutture e i trasporti, l’ambiente e il territorio l’amministrazione e la giustizia.

Tutti compiti questi elencati che sono indispensabili per la coesione sociale del nostro paese.

In conclusione:
Riformare non significa demolire. Significa ricostruire su basi più solide.
Il Consiglio di Stato ha oggi la possibilità di dimostrare che la buona amministrazione non è una promessa, ma una scelta politica.
Una scelta fatta di coraggio, di coerenza e di responsabilità verso chi lavora, verso chi produce, verso chi crede ancora nel valore della cosa pubblica.

Il Ticino non ha bisogno di più Stato. No!
Ha bisogno di uno Stato migliore, più snello, più giusto, più vicino ai cittadini.
E questo, il Consiglio di Stato può cominciare a farlo da subito, senza esitare.

Non servono nuove leggi, ma nuova volontà.
Non servono più risorse, ma più coraggio organizzativo.

È tempo di riformare per servire meglio.
E questo tempo è adesso, non domani!

Noi, rappresentanti dell’economia, faremo la nostra parte, ma non lasceremo che vengano messe in discussione le condizioni essenziali per favorire la crescita economica del nostro tessuto attraverso misure che penalizzino l’imprenditorialità e lo sviluppo delle nostre imprese.

Tradotto in parole chiare significa che non permetteremo l’aumento incondizionato di imposte e tasse, senza che prima venga promossa una sacrosanta verifica dei compiti e proposte misure di risparmio serie ed efficaci.

Come accennato in entrata del mio discorso odierno all’assemblea il contesto globale, nazionale e cantonale è condizionato certamente da sfide non indifferenti che, a cascata sono di natura sociale, economica, politica, ambientale e, di questi tempi, purtroppo anche di natura bellica.

Abbiamo comunque la fortuna di vivere in un paese che, nonostante tutto e tutti, molti ci invidiano e la risposta alle difficoltà sono ancora ragionevolmente puntuali ed efficaci.

Ma non possiamo crogiolarci dietro a questa affermazione e pensare che qualcuno provvederà anche in futuro a garantirci il benessere costruito, ma che lentamente ed inesorabilmente si sta sgretolando.

In Ticino lo stato di salute del nostro Cantone è, per dirla in termini di medicina, vicina al collasso e, per curare il paziente bisogna finalmente prendere decisioni, non più procrastinabili, ma urgenti.

Politica, economia e parti sociali sono chiamate a dare risposte e soluzioni, certamente di non facile interpretazione, ma la tanto decantata simmetria dei sacrifici deve dapprima sopprimere gli sprechi, gli esuberi e l’inefficienza di sistema.

Concludo quindi non prima di ringraziare tutte le collaboratrici e collaboratori che lavorano quotidianamente in Camera di Commercio che giorno dopo giorno con dedizione ed impegno si preoccupano di sostenere le nostre aziende.

Un ringraziamento particolare lo dedico con riconoscenza a Luca Albertoni, il nostro direttore che unitamente allo staff di direzione della Camera di Commercio svolgono un lavoro di grande intensità e contenuti, anche se non sempre visibile.

Ringrazio pure l’ufficio presidenziale e la Vicepresidente Cristina Maderni, che mi accompagnano costantemente nell’affrontare temi, situazioni e la quotidianità.
Grazie di cuore a tutti voi!

Termino quindi la mia esposizione con un aforisma di Indro Montanelli che cita:

“Lo Stato dà un posto. L’impresa privata dà un lavoro.

A voi tutti presenti oggi vi ringrazio per l’attenzione e per la fiducia riposta nella nostra organizzazione mantello dell’economia ticinese.


Lugano, 17 ottobre 2025

Imprese svizzere e accordo AELS-Mercosur: focus Brasile

Il 16 settembre 2025, a Rio de Janeiro, è stato firmato un accordo storico che ridefinisce le relazioni del nostro Paese con il Sud America.
L’Associazione europea di libero scambio (EFTA) e i Paesi del Mercosur – Argentina, Brasile, Paraguay e Uruguay – hanno concluso un’intesa che dà vita a una delle più grandi zone di libero scambio al mondo e apre alla Svizzera un mercato di circa 270 milioni di persone e un’economia complessiva pari a quasi 3 trilioni di dollari. Per le imprese svizzere, questo significa molto più di un semplice ampliamento di mercato: si tratta di un cambiamento epocale, con il Brasile che si conferma protagonista di questa nuova stagione di cooperazione economica.

La conclusione dell’accordo, datata 2 luglio 2025, segna una tappa chiave nella politica commerciale della Svizzera, a testimonianza dell’impegno del Paese verso una progressiva integrazione nei mercati globali. Sebbene l’entrata in vigore dipenda ancora dai processi di ratifica, a stima diremmo nel 2027, i dati economici prospettano già oggi benefici considerevoli: secondo la SECO, circa il 96% delle esportazioni svizzere verso il Mercosur beneficerà dell’esenzione dai dazi una volta completato il processo di liberalizzazione tariffaria, generando risparmi annui superiori a 155 milioni di franchi. Questi numeri evidenziano chiaramente l’impatto trasformativo che l’accordo avrà sull’economia elvetica.

Opportunità settoriali e ruolo del Brasile

L’intesa apre scenari particolarmente rilevanti per diversi settori strategici dell’economia svizzera. L’industria tecnologica, penalizzata dalle crescenti dinamiche protezionistiche globali e da un contesto economico internazionale caratterizzato da forte instabilità, potrà finalmente contare su un accesso preferenziale a mercati in forte crescita.
Il Brasile si conferma protagonista in questa nuova fase di collaborazione commerciale. Con l’economia più grande e diversificata del Sud America, un mercato interno in continua espansione e oltre 213 milioni di consumatori, il Paese offre opportunità uniche alle imprese svizzere. I settori di interesse spaziano dall’industria farmaceutica alla meccanica di precisione, dall’orologeria all’agroalimentare di qualità, fino alle tecnologie ambientali.
Sempre più rilevante è il ruolo dell’ecommerce, che non solo stimola la domanda di beni di largo consumo, cosmetici, e prodotti alimentari, ma apre anche spazi per soluzioni innovative e la creazione di moderni centri di distribuzione, offrendo prospettive significative per le aziende attive in automazione e software per la gestione dei magazzini.

Complessità normative e sfide operative

Approcciare il mercato brasiliano richiede però competenze specifiche.
La normativa locale in materia di proprietà industriale è in fase di modernizzazione per allinearsi agli standard internazionali, con un’attenzione particolare alla protezione dei farmaci innovativi e delle tecnologie
avanzate: ambiti nei quali la Svizzera eccelle.
Oltre agli aspetti legali, le imprese devono considerare l’importanza delle certificazioni di prodotto: standard tecnici e requisiti di conformità possono variare in modo significativo rispetto all’Europa, e una pianificazione accurata di questi processi diventa essenziale per evitare ritardi e costi aggiuntivi.

Un ulteriore fattore critico riguarda la scelta del partner commerciale locale. Identificare interlocutori affidabili, con una solida conoscenza del mercato e delle procedure operative, è determinante non solo per ridurre i rischi ma anche per accelerare i tempi di ingresso e costruire relazioni di lungo periodo.
Un ulteriore elemento da non sottovalutare è la logistica regionale all’interno del Mercosur. L’integrazione delle catene di fornitura tra i diversi Paesi membri – ad esempio per lo spostamento di merci tra Brasile, Argentina e Uruguay – offre opportunità di efficienza, ma comporta anche la necessità di padroneggiare
procedure doganali interne e regolamenti che, pur semplificati dall’accordo, restano complessi. Una logistica efficiente non solo garantisce puntualità e fiducia, ma riduce i costi e rafforza la competitività, elementi cruciali in un mercato altamente concorrenziale.

L’evento del 28 ottobre: approfondimento operativo

Per sostenere le imprese della Svizzera italiana in questa fase di straordinarie opportunità, la Camera di commercio e dell’industria del Cantone Ticino (Cc-Ti) promuove l’“Evento Paese | Brasile: accesso al mercato e pratiche operative”, in programma il 28 ottobre 2025 dalle ore 16:30 presso il Centro Studi Bancari di Vezia.
Con il contributo di partner come Cippà Trasporti SA, M. Zardi & Co. SA e Switzerland Global Enterprise (SGE), l’incontro offrirà strumenti concreti, contatti qualificati e insights strategici per cogliere al meglio le opportunità del nuovo scenario commerciale.

Dopo i saluti iniziali, Monica Zurfluh, Responsabile Commercio Internazionale presso la Camera di Commercio del Canton Ticino, presenterà una prima panoramica dei contenuti dell’accordo, analizzandone le implicazioni pratiche per le aziende elvetiche.

Bruno Aloi, Senior Consultant Latin America di S-GE, guiderà i partecipanti attraverso le strategie di ingresso e sviluppo nel mercato brasiliano, fornendo insights preziosi derivanti dalla sua esperienza diretta nell’accompagnamento delle aziende svizzere verso l’America Latina.

La tematica della proprietà intellettuale sarà affrontata dal Dott. Paolo Gerli, mandatario brevettuale e consulente in proprietà industriale dello studio M. Zardi SA. La sua expertise permetterà ai partecipanti di comprendere le strategie pratiche per muoversi efficacemente nel sistema brasiliano di proprietà industriale in fase di modernizzazione.

Gli aspetti logistici saranno illustrati da Roberto Nanni e Roberto Speroni, rispettivamente Consulente Logistico e Buyer presso Cippà Trasporti SA, che condivideranno la loro approfondita conoscenza delle sfide e delle soluzioni operative per il trasporto e la distribuzione, arricchita dal contributo da remoto di Antonino di Marco, co-fondatore di Proa-Latam, che offrirà una prospettiva diretta sulle peculiarità logistiche.

A chiusura, un aperitivo di networking permetterà ai partecipanti di scambiare idee e sviluppare contatti qualificati.

Uno sguardo al futuro

L’accordo AELS–Mercosur non è solo un trattato commerciale, ma un ponte verso una cooperazione di lungo termine. Il Brasile si afferma come hub strategico per l’America Latina, offrendo alle imprese svizzere un punto d’accesso privilegiato a un intero continente.
In un contesto globale che impone diversificazione e resilienza, l’intesa rappresenta un’occasione da cogliere. Partecipare all’evento del 28 ottobre significa acquisire gli strumenti necessari per trasformare le opportunità in risultati concreti e per costruire partnership durature, capaci di generare valore nel tempo.

INFORMAZIONI E ISCRIZIONE:
EVENTO PAESE | BRASILE: ACCESSO AL MERCATO E PRATICHE OPERATIVE

“Riformare per servire al meglio”

In un contesto finanziario e istituzionale sempre più complesso, come hanno dimostrato anche le recenti votazioni cantonali, appare evidente che anche il Cantone Ticino debba affrontare con decisione una fase di rinnovamento e di profonde riforme che richiedono la partecipazione attiva di tutti, senza distinzioni. Il tema sarà al centro dell’imminente Assemblea Generale Ordinaria della Cc-Ti, prevista il 17 ottobre 2025 a Bellinzona. L’intenzione è di appellarsi al Consiglio di Stato affinché assuma un deciso ruolo di guida in un percorso di riforma concreto e coraggioso.

Andrea Gehri, Presidente Cc-Ti

Negli ultimi anni, il Cantone ha progressivamente ampliato la propria sfera d’azione, moltiplicando strutture, regolamenti e procedure, anche perché sollecitato da più parti in tal senso. È un fenomeno che non riguarda solo il Ticino, ma tutta la Svizzera.
Nel nostro contesto si manifesta però con particolare evidenza. Ogni nuova esigenza sociale o normativa si traduce, spesso, in nuove strutture e funzioni, ma raramente questo è accompagnato da una disamina di quelle già esistenti.

L’esito di una tale disfunzione è un sistema che viene, non solo percepito ma dimostrato, come sempre più macchinoso, lento, costoso e distante da cittadine e cittadini; parallelamente, il settore privato affronta sfide crescenti sul piano economico e sociale.

Il messaggio della nostra 108esima Assemblea Generale Ordinaria vuole essere trasparente ed energico: non si tratta di indebolire le Autorità, ma di renderle più risolutive e concludenti (questo lo sottolineiamo per evitare malintesi e polemiche gratuite e inutili).

Trasformare non significa abolire senza distinzioni, bensì una ricerca consapevole nella direzione di semplificare, eliminare le ridondanze, ridare forza e coerenza alle priorità e mettere in discussione abitudini amministrative che non rispondono in modo allineato, alle esigenze e necessità della società di oggi.
L’obiettivo è uno Cantone più snello, più vicino a cittadine i cittadini e più sostenibile nel lungo periodo e, di conseguenza, contemporaneo alle attuali richieste eterogenee.

Le Autorità potrebbero disporre, del resto, di ampi margini di perfezionamento. I dati lo confermano: la spesa è cresciuta in modo esponenziale e anche il continuo incremento indiscriminato di normative pesa inevitabilmente sui conti pubblici.

Con queste premesse, si impone una riflessione sui compiti nodali del Cantone nei suoi rappresentanti, su ciò che deve restare pubblico e su ciò che può essere gestito con maggiore responsabilità individuale o in collaborazione con il settore privato.
Non deve trattarsi però solo di emanare dall’alto. Occorre un cambio di mentalità, la volontà di osare, ma soprattutto di operare con una vera unità di intenti. Nel rispetto dei vari ruoli, è indispensabile che anche le forze politiche e le parti sociali trovino alcuni terreni d’intesa e di alleanza, sui quali operare.

Per questo il ruolo di guida del Consiglio di Stato è essenziale e il governo deve assumere il coraggio di una visione: guidare il cantone in un percorso di riorganizzazione che riduca la burocrazia, renda più efficiente la macchina amministrativa e restituisca centralità al cittadino.
L’intento è costruttivo e propositivo: la credibilità delle Istituzioni passa oggi dalla loro capacità di riformarsi e/o conformarsi. Il Ticino dispone delle competenze, dell’energia e del capitale umano per farlo.

Occorre, (più che nuove risorse), una nuova volontà politica e culturale.

“Un giorno la paura bussò alla porta. Il coraggio andò ad aprire e non trovò nessuno!” M. Luther King

La nostra Assemblea Generale Ordinaria intende proporre un’opportunità di confronto aperto, che intende ribadire un dibattito pubblico sui valori, sulle priorità e sul futuro del Cantone.
Perché, come ribadiamo con forza, riformare per servire meglio non è uno slogan — è una necessità che riguarda tutti, nessuno escluso.

Ponti verso nuovi mercati: l’occasione saudita

Il 2 ottobre 2025, la Camera di commercio e dell’industria del Ticino (Cc-Ti) e la Lugano Commodity Trading Association (LCTA) hanno accolto un pubblico qualificato di imprenditori, dirigenti e trader di materie prime presso Villa Principe Leopoldo a Lugano per un incontro esclusivo su Saudi Vision 2030, commercio globale e gestione del rischio. L’evento, organizzato in collaborazione con Allianz Trade e con la partecipazione della Saudi Exim Bank, si è svolto in un momento cruciale di incertezza economica senza precedenti – ma anche di storica opportunità.
Sul raffinato sfondo di Villa Principe Leopoldo, affacciata sul Lago di Lugano, l’incontro informativo ha unito visioni strategiche e spunti concreti, offrendo ai partecipanti strumenti operativi per affrontare uno dei mercati emergenti più dinamici al mondo.

L’evento si è aperto con l’intervento di Luca Albertoni, Direttore della Cc-Ti, che ha ribadito la missione della Camera: aiutare le imprese ticinesi e non solo ad “anticipare le tendenze internazionali, identificare le opportunità e mitigare i rischi” nell’espansione all’estero.

Incertezza e opportunità nel commercio globale

Il primo keynote è stato affidato ad Anil Berry, membro del Group Board of Management Commercial di Allianz Trade. Il suo messaggio è stato netto: l’economia globale sta attraversando una fase di incertezza eccezionalmente elevata. Le insolvenze, che solo pochi anni fa erano ai minimi storici, sono tornate a crescere a ritmi preoccupanti – e con una rapidità senza precedenti. Se in passato il fallimento di un’azienda richiedeva tre o quattro anni, oggi può avvenire in appena tre o quattro mesi.

Berry ha individuato diversi fattori strutturali: i colli di bottiglia nelle catene di approvvigionamento stanno ritardando la consegna delle merci in media di 30 giorni, mentre le tensioni tariffarie e le difficoltà di finanziamento gravano fortemente sulle imprese. Eppure, in mezzo alla turbolenza, rimangono spazi di crescita. Le previsioni di crescita globale per il 2026 si attestano al 2,5%, con gli Stati Uniti in testa all’espansione di lungo periodo e il Medio Oriente – in particolare l’Arabia Saudita – emergente come regione strategica per gli investimenti. Allianz Trade, ha sottolineato Berry, svolge un ruolo cruciale in questo scenario, gestendo ogni anno 1’300 miliardi di euro di rischio e consentendo flussi commerciali per quasi 6’000 miliardi di euro.

La Vision 2030 saudita e il ruolo della Saudi Exim

Dall’analisi globale di Berry, l’attenzione si è spostata su un’opportunità specifica: la trasformazione economica dell’Arabia Saudita. Abeer AlHarbi, Senior Manager Credit Underwriting presso Saudi Exim Bank, ha presentato l’istituto come iniziativa strategica per l’assicurazione del credito all’esportazione nell’ambito del “Project Bridges”. Fondata nel 2020 per “rafforzare la competitività dell’economia saudita non petrolifera sui mercati globali”, la banca ha già reso possibili oltre 24 miliardi di dollari in soluzioni di finanziamento e assicurazione all’export verso più di 150 Paesi.

I numeri parlano da soli: con il 63% della popolazione sotto i 30 anni e un PIL cresciuto in media del 9% annuo dal 2016, l’Arabia Saudita si sta rapidamente affermando come hub industriale globale. Questo dividendo demografico, unito a massicci investimenti infrastrutturali, genera una domanda eccezionale di tecnologie, macchinari e competenze — settori in cui le aziende svizzere eccellono.

AlHarbi ha posto l’accento su “Project Bridges” (“Jusoor” in arabo), una collaborazione pionieristica di riassicurazione con Allianz Trade. L’iniziativa non è concepita come strumento difensivo, bensì come leva per ampliare la capacità di finanziamento delle imprese saudite e dei loro partner globali, facilitando l’ingresso delle aziende svizzere ed europee sul mercato saudita. Ha spiegato che il programma contribuisce direttamente alla Vision 2030, perseguendo quattro obiettivi:

  • Stimolare la crescita industriale – sostenendo l’importazione di macchinari e tecnologie avanzate per accrescere la produttività locale.
  • Mettere in sicurezza le catene di fornitura – garantendo flussi affidabili di materie prime e macchinari da oltre 70 Paesi.
  • Sbloccare il potenziale export – consentendo ai produttori sauditi di accedere con fiducia a nuovi mercati internazionali.
  • Favorire gli investimenti esteri – offrendo soluzioni assicurative solide che riducono i rischi di ingresso per i partner stranieri.

Far funzionare i “Bridges”: indicazioni pratiche

La presentazione conclusiva è stata affidata a William Whittington, Regional Head di Allianz Trade.
Il suo intervento ha reso accessibili al pubblico gli aspetti tecnici di “Bridges”. Ha descritto un processo concepito per essere il più semplice possibile: gli esportatori o le loro banche presentano le richieste tramite i canali consueti di Allianz Trade; in seguito, Allianz e Saudi Exim effettuano valutazioni indipendenti sul credito e screening ESG/KYC. Una volta approvati, i clienti beneficiano di limiti non cancellabili e di una maggiore capacità assicurativa — fino a 100 milioni di dollari per singolo acquirente saudita, con termini di finanziamento che possono estendersi fino a sette anni.

Whittington ha condiviso anche un caso concreto che ha colpito i partecipanti: un trader di materie prime che, grazie a “Bridges”, ha ottenuto un limite assicurativo sette volte superiore a quello normalmente disponibile per una transazione saudita. Questa espansione drastica della capacità ha trasformato una cauta operazione pilota in una partnership strategica. La flessibilità, ha sottolineato, non è riservata alle grandi imprese: anche le PMI possono beneficiarne, senza alcuna soglia minima di transazione.

Un cauto ottimismo — e una via chiara da seguire

Le discussioni hanno restituito un quadro sfaccettato. Da un lato, la fragilità dell’economia globale resta evidente, con l’aumento delle insolvenze, condizioni di finanziamento più rigide e crisi geopolitiche che aggiungono ulteriori complessità. Dall’altro, strumenti innovativi come la partnership Allianz–Saudi Exim stanno già trasformando il modo in cui le imprese affrontano il commercio in mercati volatili.

Alla chiusura dell’evento, a prevalere è stato un cauto ottimismo. Per le imprese svizzere orientate all’internazionalizzazione, la Vision 2030 saudita e gli strumenti presentati – dalle soluzioni globali di gestione del rischio di Allianz Trade agli strumenti di finanziamento e assicurazione della Saudi Exim – rappresentano non semplici opportunità teoriche, ma ponti concreti verso nuovi mercati.

Il messaggio è stato chiaro: in un’epoca di incertezza, le aziende che prospereranno saranno quelle capaci di unire visione ambiziosa e gestione accorta del rischio. Gli strumenti esistono. Il mercato è pronto. La domanda, per gli imprenditori ticinesi, non è più se esplorare le opportunità saudite — ma quando iniziare.

Intelligenza artificiale e visibilità sul web: evoluzione e strategie

Come l’intelligenza artificiale e Google AI Overview trasformano le logiche di posizionamento di un sito web e quali sono le strategie di visibilità attuabili

L’introduzione delle AI overviews da parte di Google e la rapida diffusione degli LLM (Large Language Model), ad esempio Chat GPT, Gemini, Perplexity, per effettuare ricerche, sta ridisegnando le regole del gioco della visibilità online. Per i CEO, i manager e gli imprenditori, comprendere come adattarsi a questa trasformazione non è più un’opzione, ma una necessità strategica per non perdere terreno competitivo. Le AI overviews di Google, in pratica, sono riassunti, generati da modelli di intelligenza artificiale come Gemini, che forniscono risposte dirette e condensate in cima alla pagina dei risultati di ricerca, con l’obiettivo di soddisfare l’intento dell’utente senza la necessità di cliccare su link esterni.

Ciò da un lato rappresenta un’evoluzione verso un’esperienza utente più conversazionale e personalizzata, dall’altro introduce sfide significative per le aziende, che basano parte del loro posizionamento sulla visibilità fornita dal proprio sito web sui motori di ricerca.

L’impatto concreto sul traffico e sul business

Il cambiamento più evidente è la riduzione significativa del traffico al sito web, in quanto la necessità di risposte dell’utente, risulta già soddisfatta in prima battuta, dalla domanda posta al motore di ricerca, senza dover cliccare per ulteriori approfondimenti ed accedere ai siti web. Il fenomeno si verifica in particolare con le ricerche di natura informativa, che trovano una risposta completa direttamente nella pagina dei risultati (SERP), un evento noto come “zero-click”.

I dati confermano questa tendenza, infatti secondo una recente ricerca condotta da GrowthSRC Media, i tassi di clic (CTR), per le prime posizioni nei risultati di ricerca Google, tra il 2024 e il 2025 sono diminuiti:

  • la percentuale per il primo posto è passata dal 28% al 19% con un calo del 32%, una delle principali cause identificate è la diffusione delle panoramiche AI;
  • la seconda posizione ha risentito ancora di più di questa tendenza, con un calo del 39% del CTR, passando dal 20,85% al 12,60%.

    Lo studio ha preso in esame più di 200’000 keyword provenienti da 30 siti appartenenti ai settori e-commerce, SaaS, B2B ed EdTech. Questo significa che anche un posizionamento eccellente secondo i canoni tradizionali potrebbe non garantire più la stessa visibilità e di conseguenza un afflusso di utenti come prima.

Alcune strategie per migliorare la visibilità di un sito web

Adattarsi a questa nuova realtà richiede un’evoluzione delle tradizionali strategie SEO. La visibilità futura non dipenderà solo da aspetti tecnici, ma dalla capacità di costruire un’autorevolezza inattaccabile e di produrre contenuti di valore eccezionale. Alcuni aspetti da presidiare sono quindi:

1.Diventare una fonte primaria con EEAT (Experience, Expertise, Authoritativeness, and Trustworthiness)
Il concetto di esperienza, competenza, autorevolezza e affidabilità (EEAT) diventa il pilastro fondamentale. Google utilizzerà per le sue AI overview i contenuti che ritiene più affidabili e scritti da esperti riconosciuti. Alcuni esempi di contenuti sono:

  • analisi di settore basate su dati originali
  • casi studio concreti e dettagliati
  • video tutorial che derivano da esperienze
    pratiche

Associare i contenuti ad autori riconoscibili e qualificati, con biografie pubblicate sul sito e profili online (ad esempio LinkedIn) che ne attestino la competenza.
Costruire un brand forte, ovvero un marchio citato e riconosciuto nel proprio settore è un segnale inequivocabile di autorevolezza per l’algoritmo.

2. Ottimizzazione per i “motori di risposta” (AEO)

Il focus si sposta dalla “Search Engine Optimization” (SEO) alla “Answer Engine Optimization” (AEO). Le persone non cercano più solo per parole chiave, ma pongono domande complesse e in linguaggio naturale. I contenuti devono essere quindi strutturati per:

  • rispondere in modo chiaro e conciso, utilizzando formati come faq, elenchi puntati e tabelle per fornire risposte dirette che l’AI possa facilmente estrarre e citare.
  • focalizzarsi su nicchie e “long-tail” con domande molto specifiche e conversazionali, così si avranno maggiori probabilità di attivare una AI overview. Ottimizzare i contenuti per rispondere a queste domande complesse è una strategia vincente.

3. Seo tecnico e dati strutturati

Un’infrastruttura tecnica impeccabile è un prerequisito. Implementare i dati strutturati (schema.org) che “traducono” i contenuti del sito in un linguaggio che i motori di ricerca comprendono in modo univoco, aumentando le probabilità di essere inclusi nelle risposte degli LLM. Allo stesso modo, la velocità del sito e una perfetta usabilità da mobile sono fattori imprescindibili.

4. Diversificazione e sfruttamento di canali alternativi

Data la potenziale contrazione del traffico da ricerca organica, è fondamentale non dipendere esclusivamente da un unico canale di traffico come Google.
Costruire una community attorno alla quale investire in social media professionali, newsletter, e altri canali diretti, permette di creare una base di utenti fidelizzati.
Avere una presenza diversificata su piattaforme come YouTube, podcast di settore, questi diventano asset strategici per costruire un’autorevolezza a 360 gradi e generare traffico qualificato.

Un nuovo paradigma della visibilità è arrivato

L’avvento dell’intelligenza artificiale, quindi, non segna la fine della SEO, ma la sua evoluzione verso una disciplina più olistica e qualitativa. Per le aziende, la sfida è trasformare la propria presenza web ed il brand in una fonte di informazione così autorevole da diventare un partner fidato, sia per gli utenti umani che per gli algoritmi di intelligenza artificiale.

La visibilità futura non si conquisterà con il volume, ma con il valore, l’autorevolezza e la capacità di rispondere in modo pertinente alle domande complesse dei propri clienti. L’investimento oggi in contenuti di alta qualità e in una solida reputazione online saranno il fattore determinante per il successo di domani.


Webinar Cc-Ti – Come l’Intelligenza Artificiale ridefinisce le logiche SEO e la visibilità aziendale sul web
Sul tema affrontato in questo articolo, la Cc-Ti organizza un webinar il prossimo 19 novembre 2025, dalle 10.00 alle 11.30.
Clicca qui per maggiori informazioni e iscrizioni

Articolo a cura di Sandra Januario, Communications and Marketing Expert, Develed Sagl

“Non c’è solo la libera circolazione”

Nell’intervista di Jacopo Scarinci, pubblicata su laRegione di sabato 20.9.2025, a margine dell’evento organizzato con il Consigliere federale Ignazio Cassis, il Direttore della Cc-Ti Luca Albertoni spiega la posta in gioco per il Ticino: energia, commercio e formazione.

Nella foto i relatori dell’evento del 19.9.2025, da sin. Luca Albertoni, Direttore Cc-Ti; Ignazio Cassis, Consigliere Federale; Vania Alleva, Presidente nazionale UNIA; Monika Rühl, Presidente della Direzione generale di economiesuisse; Giovanni Merlini, Avvocato e Presidente SUPSI e Jon Pult, Consigliere Nazionale Presidente Associazione Svizzera Politica Estera. © Ti-Press / Francesca Agosta

Approvati dal Consiglio federale il 13 giugno, messi in consultazione fino al 31 ottobre e pronti a finire sugli scranni del parlamento nazionale entro il primo trimestre del 2026, gli Accordi Bilaterali III tra Svizzera e Unione europea sono stati protagonisti il 19.9.2025 di un evento organizzato a Bellinzona dalla Cc-Ti. Ospiti il consigliere federale e capo del DFAE Ignazio Cassis, la presidente del nazionale del sindacato Unia Vania Alleva, la presidente della Direzione generale di Economiesuisse Monika Rühl e il presidente della Supsi Giovanni Merlini. Posta l’importanza del tema, è altrettanto fondamentale provare a capire come da un tema così macro e internazionale si possano dedurre elementi locali e che i ticinesi vivono sulla propria pelle ogni giorno. A colloquio con ‘laRegione’ a margine dell’evento, il Direttore della Cc-Ti Luca Albertoni spiega quella che, secondo lui, è la posta in gioco per il Canton Ticino.

Qual è la vera e concreta importanza di una via bilaterale con l’Europa per il Canton Ticino? In quali settori si esplica soprattutto questa esigenza?

Ovviamente in Ticino quando si parla di Accordi bilaterali si pensa solo alla libera circolazione delle persone e all’Italia. È innegabile che la libera circolazione, pur con dei limiti che anche noi riconosciamo e che hanno portato all’introduzione di strumenti di protezione sociale, sia importante per il reclutamento di personale, soprattutto in un periodo storico che è e sarà contraddistinto da una carenza di manodopera molto diffusa. Ma ridurre gli Accordi bilaterali a questo sarebbe sbagliato. Nell’ambito della formazione ad esempio, i nostri istituti universitari beneficiano di diverse decine di milioni di franchi di fondi dell’Unione europea. Gli ostacoli tecnici al commercio sono pure un elemento molto importante per le nostre aziende esportatrici. Abbiamo ad esempio visto cosa ha significato la scadenza dell’accordo di riconoscimento reciproco dei prodotti in ambito Medtech, che ha obbligato le nostre aziende a superare ostacoli burocratici ulteriori e quindi costi supplementari. Senza dimenticare l’ambito dell’energia, nel quale siamo confrontati a una dipendenza dall’estero per la sicurezza dell’approvvigionamento.

Cosa vi soddisfa e cosa non vi soddisfa di questo pacchetto?

Stiamo ancora valutando nel dettaglio perché la materia è ampia e complessa e una determinazione definitiva la inoltreremo nella procedura di consultazione. In generale è positivo che vi sia una base di discussione fondata e che si cerchi di avere regole chiare per l’accesso al mercato europeo. Poi è evidente che, come in ogni trattativa negoziale, vi siano elementi che piacciono di meno. Ad esempio stiamo discutendo in maniera molto approfondita con le associazioni nazionali l’ormai famosa clausola di salvaguardia, in modo che resti uno strumento efficace senza però ostacolare in maniera eccessiva l’economia. Se venisse invocata con eccessiva facilità, avrebbe un inutile effetto paralizzante, per cui va utilizzata con equilibrio e coinvolgendo le parti sociali in maniera importante. Chiaro che in generale l’aspetto della sovranità normativa va valutato e soppesato bene. Adeguarsi al diritto europeo per molti ambiti è quasi essenziale per accedere al mercato europeo e, di fatto, avviene già da tempo trasformando in diritto nazionale quello europeo. Una variante più “dinamica” di questo adeguamento richiede ovviamente un approccio diverso e di questo stiamo valutando le conseguenze, come ad esempio in termini di libertà decisionale in ambito energetico.

Condivide l’accusa fatta spesso da destra al Consiglio federale di essere troppo timido con l’Ue nelle trattative?

Non partecipando direttamente alle trattative è sempre difficile dare un giudizio su cosa e come si può negoziare. Abbiamo molte carte da giocare ma non dobbiamo nemmeno sopravvalutare il nostro potere negoziale. Ritengo che la diplomazia svizzera sappia fare bene il suo lavoro e del resto anche con gli Stati Uniti il negoziato era andato bene fino alla decisione umorale del Presidente americano. La critica ovviamente ci sta, ma spesso fatico a capire cosa vogliono far valere coloro che rimproverano l’eccessiva timidezza alle autorità federali.

Vista la questione dei dazi imposti dagli Stati Uniti, la possibilità di un avvicinamento all’Ue in materia commerciale è nelle cose o la vede come una semplificazione?

Ha un fondo di verità, visto che comunque si tratta di un mercato per noi fondamentale, ma mi sembra una conclusione semplicistica. Per natura e per le nostre strutture la Svizzera deve mantenere aperto un dialogo con tutti, Stati Uniti compresi, e la politica dell’ampia diffusione degli Accordi di libero scambio è un tassello essenziale in questo senso. A maggior ragione questo è importante in un contesto di alleanze e geometrie variabilissime e labili, per cui l’ipotetico alleato fedele di oggi può essere domani un concorrente agguerrito. L’importante è mantenere l’equilibrio dei buoni rapporti con tutti, consapevoli delle nostre forze. Poi le alleanze si stringono naturalmente.


Intervista di Jacopo Scarinci, pubblicata su laRegione di sabato 20.9.2025

L’India oltre il mercato: un viaggio culturale

Oltre una ventina di partecipanti si sono riuniti nella sede della Cc-Ti lo scorso 25 giugno per approfondire le opportunità offerte dal nuovo Accordo di libero scambio AELS-India (TEPA), con particolare attenzione alle sfide interculturali che le PMI si trovano ad affrontare quando entrano nel mercato indiano.

Una cornice strategica: il TEPA come “game changer”

In apertura, Monica Zurfluh, responsabile del servizio Commercio internazionale della Cc-Ti, ha riassunto gli aspetti salienti dell’accordo commerciale e di partenariato economico con l’India (Trade and Economic Partnership Agreement, TEPA), firmato nel marzo 2024 e attualmente in fase di ratifica. Oltre alle concessioni tariffarie significative– che prevedono, tra l’altro, l’eliminazione dei dazi su oltre il 95% dei prodotti industriali svizzeri – l’intesa crea condizioni privilegiate per l’erogazione di servizi nei settori finanziario, assicurativo e bancario. Novità assoluta nel panorama degli accordi commerciali, il TEPA prevede anche obiettivi quantitativi vincolanti per gli investimenti: l’AELS si impegna a generare 100 miliardi di dollari di investimenti e a creare 1 milione di posti di lavoro in India entro 15 anni. In caso di mancato raggiungimento, il governo indiano potrà sospendere le concessioni pattuite.

L’importanza della cultura: la chiave per decifrare l’India

Il cuore dell’incontro è stato l’intervento di Marco Casanova, docente presso l’Istituto per la Competitività e la Comunicazione della Scuola universitaria professionale della Svizzera nordoccidentale (FHNW), che ha posto l’accento sul ruolo cruciale della cultura nelle relazioni d’affari con l’India. A partire dall’assunto che la cultura è strategia, Casanova ha guidato i presenti attraverso una riflessione sulle principali differenze tra i modelli svizzero e indiano, esplorando dimensioni quali:

  • il passaggio da una cultura deal-focused (centrata sull’accordo) a una cultura relationship-focused (centrata sul rapporto personale);
  • la diversa percezione delle gerarchie, dello status e del rispetto dell’autorità;
  • la contrapposizione tra una concezione rigida del tempo, tipicamente svizzera, e una visione fluida, più comune in India;
  • le modalità di comunicazione e la necessità di affinare la propria sensibilità interculturale per cogliere segnali verbali e non verbali in un contesto complesso.

Un’opportunità di formazione continua

Nel suo intervento, Casanova ha inoltre presentato un Executive Program dedicato all’India, sviluppato nell’ambito dell’offerta formativa della FHNW e promosso in Ticino dalla Cc-Ti nell’ambito di una collaborazione esclusiva e inedita per il territorio. Il programma è pensato per dirigenti e imprenditori che desiderano comprendere in profondità il contesto socio-economico e culturale indiano, combinando formazione teorica e testimonianze pratiche. Un’occasione per acquisire competenze mirate, costruire una rete professionale qualificata e prepararsi ad affrontare con consapevolezza le sfide di un mercato dinamico e in continua evoluzione.

Oltre i numeri, le persone

Il Business Breakfast si è concluso con una colazione di networking, che ha dato spazio a scambi informali tra partecipanti e relatori. L’evento ha ribadito che la chiave del successo in India non sta solo nei vantaggi tariffari o nelle cifre degli investimenti, ma nella capacità di comprendere e adattarsi a un contesto culturale profondamente diverso. Solo così sarà possibile trasformare il potenziale del TEPA in un reale vantaggio competitivo.

Conoscere, conoscersi

Venerdì 16 maggio 2025 davanti a circa 75 persone, nella peculiare cornice de la Sala Carlo Basilico a Balerna presso lo Spazio Polus – decorata con 12 pitture murali dell’artista Carlo Basilico (1895-1966), rappresentanti località di provenienza delle sigaraie situate nel Mendrisiotto – è andato in scena l’evento “Conoscere, conoscersi”, un nuovo format della Cc-Ti.

Quest’edizione è stata organizzata in collaborazione con l’Ente regionale per lo sviluppo del Mendrisiotto e Basso Ceresio, il Comune di Balerna, e Polus SA.

L’idea è quella di ribaltare la logica classica dell’evento dove sono i relatori che tematizzano gli argomenti, strutturando così l’evento ed il suo progresso. In “Conoscere, conoscersi”, invece, si instaura un dialogo con i partecipanti, dopo i saluti iniziali ed una breve introduzione.

Il dialogo è sempre stato il motore dell’innovazione e della crescita, perché permette di confrontarsi e trovare nuovi stimoli, approfondendo la conoscenza reciproca, ascoltando e monitorando le esigenze delle aziende e le problematiche del territorio.

Sono dunque intervenuti: Luca Albertoni, Direttore Cc-Ti; Arianna Cattaneo, Area manager Polo di sviluppo economico del Pian Faloppia; Giovanna Staub, Presidente CdA Polus SA e Luca Pagani, Sindaco di Balerna.

È stato posto l’accento sulla vita imprenditoriale e sul sostegno da parte delle associazioni economiche e delle autorità: le attività si declinano in molteplici azioni concrete, a volte svolte in modo non così manifesto per il territorio (lobbying, ad esempio) e sulla forza della rete per restare competitivi, attrarre nuovi talenti e favorire l’insediamento delle aziende. La collaborazione fra pubblico e privato è imprescindibile.

Si è parlato della necessità di adattare, in un contesto macroeconomico come quello attuale, il modello di business alle costanti e volatili evoluzioni dei mercati, mantenendo ferma l’identità e i valori del territorio quali atout di successo.

Suggestivo anche il luogo dove si è tenuto l’evento, che è stato scenario, in passato, di un forte impulso economico alla regione con il settore del tabacco nel XIX e XX secolo.


Arabia Saudita: sempre più attrattiva per le imprese ticinesi

Oltre settanta imprenditori hanno partecipato il 13 maggio 2025 al Centro Studi Villa Negroni di Vezia all’evento promosso dalla Camera di commercio e dell’industria del Cantone Ticino (Cc-Ti). Organizzato in collaborazione con Cippà Trasporti SA, M. Zardi & Co. SA e Stelva Group, l’incontro ha puntato i riflettori sull’Arabia Saudita, un Paese che sta vivendo una trasformazione profonda e strategica.

Spinta dal programma strategico Vision 2030, volto a diversificare l’economia e ridurre la dipendenza dal petrolio, la monarchia del Golfo sta aprendo le porte agli investitori internazionali. Una dinamica che non lascia indifferenti le aziende ticinesi, sempre più interessate alle opportunità offerte dal mercato saudita, ma anche consapevoli delle complessità normative e logistiche che comporta operare in un contesto in rapido cambiamento.

A inaugurare i lavori è stata Monica Zurfluh, responsabile del servizio Commercio internazionale della Cc-Ti, seguita dall’intervento dell’avv. Gianvirglio Cugini, fondatore e titolare di Stelva Group. Cugini ha offerto una panoramica concreta su come avviare un’attività in Arabia Saudita, illustrando le procedure per ottenere una licenza, registrare un’azienda e aprire un conto bancario locale. Ha evidenziato inoltre la possibilità per gli investitori esteri di detenere fino al 100% del capitale in numerosi settori, sottolineando l’importanza di affidarsi a professionisti esperti per affrontare al meglio il quadro normativo e culturale. Il suo intervento è stato arricchito dalla testimonianza diretta di Sergio La Ruffa, imprenditore attivo nel Paese.

A seguire, la dott.ssa Arianna Bonaldo, avvocato, dottore commercialista e TEP presso Stelva Group, che ha presentato gli incentivi fiscali sauditi: assenza di imposta sul reddito delle persone fisiche, tassazione societaria al 20%, e generose agevolazioni nelle Zone Economiche Speciali, nei Regional Headquarters (RHQ) e nella Zona Logistica Integrata (SILZ). Un’attenzione è stata dedicata ai progetti industriali qualificati, che possono usufruire di contributi fino al 35% dell’investimento iniziale. La relatrice ha inoltre sottolineato l’importanza di garantire la conformità fiscale, la presenza di sostanza economica reale e l’uso corretto dei trattati internazionali per evitare la doppia imposizione, favorendo così una pianificazione finanziaria efficace e sicura.

Il tema della proprietà intellettuale è stato affrontato dal dott. Paolo Gerli, mandatario brevettuale europeo ed esperto in contenzioso, presso lo studio M. Zardi & Co. SA, che ha tracciato l’evoluzione del sistema saudita di tutela della proprietà industriale. Pur con alcune lacune – come l’assenza dell’adesione all’Accordo di Madrid – il Paese mostra un crescente allineamento agli standard internazionali e un impegno concreto nella lotta alla contraffazione.

Spazio infine alla logistica, con l’intervento dei rappresentanti di Cippà Trasporti SA, moderato dal consulente logistico Gaetano Loprieno. Il focus si è concentrato sull’ambizione saudita di diventare un hub logistico di riferimento per l’Africa e il subcontinente indiano, anche grazie allo sviluppo di infrastrutture in zone franche. Roberto Speroni, buyer dell’azienda di trasporti e referente presso l’Africa Logistics Network, e, in diretta da Jeddah, il corrispondente Artemio Bianchi hanno illustrato le principali rotte marittime e ferroviarie, in particolare quelle da Genova verso Jeddah e Dammam, e spiegato le implicazioni dell’accordo di libero scambio tra l’AELS e il Consiglio di Cooperazione del Golfo, come la riduzione dei dazi doganali e procedure agevolate grazie all’origine preferenziale delle merci. Tra gli altri temi trattati: l’obbligo della certificazione SABER per l’import saudita e la scelta dei termini di resa, con un confronto tra EXW, CFR e DAP.

L’incontro ha fornito strumenti pratici e spunti di riflessione ai numerosi imprenditori presenti, offrendo una panoramica concreta su come affrontare con consapevolezza uno dei mercati più dinamici e in evoluzione a livello internazionale.