Presenza ticinese a Expo Astana 2017

Un’ottima occasione di visibilità per le aziende nel campo dell’efficienza energetica

Dal 10 giugno 2017 al 10 settembre 2017 Astana (capitale del Kazakistan) ospiterà l’esposizione internazionale EXPO 2017, dal tema “Future Energy”. La tematica scelta riflette la grande importanza che il Kazakistan dà a temi globali di rilievo come l’approccio all’ambiente, le energie rinnovabili e l’efficienza energetica.

L’obiettivo principale dell’evento è interpellare la responsabilità delle persone, promuovere una discussione e sviluppare conoscenze che consentano alla gente di pianificare e controllare il consumo energetico sul nostro pianeta e ridurre al minimo i danni all’ambiente. In totale, è prevista la partecipazione di 100 paesi e oltre 10 organizzazioni internazionali.

La Confederazione Svizzera sarà presente ad EXPO 2017 con un padiglione curato da Presenza Svizzera. La Camera di commercio, dell’industria, dell’artigianato e dei servizi del Cantone Ticino (Cc-Ti) e la Lugano Commodity Trading Association (LCTA), per le quali il Kazakistan costituisce un mercato prioritario, stanno coordinando una “Presenza Ticinese” al Padiglione Svizzero dal 6 all’8 settembre 2017, in cooperazione con il Cantone e la Città di Lugano. Lo scopo del progetto è lo sviluppo delle relazioni tra Cantone, Cc-Ti, LCTA, Città di Lugano e il Kazakistan, questo grazie agli interventi e alle presentazioni di varie aziende ticinesi attive a livello nazionale ed internazionale sui temi legati al fil-rouge dell’Expo.

Al progetto sono invitate a partecipare le aziende attive nel settore dell’energia rinnovabile e affini (efficienza energetica, clean technology,…). Le aziende partecipanti beneficeranno di visibilità a livello internazionale per agganciare nuovi potenziali contatti (clienti, agenti, ecc.) in Asia centrale ed in particolar modo in Kazakistan e avranno la possibilità di sfruttare la rete di contatti che Cc-Ti, LCTA e Città di Lugano hanno costruito negli ultimi anni. Chi fosse interessato a ricevere ulteriori informazioni può rivolgersi ai contatti indicati a lato.

Marco Passalia, vice direttore e responsabile servizio export Cc-Ti
Monica Zurfluh, responsabile S-GE per la Svizzera italiana

Interessati a partecipare?
Per maggiori informazioni contattare Chiara Crivelli, Head of International Desk, Cc-Ti

Stati Uniti: importante mercato per le aziende elvetiche

Molti gli interventi di spicco alla conferenza dedicata agli Stati Uniti organizzata mercoledì 7 giugno dalla Cc-Ti in collaborazione con S-GE e il supporto degli sponsor Export (Cippà Trasporti, CRIF, Credit Suisse e Euler Hermes).

Durante la conferenza sono state evidenziate le relazioni tra la Svizzera e gli Stati Uniti: gli interventi si sono focalizzati sugli aspetti commerciali, sulle possibilità di espandere il proprio business sul territorio americano, sull’attrattività del mercato statunitense come investimento, senza tralasciare le raccomandazioni e testimonianze di chi ha già avuto modo di investire in questa nazione.

L’incontro ha avuto inizio con l’intervento di Toby Wolf, Economic and Commercial Officer, dell’ambasciata americana a Berna, introdotto da Marco Passalia, vice direttore e responsabile del Servizio Export della Cc-Ti che ha magistralmente condotto la conferenza. Toby Wolf ha analizzato i rapporti tra Svizzera e Stati Uniti, mettendo in evidenza gli ideali in comune e facendo luce sulla situazione economica e commerciale tra i due Paesi. In seguito è intervenuto il suo collega, Sandor Galambos, di SelectUSA, specialista degli investimenti negli Stati Uniti, il quale ha esposto i principali settori d’investimento, come ad esempio quello finanziario o dell’industria delle macchine. Galambos ha inoltre presentato i principali fattori per i quali un’azienda sceglie di investire nel mercato a stelle e strisce: primo su tutti le dimensioni dello stesso, le condizioni per chi desidera fare business, l’innovazione e le risorse presenti.

Per dare una panoramica sulla situazione macroeconomica statunitense è poi intervenuto Damian Künzi, Vice presidente del Global Macro Analysis di Credit Suisse, affermando che quella che gli Stati Uniti sta vivendo è la seconda espansione più lunga degli ultimi 50 anni. Künzi ha anche esposto i rischi della politica statunitense attuale, sui quali però ha voluto assicurare i presenti.

 

Condizioni quadro favorevoli per le aziende elvetiche

Tra i relatori, anche il Trade Commissioner di S-GE, Damian Fechlin, che ha promosso l’esportazione dei prodotti svizzeri negli Stati Uniti illustrando le varie opportunità del mercato. Con il supporto degli Swiss Business Hub presenti sul territorio americano, le aziende elvetiche hanno un punto d’appoggio professionale e competente per trovare partner a stelle e strisce. Promuovere gli States come luogo ideale per gli investimenti nel mondo degli affari, è stato anche il punto centrale della presentazione di Antje Abshoff, che, tuttavia si è focalizzata sulla Georgia, in quanto Managing Director of the State of Georgia Europe office di Monaco. Infatti, nello Stato americano sono già presenti numerose aziende elvetiche che hanno sviluppato con successo il proprio business grazie anche alle condizioni quadro favorevoli.

Rischi finanziari e logistici

Emanuele Mastrogiacomo, Senior Risk Underwriter di Euler Hermes è poi intervenuto sottolineando l’alto livello di rating dei crediti concessi negli USA, nonostante ci siano stati alcuni settori che, nell’ultimo anno, hanno fatturato debiti piuttosto allarmanti. È bene quindi sempre proteggersi dalle insidie dei mercati.

La ditta di spedizioni Cippà Trasporti, con gli interventi di Gaetano Loprieno e Angelo Betto, ha mostrato le tendenze del momento del commercio negli Stati Uniti, considerando le prospettive per il futuro e fornendo consigli su come e dove scambiare merci, senza tralasciare raccomandazioni logistiche.

 

 

L’esperienza diretta sul campo

Fiore all’occhiello degli eventi export della Cc-Ti, è stata la testimonianza aziendale fornita da Paul Zumbühl, CEO di Interroll, azienda che ha già avviato con successo il proprio business sul territorio americano. Secondo l’esperienza di Zumbühl, per potersi affacciare sul mercato statunitense è bene conoscere lo stile a stelle e strisce del mondo degli affari ed è necessario fare molta attenzione al sistema legale statunitense, molto diverso da quello europeo.

Per concludere l’evento, grazie a Philipp Pianezzi, esperto in materia di TI Traduce, vi è stato uno scambio informativo sugli usi e costumi degli Stati Uniti, in cui si è spiegato come è bene comportarsi quando si fanno affari con gli americani. Spunti interessanti, che chi ha intenzione di investire negli USA, metterà sicuramente in pratica.

 

 


Sponsor export

Le presentazioni

Toby Wolf, Economic and Commercial Officer, U.S. Embassy Bern Sandor Galambos, SelectUSA Investment Specialist, U.S. Embassy Bern
U.S.-Swiss Relations and SelectUSA
Economic Outlook
Damian Künzi, vicepresident Global Macro Analysis, Credit Suisse
USA: a country of opportunities
Damian Felchlin, Trade Commissioner, Swiss Business Hub USA
Georgia – Opportunities for Swiss Companies
Antje Abshoff, Managing Director of the State of Georgia Europe office, Munich
Credit Risk Management
Emanuele Mastrogiacomo, Senior Risk Underwriter, Euler Hermes
Quale logistica per gli USA?
Angelo Betto, direttore operativo e Gaetano Loprieno, resp. ufficio commerciale, Cippà Trasporti SA
Testimonianza aziendale
Interroll, Paul Zumbühl, CEO
“Business etiquette: scambio informativo con un esperto di TI Traduce sugli usi & costumi degli Stati Uniti”

 

Nuove forme di lavoro per un mondo in continua evoluzione – dossier tematico

Per una nuova cultura del lavoro

Da almeno quarant’anni economisti e sociologi analizzano e descrivono le trasformazioni del mondo del lavoro nel passaggio dal fordismo al post fordismo. Ossia il grande salto dalla produzione di massa incentrata sul vecchio modello industriale della fabbrica, che con i suoi ritmi scandiva anche i tempi della vita sociale, all’irrompere delle nuove tecnologie con la diversificazione produttiva, la flessibilità e il just in time. Un cambiamento radicale accelerato dagli effetti congiunti della globalizzazione e dalla diffusione planetaria delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione, che ha interconnesso non solo i mercati mondiali delle merci e dei capitali, ma anche quelli delle idee, delle competenze e delle professionalità. Spingendo la capacità d’innovazione, la competitività e la concorrenza internazionale verso livelli sempre più alti.

La svolta epocale

Su questa rivoluzione si è saldamente innestata la nuova economia digitale che sta ulteriormente trasformando la produzione di beni e servizi, la loro distribuzione e gli stili di vita, mentre i paesi avanzati sono oggi contrassegnati dal progressivo invecchiamento della popolazione, dall’aumento dell’occupazione femminile e dall’impiego crescente di manodopera immigrata. Inoltre, in questi paesi, ed è la prima volta che accade nella storia dell’umanità, si trovano a convivere ben quattro generazioni, un grande accumulo di risorse, esperienze e intelligenze dalle potenzialità enormi. Un solo esempio: la possibilità di dilazionare l’età di pensionamento impiegando i dipendenti più anziani nel tutoraggio dei giovani al primo impiego, senza appesantire le condizioni di lavoro dei primi, favorirebbe la trasmissione dell’esperienza professionale e darebbe anche un sostanzioso contributo alle casse del sistema pensionistico.

In questa movimentata topografia dei cambiamenti produttivi e sociali cambiano anche i modelli di lavoro. Termini come lavoro atipico, alternativo, interinale, immateriale, telelavoro, lavoro autonomo di terza generazione, job sharing e lavoro ibrido, cioè quello fatto di manualità, informatica e robotica, sono ormai parole correnti e non solo nel linguaggio degli specialisti. La cosiddetta gig economy, che non è semplicemente quella dei lavoretti, ma del lavoro on demand, cioé quando c’è richiesta, e la sharing economy, l’economia della condivisione, hanno ampliato e diversificato l’offerta di merci e servizi, allargando anche la base occupazionale, grazie all’incontro più veloce tra domanda e offerta di lavoro e al taglio dei costi di transazione.

Se Uber ha scosso dalle fondamenta il trasporto urbano, intaccando le solide rendite di posizioni dei tassisti e delle aziende pubbliche, decine di start up gestiscono con successo, e grande soddisfazione dei clienti, la galassia dei servizi a domicilio, dalle pulizie di casa alle riparazioni domestiche, dalla consegna di cibi pronti a quella della biancheria lavata e stirata in lavanderia. È tutto un mondo e un modo di vivere che si sta trasformando sotto i nostri occhi.

Termini come lavoro atipico, alternativo, interinale, immateriale, telelavoro, lavoro autonomo di terza generazione, job sharing e lavoro ibrido, cioè quello fatto di manualità, informatica e robotica, sono ormai parole correnti e non solo nel linguaggio degli specialisti.

Il Ticino che guarda indietro

Eppure in Ticino quando si parla di lavoro e di occupazione si ragiona, in larga parte, come un secolo fa. Qui la flessibilità è spacciata ancora come precarizzazione dell’occupazione e i nuovi modelli di lavoro sono solo sinonimi di nuove modalità di sfruttamento, quando in realtà essi corrispondono alle mutate esigenze produttive imposte da mercati dominati da una concorrenza sempre più agguerrita. Si è cominciato anni fa a contestare il lavoro su chiamata e l’outsourcing e si è arrivati a criticare ferocemente persino l’aumento degli impieghi a tempo parziale, quando da sempre si è invocato il part-time, anche da sinistra, come la grande opportunità per le donne di ritornare sul mercato del lavoro conciliando meglio gli impegni professionali con quelli famigliari.

Recentemente sono finiti nel mirino le agenzie di lavoro interinale, considerate vere e proprie centrali di sfruttamento che alimenterebbero il dumping salariale.   Poco importa se esse permettono a centinaia di giovani di accedere più rapidamente al mercato del lavoro, e acquisire le prime indispensabili esperienze, o se rappresentano una possibilità in più offerta ai disoccupati per rimettersi in pista e riconquistarsi, magari, un posto fisso. E importa ancora meno il fatto che le agenzie di impiego interinale forniscono un servizio essenziale nell’economia moderna, ossia soddisfare in maniera rapida e mirata un fabbisogno temporaneo di manodopera necessaria per dei picchi produttivi o per urgenze lavorative, per sostituire altri lavoratori, per mansioni a breve termine e tante altre necessità per le quali nessuno assumerebbe qualcuno a tempo indeterminato.

Nonostante queste agenzie siano rigorosamente regolate dalla legge e garantiscano un salario minimo anche nei settori dove non c’è un contratto collettivo, in Ticino c’è chi le vorrebbe mettere al bando. Per intanto ci si accontenta di penalizzarle pesantemente con la nuova legge sulle commesse pubbliche.

Si è cominciato anni fa a contestare il lavoro su chiamata e l’outsourcing e si è arrivati a criticare ferocemente persino l’aumento degli impieghi a tempo parziale, quando da sempre si è invocato il part-time, anche da sinistra, come la grande opportunità per le donne di ritornare sul mercato del lavoro conciliando meglio gli impegni professionali con quelli famigliari.

Nuovi modelli di lavoro

Un recente studio europeo (Eurofound) ha classificato nove grandi tipologie di nuovi modelli di lavoro ormai diffusi in tutto l’Occidente: employee sharing,  gli stessi lavoratori assunti da un un gruppo di diversi imprese; job sharing, lavoro ripartito tra più dipendenti; temporary management, manager impiegati per specifici progetti; casual work, lavoro intermittente; telelavoro; voucher-based work, prestazioni pagate con un voucher che copre retribuzione e contributi sociali, portfolio work,  autonomi che lavorano per diversi clienti; crowd employment, piattaforme online che mettono in contatto domanda e offerta di lavoro per progetti complessi; collaborative employment, lavoratori freelance e micro imprese che collaborano tra di loro.

Si tratta di modalità d’impiego nate spontaneamente dalle trasformazioni economiche e sociali odierne, che presentano indubbi vantaggi per l’accesso al mercato del lavoro, ma anche molti aspetti poco chiari dal profilo della tutela dei lavoratori, che legislatori, sindacati e imprese dovrebbero affrontare assieme per definire una normativa adeguata ai tempi. Ma la realtà è questa. Basta pensare che negli Usa la crescita netta dei posti di lavoro negli ultimi dieci anni, nove milioni in più, è dovuta esclusivamente a modalità alternative d’impiego che escono dagli schemi tradizionali.

Una realtà che se da un lato richiederà anche una nuova cultura aziendale e del lavoro, dall’altro impone l’impegno comune della politica e delle parti sociali per adeguare il vecchio diritto del lavoro ad un mondo che è del tutto diverso. Solo così e pensando soprattutto anche a modelli più efficienti, e meno dispersivi, di Welfare si potranno affrontare le sfide poste da queste grandi trasformazioni: la formazione continua, la previdenza professionale, la mobilità e la discontinuità lavorativa, l’accesso all’impiego per i più giovani.

Per approfondire il tema delle nuove forme di lavoro, qui di seguito trovate diversi contenuti quali approfondimenti tematici.

Il mondo del lavoro è sempre più dinamico e polivalente
Il valore della flessibilità
Il futuro si crea adesso
La gente deve cambiare atteggiamento
Lavoro: trasformazione sociale e digitale

Tre puntate televisive ZOOM dedicate agli eventi Cc-Ti

Nell’anno del suo centenario, la Cc-Ti ha voluto focalizzare la sua attenzione su alcune tematiche oggigiorno di massima importanza per l’economia ticinese: l’internazionalizzazione, la digitalizzazione e la responsabilità sociale d’impresa. Questi grandi temi sono stati declinati nel corso dei mesi sotto forma di articoli di approfondimento sia sulla nostra rivista TicinoBusiness e i media ticinesi, sia sul nostro stesso sito internet nonché con eventi informativi che hanno riscosso un ottimo successo di pubblico.

Grazie alla collaborazione con Teleticino, vi riproponiamo le puntate della trasmissione “ZOOM” dedicate ai tre eventi principali svoltisi negli scorsi mesi: “La Giornata dell’Export”, “L’economia del futuro è digitale” e “Responsabilità sociale d’impresa e strategia aziendale”. Brevi approfondimenti televisivi che mettono in luce i vari aspetti delle tematiche affrontate grazie alle interviste e ai commenti dei relatori. Buona visione!

Responsabilità sociale d’impresa e strategia aziendale

La responsabilità sociale delle imprese è un concetto ampio che integra anche aspetti economici ed ambientali. Tre rappresentanti rispettivamente dei settori fashion, alimentare e dell’analisi ambientale hanno esposto le loro strategie per mantenere un equilibrio tra tali esigenze. E questo sforzo funge anche da incentivo per l’innovazione.

L’economia del futuro è digitale

Negli anni Ottanta il parlamento nazionale discusse dell’introduzione di una tassa contro la diffusione dei computer. Oggi la digitalizzazione migliora molti prodotti e servizi, crea delle nuove attività malgrado le incertezze nel mondo del lavoro – e può persino salvare delle vite umane. Di questo e di molto altro ancora se ne è parlato durante l’evento organizzato da Cc-Ti e Swisscom il 26.04.2017

La giornata dell’export

Come evolveranno i rapporti tra la Svizzera e l’Unione Europea dopo la legge d’applicazione del 9 febbraio? L’Europa ha ancora un futuro? A queste e altre domande ha provato a rispondere l’ambasciatore UE in Svizzera Michael Matthiessen, ospite d’onore al Principe Leopoldo di Lugano in occasione della Giornata dell’export della Camera di Commercio del Canton Ticino.

Commercio e turismo: qualche cifra e una riflessione

Testo a cura di Luca Albertoni, direttore Cc-Ti

La Cc-Ti, quale associazione-mantello dell’economia cantonale rappresenta molte realtà. Diamo pertanto spazio ai vari rami economici con alcune indicazioni su quello che essi rappresentano. Iniziamo dai settori del commercio e del turismo, molto legati non solo dal punto di vista dei rilevamenti statistici, ma anche perché strettamente connessi sul fronte dei servizi agli ospiti del nostro territorio.

Il settore del commercio e turismo strettamente connessi

Il commercio, i servizi di alloggio e di ristorazione e il turismo rappresentano circa il 20% del PIL in Ticino, quindi oltre 5 miliardi di franchi. Parliamo di quasi 10’000 aziende attive, che impiegano oltre 35’000 collaboratrici e collaboratori (si tratta dei posti equivalenti al tempo pieno). Interessante è sottolineare che, per quanto riguarda il commercio al dettaglio, spesso considerato anello debole dell’economia e con poche ricadute sul territorio, esso conta circa 3’700 aziende, impiegando 12’000 persone (in equivalenti a tempo pieno). E le relative imprese versano 38 milioni di franchi di imposte. Le imposte pagate dagli impiegati di questo specifico settore ammontano a oltre 46 milioni di franchi, nel contesto di una massa salariale erogata di circa 650 milioni di franchi.

Il commercio, i servizi di alloggio e di ristorazione e il turismo rappresentano circa il 20% del PIL in Ticino, quindi oltre 5 miliardi di franchi. Parliamo di quasi 10’000 aziende attive, che impiegano oltre 35’000 collaboratrici e collaboratori.

Molte cifre per sfatare qualche mito che vuole queste aziende staccate dal territorio ticinese perché facenti parte di gruppi nazionali. Senza dimenticare gli investimenti negli stabili che superano agevolmente i 100 milioni di franchi annui e gli oltre 40 milioni destinati ad aziende locali per le attività pubblicitarie, nonché gli acquisti della stessa entità circa effettuati presso i produttori locali. Cifre non da poco, derivanti da fonti ufficiali, di cui si dovrebbe tenere maggiormente conto quando si parla di aziende e territorio e si ipotizzano misure di vario genere per risolvere problemi veri o presunti. L’interconnessione evidente fra il settore del commercio e quello dell’albergheria e della ristorazione è resa evidente dal fatto che, secondo le stime delle associazioni di categoria, i turisti generano in Ticino un volume di acquisti di oltre 400 milioni di franchi annui.

Cambiamenti importanti in questi rami economici

I cambiamenti in atto in questi rami economici sono sotto gli occhi di tutti. Franco forte, digitalizzazione, acquisti all’estero e su internet, ecc. sono concetti ormai espressi ogni giorno e che non necessitano ulteriori spiegazioni per illustrarne gli effetti, da tempo dibattuti. L’andamento altalenante dei settori in questione può però probabilmente trovare un equilibrio attraverso un maggiore coordinamento, perché un’offerta più coordinata non va a beneficio unicamente dei turisti, ma anche e soprattutto del territorio ticinese, come dimostrano ampiamente le cifre menzionate in precedenza. Comprensibili e condivisibili quindi gli appelli in tal senso giunti in particolare dall’ambito degli esercenti nelle ultime settimane, perché il legame fra commercio al dettaglio, servizi alberghieri e ristorazione è un elemento di successo di molti territori, anche in Svizzera. Basta dare un’occhiata agli orari di apertura, anche domenicale, dei negozi di stazioni turistiche importanti come Zermatt o Saas-Fee, dove il discorso di accoglienza è affrontato in maniera globale. Non vi sono motivi perché una formula di questo genere, sulla quale il Ticino sta comunque lavorando, non possa essere la chiave di volta per affrontare i molti cambiamenti strutturali che toccano anche il nostro cantone.

L’Unione Professionale Svizzera dell’Automobile (UPSA)

UPSA: gli specialisti dell’automobile

Il settore dell’automobile riveste una notevole importanza per l’economia del nostro Paese. Ad aggiungersi a tutte quelle imprese che operano nel campo degli autoveicoli, vi è infatti da considerare il non indifferente apporto prodotto dal suo indotto. Oltre ai garage e alle carrozzerie, vi sono da considerare gli importatori, le assicurazioni, il mercato dei pneumatici e dei pezzi di ricambio, i fornitori e distributori di carburante e di materiale per il lavaggio, le imprese di recupero e riciclaggio dei rifiuti, ecc.
In Svizzera sono attive oltre 15’000 aziende, che danno lavoro a un totale di 84’000 persone. Il loro fatturato si aggira sui 90 miliardi di franchi. Di questi quasi 34 miliardi di franchi sono generati solo dalle autofficine. La parte preponderante è costituita dal segmento delle auto nuove (14 miliardi di franchi) seguito da quelle delle occasioni (7,7 miliardi di franchi). I lavori di riparazione e sostituzione dei pezzi generano poco più di 10 miliardi di franchi, mentre la percentuale più bassa è costituita dai veicoli utilitari. Il suo fatturato è di 2,1 miliardi di franchi.
L’Unione Professionale Svizzera dell’Automobile (UPSA) è l’associazione di categoria per i garagisti, nella quale confluiscono più di 4000 affiliati, accolti unicamente dopo la sottoscrizione di un codice etico. Uno strumento di comportamento deontologico nei confronti della clientela, del personale e della collettività.
La Sezione Ticino raggruppa oltre 200 garage, suddivisi in 5 Gruppi regionali: Bellinzonese, Biasca e 3 Valli, Locarnese, Luganese e Mendrisiotto. Il suo Segretariato ha sede presso la Camera di commercio, dell’industria, dell’artigianato e dei servizi del Cantone Ticino (Cc-Ti).
Statutariamente l’UPSA Ticino si prefigge di salvaguardare e promuovere gli interessi generali degli attori di questo importante settore, ma dedica importanti risorse e impegno alla formazione professionale. Presso il suo Centro professionale di Biasca, oltre alle proposte di aggiornamento e perfezionamento, vengono infatti formati ogni anno cica 450 apprendisti. Attualmente i percorsi professionali sono tre: il meccatronico, il meccanico di manutenzione e l’assistente di manutenzione. È notizia di questi giorni quella della creazione, voluta dal Consiglio di Stato, di un vero e proprio “Campus”, attraverso la realizzazione di un polo unico a Biasca nel quale verranno aggruppate tutte le altre formazioni legate ai veicoli a motore.
Nell’intento di operare con la necessaria trasparenza, l’UPSA Ticino ha persino istituito al proprio interno un servizio che si occupa di eventuali vertenze. Una struttura che, nel limite del possibile, non essendo dotata di potere giuridico, cerca di appianare e/o risolvere le controversie che dovessero verificarsi fra clienti e garage affiliati, a tutela sia di quest’ultimi, sia dell’operato dei propri associati.

Dati di contatto:
UPSA, c/o Cc-Ti, Corso Elvezia 16, 6901 Lugano, infoupsa-ti.ch; www.upsa-ti.ch

AIET – Associazione Installatori Elettricisti Ticinesi

L’AIET, il cui segretariato si trova presso la Camera di Commercio, dell’Industria, dell’Artigianato e dei Servizi del Canton Ticino, è la sezione ticinese dell’Unione Svizzera degli installatori Elettricisti (USIE) con sede a Zurigo. Essa è nata nel 1910 e si prefigge di difendere la professione, tutelare il buon nome dei membri (ad esempio tramite la formazione), collaborare con le autorità pubbliche e stipulare convenzioni con gruppi economici e sindacali nonché sviluppare la collegialità e la collaborazione fra i membri. L’AIET raggruppa 121 aziende installatrici sulle 251 attive in Ticino ma soprattutto occupa oltre 1500 dipendenti su un totale di 1876 occupati. La stima della cifra d’affari delle ditte di impianti elettrici in Ticino si attesta a 512 Mio di CHF.

L’Associazione è guidata da un comitato cantonale con alla testa, quale presidente, il signor Didier Guglielmetti. Nell’Associazione operano anche delle Commissioni, composte sempre da specialisti che, grazie alla loro esperienza pratica, propongono e consigliano il Comitato cantonale sulle opportunità e scelte necessarie per consentire all’Associazione di realizzare i suoi molteplici obiettivi. La qualità del lavoro non può prescindere da una severa e vasta formazione professionale, la quale costituisce un imperativo assoluto presso l’AIET. Attualmente il numero complessivo di apprendisti presso il proprio centro professionale di formazione a Gordola è di 493. L’Associazione dispone di un proprio centro di formazione già dal 1972. Dal 1980 quest’ultimo si è insediato definitivamente a Gordola, dove trovano spazio sale conferenze, locali per corsi formativi e laboratori equipaggiati al meglio per garantire la più ampia pratica e un miglior apprendimento per gli apprendisti. Infrastrutture che vengono pure utilizzate per l’aggiornamento e il perfezionamento professionale.

Il settore d’attività è quello dell’elettricità, questa meravigliosa fonte di energia di cui con la massima dimestichezza ce ne serviamo in ogni momento e in ogni luogo. Qui si nascondono però pericoli che si presentano in modo subdolo. La corrente elettrica è invisibile e inodore e, se le sue multiformi applicazioni facilitano indubbiamente la nostra vita quotidiana, per contro i suoi effetti fisiologici indesiderati sono nefasti e distruttivi. Perciò le persone del mestiere, cioè ingegneri e installatori elettricisti con maestria federale sono i vostri fiduciari, in quanto sono gli unici specialisti che conoscono i pericoli dovuti all’elettricità e sanno come prevenire gli infortuni grazie ad un accurata sorveglianza degli impianti e alla loro corretta esecuzione.

Ricordiamoci quindi di affidarci a questi “portatori di concessione” per qualsiasi opera di elettricista. Sul sito www.aiet.ch si può trovare un elenco esaustivo di questi nostri professionisti.

Dati di contatto:
AIET, c/o Cc-Ti, Corso Elvezia 16, 6901 Lugano, info@aiet.ch, www.aiet.ch

Associazione della rete di aziende formatrici del Cantone Ticino (ARAF Ticino)

10 anni di ARAF: un modello per facilitare la gestione degli apprendisti alle aziende

Sistema duale con l’Associazione della rete di aziende formatrici del Cantone Ticino (ARAF Ticino)

L’Associazione della rete di aziende formatrici del Cantone Ticino (ARAF Ticino) è nata il 31 gennaio 2007 con il duplice scopo di:

  • collaborare con le aziende nella formazione di apprendisti impiegati di commercio
  • promuovere la formazione duale; attraverso la condivisione del posto di tirocinio, fra quelle aziende che non hanno mai formato giovani leve o che hanno smesso di farlo.

I motivi per i quali le aziende sovente non hanno la possibilità di creare una struttura formativa interna sono essenzialmente:

  • il numero limitato di personale impiegato;
  • la mancanza di competenza nella formazione commerciale di base;
  • la durata di 3 anni del periodo di apprendistato.

Le aziende che decidono di fare parte dell’ARAF Ticino stipulano con l’associazione un contratto formativo di un anno. L’accordo tra l’azienda interessata e ARAF Ticino può essere limitato nel tempo, proprio perché l’associazione è costituita da una rete di aziende che permette di mettere in rotazione gli apprendisti. È proprio ARAF Ticino a procedere all’assunzione e alla firma del contratto di tirocinio, alla sorveglianza della qualità della formazione e a tutte le attività amministrative del tirocinio.
Concretamente dunque, diverse aziende si appoggiano ad ARAF Ticino e, a rotazione di almeno un anno, si dividono i doveri, la formazione e le responsabilità legate a un posto di tirocinio in campo commerciale. Ogni azienda mette a disposizione un tassello della formazione e ARAF Ticino si preoccupa di metterli insieme. In pratica, nel progetto, ARAF Ticino diventa il datore di lavoro della persona in formazione, stipulando secondo la legge svizzera il contratto di tirocinio con il beneficiario, e concludendo un contratto di formazione con l’azienda formatrice che introduce il/la giovane apprendista nei lavori pratici previsti dagli obiettivi di formazione. ARAF Ticino assiste l’azienda formatrice, traducendo gli obiettivi formativi in attività pratica e soprattutto occupandosi di tutti gli aspetti amministrativi correlati al tirocinio.

Generalmente, l’apprendista dovrebbe ricevere una formazione di base comune, che gli permetterà di affrontare con competenza, una volta diplomato, le attività tipiche dell’impiegato di commercio nei diversi settori e/o funzioni dell’economia e dell’amministrazione.
La professione di impiegato di commercio è caratterizzata da una grande varietà di attività. Ognuna di queste ricopre una maggiore o minore importanza a seconda dell’azienda in cui la formazione viene svolta. In questi anni si assiste ad una trasformazione digitale che tocca tanto la vita professionale quanto quella personale. Saranno richiesti nuovi profili professionali, che siano in grado di seguire l’evoluzione tecnologica, gestirne la sua complessità, e avere il coraggio di decidere e gestire correttamente il rischio.
Verificate le potenzialità formative delle aziende associate, ARAF Ticino definisce i piani di rotazione degli apprendisti proprio nell’ottica di una formazione completa, innovativa e concreta.
Capita quindi che fra le aziende citate, ve ne siano di quelle che potrebbero formare bene un apprendista nei campi delle relazioni con la clientela (accoglienza, contatti interpersonali…), della corrispondenza e della documentazione (invio di comunicazioni, dati e fatture; apertura, controllo e distribuzione della documentazione…), della gestione delle informazioni e dell’utilizzo delle tecnologie della comunicazione e dei social, ma non nelle elaborazioni contabili/ finanziarie (attività spesso svolte in outsourcing) e nel marketing. Ecco che la soluzione della formazione in rete diventa particolarmente interessante.
Nell’esempio descritto, una prima azienda forma l’apprendista per un periodo di due anni, mentre la seconda completa in modo ottimale la formazione dello stesso tirocinante. Le possibilità di formare in rotazione sono molteplici: un’azienda, ad esempio, potrebbe decidere di formare unicamente apprendisti del primo anno o del terzo anno. Nella realtà odierna, abbiamo però anche delle aziende che, dopo il primo anno di prova, hanno deciso di formare l’apprendista nel periodo dei tre anni”.

Cogliamo l’occasione per ringraziare Rinaldo Gobbi che è stato per i primi 10 anni presidente dell’associazione ARAF. Al suo posto è stato nominato dal 2017 Roberto Klaus, collaboratore della Camera di Commercio della Cantone Ticino.

L’ARAF in cifre:

  • Numero aziende associate (31.12.2016): 45.
  • Numero aziende che formano apprendisti impiegati di commercio (31.12.2016): 21.
  • Numero dei contratti di tirocinio stipulati nei primi 10 anni: 97.
  • Fatturato 2016: 450’000 franchi, coperti nella misura del 70 % dalle quote pagate dalle aziende formatrici associate.
  • Il contributo degli enti pubblici è passato dal 63% del 2007 al 15% del 2016.
  • La media dei risultati ottenuti negli esami aziendali finali dagli apprendisti formati da ARAF Ticino è sempre stata superiore alla media cantonale.
  • La gestione del progetto nato dalla collaborazione tra la Società degli impiegati di commercio (SIC Ticino), la Camera di commercio del Cantone Ticino (Cc-Ti), dall’Associazione industrie ticinesi (AITI), dalla Confederazione e dal Cantone è passata dall’unica unità lavorativa del 2007, con 9 apprendisti, all’ 1,9 del 2016 (31.12.2016), con 25 apprendisti formati in rete.
Per un contatto diretto:
LORENZO SPORRI – Tel. 091 821 01 20 (diretto)
BARBARA FORESTI STORELLI – Tel. 091 821 01 45 (diretto)
Dati di contatto:
ARAF, Via Vallone 27, 6500 Bellinzona, info@araf.ch, www.araf.ch, CENTRALINO: 091 821.01.21

Nuovo assetto per l’Ufficio della migrazione

Riorganizzazione dell’Ufficio della migrazione

Gentili signore, egregi signori,

Cari Soci,

Lo scorso mercoledì il Consiglio di Stato ha confermato che la preannunciata riorganizzazione dell’Ufficio cantonale della migrazione verrà attuata in due tappe, la prima che riguarderà unicamente i permessi per i lavoratori frontalieri dipendenti, e la seconda che riguarderà gli altri tipi di permessi. Alleghiamo alla presente comunicazione lo schema riassuntivo del nuovo flusso.

19 giugno 2017 – Avvio della fase intermedia, con introduzione della procedura guidata per i permessi G (che prevede la verifica del documento d’identità dei richiedenti da parte dei servizi della Polizia cantonale presso gli sportelli di Chiasso, Mendrisio, Noranco, Caslano, Camorino e Locarno, dal lunedì al venerdì, dalle ore 9.00 alle 11.30 e dalle 14.00 alle 16.30, – festivi infrasettimanali esclusi) e la chiusura del Servizio regionale degli stranieri di Agno.

4 dicembre 2017 – Assetto definitivo con l’estensione della procedura guidata a tutte le richieste di un permesso per stranieri, chiusura degli sportelli di tutti i Servizi regionali e costituzione del Servizio “nuove entrate” a Lugano, incaricato di esaminare le domande di nuovi permessi di dimora 8, L e G con attività indipendente.

Vi terremo informati sui futuri sviluppi.

Strategia energetica 2050: alcuni buoni principi ma globalmente non convincenti

La revisione della legge federale sull’energia in votazione popolare il 21 maggio rappresenta un dossier estremamente complesso e che dovrebbe essere sviluppato in più tappe. Le opinioni nel mondo politico sono abbastanza definite, mentre nel contesto economico divergono in maniera anche abbastanza netta.

Gli obiettivi generali sono sostanzialmente condivisi. La strategia di abbandono dell’energia nucleare decisa dal Consiglio federale nel 2011 è ormai una realtà, almeno per quanto riguarda gli impianti “tradizionali” come quelli che conosciamo. Anche lo scopo generale di ridurre la dipendenza dalle energie fossili come petrolio e gas, favorendo la riduzione del consumo generale di energia e sviluppando le energie rinnovabili, può essere condivisa nel suo principio.

Incentivi finanziari e nuove prescrizioni

Per raggiungere tali scopi sono ovviamente necessari incentivi finanziari e nuove prescrizioni destinate a migliorare l’efficienza energetica.
Questo è uno dei primi nodi del progetto e una difficoltà importante per chi rappresenta l’economia, visto che talune aziende beneficeranno di questa prevista manna di incentivi finanziari, mentre altre temono, non senza ragioni, difficoltà di approvvigionamento per tutto il paese e un eccessivo aumento del costo dell’energia elettrica. Un aumento che indubbiamente si verificherebbe, al di là delle molte cifre menzionate durante la campagna di votazione, visto che comunque si passerebbe da 1,5 a 2,3 centesimi per Kwh. L’aumento in quanto tale sarebbe digeribile, ma essendo finalizzato soprattutto a finanziare le cosiddette energie rinnovabili, suscita qualche legittimo dubbio quanto alla reale utilità dell’obolo richiesto. Non perché le energie rinnovabili non siano degne di attenzione, anzi! Ma se pensiamo ad esempio alle fortissime opposizioni che riscontrano praticamente tutti i progetti di energia eolica che si sta cercando di ipotizzare, è più che legittimo il dubbio che uno dei tasselli considerato fondamentale per l’approvvigionamento con energie rinnovabili difficilmente potrà avere lo sviluppo sperato in tempi rapidi e atti a compensare i “buchi” lasciati dal progressivo abbandono del nucleare.

Certo, si potrebbe sempre ricorrere a una maggiore importazione di energia dall’estero per coprire tali buchi, ma questo è un po’ paradossale se si considera che tale approvvigionamento deriverebbe prevalentemente da impianti che funzionano con energie fossili. E pensare, contemporaneamente al paventato aumento di capacità di produzione delle energie rinnovabili, che sia realistico il pur lodevole scopo di diminuire il consumo generale di energia (circa il 13% per abitante) è abbastanza azzardato. Indubbiamente il progresso tecnologico può aiutare, ma lo stesso progresso porta anche spesso a un incremento della richiesta di energia, tanto è vero che ad esempio un aumento considerevole delle automobili elettriche nel parco veicoli svizzero (metà entro il 2050, tutti entro il 2070 secondo gli esperti del clima) renderebbe necessario un approvvigionamento che corrisponde al doppio della produzione della centrale nucleare di Gösgen. Difficile coprire tale richiesta senza ad esempio centrali a gas, cosa che sarebbe contraria allo spirito stesso della strategia energetica. Anche perché la questione dell’immagazzinamento della produzione di energia derivante da fonti rinnovabili non è a oggi contemplata e il progetto è limitato perché prevede un sostegno troppo limitato all’energia idroelettrica, che meriterebbe un’attenzione almeno equivalente a quella prestata ad altre fonti di energia rinnovabile meno consolidate.

Costi difficili da stabilire

Sui costi circolano molte cifre. Difficile stabilire quali siano veramente attendibili. E questo è un altro limite importante dell’attuale progetto. A parte il già citato aumento da 1,5 a 2,3 centesimi per Kwh, vanno ovviamente aggiunti gli investimenti necessari a migliorare l’efficienza energetica, ridurre il consumo e adattare i canali di distribuzione a una produzione elettrica meno centralizzata. Il rincaro per le aziende soprattutto industriali rischia di essere quindi più corposo del previsto. Confidare sullo sviluppo tecnologico è certamente buona cosa, ma non permette di fare previsioni precise a lungo termine, anche per la scarsa prevedibilità della direzione presa da tale sviluppo. Nessuno a oggi può ad esempio escludere tecnologie che rendano nuovamente interessante e praticabile il nucleare.

Malgrado si riconoscano le difficoltà di trovare soluzioni condivise, il progetto attuale deve essere rifiutato con un NO alle urne il prossimo 21 maggio.

Come detto in precedenza, non si tratta di tornare sulla decisione di abbandono del nucleare del 2011 né di rimettere in questione il principio degli obiettivi fondamentali della revisione. Sono però preponderanti i dubbi quanto all’effettiva possibilità di realizzazione di tali obiettivi, fondati più su supposizioni che su dati concreti. Vari elementi del dossier in votazione possono quindi senz’altro essere mantenuti, ma vanno inseriti in un progetto meno dirigista e burocratico, che resti sufficientemente aperto per adattare le esigenze alla realtà del mercato e all’evoluzione tecnologica. Quanto sottoposto in votazione non dà garanzie sufficienti in questo senso. Occorre evitare un salto nel buio che sarebbe un’immagine un po’ paradossale per un progetto che vuole garantire l’efficienza energetica.