Sino a pochi decenni fa ogni impresa poteva contare su un proprio modello di business consolidato che le permetteva di andare avanti tranquillamente per anni. Oggi per restare competitivi bisogna innovare costantemente anche il modello di affari.
“I nuovi modelli di business sono efficaci perché non hanno costrizioni con il passato, abitudini da rispettare o paure su come affrontare il futuro. Sono molto flessibili, facilmente adattabili e consentono di accedere in modo fruibile all’ industria 4.0, per essere, dunque, attori consapevoli della rivoluzione digitale” spiega Lorenza Bernasconi CFO e Partner di Gruppo Sicurezza.

Lorenza Bernasconi, CFO e Partner Gruppo Sicurezza
A cosa bisogna stare attenti in questo processo di adattamento continuo?
“Il punto che richiede particolare attenzione è la risorsa umana dell’impresa che, per definizione, può essere refrattaria al cambiamento e ai nuovi modi di lavorare. Perché abbandonare ciò che si conosce e che funziona, per lanciarsi nell’ignoto, non sicuri di ottenere dei risultati? Questa è la domanda più pericolosa, a cui bisogna replicare con risposte efficaci e metodi di lavoro chiari”.
Che fare, quindi?
“Una formazione oculata, una visione chiara e costantemente condivisa, un’implementazione di processi e nuove tecnologie nella struttura aziendale, le permetteranno di cavalcare l’onda, di generare valore e cambiamenti che produrranno ulteriore valore aggiunto”.
La trasformazione digitale come incide sul business model della sua azienda?
“In modo disruptivo direi. Noi abbiamo vissuto il cambiamento della digitalizzazione con qualche anno di anticipo. Difatti, abbiamo sempre creduto in un modello di business orientato più al servizio e meno al prodotto, e questo già nel 2000, lavorando con i dati e offrendo soluzioni che adottavano tecnologie innovative e predittive. L’inizio è stato più tortuoso perché il mercato non era pronto a vivere il mondo della sicurezza tramite i servizi erogati da una control room. Ma l’avvento della globalizzazione ci ha dato una velocità e una preparazione tali da renderci oggi leader nel mercato della sicurezza globale. Ciò significa che abbiamo anche modificato la sicurezza meccanica in sicurezza digitale, per offrire ai nostri utenti soluzioni fruibili, scalabili, intelligenti e con un giusto valore”.
Aggiornare il modello di affari richiede una specifica cultura aziendale?
“Nell’era della digitalizzazione il business è global, è quindi necessaria un’impostazione del tutto diversa che influirà sulla cultura aziendale in modo radicale. Gli orari non esistono più: con Internet il consumatore, dal divano di casa, acquista ogni genere di prodotti e servizi la sera o nei week-end. La cultura aziendale va adattata alle nuove esigenze del mercato. Le imprese che sapranno investire su nuovi modelli di business, che sapranno formare e considerare la risorsa umana come un talento che le permette di esprimere al meglio il proprio valore, avranno un futuro di successo nell’economia digitale”.
Inventare o innovare?
/in Innovazione, TematicheNon è necessariamente la stessa cosa. La storia conta una quantità infinita di invenzioni. Solo alcune di esse hanno però dato una spinta all’innovazione. Ma cosa significa oggi innovare?
Il verbo “Innovare” e tutte le sue possibili declinazioni, è tra i più in voga. Preceduto forse da “digitalizzare” e affini. Viviamo in un’epoca caratterizzata dal facile accesso alle informazioni di tutti i generi e, paradossalmente, al rilancio spesso superficiale di quelle che ci paiono di maggior effetto e al successo mediatico di quelle che i più preferiscono ascoltare. Un’epoca apparentemente in grado di archiviare nuove idee con una velocità disarmante e che rischia di volgarizzare il concetto di “innovativo”.
In realtà i ritrovati tecnologici che abbagliano quasi quotidianamente i nostri stupiti sguardi, sono per lo più invenzioni. Molte delle quali veramente strabilianti e non necessariamente legate esclusivamente alla storia contemporanea. Già più di un secolo fa, l’economista austriaco Joseph Alois Schumpeter (1883 – 1950) sottolineava la differenza tra “invenzione” e “innovazione”. Se la prima può produrre idee o prodotti talvolta geniali, la seconda ne fa seguire l’applicazione pratica e la conseguente diffusione commerciale, certificante un determinato livello di utilità. Il primo passo non porta automaticamente al secondo. E viceversa. Molto spesso il nuovo, l’inaspettato, il dirompente, emerge cambiando semplicemente prospettiva. Analizzando un’organizzazione aziendale, un processo o un servizio già esistenti, possiamo immaginarli in una rappresentazione grafica in cui ruotiamo la visuale, agendo su un’asse mai considerato prima d’ora.
Ma come introdurre elementi di innovazione nella propria attività? Il metodo più efficace prevede il ricorso a risorse esterne. Un consulente o un coach, in grado di organizzare un lavoro di gruppo extra-muros, può aiutare ad analizzare la situazione da punti di vista diversi, andando oltre gli schemi predefiniti e trovando spunti per nuovi concetti. Una formula spesso vincente è rappresentata dal Co-Creation Workshop, una forma collaborativa che può aprire scenari inaspettati e, allo stesso tempo, migliorare la coesione del gruppo di lavoro.
Essere innovatori, oggi più che mai, è saper mettere in discussione abitudini consolidate, visualizzare elementi apparentemente insignificanti e lasciarsi alle spalle paradigmi dogmatici. Il tutto a patto che non manchi l’elemento più indispensabile di tutti: una sana curiosità per ciò che non conosciamo.
Testo redatto da
Carlo Secchi, Sales Director Swisscom (Svizzera) SA Enterprise Customers, Bellinzona
La Cina e le sue curiosità
/in Internazionale, TematicheLa Cc-Ti si appresta a tornare in Cina con una missione organizzata in collaborazione con la Città di Lugano, la Swiss Chinese Chamber of commerce, Swiss Centers China e S-GE. Vorremmo quindi cogliere l’occasione per dedicare uno spazio ai “do’s and dont’s” di questo Paese.
Nei contatti di business, per esempio, è importante arrivare puntuale agli incontri, non arrivare per tempo potrebbe essere percepito come estremamente irrispettoso. Salutare in cinese prima di iniziare la discussione è sempre apprezzato. È consigliato, inoltre, limitarsi a salutare verbalmente, invece di stringere la mano. Abbracciarsi o baciarsi non è comune in Cina, basta un leggero cenno col capo. Negli incontri di business non bisogna puntare subito al risultato, ma coltivare anche le relazioni. Non presentarsi mai a mani vuote! Durante qualsiasi tipo di incontro è uso scambiarsi regali in segno di gentilezza e amicizia. Quando qualcuno offre un regalo, accettarlo con entrambe le mani e utilizzarle entrambe mentre si offre il proprio. Il medesimo consiglio vale per il biglietto da visita. Fatto curioso: non regalare un orologio in quanto nella cultura cinese rimanda al funerale. Allo stesso modo, meglio evitare di offrire forbici e altri oggetti appuntiti poiché rappresentano il taglio delle relazioni. Unica eccezione è il tradizionale coltellino svizzero, sempre molto apprezzato dai Cinesi! In merito ai colori, rosso e oro sono di buon auspicio, mentre è meglio evitare di vestirsi di bianco in quanto in Cina è associato al lutto.
Al ristorante
Alle nostre latitudini è educazione finire quello che si ha nel piatto, in Cina è invece uso lasciare una piccola parte di cibo come segno di aver mangiato abbastanza. Provare tutto: è educazione assaggiare ogni piatto disponibile. Non bisogna lasciare la mancia infatti la maggior parte dei ristoranti non hanno una politica al riguardo e i camerieri sono spesso a disagio poiché è considerato un gesto sgarbato. Su una tavola cinese troverete sempre del pesce, è segno di buon auspicio.
Per concludere un’ultima curiosità, We-Chat è l’alternativa a Whatsapp ed è molto utilizzato, anche per i contatti lavorativi. La prima versione di We-Chat è stata distribuita nel 2011 e conta attualmente oltre 980 milioni di utenti. Non si tratta unicamente di un sistema di messaggistica, ma permette per esempio di completare transazioni online e trasferire denaro. Si può persino pagare il taxi con We-Chat.
Maggiori dettagli sulla missione in Cina di novembre 2019 sono disponibili qui o contattando il nostro International Desk.
Attenzione alle proposte di lavoro online troppo allettanti!
/in Risorse umane, TematicheAnnunci di lavoro online che traggono in inganno: ancora valida l’allerta
La richiesta di prudenza perdura anche con l’inizio dell’autunno, la ripresa delle scuole e il rientro dalle ferie. Se già un mese fa avevamo reso noto di una truffa online con offerte di lavoro fasulle, oggi l’annuncio di prestare attenzione a queste truffe viene riproposto direttamente dalla Polizia cantonale, che in una nota stampa allerta i cittadini.
Nel comunicato stampa diramato si riferisce come, negli scorsi giorni, siano giunte alla Polizia cantonale segnalazioni relative a malviventi che cercano di reclutare persone tramite varie piattaforme online con lo scopo di utilizzare i loro conti bancari per trasferire denaro ottenuto in modo illecito. Le inserzioni si rivolgono spesso a persone in cerca di lavoro o che si trovano in una situazione finanziaria difficile. Occorre usare grande prudenza.
Invitiamo pertanto a continuare a prestare la dovuta cautela e in caso di dubbio, volentieri, siamo a disposizione.
Collaborazione e dialogo per un mercato del lavoro a favore di tutti
/in Appuntamenti, Eventi e missioni, Networking Business BreakfastSi è svolto nel Mendrisiotto il primo appuntamento con gli eventi Cc-Ti del secondo semestre
Siamo tornati a parlare dell’Obbligo di annuncio dei posti vacanti, dopo diversi appuntamenti sul tema tenuti nei mesi scorsi. Infatti il 9 settembre 2019, nella sede dello Swiss Agile Center a Mendrisio, si è tenuto il nostro primo Networking Business Breakfast d’autunno.
In una cornice moderna e innovativa, davanti a una trentina d’imprenditori soci della Cc-Ti, Michele Merazzi, Vicedirettore Cc-Ti e Claudia Sassi, Capo della Sezione del lavoro del DFE, hanno presentato i risultati attuali dell’interazione tra le misure del Cantone e il mercato del lavoro interagendo in finale direttamente con i partecipanti.
Temi concreti
Sono stati ribaditi i punti chiave dell’obbligo di annuncio dei posti vacanti – introdotto il 1° luglio 2018 -. Si è posto l’accento sull’indispensabile collaborazione tra le parti coinvolte: istituzioni, datori di lavoro e candidati. Il 1° gennaio 2020 il numero delle voci che sottostanno all’obbligo d’annuncio subiranno un leggero aumento in quanto il valore relativo di riferimento (tasso di disoccupazione) verrà diminuito al 5% (valore attuale 8%).
Una scelta per mantenere le interazioni con il territorio
La proposta di spostarci a Mendrisio, presso uno spazio al passo con i tempi come lo Swiss Agile Center, è il riflesso di una ferma volontà di avvicinarci alle aziende di ogni distretto del Cantone, valorizzando così in modo concreto la prossimità e il dialogo che – come associazione-mantello dell’economia – vogliamo mantenere costante con i nostri affiliati (imprese ed associazioni di categoria).
La Cc-Ti in prima linea
Affinché gli associati e le aziende siano sempre informati sulla stretta attualità, proponiamo eventi, formazioni e informazioni mirate. Per richieste mirate sul diritto del lavoro il nostro Sevizio giuridico può affiancarvi con una consulenza dedicata!
Scopri tutti gli approfondimenti sul tema
Attori consapevoli della rivoluzione digitale
/in Innovazione, TematicheSino a pochi decenni fa ogni impresa poteva contare su un proprio modello di business consolidato che le permetteva di andare avanti tranquillamente per anni. Oggi per restare competitivi bisogna innovare costantemente anche il modello di affari.
“I nuovi modelli di business sono efficaci perché non hanno costrizioni con il passato, abitudini da rispettare o paure su come affrontare il futuro. Sono molto flessibili, facilmente adattabili e consentono di accedere in modo fruibile all’ industria 4.0, per essere, dunque, attori consapevoli della rivoluzione digitale” spiega Lorenza Bernasconi CFO e Partner di Gruppo Sicurezza.
Lorenza Bernasconi, CFO e Partner Gruppo Sicurezza
A cosa bisogna stare attenti in questo processo di adattamento continuo?
“Il punto che richiede particolare attenzione è la risorsa umana dell’impresa che, per definizione, può essere refrattaria al cambiamento e ai nuovi modi di lavorare. Perché abbandonare ciò che si conosce e che funziona, per lanciarsi nell’ignoto, non sicuri di ottenere dei risultati? Questa è la domanda più pericolosa, a cui bisogna replicare con risposte efficaci e metodi di lavoro chiari”.
Che fare, quindi?
“Una formazione oculata, una visione chiara e costantemente condivisa, un’implementazione di processi e nuove tecnologie nella struttura aziendale, le permetteranno di cavalcare l’onda, di generare valore e cambiamenti che produrranno ulteriore valore aggiunto”.
La trasformazione digitale come incide sul business model della sua azienda?
“In modo disruptivo direi. Noi abbiamo vissuto il cambiamento della digitalizzazione con qualche anno di anticipo. Difatti, abbiamo sempre creduto in un modello di business orientato più al servizio e meno al prodotto, e questo già nel 2000, lavorando con i dati e offrendo soluzioni che adottavano tecnologie innovative e predittive. L’inizio è stato più tortuoso perché il mercato non era pronto a vivere il mondo della sicurezza tramite i servizi erogati da una control room. Ma l’avvento della globalizzazione ci ha dato una velocità e una preparazione tali da renderci oggi leader nel mercato della sicurezza globale. Ciò significa che abbiamo anche modificato la sicurezza meccanica in sicurezza digitale, per offrire ai nostri utenti soluzioni fruibili, scalabili, intelligenti e con un giusto valore”.
Aggiornare il modello di affari richiede una specifica cultura aziendale?
“Nell’era della digitalizzazione il business è global, è quindi necessaria un’impostazione del tutto diversa che influirà sulla cultura aziendale in modo radicale. Gli orari non esistono più: con Internet il consumatore, dal divano di casa, acquista ogni genere di prodotti e servizi la sera o nei week-end. La cultura aziendale va adattata alle nuove esigenze del mercato. Le imprese che sapranno investire su nuovi modelli di business, che sapranno formare e considerare la risorsa umana come un talento che le permette di esprimere al meglio il proprio valore, avranno un futuro di successo nell’economia digitale”.
Innovare il modello di business assicura il successo dell’impresa
/in Innovazione, TematicheUno strumento nella gestione aziendale al centro dell’impegno della Cc-Ti.
Maggiore è lo sviluppo tecnologico, minore è la disoccupazione
Per ogni impresa, grande o piccola che sia, l’innovazione (quella tecnologica in particolare) è il fattore decisivo per la sua competitività. Del resto, l’imprenditore, per definizione, deve sempre essere innovativo se vuole perdurare sul mercato, per cui il costante adattamento del proprio modello di business diventa essenziale. Oggi, l’innovazione rischia di non produrre gli effetti sperati se a essa non corrisponde un business model capace di sfruttarla efficacemente e di configurare un’offerta commisurata alle esigenze di clienti, fornitori e partner commerciali. In una realtà di mercato sempre più complessa e dipendente da un numero crescente di fattori, l’analisi critica dell’attività rapportata agli obiettivi produttivi, l’organizzazione aziendale, l’uso delle risorse e la commercializzazione sono una necessità indifferibile. Analisi da effettuare oggi con frequenza molto maggiore rispetto al passato, data la velocità dei cambiamenti in atto in qualsiasi settore.
Le novità spesso intimidiscono e costringono a sforzi non indifferenti in termini di tempo, di mezzi finanziari e di personale per poter sfruttare commercialmente una nuova tecnologia.
Ma è un passaggio obbligato affinché l’innovazione non resti un concetto astratto. Lo scopo è che l’evoluzione si traduca in un’acquisizione di valore e rafforzi la competitività dell’impresa. A questo problema cruciale per il vigore di ogni azienda, la Cc-Ti dedicherà prossimamente un evento puntuale a tema “Nuovi modelli di business per innovare”. Secondo una ricerca del Boston Consulting Group, le imprese che innovano il modello di business hanno un vantaggio competitivo dell’8,5% in più sugli utili nell’arco di tre anni, dunque molto al di sopra rispetto a chi realizza solo innovazione di prodotto o di processo, oppure che non innova affatto.
È perciò necessaria una cultura aziendale che, oltre a puntare sull’innovazione tecnologica continua, sappia anche rivedere costantemente il modello di affari, uscendo dalla pericolosa trappola del “ma noi abbiamo fatto sempre così”. Questo vale per tutte le categorie di aziende, perché l’evoluzione tecnologica offre opportunità non solo alle grandi aziende, ma anche alle PMI e ai lavoratori indipendenti. Uber, Airbnb, Wework sono esempi illuminanti in questo senso, al di là delle critiche, giustificate o meno, su taluni risvolti dei rispettivi modelli d’affari. Anche per le piccole realtà, ma di grande valore, come a esempio il coiffeur di Giubiasco che ha reinventato la conduzione del suo salone, l’“Andrioletti Parrucchieri Fashion”, grazie a un’applicazione che permette ai clienti di prenotare online il servizio desiderato, scegliere da chi essere serviti, verificare i tempi necessari, ecc., nondimeno consente a questa impresa di calcolare giorno per giorno la redditività del salone, il consumo dei prodotti di uso corrente, di verificare le registrazioni di cassa e di fare proiezioni sull’andamento degli affari. Un significativo esempio di come la tecnologia possa essere accessibile per tutti.
Meet the Ambassadors
/in Comunicazione e mediaLa Cc-Ti ha accolto oggi una delegazione di Ambasciatori ticinesi nell’ambito del progetto “Meet the Ambassadors”, promosso dal Dipartimento federale degli affari esteri (DFAE).
Si tratta di una sorta di “Tour de Suisse” che vede molti dei nostri ambasciatori e giovani diplomatici in visita ai loro cantoni d’origine per discutere della politica estera svizzera con la popolazione, i comuni, i rappresentanti cantonali, ma anche – e soprattutto – per dare un volto alla diplomazia.
La Cc-Ti ha quindi colto l’occasione per organizzare un incontro con il mondo economico cantonale al quale hanno partecipato Monika Schmutz Kirgöz (Ambasciatrice in Libano), Massimo Baggi (Ambasciatore negli Emirati Arabi Uniti), Stefano Lazzarotto (Ambasciatore in Armenia), Pietro Lazzeri (Ambasciatore in Camerun) e Elisa Ravasi (DAE Berna). È stata l’occasione per confrontarsi con rappresentanti di varie aziende e associazioni settoriali sulle più frequenti tematiche che vengono affrontate dagli operatori economici elvetici all’estero. A questo proposito, durante l’incontro è stata soprattutto sottolineata l’utilità delle Ambasciate e Consolati svizzeri all’estero anche per le aziende che si muovono su mercati all’infuori della Svizzera. Un punto essenziale sul quale insiste molto anche la Cc-Ti, durante le nostre missioni all’estero infatti viene sempre messa in evidenza l’importanza delle relazioni con le Ambasciate svizzere in loco. Le rappresentanze elvetiche possono fornire supporto pratico, ma anche tutta una serie di informazioni sul paese o contatti con i diversi enti e autorità locali. Sono un importante canale (privilegiato e riconosciuto) per chi già opera o vuole accedere ad un mercato estero. “Usateci” è stato ribadito dagli Ambasciatori e come Camera di commercio e dell’industria continueremo a trasmettere questo prezioso messaggio anche alle nostre aziende.
Autunno caldo
/in Comunicazione e mediaUna riflessione del Direttore Cc-Ti Luca Albertoni sui cambiamenti economici in atto.
La canicola estiva sta lasciando gradualmente spazio a un clima più fresco ma non per questo meno bollente per l’economia svizzera. Non mi riferisco né a periodi storici di lotte sindacali né alle imminenti elezioni federali. Bensì al ritorno verso un franco molto forte, alle nostre relazioni con l’Unione europea, alle incertezze legate alle conseguenze della Brexit e alla guerra commerciale condotta dagli Stati Uniti contro quasi tutto il resto del mondo.
Tanto per citare solo alcuni elementi che toccano direttamente o indirettamente le aziende svizzere, comprese quelle ticinesi.
Fra dazi e altre misure non tariffali, come procedure doganali complesse o procedure di omologazione dei prodotti lunghe e costose, le imprese svizzere esportatrici devono fronteggiare molte situazioni complicate, con inevitabili ricadute su tutto il sistema economico elvetico. Tutto sotto controllo si potrebbe dire, visto quanto successo nell’ultimo decennio e la nostra grande capacità reattiva. Invero, la reale o incombente erosione dei margini costituisce una minaccia non da poco, perché limita la capacità d’investimento delle aziende e anche la possibilità di rivedere con una tempistica efficace i propri modelli di business e quindi la loro capacità competitiva. E’ un elemento da non sottovalutare. Tanto più che le aziende svizzere, e non solo quelle ticinesi, sono confrontate con difficoltà di reclutamento di personale qualificato. Tale fattore rischia di frenare ulteriormente lo sviluppo aziendale. A mio avviso la Svizzera, in questo senso, ha una carta fondamentale da giocare: la formazione professionale. Anche in settori come quelli delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione (ICT), sempre più strategici per le aziende, l’apprendistato sta assumendo un ruolo crescente, perché fornisce una formazione di ampio respiro e vicina alla cultura aziendale. E’ solo una delle strade per rimediare alla carenza di personale qualificato, ma vale la pena valorizzarla!
Germania: principale partner per l’export elvetico
/in Internazionale, TematicheContinuano gli eventi Paese promossi dalla Cc-Ti in stretta collaborazione con Switzerland Global Enterprise volti a presentare le opportunità per le aziende ticinesi che desiderano esportare i loro prodotti all’estero. Dopo aver approfondito il Canada e il Giappone, il prossimo 19 settembre è il turno della Germania.
Potenza mondiale e leader delle nazioni europee, con i suoi oltre 80 milioni di cittadini la Germania è la terza nazione più grande al mondo in fatto di esportazioni. L’economia è sostenuta da grandi imprese multinazionali e da un’ampia base di piccole e medie imprese (il 99,3% di tutte le aziende, oltre il 60% dei posti di lavoro e il 47% del PIL). I tre stati federali del Baden-Württemberg, della Baviera e della Renania settentrionale-Vestfalia contribuiscono per oltre la metà del PIL.
Primo mercato d’esportazione per le imprese elvetiche, la Germania rappresenta un partner fondamentale per la sua vicinanza geografica e culturale. Non a caso, il volume commerciale della Svizzera con il Baden-Württemberg equivale a quello con la Cina. La Germania è un mercato importante soprattutto per l’industria meccanica, elettrotecnica e metallurgica (industria MEM) nonché per il settore dell’industria farmaceutica. Come per tutte le nicchie tedesche, il mercato si presenta già molto attivo e per potersi posizionare in qualità di leader, gli esportatori svizzeri devono sottolineare l’unicità e la qualità “Swiss Made” dei loro prodotti. Il prezzo inoltre è un fattore fondamentale per poter introdursi con successo nel mercato.
Durante l’incontro informativo previsto al Gran Hotel Villa Castagnola e al quale sono invitate tutte le aziende interessate, i partecipanti verranno sensibilizzati sulla situazione macroeconomica della Germania, sulle opportunità d’affari nonché sulle problematiche commerciali più ricorrenti. Infine, come di consueto, grazie alla collaborazione con Switzerland Global Enterprise (S-GE), vi è la possibilità di fissare dei colloqui individuali gratuiti per una consulenza mirata durante la giornata.
Articolo a cura di
Monica Zurfluh, Responsabile S-GE per la Svizzera italiana e
Valentina Rossi, Responsabile Servizio Export Cc-Ti
Partecipate all’inchiesta congiunturale 2019/2020
/in Comunicazione e mediaL’inchiesta congiunturale, condotta in collaborazione con le 5 Camere di commercio e dell’industria della Svizzera romanda, è giunta alla sua decima edizione. È diventata uno strumento irrinunciabile per la nostra attività. Grazie alla costante partecipazione di un folto numero di aziende associate, i risultati sono particolarmente indicativi e sono regolarmente confermati dai dati statistici ufficiali.
Questa inchiesta è importante per poter paragonare correttamente il nostro Cantone, con le sue caratteristiche peculiari, ad altri Cantoni svizzeri e per comprendere meglio le problematiche quotidiane che – nel dialogo costante con le aziende e le associazioni di categoria che sono affiliate alla Cc-Ti – ci sono segnalate. Il tutto per essere portavoce degli interessi delle imprese ticinesi.
Come compilare il formulario?
L’inchiesta – che è stata recapitata via posta a tutti i soci Cc-Ti – deve essere compilata e rispedita:
entro il 27 settembre 2019
I dati saranno trattati in modo assolutamente confidenziale e l’anonimato è garantito.
Presentazione dei risultati
I risultati dell’inchiesta saranno comunicati ufficialmente e poi pubblicati sui nostri usuali canali di comunicazione (Ticino Business, newsletter, sito internet, Facebook e Twitter).
Per qualsiasi supporto il signor Gianluca Pagani è a vostra disposizione.