Iniziare a cambiare il finale

“Non puoi tornare indietro e cambiare l’inizio, ma puoi iniziare dove sei e cambiare il finale” (C. S. Lewis)

Gli ultimi difficili mesi hanno evidenziato come, in situazioni estreme come quella che stiamo vivendo, l’esigenza di combinare la tutela della salute e la possibilità di sopravvivenza economica sia un esercizio di equilibrio non facile. Oltretutto dovendo gestire una situazione in rapida e continua evoluzione, senza dati certi, ma imparando quotidianamente nuovi approcci verso un nemico ancora poco conosciuto. Le valutazioni di tipo sanitario non sono certamente di nostra competenza, ma è apparsa evidente l’importanza di concentrarsi su una strategia, cercando di mantenerla e riconoscendone immediatamente le fragilità o le indicazioni errate. Purtroppo in questa difficile circostanza, spesso, abbiamo dovuto imparare molto rapidamente dai nostri errori.

I continui cambiamenti di orientamento, come l’esempio del Regno Unito, hanno ottenuto conseguenze negative e si sono dimostrati poco paganti.

La strategia del passo dopo passo adottata in Svizzera si sta rivelando, a nostro modesto avviso, commisurata alle esigenze del nostro paese. È stato importante costruire l’accettazione delle misure da parte della popolazione, che doveva e deve essere accompagnata nelle varie fasi, nuove per tutti, rendendo le regole credibili e vivibili. Dal punto di vista economico è stato purtroppo necessario limitare tantissimo, ma fortunatamente non si è fermato tutto. Un compromesso che ha permesso di non peggiorare una situazione che, purtroppo e comunque, sta già avendo un peso notevole per l’economia.

I servizi essenziali per i cittadini devono essere sempre garantiti e i necessari finanziamenti per un settore sanitario performante, un alimentare non carente, ecc., attingono anche da un’economia che, anche se “a lavoro ridotto”, non si ferma.

È un fatto che, con l’applicazione delle misure adeguate in ambito sanitario-aziendale, in Svizzera i contagi non siano aumentati malgrado appunto determinate attività siano rimaste operative. Anche l’esposizione giornaliera del personale dei commerci alimentari, per esempio, ma come anche nelle poste, nelle banche, ecc., non ha comportato fortunatamente un aumento significativo dei contagi di categoria.

Restano problematici gli assembramenti pubblici incontrollati e purtroppo le attività economiche a essi legati, a differenza di quelle svolte in cerchia ristretta e controllata, sono quelle più a rischio e probabilmente saranno quelle più difficili da gestire. “Non abbassare la guardia” è una frase che i professionisti della salute hanno raccomandato e raccomandano a gran voce a tutti, ancora tutt’ora. Permane incessante una minacciosa incertezza, con la quale stiamo lentamente imparando a convivere e che dovremo gestire e tollerare presumibilmente ancora per parecchio tempo.

La sfida per l’economia resta quella di garantire la salute parallelamente al funzionamento ottimale delle attività, tutelando cittadini, collaboratori e azienda.

Finora in Ticino e anche in Svizzera l’esercizio è riuscito ed è nostra ferma intenzione continuare a operare in questo senso.


Da una chiusura quasi totale, incalza il desiderio di riprovare a ricostruire quella che, solo qualche mese fa, era scontata normalità. A questo fine, negli ultimi giorni le Nazioni hanno presentato ai loro cittadini piani di ripartenza mirata e commisurata alla propria realtà.
Piani che sono il risultato di serie considerazioni a 360 gradi. Se da un lato si vuole tutelare la salute delle persone, dall’altra, l’economia necessita di respiro dopo settimane di stop.
Le decisioni sui termini della ripartenza vengono prese in base all’evoluzione della pandemia all’interno di ogni Paese, ma tenendo in puntuale considerazione, in particolare, anche la situazione nei Paesi limitrofi.
È ormai appurato come un virus non conosca frontiere o barriere geografiche, per cui, conoscere la realtà che stanno vivendo le diverse Nazioni nel Continente è un ulteriore criterio per una gestione oculata dei passi da intraprendere per un’iniziale riapertura delle diverse attività socioeconomiche interne.

L’Europa intorno al nostro territorio

Italia

L’Italia è una delle nazioni più duramente colpite dal Coronavirus. Un rallentamento dell’espansione della malattia ha permesso al Governo italiano di considerare alcune misure di allentamento dopo lo stop completo delle attività non essenziali.
Il 4 maggio si è permessa la riapertura della manifattura, le costruzioni e tutto l’ingrosso funzionale ai due settori. All’interno della regione sono consentiti gli spostamenti per comprovate esigenze lavorative, situazioni di necessità, motivi di salute, ai quali si aggiunge la possibilità di spostamenti mirati per far visita a congiunti. L’accesso a parchi, ville e giardini pubblici resta condizionato al rigoroso rispetto delle distanze e all’adozione di misure per contingentare gli ingressi. I sindaci potranno disporre la chiusura delle aree se non sarà possibile assicurare il rispetto di queste misure. Sarà consentita l’attività di ristorazione da asporto. Nessun assembramento, il cibo si consumerà a casa o in ufficio.
Il 18 maggio è prevista la riapertura di musei e biblioteche, commercio al dettaglio funzionale ai settori manifatturiero e delle costruzioni.
Dal 1° giugno verrà considerata, numeri pandemici permettendo, la riapertura di bar, ristorazione, barbieri, parrucchieri, estetisti, ecc.

Francia

La Francia ha registrato una tendenza in diminuzione ma i decessi sono ancora numerosi. Sebbene il numero di nuovi contagi non sia ai minimi, il governo francese ha deciso il 28 aprile il piano di riapertura, il quale ha come prima data l’11 maggio.
L’11 maggio sarà una giornata di riapertura per i negozi commerciali, delle biblioteche, dei musei, di parrucchieri, di centri di bellezza, dei parchi e dei giardini pubblici.
In questo giorno riapriranno anche le scuole dell’infanzia, con l’imposizione dell’uso delle mascherine per il personale scolastico. Il limite di bambini è di 10 per gli asili nido, è invece posto a 15 allievi per le scuole dell’infanzia, elementari e per le scuole medie. Per le scuole superiori e universitarie bisognerà attendere prima di ricevere indicazioni riguardo alla data di riapertura.
L’attività fisica all’aperto sarà possibile, con l’imperativo di rispettare le distanze sociali e di non allontanarsi per più di un chilometro da casa e per massimo un’ora al giorno. Tuttavia, i raduni di persone restano limitati ad un massimo di dieci persone. I grandi eventi saranno rimandati almeno fino a settembre.

Germania

La Germania ha retto efficacemente il confronto con gli altri Paesi europei, imparando e agendo tempestivamente. Vista l’adozione preventiva di misure di distanza sociale, in Germania si sono riscontrati meno casi di Covid-19, ragion per cui, si è presto considerato un rientro alla normalità delle attività socioeconomiche.
In data 20 aprile è stato possibile allentare le misure di contenimento per i commercianti e i rivenditori con uno spazio d’attività superiore agli 800 metri quadrati (questo per garantire che le norme di distanza sociale venissero rispettate). Anche i rivenditori di automobili e biciclette hanno loro potuto riaprire le loro attività.
Il 29 aprile, la città di Berlino ha imposto l’obbligo di portare la mascherina in occasione di visite a mercati e supermercati, e sui mezzi pubblici. Misura che è stata poi adottata anche da altre regioni della Germania.
La riapertura delle scuole è stata attuata per il 4 maggio, sia per le scuole dell’obbligo che per il post-obbligatorio.
Per quanto riguarda bar, ristoranti, centri di svago e luoghi culturali, per il momento resteranno chiusi fino a nuovo avviso.
Tutte le manifestazioni, come concerti, spettacoli, competizioni, restano vietati fino a fine agosto.

Austria

Unica nazione ad attuare una quasi-immediata chiusura totale delle proprie frontiere.
L’Austria ha messo sul tavolo le sue direttive per una riapertura graduale delle attività, che riassunta in semplici note si presenta come segue.
Tutti gli spazi commerciali con superfici superiori ai 400 metri quadrati hanno potuto ricominciare ad esercitare le loro attività dal 14 aprile.
A partire dal 1° maggio, i centri commerciali e i negozi, così come i parrucchieri, potranno riaprire, mantenendo però imperativamente le norme di distanza sociale, e portando obbligatoriamente le mascherine.
Gli studenti che si trovano alla fine del loro percorso scolastico potranno accedere agli istituti scolastici a partire dal 4 maggio. Anche nelle scuole è in vigore l’uso di mascherine per gli studenti con più di dieci anni.

Belgio

Ad un mese dal proprio picco, il Belgio ha deciso di ripartire con la messa in atto di norme e direttive basate sul rispetto delle norme igieniche e di distanza sociale.
La gran parte delle attività commerciali tornerà a svolgere le proprie attività a partire dall’11 maggio.
Bar e ristoranti potranno riaprire gradualmente a partire dall’8 giugno.
La mascherina sarà obbligatoria per coloro che frequenteranno i mezzi di trasporto.
Gli studenti potranno tornare in classe a partire dal 18 maggio, con un limite di massimo dieci studenti per aula.

Grecia

Vista la tendenza relativamente bassa di diffusione della malattia ha potuto permettere una riapertura graduale, dando precedenza ai piccoli commerci, agli indipendenti e alle attività legate al turismo. Decisione ponderata sulla grande dipendenza dal settore turistico, fiore all’occhiello per la Grecia e fonte importante di guadagno.
Il 28 aprile è stata annunciata una graduale ripresa delle attività commerciali, come piccoli negozi, librerie, parrucchieri, saloni di bellezza e di cura della persona.
I grandi centri commerciali dovranno attendere il 1° giugno prima di poter accogliere nuovamente i propri clienti.
Agli inizi di giugno potranno anche riaprire bar, hotel e ristoranti, con l’auspicio di poter sollevare anche se in minima parte la stagione turistica.
Le persone potranno spostarsi liberamente, senza restrizioni particolari, ma le spiagge rimarranno chiuse fino a nuovo avviso.
Le scuole medie e i licei riapriranno le loro aule l’11 maggio e la settimana seguente sarà il turno delle scuole professionali e universitarie. Per gli istituti dell’infanzia e le scuole primarie, per il momento, non è prevista una data precisa per la loro riapertura.
Per coloro che utilizzeranno i mezzi pubblici, o che necessiteranno del sistema sanitario, sarà obbligatorio l’uso della mascherina.
A partire dal 17 maggio le chiese potranno riaprire le loro porte ai fedeli e sarà di nuovo possibile partecipare a messe e funzioni religiose.

Repubblica Ceca

Con una tendenza del numero di casi volta verso il ribasso, il Paese ha deciso di far ripartire l’economia interna, favorendo gli spostamenti di persone, ma controllandone rigorosamente lo stato di salute. Dal 27 aprile, infatti, per i residenti della Repubblica Ceca, è possibile uscire dal Paese per motivi lavorativi e non. Al loro ritorno in patria dovranno però dimostrare di essere negativi al Covid-19, sottoponendosi al test o passando direttamente 14 giorni in auto-quarantena. Per i frontalieri sarà necessario presentare un certificato di salute ogni due settimane, che mostri un risultato negativo al Covid-19.
I cittadini possono circolare liberamente all’interno del Paese, senza nessuna restrizione nelle distanze percorse, ma con il limite di assembramento di massimo dieci persone.

Danimarca

Come diversi Paesi del Nord, la Danimarca ha registrato un numero basso di casi fatali. Il picco è stato registrato ad inizio di aprile, con una tendenza in discesa dal dieci aprile in poi. Tendenza che ha convinto la Danimarca a mettere in atto un piano, seppur severo, di ripresa e riapertura delle attività socioeconomiche.
Dal 15 aprile la Danimarca ha riaperto le scuole ai suoi studenti, e ha imposto regole severe sulla distanza sociale da mantenere tra i banchi di scuola. La Danimarca è stata il primo Paese europeo a riportare ad uno stato di normalità il sistema scolastico, nonostante i limiti imposti sul numero di allievi per classe e la suddivisione degli allievi in sottogruppi al fine di limitare il numero di contatti e di persone raggruppate nello stesso stabile.

Norvegia

Come menzionato in precedenza, l’incidenza dei casi di Covid-19 sembra aver colpito in maniera più lieve i Paesi nordici. Anche la Norvegia ha registrato un picco, ma questo non ha fermato la presa di decisioni per la ripresa della normalità nelle attività sociali e commerciali. La Norvegia ha riaperto gli asili nido e le scuole dell’infanzia in data 27 aprile. Il 4 maggio sarà il turno delle scuole primarie, medie e superiori. Il limite di studenti per classe è limitato a quindici al massimo.
Le attività non essenziali, come parrucchieri, estetisti, centri benessere, dermatologi, palestre potranno riattivarsi solo garantendo le misure di distanza sociale e le norme igieniche.
I grandi assembramenti di persone, come in occasione di eventi culturali o raduni sportivi, restano per il momento vietati.

Russia

In Russia non è previsto alcun allentamento delle misure di contenimento, il presidente Vladimir Putin ha infatti menzionato che forse si potrà parlare di alleggerire le misure solo verso metà maggio, ma per il momento, con più di centomila contagi, non vi è ancora margine di riapertura. Per coloro che devono spostarsi per motivi assolutamente necessari è imperativo l’utilizzo della mascherina.

Regno Unito

Boris Johnson ha comunicato che potrebbe trattarsi di attendere ancora qualche giorno prima di parlare di misure di allentamento, per il momento, nessun piano specifico è stato presentato ai cittadini inglesi. Il picco di casi sembra esser stato registrato in data 30 aprile. Purtroppo, il numero delle fatalità sembra essere in continua crescita.

Svezia

La Svezia ha riportato un numero di casi da Covid-19 quasi doppio a quello elvetico. La tendenza degli ultimi giorni è prevalentemente in discesa, con un rallentamento dell’espansione della malattia. A differenze delle nazioni limitrofe, come Norvegia e Finlandia, la Svezia ha adottato delle misure di prevenzione differenti e meno restrittive.
Nessuna attività economica e commerciale è stata temporaneamente sospesa, tutte le attività hanno continuato ad esercitare e a fornire i propri servizi. Persino bar e ristoranti sono rimasti aperti, contrariamente al resto dell’Europa che ha fermato ogni attività che proponesse l’aggruppamento di più persone.
Ad essere state sospese sono i grandi eventi, come concerti, spettacoli, i quali avrebbero riunito un numero importante di persone nello stesso luogo.
La politica svedese ruota la sua strategia di combattimento contro il Coronavirus sulla responsabilità individuale di ciascuno dei sui cittadini.

Adeguamenti salariali CNL 2020

Un’informativa sulle modifiche salariali relative ai contratti normali di lavoro.

La Commissione tripartita in materia di libera circolazione delle persone ha pubblicato sul Foglio ufficiale no.102/2019 del 20 dicembre 2019 gli adeguamenti salariali 2020 dei contratti normali di lavoro (CNL).

I CNL ex-art. 360a CO decretati dal Consiglio di Stato su proposta della Commissione tripartita prevedono un adeguamento agli eventuali aumenti salariali decisi dalle parti dei rispettivi CCL di riferimento oppure, laddove non vi è un CCL di riferimento, l’adeguamento al rincaro in funzione dell’evoluzione su base annua dell’indice nazionale dei prezzi al consumo (IPC del mese di novembre).

In breve, dal 1° gennaio 2020:

  • sono stati adeguati, in base all’aumento deciso dalle parti contraenti del CCL per gli impiegati di commercio nell’economia ticinese, i minimi salariali orari previsti dagli 11 contratti normali di lavoro (CNL) attualmente in vigore per la professione di impiegato/a di commercio, con un aumento da 19.85 a 20.06 franchi per un impiegato generico, da 21.45 a 21.67 franchi per un impiegato operativo e da 24.40 a 24.64 franchi per un impiegato responsabile;
  • è stato adeguato ai nuovi minimi del rispettivo contratto collettivo di riferimento (CCL Swissmem) anche il CNL per il settore della fabbricazione di macchinari e apparecchiature, con l’aumento da 21.10 a 21.25 franchi per il personale non qualificato e da 22.95 a 23.12 per il personale qualificato;
  • il CNL per gli operatori di call center è stato adeguato in base agli adeguamenti decisi dalle parti contraenti del CCL Contact e Call center con l’aumento da 19.25 a 19.62 per il livello 1, da 20.90 a 21.30 per il livello 2 e da 23.90 a 24.38 per il livello 3;
  • per quanto riguarda il settore dell’informatica, i minimi delle 3 categorie salariali degli informatici previsti nel CNL sono stati adeguati in linea con gli aumenti previsti per le tre categorie di impiegati di commercio, ossia da 19.85 a 20.06 franchi per la categoria a, da 21.45 a 21.67 franchi per la categoria b e da 24.40 a 24.64 franchi per la categoria c.

Non essendosi verificato un rincaro su base annua nell’indice nazionale dei prezzi al consumo (IPC novembre) non vi è invece stato nessun adeguamento dei salari minimi per i rimanenti CNL.

I molti risvolti dell’outsourcing

Dall’ospedale all’azienda: quando la pulizia diventa centrale

Le molte sfaccettature della nostra economia ci suggeriscono di dare spazio, a scadenze regolari, anche ad attività magari meno conosciute o ritenute erroneamente marginali. Una di queste è il settore delle pulizie. Nonostante di primo acchito le pulizie possano sembrare un aspetto marginale del business, in alcuni casi assumono un ruolo centrale. Poter contare su un partner affidabile e competente è cruciale.

Un ambiente piacevole e curato costituisce senza ombra di dubbio un buon biglietto da visita nei confronti dei clienti, nonché una sorta di segno di rispetto per i collaboratori attivi nello stesso ambiente. Questo è valido per tutti i tipi di realtà aziendale, con differenti livelli di rilevanza a dipendenza del settore. La complessità stessa di mantenere pulito un ambiente può chiaramente variare molto in contesti e realtà diverse: la pulizia degli uffici, così come di ricezione, sale riunioni e caffetteria normalmente non presenta particolari difficoltà. Quando invece si inizia a entrare in zone di produzione e avere a che fare con macchinari ed impianti, l’asticella inevitabilmente si alza, così come l’importanza per il cliente di un compito svolto in modo efficace e preciso.

Il Centro Stampa Ticino ad esempio si affida a ISS Facility Services per la pulizia sia degli uffici e aree comuni, sia dell’area di produzione e in particolare dell’area della rotativa. L’imponente macchinario, che occupa uno spazio di circa 200 metri quadrati suddiviso su tre piani, uno dei pochi in Svizzera e fiore all’occhiello del Centro Stampa, consente di produrre fino a 45’000 copie l’ora. Una volta alla settimana è necessario ripulire dall’inchiostro le ringhiere e il pavimento metallico con prodotti specifici. Considerando che la rotativa lavora con rotoli di carta dal peso di oltre 1.2 tonnellate pronti per essere stampati, una pulizia attenta è garanzia di continuità operativa, perché nel caso in cui un rotolo si dovesse bagnare significherebbe fermare la produzione con conseguenze importanti in termini economici e di produttività. Sapere che il fornitore del servizio ha le competenze necessarie e che sempre le stesse persone esperte si occupano della pulizia di questo macchinario è un aspetto che cliente valuta positivamente.

Le pulizie possono tuttavia rivestire un ruolo ancora più cruciale per il core business, essendo determinanti per la riuscita delle operazioni aziendali. Ne sono esempio le pulizie di laboratori, camere bianche o locali sterili, dove una disinfezione eseguita a regola d’arte può essere fondamentale per rispondere a requisiti di legge, ottenere certificazioni o poter svolgere le attività aziendali stesse.

Un esempio è il caso di Humabs BioMed, realtà specializzata nella ricerca biomedica ed in particolare nello sviluppo di anticorpi per curare le malattie infettive, che si è rivolta ad un provider esterno anche per l’igienizzazione della vetreria utilizzata in laboratorio. Questa mansione, che deve essere svolta seguendo un processo curato nei minimi dettagli, è necessaria per garantire che i liquidi contenuti nei recipienti siano resi inattivi, e dunque che questi possano essere riutilizzati in tutta sicurezza per nuove analisi. L’azienda ha impartito una formazione speciale al team incaricato di ISS Facility Services per svolgere il compito. Come testimonia il Direttore generale di Humabs BioMed Filippo Riva, esternalizzare è per l’azienda un approccio a tutto campo: “Confrontati con la scelta strategica make or buy, abbiamo deciso di propendere per la seconda opzione: in azienda contiamo 30 persone di cui 25 impiegate nella ricerca, il nostro core business. Con l’acquisto di servizi esterni per talune attività, possiamo concentrarci sullo sviluppo aziendale. Per quanto riguarda le pulizie e la disinfezione dei laboratori e vetreria, affidarci a un partner esterno che ci garantisce la massima affidabilità e di cui possiamo fidarci ci offre una flessibilità importante”. In effetti, le collaboratrici ISS incaricate della mansione rimangono le stesse, comprese le sostitute che garantiscono la copertura 365 giorni all’anno.

Per altre realtà, come ad esempio ospedali, cliniche e case per anziani, un ulteriore aspetto da considerare quando ci si affida a un partner esterno per alcune attività è il fattore umano. Infatti, in ambienti nei quali chi si occupa delle pulizie entra contatto con le persone, che spesso si trovano inoltre in un momento di difficoltà, è importante che si possa instaurare un rapporto di rispetto. Anche in questo caso, avere i medesimi collaboratori che entrano nella struttura, consente di rendere un servizio migliore al cliente.

In definitiva, un settore che sembra semplice come quello delle pulizie mostra molteplici sfaccettature. Saper cogliere le peculiarità di ogni ambito significa saper rispondere al meglio alle esigenze del cliente e metterlo nelle condizioni di contare anche sulle pulizie come aspetto integrante del proprio successo.

Certificato esecuzione e fallimenti rilasciati da siti fasulli: attenzione

In una nota stampa il Dipartimento delle Istituzioni ha comunicato l’esistenza in rete di un sito web non ufficiale: occorre prestare cautela.

La richiesta di un certificato di solvibilità è spesso un documento utile alle aziende e ai cittadini. In queste settimane gira su Internet un sito web fasullo che propone di ottenerlo online per un prezzo maggiorato.

Il Dipartimento delle Istituzioni segnala il fatto in una nota stampa, precisando che si tratta di un’operazione del tutto estranea agli Uffici esecuzione del Canton Ticino.

Ricordiamo che il certificato di solvibilità è ottenibile compilando il formulario online sul sito ufficiale dell’Amministrazione cantonale, e per qualsiasi informazione è possibile far capo gli Uffici di esecuzione.

Invitiamo a prestare la dovuta cautela e in caso di dubbio, volentieri, siamo a disposizione.

Le nostre attività per il secondo semestre 2019

Formazioni puntuali, proposte eventistiche e missioni economiche nella programmazione Cc-Ti per l’autunno. Scoprite le novità!

Abbiamo lavorato negli scorsi mesi per proporvi una programmazione per il secondo semestre 2019 che fosse ricca di spunti interessanti sia dal punto di vista delle offerte formative che eventistiche.

In anteprima possiamo segnalarvi che potete già scaricare il “Dépliant attività secondo semestre 2019” dal nostro sito web, tramite questo link. 
Lo troverete anche nelle aziende – dove sarà recapitato per posta – nel corso della prossima settimana.
Nel caso foste interessati a riceverne delle copie supplementari, non esitate a comunicarcelo: vi basta inviare un’email a eventi@cc-ti.ch, indicando quanti esemplari necessitate.

I programmi e i formulari d’iscrizione saranno online in questi giorni.

Contattandoci direttamente vi saremo volentieri di supporto per qualsiasi esigenza.

L’impegno della famiglia

Nell’ambito di “Oltre i confini” – in onda ogni martedì alle 20.00 su Teleticino – proseguiamo il viaggio alla scoperta delle attività di alcuni soci della Cc-Ti volti all’internazionalizzazione. Oggi incontriamo Emanuele Preve, Managing Director della Riso Gallo International.

Aziende di famiglia, storie di successo tramandate di generazione in generazione. È la forza della famiglia Preve, da sei generazioni alla testa di una delle più antiche industrie risiere italiane, la Riso Gallo International di Balerna. Oggi, a tenere saldamente il testimone sono i quattro fratelli Preve.
Emanuele Preve, Managing Director, ci parla di come la famiglia e l’azienda, a volte, siano una sola cosa, e del supporto che il nucleo familiare dia all’incremento dello sviluppo delle attività.

Buona visione!

 

Dal “gazosat” all’imprenditore

Nell’intervista a Daniele Cattaneo, Direttore Succ. E. Brughera SA, scopriamo come è evoluta la figura dell’imprenditore nel mondo del commercio.

Oltre 80 anni di storia aziendale, di generazione in generazione. Come è cambiato il modo di fare impresa?

È cambiato in modo sostanziale seguendo l’evoluzione dei tempi. In una battuta siamo passati dal “gazosat” all’imprenditore. Dalla piccola ditta di allora, che impiegava 5 dipendenti e vendeva aranciate e gazzose, siamo giunti all’azienda di oggi che dà lavoro a 60 impiegati e che commercia acque minerali, birre e alcolici. Negli anni abbiamo sviluppato un servizio sempre più moderno, avvalendoci della tecnologia necessaria, di una logistica sempre più performante, di un’organizzazione efficiente e di mezzi di trasporto all’avanguardia. Nell’ultimo ventennio è stata potenziata la distribuzione al dettaglio, soprattutto sul mercato ticinese con l’acquisizione di piccole e medie aziende del settore.

Si parla molto di sostenibilità. Al vostro interno come viene impostato questo aspetto?

Essere sostenibili in un’azienda incentrata sulla distribuzione è possibile unicamente se ci si impegna ad avere un parco veicoli moderno e rispettoso dell’ambiente come il nostro. Inoltre è importante avere uno sguardo attento all’organizzazione che deve essere il più razionale possibile per evitare viaggi inutili e a vuoto. Da circa un anno abbiamo anche piazzato sul tetto della nostra sede di Mezzovico un impianto fotovoltaico per la produzione di energia. Ma nonostante tutto, i nostri sforzi per essere sostenibili sono spesso “vanificati” da un traffico in costante aumento.

Appartenere ad una rete incisiva

Nell’intervista a Franco Polloni, Head of Switzerland & Italy Region EFG Bank, capiamo meglio le evoluzioni del settore del Fintech e gli elementi per cui l’appartenenza alla Cc-Ti può essere incisiva, tra i numerosi servizi che vengono offerti.

Quale importanza riveste il settore fintech nel nostro Cantone?

Il settore Fintech si sta ricavando una nicchia sempre più rilevante all’interno del panorama economico del nostro Cantone. Un numero crescente di imprese attive in questo ambito, infatti, sta trovando delle condizioni quadro favorevoli al proprio insediamento. Tra queste, risultano particolarmente rilevanti l’apertura delle Istituzioni verso l’affermazione di realtà imprenditoriali innovative, la nascita di associazioni attive a livello cantonale, nonché la presenza sul nostro territorio di importanti centri di competenza quali l’Istituto Dalle Molle.

Per un grande ed importante istituto bancario come il vostro, cosa significa essere associato alla Cc-Ti?

L’associazione alla Cc-Ti ci permette un contatto con il tessuto economico e sociale del Cantone, consentendoci di capire le esigenze della clientela locale e di predisporre un’offerta commerciale adeguata alla domanda. Ci dà l’opportunità di appartenere ad una rete di aziende con una forte connotazione imprenditoriale, elemento caratterizzante anche di EFG, che consente l’attivazione di dinamiche virtuose. Infine rappresenta la volontà di partecipare ad un progetto, che ha anche come obiettivo il miglioramento della qualità della vita nel territorio, assicurando le condizioni per un successo economico duraturo. È quindi quanto appena descritto lo spirito con cui EFG vive la propria affiliazione: una possibilità di contribuire attivamente allo sviluppo economico del territorio ed alla diffusione del benessere nel Cantone.

Unità d’intenti e spirito imprenditoriale per rilanciare il commercio al dettaglio

Vi proponiamo oggi un’intervista a Lorenza Sommaruga, Presidente Federcommercio, membro dell’Ufficio Presidenziale della Cc-Ti e titolare di un negozio nel cuore di Lugano. Con lei parliamo del commercio al dettaglio e della nuova Legge Apertura Negozi.

Da alcuni mesi lei ha assunto la Presidenza di Federcommercio. Quali ritiene siano gli elementi su ci puntare per lo sviluppo del commercio al dettaglio?

Il difficile stato economico dei negozi al dettaglio ticinesi è sotto gli occhi di tutti, malgrado i buoni risultati statistici delle vendite in Svizzera, nel nostro Cantone la situazione rimane tuttora delicata ma vi è la percezione di aver abbandonato quella fase di perdita continua che contrastava gli ultimi anni e, malgrado l’indebolimento del franco svizzero abbia avuto solo una minima reazione a livello di vendite, si è constatato che la clientela locale inizia a capire che non sempre vale la pena fare acquisti oltre frontiera ed il loro ritorno ci fa molto piacere.  Siamo prudentemente ottimisti sperando che questo timido miglioramento si prolunghi nei prossimi mesi. Le nostre problematiche sono da qualche tempo simili alle realtà dei Paesi a noi limitrofi, stiamo vivendo un cambiamento epocale delle abitudini economiche e culturali ma non possiamo perdere l’entusiasmo, dobbiamo rimanere fiduciosi e continuare a migliorarci, diversificare la scelta dei prodotti e rimanere sempre attuali nell’offerta delle merci seguendo le tendenze e assecondando le richieste dei consumatori, è fondamentale che i nostri prezzi siano allineati alla vicina Italia. Possedere un buon spirito imprenditoriale significa essere leader e trascinatore, visionario e ambizioso ma significa soprattutto imparare a fare nuovo business prendendo strade sconosciute e moltiplicando gli sforzi.

Sono diversi i ritratti di realtà aziendali peculiari e differenti – rappresentanti quel tessuto fertile, diversificato e dinamico che contribuisce in maniera importante alla crescita economica – che da qualche tempo, come Cc-Ti, vi stiamo presentando attraverso delle interviste mirate

Da anni si cerca di dare uno scossone al settore che rappresenta. Lei è titolare di un negozio nel cuore di Lugano. Dalla sua esperienza, l’introduzione della LAN – Legge aperture negozi, sarà l’occasione giusta?

Da 20 anni Federcommercio, unitamente alle autorità politiche ed ai sindacati si è impegnata nell’ottimizzare l’evoluzione della vecchia legge e adeguarla alle necessità  attuali. Ho iniziato il mio mandato proseguendo con entusiasmo all’adempimento di questo progetto per portare avanti l’ottimo e difficile lavoro fatto dai miei predecessori. La messa in atto della nuova legge, ossia, l’estensione degli orari, la regolamentazione della situazione attuale contrastata da continue richieste di deroghe potranno essere nell’interesse di tutti, piccola e grande distribuzione.
L’accordo fra i partner sociali creerà finalmente un quadro giuridico chiaro, costituirà un enorme vantaggio ed impedirà l’intervento dello Stato nell’area molto delicata della definizione dei salari. Vi è stato un grande impegno per raggiungere il maggior numero di sottoscrizioni del CCL, onde evitare le sempre maggiori richieste di salari minimi, spesso insostenibili per noi commercianti. Come molti negozianti, anch’io da troppo tempo sono sopraffatta dalla ricerca di individuare il modo giusto per poter andare avanti, l’attuale situazione economica ci sta mettendo a durissima prova, abbiamo provato ad adeguarci, ci siamo rinnovati, cerchiamo di essere sempre più possibili vicini al cliente, fidelizzandolo e accontentandolo in ogni sua richiesta. La nuova legge ci permetterà di lavorare in un contesto più stabile, sarà un segnale di apertura e unità del nostro settore, fattore che ci favorirà nella nostra attività.

 

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Nel contesto economico ticinese, anche il settore vitivinicolo ha un peso determinante. Quale è la sua importanza nel contesto storico e come sta oggi?

Premetto che l’azienda a conduzione familiare che oggi dirigo con mio marito e i miei cugini ha vissuto la storia del Merlot quasi dalle sue origini. Nel 1906 vi furono i primi impianti di barbatelle ma la coltivazione di questo vitigno si è sviluppata solo negli anni ‘50, mentre in precedenza si coltivavano altri uvaggi e il gusto del consumatore era orientato sul Barbera del Piemonte. Negli anni sessanta, con il periodo del boom turistico in Ticino, il Merlot ha iniziato ad essere apprezzato vieppiù dalla clientela d’Oltralpe, che ha di fatto aperto le porte alla sua commercializzazione in tutta la Svizzera tedesca. A partire dagli anni ottanta un gruppo di enologi ha cercato di dare una nuova impostazione alla vinificazione del Merlot con l’introduzione delle barriques secondo il metodo bordolese. Ciò ha dato un grande impulso alla ricerca sia in vigna che in cantina, e la qualità del prodotto ha raggiunto altissimi livelli, favorita in parte anche dal cambiamento climatico. Oggi il Merlot del Ticino gode di un’ottima reputazione grazie anche ai numerosi riconoscimenti ottenuti ai più importanti concorsi vinicoli, mentre la sua commercializzazione sta subendo una leggera ma preoccupante inversione di tendenza. Da una parte la concorrenza dei vini esteri che, a parità di qualità hanno prezzi più accessibili. Dall’altra il calo del consumo di vino in generale (si beve meglio ma meno), vuoi per l’ondata salutista, vuoi per l’introduzione di regole più severe in ambito di circolazione stradale, vuoi per una questione di mode. La soluzione per una ripresa potrebbe passare dalla consapevolezza di tutti gli attori del mondo enogastronomico, della necessità di armonizzare l’offerta privilegiando e coinvolgendo i produttori legati al territorio. Questa potrebbe anche essere la carta vincente per incrementare un turismo di qualità che va alla ricerca della tipicità del luogo e delle sue eccellenze. Non dimentichiamo che il turista non solo consuma il prodotto sul posto ma lo acquista e ne diventa portavoce a casa sua.

In che modo dare un valore aggiunto ad un prodotto tipico ticinese nel contesto internazionale? Quale la vostra esperienza?

Per quanto concerne la nostra azienda, la quantità di vino che esportiamo è molto esigua, in linea credo con gli altri produttori, e ciò per due ragioni: da una parte siamo penalizzati dal rapporto franco-euro, dall’altra la realtà vinicola ticinese (ma anche Svizzera) è pressoché sconosciuta fuori dai nostri confini e il confronto con altri paesi tradizionalmente vocati richiederebbe un investimento a livello di immagine probabilmente sproporzionato in rapporto all’offerta. La superficie vitata in Ticino si trova spesso in zone edificabili, ciò che non ne favorisce l’estensione, ma piuttosto il contrario, quindi la produzione media di vino non aumenterà a breve termine. Detto questo, se ci fosse la necessità di esportare, in previsione di annate più abbondanti e di un ulteriore calo del consumo interno di vino, bisognerebbe farlo all’unisono con le altre regioni vinicole svizzere, rivolgendosi ad un consumatore di nicchia, curioso e appassionato, disposto a spendere per un prodotto che racchiude in sé l’immagine di un Paese considerato un concentrato di bellezza (grazie anche ai suoi vigneti).