La Cc-Ti raccoglie i frutti del lungo lavoro in Russia

Si è svolto lunedì 3 ottobre un ricevimento ufficiale presso l’Ambasciata svizzera a Mosca, durante il quale è stata accolta una delegazione della Camera di commercio, dell’industria, dell’artigianato e dei servizi del cantone Ticino (Cc-Ti). L’evento ha voluto sottolineare l’eccellente collaborazione fra la nostra rappresentanza diplomatica e la Cc-Ti costruita nel corso degli ultimi 5 anni, grazie in particolare all’impegno dell’ambasciatore uscente Pierre Helg.

Nel contesto di presentazione di prodotti agroalimentari ticinesi ad aziende, rappresentanti dei media e politici locali, si è sottolineata anche la presenza sul territorio russo delle aziende ticinesi Agroval SA di Airolo e Rapelli SA di Stabio, ufficialmente autorizzate ad operare in Russia dopo un lungo iter procedurale.

Dal 2010 la Cc-Ti, a seguito di una visita ufficiale del cantone Ticino con rappresentanti della politica, della cultura e dell’economia, ha sviluppato ulteriori contatti con operatori russi, siglando anche un accordo di collaborazione con la Camera di commercio e dell’industria della Federazione Russa.
È seguito quindi un lavoro concreto su vari settori economici, in stretta collaborazione con l’Ambasciata svizzera a Mosca e Switzerland Global Enterprise, con molti incontri B2B finalizzati a cercare sbocchi per le esportazioni svizzere verso la Russia e sinergie con aziende russe. In occasione delle numerose missioni svolte dal 2010, organizzate per piccoli gruppi di imprese per garantire la massima efficacia, sono stati rafforzati i legami in particolare nell’ambito del commercio di materie prime, con alcune aziende russe che hanno intensificato la loro presenza in Ticino.
Si è lavorato molto sul settore agroalimentare, aprendo le porte alle due aziende già menzionate, Agroval SA e Rapelli SA, e ad altre che hanno sviluppato contatti utili per i prossimi mesi. Grande attenzione è stata prestata anche al settore finanziario, mentre lo sviluppo ulteriore di relazioni riguarderà nel prossimo futuro settori come il medtech, l’elettronica e la meccanica.
Il tutto sempre finalizzato all’apertura di nuovi sbocchi di esportazione per le aziende ticinesi, considerato che in Russia la Svizzera gode di ottima reputazione e che i prodotti di qualità elvetica, seppure spesso di nicchia, vi hanno un buon mercato.

Da sottolineare che tutte queste attività sono sempre state auto-finanziate dagli attori privati (Cc-Ti e le aziende interessate), senza alcun contributo statale e quindi senza gravare sui conti dello Stato e sui contribuenti ticinesi.

Un anno intenso

L’opinione di Glauco Martinetti, Presidente Cc-Ti

“Dal canto nostro cerchiamo di dare vari contributi, mettendoci a disposizione per combattere i fenomeni di abusi (quelli veri, non quelli presunti) ed emarginare chi non si comporta in maniera corretta e sottolineando con forza, i tanti, tantissimi esempi di aziende più che virtuose.”

È già passato un anno da quando ho avuto l’onore di essere chiamato alla Presidenza della Cc-Ti. Dodici mesi volati via con rapidità incredibile, fra molte emozioni, battaglie vinte (una su tutte: il secondo tunnel autostrale del San Gottardo) e perse (inevitabile pensare alla tassa di collegamento), progetti da consolidare e idee nuove.
Insomma, il “solito” mix che caratterizza l’attività di un’associazione come la Cc-Ti, impegnata a difesa del mondo imprenditoriale in tutte le sue sfaccettature, fatto di molti settori diversi fra loro ma proprio per questo complementari e accomunati dalla legittima preoccupazione di poter continuare a fare impresa in maniera costruttiva su un territorio che ha parecchie carte da giocare nel panorama nazionale e internazionale.

Preoccupazione per l’ostilità verso le aziende

Più volte in questi mesi, ma direi anche negli ultimi anni, la Cc-Ti ha espresso preoccupazione per la crescente ostilità, ormai molto diffusa, verso il mondo delle aziende. Fenomeno preoccupante perché approssimativo, che non opera distinzioni e che criminalizza in modo forfettario chiunque rientri nella definizione di imprenditore, quasi fosse ormai diventato un concetto di cui vergognarsi. E la crescente distanza fra mondo politico e realtà economica è un fatto ormai innegabile che non può non portare a porsi molte domande quanto al futuro del nostro Cantone. Perché un Paese che si vuole competitivo non può prescindere da un minimo di lavoro comune fra queste due componenti. Non sto per nulla parlando di asservimento della politica all’economia, rimprovero spesso mosso alle vere o presunte grandi “lobbies” o ai cosiddetti “borsoni” che è l’ultima parola alla moda per denigrare chi cerca di creare ricchezza in questo Paese. No, non si tratta di invocare una preminenza dell’economia in virtù del ruolo che essa svolge. Si tratta invece di esigere un minimo di conoscenza della realtà imprenditoriale concreta da parte di chi decide a livello istituzionale i destini del Cantone. La scarsa conoscenza e il sempre maggiore disinteresse che regnano oggi sul fronte politico nei confronti del mondo delle imprese è pericoloso, perché oltre a minare alla base il sistema consociativo svizzero, porta a decisioni e presunte “soluzioni” avulse dalla realtà, che recano molti danni al sistema economico, senza portare vantaggi a cittadine e cittadini. Il caos di basi legali create in fretta e furia negli ultimi mesi per compiacere il popolo e per raccattare qualche soldino senza approfondimenti sulle conseguenze di tali decisioni è emblematico.

Necessità di giudizi ponderati

I problemi vanno affrontati in maniera sistemica e risolti, nel limite del possibile, tenendo conto della realtà di cui si sta parlando. Sembra una banalità, ma anche per quanto riguarda l’economia è essenziale, perché gli equilibri sono molto fragili e non è assolutamente scontato che la prosperità che abbiamo conosciuto negli ultimi anni continui imperterrita a esistere malgrado i colpi inferti a scadenze regolari al sistema, in nome di richiami autarchici, di pericolose illusioni di essere i migliori al mondo e di poter scegliere senza conseguenze chi riteniamo sia degno di operare in Ticino sulla base di più che dubbi criteri. Pensando di poter avere nel nostro Cantone solo aziende che non fanno rumore, che non inquinano, che non hanno posteggi, che non assumono stranieri e che pagano stipendi oltre qualsiasi parametro ragionevole rischiamo di farci male. Perché è utopia pure, alimentata da false credenze ad esempio sull’alto valore aggiunto. Discutendo qualche tempo fa con alcune persone, purtroppo “addetti ai lavori” della politica, mi ha impressionato il fatto di come con leggerezza affermassero che bisognerebbe avere in Ticino più aziende come Apple a causa dell’altissimo valore aggiunto. Vero, sarebbe bello in termini di ricerca e innovazione, ma gli stessi interlocutori sembrano dimenticare che Apple fabbrica in Cina e che paga per molti lavoratori salari molto bassi perché il sistema retributivo all’americana prevede altri incentivi non sempre legati alla componente fissa. Questo significherebbe che in Ticino Apple sarebbe massacrata e probabilmente fatta fuggire per cause di dumping salariale acuto. Giusto o sbagliato che sia, la superficialità delle considerazioni che ha ormai pervaso in maniera trasversale quasi tutto l’orizzonte politico va in qualche modo arginata.

Il ruolo della Cc-Ti e la positività

Dal canto nostro cerchiamo di dare vari contributi, mettendoci a disposizione per combattere i fenomeni di abusi (quelli veri, non quelli presunti) ed emarginare chi non si comporta in maniera corretta e sottolineando con forza, i tanti, tantissimi esempi di aziende più che virtuose. Purtroppo questi elementi non sembrano interessare più di tanto, vuoi perché sono considerati scontati, vuoi perché è più comodo e pagante creare paure su cui costruire fortune politiche, fregandosene altamente delle conseguenze che vi potrebbero essere per il sistema economico. Salvo poi piangere perché manca il gettito fiscale di aziende che se ne vanno, dopo essere state vituperate fino al giorno prima sulla base di considerazioni completamente sbagliate (il solito valore aggiunto ad esempio). È quindi una conseguenza purtroppo quasi logica che le discussioni su veri e presunti imprenditori cattivi ruotino soprattutto attorno alle incessanti scadenze di votazioni federali e cantonali e siano praticamente finalizzate solo a questi appuntamenti. Con il risultato che di aspetti positivi si parla troppo poco. Per rimanere nel nostro piccolo della Cc-Ti, i molti progetti formativi per migliorare le competenze dei nostri operatori, le aperture di nuovi mercati esteri, il sostegno concreto (e gratis per lo Stato…) alle attività aziendali con attività specifiche che risolvono situazioni anche molto intricate sul piano cantonale, nazionale e internazionale, le molte proposte costruttive di riforme nell’interesse del Paese e non solo per una ristretta cerchia dei già citati “borsoni”, restano praticamente inosservate perché troppo positive e non polemiche. Questo si vuole oggi e non mi scandalizzo certo, anche se una punta di tristezza vi è comunque, perché sembra che, in una spinta di inspiegabile autolesionismo, non siamo più capaci di valorizzare quanto di buono il territorio riesce ad esprimere.

Avanti nonostante tutto

È un vero peccato arrivare al punto di dire che l’economia va avanti malgrado la politica, come succede spesso nella vicina Penisola. Anche se ho l’impressione che la direzione sia ormai questa, il che vuol dire sacrificare alcune caratteristiche fondamentali della Svizzera e del Ticino. Senza una vera e propria necessità di farlo. Certo, i sempre più numerosi paladini dell’anti-impresa diranno che tutti i mali del nostro Cantone sono causati dall’economia. “Visione” troppo parziale, ingiusta e dannosa, che non esito a definire vergognosa. Un sano e nemmeno troppo complicato esame di coscienza da parte di tutti, nessuno escluso, ci permetterebbe magari di affrontare le cose in maniera costruttiva e non solo distruttiva. Ahimé, questo oggi è forse chiedere troppo.

La Cc-Ti in azione per un partenariato sociale concreto

Lo scorso 6 ottobre si è tenuta la conferenza stampa di presentazione dell’importante collaborazione tra la Camera di commercio, dell’industria e dell’artigianato (CCIA-TI) e il Centro di formazione professionale dell’OCST (CFP-OCST) per favorire misure di ricollocamento degli impiegati di commercio disoccupati e iscritti agli Uffici regionali di collocamento del Cantone. Oltre al direttore della CCIA-TI e al responsabile del CFP-OCST, all’incontro hanno partecipato anche il capo dell’Ufficio delle misure attive e il direttore della SIC Ticino.

L’obiettivo dell’iniziativa è quello di sostenere il collocamento di questa categoria di disoccupati residenti in Ticino attraverso la sensibilizzazione delle aziende associate alla Camera di Commercio. In questo senso, le aziende interessate potranno segnalare posti di stage o di lavoro, permettendo di individuare i profili richiesti tra i disoccupati accolti nelle sedi del CFP-OCST.

Tra gli impiegati di commercio ticinesi, specialmente tra quelli che hanno seguito una formazione a tempo pieno, il tasso di disoccupazione è piuttosto elevato. Per questo l’Ufficio delle misure attive ha da tempo ritenuto di proporre degli interventi specificamente orientati su questa professione che copre trasversalmente molti settori economici e offre competenze di ampio raggio.

Scarica il volantino della conferenza stampa

L’ambasciatrice statunitense in visita alla Cc-Ti

In data odierna, 29.09.2016, l’ambasciatrice statunitense Suzan G. LeVine si è incontrata a Lugano con il Consigliere di Stato Christian Vitta, nell’ambito di una riunione promossa dalla Camera di commercio, dell’industria, dell’artigianato e dei servizi del Canton Ticino (CC-TI).

È stata l’occasione per discutere di temi di politica internazionale e nazionale, nonché per illustrare alla delegazione degli Stati Uniti la situazione del Cantone Ticino, sia dal profilo politico che economico.

L’ambasciatrice statunitense era accompagnata dal marito Eric Levine e da Thomas Wolf, addetto alle questioni economiche e commerciali presso l’ambasciata americana a Berna.

Le delegazione guidata dal Consigliere di Stato Christian Vitta era composta dalla sua collaboratrice, Avv. Alice Ghisletta, da Stefano Rizzi, Direttore della Divisione dell’economia del Dipartimento delle finanze e dell’economia, da Luca Albertoni, Direttore della  CC-TI, e dall’Avv. Michele Rossi, Delegato alle relazioni esterne alla Cc-Ti.

L’incontro ha permesso di meglio comprendere le rispettive realtà e rappresenta un elemento importante nell’ambito delle relazioni esterne del Cantone e della Cc-Ti.

La Costituzione federale, questa sconosciuta

L’opinione di Luca Albertoni, Direttore Cc-Ti

“Curioso che si affermi spesso che la Costituzione federale va salvaguardata dal diritto e dai giudici stranieri, salvo poi prevedere l’esatto contrario a livello cantonale.”

La tornata di votazione del 25 settembre scorso ha dato i risultati auspicati dall’economia, a parte sull’iniziativa “Prima i nostri” che è diventata articolo della Costituzione cantonale.

Ho sempre detto che gli articoli costituzionali vanno rispettati. E’ stato il caso per il 9 febbraio, sul quale certe recenti alchimie politiche magari apparentemente a favore dell’economia non mi piacciono perché creano un’insicurezza velenosa per l’imprenditoria, peggiore di eventuali contingenti. Lo stesso dico ora per “Prima i nostri”. Il popolo ha deciso, l’articolo costituzionale non può né deve essere ignorato. Non posso però esimermi da alcune considerazioni tecniche, senza polemica alcuna, anche se nella nostra realtà qualsiasi cosa si dica che non odora di slogan di parte (quella giusta ovviamente) viene subito catalogato come tradimento della patria con minacce di rappresaglie, chiusure ecc. Mi sembra però giusto ricordare alcuni semplici principi della Costituzione federale. In effetti, nella votazione del 25 settembre, oltre alla priorità degli indigeni sul mercato del lavoro e varie misure per tutelarli (tipo il divieto di licenziamento di ispirazione italica, forse anche un po’ paradossale…), sono stati più o meno consapevolmente votati anche alcune elementi concernenti la politica estera, con un nuovo ruolo per il Cantone. In attesa di dotarci di un esercito ticinese per far rispettare le regole ai paesi esteri (leggi: Italia, perché degli altri non ce ne frega granché), è opportuno dare un’occhiata alla Costituzione federale, di cui molti parlano ma che pochi leggono. Concedo che la lettura della “Gazzetta dello Sport”, forse non più possibile se la priorità indigena sarà applicata anche ai media, è per molti probabilmente più appassionante, per cui mi limito a qualche spunto riassuntivo che si potrà eventualmente approfondire in altra sede. Iniziamo dall’articolo 3, che prevede, al titolo “Federalismo”, che “i Cantoni sono sovrani per quanto la loro sovranità non sia limitata dalla Costituzione federale ed esercitano tutti i diritti non delegati alla Confederazione”. Nel titolo terzo, dedicato ai rapporti tra Confederazione, Cantoni e Comuni (tutto rigorosamente in maiuscolo) e ricco di disposizioni interessanti, spicca l’articolo 49 che, sotto il titolo “Preminenza e rispetto del diritto federale” sancisce che “il diritto federale prevale su quello cantonale contrario” (cpv. 1) e che “la Confederazione vigila sul rispetto del diritto federale da parte dei Cantoni” (cpv. 2). Nella sezione “Garanzie federali”, vi è l’articolo 51 capoverso 2 che recita: “Le costituzioni cantonali devono ottenere la garanzia federale. La Confederazione conferisce tale garanzia se la costituzione cantonale non contraddice al diritto federale”. Per completezza va aggiunto che “Gli affari esteri competono alla Confederazione” (art. 54 cpv. 1), anche se i Cantoni possono collaborare alla preparazione di decisioni sul tema e dispongono in certi temi di una competenza che però non deve comunque essere in contrapposizione con il diritto federale. L’art. 110 conferisce alla Confederazione le competenze in ambito di legislazione sul lavoro per la protezione dei lavoratori e delle lavoratrici (legge federale sul lavoro) e per i rapporti tra datori di lavoro e lavoratori e lavoratrici (Codice delle obbligazioni). Infine, l’art. 121 indica chiaramente che la legislazione sugli stranieri compete alla Confederazione. Così per dire, senza impegno. Curioso che si affermi spesso che la Costituzione federale va salvaguardata dal diritto e dai giudici stranieri, salvo poi prevedere l’esatto contrario a livello cantonale. Ne riparleremo sicuramente, tanto in ogni caso sarà colpa dei balivi.

L’export parla digitale ed è qui

Lunedì 26 settembre si è tenuto nella sede della Camera di commercio, dell’industria, dell’artigianato e dei servizi del Cantone Ticino (Cc-Ti) a Lugano il seminario “Impulse: Export Digital Training”, organizzato da Switzerland Global Enterprise (S-GE), in collaborazione con la stessa Cc-Ti, Google Svizzera, PwC e Asendia (con NetComm Suisse).

Davanti ad un interessato pubblico sono stati presentati gli strumenti digitali a sostegno delle aziende esportatrici. Un tema di stretta attualità, che dopo le differenti relazioni è stato anche approfondito con dei workshop mirati.

Il pomeriggio è iniziato con il saluto di Marco Passalia, Vicedirettore e Responsabile del servizio Export Cc-Ti e di Monica Zurfluh, Head of S-GE Southern Switzerland, che hanno accolto i partecipanti. Ha poi preso la parola Gregor Doser, Industry Leader di Google Svizzera, illustrando i differenti strumenti che il motore di ricerca e colosso statunitense presenta per incentivare e supportare le PMI nell’esportazione.

Il 95% delle imprese svizzere esportano e operano soprattutto nei Paesi confinanti. La decisione sulla meta dell’esportazione a volte è presa a livello intuitivo, ed i mercati interessanti, e che offrono prospettive rilevanti possono essere anche altri non tenuti in considerazione. In questo senso Google offre un set di tool specifici per strutturare al meglio il processo decisionale e strategico aziendale per l’export. Valutando l’evoluzione digitale in atto, gli strumenti sono sofisticati e sempre aggiornati per un sostegno fattivo a nuovi mercati ed alla crescita concreta. Da notare che nel 2015 Google Svizzera ha avviato una collaborazione con S-GE realizzando la piattaforma «Export Digital» (www.exportdigital.ch), che ha proprio lo scopo di sostenere a livello digitale le imprese esportatrici.

Alberto Silini, Head of Consultancy di S-GE ha presentato la struttura di S-GE, focalizzandosi sui servizi offerti alle aziende, vista la mission portata avanti sin dal 1927 che promuove le esportazioni svizzere su mandato della SECO. Anche S-GE propone differenti strumenti online, ma le affianca a consulenze mirate, perché è sempre utile definire una strategia d’esportazione completa, valutando ogni aspetto (ad esempio la cultura, il personale, la concorrenza, i rischi, i pagamenti, le normative ed i dazi doganali, ecc.), che cambia radicalmente da Nazione a Nazione. Imprescindibile essere online in ogni caso. Con una linea d’azione definita, è possibile facilitare il contatto B2B o B2C, attraverso tattiche di Search Engine Marketing (ossia quel ramo del web marketing che si applica ai motori di ricerca).

Domenico Zucchetti, Managing Director di banana.ch SA, ha portato il caso della sua azienda, che produce un software di contabilità e gestione finanziaria venduto ed usato, oltre che in Svizzera, anche in 70 Paesi al mondo; illustrando anche la propria strategia di digitalizzazione, con benefici e difficoltà.

Sono seguite 4 brevi relazioni che hanno aperto poi i 4 workshop tematici. In questo senso sono stati messi in luce l’importanza dell’efficienza nelle procedure doganali (si sta andando verso una maggiore digitalizzazione); la sicurezza nei pagamenti; le diverse forme di e-commerce possibili, combinando differenti canali; e la rilevanza del “marchio svizzero” quale sinonimo di affidabilità e fiducia per i consumatori. Sono qui intervenuti Jean-Paul Ballerini, Director Cybersecurity di PwC Digital Services; Carlo Terreni, General Director NetComm Suisse; Monica Zurfluh e Marco Passalia.

Dopo i lavori di gruppo vi è stata una sessione di training condotta da Gregor Doser e Alberto Silini, con un focus sulla piattaforma www.exportdigital.ch.

Il pomeriggio si è concluso con un aperitivo di networking dove relatori e partecipanti hanno potuto confrontarsi ancora sulla tematica, con nuovi spunti.

Ricevuta a Palazzo Civico la vicesindaca di Almaty

La vicesindaca della Città di Almaty, signora Assel Zhunussova, è stata ricevuta martedì 27 settembre a Palazzo Civico dal sindaco Marco Borradori e dai municipali Michele Foletti e Cristina Zanini Barzaghi. Erano presenti all’incontro anche Asset Abdualiyev, vicepresidente del Centro per lo sviluppo di Almaty e Maxat Suleimenov, consigliere dell’Ambasciata kazaka a Berna. Nel corso dell’incontro sono state presentate agli ospiti alcune politiche settoriali e progetti dell’amministrazione cittadina che riguardano in particolare lo sviluppo territoriale, la mobilità e la gestione finanziaria.

La visita a Lugano della delegazione di alti rappresentanti della Città di Almaty è una conseguenza delle attività promosse dalla Città di Lugano nell’ambito dei rapporti internazionali: a partire dal 2014 sono state sviluppate proficue relazioni con il Kazakistan, implementate con la firma di un accordo di cooperazione multisettoriale fra le due città sancito il 17 maggio scorso durante una missione congiunta in Kazakistan della Città, della Camera di commercio, dell’industria e dell’artigianato del Cantone Ticino (CC-Ti), della Lugano Commodity Trading Association (LCTA), di Lugano Turismo e Svizzera Turismo.

L’interesse di Lugano a sviluppare relazioni bilaterali con altre realtà urbane è indirizzato alla ricerca di ipotesi concrete che trasformino le alleanze di intenti in progetti tangibili. A Lugano figurano inoltre significative attività legate al paese eurasiatico in ambiti particolarmente dinamici, quali ad esempio il commercio di materie prime e dell’energia, l’ingegneria civile e l’edilizia, le telecomunicazioni, la farmaceutica e le tecniche mediche. “Sono lieto di poterla ricevere oggi, qui a Palazzo Civico, edificio storico della città e sede del Municipio di Lugano – ha esordito il sindaco Borradori; gli accordi di collaborazione – siano essi generici o specifici a un campo di attività – devono trovare una continuità e permettere un’evoluzione positiva, dinamica, finalizzata alla costruzione di scambi culturali, economici, scientifici e turistici fra le città e, di riflesso, tra le diverse realtà attive dei paesi coinvolti. È proprio in un periodo di perdurante bassa congiuntura economica internazionale che dobbiamo evitare strategie di chiusura, e continuare a investire, in maniera mirata, in un’apertura coerente e proficua con altre realtà. La sottoscrizione del Memorandum di collaborazione multisettoriale con la città di Almaty ha posto le basi per lo sviluppo delle relazioni bilaterali tra le due parti e dischiude ricadute significative per le nostre economie.
Lugano presenta un mercato del lavoro flessibile, una grande capacità di innovazione, un sistema logistico di alto livello, una fiscalità attrattiva e un’amministrazione pubblica efficiente. Sono dunque presenti le condizioni per fare della nostra città il
centro ideale da cui operare a livello globale.”

Il sindaco Borradori ha ricordato la stretta collaborazione sviluppata con istituti accademici e bancari, associazioni economiche e aziende che ha favorito la crescita di una piattaforma di incontro fra le autorità e i partner kazaki, e gli attori interessati alla Città di Lugano.

La vicesindaca di Almaty, signora Assel Zhunussova, ha ringraziato il Municipio per la calorosa accoglienza: “Almaty non è più la capitale del Kazakistan, ma oggi è riconosciuta quale centro economico, culturale e storico del mio Paese. La città di Almaty produce un terzo del PIL del Paese, e vi hanno sede circa il 90% delle più importanti istituzioni bancarie. Presenta anche uno spiccato interesse turistico in quanto ha stazioni sciistiche e un aeroporto internazionale. La firma dell’accordo di collaborazione ci consente di creare un tessuto di relazioni su ampia scala, finalizzato a promuovere i rispettivi territori”.
Dopo il saluto del sindaco, i municipali Cristina Zanini Barzaghi e Michele Foletti hanno illustrato nel dettaglio alcune politiche settoriali e progetti dell’amministrazione cittadina che riguardano in particolare lo sviluppo territoriale, la mobilità e la gestione finanziaria.

La Cc-Ti e la LCTA sono soddisfatte per la concretizzazione dell’accordo di cooperazione tra le due città nell’interesse di uno sviluppo economico e tecnico sempre più stretto. Marco Passalia, vicedirettore della Cc-Ti e segretario generale della LCTA, conferma la volontà delle aziende ticinesi di internazionalizzare le proprie attività: “La diversificazione della clientela e dei paesi di sbocco è un elemento essenziale per creare valore e competenze nel nostro tessuto industriale e finanziario. In quest’ottica il supporto ufficiale dell’Ambasciata svizzera, della Città di Lugano, di Switzerland Global Enterprise, della Cc-Ti, della LCTA e di altre istituzioni importanti fornisce un apporto rilevante e complementare alle relazioni d’affari”. Il Kazakistan è stato identificato dalla CC-Ti fra i paesi prioritari per lo sviluppo della promozione economica ticinese, e Almaty è un centro economico e finanziario di riferimento per l’Asia centrale.

Nel corso dell’incontro cinque aziende di Lugano e della regione hanno presentato tre progetti di collaborazione nel campo della certificazione energetica, della pianificazione della gestione dei rifiuti urbani e della produzione di energia idroelettrica, coordinati dalla CC-Ti.

L’evento di oggi contribuisce a rafforzare le relazioni con la Città di Almaty e rappresenta un esempio concreto di come i rapporti istituzionali privilegiati possono favorire collaborazioni in rete con i partner attivi sul nostro territorio, sostenendo i settori economici, finanziari e turistici ticinesi. Al termine dell’incontro a Palazzo Civico è seguita una visita al LAC a cura di Lorenzo Sganzini, direttore della Divisione cultura.

Quali opportunità di business offre il Sudafrica?

Si è tenuto il 22 settembre 2016 l’evento-Paese dedicato al Sudafrica. Il business lunch, organizzato dalla Cc-Ti con il sostegno di Switzerland Global Enterprise, Cippà Trasporti SA, Credit Suisse, CRIF e Euler Hermes, è uno degli appuntamenti periodici di focus sulle tendenze in atto nei Paesi emergenti e/o che offrono stimolanti prospettive d’affari per le PMI del nostro territorio.

Davanti ad un’interessata platea di partecipanti, si sono succedute le presentazioni di competenti relatori che hanno permesso ai convenuti di acquisire maggiori informazioni sulla Nazione sudafricana.

Dopo i saluti introduttivi di Marco Passalia, Vicedirettore e Responsabile Servizio Export Cc-Ti, si è subito entrati nel vivo della tematica, con una panoramica sull’economia globale sudafricana presentata da Suhail El Obeid, Senior Consultant Africa, Middle East, Iran & Turkey di S-GE. La Repubblica Sudafricana è presieduta da Jacob Zuma, ha una popolazione di 55 milioni di abitanti (dati del 2015), con un tasso di crescita dell’1.6%. In Sudafrica convivono etnie bianche, nere, asiatiche e miste, e si parlano ben 11 lingue (predominano inglese ed afrikaans, con altre 9 lingue regionali). Il PIL si attesta a 313 miliardi di dollari, mentre il tasso di inflazione è del 4.6%. Il Sudafrica è uno cinque Paesi, oltre a Botswana, Lesotho, Namibia e Swaziland, a far parte dell’Unione doganale dell’Africa meridionale (SACU), la più vecchia unione doganale del mondo fondata nel 1910. I trattati di regolamentazione della SACU sono stati rinegoziati nel 1969 e nel 2002, ma si è continuato a mantenere il punto fermo dell’egemonia del Sudafrica. Da notare che la Svizzera rappresenta il 10° più grande investitore in Sudafrica.

Alexandra Langeveldt-Theiler, Trade Advisor, Swiss Business Hub Southern Africa ha illustrato invece le opportunità d’affari che presenta lo Stato africano, sottolineando anche come, per la sua posizione geografica, il Sudafrica spesso sia considerato la porta per altri Stati vicini (Angola, Botswana, Lesotho, Mauritius, Mozambico, Mamibia, Swaziland). Quali sono dunque i settori di punta nei quali investire? L’ICT, il cleantech, il comparto sanitario, quello dei beni di lusso, il settore alimentare, quello dell’educazione e le infrastrutture.

Il credit risk management è stato invece il tema trattato da Mark Schulz, Director Risk, Claims & Collections / Member of the Board of Management di Euler Hermes. È così stato messo in evidenza come le insolvenze siano in crescita e come il rischio di credito sia un argomento topico per le aziende esportatrici. Il signor Schulz ha poi suggerito alcune buone prassi da intraprendere per evitare spiacevoli sorprese.

La testimonianza aziendale concreta è stata portata da Giovanni Leonardi, Member Board of Directors di Eskom, un colosso energetico sudafricano, che dà lavoro a 47’000 dipendenti, società detenuta al 100% dal Governo. Nel raccontare la sua esperienza, Giovanni Leonardi ha presentato il radicale cambiamento messo in atto dallo Stato dal 2015 a livello energetico, con grandi investimenti in infrastrutture, e quanto Eskom rappresenti a livello societario: con un fatturato di 11.5 miliardi di franchi e 400 mila km di linee di alta tensione in tutto il Paese, si classifica tra le aziende principali del Sudafrica.

L’evento si è poi concluso con le domande del pubblico presente, alle quali è seguito un informale business lunch, che ha permesso l’interazione ed il networking tra i partecipanti ed i relatori.

Le presentazioni
Business opportunities
Alexandra Langeveldt-Theiler, Trade Advisor, Swiss Business Hub Southern Africa
Credit risk management
Mark Schulz, Director Risk, Claims & Collections / Member of the Board of Management,
Euler Hermes

La Cc-Ti torna tra i banchi di scuola

La Cc-Ti è tornata nelle scuole, questa volta accompagnando alcuni studenti della Scuola CPC (Centro professionale commerciale) di Bellinzona alla scoperta della nostra attività e della realtà economica ticinese, fornendogli diversi esempi concreti di realtà aziendali presenti nelle diverse regioni del nostro Cantone.

A seguito dell’ottima esperienza fatta l’anno scorso con alcune classi del Liceo di Mendrisio e del Liceo di Locarno, abbiamo volentieri aderito all’iniziativa promossa dal corpo docenti della CPC, in quanto desiderosi di poter fornire qualche elemento utile all’apprendimento dei ragazzi, di una regione diversa, ma non meno ricca di spunti e di realtà aziendali interessanti.
Ed anche questa volta il risultato non ci ha deluso! I ragazzi hanno seguito con attenzione ed entusiasmo partecipativo gli interventi di Roberto Klaus, Direttore SSIB Ticino e Marco Passalia, Vice Direttore Export ed hanno potuto intavolare con loro interessanti discussioni.

In questo modo la Cc-Ti vuole continuare a sottolineare l’importanza di mantenere e sviluppare un contatto diretto tra il tessuto economico ticinese e i giovani di diverse categorie di scuole.

L’interazione fra il mondo del lavoro e quello della scuola è imprescindibile e  la Cc-Ti si è sempre fatta promotrice di un costante dialogo franco fradi essi, in modo tale da sviluppare una sempre maggior conoscenza reciproca e una più solida relazione tra di essi. Questo fattore è infatti di grande importanza per un sano sviluppo economico del nostro Cantone, al centro dei nostri interessi.

Citiamo alcuni esempi di eventi o manifestazioni nei quali la Cc-Ti è coinvolta in primo piano e/o dei quali si è fatta ideatrice e promotrice:

  • Espoprofessioni, la fiera delle professioni, che si tiene ogni due anni (la prossima edizione sarà nel 2018);
  • l’USI Career Forum, evento annuale destinato ai neolaureati dell’Università della Svizzera Italiana;
  • il progetto LIFT, attività scolastica di stage settimanali periodici destinati ai ragazzi di 3° e 4° media;
  • le Giornate economiche nei licei ticinesi, di norma due giorni nei quali i ragazzi possono avvicinarsi alla Cc-Ti, alle sue attività e al mondo imprenditoriale, con approfondimenti delle tematiche sensibili e d’attualità.

Sottolineiamo infine quanto sia fondamentale per la Cc-Ti stessa la formazione. Organizziamo regolarmente corsi di breve e lunga durata (tutti i programmi). La strategia della nostra offerta formativa è stata presentata sul numero di Ticino Business di settembre 2017 (che trovate sul nostro sito), vogliamo sempre offrire una formazione di qualità, modellata sulle necessità concrete dei nostri soci e snella.

Tassa di collegamento ed effetto sospensivo

Qui di seguito  un sunto delle informazioni essenziali sullo stato in cui versa l’applicazione della tassa di collegamento, gentilmente elaborato da AITI.

Come ampiamente comunicato e secondo quanto prevede il regolamento sulla tassa di collegamento che segue la legge sui trasporti pubblici, il 1. agosto 2016 è entrata in vigore la cosiddetta tassa di collegamento (tassa sui parcheggi).
Ricordiamo che sono assoggettati alla tassa i proprietari di fondi o di un insieme di fondi in connessione spaziale o funzionale, sui quali vi sono posteggi per almeno 50 autoveicoli, che si trovano nei 67 Comuni in cui si preleva la tassa di collegamento.
Negli scorsi giorni il Tribunale federale ha concesso l’effetto sospensivo ai ricorsi inoltrati contro la legge sui trasporti pubblici e contro il regolamento d’applicazione della tassa di collegamento e fino alla decisione della massima corte le norme vigenti legali concernenti la tassa non potranno essere applicate. Di conseguenza e differentemente da quanto comunicatovi in precedenza, la Sezione della mobilità del Dipartimento del Territorio non invierà per il momento nessun formulario per l’accertamento del numero dei parcheggi e l’assoggettamento alla tassa.

Si aprono ora diverse ipotesi, che sintetizziamo brevemente di seguito:

Nel caso in cui il Tribunale federale respingesse i ricorsi, potrebbe confermare quale data di entrata in vigore della tassa di collegamento il 1. agosto 2016, quindi con effetto retroattivo. Il TF potrebbe però deciderne l’entrata in vigore al momento della sentenza o successivamente.
Se il Tribunale federale dovesse invece accogliere i ricorsi, la tassa non entrerà chiaramente in vigore.
Anche nella migliore delle ipotesi, passeranno sicuramente diversi mesi prima che il Tribunale federale si esprima sui ricorsi, con il rischio per aziende e lavoratori di ritrovarsi a dover pagare la tassa anche per il periodo trascorso tra il 1. agosto 2016 e la data della sentenza. Proprio per questa ragione le aziende devono considerare nel proprio budget la spesa della tassa di collegamento, nel peggiore dei casi dal 1. agosto 2016
Nel caso in cui l’azienda decidesse di ribaltare parzialmente o completamente la tassa di collegamento sui propri collaboratori, AITI ribadisce di far pagare la tassa già dal 1. agosto 2016. Evidentemente qualora la tassa non entrasse in vigore per decisione del TF gli importi richiesti al collaboratore andranno restituiti. Se le imprese non agissero in questo modo e i ricorsi contro la tassa di collegamento fossero bocciati, le aziende si troverebbero nella condizione di richiedere a ogni dipendente che usufruisce del posteggio auto un contributo globale di 900 – 1’000 franchi l’anno. Una somma difficilmente sostenibile se richiesta in un colpo solo.

Vi riassumiamo brevemente i principali punti da tenere presente:

  • Informare il dipendente e richiedere la firma di un accordo per la detrazione del costo del parcheggio dallo stipendio netto (Fr. 3.50/giorno + 8% di IVA)
  • Per quanto riguarda l’imposta sul valore aggiunto (art. 40, cpv. 1 lett c. della LIVA), la controprestazione va dichiarata nel rendiconto fiscale del periodo in cui tale controprestazione è incassata (in caso di prestazioni senza emissione di fattura)
  • Anche per quanto riguarda la contabilità, non vi è obbligo di emettere una fattura, ma consigliamo di stilare un dettaglio riepilogativo che possa velocemente far risalire a quanto corrisposto dai dipendenti (tassa + IVA) e quanto dall’azienda (parcheggi per clienti e/o ospiti, parcheggi non utilizzati, ecc.)
  • In questo modo si avrà sempre un documento da mettere a disposizione delle varie autorità di controllo (Uffici di revisione, funzionari federali e cantonali, ecc.)

Vi consigliamo in ogni caso di voler verificare presso il vostro organo di revisione.

Per maggiori informazioni, potete contattare l’Avv. Michele Rossi
allo 091 911 51 30 o via e-mail a rossi@cc-ti.ch