Secondo il Presidente Cc-Ti, Glauco Martinetti, investire in modo costante nella formazione continua dei propri collaboratori resta una delle migliori azioni concrete da attuare nel breve termine per far fronte alla difficoltà di reperire risorse umane qualificate.
Il tema dell’occupazione e del reclutamento di personale anche quest’anno è stato al centro dell’Inchiesta congiunturale annuale Cc-Ti (condotta fra le aziende associate alla Cc-Ti insieme alle Camere di commercio e dell’industria di Friborgo, Ginevra, Neuchâtel e Vaud nell’autunno 2018). Il quadro generale emerso, presentato il 16 gennaio alla stampa, è stato confortante, con una radiografia positiva e stabile dell’economia ticinese, in linea con le tendenze nazionali.
A livello di occupazione, le principali criticità sono emerse nel reperire manodopera qualificata in tutti i settori. Dato questo che emerge anche costantemente dal rapporto che la Cc-Ti intrattiene con i suoi affiliati, ossia aziende ed associazioni di categoria.
Che strategia implementare per ovviare a questa problematica? Ne abbiamo parlato con il Presidente Cc-Ti Glauco Martinetti.
È una problematica complessa che va risolta a più livelli, ma sono sicuro che attraverso un dialogo fattivo e concreto con i diversi attori coinvolti (imprese, associazioni di categoria, istituzioni), si possa sicuramente correggere il tiro. Oggi più che mai è doveroso però rimboccarsi le maniche e trovare in tempi brevi una strategia che sappia rispondere a questa carenza.
Come e dove intervenire?
La formazione resta imprescindibile per garantire la prosperità ed il benessere della società e dell’economia. Visto il tema complesso, occorre dunque agire a monte per sensibilizzare gli attori in gioco sul valore della questione e per trovare in modo concertato misure che siano innovative e garantiscano la giusta preparazione – dai giovani ai professionisti – nel mondo del lavoro, rispondendo in maniera adeguata alla difficoltà di reperire manodopera qualificata. Sono numerosi gli studi che hanno confermato la mancanza di profili esperti per le PMI e messo l’accento sui diversi temi da affrontare. Tra essi la digitalizzazione – sulla quale come Cc-Ti ci stiamo chinando da tempo, nelle sue ampie sfaccettature – che richiederà ancora più competenze professionali, l’invecchiamento della popolazione e il pensionamento della generazione dei baby boomer. Le risposte ci sono e serve volontà d’azione e dialogo per implementarle. Concretamente mi riferisco al potenziare in modo incisivo la formazione duale e continua, con fatti che orientino di più i giovani e le persone che si riqualificano verso le necessità del mercato del lavoro, “ascoltando” quelle che sono le esigenze reali delle imprese. Un esempio in questo senso è la carenza, purtroppo consolidata, di manodopera qualificata nelle professioni tecniche, che andrebbe incrementata agendo a monte, con l’orientamento scolastico. Un altro fatto su cui puntare potrebbe essere il reinserimento delle donne – che sono divenute madri – nel mondo del lavoro. Esse lavorano spesso a tempo parziale e posseggono grandi competenze e qualifiche, che risultano però non sfruttate. Una miglior conciliabilità tra lavoro e famiglia, insieme alla giusta dose di flessibilità, rappresenterebbe una primo incitamento verso una soluzione. Altri assi di intervento da ricercarsi nelle misure di formazione finalizzate ad ottenere una riqualifica o una qualifica superiore.
La formazione è quindi la chiave di volta?
Assolutamente sì ed a tutti i livelli. Parlando di orientamento professionale, miglioriamo ancora il dialogo con le istituzioni e facciamo da “ponte” tra il mondo del lavoro e quello scolastico/di perfezionamento professionale. In questo senso ci poniamo in ascolto – quale associazione mantello dell’economia – delle esigenze degli affiliati (aziende ed associazioni di categoria) per costruire progetti che forniscano una risposta decisiva agli sviluppi e ai cambiamenti in atto nella società, così come al dialogo con le istituzioni preposte. D’altro canto quale Cc-Ti siamo in prima linea con la formazione continua, plasmata dai bisogni reali degli imprenditori, con cui abbiamo un dialogo quotidiano. La nostra struttura eroga corsi di formazione in ben 8 ambiti della gestione aziendale (comunicazione, diritto del lavoro, export, finanza, organizzazione, questioni giuridiche, risorse umane e vendita), toccando tutti gli aspetti essenziali per un corretto sviluppo aziendale. Inoltre, accanto alla formazione continua, abbiamo delle Scuole Manageriali (con dei corsi di lunga durata), che preparano i futuri leader di domani, che andranno ad assumere delle posizioni più strutturate nelle PMI.
Si tratta di una sfida costante. Corretto?
Esatto. Ricercare una concreta risposta ai bisogni del tessuto economico non è facile ed è un assunto che coinvolge l’economia e altri partner. La Cc-Ti è in prima linea per un riscontro positivo e costruttivo nel perseverare con un dialogo sempre più efficiente.
Sempre aperti al dialogo costruttivo
/in Comunicazione e mediaNella terza puntata delle interviste al Presidente Cc-Ti Glauco Martinetti, condotte da Caritas Ticino, si parla dell’importanza dell’apertura al colloquio costruttivo tra le parti sociali
Giunti alla terza puntata delle interviste effettuate da Caritas Ticino, alle quali ha partecipato il Presidente Cc-Ti, Glauco Martinetti, insieme a Giovanni Scolari del sindacato OCST, parliamo dell’importanza di una visione condivisa del territorio e della società fra gli attori coinvolti (economia e partner sociali in questo caso).
La rilevanza dell’intesa tra i diversi protagonisti del mondo del lavoro è cosa nota. Imprenditori, sindacati, lavoratori e Stato: sono questi i mondi e gli interessi che devono collimare in un dialogo che, se gestito con responsabilità dai vari partner, consente il raggiungimento di un bene comune più equo e duraturo.
Tra i differenti spunti è anche emerso come in Svizzera il colloquio e l’apertura fra gli attori sociali rappresenti una delle forze di un sistema che è stabile e genera benessere per tutti; poiché si collabora per la gestione di un progetto con una visione concertata.
Buona visione!
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No all’Iniziativa “Contro la dispersione degli insediamenti”
/in Comunicazione e mediaLa Cc-Ti si esprime sull’oggetto federale in votazione il prossimo 10 febbraio, indicando un deciso NO all’Iniziativa “Contro la dispersione degli insediamenti”.
Freno allo sviluppo economico
Il testo in votazione “Contro la dispersione di insediamenti” è un’iniziativa depositata dai giovani Verdi nel 2016 che mira a fermare lo sviluppo e l’espansione del Paese, congelando le superfici insediative al livello attuale. Gli autori dell’iniziativa desiderano che ogni nuova zona edificabile venga compensata dal dezonamento di una superficie di dimensioni almeno equivalenti. In questo modo però si limita qualsiasi sviluppo economico e sociale: se l’iniziativa fosse malauguratamente approvata ogni grande progetto infrastrutturale del settore pubblico sarebbe in pericolo, così come la crescita economica per aziende, PMI ed industria, ma non solo. Verrebbe congelata anche qualsiasi iniziativa di Cantoni e Comuni volta a incrementare la loro attrattività per nuovi insediamenti. Si bloccherebbero inoltre il progresso e ogni genere di autoiniziativa atta a far fiorire il tessuto sociale ed economico.
Sovraregolamentazione inefficace
Sono già in vigore le differenti normative che regolano queste questioni, non occorre abbondare nella sovraregolamentazione. Infatti la legge sulla pianificazione del territorio (la cui revisione è stata approvata dal popolo svizzero nel 2013) dispone di strumenti efficaci che permettono di lottare contro la dispersione degli insediamenti. Inoltre è appena stato pubblicato il messaggio sul progetto di una seconda revisione. Non occorre dunque generare nuove norme che andrebbero a creare burocrazia superflua.
Federalismo sotto attacco
Nel testo dell’iniziativa non si considerano le differenze di varietà di Cantoni e regioni. Ogni Cantone ha le proprie qualità e peculiarità, e ciò rappresenta un elemento di ricchezza per la Svizzera. Con l’iniziativa si abolirebbero tutti i possibili sviluppi delle diverse zone (centri urbani/zone di montagna), con pesanti ripercussioni sui progetti per le zone di montagna ad esempio, il cui sviluppo è già frenato dalle conseguenze dell’iniziativa sulle abitazioni secondarie. Verrebbero create iniquità e la coesione nazionale risulterebbe minacciata.
Per tutti questi motivi, la Cc-Ti raccomanda di votare NO all’Iniziativa “Contro la dispersione degli insediamenti” per non bloccare e fermare lo sviluppo del Paese e della sua economia, andando a generare difficoltà in molte zone geografiche già penalizzate. Al momento gli strumenti e le normative in vigore sono sufficienti per uno sviluppo sostenibile del Paese.
Maggiori informazioni sul sito web del comitato No all’iniziativa “Contro la dispersione degli insediamenti”
Rapporti Svizzera- Italia: non solo frontalieri
/in Comunicazione e mediaNel testo di Michele Rossi, Delegato alle Relazioni esterne Cc-Ti e candidato PPD al Consiglio di Stato, si approfondisce il tema dei rapporti con l’Italia
Nella mia passata attività diplomatica e nella mia attuale funzione di delegato alle relazioni esterne della Camera di commercio, mi sono in più occasioni trovato a discutere di problemi “transfrontalieri” con i nostri vicini a Sud. Ora, devo subito dire che le riunioni con gli Italiani sono molto piacevoli. Il clima di regola è disteso, gli interlocutori simpatici tanto che ci si dà quasi sempre del tu, e alla fine sorge spontaneamente la domanda di sapere come mai, con dei vicini così disponibili, possiamo avere dei problemi da risolvere. Ma non lasciamoci trarre in inganno. Su questo punto va fatta immediatamente una distinzione tra forma e sostanza. Nella forma i negoziatori italiani sanno essere cordiali, morbidi, amichevoli. Nella sostanza, per contro, sono molto attenti a difendere le loro posizioni e, pur di perseguire i loro obiettivi, non esitano a prendere decisioni a dir poco sorprendenti ed in contrasto con quanto dichiarato in precedenza. Un esempio? Nella famosa Roadmap firmata nel 2015 tra Italia e Svizzera, vi è un capitolo dedicato ai servizi finanziari. In questi passaggi, l’Italia si impegnava politicamente a continuare il dialogo con la Svizzera nell’ottica di migliorare i reciproci rapporti in questo importante settore per la nostra economia. Nonostante tale dichiarazione di disponibilità al dialogo, l’Italia ha successivamente adottato una regolamentazione che esclude invece la possibilità di libera prestazione di servizi finanziari, prevedendo, per tutti gli intermediari finanziari (banche comprese) con sede in un paese non UE (quindi anche la Svizzera), l’obbligo di avere una succursale in Italia. Ora, la normativa comunitaria in oggetto lasciava agli Stati membri la possibilità di non prevedere l’obbligo di una succursale.
Avendo scelto l’alternativa della succursale obbligatoria, l’Italia non ha quindi sfruttato il margine di manovra a sua disposizione per rispettare le buone intenzioni manifestate nella Roadmap, mentre avrebbe potuto farlo.
Ecco, di fronte a questa manovra, ritengo che nelle trattative ancora in corso sia indispensabile tener conto dell’attitudine italiana. In una simile dinamica, per difendere i nostri interessi le parole da sole non sono sufficienti. Soprattutto non possiamo più basarci su rassicurazioni e dichiarazioni di buona volontà. I fatti stanno dimostrando che sul versante Sud, raggiunti i loro obiettivi, gli Italiani non sono disposti a concedere più nulla alla Svizzera, nonostante gli impegni politici assunti. Stando così le cose, occorre a mio avviso cambiare registro e stilare una lista completa di tutti i temi attualmente in discussione con l’Italia (includendo quelli di tutti i Dipartimenti) e fare dipendere ogni nostra concessione in tali ambiti dal rispetto di quanto indicato nella Roadmap. Altrimenti passeremo ancora molto tempo a fingere di stupirci che tra le parti nulla si muove…
Un’economia solida da cui partire
/in Comunicazione e mediaNel testo di Cristina Maderni, Vice Presidente Cc-Ti, Presidente dell’Ordine dei Commercialisti e della Federazione delle Associazioni di Fiduciarie del Cantone Ticino – e candidata PLRT al Consiglio di Stato e al Gran Consiglio – , si parla dell’economia ticinese in relazione ai risultati emersi dall’Inchiesta congiunturale della Cc-Ti.
L’inchiesta congiunturale della Cc-Ti ha messo ancora una volta in evidenza l’attenzione che le aziende associate prestano all’occupazione, con una stabilità dell’impiego che non ha nulla da invidiare a quella registrata da regioni considerate più competitive, come l’Arco lemanico. Al di là delle considerazioni sui dati ufficiali, emerge chiaramente un quadro di segno positivo che ancora una volta conferma come l’economia stia facendo la sua parte per generare benessere al Cantone.
Proprio per garantire che il tessuto economico ticinese possa continuare a generare questi effetti positivi la Cc-Ti, in qualità di associazione mantello dell’economia ticinese, continuerà ad adoperarsi a favore di condizioni quadro vantaggiose per chi crea posti di lavoro, remunera i collaboratori in modo equo e paga le imposte. Ci siamo sempre battuti per combattere gli abusi e per sanzionare chi non rispetta le regole e continueremo a farlo nell’interesse della stragrande maggioranza degli imprenditori seri, che vanno tutelati. Sottolineare gli aspetti positivi del nostro tessuto economico non significa mancare di rispetto a chi si trova in difficoltà o occultare la realtà. Anche sul mercato del lavoro infatti esistono dei problemi che vanno risolti. Bisogna ad esempio coordinare meglio l’orientamento professionale e l’aggiornamento dei programmi formativi, per rispondere alle esigenze concrete delle aziende. Risaltare il segnale positivo che emerge da questi dati è però fondamentale per favorire una discussione seria, che permetta di trovare soluzioni adeguate ai problemi reali. Solo con un impegno congiunto, in tipico stile svizzero, potremo infatti sostenere l’occupazione e il gettito fiscale nel medio termine, e su più cicli economici.
Compasso: la rete di supporto per l’integrazione professionale in azienda
/in Sostenibilità, TematicheSi parla di integrazione professionale in azienda nell’evento organizzato per il prossimo 21 febbraio, dalla Cc-Ti insieme a Compasso, l’Unione svizzera degli imprenditori, ed AITI.
La rete di supporto per l’integrazione professionale in azienda
Giovedì 21 febbraio 2019 a Lugano presso l’Hotel Pestalozzi (Piazza Indipendenza 9, Lugano), dalle ore 15.45, si terrà un evento che mira a parlare e potenziare rinnovati dialoghi sull’integrazione professionale. Il tutto è sviluppato da Compasso – un ente che si dedica alle questioni dell’integrazione professionale, rispettivamente all’interazione tra le imprese, le persone interessate, l’AI, la SUVA, le casse pensioni e gli assicuratori privati -, in stretta collaborazione con la Cc-Ti, l’Unione svizzera degli imprenditori, ed AITI.
Si parlerà di integrazione professionale con ampie riflessioni su come affrontare le sfide che si presentano oggigiorno. Durante l’incontro, verranno anche affrontati i temi de «l’integrazione dei giovani con problemi di salute» e saranno presentati i risultati delle analisi di Compasso nel 2018.
Il programma previsto:
15. 45 Caffè di benvenuto
16.00 Benvenuto
Martin Kaiser, Presidente di Compasso; Fabio Regazzi, Consigliere nazionale e membro di Comitato USI; Stefano Modenini, Direttore AITI e Luca Albertoni, Direttore Cc-Ti
16.15 Compasso: La rete unica per gli imprenditori e i loro partner a proposito di integrazione professionale
Martin Kaiser, Presidente di Compasso
16.50 Profilo d’integrazione basato sulle risorse: Prime esperienze – prospettive
Flavia Hächler, case manager FFS, Regione Ticino; Roberto Dotti, Direttore SUVA Bellinzona e Monica Maestri, Capoufficio, Ufficio dell’AI
17.20 Conclusione e sintesi
Martin Kaiser, Presidente di Compasso
17.30 Aperitivo e networking
È richiesta l’iscrizione entro il 11 febbraio 2019 a questo link.
Organizzatori dell’evento
Formazione continua: una prima risposta concreta
/in Comunicazione e mediaSecondo il Presidente Cc-Ti, Glauco Martinetti, investire in modo costante nella formazione continua dei propri collaboratori resta una delle migliori azioni concrete da attuare nel breve termine per far fronte alla difficoltà di reperire risorse umane qualificate.
A livello di occupazione, le principali criticità sono emerse nel reperire manodopera qualificata in tutti i settori. Dato questo che emerge anche costantemente dal rapporto che la Cc-Ti intrattiene con i suoi affiliati, ossia aziende ed associazioni di categoria.
Che strategia implementare per ovviare a questa problematica? Ne abbiamo parlato con il Presidente Cc-Ti Glauco Martinetti.
È una problematica complessa che va risolta a più livelli, ma sono sicuro che attraverso un dialogo fattivo e concreto con i diversi attori coinvolti (imprese, associazioni di categoria, istituzioni), si possa sicuramente correggere il tiro. Oggi più che mai è doveroso però rimboccarsi le maniche e trovare in tempi brevi una strategia che sappia rispondere a questa carenza.
Come e dove intervenire?
La formazione resta imprescindibile per garantire la prosperità ed il benessere della società e dell’economia. Visto il tema complesso, occorre dunque agire a monte per sensibilizzare gli attori in gioco sul valore della questione e per trovare in modo concertato misure che siano innovative e garantiscano la giusta preparazione – dai giovani ai professionisti – nel mondo del lavoro, rispondendo in maniera adeguata alla difficoltà di reperire manodopera qualificata. Sono numerosi gli studi che hanno confermato la mancanza di profili esperti per le PMI e messo l’accento sui diversi temi da affrontare. Tra essi la digitalizzazione – sulla quale come Cc-Ti ci stiamo chinando da tempo, nelle sue ampie sfaccettature – che richiederà ancora più competenze professionali, l’invecchiamento della popolazione e il pensionamento della generazione dei baby boomer. Le risposte ci sono e serve volontà d’azione e dialogo per implementarle. Concretamente mi riferisco al potenziare in modo incisivo la formazione duale e continua, con fatti che orientino di più i giovani e le persone che si riqualificano verso le necessità del mercato del lavoro, “ascoltando” quelle che sono le esigenze reali delle imprese. Un esempio in questo senso è la carenza, purtroppo consolidata, di manodopera qualificata nelle professioni tecniche, che andrebbe incrementata agendo a monte, con l’orientamento scolastico. Un altro fatto su cui puntare potrebbe essere il reinserimento delle donne – che sono divenute madri – nel mondo del lavoro. Esse lavorano spesso a tempo parziale e posseggono grandi competenze e qualifiche, che risultano però non sfruttate. Una miglior conciliabilità tra lavoro e famiglia, insieme alla giusta dose di flessibilità, rappresenterebbe una primo incitamento verso una soluzione. Altri assi di intervento da ricercarsi nelle misure di formazione finalizzate ad ottenere una riqualifica o una qualifica superiore.
La formazione è quindi la chiave di volta?
Assolutamente sì ed a tutti i livelli. Parlando di orientamento professionale, miglioriamo ancora il dialogo con le istituzioni e facciamo da “ponte” tra il mondo del lavoro e quello scolastico/di perfezionamento professionale. In questo senso ci poniamo in ascolto – quale associazione mantello dell’economia – delle esigenze degli affiliati (aziende ed associazioni di categoria) per costruire progetti che forniscano una risposta decisiva agli sviluppi e ai cambiamenti in atto nella società, così come al dialogo con le istituzioni preposte. D’altro canto quale Cc-Ti siamo in prima linea con la formazione continua, plasmata dai bisogni reali degli imprenditori, con cui abbiamo un dialogo quotidiano. La nostra struttura eroga corsi di formazione in ben 8 ambiti della gestione aziendale (comunicazione, diritto del lavoro, export, finanza, organizzazione, questioni giuridiche, risorse umane e vendita), toccando tutti gli aspetti essenziali per un corretto sviluppo aziendale. Inoltre, accanto alla formazione continua, abbiamo delle Scuole Manageriali (con dei corsi di lunga durata), che preparano i futuri leader di domani, che andranno ad assumere delle posizioni più strutturate nelle PMI.
Si tratta di una sfida costante. Corretto?
Esatto. Ricercare una concreta risposta ai bisogni del tessuto economico non è facile ed è un assunto che coinvolge l’economia e altri partner. La Cc-Ti è in prima linea per un riscontro positivo e costruttivo nel perseverare con un dialogo sempre più efficiente.
Corea del Sud: come riuscire ad esportare verso il mercato dell’alta tecnologia
/in Internazionale, TematicheLe nuove tecnologie determinano il ritmo in Corea del Sud. Il Paese è il motore dell’innovazione come nessun altro ed è uno dei più grandi Paesi di esportazione del mondo. Un mercato che è interessante anche per gli esportatori svizzeri e che può aprire le porte all’area economica asiatica.
La Corea del Sud può vantare una delle più grandi storie di successo della storia economica. Dopo la guerra di Corea negli anni ‘50, il Paese asiatico è riuscito a diventare in pochi decenni una delle nazioni industriali leader a livello mondiale. Questa rapida crescita economica è descritta come “il miracolo del fiume Han”. Oggi la Corea del Sud è la quarta economia più grande dell’Asia. Il Paese è moderno e prospero, vanta la rete mobile a banda larga più veloce del mondo e stabilisce gli standard per il mondo digitale di domani. Con Samsung, Hyundai, SK Hynix o LG, sono diverse le aziende leader del mercato globale che provengono dalla Corea del Sud. La penisola intende continuare ad occupare in futuro una posizione di forza nel commercio mondiale e cercherà quindi di posizionarsi principalmente come luogo di ricerca e sviluppo, come mercato di prova e di riferimento per prodotti high-tech e lifestyle in tutta l’Asia. Il governo coreano e le grandi aziende del Paese stanno pianificando massicci investimenti in intelligenza artificiale, big data, realtà virtuale ed energie rinnovabili. Anche nei settori della biotecnologia, medtech, MEM e beni di consumo, le imprese e i consumatori sono affamati di soluzioni innovative per stimolarne ulteriormente la crescita. Ma come fanno le aziende svizzere a far parte di questo ecosistema?
Le fiere in Corea del Sud come piattaforma
Le fiere internazionali, che hanno acquisito un’enorme importanza nella Corea del Sud, sono un modo per entrare nel mercato. Negli ultimi anni SIMTOS è diventata la fiera più importante per le macchine utensili e la tecnologia di produzione. Il numero di espositori è passato da 270 iniziali ad attualmente oltre 1.130 espositori. KIMES è un’altra grande fiera in Corea del Sud, dove espositori provenienti da tutto il mondo presentano le loro ultime novità nel campo della tecnologia medica ed ospedaliera. La partecipazione ad una fiera internazionale è una buona piattaforma per le PMI svizzere per presentarsi quale azienda e proporre i propri prodotti ad un pubblico specializzato. Chiunque utilizzi l’aspetto fieristico per incontrare allo stesso tempo potenziali clienti, ha sicuramente la possibilità di una maggior apertura sul mercato della Corea del Sud: uno scambio mirato durante le fiere è fondamentale per un’attività commerciale di successo. Vale quindi la pena organizzare l’incontro prima della fiera e prepararsi di conseguenza. In questo modo, gli esportatori svizzeri possono esplorare le esigenze del mercato durante i colloqui o già concludere transazioni specifiche. ….continua a leggere
Articolo tratto da Switzerland Global Enterprise (S-GE) ©
Parola chiave: flessibilità
/in Comunicazione e mediaProseguono le interviste, condotte da Caritas Ticino, al Presidente Cc-Ti Glauco Martinetti, nell’ambito di un dialogo a più voci sull’etica d’impresa
Nella seconda parte delle interviste mirate, che vi stiamo proponendo a cadenza settimanale (qui la prima puntata), condotte da Caritas Ticino, alle quali ha partecipato il Presidente Cc-Ti, Glauco Martinetti, insieme a Giovanni Scolari del sindacato OCST, affrontiamo sempre in modo interessante e con riflessioni ad ampio spettro il tema della solidarietà e dell’etica nel mondo imprenditoriale.
Questa seconda parte tocca in modo mirato la flessibilità del mondo del lavoro, spesso ingiustamente confusa con la precarietà. È stata sottolineata l’importanza dell’apertura mentale, della formazione, di modelli di business e conciliabilità fra lavoro e famiglia.
In un mondo dove spesso le visioni comuni ed il dialogo si fanno difficoltose, questi interventi rappresentano la volontà di percorrere insieme un cammino di condivisione di progetti concreti per il territorio e la società nel suo insieme; fatto per cui la Cc-Ti è sempre in prima linea.
Vediamo insieme cosa emerge da questa puntata, attraverso la video intervista!
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Presentati i risultati dell’Inchiesta congiunturale 2018/2019
/in Appuntamenti, Eventi e missioni, Eventi statisticiL’inchiesta congiunturale 2018/2019 ha tracciato una radiografia dell’economia cantonale. L’andamento globale è risultato stabile e positivo in linea con le tendenze nazionali. Gli investimenti si confermano a buoni livelli e le prospettive per il 2019 sono di segno positivo, benché prevalga una certa prudenza data soprattutto dalle molte incertezze del contesto internazionale.
La presentazione dei dati alla stampa
Come ogni anno la Cc-Ti ha presentato i risultati dell’Inchiesta congiunturale 2018/2019. Lo ha fatto in anteprima ai soci il 15 gennaio, durante un evento aperto unicamente a coloro che hanno partecipato all’inchiesta, e alla stampa il 16 gennaio. Si tratta di un importante analisi che disegna e anticipa i trend dell’economia cantonale per l’anno in corso. La stessa è stata condotta fra i soci della Cc-Ti, insieme alle Camere di commercio e dell’industria di Friborgo, Ginevra, Neuchâtel e Vaud nell’autunno 2018.
Un campione rappresentativo
Il campione di aziende è consolidato da un rilevamento che si svolge ormai da un decennio, per cui i risultati sono da considerarsi attendibili e, inoltre, sempre confermati da altre ricerche congiunturali condotte da istituti federali e cantonali.
Hanno partecipato all’inchiesta 277 imprese associate alla Cc-Ti, che impiegano in tutto 17’161 dipendenti. Si tratta di 81 aziende del settore industria-artigianato e di 196 del comparto commercio e servizi. 159 realtà aziendali operano sul mercato interno, mentre le altre 118 orientate sono invece all’export.
Una panoramica generale dei risultati
Anche in quest’edizione i dati sono stati interessanti e portano numerosi spunti di riflessione, non solo da un punto di vista macroeconomico, ma anche indagando nel dettaglio su alcuni aspetti più specifici.
L’andamento globale è risultato stabile e positivo per l’economia, in linea con i trend nazionali. Gli investimenti si confermano a buoni livelli e le prospettive per il 2019 sono di segno positivo, benché prevalga una certa prudenza data soprattutto dalle molte incertezze del contesto internazionale. Il 73% delle imprese valuta in maniera sostanzialmente favorevole l’andamento degli affari nello scorso anno (soddisfacente per il 47% delle aziende, buono per il 26%). In ambito industriale, in particolare quello legato all’export, emergono dati leggermente inferiori, anche se le differenze sono minime. Questo è conseguenza del contesto internazionale, in particolare dei conflitti commerciali su scala mondiale, delle incognite legate ai rapporti con l’Unione Europea (UE) e della delicata situazione di taluni paesi della stessa Unione Europea, che hanno inevitabilmente conseguenze per l’economia svizzera e ticinese.
Andamento degli affari e reclutamento del personale
Per ciò che concerne le previsioni sull’andamento degli affari a breve termine, cioè per i prossimi 6 mesi, il 45% delle aziende segnala aspettative soddisfacenti, mentre sono giudicate buone dal 28% delle aziende. Per il secondo semestre del 2019, le previsioni sono di un’evoluzione soddisfacente per il 46% delle aziende e buona per il 28%.
Si è poi indagato anche su altri aspetti specifici, quali il margine di autofinanziamento delle imprese, gli investimenti, le previsioni sull’occupazione, e le difficoltà del reclutamento delle aziende. Su quest’ultimo punto possiamo segnalare come da un punto di vista generale, il 73% delle aziende evidenzia di non avere difficoltà nel reclutamento di personale. Nel comparto industria/artigianato vi è invece qualche difficoltà maggiore, visto che la percentuale scende al 62% delle aziende, mentre nel comparto servizi/commercio ben 78% delle aziende dichiara di non avere difficoltà di reclutamento. Le misure a cui le aziende ricorrono per incrementare le competenze dei collaboratori e ovviare alle possibili difficoltà sul reclutamento sono rappresentate dalla necessità di incrementare l’orientamento professionale (46%) e dal miglioramento della formazione continua (40%).
L’inchiesta congiunturale per la Cc-Ti
Ulteriori approfondimenti
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Accordi Svizzera-Italia: l’opinione della Cc-Ti
/in Comunicazione e mediaSul tema degli accordi tra Confederazione Elvetica ed Italia, la Cc-Ti si esprime con l’opinione del Direttore Luca Albertoni e di Michele Rossi, Delegato alle relazioni esterne – candidato PPD al Consiglio di Stato -, nell’ambito di un servizio di approfondimento del Quotidiano.
Il 14 gennaio 2019 a Lugano vi è stato un incontro tra il Consigliere federale Ignazio Cassis e il Ministro italiano degli affari esteri e della cooperazione internazionale Enzo Moavero Milanesi, nel quale si è discusso – tra gli altri temi – delle relazioni tra la Svizzera e l’Italia e dell’accordo quadro.
La tematica è di estremo interesse per l’economia e la Cc-Ti si è espressa al Quotidiano, che ha dedicato un ampio approfondimento a riguardo.
Luca Albertoni ha evidenziato come le incertezze siano velenose per il mondo economico e come gli imprenditori auspichino una soluzione positiva che permetta di mantenere buoni rapporti con il nostro principale partner commerciale. Michele Rossi, d’altro canto, ha parlato delle aziende che impiegano manodopera frontaliera e delle loro necessità e di come se l’accordo venisse sottoscritto sarebbe l’Italia ad avere maggiori benefici.
A complemento d’informazione vi segnaliamo anche un articolo di Michele Rossi, sul tema degli accordi con l’Italia.
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