Gli Stati Uniti rappresentano il principale mercato di esportazione per i prodotti svizzeri. Tuttavia, i dazi supplementari annunciati da Trump il 2 aprile 2025, che prevedono un’aliquota del 31% sulle importazioni di origine svizzera nell’ambito delle misure contro i Paesi con surplus commerciale, rischiano di compromettere l’accesso delle aziende elvetiche a questo mercato strategico. Le associazioni di mantello svizzere e di categoria, preoccupate per le conseguenze, sollecitano il Consiglio federale ad adottare interventi mirati.
economiesuisse
L’intensificarsi delle tensioni commerciali rappresenta un ostacolo significativo per l’export svizzero, con un aumento dei costi, una riduzione della competitività e un freno agli investimenti. economiesuisse condivide la decisione del Consiglio federale di non adottare contromisure, ma evidenzia la necessità di chiarire rapidamente la situazione, proseguire nella diversificazione dei mercati, rafforzare l’attrattività della piazza economica ed evitare regolamentazioni superflue e oneri aggiuntivi per le imprese.
I prodotti farmaceutici sembrano attualmente esclusi dal dazio generale del 10% e da quello del 31% previsto in risposta a misure reciproche, ma settori come la chimica e la diagnostica sono direttamente interessati. L’associazione scienceindustries mette in guardia contro i possibili effetti su catene di fornitura, flussi commerciali e accesso a prodotti medici essenziali. Il settore chimico-farmaceutico è il principale settore d’esportazione della Svizzera (circa 100 miliardi di CHF all’anno) ed è centrale nel commercio con gli Stati Uniti (35 miliardi di CHF nel 2024). Con il 64,7% delle esportazioni svizzere verso gli USA e il 42,9% delle importazioni, il settore rappresenta la spina dorsale del commercio bilaterale. L’associazione sottolinea l’importanza di proseguire con determinazione i negoziati sugli Accordi bilaterali III e la conclusione di nuovi accordi di libero scambio.
Circa il 25% delle esportazioni svizzere di tecnologie mediche è destinato agli Stati Uniti, il secondo mercato più importante per il settore. Tuttavia, i nuovi dazi imposti da Washington sulle importazioni dai Paesi con un surplus commerciale potrebbero ostacolare l’accesso dei prodotti svizzeri al mercato statunitense. Swiss Medtech sollecita quindi il governo svizzero a intervenire con misure concrete, tra cui l’approvazione rapida di un’ordinanza che riconosca i prodotti certificati dalla FDA, la rimozione delle barriere commerciali di natura tecnica e il rafforzamento degli accordi internazionali.
Swissmechanic avverte che i dazi USA potrebbero avere un forte impatto sull’industria svizzera delle macchine, dell’elettronica e del metallo, mettendo a rischio occupazione, innovazione e competitività. Per questo, chiede al governo svizzero di intensificare il dialogo con Washington e sostiene l’iniziativa diplomatica che prevede la visita della presidente della Confederazione e del ministro dell’Economia negli USA. L’associazione si oppone al protezionismo e promuove il libero commercio come unica via per garantire il successo a lungo termine delle imprese svizzere.
Con una quota del 14,9%, gli Stati Uniti rappresentano il secondo mercato più importante per l’industria tecnologica svizzera. Swissmem esprime profonda delusione per la decisione del governo statunitense di aumentare i dazi forfettari sui prodotti svizzeri del settore e sollecita il Consiglio federale a intervenire con urgenza per attenuarne l’impatto e facilitare l’accesso a nuovi mercati. Inoltre, sottolinea la necessità di misure nazionali a sostegno delle imprese, come la semplificazione e l’ampliamento del lavoro a orario ridotto.
L’USAM giudica incomprensibile l’aumento dei dazi annunciato da Trump, ma invita a concentrarsi su soluzioni concrete. Propone di rafforzare la diplomazia commerciale, evitare ritorsioni, accelerare nuovi accordi di libero scambio e chiarire le relazioni con l’UE. Per mantenere la competitività, la Svizzera deve inoltre ridurre la burocrazia, sostenere le PMI e contenere le spese amministrative e sociali.
Per ragguagli: Comunicato stampa del 3 aprile 2025, in francese e tedesco
https://www.cc-ti.ch/site/wp-content/uploads/2025/04/ART25-Dazi-USA-reazioni-ass-categoria.jpg8531280Giulia Scalzihttps://www.cc-ti.ch/site/wp-content/uploads/2020/05/LG-cc-ti-03.pngGiulia Scalzi2025-04-03 15:41:372025-04-10 09:13:08Dazi USA: preoccupate le associazioni mantello e di categoria svizzere
Ieri sera il presidente degli Stati Uniti Trump ha annunciato l’introduzione di un dazio aggiuntivo ad valorem del 10% sulle importazioni da vari paesi e settori.
A dir poco sorprendente è la decisione di incrementare questo dazio al 31% per i prodotti di origine Svizzera, misura che entrerà in vigore il 9 aprile 2025, alle 00:01 EDT (Eastern Daylight Time). Questa tariffa rappresenta una risposta alle tariffe doganali applicate dalla Svizzera ai prodotti americani, che sono state stimate al 61%. Nel loro calcolo, gli Stati Uniti, hanno incluso anche le cosiddette barriere non tariffali, quindi non i dazi esistenti o altre imposizioni pecuniarie ma elementi che, a loro avviso, ostacolano gli operatori americani, come normative sanitarie e fitosanitarie, la legge sulla protezione dei dati, le norme sulla protezione della proprietà intellettuale, la tassazione sulle transazioni finanziarie e la trasparenza in generale delle procedure che riguardano le importazioni. Secondo la comunicazione americana, alcune merci non saranno tuttavia soggette alla tariffa reciproca, come i prodotti farmaceutici. Non è però ancora chiaro se questa esenzione persisterà o se invece questi beni potrebbero rientrare in altre tariffe, come quelle della Sezione 232 (prodotti che minacciano o danneggiano la sicurezza nazionale).
Di seguito sono riassunti i punti salienti delle decisioni statunitensi. È una prima valutazione sommaria della situazione, in una situazione ancora poco chiara. Ci stiamo adoperando insieme alle autorità e ai colleghi delle altre Camere nazionali e bilaterali (in particolare la Camera Svizzera-USA) per ottenere informazioni più precise.
Punti principali:
Il presidente Trump si basa sulla sua autorità ai sensi dell’International Emergency Economic Powers Act del 1977 (IEEPA) per affrontare l’emergenza nazionale posta dal grande e persistente deficit commerciale che è causato, a suo dire, dall’assenza di reciprocità nelle nostre relazioni commerciali e da altre politiche dannose come la manipolazione valutaria e le imposte sul valore aggiunto (IVA) applicate da altri paesi.
Usando la sua autorità IEEPA, il presidente Trump imporrà una tariffa aggiuntiva di base del 10% a tutti i paesi. Questa entrerà in vigore il 5 aprile 2025 alle 12:01 a.m. EDT.
Il presidente Trump imporrà una tariffa individualizzata reciproca più alta ai paesi con cui gli Stati Uniti hanno i maggiori deficit commerciali. È il caso della Svizzera, a cui sarà applicato un dazio del 31%.Questa tariffaentrerà in vigore il 9 aprile 2025 alle 00:01 EDT.
Queste tariffe rimarranno in vigore fino a quando il presidente Trump non stabilirà che la minaccia rappresentata dal deficit commerciale e dal trattamento non reciproco è soddisfatta, risolta o mitigata. In questo senso la diplomazia svizzera si è mossa per comprendere il margine di trattativa.
L’ordine IEEPA prevede anche la possibilità di modificare le decisioni, consentendo al presidente Trump di aumentare le tariffe in caso di ritorsioni da parte dei partner commerciali o di ridurle qualora questi adottino“misure significative per porre rimedio agli accordi commerciali nonreciproci e allinearsi con gli Stati Uniti in materia di sicurezza economica e nazionale”.
Alcune merci non saranno soggette alla tariffa reciproca. Queste includono: (1) articoli soggetti a 50 USC 1702(b); (2) articoli in acciaio/alluminio e automobili/parti di automobili già soggetti alle tariffe della Sezione 232; (3) articoli in rame, prodotti farmaceutici, semiconduttori e legname; (4) tutti gli articoli che potrebbero essere soggetti alle future tariffe della Sezione 232; (5) lingotti; e (6) energia e altri minerali che non sono disponibili negli Stati Uniti.
Per Canada e Messico, gli ordini IEEPA esistenti sul fentanil/migrazione rimangono in vigore e non sono interessati da questa decisione. Ciò significa che le merci conformi all’USMCA continueranno ad avere una tariffa dello 0%, le merci non conformi all’USMCA una tariffa del 25% e l’energia e il cloruro di potassio non conformi all’USMCA una tariffa del 10%. Nel caso in cui gli ordini IEEPA esistenti sul fentanil/migrazione vengano revocati, le merci conformi all’USMCA continueranno a ricevere un trattamento preferenziale, mentre le merci non conformi all’USMCA saranno soggette a una tariffa reciproca del 12%.
Prossimi passi
Chiarire la metodologia utilizzata dal governo Trump per calcolare le “Tariffe applicate agli Stati Uniti” del 61% da parte della Svizzera e il criterio di base dell’imposizione del dazio aggiuntivo del 31%.
Determinare i criteri che la Svizzera deve soddisfare per essere riconosciuta come un paese che ha intrapreso “misure significative per porre rimedio agli accordi commerciali non reciproci e allinearsi con gli Stati Uniti in materia di economia e sicurezza nazionale”.
Inoltre, individuare lepotenziali azioni che possono essere intraprese prima che le tariffe entrino in vigore il 9 aprile 2025, tra una settimana.
Seguiranno aggiornamenti
https://www.cc-ti.ch/site/wp-content/uploads/2025/04/ART25-DAZI-USA.png8531280Giulia Scalzihttps://www.cc-ti.ch/site/wp-content/uploads/2020/05/LG-cc-ti-03.pngGiulia Scalzi2025-04-03 11:46:092025-04-04 07:36:43USA- La decisione di incrementare il dazio al 31% per i prodotti di origine Svizzera
Giovedì 27 marzo 2025, presso Lo Scudo di Stabio, si è svolto un appuntamento dedicato alla sostenibilità aziendale e alla responsabilità sociale d’impresa.
L’incontro ha rappresentato un’opportunità preziosa per approfondire il tema, esplorare strumenti concreti e conoscere esempi di successo che stanno già producendo risultati significativi.
Dopo i saluti introduttivi del sindaco di Stabio, Simone Castelletti, e del capodicastero della Città dell’energia, Cihan Aydemir, la mattinata è iniziata con un intervento di Jenny Assi, Responsabile scientifico CSR presso AITI e docente ricercatrice senior alla SUPSI. Il suo intervento si è concentrato sul contesto normativo europeo e svizzero in materia di sostenibilità e sugli scenari per le PMI.
Successivamente, Sergio Trabattoni, CSR Manager della Camera di Commercio, dell’industria, dell’artigianato e dei servizi del Cantone Ticino (Cc-Ti), ha illustrato i benefici del rapporto di sostenibilità semplificato, uno strumento pratico ed economico per le PMI, promosso in collaborazione con SUPSI, Banca Stato e il Dipartimento delle Finanze e dell’Economia del Cantone Ticino (DFE). L’intervento ha offerto anche una panoramica sulla dichiarazione di conformità, riconosciuta dall’Autorità Cantonale (TI) come documento CSR valido in occasione di concorsi per appalti pubblici, nonché per l’ottenimento del livello II di Swisstainable.
La prima parte della mattinata si è conclusa con la presentazione di Nicola Giambonini, Responsabile CSR di AITI, che ha illustrato gli strumenti pratici a disposizione delle aziende, con particolare attenzione alla piattaforma AITI 4Welfare.
Dopo una breve pausa, i lavori sono ripresi con una serie di interventi focalizzati sugli strumenti e su esempi concreti di successo nell’ambito della sostenibilità aziendale.
Felicia Lamanuzzi, architetto di Stabio, ha sottolineato l’importanza degli spazi verdi negli ambienti di lavoro. Grazie a progetti di urbanismo tattico come “Vivai Diffusi”, lo Studio Lamanuzzi promuove la valorizzazione della natura negli spazi urbani per migliorare la qualità della vita.
A seguire, Valentina Tomasello, ingegnere ambientale presso EnerimpulSE SA, ha presentato il caso dell’azienda Assos, una realtà ticinese che ha implementato una strategia energetica integrata grazie alle analisi Peik e Reffnet, ottenendo risultati notevoli.
L’incontro si è concluso con l’intervento di Silvio Giacomini, collaboratore dell’associazione Ticino Energia, che ha illustrato i vantaggi per le aziende che intraprendono un percorso di sostenibilità, nonché gli incentivi e le consulenze disponibili per supportare questa transizione.
https://www.cc-ti.ch/site/wp-content/uploads/2025/04/ART25-Evento-CSR-Stabio-27.03.25.jpg8531280Giulia Scalzihttps://www.cc-ti.ch/site/wp-content/uploads/2020/05/LG-cc-ti-03.pngGiulia Scalzi2025-04-03 08:00:002025-04-04 14:39:41Sostenibilità e Responsabilità: un impegno concreto per le aziende
Un appuntamento annuale per ripercorrere il reinserimento di figure professionali con difficoltà di salute che, insieme alle imprese, hanno ricostruito con impegno e successo la propria vita professionale.
Un connubio virtuoso tra azienda e collaboratore, raccontato in questo evento attraverso testimonianze dirette e filmati, a dimostrazione di un percorso gratificante e condiviso.
L’iniziativa ha evidenziato come l’impegno congiunto di tutti gli attori coinvolti – persona, famiglia, azienda, economia e istituzioni – possa generare risultati positivi per l’intera comunità.
L’evento si è svolto martedì 1° aprile 2025 presso lo Spazio Aperto di Bellinzona e ha visto la partecipazione dei Consiglieri di Stato Raffaele De Rosa, direttore del Dipartimento della sanità e della socialità, Norman Gobbi, direttore del Dipartimento delle istituzioni, e Christian Vitta, direttore del Dipartimento delle finanze e dell’economia.
Sono inoltre intervenuti Luca Albertoni, Direttore della Cc-Ti, e Monica Maestri, Capoufficio AI.
L’Ufficio federale della dogana e della sicurezza dei confini (UDSC) ha pubblicato un aggiornamento della Matrix PEM, la tabella che traccia l’applicazione delle regole d’origine tra i Paesi membri della Convenzione paneuromediterranea (PEM). La nuova versione include dati aggiornati sull’Albania e sulla Moldova.
Nello specifico, l’Albania ha ottenuto lo status “CR” con effetto retroattivo a partire dal 1° gennaio 2025, consentendo così la permeabilità dei due set di regole.
L’accordo di libero scambio con la Moldova è entrato in vigore il 1° aprile: da tale data è possibile applicare la Convenzione PEM riveduta nei loro scambi con il Paese.
Perché è importante la Matrix?
La Matrix è uno strumento chiave per le aziende, poiché permette di:
identificare i Paesi con cui è possibile cumulare l’origine dei prodotti
determinare il trattamento tariffario preferenziale, indicando se applicare le regole rivedute o attenersi alle vecchie regole
ottimizzare la gestione di esportazioni e importazioni nell’area PEM, facilitando così la pianificazione commerciale.
La versione aggiornata della Matrix è disponibile qui in formato PDF.
https://www.cc-ti.ch/site/wp-content/uploads/2025/03/EVT23-logo-Economiesuisse.png8531280Giulia Scalzihttps://www.cc-ti.ch/site/wp-content/uploads/2020/05/LG-cc-ti-03.pngGiulia Scalzi2025-03-31 11:40:072025-03-31 11:40:08News-Ticker: politica commerciale di Trump 2.0
https://www.cc-ti.ch/site/wp-content/uploads/2025/03/ART25-AGEFI-Luca-Albertoni.jpg8531280Giulia Scalzihttps://www.cc-ti.ch/site/wp-content/uploads/2020/05/LG-cc-ti-03.pngGiulia Scalzi2025-03-31 11:27:492025-03-31 11:27:50Face à Donald Trump, la négociation est plus efficace que les mesures de rétorsion
Rafforzare la cooperazione economica e sviluppare sinergie tra Ticino e Slovacchia: questi i temi al centro dell’incontro tenutosi il 28 marzo 2025 tra la Camera di commercio, dell’industria, dell’artigianato e dei servizi del Canton Ticino (Cc-Ti) e una delegazione slovacca di alto livello. La delegazione era composta dal Segretario di Stato del Ministero dell’Economia, Vladimír Šimonák, dall’Ambasciatore in Svizzera, Alexander Micovčin, dal Vice capo missione, Ľubomír Lúčan, e dal direttore del Dipartimento Progetti d’Investimento dell’Agenzia slovacca per lo sviluppo degli investimenti e del commercio (SARIO), Tomáš Salini. Ad accoglierli sono stati il direttore della Cc-Ti, Luca Albertoni, e la responsabile del commercio estero, Monica Zurfluh.
L’incontro ha rappresentato un’importante opportunità per analizzare le rispettive realtà economiche e rafforzare il networking a beneficio delle aziende di entrambi i Paesi.
La Slovacchia si posiziona come 12ª destinazione dell’export ticinese e 25º mercato di approvvigionamento. A livello svizzero, le relazioni commerciali con il Paese sono solide e in costante crescita: nel 2024, il volume degli scambi ha superato i 2 miliardi di franchi svizzeri. Sul fronte degli investimenti, circa 70 aziende svizzere operano in Slovacchia, tra cui Schindler, Ringier, ABB, Vetropack, Zurich Assicurazioni, Swiss Re e Nestlé, oltre a diverse realtà ticinesi (spesso presenti in forma di joint-venture).
La Slovacchia si distingue per un’economia industrializzata, con settori chiavi quali automotive, elettronica, meccanica e metallurgia. Anche i comparti chimico, farmaceutico e alimentare rivestono un ruolo significativo. Inoltre, il Paese sta emergendo come hub tecnologico grazie a una forza lavoro qualificata nei settori IT, ingegneria del software, cybersecurity e automazione industriale. L’ecosistema favorevole per startup, supportato da un sistema educativo solido e incentivi governativi, sta attirando un numero crescente di investitori.
L’Agenzia slovacca per lo sviluppo degli investimenti e del commercio (SARIO) offre un supporto strategico agli investitori attraverso consulenze su legislazione, procedure amministrative e opportunità di finanziamento.
Dall’incontro è emersa la volontà di intensificare la collaborazione e generare nuove opportunità di crescita per le aziende ticinesi e slovacche.
https://www.cc-ti.ch/site/wp-content/uploads/2025/03/ART25-Incontro-delgazione-slovacca.jpg8531280Giulia Scalzihttps://www.cc-ti.ch/site/wp-content/uploads/2020/05/LG-cc-ti-03.pngGiulia Scalzi2025-03-31 10:36:012025-04-18 08:55:21Ticino-Slovacchia: un incontro per rafforzare i legami economici
La Commissione europea rafforza la misura di salvaguardia sull’acciaio per contenere le importazioni e tutelare l’industria siderurgica dell’UE.
Nell’ambito del suo piano d’azione per la siderurgia e la metallurgia, la Commissione europea ha inasprito la misura di salvaguardia, riducendo il tasso di liberalizzazione dall’1% allo 0,1%. Questo provvedimento limita la quantità di acciaio che può essere importata nell’UE senza dazi. Inoltre, i Paesi esportatori non potranno più usufruire dei contingenti inutilizzati di altri Paesi, inclusi quelli assegnati alla Russia e alla Bielorussia.
Anche il meccanismo di “riporto” (“carry over”), che consentiva ai Paesi di trasferire i contingenti inutilizzati al trimestre successivo, è stato abolito per le categorie caratterizzate da un’elevata pressione sulle importazioni e da un basso livello di consumo.
La maggior parte degli adeguamenti entrerà in vigore il 1° aprile 2025, mentre alcune modifiche, come la riduzione del tasso di liberalizzazione e l’abolizione del trasferimento delle quote inutilizzate per determinate categorie, saranno applicate dal 1° luglio 2025. Tuttavia, la durata complessiva della misura di salvaguardia rimane invariata e si concluderà il 30 giugno 2026.
https://www.cc-ti.ch/site/wp-content/uploads/2025/03/ART25-Misura-salvaguardia-acciaio-UE.jpg8531280Giulia Scalzihttps://www.cc-ti.ch/site/wp-content/uploads/2020/05/LG-cc-ti-03.pngGiulia Scalzi2025-03-26 10:55:072025-03-26 13:19:20L’UE rafforza le misure di salvaguardia sull’acciaio a tutela dell’industria siderurgica
Il direttore della Camera di commercio commenta le decisioni di Trump, tutto tranne che nuove, e i possibili scenari negativi per Svizzera e Ticino.
Decine di aziende che hanno un contatto diretto con gli Stati Uniti, tra sedi di rappresentanza, uffici ed esportazioni dal Ticino per circa 700 milioni di franchi ogni anno. Parliamo di questo, ma anche molto altro, quando si parla di mercato americano per le imprese ticinesi. Parliamo di questo, e soprattutto di molto altro, quando si parla del pericolo dei dazi che il presidente statunitense Donald Trump vuole imporre ormai a chiunque voglia vendere prodotti nel suo Paese. Con un effetto domino che il direttore della Camera di commercio e dell’industria Luca Albertoni, a colloquio con ‘laRegione’, non esita a definire «preoccupante». Non tanto e non solo per il Ticino, ma perché «la recente proposta di fissare dei dazi al 25% per l’Unione europea si riverbererebbe non poco sulla Svizzera che ha nell’Ue il proprio primo partner commerciale».
Insomma, c’è davvero da essere preoccupati?
Sì, una giusta e sana preoccupazione che ci faccia capire come non siamo al riparo da eventi sui quali non possiamo neanche materialmente intervenire. Abbiamo visto altre volte che le aziende si adattano e l’export cresce, ma serve un occhio attento all’attualità e un orecchio disposto a sentire questi campanelli d’allarme che stanno suonando.
C’è anche da dire però che è tutto tranne che una novità vedere gli Stati Uniti fissare dei dazi…
Esattamente, il cosiddetto ‘America first’ c’è sempre stato. Si sta considerando una novità qualcosa che non lo è, magari perché sono cambiate le modalità comunicative. Basti ricordare i numerosi contenziosi davanti all’Organizzazione mondiale del commercio promossi da Unione europea, Cina, Canada e Messico contro gli Stati Uniti per l’introduzione di dazi antidumping e misure commerciali considerate discriminatorie. I dazi sull’acciaio non sono una novità, Bush li introdusse ad esempio nel 2002, come non lo sono quelli sui prodotti cinesi. Ora mi sembra non perseguano solo scopi economici, dalla dubbia efficacia anche per gli Stati Uniti, ma siano soprattutto uno strumento di pressione per ottenere anche altro. Comunque, tecnicamente Trump sta facendo una sorta di promozione economica del proprio Paese, che può anche essere comprensibile se ha l’obiettivo di rafforzare il settore produttivo statunitense trasferendo in loco le produzioni industriali e forse ritiene di farlo anche con questi strumenti. Ma, come detto, per onestà intellettuale bisogna riconoscere e dire che nella presidenza Biden i dazi posti dalla prima presidenza Trump sono stati confermati, la politica americana funziona così.
Lei parla di preoccupazione per il Ticino. Per cosa soprattutto? Dire dazi vuol dire tantissimi ambiti della filiera di produzione.
Partiamo col dire che 700 milioni di franchi di export ogni anno non sono poca cosa, è una cifra importante, in crescita. Il più grande timore è sicuramente l’insicurezza che si sta venendo a creare ad arte, e lo noto parlando anche con altri colleghi delle Camere in Svizzera. Questo è il modo di negoziare di Trump, anche se dovremmo fermarci un attimo e chiederci cosa possa negoziare con la Svizzera: mica tanto. La piazza finanziaria è già stata messa in ginocchio, se ragiona in termini di bilancia commerciale potrebbe essere rischioso perché come Svizzera la nostra è positiva nei confronti degli Stati Uniti. Anche se, inserendo i servizi nella bilancia commerciale, il rapporto si capovolgerebbe. Non sono però così preoccupato che vi possano essere misure dirette generalizzate contro la Svizzera. Potremmo però subire le conseguenze. La nostra vera ansia potrebbe essere infatti il subire le conseguenze dei dazi sull’Unione europea e in generale sugli altri Paesi, e non esito a definirla una preoccupazione più immediata. Non sono poche le aziende svizzere e anche ticinesi che hanno almeno parte della produzione in Paesi europei o in Cina, per cui potrebbero subire le conseguenze delle misure contro questi Paesi. Senza dimenticare che Messico e Canada sono a volte le porte d’entrata per i prodotti verso gli Stati Uniti.
E parlando di settori, quali sarebbero i più esposti?
Quello farmaceutico potrebbe essere penalizzato, ma le aziende sono “sul pezzo” e stiamo parlando di un’autentica eccellenza dell’industria svizzera, produciamo medicamenti di cui negli Stati Uniti c’è bisogno, che non sono per forza in concorrenza con i loro prodotti e in generale le esportazioni svizzere e anche ticinesi sono di fascia alta e quindi meno facilmente sostituibili, penso ad esempio al settore del medtech. Questa alta qualità porta il cliente americano ad avere una certa propensione a prendere in considerazione anche una maggiore spesa per averli. Tornando al discorso Unione europea, la preoccupazione può riguardare il settore delle automobili, per cui in Ticino vengono prodotte parti importanti. Già l’industria tedesca sta faticando, vende meno negli Stati Uniti e le conseguenze le paghiamo anche noi. Questo è un esempio tra i vari che dimostra come ulteriori difficoltà per l’Unione europea si riverbererebbero sulla Svizzera e il Ticino, perché se Trump considera i dazi un’arma negoziale è un conto, se davvero vorrà agire come minacciato anche con Canada e Messico ci sarà poco da stare allegri…
Quando si parla di export, materialmente, di cosa si parla?
Chiaramente in modo prevalente di industria, che però ha già un po’ frenato, soprattutto il settore Mem e i vari fornitori che, come dicevo, lavorano direttamente o indirettamente in particolare con il settore automobilistico producendo componenti di ogni genere che confluiscono nel prodotto finito: sensori, parti dei freni… Non vanno però dimenticati i servizi che a volte sono pure legati alla produzione industriale. Insomma, un ventaglio di situazioni molto variegato. Le difficoltà, indipendenti dalle decisioni americane, le stiamo già notando ora, e ci sono segnali di un possibile ulteriore peggioramento. Poi, quando parliamo di export, non dobbiamo assolutamente dimenticare, oltre all’esportazione diretta, quella indiretta, cioè che avviene tramite altre aziende svizzere che forniscono i prodotti finiti contenenti componenti che arrivano dal Ticino, come capita ad esempio in alcune parti del settore ferroviario. Siamo tributari del contesto internazionale, ma ovviamente anche di quello nazionale. Ma gli altri cantoni sono nelle nostre stesse condizioni, senza eccezioni, o quasi.
Timori registrati anche nella vostra recente indagine congiunturale presso le aziende associate alla Camera di commercio?
Sì, è stata rimarcata una maggiore prudenza per il primo semestre del 2025 e si sta nei fatti confermando. Il rischio di rallentamento si è già verificato e la difficoltà non sorprende. A questo si deve unire anche la generale difficoltà nelle esportazioni, considerando anche come la Cina abbia rallentato moltissimo e il settore del lusso sia quasi fermo. Inoltre, la Cina ha frenato su grandi investimenti e attività all’estero, e anche questo in determinati settori si farà sentire.
Passare così dal Ticino, agli Stati Uniti, alla Cina fa capire quanto il mondo di oggi sia interconnesso.
Altroché! È impossibile oggi ragionare con la mente di vent’anni fa, giusto o sbagliato che sia il ruolo delle esportazioni è cresciuto e questo è fondamentale per un Paese come il nostro, che deve proprio all’apertura gran parte della sua prosperità. D’altra parte quando ha l’export che rappresenta una parte importante, chiaramente si è più esposti a dinamiche che non possiamo controllare. Ci sono vantaggi innegabili, come la diversificazione del tessuto economico, che rendono la Svizzera e il Ticino più ricchi a livello di competenze, ma anche svantaggi ingovernabili. Quello che possiamo fare è adattarci, come abbiamo già fatto in questi ultimi anni, razionalizzando le procedure, stabilendo prezzi competitivi e non per forza bassi quando si parla di alta gamma, ragionando sulla qualità che ci ha messo un po’ al riparo anche dalle fluttuazioni valutarie. La qualità è un grande atout per la Svizzera.
E il Ticino è in mezzo a tutto questo.
Certo che lo è, pensi solo che in Ticino vengono prodotti una delle centinaia di componenti dell’iPhone e un motorino per i razzi che la Nasa spedisce su Marte… Siamo in mezzo a tutto questo con anche tutta la sua complessità, e tutto è talmente interconnesso che se da un lato ribadisco che è giusto essere preoccupati per i dazi, arrivo anche a dire che la politica dei dazi non ha alcun senso. I flussi economici oggi sono molto più complessi che in passato e misure apparentemente semplici nascondono a mio avviso molte incognite, per cui penso che economicamente il dazio lo subisca anche chi lo pone, con aumenti di prezzi e potere d’acquisto in calo, anche se alcuni sostengono il contrario, basandosi sul rafforzamento della produzione statunitense e sul fatto che sia un mercato con potenzialità tali da ridurre la dipendenza dall’estero. Forse, ma non si tratta di effetti che possono verificarsi in poco tempo, ammesso che si realizzino veramente. Tuttavia, non credo che negli Stati Uniti siano stolti e qualche approccio differenziato comunicato in questi giorni, come le misure ridotte contro il Messico per non danneggiare l’industria automobilistica americana, mi fa propendere per la tesi che sia davvero prevalentemente un’arma negoziale e non uno strumento sistematico che rischia di portare a un autogol.
C’è rischio per i posti di lavoro nel nostro cantone?
Le rispondo ricordando quanto è successo nel 2014. In Turchia c’è stata un’ondata di freddo anomala e molto lunga, che ha colpito duramente la produzione delle nocciole. La cascata è arrivata in Svizzera e fino al Ticino con tutte le difficoltà che si sono riscontrate nel produrre il cioccolato che è un fiore all’occhiello della nostra economia, mettendo a rischio i posti di lavoro nel settore. Fortunatamente questo è stato evitato, malgrado i maggiori costi necessari per approvvigionarsi altrove di una merce diventata rara in un preciso periodo.
Fa freddo in Turchia e si rischia di licenziare in Ticino.
Per usare un esempio più attuale, quando la Germania ha l’influenza, la Svizzera tossisce. Quindi la risposta è purtroppo sì, è un rischio che esiste.
https://www.cc-ti.ch/site/wp-content/uploads/2022/12/ART22-Albertoni-che-scrive.jpg8531280Lisa Pantinihttps://www.cc-ti.ch/site/wp-content/uploads/2020/05/LG-cc-ti-03.pngLisa Pantini2025-03-17 11:22:372025-03-17 11:22:37“I dazi preoccupano, ma è una politica senza senso”
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Dazi USA: preoccupate le associazioni mantello e di categoria svizzere
/in Internazionale, Tematiche, VariaGli Stati Uniti rappresentano il principale mercato di esportazione per i prodotti svizzeri. Tuttavia, i dazi supplementari annunciati da Trump il 2 aprile 2025, che prevedono un’aliquota del 31% sulle importazioni di origine svizzera nell’ambito delle misure contro i Paesi con surplus commerciale, rischiano di compromettere l’accesso delle aziende elvetiche a questo mercato strategico. Le associazioni di mantello svizzere e di categoria, preoccupate per le conseguenze, sollecitano il Consiglio federale ad adottare interventi mirati.
economiesuisse
L’intensificarsi delle tensioni commerciali rappresenta un ostacolo significativo per l’export svizzero, con un aumento dei costi, una riduzione della competitività e un freno agli investimenti. economiesuisse condivide la decisione del Consiglio federale di non adottare contromisure, ma evidenzia la necessità di chiarire rapidamente la situazione, proseguire nella diversificazione dei mercati, rafforzare l’attrattività della piazza economica ed evitare regolamentazioni superflue e oneri aggiuntivi per le imprese.
Per ragguagli: Comunicato stampa del 3 aprile 2025
scienceindustries
I prodotti farmaceutici sembrano attualmente esclusi dal dazio generale del 10% e da quello del 31% previsto in risposta a misure reciproche, ma settori come la chimica e la diagnostica sono direttamente interessati. L’associazione scienceindustries mette in guardia contro i possibili effetti su catene di fornitura, flussi commerciali e accesso a prodotti medici essenziali. Il settore chimico-farmaceutico è il principale settore d’esportazione della Svizzera (circa 100 miliardi di CHF all’anno) ed è centrale nel commercio con gli Stati Uniti (35 miliardi di CHF nel 2024). Con il 64,7% delle esportazioni svizzere verso gli USA e il 42,9% delle importazioni, il settore rappresenta la spina dorsale del commercio bilaterale. L’associazione sottolinea l’importanza di proseguire con determinazione i negoziati sugli Accordi bilaterali III e la conclusione di nuovi accordi di libero scambio.
Per ragguagli: Comunicato stampa del 3 aprile 2025, in francese, tedesco e inglese
Swiss Medtech
Circa il 25% delle esportazioni svizzere di tecnologie mediche è destinato agli Stati Uniti, il secondo mercato più importante per il settore. Tuttavia, i nuovi dazi imposti da Washington sulle importazioni dai Paesi con un surplus commerciale potrebbero ostacolare l’accesso dei prodotti svizzeri al mercato statunitense. Swiss Medtech sollecita quindi il governo svizzero a intervenire con misure concrete, tra cui l’approvazione rapida di un’ordinanza che riconosca i prodotti certificati dalla FDA, la rimozione delle barriere commerciali di natura tecnica e il rafforzamento degli accordi internazionali.
Per ragguagli: Comunicato stampa del 2 aprile 2025
Swissmechanic
Swissmechanic avverte che i dazi USA potrebbero avere un forte impatto sull’industria svizzera delle macchine, dell’elettronica e del metallo, mettendo a rischio occupazione, innovazione e competitività. Per questo, chiede al governo svizzero di intensificare il dialogo con Washington e sostiene l’iniziativa diplomatica che prevede la visita della presidente della Confederazione e del ministro dell’Economia negli USA. L’associazione si oppone al protezionismo e promuove il libero commercio come unica via per garantire il successo a lungo termine delle imprese svizzere.
Per ragguagli: Comunicato stampa del 3 aprile 2025, in tedesco
Swissmem
Con una quota del 14,9%, gli Stati Uniti rappresentano il secondo mercato più importante per l’industria tecnologica svizzera. Swissmem esprime profonda delusione per la decisione del governo statunitense di aumentare i dazi forfettari sui prodotti svizzeri del settore e sollecita il Consiglio federale a intervenire con urgenza per attenuarne l’impatto e facilitare l’accesso a nuovi mercati. Inoltre, sottolinea la necessità di misure nazionali a sostegno delle imprese, come la semplificazione e l’ampliamento del lavoro a orario ridotto.
Per ragguagli: Comunicato stampa del 3 aprile 2025
Unione svizzera delle arti e dei mestieri (USAM)
L’USAM giudica incomprensibile l’aumento dei dazi annunciato da Trump, ma invita a concentrarsi su soluzioni concrete. Propone di rafforzare la diplomazia commerciale, evitare ritorsioni, accelerare nuovi accordi di libero scambio e chiarire le relazioni con l’UE. Per mantenere la competitività, la Svizzera deve inoltre ridurre la burocrazia, sostenere le PMI e contenere le spese amministrative e sociali.
Per ragguagli: Comunicato stampa del 3 aprile 2025, in francese e tedesco
USA- La decisione di incrementare il dazio al 31% per i prodotti di origine Svizzera
/in Internazionale, Tematiche, VariaIeri sera il presidente degli Stati Uniti Trump ha annunciato l’introduzione di un dazio aggiuntivo ad valorem del 10% sulle importazioni da vari paesi e settori.
A dir poco sorprendente è la decisione di incrementare questo dazio al 31% per i prodotti di origine Svizzera, misura che entrerà in vigore il 9 aprile 2025, alle 00:01 EDT (Eastern Daylight Time). Questa tariffa rappresenta una risposta alle tariffe doganali applicate dalla Svizzera ai prodotti americani, che sono state stimate al 61%. Nel loro calcolo, gli Stati Uniti, hanno incluso anche le cosiddette barriere non tariffali, quindi non i dazi esistenti o altre imposizioni pecuniarie ma elementi che, a loro avviso, ostacolano gli operatori americani, come normative sanitarie e fitosanitarie, la legge sulla protezione dei dati, le norme sulla protezione della proprietà intellettuale, la tassazione sulle transazioni finanziarie e la trasparenza in generale delle procedure che riguardano le importazioni.
Secondo la comunicazione americana, alcune merci non saranno tuttavia soggette alla tariffa reciproca, come i prodotti farmaceutici. Non è però ancora chiaro se questa esenzione persisterà o se invece questi beni potrebbero rientrare in altre tariffe, come quelle della Sezione 232 (prodotti che minacciano o danneggiano la sicurezza nazionale).
Di seguito sono riassunti i punti salienti delle decisioni statunitensi. È una prima valutazione sommaria della situazione, in una situazione ancora poco chiara.
Ci stiamo adoperando insieme alle autorità e ai colleghi delle altre Camere nazionali e bilaterali (in particolare la Camera Svizzera-USA) per ottenere informazioni più precise.
Punti principali:
Queste includono:
(1) articoli soggetti a 50 USC 1702(b);
(2) articoli in acciaio/alluminio e automobili/parti di automobili già soggetti alle tariffe della Sezione 232;
(3) articoli in rame, prodotti farmaceutici, semiconduttori e legname;
(4) tutti gli articoli che potrebbero essere soggetti alle future tariffe della Sezione 232;
(5) lingotti; e
(6) energia e altri minerali che non sono disponibili negli Stati Uniti.
Prossimi passi
Seguiranno aggiornamenti
Sostenibilità e Responsabilità: un impegno concreto per le aziende
/in Appuntamenti, Sostenibilità, TematicheGiovedì 27 marzo 2025, presso Lo Scudo di Stabio, si è svolto un appuntamento dedicato alla sostenibilità aziendale e alla responsabilità sociale d’impresa.
L’incontro ha rappresentato un’opportunità preziosa per approfondire il tema, esplorare strumenti concreti e conoscere esempi di successo che stanno già producendo risultati significativi.
Dopo i saluti introduttivi del sindaco di Stabio, Simone Castelletti, e del capodicastero della Città dell’energia, Cihan Aydemir, la mattinata è iniziata con un intervento di Jenny Assi, Responsabile scientifico CSR presso AITI e docente ricercatrice senior alla SUPSI. Il suo intervento si è concentrato sul contesto normativo europeo e svizzero in materia di sostenibilità e sugli scenari per le PMI.
Successivamente, Sergio Trabattoni, CSR Manager della Camera di Commercio, dell’industria, dell’artigianato e dei servizi del Cantone Ticino (Cc-Ti), ha illustrato i benefici del rapporto di sostenibilità semplificato, uno strumento pratico ed economico per le PMI, promosso in collaborazione con SUPSI, Banca Stato e il Dipartimento delle Finanze e dell’Economia del Cantone Ticino (DFE). L’intervento ha offerto anche una panoramica sulla dichiarazione di conformità, riconosciuta dall’Autorità Cantonale (TI) come documento CSR valido in occasione di concorsi per appalti pubblici, nonché per l’ottenimento del livello II di Swisstainable.
La prima parte della mattinata si è conclusa con la presentazione di Nicola Giambonini, Responsabile CSR di AITI, che ha illustrato gli strumenti pratici a disposizione delle aziende, con particolare attenzione alla piattaforma AITI 4Welfare.
Dopo una breve pausa, i lavori sono ripresi con una serie di interventi focalizzati sugli strumenti e su esempi concreti di successo nell’ambito della sostenibilità aziendale.
Felicia Lamanuzzi, architetto di Stabio, ha sottolineato l’importanza degli spazi verdi negli ambienti di lavoro. Grazie a progetti di urbanismo tattico come “Vivai Diffusi”, lo Studio Lamanuzzi promuove la valorizzazione della natura negli spazi urbani per migliorare la qualità della vita.
A seguire, Valentina Tomasello, ingegnere ambientale presso EnerimpulSE SA, ha presentato il caso dell’azienda Assos, una realtà ticinese che ha implementato una strategia energetica integrata grazie alle analisi Peik e Reffnet, ottenendo risultati notevoli.
L’incontro si è concluso con l’intervento di Silvio Giacomini, collaboratore dell’associazione Ticino Energia, che ha illustrato i vantaggi per le aziende che intraprendono un percorso di sostenibilità, nonché gli incentivi e le consulenze disponibili per supportare questa transizione.
AGIAMO INSIEME 2025
/in Appuntamenti, TematicheValorizzare la PERSONA in azienda
Un appuntamento annuale per ripercorrere il reinserimento di figure professionali con difficoltà di salute che, insieme alle imprese, hanno ricostruito con impegno e successo la propria vita professionale.
Un connubio virtuoso tra azienda e collaboratore, raccontato in questo evento attraverso testimonianze dirette e filmati, a dimostrazione di un percorso gratificante e condiviso.
L’iniziativa ha evidenziato come l’impegno congiunto di tutti gli attori coinvolti – persona, famiglia, azienda, economia e istituzioni – possa generare risultati positivi per l’intera comunità.
L’evento si è svolto martedì 1° aprile 2025 presso lo Spazio Aperto di Bellinzona e ha visto la partecipazione dei Consiglieri di Stato Raffaele De Rosa, direttore del Dipartimento della sanità e della socialità, Norman Gobbi, direttore del Dipartimento delle istituzioni, e Christian Vitta, direttore del Dipartimento delle finanze e dell’economia.
Sono inoltre intervenuti Luca Albertoni, Direttore della Cc-Ti, e Monica Maestri, Capoufficio AI.
Le aziende premiate quest’anno sono:
Video di presentazione – Equans Switzerland AG
Video di presentazione – Patriziato di Losone
Video di presentazione – Sciaroni Carpenteria Sagl
Convenzione paneuromediterranea: Matrix aggiornata
/in Dogana, Internazionale, TematicheL’Ufficio federale della dogana e della sicurezza dei confini (UDSC) ha pubblicato un aggiornamento della Matrix PEM, la tabella che traccia l’applicazione delle regole d’origine tra i Paesi membri della Convenzione paneuromediterranea (PEM). La nuova versione include dati aggiornati sull’Albania e sulla Moldova.
Nello specifico, l’Albania ha ottenuto lo status “CR” con effetto retroattivo a partire dal 1° gennaio 2025, consentendo così la permeabilità dei due set di regole.
L’accordo di libero scambio con la Moldova è entrato in vigore il 1° aprile: da tale data è possibile applicare la Convenzione PEM riveduta nei loro scambi con il Paese.
Perché è importante la Matrix?
La Matrix è uno strumento chiave per le aziende, poiché permette di:
La versione aggiornata della Matrix è disponibile qui in formato PDF.
News-Ticker: politica commerciale di Trump 2.0
/in Comunicazione e mediaConseguenze per la Svizzera
https://www.economiesuisse.ch/it/articoli/news-ticker-politica-commerciale-di-trump-20-conseguenze-la-svizzera
Fonte: economiesuisse
Face à Donald Trump, la négociation est plus efficace que les mesures de rétorsion
/in Comunicazione e mediaA cura di Luca Albertoni
https://agefi.com/actualites/opinions/face-a-donald-trump-la-negociation-est-plus-efficace-que-les-mesures-de-retorsion
Fonte: AGEFI
Ticino-Slovacchia: un incontro per rafforzare i legami economici
/in Internazionale, Tematiche, VariaRafforzare la cooperazione economica e sviluppare sinergie tra Ticino e Slovacchia: questi i temi al centro dell’incontro tenutosi il 28 marzo 2025 tra la Camera di commercio, dell’industria, dell’artigianato e dei servizi del Canton Ticino (Cc-Ti) e una delegazione slovacca di alto livello. La delegazione era composta dal Segretario di Stato del Ministero dell’Economia, Vladimír Šimonák, dall’Ambasciatore in Svizzera, Alexander Micovčin, dal Vice capo missione, Ľubomír Lúčan, e dal direttore del Dipartimento Progetti d’Investimento dell’Agenzia slovacca per lo sviluppo degli investimenti e del commercio (SARIO), Tomáš Salini. Ad accoglierli sono stati il direttore della Cc-Ti, Luca Albertoni, e la responsabile del commercio estero, Monica Zurfluh.
L’incontro ha rappresentato un’importante opportunità per analizzare le rispettive realtà economiche e rafforzare il networking a beneficio delle aziende di entrambi i Paesi.
La Slovacchia si posiziona come 12ª destinazione dell’export ticinese e 25º mercato di approvvigionamento. A livello svizzero, le relazioni commerciali con il Paese sono solide e in costante crescita: nel 2024, il volume degli scambi ha superato i 2 miliardi di franchi svizzeri. Sul fronte degli investimenti, circa 70 aziende svizzere operano in Slovacchia, tra cui Schindler, Ringier, ABB, Vetropack, Zurich Assicurazioni, Swiss Re e Nestlé, oltre a diverse realtà ticinesi (spesso presenti in forma di joint-venture).
La Slovacchia si distingue per un’economia industrializzata, con settori chiavi quali automotive, elettronica, meccanica e metallurgia. Anche i comparti chimico, farmaceutico e alimentare rivestono un ruolo significativo. Inoltre, il Paese sta emergendo come hub tecnologico grazie a una forza lavoro qualificata nei settori IT, ingegneria del software, cybersecurity e automazione industriale. L’ecosistema favorevole per startup, supportato da un sistema educativo solido e incentivi governativi, sta attirando un numero crescente di investitori.
L’Agenzia slovacca per lo sviluppo degli investimenti e del commercio (SARIO) offre un supporto strategico agli investitori attraverso consulenze su legislazione, procedure amministrative e opportunità di finanziamento.
Dall’incontro è emersa la volontà di intensificare la collaborazione e generare nuove opportunità di crescita per le aziende ticinesi e slovacche.
L’UE rafforza le misure di salvaguardia sull’acciaio a tutela dell’industria siderurgica
/in Internazionale, Tematiche, VariaLa Commissione europea rafforza la misura di salvaguardia sull’acciaio per contenere le importazioni e tutelare l’industria siderurgica dell’UE.
Nell’ambito del suo piano d’azione per la siderurgia e la metallurgia, la Commissione europea ha inasprito la misura di salvaguardia, riducendo il tasso di liberalizzazione dall’1% allo 0,1%. Questo provvedimento limita la quantità di acciaio che può essere importata nell’UE senza dazi. Inoltre, i Paesi esportatori non potranno più usufruire dei contingenti inutilizzati di altri Paesi, inclusi quelli assegnati alla Russia e alla Bielorussia.
Anche il meccanismo di “riporto” (“carry over”), che consentiva ai Paesi di trasferire i contingenti inutilizzati al trimestre successivo, è stato abolito per le categorie caratterizzate da un’elevata pressione sulle importazioni e da un basso livello di consumo.
La maggior parte degli adeguamenti entrerà in vigore il 1° aprile 2025, mentre alcune modifiche, come la riduzione del tasso di liberalizzazione e l’abolizione del trasferimento delle quote inutilizzate per determinate categorie, saranno applicate dal 1° luglio 2025. Tuttavia, la durata complessiva della misura di salvaguardia rimane invariata e si concluderà il 30 giugno 2026.
“I dazi preoccupano, ma è una politica senza senso”
/in Comunicazione e mediaIntervista a Luca Albertoni, Direttore Cc-Ti, apparsa su LaRegione sabato 8 marzo 2025, a cura di Jacopo Scarinci
Il direttore della Camera di commercio commenta le decisioni di Trump, tutto tranne che nuove, e i possibili scenari negativi per Svizzera e Ticino.
Decine di aziende che hanno un contatto diretto con gli Stati Uniti, tra sedi di rappresentanza, uffici ed esportazioni dal Ticino per circa 700 milioni di franchi ogni anno. Parliamo di questo, ma anche molto altro, quando si parla di mercato americano per le imprese ticinesi. Parliamo di questo, e soprattutto di molto altro, quando si parla del pericolo dei dazi che il presidente statunitense Donald Trump vuole imporre ormai a chiunque voglia vendere prodotti nel suo Paese. Con un effetto domino che il direttore della Camera di commercio e dell’industria Luca Albertoni, a colloquio con ‘laRegione’, non esita a definire «preoccupante». Non tanto e non solo per il Ticino, ma perché «la recente proposta di fissare dei dazi al 25% per l’Unione europea si riverbererebbe non poco sulla Svizzera che ha nell’Ue il proprio primo partner commerciale».
Insomma, c’è davvero da essere preoccupati?
Sì, una giusta e sana preoccupazione che ci faccia capire come non siamo al riparo da eventi sui quali non possiamo neanche materialmente intervenire. Abbiamo visto altre volte che le aziende si adattano e l’export cresce, ma serve un occhio attento all’attualità e un orecchio disposto a sentire questi campanelli d’allarme che stanno suonando.
C’è anche da dire però che è tutto tranne che una novità vedere gli Stati Uniti fissare dei dazi…
Esattamente, il cosiddetto ‘America first’ c’è sempre stato. Si sta considerando una novità qualcosa che non lo è, magari perché sono cambiate le modalità comunicative. Basti ricordare i numerosi contenziosi davanti all’Organizzazione mondiale del commercio promossi da Unione europea, Cina, Canada e Messico contro gli Stati Uniti per l’introduzione di dazi antidumping e misure commerciali considerate discriminatorie. I dazi sull’acciaio non sono una novità, Bush li introdusse ad esempio nel 2002, come non lo sono quelli sui prodotti cinesi. Ora mi sembra non perseguano solo scopi economici, dalla dubbia efficacia anche per gli Stati Uniti, ma siano soprattutto uno strumento di pressione per ottenere anche altro. Comunque, tecnicamente Trump sta facendo una sorta di promozione economica del proprio Paese, che può anche essere comprensibile se ha l’obiettivo di rafforzare il settore produttivo statunitense trasferendo in loco le produzioni industriali e forse ritiene di farlo anche con questi strumenti. Ma, come detto, per onestà intellettuale bisogna riconoscere e dire che nella presidenza Biden i dazi posti dalla prima presidenza Trump sono stati confermati, la politica americana funziona così.
Lei parla di preoccupazione per il Ticino. Per cosa soprattutto? Dire dazi vuol dire tantissimi ambiti della filiera di produzione.
Partiamo col dire che 700 milioni di franchi di export ogni anno non sono poca cosa, è una cifra importante, in crescita. Il più grande timore è sicuramente l’insicurezza che si sta venendo a creare ad arte, e lo noto parlando anche con altri colleghi delle Camere in Svizzera. Questo è il modo di negoziare di Trump, anche se dovremmo fermarci un attimo e chiederci cosa possa negoziare con la Svizzera: mica tanto. La piazza finanziaria è già stata messa in ginocchio, se ragiona in termini di bilancia commerciale potrebbe essere rischioso perché come Svizzera la nostra è positiva nei confronti degli Stati Uniti. Anche se, inserendo i servizi nella bilancia commerciale, il rapporto si capovolgerebbe. Non sono però così preoccupato che vi possano essere misure dirette generalizzate contro la Svizzera. Potremmo però subire le conseguenze. La nostra vera ansia potrebbe essere infatti il subire le conseguenze dei dazi sull’Unione europea e in generale sugli altri Paesi, e non esito a definirla una preoccupazione più immediata. Non sono poche le aziende svizzere e anche ticinesi che hanno almeno parte della produzione in Paesi europei o in Cina, per cui potrebbero subire le conseguenze delle misure contro questi Paesi. Senza dimenticare che Messico e Canada sono a volte le porte d’entrata per i prodotti verso gli Stati Uniti.
E parlando di settori, quali sarebbero i più esposti?
Quello farmaceutico potrebbe essere penalizzato, ma le aziende sono “sul pezzo” e stiamo parlando di un’autentica eccellenza dell’industria svizzera, produciamo medicamenti di cui negli Stati Uniti c’è bisogno, che non sono per forza in concorrenza con i loro prodotti e in generale le esportazioni svizzere e anche ticinesi sono di fascia alta e quindi meno facilmente sostituibili, penso ad esempio al settore del medtech. Questa alta qualità porta il cliente americano ad avere una certa propensione a prendere in considerazione anche una maggiore spesa per averli. Tornando al discorso Unione europea, la preoccupazione può riguardare il settore delle automobili, per cui in Ticino vengono prodotte parti importanti. Già l’industria tedesca sta faticando, vende meno negli Stati Uniti e le conseguenze le paghiamo anche noi. Questo è un esempio tra i vari che dimostra come ulteriori difficoltà per l’Unione europea si riverbererebbero sulla Svizzera e il Ticino, perché se Trump considera i dazi un’arma negoziale è un conto, se davvero vorrà agire come minacciato anche con Canada e Messico ci sarà poco da stare allegri…
Quando si parla di export, materialmente, di cosa si parla?
Chiaramente in modo prevalente di industria, che però ha già un po’ frenato, soprattutto il settore Mem e i vari fornitori che, come dicevo, lavorano direttamente o indirettamente in particolare con il settore automobilistico producendo componenti di ogni genere che confluiscono nel prodotto finito: sensori, parti dei freni… Non vanno però dimenticati i servizi che a volte sono pure legati alla produzione industriale. Insomma, un ventaglio di situazioni molto variegato. Le difficoltà, indipendenti dalle decisioni americane, le stiamo già notando ora, e ci sono segnali di un possibile ulteriore peggioramento. Poi, quando parliamo di export, non dobbiamo assolutamente dimenticare, oltre all’esportazione diretta, quella indiretta, cioè che avviene tramite altre aziende svizzere che forniscono i prodotti finiti contenenti componenti che arrivano dal Ticino, come capita ad esempio in alcune parti del settore ferroviario. Siamo tributari del contesto internazionale, ma ovviamente anche di quello nazionale. Ma gli altri cantoni sono nelle nostre stesse condizioni, senza eccezioni, o quasi.
Timori registrati anche nella vostra recente indagine congiunturale presso le aziende associate alla Camera di commercio?
Sì, è stata rimarcata una maggiore prudenza per il primo semestre del 2025 e si sta nei fatti confermando. Il rischio di rallentamento si è già verificato e la difficoltà non sorprende. A questo si deve unire anche la generale difficoltà nelle esportazioni, considerando anche come la Cina abbia rallentato moltissimo e il settore del lusso sia quasi fermo. Inoltre, la Cina ha frenato su grandi investimenti e attività all’estero, e anche questo in determinati settori si farà sentire.
Passare così dal Ticino, agli Stati Uniti, alla Cina fa capire quanto il mondo di oggi sia interconnesso.
Altroché! È impossibile oggi ragionare con la mente di vent’anni fa, giusto o sbagliato che sia il ruolo delle esportazioni è cresciuto e questo è fondamentale per un Paese come il nostro, che deve proprio all’apertura gran parte della sua prosperità. D’altra parte quando ha l’export che rappresenta una parte importante, chiaramente si è più esposti a dinamiche che non possiamo controllare. Ci sono vantaggi innegabili, come la diversificazione del tessuto economico, che rendono la Svizzera e il Ticino più ricchi a livello di competenze, ma anche svantaggi ingovernabili. Quello che possiamo fare è adattarci, come abbiamo già fatto in questi ultimi anni, razionalizzando le procedure, stabilendo prezzi competitivi e non per forza bassi quando si parla di alta gamma, ragionando sulla qualità che ci ha messo un po’ al riparo anche dalle fluttuazioni valutarie. La qualità è un grande atout per la Svizzera.
E il Ticino è in mezzo a tutto questo.
Certo che lo è, pensi solo che in Ticino vengono prodotti una delle centinaia di componenti dell’iPhone e un motorino per i razzi che la Nasa spedisce su Marte… Siamo in mezzo a tutto questo con anche tutta la sua complessità, e tutto è talmente interconnesso che se da un lato ribadisco che è giusto essere preoccupati per i dazi, arrivo anche a dire che la politica dei dazi non ha alcun senso. I flussi economici oggi sono molto più complessi che in passato e misure apparentemente semplici nascondono a mio avviso molte incognite, per cui penso che economicamente il dazio lo subisca anche chi lo pone, con aumenti di prezzi e potere d’acquisto in calo, anche se alcuni sostengono il contrario, basandosi sul rafforzamento della produzione statunitense e sul fatto che sia un mercato con potenzialità tali da ridurre la dipendenza dall’estero. Forse, ma non si tratta di effetti che possono verificarsi in poco tempo, ammesso che si realizzino veramente. Tuttavia, non credo che negli Stati Uniti siano stolti e qualche approccio differenziato comunicato in questi giorni, come le misure ridotte contro il Messico per non danneggiare l’industria automobilistica americana, mi fa propendere per la tesi che sia davvero prevalentemente un’arma negoziale e non uno strumento sistematico che rischia di portare a un autogol.
C’è rischio per i posti di lavoro nel nostro cantone?
Le rispondo ricordando quanto è successo nel 2014. In Turchia c’è stata un’ondata di freddo anomala e molto lunga, che ha colpito duramente la produzione delle nocciole. La cascata è arrivata in Svizzera e fino al Ticino con tutte le difficoltà che si sono riscontrate nel produrre il cioccolato che è un fiore all’occhiello della nostra economia, mettendo a rischio i posti di lavoro nel settore. Fortunatamente questo è stato evitato, malgrado i maggiori costi necessari per approvvigionarsi altrove di una merce diventata rara in un preciso periodo.
Fa freddo in Turchia e si rischia di licenziare in Ticino.
Per usare un esempio più attuale, quando la Germania ha l’influenza, la Svizzera tossisce. Quindi la risposta è purtroppo sì, è un rischio che esiste.
Fonte: Albertoni: ‘I dazi preoccupano, ma è una politica senza senso’ – LaRegione, 8.3.2025