Spazi di lavoro in evoluzione

Il “corpoworking” si sta affermando quale spazio di lavoro per generare innovazione e incrementare la flessibilità e creatività delle persone e dei team di lavoro

Si chiama “corpoworking”, è definito come spazio di lavoro atipico nel quale l’innovazione e la creatività sono dei must. Un fenomeno che sta prendendo piede anche in Ticino con alcune aziende che si aprono a nuove forme di lavoro e possibilità diverse per i dipendenti di interagire tra loro e con altri professionisti, tema tra l’altro a cui la Cc-Ti ha dedicato un evento nel corso del 2018 .

Corpoworking è l’insieme di ‘corporate coworking’, ossia il coworking del business. Luogo di lavoro non solo fisico, ma interno ed esterno all’azienda e composto dall’essenza stessa dell’azienda, dove lavorano, parlano, discutono, si incontrano e si rilassano, dipendenti, freelance, visitatori dell’azienda, ospiti e dirigenti. Si tratta di una ‘comunità’ basata sulla condivisione e sullo scambio, come punto nevralgico di una crescita sana e condivisa.

La diversità stimola la performance

Spazi di lavoro condivisi dunque, dove l’azienda non ha un vero e proprio confine, ma in cui viene permesso di innovare, crescere e stimolare nuovi concetti ed idee. Chi ne fa parte? Chiunque lavori o si trovi nell’azienda. Lo spazio viene infatti concepito come un luogo di lavoro dove associare e intersecare competenze diverse, abbinando abilità complementari per performance più efficienti. Grafici, contabili, designer, dirigenti, ecc. la lista dei profili è lunga e non ha limiti. Così facendo si coniugano collaborazione interna fra team differenti e apertura verso l’esterno.

Nuove forme di lavoro

Ancora poco sviluppato in Ticino, il “corpoworking” sta trovando grande interesse per dinamizzare e flessibilizzare le realtà aziendali, stimolando la collaborazione e generando innovazione. Anche a livello gestionale, vengono riscontrati benefici per le risorse umane, in termini di mobilità ed incremento della soddisfazione e della produttività dei collaboratori. Non solo: l’assenza di barriere gerarchiche nei rapporti umani che si instaurano in questi spazi permette di valorizzare al meglio la centralità dell’individuo, elemento cardine per ogni azienda.

Una testimonianza concreta

Nell’intervista con Dario Dellanoce, Design Strategist di Sketchin, cerchiamo di capire meglio il ‘corpoworking’, quali benefici porta e su cosa puntare per mantenersi innovativi.

Il “corpo-working” è una nuova concezione del lavoro. Presso di voi come è stato implementato?

In Sketchin questo tipo di approcci – corpoworking, ma anche altri – emergono solitamente in maniera molto spontanea. Insomma, non ci siamo svegliati un giorno dicendo “Oggi implementiamo un nuovo modo di lavorare”… Piuttosto il contrario: siccome operiamo in un settore un po’ atipico, e il valore che offriamo ai nostri clienti è dato proprio dalla nostra capacità di pensare e operare fuori dagli schemi, alla fine questo si riflette anche nel modo in cui concepiamo le modalità e gli spazi di lavoro all’interno dell’azienda. Uffici luminosi e moderni, che invogliano i clienti a venire da noi per workshop e attività collaborative. Spazi aperti con postazioni mobili, dove i nostri team possono confrontarsi e contaminarsi in maniera continua (e dove a volte organizziamo anche piccoli eventi informali). Aree comuni con cucina, divani, libri, maxi-schermi. Orari flessibili e politiche di remote working, per garantire alle persone il miglior equilibrio possibile tra lavoro e vita privata. In generale, un ambiente stimolante, inclusivo e divertente, che tutti viviamo con una logica molto “aggregativa”. In questo senso, siamo sempre stati parecchio lontani dall’idea di ufficio tradizionale… Si potrebbe dire che il tema del corpo-working ha sempre fatto parte del nostro modo di pensare, anche se non l’abbiamo mai chiamato così.

Quali benefici porta ai dipendenti ed alla performance aziendale?

Sicuramente ci sono tanti vantaggi. Per le persone, significa avere maggiore flessibilità e un ambiente più piacevole in cui lavorare, oltre al fatto implicito di non sentirsi “controllate”, come invece succede in altri posti di lavoro più gerarchici e tradizionali. A livello di performance, gli spazi aperti (e rispettosi della persona a tutto tondo) stimolano la collaborazione, il confronto e il lavoro di squadra. Le persone quindi lavorano meglio, sono più motivate e sorridenti. Il modo di concepire il lavoro in Sketchin è allo stesso tempo frutto e origine dell’asset più importante che abbiamo: la nostra cultura. Lavorare insieme è il modo migliore per farla circolare tra le persone e fare in modo che queste la interiorizzino, a tutto vantaggio della qualità delle cose che facciamo e, in ultima istanza, anche nella soddisfazione dei clienti che collaborano con noi.

Sempre alla ricerca di nuovi stimoli e di innovazione costante. Su quali altri strumenti e/o strategie occorre far leva per essere dinamici oggi?

Ovviamente non basta avere un bell’ufficio per essere competitivi. Serve una visione chiara di dove si vuole andare e del perché ci si sta andando, metodi di lavoro più snelli ed efficienti, capacità di anticipare il futuro e di adattarsi a sfide sempre più complesse. Ma soprattutto servono Persone che abbiano nel DNA questo modo di fare, questa curiosità, questa voglia di mettersi in gioco. Abilitarle a dare il meglio. Alla fine l’ambiente di lavoro diventa un po’ il riflesso di tutte queste cose: flessibile, aperto, creativo, in movimento. La conseguenza di un certo modo di fare e di pensare, non la causa.

Abolizione dei dazi doganali sui prodotti industriali

La Cc-Ti sostiene il progetto del Consiglio federale volto ad abolire tutti i dazi sui prodotti industriali in importazione in Svizzera.

Il 7 dicembre 2018 il Consiglio Federale ha incaricato il Dipartimento federale dell’economia, della formazione e della ricerca (DEFR) di svolgere una procedura di consultazione in merito all’abolizione dei dazi industriali. Il progetto di revisione prevede l’abolizione unilaterale dei dazi sulle importazioni di prodotti industriali e una semplificazione della tariffa doganale per i prodotti industriali. La Camera di commercio, dell’industria, dell’artigianato e dei servizi del Cantone Ticino (Cc-Ti) è stata invitata ad esprimere un parere e ritiene importante sostenere la proposta.

In generale, l’abolizione dei dazi industriali semplifica le importazioni di prodotti industriali con effetti positivi sia per i consumatori sia per l’industria. Inoltre fornisce un’immagine innovativa e propositiva della Svizzera che sposa i principi fondamentali sostenuti dall’Organizzazione Mondiale del Commercio (OMC), volti ad abolire le barriere commerciali per incoraggiare e liberalizzare il commercio. In un clima globale sempre più protezionistico, il nostro Paese può quindi dare un segnale positivo a sostegno di un’economia liberale che desidera sostenere la competitività delle aziende svizzere a livello internazionale.

L’abolizione dei dazi doganali porterà importanti risparmi alle imprese che potranno beneficiare di sgravi amministrativi (andranno per esempio a cadere le spese legate alle procedure generate dall’imposizione dei dazi all’importazione).

Grazie a una tale soppressione, le importazioni di materie prime, di prodotti semilavorati e di beni d’investimento, ma anche di consumo, saranno esenti da dazi. Vi sarebbero quindi anche benefici per i consumatori finali. Complessivamente, si stima che grazie all’abolizione dei dazi la diminuzione dei prezzi in Svizzera sarebbe compresa tra lo 0,1% e il 2,6%, ovvero a circa 350 milioni di franchi.

In conclusione, il pacchetto di misure proposte consente di ridurre le barriere commerciali favorendo sia le aziende sia i consumatori elvetici e permette quindi di mantenere attrattiva la piazza economica svizzera.

 

UK: Accordo sulle agevolazioni e la sicurezza doganale

Attualmente non è ancora chiaro quale sarà la posizione del Regno Unito di Gran Bretagna e Irlanda del Nord (UK) in seguito all’uscita dall’Unione Europea (UE) il 29 marzo 2019.

L’Amministrazione federale delle Dogane (AFD) informa che in caso di uscita senza accordo, nel traffico delle merci tra Svizzera e Regno Unito sarà necessario fornire dati di sicurezza supplementari nella dichiarazione doganale. Al momento i rapporti tra Svizzera e Regno Unito si basano principalmente sugli accordi bilaterali con l’UE, i quali non saranno più applicabili per il Regno Unito una volta che questo avrà lasciato l’UE (eventualmente dopo una fase transitoria).
Qualora l’uscita del Regno Unito dovesse avvenire in maniera non regolata («no-deal» o «hard Brexit»), a partire dalla data di uscita si applicherà provvisoriamente l’accordo commerciale bilaterale tra Svizzera e Regno Unito. Il traffico delle merci tra i due Paesi prevederà la pre-dichiarazione delle merci. Ulteriori informazioni: Più sicurezza per la catena di fornitura.

Se invece l’UE e il Regno Unito trovano, entro il termine, un accordo di uscita, l’accordo sulle agevolazioni doganali e la sicurezza doganale tra la Svizzera e l’UE rimane applicabile, durante una fase transitoria fino almeno al 31 dicembre 2020, anche per le relazioni tra Svizzera e Regno Unito.

Ulteriori informazioni
Applicazione provvisoria dell’accordo commerciale tra la Svizzera e il Regno Unito (Circolare AFD)
– Comunicato stampa Consiglio federale, “Garantire i rapporti Svizzera-Regno Unito nel settore della migrazione dopo la Brexit”, 22 marzo 
– Incontro informativo sulla Brexit, 9 aprile, Spazi Cc-Ti: maggiori informazioni e iscrizioni 

 

 

Dinamismo ed innovazione per il Ticino

Lo studio “Lo sviluppo economico del Canton Ticino nel confronto (inter)nazionale” commissionato dalla Cc-Ti al BAK Economics risalta un’economia ticinese in crescita e con molta innovazione

L’economia ticinese nel corso degli ultimi anni (periodo analizzato 2007 – 2017) si è sviluppata in modo dinamico e con una crescita costante, superando in modo positivo e con gli adattamenti del caso crisi e difficoltà settoriali, adattandosi ed evolvendo. È questo in estrema sintesi quanto emerso dallo studio svolto da BAK Economics sull’economia ticinese, commissionato dalla Cc-Ti al rinomato istituto di ricerca svizzero e presentato il 21 marzo 2019. Lo studio conferma così un trend già emerso nel corso della scorsa edizione (2018). La crisi finanziaria, gli anni ardui per il settore bancario, l’abolizione della soglia minima del cambio e la crisi turistica non hanno intaccato la progressione economica ticinese, grazie ad un tessuto diversificato. Questo quadro positivo è stato supportato dai risultati dell’Inchiesta congiunturale annuale della Cc-Ti, presentata in gennaio scorso (che vedeva un andamento globale stabile e positivo in linea con le tendenze nazionali).

Riflessioni e spunti

Lo studio è stato presentato in due momenti distinti: nella mattinata in anteprima alla stampa presso la Gehri Rivestimenti SA, proprio per risaltare le eccellenze aziendali presenti sul nostro territorio. Sono qui intervenuti il CTO di Casale Group, Ermanno Filippi e Andrea Gehri, Direttore di Gehri Rivestimenti SA che hanno testimoniato come l’innovazione sia centrale per lo sviluppo della propria attività – indipendentemente dal settore – e, di riflesso, per l’economia del nostro Cantone. Si è messo anche in luce come occorra agire per valorizzare al meglio le risorse umane, sottolineando la necessità degli imprenditori e delle aziende nel trovare personale qualificato, con una formazione adeguata. Per far ciò è imperativo un maggiore dialogo fra mondo del lavoro ed orientamento scolastico-professionale. Così facendo si possono mantenere condizioni ottimali per un tasso elevato d’innovazione tecnologica e manodopera qualificata.

Nel tardo pomeriggio  si è tenuto invece l’evento presso il LAC di Lugano. Davanti ad una sala gremita, con oltre 150 partecipanti (tra imprenditori, numerosi soci della Cc-Ti, istituzioni ed autorità, a testimonianza del tema di rilevanza per tutto il territorio), è stata tracciata una radiografia veritiera della situazione economica cantonale – sia nel contesto nazionale che internazionale -, apportando alla discussione dati interessanti con cui contribuire a costruire strategie e sinergie vincenti nel futuro.

La serata si è aperta con il saluto del Sindaco della Città di Lugano, On. Marco Borradori, che ha ricordato come, per l’economia, la cultura sia un elemento fondamentale (anche vista la location scelta per l’evento). Un’economia globale, quella ticinese, che si conferma solida e che si adatta ai mutamenti in atto, così come è riuscita a fare la piazza finanziaria luganese, modificatasi seguendo l’onda del cambiamento.  Tutta l’economia in ogni caso sarà confrontata con le grandi sfide date dalla trasformazione digitale, che porta con sé molteplici opportunità.

Glauco Martinetti, Presidente Cc-Ti ha poi introdotto lo studio sottolineando come la Cc-Ti sia sempre aperta al dialogo e voglia rendere ancor più veritiera l’immagine dell’economia ticinese, ancora troppo spesso ingiustamente vista come un’economia a traino. Grazie alla raccolta di dati concreti è possibile costruire in modo responsabile e collaborativo delle possibilità di sviluppo e benessere generalizzato. Martinetti ha poi citato il grande scienziato Isaac Netwon dicendo che “costruiamo troppi muri e non abbastanza ponti”, invitando alla riflessione costruttiva tutti gli attori in gioco (imprenditori, aziende, autorità, sindacati e partner sociali, ma anche politici, enti diversi e semplici cittadini) per trovare gli elementi di sviluppo per un Ticino che continui ad essere propositivo. Non cercando nuovi luoghi dove innalzare muri, ma sbocchi dove progettare nuovi ponti.

Marc Bros de Puechredon, Presidente della Direzione generale BAK Economics ha in seguito presentato lo studio nel dettaglio, e Luca Albertoni, Direttore Cc-Ti, ha concluso e moderato l’evento.

Un Ticino che cresce, anche nel confronto internazionale

Il territorio cantonale vede una buona crescita economica, soprattutto se si confrontano i dati a livello internazionale. Dal 2007 il nostro Cantone è cresciuto in modo netto rispetto alle medie delle economie statunitensi ed europee (occidentale). Nel medesimo periodo, mentre l’economia ticinese progrediva di un quinto, quella italiana – nazione di paragone naturale data la prossimità geografica – ristagnava. Il progresso economico è stato determinato da una considerevole espansione dell’occupazione, di cui anche la popolazione residente ha beneficiato.

Agglomerati ticinesi quali locomotive trainanti e diversificazione settoriale

All’ottimo trend economico conseguito dal Ticino hanno contribuito i diversi fattori di crescita in numerosi settori dei quattro agglomerati trainanti (Bellinzona, Lugano, Locarno e Chiasso-Mendrisio), ognuno dei quali possiede le proprie specificità. Come nel 2018, Lugano, Bellinzona e Chiasso-Mendrisio sono gli agglomerati che evidenziano i migliori risultati e riescono a tenere il passo con le altre regioni svizzere. L’agglomerato di Locarno, invece, presenta uno sviluppo economico meno positivo: la sua economia è specializzata in settori che, perlomeno attualmente, crescono al di sotto della media.
Il modello macroeconomico cantonale si compone di differenti settori specializzati per i quattro agglomerati e questa diversificazione ha contribuito in maniera sostanziale allo sviluppo ticinese.

Innovazione tecnologica

Uno dei focus sui quali si è puntato nello studio di questa edizione è legato all’innovazione tecnologica in Ticino e in particolare all’impatto qualitativo di tale innovazione, in costante aumento. Prendendo come riferimento i brevetti depositati da aziende attive in Ticino è possibile stilare un quadro molto positivo riguardo alla qualità degli stessi e agli effetti favorevoli sul sistema economico, con una crescita del deposito di patenti e brevetti di qualità. Lo studio ha così reso misurabile l’innovazione, andando ad indagare lo sviluppo di brevetti in differenti categorie tecnologiche, di cui le principali sono da ritrovare nei settori dell’industria tessile, farmaceutica, della tecnologia medicale, così come nel settore finanziario e nella metallurgia. Durante la serata si sono portati degli esempi tangibili.

E per domani?

Le prospettive di crescita sono favorevoli per l’andamento generale, evidenziando un’economia dinamica ed innovativa, con un’importante attività brevettuale di qualità. Si può dunque presumere che questo consentirà al Ticino di continuare a restare competitivo nel confronto nazionale ed internazionale, con innovazione costante e pronte risposte in caso di adattamenti necessari. È importante però che le condizioni quadro evolvano per essere sempre più favorevoli e in linea con le rinnovate esigenze imprenditoriali, permettendo così alle aziende di continuare a svilupparsi e innovare restando competitive in un contesto internazionale fortemente concorrenziale.

Alla fine della serata e delle presentazioni sono poi seguite le domande dalla platea e un networking apero. Quest’ultimo momento ha permesso ai numerosi partecipanti di approfondire altri aspetti dialogando con i relatori intervenuti e fra loro, come pure di sviluppare conoscenze per nuovi sviluppi di business.

Documentazione utile

L’evento nei media

Quotidiani e portali

 

TV e radio

 

La blockchain velocizzerà gli scambi

Servizi finanziari veloci e sicuri sono fondamentali per le aziende impegnate sui mercati esteri. Di questa complessa attività abbiamo parlato con Davide Rigamonti, Direttore Marketing & Distribution Cornèrcard, che sarà tra i relatori della Giornata dell’Export del 2 aprile, l’evento faro della Cc-Ti per questo settore.

Dal profilo dei servizi finanziari sono cambiate le esigenze delle imprese nelle transazioni internazionali?
“Le esigenze delle imprese per le transazioni internazionali sono rimaste immutate, ciò che è cambiato è il contesto competitivo e il bisogno di rispondere alle esigenze di mercato e clienti con sempre maggiore rapidità. Le imprese internazionali hanno sempre necessità di coprirsi dai rischi di cambio e tasso, specie in un
mercato molto volatile, ma anche di avere certezze di consegna della merce e, quindi, fiducia nella filiera usata, così come la necessità di incassi dei corrispettivi senza rischi. A regime l’uso di tecnologie quali la blockchain potrebbe rendere più fluido e meno costoso il processo, mettendo in relazione le due parti contraenti
con strumenti di pagamento elettronici B2B”.

Le tecnologie basate sulle blockchain sono davvero un nuovo modo di concepire e garantire la fiducia anche negli scambi internazionali?
“Sono convinto che la blockchain già nel medio periodo rivestirà un ruolo centrale negli scambi commerciali e, aggiungo, non solo internazionali. Sempre di più i clienti tendono a prendere decisioni che si basano su una fiducia “circolare”, un po’ come avveniva nelle prime comunità in cui ci si fidava del feedback diretto dei vicini di casa. Il network personale di ogni cliente riveste oggi e rivestirà in futuro un ruolo sempre più importante, e la fiducia nella tecnologia come forma di protezione idealistica farà il resto”.

Dopo un exploit, ora l’entusiasmo per i bitcoin si è raffreddato. Che ruolo avranno in futuro le monete virtuali nel commercio mondiale?
“Ricordo il marzo 2001 che rappresentò l’apparente scoppio senza ritorno della bolla Internet. Avrebbe dovuto segnare la fine del sogno tecnologico. Oggi, a distanza di quasi 20 anni la realtà è ben diversa. Molte aziende sono scomparse perché non sono state in grado di raggiungere una scala adeguata, altre sono state
acquisite perché hanno avuto buone idee, ma non la capacità di sviluppare una strategia solida. I bitcoin (o meglio le criptovalute) hanno avuto una prima bolla, già in buona parte scoppiata, figlia della mancanza di fiducia negli istituti finanziari tradizionali. Ma già ci sono player consolidati e solidi che hanno creato un ecosistema di interscambio che renderà scalabile il trading, e in più la criptovaluta, oggi pensata come “standalone”, sarà integrata nell’economia reale e abbinata alla tecnologia blockchain, e alle esigenze di tutti i giorni della clientela privata, diventando de facto, uno strumento alternativo alla moneta tradizionale. In futuro regoleremo le transazioni in modalità elettronica, supportati dalla tecnologia e regolando i rischi con algoritmi simili a quelli usati oggi nei mercati azionari”.

Una vocazione sempre più internazionale

L’opinione di Cristina Maderni, Vice Presidente Cc-Ti, Presidente Ordine dei Commercialisti del Cantone Ticino, Presidente FTAF e candidata PLRT al Consiglio di Stato e al Gran Consiglio

Chi non conosce da vicino l’impegno e le capacità dei nostri imprenditori può restare meravigliato dal fatto che il Ticino si sia ormai conquistato un ruolo rilevante nel commercio internazionale della Svizzera. Un ruolo certificato dai considerevoli volumi delle nostre esportazioni. Questo successo è dovuto innanzitutto a quello spirito imprenditoriale che negli ultimi anni, superando non poche difficoltà, ha saputo consolidare un’articolata diversificazione
produttiva, raggiungendo al tempo stesso un elevato livello di specializzazione in molti settori. Ciò ha permesso alle aziende ticinesi di accrescere la loro competitività sui mercati esteri. Una vocazione internazionale delle nostre imprese sempre più spiccata che, come Cc-Ti, sosteniamo e promuoviamo con servizi mirati di consulenza, informazione e formazione che toccano tutte le problematiche dell’export, con numerose missioni economiche all’estero e con eventi Paese che portano a conoscenza degli imprenditori le opportunità di business su nuovi mercati. Con le aziende operiamo con la convinzione comune che l’economia di una minuscola regione, quale il Ticino, non può avere chances per una vera crescita contando esclusivamente sul ridotto mercato interno, ma solo intensificando gli scambi commerciali con gli altri Paesi. In poche parole, puntando su un’economia aperta che, oltre a garantire sbocchi commerciali per i nostri prodotti, facilita le interazioni con realtà produttive diverse, il confronto con sistemi economici, tecnologie, risorse e bisogni differenti. Una relazione che stimola ulteriormente l’innovazione delle nostre imprese. Tra internazionalizzazione e innovazione c’è infatti un rapporto molto stretto, come attestano numerosi studi. Se l’export incoraggia i processi innovativi, questi ultimi a loro volta permettono poi di accedere a nuovi mercati. Un circolo virtuoso che ha permesso al nostro cantone d’inserirsi in contesti di scambi commerciali sempre più ampi.

La digitalizzazione darà nuovi impulsi alle esportazioni

Durante la Giornata dell’export 2019 si coniugherà il binomio esportazione e internazionalizzazione. La Cc-Ti  sempre a fianco delle imprese nell’era digitale.

Riduzione dei tempi e dei costi di produzione, maggiore accessibilità ai mercati più lontani, contatti veloci e diretti con fornitori e clienti di altri Paesi, analisi predittiva sulle preferenze dei consumatori, ottimizzazione della pianificazione produttiva, transazioni commerciali e pagamenti più rapidi, input all’innovazione e nuovi modelli di business. Sono, questi, solo alcuni dei vantaggi indotti dalla digitalizzazione nell’accelerare il processo d’internazionalizzazione delle aziende ticinesi.

Anche per le PMI che vedranno potenziata la loro flessibilità per conquistarsi nuove nicchie sui mercati esteri. Uno snodo cruciale per il futuro del sistema produttivo che sarà al centro della Giornata dell’Export organizzata dalla Camera di commercio, per il prossimo 2 aprile, presso il Principe Leopoldo di Lugano.
La digitalizzazione è oggi uno dei più importanti driver dell’internazionalizzazione delle imprese, perché non riguarda solo il processo produttivo, le interazioni tra aziende o l’uso del web per la promozione sui mercati esteri, ma investe tutta la catena delle attività connesse al complesso mondo dell’export. Basta pensare all’uso sempre più diffuso degli “smart contract”, i contratti intelligenti, grazie alla tecnologia blockchain, alla digitalizzazione dei documenti necessari alle esportazioni e agli sviluppi del Fintech nei servizi finanziari per rendere più rapide e sicure le transazioni commerciali. È il nuovo scenario a cui guarda anche “DaziT”, ovvero la Dogana digitale, il grande piano della Confederazione che, con un investimento di 400 milioni di franchi, si propone di semplificare e velocizzare le procedure d’import ed export delle merci.

Gli “smart contract” hanno indubbiamente segnato il punto di svolta nell’accelerazione digitale del commercio mondiale. Con la possibilità di convertire i tradizionali contratti cartacei, che prima passavano di mano in mano, in un protocollo informatico, di archiviarli e replicarli su un sistema controllato dai computer collegati nella blockchain, che verifica automaticamente tutte le condizioni stabilite. Insomma, una versione digitale dei contratti che, oltre ad eliminare ogni intermediazione, garantisce, velocità, sicurezza, accessibilità immediata e precisione. Evitando anche gli errori che si potrebbero fare con la compilazione manuale di moduli e documenti o i possibili malintesi interpretativi che porterebbero a lunghi contenziosi. Parallelamente le nuove tecnologie hanno rivoluzionato i servizi finanziari, aumentandone l’efficienza operativa e offrendo nuove opportunità anche per la gestione degli scambi con l’estero. Transazioni e pagamenti elettronici, analisi e previsioni di mercato, pianificazione finanziaria, gestione e trattamento dei big data, copertura dei rischi di cambio, crediti documentari, scambi di asset digitali, ecco il variegato universo del Fintech. Un innovativo ecosistema che sta trasformando la piazza finanziaria e che in Ticino ha già visto nascere e consolidarsi una trentina di imprese specializzate che affiancano banche.

Partecipate alla “Giornata dell’Export” il prossimo 2 aprile alle ore 17.30: le iscrizioni sono aperte ai soci della Cc-Ti

Il potenziale canadese per le PMI svizzere

Il Canada è un mercato particolarmente interessante per le aziende svizzere grazie alla sua stabilità e grande potenziale. È quanto emerso dall’evento Paese organizzato dalla Cc-Ti, in collaborazione con gli sponsor Export (Switzerland Global Enterprise, Cippà Trasporti, Credit Suisse, Euler Hermes, PWC, M. Zardi & Co. S.A) mercoledì 13 marzo al Grand Hotel Villa Castagnola a Lugano. 

I relatori, da sinistra: Claudio Wewel, Hermann Padovani, Susan Bincoletto, Valentina Rossi, Alessandro Russi, Marco Arrighini e Eros Robbiani

 

Una cinquantina di persone hanno seguito con interesse i diversi interventi che si sono focalizzati sulle informazioni pratiche inerenti le opportunità di business del mercato canadese. Valentina Rossi, Responsabile del Servizio Export Cc-Ti, ha aperto la conferenza sottolineando l’interesse della Cc-Ti verso il Canada, nato grazie anche agli ottimi contatti instaurati con l’Ambasciata Canadese a Berna e con l’Ambasciatrice Bincoletto. La Cc-Ti si appresta a partire per il Canada dal 27 aprile al 4 maggio 2019, con un programma che si snoderà tra Toronto e Montréal.

Importanti relazioni tra Canada e Svizzera

Ospite d’onore dell’evento della Cc-Ti, l’Ambasciatrice del Canada in Svizzera e Liechtenstein, Susan Bincoletto, la quale ha sottolineato l’importanza delle relazioni diplomatiche, economiche e culturali tra i nostri due Paesi che sono molto simili sia a livello di territorio, ma anche a livello culturale ed economico. Le nostre nazioni confinano con partner economici importanti che danno slancio alla nostra economia, anche se non sempre le relazioni reciproche sono facili. Canada e Svizzera sostengono entrambe il commercio con l’estero e  il ruolo dell’ambasciata è volto a promuovere gli investimenti elvetici e a sostenere gli imprenditori che desiderano installarsi in Canada.

Un mercato stabile

In seguito la parola è passata a Claudio Nicolai Wewel del dipartimento Swiss Macro Economics & Strategy di Credit Suisse che ha esposto una panoramica della realtà macroeconomica canadese e ha sottolineato come questa sia legata all’andamento dell’economia USA. Il PIL negli ultimi anni, per esempio, ha seguito la crescita di quello degli Stati Uniti. Recentemente gli investimenti sono leggermente diminuiti, mentre l’export è in crescita.

Opportunità interessanti

Eros Robbiani, Head of the Swiss Business Hub Canada, ha sottolineato quanto Svizzera e Canada siano simili, soprattutto dal punto di vista dell’apertura del mercato, della competitività e dell’eccellente clima economico. Il Canada è un mercato molto interessante per le aziende svizzere grazie al commercio bilaterale in continua crescita e alle nuove opportunità nate dall’accordo di libero scambio. Un punto debole del mercato canadese potrebbe essere quello di avere un export molto dipendente dagli USA e poco diversificato. Vi è comunque grande potenziale, soprattutto nel settore del cleantech e degli edifici sostenibili, dell’ICT e dell’intelligenza artificiale, del commercio al dettaglio (moda) e del settore MEM.

 

Business a basso rischio

Grazie alla presentazione di Marco Arrighini, Senior Sales Manager presso Euler Hermes Switzerland, è emerso che il rischio di fare business sul mercato canadese è molto basso. Il Canada è caratterizzato da un sistema giudiziario efficiente ed affidabile e da una “cultura del pagamento” eccellente che facilitano il business.

Unica nota dolente è stato il calo dei prezzi dell’energia avvenuto qualche anno fa che ha compromesso l’economia canadese, anche se il danno ha toccato unicamente il settore dell’energia. Il resto dell’economia canadese appare stabile e in crescita continua.

In seguito, Hermann Padovani – European Trademark Attorney presso M. ZARDI & Co. S.A – ha fornito interessanti dettagli sulla proprietà intellettuale, in particolare sulle modifiche che incideranno prossimamente i marchi e i brevetti.

A chiudere l’evento, la tradizionale testimonianza aziendale che in questa occasione è stata affidata ad Alessandro Russi, Sales Director di RKB Europe, importante azienda che opera nel settore della produzione dei cuscinetti volventi dal 1936. Attivi da due anni sul mercato canadese, Alessandro Russi ha portato l’esperienza diretta esponendo i vantaggi e le sfide che attendono l’azienda su suolo canadese. In futuro RKB Europe prevede di creare uno spazio per la logistica, investire in una presenza diretta (è indispensabile che i prodotti siano presenti in loco) ed essere presenti in occasione di eventi chiave del settore.

Pronti a partire?

Interessati quindi a sondare le opportunità del mercato canadese? La Cc-Ti fornisce un’ottima occasione organizzando una missione in Canada dal 27 aprile al 4 maggio 2019. Il programma sarà ricco di interessanti appuntamenti e – non da ultimo – darà la possibilità ai partecipanti di organizzare incontri B2B con partner canadesi. Per tutti i dettagli, vi invitiamo a contattarci.

 

Scarica le presentazioni:
– 
Macroeconomic outlookClaudio Nicolai Wewel, Swiss Macro Economics & Strategy, Credit Suisse
Business OpportunitiesEros Robbiani, Head of Swiss Business Hub Canada
Trade Credit Risk InsightsMarco Arrighini, Senior Sales Manager, Euler Hermes Switzerland
Intellectual Property Highlights, Hermann Padovani, European Trademark Attorney, M. ZARDI & Co. S.A.
La testimonianza aziendaleAlessandro Russi, Sales Director, RKB Europe

 

La Cc-Ti ringrazia i partner export:
S-GE, Cippà Trasporti, Credit Suisse, Euler Hermes, PwC e M.Zardi & Co SA

 

La piazza finanziaria va difesa?

L’opinione di Cristina Maderni, Vice Presidente Cc-Ti, Presidente Ordine dei Commercialisti del Cantone Ticino, Presidente FTAF e candidata PLRT al Consiglio di Stato e al Gran Consiglio

È giusto alzare la voce per difendere le banche ticinesi nel recente contenzioso fiscale con l’Italia? Se sì, a chi spetta l’onere di organizzare una linea di difesa? Oppure, le banche vanno lasciate da sole a gestire le eredità del passato come implicitamente sembrano sostenere alcuni osservatori, critici sul loro comportamento? Domande difficili, che si prestano a risposte non univoche ma che, nell’interesse comune, non devono in alcun modo restare inevase. Devo a questo punto confessare il mio stupore: queste domande, fino a ieri, non le ho sentite porre da nessuno. A spaiare il mazzo ci ha pensato Giovanni Merlini, depositando un’interrogazione al Consiglio federale in cui si chiede apertamente come il Governo intenda difendere le banche svizzere, invitandolo inoltre a chiarire i dubbi relativi all’interpretazione nella fattispecie della convenzione fra Italia e Svizzera contro la doppia imposizione fiscale. Portare il problema a livello federale servirà, nella mia opinione, a porre la piazza finanziaria su di una base di partenza più chiara, se non migliore. Una presa di posizione federale consentirà a tutti quegli operatori che sono oggetto di indagine, ma che non hanno ecceduto in comportamenti invasivi in materia transfrontaliera, di dotarsi di convinzioni e di coraggio necessari per difendere se stessi e i propri dipendenti, di cui, concordo con ASIB, i nominativi vanno protetti. Purtroppo, ancora una volta, ci troviamo di fronte alle conseguenze di un accordo, quello del 2015 con l’Italia, concluso da parte svizzera senza mordente e con approssimazione. Eppure, nel 2015 la Svizzera aveva potere contrattuale, disponeva di merci di scambio che oggi non ha più. Al posto di una roadmap per la prosecuzione del dialogo andavano immediatamente ottenuti due accordi. Un primo, sull’accesso al mercato da parte degli operatori finanziari, tema che ancora ci angoscia e di cui non vediamo soluzione. Un secondo, riguardante una amnistia fino al 2015 che scongiurasse potenziali assoggettamenti (non reati) fiscali derivanti da operazioni cross border, la cui necessità sarebbe dovuta essere evidente a chiunque, e la cui conclusione avrebbe costituito un chiaro monito sulla punibilità di comportamenti futuri.

Così non è stato. Di conseguenza ci troviamo a difendere la piazza finanziaria di Lugano da un nuovo attacco. Non la difendiamo per motivi ideologici ma per supportare quei 15.000 posti di lavoro che sono generati dalle banche e in ugual misura dagli operatori fiduciari e parabancari. Posti di lavoro che non si spostano per motivi di fiscalità societaria, che impiegano manopera residente e che pagano stipendi equi.

L’economia è la vera priorità

Vi proponiamo l’opinione di Michele Rossi, Delegato alle Relazioni esterne Cc-Ti e candidato PPD al Consiglio di Stato

Ora, in questo coro di voci si perde però spesso di vista un aspetto determinante: pur ammettendo che tutti i temi meritino attenzione, alcuni ne meritano di più. La priorità tra i temi è l’ago da non perdere nel pagliaio delle opinioni e delle ricette proposte all’elettorato. E così la domanda che sorge spontanea è una sola: qual è oggi la vera, grande sfida che il Ticino deve affrontare? C’è forse un problema che sta all’origine di molti altri, sul quale dovremmo chinarci con maggior determinazione ed energia? A mio avviso c’è. E da come lo sapremo affrontare dipenderanno le soluzioni di tanti importanti problemi oggi sul tavolo.

Il Ticino sta vivendo una trasformazione profonda. Nel secondo dopoguerra il nostro Cantone ha sperimentato una rapida e consistente crescita economica. Un evento senza pari nella sua storia. Un Cantone che aveva conosciuto il dramma dell’emigrazione si è visto nascere in casa una piazza finanziaria di livello internazionale che ha generato e distribuito, direttamente o indirettamente, una ricchezza di cui tutti, compreso l’ente pubblico, hanno potuto beneficiare. Questa situazione di benessere generata quasi spontaneamente è durata per alcuni decenni, ma oggi purtroppo le cose, volenti o nolenti, sono cambiate e continuano a farlo. Il benessere generale garantito nel passato recente dalla piazza finanziaria non è più assicurato. Tanto che oggi più che mai le nostre scelte politiche diventano determinanti per la tutela del benessere. Perché se un tempo la politica e l’economia cantonale potevano contare a priori su un fondamento solido, oggi le cose stanno diversamente.

Per mantenere il nostro benessere dobbiamo pertanto assicurare all’economia quelle condizioni quadro che le permettano di funzionare al meglio, nell’interesse di tutti noi: le aziende, gli investitori, i lavoratori e le lavoratrici, i liberi professionisti e le loro famiglie. Quando l’economia gira bene tutti ne beneficiamo. Quando rallenta tutti ne soffriamo. Solo un’economia sana ed operativa può creare ricchezza, lavoro e benessere. La politica deve occuparsene prioritariamente. In modo equilibrato, certo, ma consapevole che solo questa è la base su cui è possibile costruire tutto il resto. Garantendo le giuste condizioni quadro, noi dobbiamo permettere all’economia di generare quel benessere al quale non vorremmo doverci disabituare. Tutto il resto ne dipende. È la base del nostro sistema. È un po’ come nella vita di tutti i giorni: con la pancia vuota tutto il resto perde gran parte della sua importanza.