Immaginate un ambiente di lavoro in cui si viva in un’armonia costante. Le persone non hanno bisogno di discutere, perché le loro idee sono allineate a quelle degli altri. Non vi sono discussioni e l’accordo in tutte le questioni è sempre totale.

Immaginate un mondo fatto di persone come voi. Di persone che pensano all’unisono e che si assomigliano. Di persone che parlano tutti la stessa lingua, hanno le stesse usanze, regole e culture.
Non vi sono dibattiti politici, si è facilmente allineati in un’unica direzione sociale ed economica.
Immaginate di non trovarvi mai in un dubbio amletico, in cui fra due strade, due alternative di vita, non sapete davvero cosa scegliere perché le vorreste entrambe. Oppure di non trovarvi mai a volere qualcosa, ma non avere al momento le risorse per ottenerla.
Immaginate un mondo senza conflitti e pensate se non sia un bel sogno.
Poi andate su Google e cercate “Challenger shuttle”. Avete capito bene. Sto parlando di un disastro.
La mattina del 28 Gennaio 1986, alle ore 11.39 ora di Houston, dopo 73 secondi di volo la navetta spaziale americana Challenger, con 7 astronauti a bordo tra cui un civile esplode drammaticamente in volo. È il peggior disastro spaziale americano fino a quel momento ed è accaduto perché qualcuno che era al comando della NASA pretendeva un mondo come quello che avete immaginato. Un mondo senza conflitti, un mondo di pensiero unico.
In una riunione prima del lancio due ingegneri avevano sollevato la possibilità che a causa delle basse temperature della notte, le guarnizioni di gomma dei due razzi che spingono lo shuttle avessero perso le loro qualità di flessibilità e ci fosse una fuoriuscita di carburante. Non solo non furono ascoltati, ma furono rimossi per inserire altre due persone che la pensassero come i dirigenti che volevano lanciare e dunque permettessero il lancio. La cosa interessante è che la commissione d’inchiesta avrebbe assolto tutti se ancora una volta non fosse stato per un unico diverso, caparbio, testardo e rompiballe, come il fisico e premio Nobel Richard Feynman, che denunciò al Presidente degli USA quanto accaduto e dimostrò fisicamente come la gomma delle guarnizioni avesse ceduto. Vorremmo un mondo senza conflitti e non vivere mai conflitti, ma forse dovremmo riflettere sul conflitto e sul nostro modo di affrontarlo.
Ci siamo abituati a pensarlo negativamente, perché affrontare un conflitto costa energia, fatica; non vogliamo più fare fatica e non vogliamo “stressarci”.
Perciò abbiamo imparato a dribblarlo, evitarlo, scansarlo, a temerlo considerandolo un male. Ma la questione non sta nel conflitto che essendo un dato di realtà non è in sé né negativo né positivo, ma nel modo come noi lo affrontiamo. È l’esito del conflitto, cioè il modo come ne usciamo, quello che guadagniamo o perdiamo, quello che apprendiamo o non capiamo che ne determina la positività o la negatività.
Gli ambienti senza conflitti sono ambienti piatti, incapaci di generare idee nuove, incapaci di vedere le minacce incombenti, incapaci di competere e di vincere la competizione, incapaci di capire davvero in che consiste la mia identità di uomo e di comprendere quella degli altri.
Gli ambienti dove i conflitti sono mal gestiti sono invivibili, nevrotici, malati, oppure dove il gossip, il sussurro velenoso dietro le spalle del potente, è il motore delle dinamiche aziendali.
Siamo meno attrezzati ad affrontare il conflitto di quello che erano le generazioni che ci hanno preceduto; con ciò siamo diventati meno capaci di affrontare le sfide che il mondo moderno ci pone.
Eppure, nella drammaturgia l’uomo e le sue qualità si rivelano sempre nell’affrontare i conflitti, che siano psicologici oppure con qualcosa o qualcuno.
Se infatti l’uomo non avesse sperimentato mai il conflitto fra la sua pancia bisognosa di cibo e la paura di essere ucciso da bestie feroci, se non avesse mai sperimentato il conflitto fra il desiderio di sapere cosa c’è al di là del limite e il timore di superarlo, saremmo rimasti per sempre nelle caverne.
Non potendo evitarlo, dovremmo apprendere a gestire il conflitto attrezzandoci adeguatamente.
Testo a cura di:
Andrea Abbatelli, Partner KIAI Sagl, Arzo
La Cc-Ti approfondisce questi aspetti in corsi dedicati: scopri tutta la formazione puntuale!
Opportunità di crescita a due cifre nel mercato dell’e-commerce canadese
/in Internazionale, TematicheUna maggiore propensione dei consumatori per lo shopping online, una debole concorrenza locale insieme a un’eccellente infrastruttura online rendono il Canada un mercato interessante per i commercianti svizzeri nel tentativo di affermarsi nell’e-commerce in America del Nord.
L’e-commerce canadese sta prendendo velocità
Il Canada è uno dei Paesi più connessi del mondo: quasi il 90% dei canadesi utilizza internet e l’86% dispone di un collegamento a banda larga. Ciononostante la diffusione dell’e-commerce è stata lenta, in ritardo rispetto ad altri Paesi come gli Stati Uniti e il Regno Unito. Ma le cose stanno cambiando, grazie principalmente alla crescente popolarità di Amazon, che ha indotto molti commercianti ad essere presenti online. Nel 2017 si stima ci fossero 19,2 milioni di acquirenti digitali, più della metà della popolazione canadese. Le vendite mediante e-commerce sono aumentate di circa il 30%. Entro il 2020, eMarketer prevede che tali vendite rappresentino il 10% di tutte quelle al dettaglio in Canada. Inoltre, rispetto agli Stati Uniti, l’e-commerce canadese resta ancora meno competitivo, data la presenza di un numero inferiore di operatori locali. Al 2015, il 40% delle PMI canadesi ancora non aveva una presenza online.
L’acquirente online canadese
Il Canada presenta un mercato interessante per i commercianti svizzeri in quanto più della metà della sua popolazione ha acquistato prodotti a livello internazionale. Gli acquirenti che hanno effettuato acquisti negli Stati Uniti (prima destinazione) e in Europa lo hanno fatto perché in Canada non erano disponibili prodotti comparabili. ….continua a leggere
Articolo tratto da Switzerland Global Enterprise (S-GE) ©
Una visione “elettrica” concertata
/in Comunicazione e mediaProseguono gli approfondimenti settoriali con i membri del nostro Ufficio Presidenziale. In quest’intervista a Giovanni Leonardi, Presidente AET, scopriamo qualcosa di più sul settore delle energia elettrica.
Tra i settori trainanti della crescita in Ticino, secondo lo studio BAK Economics, figura anche quello dell’energia elettrica. Quali sono le sfide di riforme e pianificazioni a cui sarà confrontato nell’immediato?
Il settore elettrico cantonale si trova di fronte a sfide di duplice natura: quelle dettate dall’evoluzione tecnologica e quelle legate ai mutamenti del quadro legislativo nazionale. Sul fronte della tecnologia le aziende devono adeguare infrastrutture e modelli di vendita ai mutamenti imposti dalla diffusione di nuove forme di produzione rinnovabile e decentralizzata. Sul piano normativo è necessario allineare gli obiettivi a quelli imposti dalla Strategia energetica 2050 della Confederazione, votata da popolo lo scorso anno.
Come è possibile rendere ancora più performante l’innovazione in un settore dove, di norma, la si vive costantemente?
Le trasformazioni in atto riguardano gli ambiti tecnologici e normativi così come quelli economici e commerciali. In un quadro così complesso, dove la modifica di singoli elementi genera un effetto a cascata su tutto il sistema, bisogna mantenere una visione d’insieme capace di guardare all’interesse di tutti i settori socioeconomici del Paese.
Imagine all the people…
/in Risorse umane, TematicheImmaginate un ambiente di lavoro in cui si viva in un’armonia costante. Le persone non hanno bisogno di discutere, perché le loro idee sono allineate a quelle degli altri. Non vi sono discussioni e l’accordo in tutte le questioni è sempre totale.
Immaginate un mondo fatto di persone come voi. Di persone che pensano all’unisono e che si assomigliano. Di persone che parlano tutti la stessa lingua, hanno le stesse usanze, regole e culture.
Non vi sono dibattiti politici, si è facilmente allineati in un’unica direzione sociale ed economica.
Immaginate di non trovarvi mai in un dubbio amletico, in cui fra due strade, due alternative di vita, non sapete davvero cosa scegliere perché le vorreste entrambe. Oppure di non trovarvi mai a volere qualcosa, ma non avere al momento le risorse per ottenerla.
Immaginate un mondo senza conflitti e pensate se non sia un bel sogno.
Poi andate su Google e cercate “Challenger shuttle”. Avete capito bene. Sto parlando di un disastro.
La mattina del 28 Gennaio 1986, alle ore 11.39 ora di Houston, dopo 73 secondi di volo la navetta spaziale americana Challenger, con 7 astronauti a bordo tra cui un civile esplode drammaticamente in volo. È il peggior disastro spaziale americano fino a quel momento ed è accaduto perché qualcuno che era al comando della NASA pretendeva un mondo come quello che avete immaginato. Un mondo senza conflitti, un mondo di pensiero unico.
In una riunione prima del lancio due ingegneri avevano sollevato la possibilità che a causa delle basse temperature della notte, le guarnizioni di gomma dei due razzi che spingono lo shuttle avessero perso le loro qualità di flessibilità e ci fosse una fuoriuscita di carburante. Non solo non furono ascoltati, ma furono rimossi per inserire altre due persone che la pensassero come i dirigenti che volevano lanciare e dunque permettessero il lancio. La cosa interessante è che la commissione d’inchiesta avrebbe assolto tutti se ancora una volta non fosse stato per un unico diverso, caparbio, testardo e rompiballe, come il fisico e premio Nobel Richard Feynman, che denunciò al Presidente degli USA quanto accaduto e dimostrò fisicamente come la gomma delle guarnizioni avesse ceduto. Vorremmo un mondo senza conflitti e non vivere mai conflitti, ma forse dovremmo riflettere sul conflitto e sul nostro modo di affrontarlo.
Ci siamo abituati a pensarlo negativamente, perché affrontare un conflitto costa energia, fatica; non vogliamo più fare fatica e non vogliamo “stressarci”.
Perciò abbiamo imparato a dribblarlo, evitarlo, scansarlo, a temerlo considerandolo un male. Ma la questione non sta nel conflitto che essendo un dato di realtà non è in sé né negativo né positivo, ma nel modo come noi lo affrontiamo. È l’esito del conflitto, cioè il modo come ne usciamo, quello che guadagniamo o perdiamo, quello che apprendiamo o non capiamo che ne determina la positività o la negatività.
Gli ambienti senza conflitti sono ambienti piatti, incapaci di generare idee nuove, incapaci di vedere le minacce incombenti, incapaci di competere e di vincere la competizione, incapaci di capire davvero in che consiste la mia identità di uomo e di comprendere quella degli altri.
Gli ambienti dove i conflitti sono mal gestiti sono invivibili, nevrotici, malati, oppure dove il gossip, il sussurro velenoso dietro le spalle del potente, è il motore delle dinamiche aziendali.
Siamo meno attrezzati ad affrontare il conflitto di quello che erano le generazioni che ci hanno preceduto; con ciò siamo diventati meno capaci di affrontare le sfide che il mondo moderno ci pone.
Eppure, nella drammaturgia l’uomo e le sue qualità si rivelano sempre nell’affrontare i conflitti, che siano psicologici oppure con qualcosa o qualcuno.
Se infatti l’uomo non avesse sperimentato mai il conflitto fra la sua pancia bisognosa di cibo e la paura di essere ucciso da bestie feroci, se non avesse mai sperimentato il conflitto fra il desiderio di sapere cosa c’è al di là del limite e il timore di superarlo, saremmo rimasti per sempre nelle caverne.
Non potendo evitarlo, dovremmo apprendere a gestire il conflitto attrezzandoci adeguatamente.
Testo a cura di:
Andrea Abbatelli, Partner KIAI Sagl, Arzo
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Previdenza professionale: soluzioni individuali grazie ai piani 1e
/in Appuntamenti, Eventi e missioni, Networking Business BreakfastIl secondo semestre 2018 Cc-Ti si riapre con i Networking Business Breakfast, momenti informativi e aggregativi dedicati ai soci Cc-Ti. Il primo appuntamento del 10 settembre, a cui ha partecipato un folto numero di persone, è stato pensato per affrontare il tema previdenziale, mettendo in luce le opportunità della LPP 1e.
“Soluzioni della previdenza professionale (LPP) 1e – Nuove opportunità per gli imprenditori”, questo il titolo dell’appuntamento del 10 settembre 2018, che fa parte di quel ciclo di eventi mattutini durante i quali mensilmente si approccia una tematica di interesse imprenditoriale, a cui segue un momento conviviale e di messa in rete degli associati Cc-Ti. Il Networking Business Breakfast si è aperto con il saluto introduttivo di Cassia Casagrande, Responsabile Comunicazione ed eventi Cc-Ti, seguito dagli interventi dei due relatori di Credit Suisse: Massimiliano Tagliabue, Responsabile Team Wealth Planning Credit Suisse Svizzera SA e Carlo Muschietti, Consulente Executive & Entrepreneur Credit Suisse Svizzera SA.
LPP in Svizzera
La tematica è stata introdotta da Massimiliano Tagliabue attraverso una prima panoramica generale del sistema previdenziale svizzero e delle sfide alle quali quest’ultimo è oggigiorno confrontato ovvero: un contesto di bassi rendimenti, uno sviluppo demografico importante e una progressiva flessibilizzazione dei modelli di lavoro. In virtù di questa situazione particolare le imprese e i privati si trovano oggi confrontati con decisioni importanti, quali quelle di effettuare accantonamenti più elevati e/o di modificare i loro modelli previdenziali. È proprio per questo che è bene conoscere più nel dettaglio le nuove soluzioni previste dalla LPP 1e.
Soluzioni della previdenza professionale (LPP) 1e
Dall’ottobre 2017 per imprese e privati è possibile usufruire di piani di previdenza 1e per redditi alti, che consentono di ottimizzare la costituzione del patrimonio nel 2° pilastro, offrendo loro maggiore flessibilità nell’organizzazione della previdenza. Per i salari superiori a 126’900 franchi il datore di lavoro può scegliere il modello che intende prefiggersi: quello sovra-obbligatorio o quello 1e. Ogni collaboratore è libero poi di perseguire la miglior strategia d’investimento desiderata. In questo modo si soddisfa la crescente richiesta di flessibilità e d’individualizzazione della previdenza con soluzioni su misura. Ognuno è infatti poi libero di scegliere il piano d’investimento, a dipendenza della sua propensione al rischio e tenendo conto di alcuni fattori specifici quali ad esempio l’età. Con il modello 1e si evitano inoltre i rischi legati ad una copertura insufficiente o ai contributi di risanamento, presentando così un aggravio minore sul capitale proprio.
La particolarità del modello a cui va prestata attenzione è che non vi è possibilità di scegliere tra rendita e capitale, ma il pagamento viene fatto unicamente in capitale.
Un’occasione di networking e altri approfondimenti
L’evento si è concluso con un interessante ed arricchente scambio di opinioni tra partecipanti e relatori che è poi continuato, in modo più informale, nella successiva colazione di networking.
Vi ricordiamo che la Cc-Ti organizza una formazione dedicata al tema della previdenza professionale in cui verranno illustrate più nel dettaglio alcune novità, come ad esempio le soluzioni di previdenza professionale 1e. Il corso, di cui potete leggere tutti i dettagli online, si terrà il prossimo 30 novembre.
Sul tema Credit Suisse ha presentato anche uno studio intitolato «Previdenza professionale: capitale o rendita?», che è disponibile online in italiano, tedesco, francese e inglese.
Soluzioni assicurative del futuro
/in Comunicazione e mediaNell’intervista a Mauro Canevascini, membro di Comitato ASA Ticino e FSAGA Svizzera, egli parla del settore assicurativo e delle sfide con cui è confrontato.
La digitalizzazione ha già modificato il comportamento dei clienti in ambito assicurativo e di conseguenza quello degli operatori del settore. Prodotti assicurativi semplici possono venir stipulati online ed in parte anche la consulenza avviene già ora attraverso sistemi di video-chat. Per i prodotti più complessi vi è sempre la consulenza personale. La digitalizzazione avrà ulteriori ripercussioni sul modo di comunicare. Anche il processo di produzione è in forte e costante evoluzione, dove attualmente si stanno testando le tecnologie legate alle blockchain.
Alla luce dei futuri mutamenti in campo, vi saranno nuovi sbocchi per un settore che da anni è una locomotiva di crescita (dato confermato dallo studio BAK Economics) per l’economia cantonale?
Le maggiori compagnie assicurative investono parecchio venture-capital in start-up innovative per poi integrare le tecnologie sviluppate nei propri processi produttivi o per creare degli eco-sistemi che andranno in parte a sostituire il singolo classico prodotto assicurativo con una catena di prodotti o servizi formati attorno ad un tema. Il Ticino, grazie alla sua economia molto diversificata, beneficia fortemente di questi risvolti, grazie alla presenza di start-up innovative che vengono coinvolte nei processi di sviluppo dei nuovi prodotti assicurativi o che sono all’avanguardia in ambito informatico.
Come funziona la dichiarazione doganale d’esportazione?
/in Internazionale, TematichePer poter esportare le loro merci senza andare incontro a problemi, gli esportatori svizzeri devono presentare una dichiarazione doganale d’esportazione. La dichiarazione può essere effettuata tramite un prestatore di servizi (ad es. uno spedizioniere) o trasmessa gratuitamente per via elettronica.
Prima di presentare la dichiarazione doganale tramite un prestatore di servizi oppure per via elettronica tramite e-dec Esportazione o e-dec Web, verificate quali sono i documenti di accompagnamento necessari ai fini dell’esportazione. Può trattarsi, ad esempio, di fatture commerciali, prove dell’origine, autorizzazioni, conferme ufficiali o anche certificati di analisi. ... continua a leggere
Articolo tratto da Switzerland Global Enterprise (S-GE) ©
Digitalizzazione al servizio delle imprese
/in Comunicazione e mediaIntervista apparsa sull’edizione del Corriere del Ticino il 26.08.2018
Dall’inizio dell’anno la Cc-Ti ha potenziato la sua comunicazione differenziandola anche su più canali. “Per adattarla ancora di più alle nuove esigenze del vasto e diversificato tessuto economico ticinese”, come spiega Cassia Casagrande, Responsabile Comunicazione ed eventi della Cc-Ti.
“Possiamo dire di aver intrapreso la strada giusta. La nuova linea è stata ben recepita dai nostri associati e ha suscitato molto interesse anche al di fuori della Cc-Ti. In un mondo sempre più interconnesso, in cui le relazioni rappresentano un caposaldo imprescindibile, questa strategia ci ha permesso di instaurare nuove collaborazioni in ambiti strategici, adempiendo così ancora meglio al nostro obiettivo principale: la tutela e la promozione degli interessi imprenditoriali. Ma siamo solo agli inizi. Molte sono le idee e i passi ulteriori che vogliamo concretizzare”.
La Cc-Ti ha avviato un importante dibattito sull’economia digitale, oggi c’è più consapevolezza su opportunità e rischi della trasformazione digitale?
“Come Cc-Ti non potevamo non impegnarci a fondo su un fenomeno così dirompente per l’intera società. Il nostro tessuto economico ha dimostrato anche questa volta di essere ricettivo alle nuove opportunità e pronto ad impegnarsi per raccoglierle. È vero però che se alcune aziende hanno saputo adattarsi senza difficoltà, per altre questo processo richiede uno sforzo maggiore, ma ciò è normale. Siamo consapevoli che ogni grande cambiamento è accompagnato da dubbi, timori e rischi possibili che a volte rallentano il processo. Affinché si possa beneficiare al meglio delle opportunità di questa trasformazione, anche il mondo imprenditoriale deve adoperarsi per sviluppare alcune competenze e capacità fondamentali. Proprio per fornire un supporto concreto alle aziende continueremo a lavorare con impegno su questo cambiamento accompagnando i nostri associati passo per passo. Tutto ciò avverrà fornendo loro un costante sostegno in termini di informazione e formazione, agevolando al contempo il contatto con partner competenti e rappresentando i loro interessi inmodo adeguato”.
Per il secondo semestre del 2018 la Cc-Ti ha ampliato l’offerta formativa dando molto spazio alle nuove forme di comunicazione nella strategia aziendale. In che misura la comunicazione oggi è fondamentale anche per le piccole imprese?
“Il comunicare è da sempre al centro vita umana e, quindi, anche dell’attività aziendale. Oggi l’importanza di questa capacità si è imposta ancor di più, diventando un fattore imprescindibile. In un mondo fortemente interconnesso e dove l’agilità aziendale è ormai un punto di forza strategico, le imprese, qualsiasi sia la loro grandezza, il loro settore o il mercato e pubblico target di loro riferimento non possono più esimersi dal comunicare in modo efficiente. Come per gli altri ambiti della gestione aziendale anche per la comunicazione c’è una parte di conoscenze trasmissibili e una di competenze legate alle capacità personali di innovazione e creazione. È sulle prime che come Cc-Ti focalizziamo maggiormente la nostra attività, offrendo approfondimenti vari sui nostri canali di comunicazione e nei corsi di formazione. Allo stesso tempo sosteniamo e tuteliamo gli interessi imprenditoriali in questo ambito e favoriamo la messa in rete dei nostri associati con specialisti diversi del settore. Una buona preparazione è infatti un trampolino di lancio per sviluppare quelle capacità più personalizzate e creative che, sommandosi alle prime, rendono unico, e di successo, il proprio lavoro”.
Opportunità nell’industria automobilistica messicana
/in Internazionale, TematicheNegli ultimi anni il Messico è diventato una destinazione chiave per gli investimenti in molte industrie, ma per l’economia messicana l’industria automobilistica resta una delle più importanti, pari al 3,1 % del PIL del Paese e al 18,3 % del suo PIL manifatturiero per il 2016.
Il Messico è uno dei principali fornitori ed esportatori al mondo per veicoli e ricambi per automobili. Secondo l’AMIA, l’associazione messicana per l’industria automobilistica, nel 2017, l’industria ha raggiunto un livello record di produzione, che ha permesso al Paese di mantenere la sua posizione di settimo produttore al mondo di veicoli leggeri, di maggior produttore nell’America Latina e di nono maggior esportatore a livello internazionale. Le esportazioni più recenti del Messico sono guidate dalle automobili, che rappresentano l’8,63 % delle esportazioni totali, seguite, con il 7,07 %, dai ricambi per automobili.
In Messico hanno la loro sede 90 delle principali 100 più grandi società di produzione di parti di ricambio per automobili, 21 delle quali portano il nome dei maggiori produttori mondiali di veicoli. Marchi come Volkswagen, Toyota, Audi, BMW, Ford e Kia sono presenti in 14 Stati messicani.
Nonostante l’incertezza e le difficoltà che il Messico affronta sul piano politico ed economico, l’industria automobilistica resta solida e soggetta a una forte crescita ogni anno. …continua a leggere
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Un ricco semestre formativo per la Cc-Ti
/in Formazione puntualeTante le novità tra le attività della Cc-Ti, anche nell’ambito formativo. In un periodo denso di progetti, sotto la triplice chiave di volta composta da informazione, formazione e comunicazione (la formula che riteniamo vincente per una crescita economica sostenibile), il programma di attività della Cc-Ti si è arricchito di eventi tematici, approfondimenti diversi e corsi di formazione puntuale.
In questa video intervista a Cécile Chiodini Polloni, Responsabile della Formazione puntuale, scopriamo le diverse innovazioni introdotte nel programma formativo e le possibilità di dialogo e contatto diretto tra Cc-Ti e associati, che è quotidiano. La Cc-Ti infatti conosce in modo peculiare le esigenze delle aziende, ed è sempre più ricettiva nel dialogo con i propri soci.
Scoprite allora tutte le nostre diverse proposte!
Oltre i confini: conosciamo l’export ticinese
/in Internazionale, TematicheLa ricchezza del tessuto economico ticinese è fatta da PMI che esportano i loro prodotti in tutto il mondo. Piccole realtà aziendali spesso sconosciute al grande pubblico ma che meritano di essere scoperte ed apprezzate come le attività delle più grandi imprese.
La Cc-Ti ha realizzato, grazie alla collaborazione con Teleticino, la trasmissione “Oltre i confini”, giunta ormai alla terza edizione, tramite la quale dà visibilità agli imprenditori ticinesi che ogni giorno si affacciano sui mercati esteri. “Oltre i confini” mette in risalto, tramite breve interviste, le peculiarità di queste realtà aziendali conosciute spesso più all’estero che in patria. Ogni martedì alle 19.35 l’appuntamento è su Teleticino per scoprire le PMI ticinesi che rendono ricco ed apprezzato in tutto il mondo il nostro Cantone.
Per rivedere le scorse puntate clicca qui.