Sostenibilità e Responsabilità: un impegno concreto per le aziende

Giovedì 27 marzo 2025, presso Lo Scudo di Stabio, si è svolto un appuntamento dedicato alla sostenibilità aziendale e alla responsabilità sociale d’impresa.

L’incontro ha rappresentato un’opportunità preziosa per approfondire il tema, esplorare strumenti concreti e conoscere esempi di successo che stanno già producendo risultati significativi.

Dopo i saluti introduttivi del sindaco di Stabio, Simone Castelletti, e del capodicastero della Città dell’energia, Cihan Aydemir, la mattinata è iniziata con un intervento di Jenny Assi, Responsabile scientifico CSR presso AITI e docente ricercatrice senior alla SUPSI. Il suo intervento si è concentrato sul contesto normativo europeo e svizzero in materia di sostenibilità e sugli scenari per le PMI.

Successivamente, Sergio Trabattoni, CSR Manager della Camera di Commercio, dell’industria, dell’artigianato e dei servizi del Cantone Ticino (Cc-Ti), ha illustrato i benefici del rapporto di sostenibilità semplificato, uno strumento pratico ed economico per le PMI, promosso in collaborazione con SUPSI, Banca Stato e il Dipartimento delle Finanze e dell’Economia del Cantone Ticino (DFE). L’intervento ha offerto anche una panoramica sulla dichiarazione di conformità, riconosciuta dall’Autorità Cantonale (TI) come documento CSR valido in occasione di concorsi per appalti pubblici, nonché per l’ottenimento del livello II di Swisstainable.

La prima parte della mattinata si è conclusa con la presentazione di Nicola Giambonini, Responsabile CSR di AITI, che ha illustrato gli strumenti pratici a disposizione delle aziende, con particolare attenzione alla piattaforma AITI 4Welfare.

Dopo una breve pausa, i lavori sono ripresi con una serie di interventi focalizzati sugli strumenti e su esempi concreti di successo nell’ambito della sostenibilità aziendale.

Felicia Lamanuzzi, architetto di Stabio, ha sottolineato l’importanza degli spazi verdi negli ambienti di lavoro. Grazie a progetti di urbanismo tattico come “Vivai Diffusi”, lo Studio Lamanuzzi promuove la valorizzazione della natura negli spazi urbani per migliorare la qualità della vita.

A seguire, Valentina Tomasello, ingegnere ambientale presso EnerimpulSE SA, ha presentato il caso dell’azienda Assos, una realtà ticinese che ha implementato una strategia energetica integrata grazie alle analisi Peik e Reffnet, ottenendo risultati notevoli.

L’incontro si è concluso con l’intervento di Silvio Giacomini, collaboratore dell’associazione Ticino Energia, che ha illustrato i vantaggi per le aziende che intraprendono un percorso di sostenibilità, nonché gli incentivi e le consulenze disponibili per supportare questa transizione.

AGIAMO INSIEME 2025

Valorizzare la PERSONA in azienda

Un appuntamento annuale per ripercorrere il reinserimento di figure professionali con difficoltà di salute che, insieme alle imprese, hanno ricostruito con impegno e successo la propria vita professionale.

Un connubio virtuoso tra azienda e collaboratore, raccontato in questo evento attraverso testimonianze dirette e filmati, a dimostrazione di un percorso gratificante e condiviso.

L’iniziativa ha evidenziato come l’impegno congiunto di tutti gli attori coinvolti – persona, famiglia, azienda, economia e istituzioni – possa generare risultati positivi per l’intera comunità.

L’evento si è svolto martedì 1° aprile 2025 presso lo Spazio Aperto di Bellinzona e ha visto la partecipazione dei Consiglieri di Stato Raffaele De Rosa, direttore del Dipartimento della sanità e della socialità, Norman Gobbi, direttore del Dipartimento delle istituzioni, e Christian Vitta, direttore del Dipartimento delle finanze e dell’economia.

Sono inoltre intervenuti Luca Albertoni, Direttore della Cc-Ti, e Monica Maestri, Capoufficio AI.

Le aziende premiate quest’anno sono:

  • Equans Switzerland AG – Rivera
  • Patriziato di Losone – Losone
  • Sciaroni Carpenteria Sagl – Torre

Video di presentazione – Equans Switzerland AG
Video di presentazione – Patriziato di Losone
Video di presentazione – Sciaroni Carpenteria Sagl

Convenzione paneuromediterranea: Matrix aggiornata

L’Ufficio federale della dogana e della sicurezza dei confini (UDSC) ha pubblicato un aggiornamento della Matrix PEM, la tabella che traccia l’applicazione delle regole d’origine tra i Paesi membri della Convenzione paneuromediterranea (PEM). La nuova versione include dati aggiornati sullAlbania e sulla Moldova.

Nello specifico, l’Albania ha ottenuto lo status “CR” con effetto retroattivo a partire dal 1° gennaio 2025, consentendo così la permeabilità dei due set di regole.

L’accordo di libero scambio con la Moldova è entrato in vigore il 1° aprile: da tale data è possibile applicare la Convenzione PEM riveduta nei loro scambi con il Paese.

Perché è importante la Matrix?

La Matrix è uno strumento chiave per le aziende, poiché permette di:

  • identificare i Paesi con cui è possibile cumulare l’origine dei prodotti
  • determinare il trattamento tariffario preferenziale, indicando se applicare le regole rivedute o  attenersi alle vecchie regole
  • ottimizzare la gestione di esportazioni e importazioni nell’area PEM, facilitando così la pianificazione commerciale.

La versione aggiornata della Matrix è disponibile qui in formato PDF.

News-Ticker: politica commerciale di Trump 2.0

Conseguenze per la Svizzera

https://www.economiesuisse.ch/it/articoli/news-ticker-politica-commerciale-di-trump-20-conseguenze-la-svizzera

Fonte: economiesuisse

Face à Donald Trump, la négociation est plus efficace que les mesures de rétorsion

A cura di Luca Albertoni

https://agefi.com/actualites/opinions/face-a-donald-trump-la-negociation-est-plus-efficace-que-les-mesures-de-retorsion

Fonte: AGEFI

Ticino-Slovacchia: un incontro per rafforzare i legami economici

Rafforzare la cooperazione economica e sviluppare sinergie tra Ticino e Slovacchia: questi i temi al centro dell’incontro tenutosi il 28 marzo 2025 tra la Camera di commercio, dell’industria, dell’artigianato e dei servizi del Canton Ticino (Cc-Ti) e una delegazione slovacca di alto livello. La delegazione era composta dal Segretario di Stato del Ministero dell’Economia, Vladimír Šimonák, dall’Ambasciatore in Svizzera, Alexander Micovčin, dal Vice capo missione, Ľubomír Lúčan, e dal direttore del Dipartimento Progetti d’Investimento dell’Agenzia slovacca per lo sviluppo degli investimenti e del commercio (SARIO), Tomáš Salini. Ad accoglierli sono stati il direttore della Cc-Ti, Luca Albertoni, e la responsabile del commercio estero, Monica Zurfluh.

L’incontro ha rappresentato un’importante opportunità per analizzare le rispettive realtà economiche e rafforzare il networking a beneficio delle aziende di entrambi i Paesi.

La Slovacchia si posiziona come 12ª destinazione dell’export ticinese e 25º mercato di approvvigionamento. A livello svizzero, le relazioni commerciali con il Paese sono solide e in costante crescita: nel 2024, il volume degli scambi ha superato i 2 miliardi di franchi svizzeri. Sul fronte degli investimenti, circa 70 aziende svizzere operano in Slovacchia, tra cui Schindler, Ringier, ABB, Vetropack, Zurich Assicurazioni, Swiss Re e Nestlé, oltre a diverse realtà ticinesi (spesso presenti in forma di joint-venture).

La Slovacchia si distingue per un’economia industrializzata, con settori chiavi quali automotive, elettronica, meccanica e metallurgia. Anche i comparti chimico, farmaceutico e alimentare rivestono un ruolo significativo. Inoltre, il Paese sta emergendo come hub tecnologico grazie a una forza lavoro qualificata nei settori IT, ingegneria del software, cybersecurity e automazione industriale. L’ecosistema favorevole per startup, supportato da un sistema educativo solido e incentivi governativi, sta attirando un numero crescente di investitori.

L’Agenzia slovacca per lo sviluppo degli investimenti e del commercio (SARIO) offre un supporto strategico agli investitori attraverso consulenze su legislazione, procedure amministrative e opportunità di finanziamento.

Dall’incontro è emersa la volontà di intensificare la collaborazione e generare nuove opportunità di crescita per le aziende ticinesi e slovacche.

L’UE rafforza le misure di salvaguardia sull’acciaio a tutela dell’industria siderurgica

La Commissione europea rafforza la misura di salvaguardia sull’acciaio per contenere le importazioni e tutelare l’industria siderurgica dell’UE.

Nell’ambito del suo piano d’azione per la siderurgia e la metallurgia, la Commissione europea ha inasprito la misura di salvaguardia, riducendo il tasso di liberalizzazione dall’1% allo 0,1%. Questo provvedimento limita la quantità di acciaio che può essere importata nell’UE senza dazi. Inoltre, i Paesi esportatori non potranno più usufruire dei contingenti inutilizzati di altri Paesi, inclusi quelli assegnati alla Russia e alla Bielorussia.

Anche il meccanismo di “riporto” (“carry over”), che consentiva ai Paesi di trasferire i contingenti inutilizzati al trimestre successivo, è stato abolito per le categorie caratterizzate da un’elevata pressione sulle importazioni e da un basso livello di consumo.

La maggior parte degli adeguamenti entrerà in vigore il 1° aprile 2025, mentre alcune modifiche, come la riduzione del tasso di liberalizzazione e l’abolizione del trasferimento delle quote inutilizzate per determinate categorie, saranno applicate dal 1° luglio 2025. Tuttavia, la durata complessiva della misura di salvaguardia rimane invariata e si concluderà il 30 giugno 2026.

“I dazi preoccupano, ma è una politica senza senso”

Intervista a Luca Albertoni, Direttore Cc-Ti, apparsa su LaRegione sabato 8 marzo 2025, a cura di Jacopo Scarinci

Il direttore della Camera di commercio commenta le decisioni di Trump, tutto tranne che nuove, e i possibili scenari negativi per Svizzera e Ticino.

Decine di aziende che hanno un contatto diretto con gli Stati Uniti, tra sedi di rappresentanza, uffici ed esportazioni dal Ticino per circa 700 milioni di franchi ogni anno. Parliamo di questo, ma anche molto altro, quando si parla di mercato americano per le imprese ticinesi. Parliamo di questo, e soprattutto di molto altro, quando si parla del pericolo dei dazi che il presidente statunitense Donald Trump vuole imporre ormai a chiunque voglia vendere prodotti nel suo Paese. Con un effetto domino che il direttore della Camera di commercio e dell’industria Luca Albertoni, a colloquio con ‘laRegione’, non esita a definire «preoccupante». Non tanto e non solo per il Ticino, ma perché «la recente proposta di fissare dei dazi al 25% per l’Unione europea si riverbererebbe non poco sulla Svizzera che ha nell’Ue il proprio primo partner commerciale».

Insomma, c’è davvero da essere preoccupati?

Sì, una giusta e sana preoccupazione che ci faccia capire come non siamo al riparo da eventi sui quali non possiamo neanche materialmente intervenire. Abbiamo visto altre volte che le aziende si adattano e l’export cresce, ma serve un occhio attento all’attualità e un orecchio disposto a sentire questi campanelli d’allarme che stanno suonando.

C’è anche da dire però che è tutto tranne che una novità vedere gli Stati Uniti fissare dei dazi…

Esattamente, il cosiddetto ‘America first’ c’è sempre stato. Si sta considerando una novità qualcosa che non lo è, magari perché sono cambiate le modalità comunicative. Basti ricordare i numerosi contenziosi davanti all’Organizzazione mondiale del commercio promossi da Unione europea, Cina, Canada e Messico contro gli Stati Uniti per l’introduzione di dazi antidumping e misure commerciali considerate discriminatorie. I dazi sull’acciaio non sono una novità, Bush li introdusse ad esempio nel 2002, come non lo sono quelli sui prodotti cinesi. Ora mi sembra non perseguano solo scopi economici, dalla dubbia efficacia anche per gli Stati Uniti, ma siano soprattutto uno strumento di pressione per ottenere anche altro. Comunque, tecnicamente Trump sta facendo una sorta di promozione economica del proprio Paese, che può anche essere comprensibile se ha l’obiettivo di rafforzare il settore produttivo statunitense trasferendo in loco le produzioni industriali e forse ritiene di farlo anche con questi strumenti. Ma, come detto, per onestà intellettuale bisogna riconoscere e dire che nella presidenza Biden i dazi posti dalla prima presidenza Trump sono stati confermati, la politica americana funziona così.

Lei parla di preoccupazione per il Ticino. Per cosa soprattutto? Dire dazi vuol dire tantissimi ambiti della filiera di produzione.

Partiamo col dire che 700 milioni di franchi di export ogni anno non sono poca cosa, è una cifra importante, in crescita. Il più grande timore è sicuramente l’insicurezza che si sta venendo a creare ad arte, e lo noto parlando anche con altri colleghi delle Camere in Svizzera. Questo è il modo di negoziare di Trump, anche se dovremmo fermarci un attimo e chiederci cosa possa negoziare con la Svizzera: mica tanto. La piazza finanziaria è già stata messa in ginocchio, se ragiona in termini di bilancia commerciale potrebbe essere rischioso perché come Svizzera la nostra è positiva nei confronti degli Stati Uniti. Anche se, inserendo i servizi nella bilancia commerciale, il rapporto si capovolgerebbe. Non sono però così preoccupato che vi possano essere misure dirette generalizzate contro la Svizzera. Potremmo però subire le conseguenze. La nostra vera ansia potrebbe essere infatti il subire le conseguenze dei dazi sull’Unione europea e in generale sugli altri Paesi, e non esito a definirla una preoccupazione più immediata. Non sono poche le aziende svizzere e anche ticinesi che hanno almeno parte della produzione in Paesi europei o in Cina, per cui potrebbero subire le conseguenze delle misure contro questi Paesi. Senza dimenticare che Messico e Canada sono a volte le porte d’entrata per i prodotti verso gli Stati Uniti.

E parlando di settori, quali sarebbero i più esposti?

Quello farmaceutico potrebbe essere penalizzato, ma le aziende sono “sul pezzo” e stiamo parlando di un’autentica eccellenza dell’industria svizzera, produciamo medicamenti di cui negli Stati Uniti c’è bisogno, che non sono per forza in concorrenza con i loro prodotti e in generale le esportazioni svizzere e anche ticinesi sono di fascia alta e quindi meno facilmente sostituibili, penso ad esempio al settore del medtech. Questa alta qualità porta il cliente americano ad avere una certa propensione a prendere in considerazione anche una maggiore spesa per averli. Tornando al discorso Unione europea, la preoccupazione può riguardare il settore delle automobili, per cui in Ticino vengono prodotte parti importanti. Già l’industria tedesca sta faticando, vende meno negli Stati Uniti e le conseguenze le paghiamo anche noi. Questo è un esempio tra i vari che dimostra come ulteriori difficoltà per l’Unione europea si riverbererebbero sulla Svizzera e il Ticino, perché se Trump considera i dazi un’arma negoziale è un conto, se davvero vorrà agire come minacciato anche con Canada e Messico ci sarà poco da stare allegri…

Quando si parla di export, materialmente, di cosa si parla?

Chiaramente in modo prevalente di industria, che però ha già un po’ frenato, soprattutto il settore Mem e i vari fornitori che, come dicevo, lavorano direttamente o indirettamente in particolare con il settore automobilistico producendo componenti di ogni genere che confluiscono nel prodotto finito: sensori, parti dei freni… Non vanno però dimenticati i servizi che a volte sono pure legati alla produzione industriale. Insomma, un ventaglio di situazioni molto variegato. Le difficoltà, indipendenti dalle decisioni americane, le stiamo già notando ora, e ci sono segnali di un possibile ulteriore peggioramento. Poi, quando parliamo di export, non dobbiamo assolutamente dimenticare, oltre all’esportazione diretta, quella indiretta, cioè che avviene tramite altre aziende svizzere che forniscono i prodotti finiti contenenti componenti che arrivano dal Ticino, come capita ad esempio in alcune parti del settore ferroviario. Siamo tributari del contesto internazionale, ma ovviamente anche di quello nazionale. Ma gli altri cantoni sono nelle nostre stesse condizioni, senza eccezioni, o quasi.

Timori registrati anche nella vostra recente indagine congiunturale presso le aziende associate alla Camera di commercio?

Sì, è stata rimarcata una maggiore prudenza per il primo semestre del 2025 e si sta nei fatti confermando. Il rischio di rallentamento si è già verificato e la difficoltà non sorprende. A questo si deve unire anche la generale difficoltà nelle esportazioni, considerando anche come la Cina abbia rallentato moltissimo e il settore del lusso sia quasi fermo. Inoltre, la Cina ha frenato su grandi investimenti e attività all’estero, e anche questo in determinati settori si farà sentire.

Passare così dal Ticino, agli Stati Uniti, alla Cina fa capire quanto il mondo di oggi sia interconnesso.

Altroché! È impossibile oggi ragionare con la mente di vent’anni fa, giusto o sbagliato che sia il ruolo delle esportazioni è cresciuto e questo è fondamentale per un Paese come il nostro, che deve proprio all’apertura gran parte della sua prosperità. D’altra parte quando ha l’export che rappresenta una parte importante, chiaramente si è più esposti a dinamiche che non possiamo controllare. Ci sono vantaggi innegabili, come la diversificazione del tessuto economico, che rendono la Svizzera e il Ticino più ricchi a livello di competenze, ma anche svantaggi ingovernabili. Quello che possiamo fare è adattarci, come abbiamo già fatto in questi ultimi anni, razionalizzando le procedure, stabilendo prezzi competitivi e non per forza bassi quando si parla di alta gamma, ragionando sulla qualità che ci ha messo un po’ al riparo anche dalle fluttuazioni valutarie. La qualità è un grande atout per la Svizzera.

E il Ticino è in mezzo a tutto questo.

Certo che lo è, pensi solo che in Ticino vengono prodotti una delle centinaia di componenti dell’iPhone e un motorino per i razzi che la Nasa spedisce su Marte… Siamo in mezzo a tutto questo con anche tutta la sua complessità, e tutto è talmente interconnesso che se da un lato ribadisco che è giusto essere preoccupati per i dazi, arrivo anche a dire che la politica dei dazi non ha alcun senso. I flussi economici oggi sono molto più complessi che in passato e misure apparentemente semplici nascondono a mio avviso molte incognite, per cui penso che economicamente il dazio lo subisca anche chi lo pone, con aumenti di prezzi e potere d’acquisto in calo, anche se alcuni sostengono il contrario, basandosi sul rafforzamento della produzione statunitense e sul fatto che sia un mercato con potenzialità tali da ridurre la dipendenza dall’estero. Forse, ma non si tratta di effetti che possono verificarsi in poco tempo, ammesso che si realizzino veramente. Tuttavia, non credo che negli Stati Uniti siano stolti e qualche approccio differenziato comunicato in questi giorni, come le misure ridotte contro il Messico per non danneggiare l’industria automobilistica americana, mi fa propendere per la tesi che sia davvero prevalentemente un’arma negoziale e non uno strumento sistematico che rischia di portare a un autogol.

C’è rischio per i posti di lavoro nel nostro cantone?

Le rispondo ricordando quanto è successo nel 2014. In Turchia c’è stata un’ondata di freddo anomala e molto lunga, che ha colpito duramente la produzione delle nocciole. La cascata è arrivata in Svizzera e fino al Ticino con tutte le difficoltà che si sono riscontrate nel produrre il cioccolato che è un fiore all’occhiello della nostra economia, mettendo a rischio i posti di lavoro nel settore. Fortunatamente questo è stato evitato, malgrado i maggiori costi necessari per approvvigionarsi altrove di una merce diventata rara in un preciso periodo.

Fa freddo in Turchia e si rischia di licenziare in Ticino.

Per usare un esempio più attuale, quando la Germania ha l’influenza, la Svizzera tossisce. Quindi la risposta è purtroppo sì, è un rischio che esiste.


Fonte: Albertoni: ‘I dazi preoccupano, ma è una politica senza senso’ – LaRegione, 8.3.2025

Le aziende svizzere al crocevia delle tensioni commerciali globali

Con una capacità di spesa per i consumi che supera di gran lunga quella della Cina e dell’Unione europea, gli Stati Uniti non solo rappresentano un mercato cruciale per gli esportatori di tutto il mondo, ma giocano un ruolo determinante nelle dinamiche commerciali internazionali. L’introduzione di nuovi dazi doganali, sebbene per ora limitati a determinati Paesi, può avere ripercussioni significative sul mercato globale. La situazione si fa preoccupante e, anche in Svizzera, sia il governo sia le aziende sono chiamati a prendere decisioni rapide e strategiche.

In un contesto economico mondiale sempre più teso e imprevedibile, la Svizzera e le sue aziende si trovano ad affrontare sfide significative e delicate. Con un’economia fortemente orientata all’export, il nostro Paese si rivela estremamente vulnerabile alle turbolenze geopolitiche e alle politiche protezionistiche che stanno ridisegnando gli equilibri commerciali globali.

L’incubo dei dazi

Le aziende svizzere, rinomate per la loro eccellenza nei settori della farmaceutica, dei macchinari di precisione e dell’orologeria, si trovano a navigare in acque sempre più agitate. Oltre ai dazi generalizzati del 25% su alluminio e acciaio in vigore dal 12 marzo, che colpiscono direttamente anche i prodotti elvetici, la (ad oggi) minaccia di nuovi dazi del 25% sulle importazioni di auto, prodotti farmaceutici e altri prodotti europei getta ombre inquietanti sul mercato dell’Unione europea (UE) e sul futuro delle esportazioni svizzere: più della metà delle merci elvetiche destinate all’estero trova infatti mercato proprio nell’UE, e molte di queste vengono incorporate in prodotti venduti negli Stati Uniti.

La situazione è ulteriormente complicata dal fatto che le tensioni commerciali non si limitano all’asse USA-UE: le misure protezionistiche statunitensi annunciate e/o già varate contro Messico, Canada e Cina e le risposte di questi Paesi rischiano di destabilizzare le catene di fornitura globali, creando un contesto sempre più volatile. Sebbene al momento le aziende svizzere non siano nel mirino diretto delle politiche protezionistiche americane, non possono rimanere immuni dalle ripercussioni: note per la loro integrazione in sofisticate catene del valore globali, le aziende svizzere potrebbero, infatti, trovarsi a fare i conti con aumenti dei costi di produzione, interruzioni nella fornitura di componenti critici e una potenziale riduzione della domanda nei mercati chiave. In questo scenario sono quindi chiamate a ripensare le loro strategie di approvvigionamento, produzione e distribuzione, puntando su una maggiore flessibilità e resilienza.

Strategie di diversificazione e libero scambio

Malgrado un contesto economico sempre più complesso, il commercio internazionale continua, infatti, ad offrire opportunità di diversificazione, innovazione e crescita per le imprese svizzere. Grandi gruppi stanno espandendo la loro presenza in Asia, Africa e Sudamerica, riducendo la dipendenza dai mercati tradizionali. Anche le PMI seguono questa strada di espansione internazionale, seppur con ritmi e risorse differenti.

Il mondo economico sta esercitando una pressione crescente sul governo federale affinché acceleri l’estensione della rete di accordi di libero scambio, considerati cruciali per garantire l’accesso a nuovi mercati in un contesto di crescente protezionismo. Nello specifico, guarda con attenzione alla ratifica degli accordi con India e Thailandia, conclusi rispettivamente a marzo 2024 e a gennaio 2025, all’aggiornamento di quelli esistenti con Cina e Messico, e alla finalizzazione dell’intesa con il Mercosur. Parallelamente, resta alta l’attenzione sul rilancio dei negoziati con gli Stati Uniti e sulla conclusione gli Accordi bilaterali III con l’UE.

Il Consiglio federale si trova così a dover bilanciare gli interessi economici nazionali con la necessità di mantenere una posizione neutrale nelle dispute commerciali internazionali. Questa sfida diplomatica richiede una strategia sofisticata che permetta alla Svizzera di proteggere i suoi interessi economici senza alienarsi nessuno dei suoi partner commerciali chiave.

Verso una gestione proattiva dei rischi

Dal canto loro, le aziende svizzere sono chiamate a adottare altre misure strategiche per mitigare la loro vulnerabilità, come monitorare le tensioni geopolitiche e condurre analisi approfondite della propria esposizione al rischio. Lo sviluppo  di sistemi di analisi avanzata e di allerta precoce (“early warning”) diventa fondamentale per anticipare cambiamenti nei mercati e rispondere tempestivamente a eventuali shock economici. Tecniche di pianificazione strategica, come gli “stress test”, consentono invece di valutare la resilienza dell’azienda di fronte a scenari avversi, simulando impatti di misure tariffarie o altre discontinuità economiche.

In un mondo sempre più interconnesso, il successo delle nostre imprese dipenderà anche dalla loro capacità di adottare una prospettiva trifocale, che le veda integrare strategie a breve, medio e lungo termine nelle loro operazioni quotidiane. Questo richiede il passaggio da un approccio reattivo a una gestione dinamica dei rischi e delle opportunità: non basta reagire ai cambiamenti, ma occorre anticiparli, trasformando le sfide in opportunità di innovazione e crescita. Alcuni esempi di strategie proattive per rispondere celermente ai cambiamenti globali includono l’integrazione di tecnologie avanzate, come l’intelligenza artificiale per le analisi predittive, investimenti in ricerca e sviluppo per ideare prodotti innovativi e meno suscettibili a barriere commerciali, nonché la formazione del personale nella gestione di catene di valore sempre più complesse.

Stati Uniti: dazi del 25% su acciaio, alluminio e loro derivati

A partire dal 12 marzo 2025, le importazioni di acciaio, alluminio e loro derivati negli Stati Uniti saranno soggette a un dazio supplementare del 25%. La misura, ufficializzata da due avvisi dell’agenzia doganale statunitense, segna un’ulteriore stretta sulle politiche commerciali del Paese.

Lo scorso febbraio, il presidente Trump ha firmato due proclami – Adjusting Imports of Aluminum into the United States (#10895) e Adjusting Imports of Steel into the United States (#10896), che rafforzano le tariffe previste dalla Sezione 232 del Trade Expansion Act. Il provvedimento non solo conferma il 25% sulle importazioni di acciaio, ma innalza dal 10% al 25% il dazio sull’alluminio, estendendolo anche ai rispettivi prodotti derivati a partire dal 12 marzo 2025.

L’ampliamento della misura interessa diverse categorie merceologiche:

  • alluminio e derivati: prodotti dei capitoli tariffali 66, 76, 83, 84, 85, 87, 88, 90, 94, 95 e 96.
  • acciaio e derivati: prodotti dei capitoli tariffali 72, 73, 84, 85, 87 e 94

I provvedimenti revocano ogni forma di trattamento agevolato, comprese quote assolute, contingenti tariffari ed esenzioni per singoli Paesi. Inoltre, pongono fine alle esclusioni generali precedentemente approvate (General Approved Exclusions, GEA), mantenendo valide solo quelle specifiche registrate nel sistema Automated Commercial Environment (ACE) fino alla loro scadenza o all’esaurimento del volume autorizzato.

Esclusi dall’inasprimento dei dazi saranno unicamente i prodotti realizzati con acciaio fuso o alluminio estruso negli Stati Uniti. Per tutti gli altri derivati, il calcolo del dazio verrà effettuato sul valore del metallo di base.

Non è previsto alcun meccanismo di rimborso (drawback) per i dazi imposti. Inoltre, l’acciaio, l’alluminio e i loro derivati ammessi nelle zone franche statunitensi a partire dal 12 marzo 2025 dovranno riceveranno lo status di “straniero privilegiato” e saranno assoggettati ai dazi vigenti  al momento dell’immissione in consumo.

Per chiarire le modalità di attuazione delle nuove misure, l’agenzia doganale statunitense (U.S. Customs and Border Protection – CBP) ha ora pubblicato due documenti operativi:

I due documenti elencano le sottovoci tariffarie del capitolo 99 dell’Harmonized Tariff Schedule of the United States (HTSUS) da utilizzare obbligatoriamente per dichiarare le importazioni e forniscono istruzioni dettagliate sulla corretta dichiarazione del contenuto di alluminio e acciaio, compresa l’indicazione del Paese di fusione e colata (per l’alluminio: anche in caso di utilizzo di materiali riciclati).

Sottovoci tariffali a confronto

A quali sottovoci tariffali del capitolo 99 sono associati i vari articoli in acciaio e alluminio? Consulta la nostra tabella riepilogativa!