Fallimenti abusivi: cosa è cambiato dal 2025

Dal 1° gennaio 2025 è entrata in vigore una riforma importante della Legge federale sull’esecuzione e sul fallimento (LEF), pensata per contrastare i fallimenti abusivi.

Una modifica che coinvolge imprese, creditori e autorità.
Il legislatore federale è intervenuto per arginare pratiche abusive che si sono diffuse negli anni: società che falliscono per eludere i debiti, trasferimenti fittizi di mantelli societari e impunità degli amministratori che violano le disposizioni legali. La riforma, frutto di oltre un decennio di dibattiti, coinvolge molte norme, tra le quali anche il Codice delle obbligazioni, il Codice penale e altre leggi federali.
Tra le novità più incisive, vi è l’obbligo per le autorità fallimentari di segnalare a quelle penali eventuali reati scoperti nell’ambito delle loro funzioni. Una misura volta a combattere in maniera più incisiva le condotte illecite ravvisate nel contesto di un fallimento. In Ticino, l’introduzione del perito fallimentare nel 2019 ha anticipato questo approccio, portando a un effettivo aumento delle segnalazioni e ad un perseguimento più rigoroso dei reati fallimentari.

Crediti pubblici e fallimenti

Un’altra modifica di rilievo è quella che riguarda la procedura di incasso dei crediti pubblici. Dal 2025, anche questi dovranno essere riscossi tramite fallimento e non più solo attraverso il pignoramento.
Ciò comporterà che gli enti pubblici – come le casse AVS, le autorità fiscali o le assicurazioni sociali – dovranno procedere in via fallimentare nei confronti delle aziende inadempienti, eliminando così una distorsione che incoraggiava comportamenti opportunistici, privilegiando i pagamenti ai creditori privati a discapito di quelli pubblici.

Più responsabilità e trasparenza

La riforma estende la responsabilità a tutte le persone iscritte nel registro di commercio: amministratori, direttori e procuratori. In caso di condanna penale, il registro di commercio potrà cancellare tali soggetti e impedirne delle cariche future per un periodo da sei mesi a cinque anni (o in via definitiva, nei casi gravi).
Un deterrente importante contro i fallimenti seriali.
Tra le misure adottate spicca anche il divieto di rinuncia retroattiva alla revisione limitata (opting-out): ogni decisione in tal senso sarà valida solo per l’esercizio successivo e visibile a registro, rafforzando la trasparenza e limitandone gli abusi.

Società mantello e nuovi obblighi informativi

È stata poi messa in atto una norma che limita il commercio delle cosiddette società mantello, ossia entità senza attività né attivi. La nuova normativa prevede la nullità dei trasferimenti societari di tali mantelli e attribuisce agli uffici del registro di commercio il compito di agire in presenza di fondati sospetti.
Sul fronte dell’informazione, è entrato in vigore l’obbligo per le amministrazioni fiscali di segnalare le società che non depositano i conti annuali. Al contempo, nel registro di commercio saranno accessibili i nomi degli amministratori coinvolti in società fallite.
Agevolazioni ai creditori e impatto sul sistema
Ai creditori è stato inoltre concesso più tempo per versare gli anticipi nei fallimenti in via sommaria (da 10 a 20 giorni).
Le nuove norme avranno un certo impatto sull’attuale sistema: si stima un incremento del 30% delle procedure fallimentari, con un conseguente aumento del carico per gli uffici pubblici.


A cura di Patrick Fini, Avv., Studio Legale Fini, Lugano

I nostri diplomati nel primo semestre 2025

I percorsi formativi sono corsi di formazione costituiti da più moduli interconnessi, che formano un vero e proprio approfondimento su una tematica specifica. Al termine si sostiene un esame finale e, al superamento dello stesso, viene rilasciato un attestato di frequenza Cc-Ti.

La classe “ABC della Leadership”

Percorso ‘ABC della Leadership’

Sul tema

Possiamo dire che la leadership riguarda il cambiamento, sia personale che professionale, piccolo o grande. Consiste nel muoversi verso qualcosa che si desidera e nel creare qualcosa che prima non esisteva. Lo stile di leadership di ogni persona è unico e individuale e serve molto tempo, formazione e pratica per sviluppare leader efficaci. Tuttavia, qualsiasi percorso di crescita parte sempre dallo stesso punto: “facendo il primo passo”. L’obiettivo di questa formazione è quello di prendere consapevolezza del proprio ruolo all’interno dell’organizzazione e porre le basi per migliorare la comunicazione interna, la gestione del feed-back, il processo di delega, la mediazione dei conflitti e termina con l‘approccio del coaching applicato dal Leader per far crescere il proprio team.

I diplomati

Si è concluso con l’esame finale il quinto ciclo del percorso formativo “ABC della Leadership”. Complimenti a: Alex Anzalone (Dicastero ambiente Citta di Mendrisio), Andrea Arnaboldi (Il Centro), Stefano Baiesi (Suedpack Bioggio SA), Roberto Bissolotti (Comune di Collina d’Oro), Patrizio Bonfitto (Dicastero Ambiente Città di Mendrisio), Dusan Jevremovic (Ecsa Energy SA), Faruk Kabashi (Sitaf SA), Daniela Kovacevic (Policentro Anziani Losone), Denis Leoni (Azienda Multiservizi Bellinzona), Danilo Liporace (Suedpack Bioggio SA), Mauro Mammucci (Diamond SA), Antonio Marchese (Diamond SA), Marianna Meyer (Città di Lugano), Haris Mulalic (Polizia Tre Valli), Mario Racioppi (Marino Bernasconi SA), Daniele Ronchetti (Marino Bernasconi SA), Andrea Rossi (Zimmerli Textil AG), Pietro Scalzi (Diamond SA), Benjamino Stocker (Ecsa Energy SA), Aldo Volpatti (Mikron Service), Jascin Zecchin (Diamond SA).

Il prossimo ciclo prenderà avvio il 19 novembre 2025.
Info ed iscrizioni qui.

La classe “Competenze nel diritto del lavoro”

Percorso ‘Competenze nel diritto del lavoro’

Sul tema

Questo percorso formativo composto da 8 moduli è pensato per coloro che lavorano nel campo delle risorse umane e mirano ad ottenere solide competenze e qualifiche per esercitare una funzione di responsabile/assistente delle risorse umane e per svolgere attività qualificate legate all’ambito del diritto del lavoro. Il percorso ha volutamente un taglio molto pratico affinché sia possibile acquisire conoscenze pratiche e teoriche necessarie per riconoscere e gestire in modo indipendente pratiche legate al diritto del lavoro.

I diplomati

Si è concluso con l’esame finale il quarto ciclo del percorso formativo “Competenze nel diritto del lavoro”. Complimenti a Marcella Di Muraglia (Giovenzana International BV), Sara Gironi (Fidi BC SA), Francesca Leoni (LeA Sagl), Jessica Mozzetti (Bellinzona Sport), Sonia Pansardi (Comune di Muralto), Laura Tucci (CNHI International SA).

Il prossimo ciclo prenderà avvio il 26 settembre 2025.
Info ed iscrizioni qui.

Auto e clima: quale tecnologia è la più sostenibile?

Nel dibattito sul futuro della mobilità privata, una questione prevale su tutte: quale tipo di propulsione è veramente la più sostenibile per l’ambiente?

Un recente studio dell’International Council on Clean Transportetion (ICCT) ha cercato di rispondere a questo dilemma sulla base di dati reali, analizzando le emissioni di gas a effetto serra (GHG – Greenhouse Gas) durante l’intero ciclo di vita del veicolo: dalla produzione alla rottamazione dell’auto e dal carburante o dall’elettricità consumata.

Un obiettivo ambizioso: -80% entro il 2050

Per rispettare gli impegni dell’accordo di Parigi e cercare di contenere il surriscaldamento globale, le emissioni del settore dei trasporti dovranno essere ridotte di almeno l’80% entro il 2050. Le automobili per il trasporto privato, che rappresentano un’importante percentuale di queste emissioni, sono da tempo al centro di questa transizione ecologica. Secondo l’ICCT, per raggiungere questo traguardo non basta affinare i motori a combustione, serve una vera e propria rivoluzione tecnologica. I dati sono impietosi (cfr. grafico).

Esiste un’opzione migliore?

Lo studio ha messo a confronto cinque diverse tecnologie di propulsione: motori a combustione interna (ICEV – Internal Combustion Engine Vehicle), ibridi (HEV – Hybrid Electric Vehicle), ibridi plug-in (PHEV – Plug-in Hybrid Electric Vehicle), elettrici a batteria (BEV – Battery Electric Vehicle) e a idrogeno (FCEV – Fuel Cell Electric Vehicle).
E per essere il più esaustivi possibili, sono stati confrontati nei quattro grandi mercati mondiali: Europa, Stati Uniti, Cina e India.
Ecco una sintetica panoramica dei risultati:

  • Le auto elettriche a batteria (BEV) sono le più sostenibili. In Europa, già oggi emettono tra il 66 e il 69% in meno di gas a effetto serra rispetto ad un’auto a benzina. Negli USA, la riduzione si attesta tra il 60 e il 69%. Entro il 2030, grazie all’aumento della produzione di energia elettrica “verde”, il vantaggio sarà ancora sensibilmente maggiore.
  • Le auto a idrogeno (FCEV) hanno un potenziale di riduzione delle emissioni fino all’80%, ma unicamente se alimentate con idrogeno “verde”, prodotto cioè da fonti rinnovabili. Se, come avviene oggi, si utilizza idrogeno prodotto da gas naturale (idrogeno “grigio”), il vantaggio si riduce drasticamente.
  • Le auto ibride plug-in (PHEV) raggiungono una riduzione assai modesta: tra il 25% e il 40% rispetto ad un’auto a benzina. Risultano pertanto più inquinanti rispetto alle auto elettriche a batteria (BEV)
  • Le auto con motore a combustione (ICEV), benzina, diesel o gas naturale registrano i peggiori risultati in termini di emissioni. Anche utilizzando biocarburanti o gas naturale, la riduzione delle emissioni sono limitate e spesso annullate da altri fattori, come le emissioni di gas metano.

Non solo emissioni: incidono anche la produzione e la manutenzione

Uno degli aspetti più interessanti dello studio è l’analisi del ciclo di vita completo del veicolo. Non si guarda solo a ciò che esce dallo scarico, ma anche alle emissioni legate alla produzione dell’auto, della batteria, del carburante o dell’elettricità. Ad esempio, produrre una batteria per un’auto elettrica genera molte emissioni, ma queste vengono ampiamente compensate in seguito con l’uso del veicolo, in modo particolare se l’elettricità proviene da fonti rinnovabili. Anche la manutenzione ha un impatto: i veicoli elettrici richiedono meno interventi e quindi, nel tempo, generano meno emissioni.

Il ruolo fondamentale delle politiche energetiche

Il vantaggio delle auto elettriche dipende molto dal mix di produzione dell’energia elettrica del Paese in cui vengono usate. In Europa, dove la produzione di elettricità sta diventando sempre più “verde”, i BEV sono già molto efficienti. In India o in Cina, dove l’elettricità è ancora in gran parte prodotta con carbone, il beneficio è minore, ma comunque significativo. E in Svizzera? Il nostro Paese, ad oggi, non è tra i più virtuosi a livello europeo, ma comunque, grazie alla produzione idroelettrica, garantisce una discreta disponibilità di energia elettrica da fonte rinnovabile. Al fine di migliorare ulteriormente la situazione, lo studio sottolinea l’importanza di politiche coordinate: non basta incentivare le auto elettriche, bisogna anche decarbonizzare la produzione di energia.

2030, il punto di svolta?

Secondo i ricercatori dell’ICCT per raggiungere gli obiettivi climatici la vendita di auto nuove con motore a combustione (ICEV) dovrebbe essere interrotta tra il 2030 e il 2035. La tecnologia per avanzare nella transizione ecologica è già disponibile, serve comunque un colpo di acceleratore.
Per questo è indispensabile che i Governi si facciano carico di:

  • incentivare l’acquisto di veicoli elettrici (BEV) o a idrogeno “verde” (FCEV)
  • investire in infrastrutture di ricarica pubbliche e private (in particolare per gli inquilini) e nella produzione di energia elettrica pulita
  • promuovere il riciclaggio dei materiali (batterie esauste in particolare)
  • limitare l’uso di biocarburanti di origine vegetale e di carburanti sintetici ad alta capacità energetica

La conclusione: la via è tracciata

Il messaggio dello studio è chiaro: per ridurre davvero le emissioni del settore trasporti, dobbiamo puntare su veicoli elettrici (BEV) e a idrogeno verde (FCEV). Le tecnologie ibride (HEV e PHEV), sono un primo passo nella giusta direzione, ma questo non basta. E il tempo stringe. Il futuro della mobilità è elettrico. Ma per renderlo davvero sostenibile, serve un impegno collettivo: industria, Governi e cittadini devono muoversi nella stessa direzione.

Fonte e rapporto completo: A GLOBAL COMPARISON OF THE LIFE-CYCLE GREENHOUSE GAS EMISSIONS OF COMBUSTION ENGINE AND ELECTRIC PASSENGER CARS – The International Council on Clean Transportation (ICCT) – www.theicct.org


A cura di Marco Doninelli, Responsabile Mobilità Cc-Ti

Il Ticino si conferma tra le regioni più innovative a livello europeo

Anche nel 2025, il Ticino si conferma tra le prime dieci regioni più innovative a livello europeo e al secondo posto, dopo Zurigo, a livello svizzero. Il nostro Cantone – come mostrano i risultati pubblicati nel rapporto «Regional Innovation Scoreboard 2025», pubblicato dalla Commissione europea – risulta ai vertici della graduatoria, in particolare, grazie alla percentuale di piccole e medie imprese che hanno introdotto un’innovazione di processo o di prodotto, alla stretta collaborazione tra il mondo accademico e quello economico e al forte sostegno all’innovazione da parte del Cantone.

Secondo il Regional Innovation Scoreboard, pubblicato dalla Commissione Europea, il Cantone Ticino figura nei primi dieci sistemi dell’innovazione a livello europeo e al secondo posto, dopo Zurigo, a livello svizzero. In particolare, il Ticino risulta ai vertici della graduatoria nazionale per la percentuale di piccole e medie imprese che hanno introdotto un’innovazione di processo o di prodotto e al secondo posto per la registrazione di marchi.  

Anche la presenza in Ticino di due università contribuisce in maniera determinante alla valutazione di regione innovativa. L’Università della Svizzera italiana (USI), la più giovane in Svizzera, ospita infatti oltre 20 istituti di ricerca, con competenze accademiche di primo piano nei campi della biomedicina, della scienza computazionale, della comunicazione, dell’economia e della finanza. L’ateneo ticinese può contare su una vasta rete di ricerca a livello nazionale e internazionale e sull’accesso ai finanziamenti competitivi del Fondo nazionale svizzero per la ricerca scientifica e dell’Unione Europea.  

Grazie a un ricco ventaglio di competenze settoriali estremamente specializzate, in particolare nel campo dell’automazione industriale, della robotica, dell’elettronica e della scienza dei materiali, alla forte prossimità con il tessuto imprenditoriale locale e al tasso di successo più elevato tra le scuole universitarie professionali svizzere per l’accesso ai fondi europei, la Scuola universitaria professionale della Svizzera italiana (SUPSI) rappresenta un interlocutore qualificato per le imprese che intendono avviare progetti di ricerca applicata.  

Per il tramite dell’Ufficio per lo sviluppo economico della Divisione dell’economia, il Cantone Ticino sostiene le imprese innovative attraverso la Legge per l’innovazione economica, un unicum a livello svizzero per l’ampiezza delle tipologie d’intervento. Grazie a questo strumento, il Cantone mette in campo diverse misure di incentivo per le imprese, che spaziano dal sostegno alla partecipazione ai programmi di ricerca applicata svizzeri ed europei, alla realizzazione di progetti d’investimento innovativi, fino alla partecipazione a fiere specialistiche e a progetti di internazionalizzazione.  

Con la realizzazione del Parco dell’innovazione Switzerland Innovation Park Ticino e i suoi centri di competenza, il Cantone contribuisce inoltre a rafforzare la collaborazione tra le imprese e le scuole universitarie in settori di punta dell’economia cantonale, quali le scienze della vita, le tecnologie dell’informazione e della comunicazione, la meccanica, l’elettronica e le tecnologie dei materiali. Attualmente sono in fase di approfondimento tre centri di competenza – attivi rispettivamente nel campo dei droni, delle tecnologie associate all’industria del tempo libero e delle scienze della vita – all’interno dei quali vengono sviluppate soluzioni tecniche e tecnologiche altamente innovative.

Approfondimenti
Regional Innovation Scoreboard, pubblicato dalla Commissione Europea
Indice cantonale di innovazione e creatività (abbreviato in “KIKI”Kantonalen Innovations- und KreativitätsIndex), sviluppato dalla Scuola Universitaria Professionale di Lucerna, in cui il Canton Ticino si posiziona sempre ai veritici delle classifiche.

Fonte: Comunicato stampa DFE, 17.7.2025

Approfondimenti giuridici

Schede redatte dall’Avv. Michele Rossi, Delegato alle relazioni esterne Cc-Ti.

Vietato indicare animali nell’etichettatura di cibo vegano o vegetariano

Il 2 maggio 2025, il Tribunale federale ha emesso una sentenza significativa in materia di etichettatura alimentare (2C_26/2023), stabilendo che i prodotti vegani che imitano la carne non possono riportare nel nome riferimenti a specie animali, come “pollo” o “maiale”, anche se accompagnati da termini chiarificatori come “vegetale” o “vegano”. La decisione ribalta una precedente sentenza del Tribunale amministrativo del Canton Zurigo, che nel 2022 aveva dato ragione a un’azienda produttrice di sostituti della carne a base di proteine di piselli. Secondo il Tribunale federale, l’uso di termini come “planted.chicken” o “pollo vegetale” è fuorviante per i consumatori, poiché il termine “pollo” è legalmente associato a carne animale, sia nel diritto svizzero che in quello europeo. La legge sulle derrate alimentari impone che tutte le indicazioni siano veritiere e non inducano in errore.
I prodotti vegetali devono essere chiaramente distinguibili da quelli di origine animale, anche nella denominazione. Questa sentenza avrà un impatto diretto sul marketing e sull’etichettatura dei prodotti plant-based in Svizzera, imponendo alle aziende di trovare nuove strategie comunicative che rispettino la normativa, pur mantenendo la chiarezza per il consumatore.


Lavoro domenicale solo se la stazione ferroviaria ha una certa grandezza

In una recente sentenza (2C_87/2024) il Tribunale federale ha confermato che le aziende situate nelle stazioni ferroviarie possono impiegare personale la domenica senza necessità di autorizzazione solo se la stazione ha una certa rilevanza, in particolare per quanto riguarda il volume di traffico viaggiatori. Nel caso specifico, una filiale di una grande catena di commercio al dettaglio, aperta nel 2023 presso la stazione di Châtel-St- Denis (FR), non soddisfa questo requisito. Inizialmente, l’azienda aveva ricevuto dalla società di trasporti TPF, che gestisce la stazione, l’autorizzazione a operare come servizio accessorio, ritenendo quindi di non dover rispettare le restrizioni sugli orari di apertura, comprese quelle domenicali. Tuttavia, l’ispettorato del lavoro del Canton Friburgo ha vietato l’impiego di personale tra le 23:00 del sabato e le 23:00 della domenica senza apposita autorizzazione, e questa decisione è stata confermata sia dal Tribunale cantonale sia dal Tribunale federale.
Secondo l’articolo 26 dell’Ordinanza 2 della legge sul lavoro (OLL 2), il lavoro domenicale senza autorizzazione è ammesso solo in stazioni di una certa importanza. La stazione di Châtel-St-Denis, frequentata principalmente da pendolari locali e con traffico ridotto nei giorni festivi, non rientra tra queste. Pertanto, l’azienda non può beneficiare dell’eccezione prevista dalla normativa.

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Instagram 25/26

I trend che stanno ridisegnando il social network

Instagram è oggi il social network più popolare in Svizzera. Tra creator, aziende e consumatori digitali, la piattaforma evolve rapidamente, dettando nuovi standard nella comunicazione visiva.

Cosa aspettarsi dal 2025 e 2026? Ecco i cinque trend principali che stanno trasformando Instagram e il modo in cui viene utilizzato.

Video brevi:
i primi 3 secondi fanno la differenza

Nel 2025, l’attenzione dell’utente medio è scesa sotto i 7 secondi, ma sono i primi 3 a determinare il successo o il fallimento di un contenuto video.
I Reels, già protagonisti nel 2023-2024, sono ora ottimizzati per essere ultra-rapidi, d’impatto e coinvolgenti sin dall’inizio. Creator e brand investono sempre più in tecniche di “hook visivo” iniziale: una scena scioccante, un testo animato, un cambio di ritmo. L’obiettivo è uno solo: impedire lo swipe verso l’alto.

La sfida non è solo catturare, ma trattenere. Instagram premia con maggiore visibilità i contenuti che mantengono alta l’attenzione per almeno 15 secondi. È quindi fondamentale bilanciare creatività visiva con messaggi chiari e immediati.

Contenuti di valore prima della quantità

La moda di pubblicare ogni giorno si è finalmente rallentata. Nel 2025, l’algoritmo favorisce la qualità rispetto alla quantità, premiando i contenuti che offrono insight, ispirazione o utilità. Gli utenti svizzeri, sempre più selettivi, preferiscono seguire profili che educano, intrattengono o fanno riflettere, piuttosto che quelli che postano in modo compulsivo.

Questo ha spinto i creator e le aziende a curare maggiormente storytelling, editing e valore informativo dei post. Le caption diventano micro-articoli, le immagini sono supportate da caroselli esplicativi, e i video trattano argomenti in modo approfondito.

UGC ed EGC:
il potere delle persone comuni

Il 2025 è l’anno dell’User Generated Content (UGC) e dell’Employee Generated Content (EGC). Le persone si fidano più degli altri utenti che dei brand stessi. Le aziende stanno quindi coinvolgendo clienti reali e dipendenti nel racconto della propria immagine.

Un esempio concreto: i marchi svizzeri del settore turistico stanno invitando gli ospiti a raccontare le loro esperienze tramite video UGC, che poi vengono ricondivisi sui profili ufficiali. Allo stesso tempo, dipendenti di aziende tech o retail diventano volti e voci autentiche del brand.
L’EGC rafforza la fiducia interna ed esterna, umanizzando la comunicazione.

Community al centro:
stop alle vanity metrics

Like e follower contano meno. Cresce invece l’importanza dell’engagement reale e della costruzione di community attive. Gruppi ristretti, conversazioni nei commenti, messaggi diretti e persino canali broadcast diventano strumenti chiave per mantenere un rapporto continuativo con l’audience.
I brand più innovativi in Svizzera stanno creando community verticali intorno a temi specifici: sostenibilità, benessere, design ecc.. Questo approccio porta a fidelizzazione, passaparola e contenuti condivisi spontaneamente.

Social shopping: da vetrina a checkout

Il social shopping continua a crescere. Entro la fine del 2026, si stima che oltre il 40% degli utenti attivi in Europa utilizzerà Instagram per acquistare direttamente prodotti, senza uscire dall’app. Anche in Svizzera, l’adozione è in forte ascesa grazie all’integrazione con i marketplace e i sistemi di pagamento locali.
Il nuovo Instagram Shop è sempre più simile a un e-commerce, con schede prodotto dettagliate, recensioni e molto altro.
Le tendenze analizzate – dalla centralità dei video brevi al social shopping – riflettono l’evoluzione dei comportamenti digitali e rappresentano le linee guida per chiunque voglia sfruttare il potenziale di questa piattaforma.

Sempre più aziende, consapevoli della complessità e della dinamicità del panorama social, stanno scegliendo di affidarsi a professionisti del settore per sviluppare strategie efficaci e sostenibili nel lungo periodo. Social media manager, content creator, digital strategist e community manager non sono più figure accessorie, ma veri e propri partner di business. Il loro ruolo è fondamentale per costruire progetti coerenti con l’identità del brand, in grado di generare valore, fidelizzare il pubblico e, soprattutto, tradurre l’interazione in conversione.

Il social media marketing non è più solo una questione di visibilità: oggi è un canale commerciale a tutti gli effetti. E per affrontarlo con successo serve competenza, visione e la capacità di adattarsi rapidamente alle trasformazioni della piattaforma. Le aziende che sapranno investire in risorse qualificate, contenuti di qualità e strategie orientate alla community saranno quelle che riusciranno non solo a emergere, ma a consolidare una presenza duratura e profittevole nel nuovo scenario digitale.


A cura di Jessica Tagliabue, CEO & Founder Tiemme Consulting Sagl

La situazione sul mercato del lavoro

Rapporti della Seco sulla situazione del mercato del lavoro


Concluso l’accordo di libero scambio AELS e Mercosur

Il 2 luglio 2025, i Paesi dell’Associazione europea di libero scambio (AELS) e quelli del Mercosur hanno concluso i negoziati per un accordo di libero scambio, al termine di un lungo processo negoziale. L’intesa rappresenta una tappa di rilievo nella strategia di politica commerciale estera della Svizzera e offre concrete opportunità di accesso preferenziale per diversi settori strategici, con potenziali ricadute positive in particolare per l’industria tecnologica, messa a dura prova negli ultimi anni dalle dinamiche protezionistiche e da un contesto economico internazionale instabile.

Con oltre 270 milioni di consumatori, il Mercosur rappresenta una destinazione strategica per l’export svizzero. Solo nel 2024, le esportazioni verso questi quattro Paesi hanno superato i 4 miliardi di franchi, registrando un incremento del 32% rispetto al 2014. Il solo comparto tecnologico svizzero ha esportato beni per circa 530 milioni di franchi, di cui quasi la metà relativi a macchinari.

Grazie all’accordo, una volta decorsi i periodi transitori (da 4 a 15 anni), circa il 95% dei prodotti esportati dalla Svizzera nei Paesi del Mercosur sarà completamente esente da dazi doganali (nota 1). Tenuto conto dell’elevata struttura tariffaria del Mercosur (con dazi medi attorno al 7% e picchi fino al 35%), l’intesa potrebbe generare risparmi annui fino a 180 milioni di franchi – il valore più alto mai ottenuto dalla Svizzera con un accordo di libero scambio, ad eccezione di quelli con l’UE e la Cina, e comparabile a quello recentemente firmato con l’India.

Settore industriale: accesso migliorato per i prodotti svizzeri

L’accordo prevede un accesso esentasse – in parte immediato, in parte graduale – per numerosi prodotti industriali chiave, tra cui macchinari, prodotti farmaceutici, strumenti di precisione e orologi. Ecco una sintesi delle principali concessioni ottenute:

Categorie di prodottiTrattamento preferenziale nell’ambito dell’ALS
(nota 2)
Esenzione dai dazi doganali nell’ambito dell’ALS
Prodotti chimici (capitoli tariffari 29 e 38)92.6%91.5%
Prodotti farmaceutici (capitolo 30)99.95%99.91%
Tessili (capitoli 50-63)93.35%92.03%
Macchinari e apparecchi (capitolo 84)96.74%96.6%
Materiali elettrici (capitolo 85)95%94.05%
Strumenti di precisione (capitolo 90)96.78%92.87%
Orologi (capitolo 91)99.65%99.65%
Fonte: scheda informativa SECO

Settore agricolo: nuove aperture per prodotti di qualità svizzeri

Anche nel comparto agricolo, l’accordo garantisce importanti concessioni per prodotti ad alto valore aggiunto, spesso realizzati con materie prime elvetiche come latte, farina di grano e zucchero:

Categorie di prodottiTrattamento preferenziale nell’ambito dell’ALS
FormaggioEsenzione dai dazi per 990 tonnellate (esclusa la mozzarella) fin dall’entrata in vigore
Caffè tostatoEsenzione dai dazi entro 8–10 anni
Bevande energeticheEsenzione dai dazi entro 15 anni
CaramelleEsenzione immediata dai dazi
Prodotti del tabaccoEsenzione dai dazi entro 15 anni
BiscottiRiduzione del 40% entro 10 anni
Cioccolato biancoEsenzione dai dazi per 1’119 tonnellate entro 10 anni
CioccolatoEsenzione dai dazi per 466 tonnellate (cioccolato non ripieno) e 10’340 tonnellate (ripieno) entro 10 anni
Alimenti per l’infanzia:Esenzione dai dazi per 50 tonnellate fin dall’entrata in vigore
Fonte: scheda informativa SECO

In cambio, la Svizzera concede al Mercosur 25 contingenti tariffari per prodotti agricoli sensibili, come le carni. Tuttavia, la maggior parte di questi contingenti rappresenta meno del 2% del consumo interno oppure ricalca i volumi di importazione attuali, mantenendosi quindi entro soglie sostenibili per l’agricoltura elvetica. Su questi aspetti, l’Amministrazione federale ha mantenuto un dialogo costante con i rappresentanti del settore agricolo.

Oltre i dazi: ostacoli tecnici, servizi e sostenibilità

L’accordo non si limita all’eliminazione dei dazi: rimuove anche numerosi ostacoli tecnici al commercio, rafforza la protezione della proprietà intellettuale – incluse denominazioni come Gruyère e Sbrinz – e migliora l’accesso ai mercati per fornitori di servizi e investitori svizzeri. Sono inoltre previste aperture nel settore degli appalti pubblici e una più stretta cooperazione economica bilaterale.

Un’intera sezione dell’accordo, giuridicamente vincolante, è dedicata al commercio sostenibile, con impegni chiari in materia di protezione ambientale e diritti dei lavoratori. È inoltre allegata una dichiarazione congiunta in materia.

Prossime tappe

La firma ufficiale dell’accordo è prevista nei prossimi mesi. Successivamente, il Consiglio federale lo sottoporrà al Parlamento per approvazione. L’entrata in vigore sarà possibile dopo la ratifica da parte di tutti gli Stati firmatari. Le associazioni economiche svizzere sollecitano un iter parlamentare rapido, come avvenuto per l’accordo con l’India, per garantire all’export elvetico un vantaggio competitivo rispetto all’UE. L’accordo tra UE e Mercosur, firmato il 6 dicembre 2024, è infatti ancora in fase di ratifica, ostacolato dalle riserve espresse dalla Francia.

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nota 1: Esenzione dai dazi doganali dopo la scadenza dei periodi transitori di 4, 8, 10 e al massimo 15 anni, presupponendo che tutte le esportazioni avvengano nell’ambito dell’accordo di libero scambio. I dati relativi alla copertura commerciale e ai potenziali risparmi sui dazi doganali si basano sugli anni 2014–2016, poiché le offerte degli Stati del Mercosur si fondano su tali dati. Gli elenchi definitivi delle concessioni saranno aggiornati in base all’ultima versione del tariffario doganale, il che consentirà di utilizzare dati più recenti (2022–2024).

nota 2: I dati relativi alla copertura commerciale e ai potenziali risparmi sui dazi doganali si basano sugli anni 2014–2016. Gli elenchi definitivi delle concessioni saranno aggiornati in base all’ultima versione del tariffario doganale, il che consentirà di utilizzare dati più recenti (2022–2024).


Link utili

India: slitta al 2026 l’obbligo di certificazione BIS per i macchinari

Il governo indiano ha rinviato al 1° settembre 2026 l’entrata in vigore del nuovo Regolamento Tecnico Omnibus (OTR), inizialmente prevista per il 28 agosto 2025. Il provvedimento riguarda l’obbligo di certificazione BIS per un’ampia gamma di macchinari e apparecchiature elettriche esportati in India.

Il Machinery and Electrical Equipment Safety (Omnibus Technical Regulation) Order, 2024 (PDF, versione EN da pag. 16), adottato dal Ministry of Heavy Industries (MoHI), introduce l’obbligo di conformità ai Bureau of Indian Standards (BIS) per numerose categorie industriali. Tra i prodotti coinvolti figurano:

  • macchine utensili
  • impianti per il packaging
  • macchinari per la lavorazione di plastica, gomma, ceramica, marmo
  • attrezzature per costruzioni e movimento terra
  • assemblaggi, sottoassiemi e componenti elettrici o meccanici

L’elenco completo dei prodotti soggetti all’obbligo è consultabile tramite i codici doganali riportati nell’allegato al regolamento.

Il rinvio, annunciato il 13 giugno 2025 nella Gazzetta Ufficiale indiana, concede alle aziende estere – comprese quelle svizzere – un anno in più per adeguarsi ai nuovi requisiti tecnici, che avranno un impatto diretto sull’accesso al mercato indiano.

Un’occasione strategica per le imprese esportatrici

L’aggiornamento rappresenta un’importante finestra di tempo per tutte le aziende che intendono cogliere le opportunità offerte dall’entrata in vigore dell’accordo di libero scambio concluso con il Paese (Trade and Economic Partnership Agreement, TEPA).

Tuttavia, l’adeguamento alle nuove regole richiede una preparazione attenta:

  • predisposizione della documentazione tecnica,
  • esecuzione dei test di conformità in laboratori accreditati,
  • eventuali audit presso lo stabilimento di produzione,
  • registrazione ufficiale presso il BIS o tramite un rappresentante locale.

Visti i tempi lunghi e la complessità delle procedure, è consigliabile iniziare fin da subito il processo di compliance.

Certificazione BIS: cosa sapere

Il Bureau of Indian Standards è l’ente normativo indiano che definisce gli standard tecnici in India, sia industriali sia di largo consumo. Per esportare in India, i prodotti soggetti a regolamentazione devono:

  • soddisfare determinati requisiti tecnici (Indian Standards),
  • essere certificati da organismi riconosciuti dal BIS,
  • e riportare l’apposita etichettatura o marchiatura.

La certificazione BIS ha in genere validità biennale. A seconda del prodotto, può comportare:

  • test presso laboratori accreditati,
  • audit presso lo stabilimento produttivo,
  • procedure di registrazione e approvazione.

L’elenco dei prodotti soggetti a certificazione obbligatoria è consultabile sul sito ufficiale del BIS: Published Standards :: Common Category

CRS: obblighi per l’elettronica di consumo

Oltre all’OTR, è già in vigore un regime separato per alcuni dispositivi elettronici: il Compulsory Registration Scheme (CRS), promosso dal Ministry of Electronics and Information Technology (MeitY).

Rientrano in questo schema:

  • smartphone, tablet, computer
  • stampanti e monitor
  • forni a microonde, TV e altri elettrodomestici

In questo caso è obbligatoria la verifica preventiva in laboratorio accreditato BIS, seguita dalla registrazione del prodotto prima della commercializzazione.

Acciaio: sovrattasse e quote in Canada e Regno Unito

In risposta al crescente rischio di deviazione del commercio dell’acciaio, causato dall’inasprimento delle misure statunitensi sotto la Sezione 232 del Trade Expansion Act, Canada e Regno Unito hanno introdotto nuove misure di protezione per i rispettivi mercati interni. Mentre il Canada riconosce un trattamento preferenziale ai prodotti di origine svizzera, il Regno Unito applica alla Svizzera le stesse condizioni previste per i Paesi terzi. Le aziende esportatrici devono pertanto pianificare con attenzione le spedizioni e monitorare costantemente l’andamento delle quote tariffarie disponibili.

Canada: sovrattassa del 50% in vigore dal 27 giugno 2025

A partire dal 27 giugno 2025, il Canada ha introdotto una sovrattassa del 50% oltre quota su determinate categorie di prodotti in acciaio importati. Si tratta di una misura di emergenza con finalità preventiva, volta a proteggere il mercato nazionale da eventuali flussi distorti derivanti dalle restrizioni imposte dal mercato statunitense.

Il provvedimento prevede tuttavia alcune esclusioni importanti. In particolare, i prodotti di origine svizzera non sono soggetti alla sovrattassa, così come quelli provenienti dai Paesi espressamente elencati nell’Allegato 2 dell’ordinanza governativa canadese (Order in Council). Questa esenzione conferisce agli esportatori svizzeri un vantaggio competitivo concreto, sia in termini economici che di accesso preferenziale al mercato canadese.

Le categorie di prodotti interessate dalla misura sono dettagliate, tramite voce di tariffa doganale, nell’Allegato 1 dello stesso provvedimento e comprendono acciai piani e lunghi, tubi, barre, semilavorati e acciai inox. Le importazioni canadesi sono disciplinate da quote tariffarie annuali (Tariff Rate Quotas – TRQ) suddivise su base trimestrale. Una volta esaurita la quota disponibile, l’intero valore doganale delle merci eccedenti è assoggettato alla sovrattassa del 50%.

Raccomandazioni:

  • verificare e confermare con gli importatori la corretta origine svizzera della merce e accompagnarla con il relativo certificato d’origine
  • monitorare l’andamento delle quote disponibili su base periodica
  • esaminare l’opportunità di utilizzare meccanismi di remissione o drawback

Regno Unito: quote riviste e dazio del 25% dal 1° luglio 2025

A partire dal 1° luglio 2025, il Regno Unito ha aggiornato la propria misura di salvaguardia sull’acciaio, introducendo un sistema basato su quote tariffarie trimestrali e un dazio del 25% sulle importazioni che eccedono tali limiti.

Il nuovo schema prevede una revisione al rialzo delle quote per tutte le categorie di prodotti siderurgici, con soglie specifiche definite per singolo Paese. Tuttavia, non è consentito il riporto tra trimestri delle quote non utilizzate, e ciò implica che il volume residuo non possa essere recuperato nei periodi successivi. Una volta superata la soglia stabilita, si applica automaticamente un dazio del 25% sulle quantità eccedenti.

A differenza del Canada, il Regno Unito non riconosce al momento alcuna esenzione o trattamento preferenziale per le importazioni di origine svizzera, che sono pertanto soggette alle stesse condizioni applicabili agli altri Paesi terzi.

Raccomandazioni:

  • gestire attentamente la documentazione d’origine, elemento essenziale per la corretta classificazione doganale
  • pianificare con cura i volumi e le tempistiche delle spedizioni, al fine di evitare il superamento delle quote trimestrali

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