La tua immagine dice chi sei

La ‘business etiquette’ ai tempi della digitalizzazione. Videochiamate, video conferenze, corsi di formazione online e webinar, la presenza ‘fisica’ diventa virtuale. Come pure la nostra immagine, perché ci si confronta via Zoom, Teams, Skype, e ci si vede ‘solo’ in video. Esistono regole da seguire? Ci si affida ‘solo’ al buon senso? Come evitare di fare una brutta impressione?

Dinamiche mutate

Con il COVID-19 e le limitazioni dovute agli spostamenti, si è registrata un’accelerazione di meeting e assunzioni aziendali con colloqui virtuali. Un recente studio della piattaforma di recruiting online Monster – che ha coinvolto 3’100 selezionatori e oltre 7’000 dipendenti nel mondo con un focus su USA e Regno Unito – ha confermato l’incremento di queste modalità di selezione nelle risorse umane, dichiarando che almeno la metà delle assunzioni e degli inserimenti in azienda avviene ormai in maniera virtuale.

Un caso concreto

Durante un webinar la moderatrice media la sessione delle domande fra diversi partecipanti. Nello specifico una partecipante (età media, professionista nel suo ambito) si distingue dagli altri per l’ostentata sicurezza e insolenza con cui risponde ai quesiti, risultando quindi molto poco empatica.
Da dove deriva quest’impressione? Si può davvero percepire in modo così tangibile? Contrariamente a quanto si può pensare, non si tratta dei contenuti delle risposte né dalle parole usate, ma dalla mimica e dalla comunicazione non verbale, che lasciano intendere una certa noia e saccenza. Il suo messaggio è chiaro: “so già tutto… questa è una perdita di tempo… sono qui perché ho dovuto… mi annoio”.

Questione di distanze

Il malumore di un partecipante o di un relatore ad una sessione in videoconferenza risalta subito all’occhio, nel vero senso del termine.
Normalmente, durante un evento la distanza fisica tra i partecipanti e i relatori varia da cinque a dieci metri circa. Questo spazio protegge e garantisce, in un certo senso, un “anonimato”: se si dovesse manifestare in un’occhiataccia o un momento di noia, molto probabilmente passerebbe inosservata.
Nel mondo virtuale questa distanza viene praticamente annullata, perché non ci si può nascondere, se non disattivando manifestamente la videocamera e/o silenziando il microfono (opzione questa non sempre possibile), ed è come se ogni partecipante partecipasse a tutto ciò che accade da una distanza di 20 cm. Ma c’è di più: la tecnologia e gli ingrandimenti dello schermo possibili, sempre più performanti, ci sono “nemici” perché evidenziano ancora di più incertezze, dubbi e dissensi.

L’importanza della comunicazione non verbale

Nell’ambito della comunicazione possiamo riconoscere ed approfondire alcuni aspetti che la completano e la caratterizzano: il linguaggio del corpo, le microespressioni, la prossemica, la cinesica, il contatto visivo, …
Nell’era della digitalizzazione e con l’avvento del crescente numero di videconferenze alcuni di questi aspetti vengono amplificati.

Ci siamo mai fermati a riflettere su cosa comunichiamo? Non a livello verbale, ma con i nostri gesti, le nostre emozioni, le espressioni del nostro volto. Chi interagisce con noi riceve due segnali: il primo è quello verbale che porta il messaggio della nostra comunicazione, il secondo conferma, sottolinea, smentisce, evidenzia, ecc. ciò che diciamo a parole, e lo fa con tutta una serie di “piccolezze” insite nel nostro modo di essere: come ci muoviamo, come ci esprimiamo, le nostre espressioni ed emozioni, ecc.. A livello professionale, nello studio, l’approfondimento di alcuni di questi parametri può essere un valido supporto nella “decodifica” dei messaggi che l’interlocutore che abbiamo dinanzi ci sta inviando. Così facendo possiamo essere agevolati nella lettura e, ad esempio, nella trattativa o negoziazione di un accordo, in un colloquio di assunzione, durante un evento, in una compravendita, e così via.

Già Charles Darwin, ideatore della teoria dell’evoluzione, ha approfondito le sue intuizioni sull’origine delle specie nel trattato “L’espressione delle emozioni nell’uomo e negli animali”, sostenendo, nel 1872, che le espressioni facciali avessero la ragione evoluzionistica di aiutare gli altri ad adattarsi all’ambiente circostante.

Da allora la ricerca scientifica in quest’ambito è proseguita, concentrandosi sulle emozioni e la loro espressione, con strumenti di analisi e decodifica sempre più precisi.
In questo senso anche le videoconferenze non fanno eccezione, anche se possiamo decodificare “solo” alcuni aspetti della comunicazione non verbale e non la totalità.

Una «business etiquette» per l’era digitale

Se dovessimo delineare una sorta di ‘vademecum’ di cui tener conto per delle video call (sia che si tratti di webinar, di riunioni o di colloqui) fluenti ed efficienti, ecco a cosa occorrerebbe prestare attenzione:

  • Preparazione: sia che si tratti di un colloquio o di una riunione, il virtuale esige un’attenta preparazione per non dilungare eccessivamente i tempi di svolgimento.
  • Prove di connessione: familiarizzare in anticipo con gli strumenti virtuali permette di non arrivare impreparati ed essere colti alla sprovvista in caso di problemi tecnici.
  • Normalmente tutti dovrebbero connettersi in video, vedere il proprio interlocutore e farsi vedere è molto importante per permettere una corretta connessione non verbale, avendo l’accortezza di silenziare il microfono quando non è il loro turno di parlare.
  • È richiesta una maggiore concentrazione per le riunioni online: il nostro sguardo deve mantenersi attivo verso lo schermo, così da “connettersi” con gli altri partecipanti.
  • Puntualità nella connessione: chi non ha mai vissuto i 3-5 minuti di silenzio ‘imbarazzante’ aspettando che tutti si connettessero?
  • Ambiente professionale: anche se siamo in smartworking un minimo di rigore è richiesto. Evitiamo disordine nell’ambiente circostante, rumori, sfondi non pertinenti, altre persone nella stanza. Attenzione alla luminosità, per non risultare in un video troppo buio o eccessivamente chiaro.
    Lo stesso discorso vale per l’abbigliamento, che deve essere adeguato, la scelta deve essere uguale a quella che avreste adottato in presenza.

 Strumenti utili

Ribattezzate ‘soft skills’, sono quelle abilità cognitive, relazionali e comunicative che permettono all’individuo di interagire al meglio con gli altri. Fra queste, nel contesto di questo articolo, possiamo citare la «learning agility», ossia la capacità che permette alle persone di affrontare situazioni nuove o impreviste, di imparare a utilizzare nuovi strumenti, affinare e sviluppare le proprie competenze con modalità diverse da quelle apprese sino a questo momento.

Una competenza che vale la pena, senza dubbio, di allenare.

C’erano una volta le materie prime

C’era una volta un Paese chiamato Svizzera che, pur non coltivando una sola pianta di cacao, diventa leader mondiale del cioccolato. Riflessioni su materie prime e sostenibilità.

Per risalire alle radici di questa storia di successo bisogna compiere un passo indietro e tornare tra la fine del XIX e l’inizio del XX secolo.
La Svizzera, localizzata nel cuore del Continente europeo, per ragioni riconducibili alle ridotte dimensioni del Paese, così come per motivi climatici e di scarsità di materie prime locali, dovette prevedere un metodo per coprire i propri fabbisogno primari importando cereali per la popolazione ed esportando in cambio prodotti di allevamento principalmente tra Italia e Francia.

Cominciò così a sfruttare gli spazi a propria disposizione per rafforzare il settore agricolo e quello manifatturiero, iniziando così un processo import-export.
Alla fine del XIX secolo si compì un nuovo passo, molto importante per lo sviluppo della Confederazione, ossia l’introduzione della rete ferroviaria, con riferimento in particolare al traforo del San Gottardo. Quest’importante investimento infrastrutturale collegò il Paese alla rete europea dove si posero le basi per una piccola economia “aperta”.
Da qui, l’importazione e l’approvvigionamento di beni essenziali quali derrate alimentari, materie prime ed energetiche iniziò a svilupparsi. Anche se in Svizzera non cresce il cacao, il cioccolato è divenuto il simbolo del nostro Paese. Essendo priva di materie prime, la Svizzera le importa, le lavora, ed esporta quindi i semilavorati e i prodotti finiti in tutto il mondo.

La storia continua con l’eredità di imprenditori brillanti quali Daniel Peter, Alexander Cailler e Henri Nestlé, grazie ai quali si inaugurò una produzione su larga scala di vari prodotti derivati sia dal cioccolato, che dal caffè e dal latte. Di fatto questi nomi, si affermano ben presto come un simbolo mondiale di scoperta e innovazione rappresentano oggigiorno colossi dell’industria alimentare. I pionieri del cioccolato e del latte non avrebbero avuto questo successo se non grazie ad un commercio libero tra i diversi Paesi. Questa ascesa fu resa possibile essenzialmente per due ragioni.
Da un lato, le ottime relazioni con Paesi terzi permisero agli imprenditori svizzeri di instaurare rapporti di scambi commerciali con numerose altri Stati assicurandosi un approvvigionamento delle materie prime necessarie al confezionamento del prodotto. Dall’altro lato, giocarono un forte ruolo anche la crescente urbanizzazione delle città e di conseguenza l’aumento della domanda. Oltre a ciò, ferrovie e navi favorirono l’abbattimento dei costi di trasporto delle merci nonché un aumento nella velocità di trasporto. Anche sul nostro territorio, nel nostro piccolo Ticino, conosciamo ora nomi eccellenti ed aziende affermate che assicurano e confermano la tradizione, quali Chocolat Stella SA, Chocolat Alprose SA, Domani Food SA, LATI SA e Agroval SA, ad esempio.

Per un piccolo Paese che non dispone delle premesse favorevoli per uno sviluppo autonomo, le relazioni con l’estero hanno sempre rivestito un’importanza fondamentale. Esportando beni e servizi, esso si procura la valuta necessaria per importare i generi di cui è sprovvisto o che non è in grado di produrre. Considerato l’aumento delle esportazioni-importazioni e parallelamente l’aumento anche delle prestazioni del settore terziario tra servizi bancari, assicurativi, investimenti e di turismo, la Svizzera impara così ad essere un forte intermediario di transazioni invisibili ma molto proficue. L’espansione del settore continua anche durante e dopo le due guerre mondiali. Società estere, tutt’ora esistenti legate al commercio di petrolio, cotone, di spedizione, ecc., hanno trovato nel nostro Paese, caratterizzato da una politica stabile, dalla neutralità e da una moneta forte la sede adatta per i propri commerci. Questo ha portato a una forte espansione del settore. Comincia così la lunga tradizione della compravendita di materie prime. Tale commercio è importante e proficuo non solo per la Svizzera ma anche per il resto del mondo: in modo molto semplice ha permesso un equo scambio commerciale tra Paesi che vantano di materie prime in eccesso sul proprio territorio, Paesi che ne possiedono poche o che ne sono completamente privi.

C’era una volta una tazza di caffè…

Anche una gran parte del commercio del caffè mondiale viene elaborato direttamente o indirettamente attraverso la Svizzera. Le esportazioni di caffè superano ampiamente quelle di prodotti alimentari tradizionalmente associati alla Svizzera, ad esempio, il cioccolato o il formaggio.

Nel 1975 il padre delle capsule di caffè Eric Favre – ingegnere vodese, a quel tempo impiegato nel reparto confezionamento di Nestlé – dopo un viaggio a Roma insieme alla moglie allo scopo di cercare spunti, si mette a lavorare all’invenzione che oggi ha aperto la strada a un oggetto divenuto ormai irrinunciabile: la capsula da caffè.

Serviranno dieci anni di persistenza da parte di Favre e il volto di George Clooney per dar vita al boom mondiale del caffè in capsula chiusa, che oggi tutti conosciamo. La ricerca costante e importantissima della sostenibilità dei prodotti ha dato, inoltre, un valore aggiunto indispensabile anche e specialmente, guardando al futuro.

Una curiosità: quale è il modo meno impattante per far nascere una tazza di caffè? Stimando una media per famiglia, uno studio ha preso in considerazione tutti gli aspetti del ciclo di vita di una tazza di caffè: dall’estrazione, la coltivazione completa del chicco, dall’acqua consumata, l’uso del suolo, trasporto, produzione e dalla lavorazione di tutte le materie prime fino alla fine del ciclo di vita di tutti i componenti, trasporto, produzione, lavorazione delle materie prime e l’imballaggio. Oggi le persone sono sempre più preoccupate e attente all’impronta ecologica di qualsiasi attività. Sempre di più, ci si interroga sull’uso delle risorse nel processo di produzione e sull’impatto dopo l’uso. Per quanto possa sembrare singolare, è il modo in cui consumiamo il caffè con il modo in cui viene coltivato che genera il maggiore impatto ambientale e non, come spesso si pensa, dalla sua produzione o l’imballaggio, nel caso citato, la scelta dell’alluminio. Questa è solo una riflessione su come una semplice tazza caffè possa avere così svariati aspetti economici ed ambientali servendosi di diversi processi di studio per realizzarla in modo più intelligente, ed è solo una piccola fetta di ciò che il commercio di materie prime offre.

C’era una volta, un’economia circolare…

Il bene delle materie prime, il bisogno che ha l’uomo verso di esse. Dobbiamo soffermarci brevemente sull’uso quotidiano che le caratterizza. Basta guardare tutto ciò che abbiamo attorno, tutto ciò che addirittura indossiamo. Tutto viene prodotto da materiali diversi ma collegati tra loro da un commercio globalizzato.

La globalizzazione ha moltiplicato le relazioni transfrontaliere fra i governi, i gruppi sociali e gli attori dell’economia. Le relazioni internazionali sono diventare sempre più fitte e intense. Un intreccio, che evoca, al contempo, la vulnerabilità legata agli sviluppi esterni, e che descrive non sole le interrelazioni economiche e sociali, ma anche quelle politiche e culturali, senza peraltro trascurare mai le vulnerabilità ecologiche. Tracce di Svizzera nel mondo e del mondo in Svizzera. La politica di sviluppo e la cooperazione allo sviluppo devono fornire una risposta alle sfide che questo Paese è chiamato ad affrontare in loco e a livello globale. Infatti, un Paese fortemente integrato sul piano internazionale come la Svizzera ha grandi possibilità di contribuire a definire l’assetto della globalizzazione.

Per le imprese esposte alla globalizzazione, l’espansione all’estero è una strategia di sopravvivenza e non rappresenta un elemento di concorrenza con l’esportazione dalla Svizzera, bensì uno stimolo. Infatti, agli investimenti effettuai all’estero fanno seguito le forniture di bene d’investimento svizzeri, pezzi di ricambio, tecnologie e prestazioni di consulenza. La Terra ci offre moltissime risorse essenziali; l’aria, l’acqua, il legno, il petrolio, i minerali, ecc.. Molte materie prime sono però limitate, difficilmente accessibili o hanno bisogno di tempo per rigenerarsi. Tutti noi, perciò, dobbiamo utilizzarle in modo adeguato: non dobbiamo sprecarle. In Svizzera le superfici arabili non sono sufficientemente estese e le condizioni climatiche non idonee alla produzione di tutte le derrate alimentari consumate. L’acquisto di derrate all’estero ha dunque tradizione. In questo modo sfruttiamo più terreno di quanto non ne abbiamo a disposizione. Grazie al solo commercio di prodotti agricoli con i Paesi in via di sviluppo, la superficie arabile risulta più che raddoppiata. Inoltre, per via dei nostri consumi utilizziamo indirettamente acque e altre risorse naturali nei Paesi d’esportazione. Ciò non vale solo per i prodotti alimentari, ma anche per l’elettronica d’intrattenimento, l’abbigliamento, l’energia e tant’altro ancora. Inoltre, per approntare questi beni e assicurarne lo smaltimento occorrono ulteriori risorse.

Ma dentro le aziende?

Il benessere dei propri collaboratori, i legami con il territorio e l’ambiente. Questi sono tre fattori strategici la cui salvaguardia è fondamentale per l’esistenza dell’impresa stessa. È qui che subentra la RSI, Responsabilità Sociale di Impresa, che offre la visione di un modello business al quale tutte le imprese ed uffici possono far riferimento per poter modificare la loro filosofia in modo da avere un impatto positivo sul mercato del lavoro e potersi affermare come leader in questo spazio di crescita umanitaria e ambientale.

Alla Cc-Ti

Questi aspetti devono andare di pari passo. Qui comprendiamo il perché la responsabilità sociale gioca un ruolo importante ed aiuta di fatto a mantenere e a gestire al meglio gli assi fondamentali.
Una gestione consapevole dell’impatto si traduce in migliori relazioni esterne, una buona reputazione, ispirazione innovativa e rischi meglio gestiti.

La Cc-Ti è da sempre molto impegnata nella responsabilità sociale con consulenze o corsi mirati, ad esempio, per gli associati cercando di garantire e solidificare una formazione sociale virtuosa. Ricordiamo che nel nostro team annoveriamo un CSR Manager, nella persona di Gianluca Pagani, a vostra disposizione per qualsiasi supporto (Tel. +41 91 911 51 36, pagani@cc-ti.ch; altri dettagli visitando il nostro sito e leggendo questo articolo).

Il settore delle materie (sezione Ticino) prime ha il proprio segretariato presso la Camera di commercio e dell’industria con l’associazione Lugano Commodity Trading Association (LCTA). Questo settore offre lavoro a circa 35’000 persone e genera il 3.8 percento del prodotto interno lordo. Il Ticino, in questo ramo si posiziona al terzo posto in ordine di importanza dopo Ginevra e Zugo; con 120 aziende e oltre 900 impiegati. A livello federale le aziende del settore delle materie prime vengono rappresentate dall’associazione mantello STSA, Swiss Trading and Shipping Association mentre a livello regionale, da oltre dieci anni la LCTA rappresenta le aziende in Ticino.
Oltre che garantire un sostegno e uno sviluppo delle aziende affiliate, la LCTA in collaborazione con l’Università di Lucerna e l’associazione regionale ZCA, Zug Commodity Association si impegna a fornire una formazione mirata del settore per dipendenti che vogliono intraprendere un nuovo percorso formativo.


Fonte: pubblicazione “La Svizzera e il mondo”, 2007, R. Gerster

La formazione professionale quale chiave del successo

Anche nel 2021 la Cc-Ti sostiene Espoprofessioni, la fiera dei mestieri, che torna in una rinnovata veste digitale.

Nel Rapporto d’attività dell’allora “Camera cantonale di commercio” (quella la ragione sociale della Cc-Ti negli anni ’20 del secolo scorso) dell’anno 1922, si parlava e si tematizzava di tirocinio professionale, scuole per apprendisti, insegnamento ai ‘fanciulli’ di 13-14 anni, e così via.
Fatto atipico? No, considerando la lungimiranza che la Cc-Ti ha sempre avuto per molte tematiche, fra cui spicca la formazione professionale di base e continua, quale caposaldo di una visione liberale che l’ha portata fino ad oggi, ben 99 anni dopo quel rapporto d’attività e a 104 anni dalla sua fondazione.

Nel sondaggio della FSEA – Federazione svizzera per la formazione continua 2021 (di cui la Cc-Ti fa parte attraverso la Conferenza della Svizzera italiana per la Formazione continua degli adulti – CFC) sugli erogatori di formazione continua, si evince come sia cambiato – con la pandemia – il modo di erogare e di fruire la formazione, orientandosi sempre più verso la digitalizzazione delle offerte. Anche la Cc-Ti ha percorso questa via; garantendo oggi un’offerta formativa completa in streaming.

Sono questi i due episodi con cui Lisa Pantini, Responsabile della comunicazione e relazioni con i soci della Cc-Ti, ha aperto il suo intervento alla conferenza stampa di presentazione dell’edizione 2021 di Espoprofessioni.
Tenutasi il 11.3.2021 nel nuovo Auditorium della Scuola cantonale di commercio a Bellinzona, la conferenza stampa ha illustrato le principali novità di un’edizione peculiare, per la maggior parte online e con alcuni eventi selezionati in presenza.

La Cc-Ti riconosce quindi l’importanza della collaborazione fra associazioni economiche/professionali e lo Stato per la formazione professionale. Inoltre affianca le associazioni di categoria e le aziende formatrici con azioni di sostegno mirate, promozione delle professioni di tutti i settori economici e supporto per iniziative di vario genere.

Al momento informativo sono intervenuti, oltre a Lisa Pantini: Manuele Bertoli, Consigliere di Stato e Direttore DECS; Rita Beltrami, Capo dell’Ufficio dell’orientamento scolastico; Oscar Gonzalez, Aggiunto al Direttore della Divisione della formazione professionale; Selina Küpfer, Responsabile comunicazione Svizzera latina, SwissSkills Berna e Barbara Soer, del Segretariato cantonale UAE.

Dopo il rinvio della fiera nella primavera del 2020 causa COVID-19, oggi la fiera del 2021 si ripresenta con una nuova veste perlopiù digitale: nella settimana dal 22 al 27 marzo 2021, Espoprofessioni permetterà agli allievi di scuola media, ai loro genitori e insegnanti, come pure agli apprendisti, agli studenti del medio superiore, ai giovani adulti alla ricerca di percorsi formativi superiori, agli adulti interessati a perfezionamenti e riqualifiche, di esplorare il mondo delle professioni e delle formazioni del postobbligo.  


Tutti i dettagli relativi al programma, alle chat e alle modalità di partecipazione agli eventi sono disponibili sul sito www.espoprofessioni.ch.

Lisa Pantini resta volentieri a disposizione per eventuali domande.



Filiere produttive, l’anima dell’economia mondiale

Se le filiere produttive caratterizzano e marcano oggi la forza economica dei singoli Paesi, la supply- chain globale, ovvero la grande catena internazionale di approvvigionamento, produzione, logistica e distribuzione, ridisegna di continuo la mappa degli interessi strategici degli Stati e i nuovi assetti geopolitici.

Il devastante impatto della pandemia innescata dal Coronavirus ci ha fatto vedere concretamente quanto sia interconnessa e interdipendente l’economia mondiale. Ci ha mostrato come la produzione e la commercializzazione di merci e servizi si sviluppano lungo un sistema reticolare di filiere che si estende su tutto il pianeta. Sempre attivo 24 ore su 24 per 365 giorni all’anno. Ci ha brutalmente messo davanti al fatto che gli scompensi e le rotture anche in un solo punto di questa rete planetaria si ripercuotono non solo sulla vita delle imprese ma sull’esistenza quotidiana di noi tutti.

Cosa sono le filiere produttive

In generale, col termine filiera produttiva s’intende tutto il processo che trasforma una materia prima in un prodotto finito. In poche parole, la successione delle diverse fasi di lavorazione. Dal profilo strettamente operativo si possono distinguere: la produzione e la lavorazione della materia prima, la ricerca per migliorare questa materia prima, i servizi per accrescere la qualità del prodotto finale, la logistica per le forniture, la conservazione e la distribuzione del prodotto e, infine, la sua commercializzazione sui mercati più convenienti per massimizzarne il valore. Questo processo può essere dimensionato su scala locale, nazionale oppure internazionale.

Un esempio classico, quello del tessile, aiuta a chiarire meglio le idee. Per la produzione dei tessuti di lana, la filiera inizia dall’allevamento e dalla tosatura delle pecore. La lana, dopo il lavaggio e la selezione, viene venduta alle aziende che la filano, queste ultime la rivendono alle imprese di tessitura che cedono poi il loro prodotto alle industrie che confezionano abiti e altri capi d’abbigliamento. Tutte le fasi di questa lunga lavorazione possono essere eseguite in un solo Paese così come su scala transnazionale: pecore allevate e tosate in Australia o in Nuova Zelanda, filatura in Cina, tessitura in qualche altra regione dell’Asia, confezionamento degli abiti in Romania, distribuzione in Europa e nelle Americhe. Inoltre, la catena del tessile può anche incrociarsi con quella del mobile e dell’arredamento.

Le differenti attività che danno vita ad una filiera sono effettuate da imprese diverse che lavorano in modo integrato. Produrre in filiera, oltre a massimizzare sul mercato il valore economico del prodotto, eliminando, o quantomeno riducendo, le diseconomie nei vari passaggi, permette anche di garantire in ciascuno di essi una suddivisione dei benefici commisurata ai rischi imprenditoriali assunti. Ogni fattore che crea valore per tutto il processo produttivo viene, quindi, adeguatamente remunerato.

Tipologie di filiere

Il modello delle filiere si ritrova in tutti i settori, dall’agricoltura all’industria e al terziario, e rappresenta di fatto il tessuto connettivo di un sistema economico avanzato. Le imprese che eseguono una o più fasi dell’attività della filiera sono integrate in senso verticale nel processo che porta alla realizzazione di un bene oppure in senso orizzontale operando nello stesso stadio di un ciclo produttivo. Ovvio che con la globalizzazione una stessa filiera può essere localizzata ed estendersi, come già detto, in Paesi diversi o addirittura su più continenti. Da questo punto di vista si distinguono filiere corte o lunghe, a seconda del numero di passaggi necessari per arrivare alla vendita del prodotto finale. Nelle prime, molto diffuse in agricoltura per i prodotti che non richiedono processi di trasformazione, c’è una relazione pressoché diretta tra chi produce e chi consuma; nelle seconde si registra invece la presenza di un numero molto più elevato di imprese e di intermediari, ed è anche molto più grande la distanza tra il luogo di produzione e quello del consumo. Ci sono, tuttavia, produzioni in cui i due modelli possono coesistere in uno stesso contesto, poiché le aziende possono trovare conveniente sfruttare le opportunità offerte da entrambi.

La lunghezza della filiera e la distanza tra le imprese che ne fanno parte incidono sul prezzo finale del bene. Che sia corta o lunga, tra gli altri vantaggi di questa lavorazione c’è anche la tracciabilità del prodotto, elemento quest’ultimo che, soprattutto nel comparto agroalimentare, ha acquistato sempre più rilevanza.

Il rapporto col territorio

Tutte le tipologie di filiera possono essere più o meno efficienti a dipendenza delle situazioni locali e dei mercati in cui operano. Tra queste catene produttive e il territorio c’è difatti un rapporto molto stretto. Lo sviluppo delle prime può favorire o condizionare lo sviluppo dell’altro e viceversa, innescando una relazione virtuosa. Le filiere possono essere il motore della crescita economica di una regione, in termini di occupazione, redditi, innovazione, formazione della manodopera e ricchezza pro capite. Un motore che gira tanto più veloce quanto più un territorio supporta le imprese con infrastrutture moderne, servizi efficienti e agevolazioni alle attività produttive.

La presenza su un territorio circoscritto di forti raggruppamenti di aziende orientate su una stessa produzione dà vita ai cosiddetti distretti industriali. Realtà connotate da un’elevata specializzazione (risultato di una più efficace divisione del lavoro), da una maggiore circolazione delle informazioni, dall’ottimizzazione delle relazioni culturali e istituzionali locali e dalla più facile acquisizione di competenze professionali e sociali. Qualità che nel loro insieme proiettano con successo le aziende del distretto anche su quei mercati internazionali che sembrerebbero irraggiungibili se si guardasse soltanto alle loro dimensioni.

Prestazioni di sostegno

Una raccolta di informazioni relative ai differenti sostegni all’economia vista la situazione pandemica Covid-19. Articolo aggiornato periodicamente.

Casi di rigore

Coronavirus: ultimi adeguamenti dell’ordinanza COVID-19 casi di rigore a favore delle imprese particolarmente colpite – com. stampa del Consiglio federale 21.6.2021

Presentazione ufficiale della conferenza stampa del DFE del 29.1.2021 sul tema dei casi di rigore in Ticino – Sito web di riferimento cantonaleattivo dal 1.2.2021

Coronavirus: il Consiglio federale potenzia il programma per i casi di rigore e l’assicurazione contro la disoccupazione – Com. stampa del Consiglio federale – 27.1.2021

Coronavirus: la Confederazione estende il sostegno fornito con i programmi per i casi di rigore – comunicato del 13.1.2021

Coronavirus: il Consiglio federale adegua l’ordinanza casi di rigore e l’ordinanza perdita di guadagno – comunicato del 18.12.2020

Coronavirus: Il Consiglio federale vuole ampliare le possibilità di sostegno alle imprese – Consiglio Federale – 11.12.2020


Previdenza professionale

Coronavirus: rinnovati i provvedimenti nel settore della previdenza professionale – 11.11.2020


Lavoro ridotto

COVID-19: il Consiglio federale emana alcune misure relative al lavoro ridotto – com. stampa del Consiglio federale del 26.1.2022

Coronavirus: il Consiglio federale prende una decisione di principio sull’indennità per lavoro ridotto – com. stampa del Consiglio federale del 17.12.2021

Coronavirus: prorogata la procedura di conteggio sommaria relativa al lavoro ridotto – com. stampa del Consiglio federale del 1°.10.2021

Coronavirus: aumento della durata di riscossione del lavoro ridotto e proroga della procedura semplificata – com. stampa del Consiglio federale del 23.6.2021

Coronavirus: adeguamento delle misure nell’ambito dell’indennità per lavoro ridotto– com. stampa del Consiglio federale dell’11.6.2021

Coronavirus: estesa a 24 mesi la durata massima del diritto all’ILR – com. stampa del Consiglio federale 12.5.2021

Coronavirus: proroga delle misure in materia di lavoro ridotto19.03.2021

CF – Coronavirus: ampliamento delle misure nel settore del lavoro ridotto per contenere le ricadute economiche – 20.1.2021

Coronavirus: proroga e ripristino delle misure in materia di indennità per lavoro ridotto18.12.2020
Nuove disposizioni per l’Indennità per lavoro ridotto (ILR)NEWS DEL 5 AGOSTO 2020

Coronavirus: Indennità per lavoro ridotto: la durata di percezione è prolungata a 18 mesi – comunicato stampa del Consiglio Federale
Il preannuncio di lavoro ridotto può essere inoltrato all’autorità competente unicamente online, utilizzando l’apposito modulo online.
Altre info: Sito della Divisione dell’economia – FAQ Lavoro ridotto – Informazione per i datori di lavoro indennità LR


Indennità perdita guadagno – disoccupazione

Rinnovo della prestazione ponte COVID – comunicato stampa cantonale del 28.1.2022

Coronavirus: prolungamento dell’indennità di perdita di guadagno per il coronavirus sino alla fine del 2022 – com. stampa del Consiglio federale del 17.12.2021

Coronavirus: prolungamento del diritto all’indennità di perdita di guadagno – com. stampa del Consiglio federale del 18.6.2021

Coronavirus: implicazioni per la sicurezza sociale in un contesto internazionale – com. stampa del Consiglio federale dell’11.6.2021

Pandemia di coronavirus: modifica della legge COVID-19 riguardante l’indennità di perdita di guadagno e lo sport – com. stampa del Consiglio federale del 12.5.2021

Adeguamento della Prestazione ponte COVID – com. stampa cantonale 5.5.2021

Circolare sull’indennità in caso di provvedimenti per combattere il coronavirus – Indennità di perdita di guadagno per il coronavirus (CIC)

Coronavirus: prolungamento del diritto all’indennità di perdita di guadagno anche per i lavoratori indipendenti e le persone in posizione assimilabile a quella di un datore di lavoro indirettamente colpiti – comunicato del Consiglio Federale del 4.11.2020

Dépliant “Indennità di perdita di guadagno Corona in caso di diritto dal 17 settembre 2020

CF – Coronavirus: indennità di perdita di guadagno per il coronavirus: prolungamento in determinati casi – comunicato stampa del Consiglio federale dell’11.9.2020

Coronavirus: prolungamento delle semplificazioni nell’ambito dell’AD – comunicato stampa del Consiglio federale del 26.8.2020

Coronavirus: Assicurazione contro la disoccupazione: modifica dell’ordinanza COVID-19 AD – comunicato stampa del Consiglio federale del 12.8.2020

Indennità di perdita di guadagno per il coronavirus: il diritto dei lavoratori indipendenti è prolungato fino al 16.9.2020 – comunicato stampa del Consiglio Federale

Coronavirus: termini chiari per il diritto all’indennità di perdita di guadagno per il coronavirus – comunicato stampa del Consiglio Federale

Indennità per perdita di guadagno Corona per indipendenti – comunicato stampa del Canton Ticino

Disposizioni transitorie concernenti il diritto all’indennità di perdita di guadagno: diritto alle indennità per indipendenti prolungato fino al 16 maggio – comunicato stampa del Consiglio Federale

Coronavirus: estensione del diritto all’indennità di perdita di guadagno ai casi di rigore – comunicato stampa del Consiglio Federale e relativa Ordinanza sui provvedimenti in caso di perdita di guadagno in relazione con il coronavirus (COVID-19)

Coronavirus: estensione del diritto all’indennità di perdita di guadagno ai casi di rigore – comunicato stampa del Consiglio Federale e relativa Ordinanza sui provvedimenti in caso di perdita di guadagno in relazione con il coronavirus (COVID-19)

Traitement fiscal des prestations selon l’ordonnance sur les mesures en cas de pertes de gain en lien avec le coronavirus – documento dell’Amministrazione federale delle Contribuzioni del 6 aprile 2020

Documento informativo (edito dal Centro d’informazione AVS/AI in collaborazione con l’Ufficio federale delle assicurazioni sociali) –FAQ (redatte dall’Ufficio federale delle assicurazioni sociali UFAS) – Modulo da compilare e spedire alla cassa di compensazione –
Circolare sull’indennità in caso di provvedimenti per combattere il coronavirus – Indennità di perdita di guadagno per il coronavirus (CIC)


Fideiussioni per PMI

Fideiussioni per start-up
Sito web della Confederazione dedicato “Crediti transitori per le imprese
News del 25.3.2020: Il Consiglio federale licenzia un’ordinanza di necessità concernente la concessione di crediti e fideiussioni solidali da parte della Confederazione
Altre info: Sito della Segreteria di Stato per l’economia – SECO – Regime speciale inerente le Fideiussioni per PMI (flyer SECO)


Richiesta di prestazioni complementari all’AVS/AI (PC) tramite formulario compilabile online

Sul sito dello IAS – Istituto Assic. Sociali è presente la documentazione necessaria per la richiesta di prestazioni complementari compilabile online.
Coronavirus: informazioni per i datori di lavoro e gli indipendenti


Anche le start up innovative ottengono il sostegno della Confederazione

Comunicato stampa della Cofederazione


Nuova Ordinanza Covid-19 per la cultura in vigore fino al 2021

Coronavirus: rafforzamento del sostegno al settore della cultura – com. stampa del Consiglio federale – 31.3.2021
Il DECS comunica che è online la pagina www.ti.ch/covidcultura aggiornata con le nuove indicazioni e i formulari per le richieste di sostegno finanziario in ambito culturale (valido dal 18.11.2020 al 30.11.2021)

Ritrovate l’articolo con tutti i dettagli aggiornati sulle informazioni per le aziende

Ripartire dal fallimento

Puoi costruire qualcosa di bello anche con le pietre che trovi sul tuo cammino” (Goethe). Se occorresse trovare il senso di un’esperienza negativa come il fallimento si potrebbe trarre spunto da questa citazione di Johann Wolfgang Goethe, scrittore, poeta e drammaturgo tedesco.

Un fallimento apre una prospettiva diversa da cui ripartire.

Ma partiamo dall’inizio…

Cominciare a pianificare e creare un progetto è come scrivere un libro: dalle pagine bianche può prendere vita qualcosa di innovativo. Quando un imprenditore o un team di un’azienda inizia a lavorare e sviluppare un progetto, con la dovuta pianificazione e strategia, si attivano le risorse necessarie a creare e lanciare la novità.
Nel lavoro giornaliero con i colleghi si instaurano dinamiche di gruppo che favoriscono la nascita di nuovi spunti e la creatività avanza verso l’obiettivo del traguardo finale: terminare il progetto e lanciarlo sul mercato (sia esso un prodotto, un servizio, una nuova strategia o un cambio di rotta).
A volte però non tutto va come si era pianificato, e ci si scontra con il fallimento.
Certamente sarebbe stato gradito fosse andata in modo diverso, ma anche il fallimento va elaborato e condiviso.

La sensazione di insuccesso è sicuramente sgradevole, ma va relativizzata e analizzata per cogliere ciò che di buono si può ritenere dal percorso svolto: sinergia, crescita, innovazione, differenziazione.

La paura del fallimento non deve essere un ostacolo allo sviluppo di nuove idee, anzi. Mettersi in gioco e provare e riprovare, costruire e ricominciare offre prospettive diverse su cui riflettere e migliorare.

Apprendere e aprire la mente

Durante un’intervista dedicata al periodo di sperimentazione della lampadina elettrica ad incandescenza, Thomas Edison,  inventore e imprenditore statunitense, disse: “non ho mai fallito. Ho semplicemente trovato 10’000 modi che non funzioneranno”. Molti si sarebbero arresi al terzo tentativo, ma Edison aveva colto l’essenza del fallimento.
James Dyson (inventore dell’aspirapolvere ‘Dyson’) produsse oltre 5’000 prototipi prima di inventare un’aspirapolvere senza sacchetto.
Prima di arrivare a costruire il suo primo modello di automobile, anche Henry Ford fallì diverse volte, a tal punto che fu radiato dall’industria automobilistica.

Il fallimento non è dunque un’alternativa al successo. Il fallimento è un requisito del successo.
Imparare dal fallimento, dalle vie percorse che non hanno portato alla meta, è anche un passo determinante per creare una visione comune nel team: condividendo le esperienze si trovano nuove visioni per arrivare a soluzioni che funzionano percorrendo strade alternative.

Osare

Senza un pizzico di coraggio il business o il progetto resta sempre ancorato ai vecchi paradigmi. Uscire dagli schemi e progredire significa anche non pensare che la strada sarà retta, ma è indispensabile avere la forma mentis che permetta di adattare e rivedere gli schemi e la strategia cammin facendo.

Nuovi modelli

Sicuramente il 2020 non è stato un periodo semplice. Non ha facilitato le attività economiche, che però si sono adattate e sono ripartite con altri stimoli. Quando ricorderemo il 2020, lo vedremo anche come un propulsore del cambiamento digitale a tutti i livelli (smart working, video conferenze, streaming, ecc.).

Cambiare il modo di pensare e di approcciarsi ai progetti permette di applicare le diversificazioni anche sui modelli di business. Quello che fino a ieri era impensabile, oggi diviene realtà.

Per ogni impresa, grande o piccola che sia, l’innovazione (quella tecnologica in particolare) è il fattore decisivo per la sua competitività. È notizia d’inizio autunno che la Svizzera è ancora al vertice della classifica mondiale dell’innovazione: il ‘Global Innovation Index’ conferma infatti la Confederazione ai vertici della ‘top ten’ per il 10° anno consecutivo.
Del resto, l’imprenditore, per definizione, deve sempre essere innovativo se vuole perdurare sul mercato, per cui il costante adattamento del proprio modello di business diventa essenziale.

Strumenti e connessioni differenziate, strategie ottimizzate: proprio perché ‘non esiste successo senza fallimento’, l’innovazione è l’ingrediente principale per vincere.

E tu, azienda, che piattaforma di video call utilizzi?

L’esplosione del fenomeno delle video conferenze è strettamente legata a diversi fattori correlati alla pandemia mondiale dovuta a Covid19. La necessità delle aziende di mantenere i dipendenti connessi tra loro, la relazione a distanza con partner, clienti o fornitori, senza dimenticare la didattica a distanza per i più giovani, sono tutti elementi che hanno portato a dover impostare sempre più le relazioni attraverso uno schermo.

Si definisce “videoconferenza” una riunione tra persone residenti in luoghi diversi, anche molto lontani, nella quale le parti chiamate in causa possono interagire non solo a parole ma anche in video. Va da sé che la conferenza in video sia in grado di ridurre drasticamente i costi e le perdite di tempo che spesso si riscontrano quando si organizza un incontro in presenza fisica.

Un limite da subito evidenziato riguarda invece l’assenza o il quasi totale azzeramento della comunicazione non verbale: la gestualità e la prossemica non sono premiate da questo tipo di strumenti in quanto l’attenzione del partecipante va divisa tra la moltitudine di dettagli che presenta una schermata del PC e quindi anche solo l’occhio fatica a concentarsi su un singolo punto.

Uno “zoom” sui 3 sistemi di videoconferenza più diffusi

Sono stati sviluppati molti sistemi di videoconferenze che permettono ai team di lavorare e interfacciarsi anche a distanza. Essi consentono di mantenere e rafforzare relazioni lavorative e di portare a termine progetti, anche complessi. Abbiamo analizzato i sistemi di videoconferenza più comuni e commercializzati, dopo averli utilizzati al nostro interno e per conto di alcuni clienti. I parametri di valutazione comprendevano la semplicità di utilizzo, la flessibilità per le diverse applicazioni e l’accessibilità anche in condizioni di rete non performante.

Zoom, secondo un recente studio,è la piattaforma per videoconferenza più utilizzata ed è rinomata per la capacità di gestire grandi numeri (fino a 1’000 partecipanti gestiti da più host). La sua grande diffusione è dettata da due principali fattori: la semplicità d’uso e l’immediatezza. Una volta scaricata l’applicazione desktop, si può partecipare ad una call dopo aver ricevuto l’invito e il codice univoco, il quale scadrà alla fine della videoconferenza. Gli organizzatori hanno la possibilità di decidere i permessi per i singoli partecipanti e a loro volta i partecipanti possono decidere, se non sono stati fissati dei vincoli, di attivare o disattivare il video e possono personalizzare la loro esperienza direttamente nelle Impostazioni. Zoom permette inoltre di poter gestire i contenuti multimediali durante la condivisione dello schermo: quando un host condivide una presentazione può anche dare la possibilità a un partecipante di modificare i contenuti di tale presentazione, creando così un’interazione live.

Google ha recentemente reso disponibile gratuitamente a tutti (almeno fino a settembre 2020) il suo famoso Google Meet Hangouts, un tempo destinato solo agli utenti business. La caratteristica più importante di Hangouts Meet è di interfacciarsi e lavorare con tutti gli altri strumenti Google, per cui si sincronizza con Google Calendar e lo si può utilizzare simultaneamente sia su desktop che su mobile, rendendo più facile la mobilità. Google Hangouts Meet permette di gestire riunioni virtuali fino a un massimo di 250 persone.

Microsoft mette a disposizione un sistema di videoconferenza all’interno della sua suite Teams, per permettere a tutti gli utenti che dispongono di accesso alla suite di partecipare a calls e meeting. Una derivazione data dalla decennale esperienza con Skype, che può definirsi il fratello maggiore per anzianità, ma anche la controparte minore in quanto a funzionalità. Si partecipa ai meeting che vengono organizzati all’interno di stanze specifiche alle quali appartengono tutti coloro che lavorano su un progetto o che fanno parte di un’azienda, i quali hanno anche a disposizione delle bacheche dove tenere traccia dei progetti e organizzare il lavoro. I meeting sono accessibili tramite un codice di accesso e possono essere sia con che senza video; durante una videoconferenza si possono condividere file e documenti e condividere lo schermo. Siccome Teams può gestire un numero molto alto di utenti, sia gratuitamente che a pagamento, anche alle videochiamate all’interno di Teams possono partecipare un numero ampio di persone.

La gestione della privacy

Parecchi sono i dubbi sollevati recentemente riguardo la gestione della privacy da parte di questi sistemi di videoconferenza. Può accadere ma esistono precauzioni facilmente implementabili per evitare che ciò accada o almeno minimizzare i rischi. Come prima cosa conviene definire una password di accesso per permettere ai partecipanti di accedere alla propria videoconferenza. Secondariamente bisognerebbe invitare i partecipanti ad analizzare le proprie impostazioni di condivisione. Infine è sempre saggio proteggere il proprio PC con antivirus adeguati.


© della fotografia: Andrea Pavan

Articolo a cura di

Beatrice Perruzzo, Assistente di Direzione, EMME SA

Il fattore Z

Non si può prevedere precisamente quando una crisi come una pandemia finirà, la storia non racconta di tempi brevi, ma di riprese forti ed importanti. Per cui, come si suol dire, chi la dura la vince.

Una ripartenza, passo dopo passo, scalino dopo scalino, verso nuovi orizzonti.

Primo Levi scrisse “se comprendere è impossibile, conoscere è necessario, perché ciò che è accaduto può ritornare, le coscienze possono nuovamente essere sedotte e oscurate: anche le nostre!”. La storia si ripete, sempre.

In data 11 marzo 2020, l’Organizzazione mondiale della salute ha classificato il Covid-19 come pandemia. Il primo segnale di allerta era arrivato a fine dicembre a Wuhan, dove l’apparizione di più casi di polmonite avevano insospettito il corpo medico-sanitario cinese. Virus che in poco tempo ha oltrepassato frontiere contagiando migliaia di persone, e troncando vite in tutto il mondo.

Cicli e ricicli storici

La storia ci insegna che quando si tratta di pandemie, malattie virali e influenza, le frontiere nazionali e continentali non conoscono ragioni. Dalla peste nera al Covid-19, passando per l’influenza spagnola del 1918, la SARS, la ‘suina’ o l’‘aviaria’, queste malattie hanno e stanno segnando la storia dell’umanità con modifiche demografiche, umanitarie e sociali importanti. Diverse sono state le epidemie e pandemie che hanno messo a dura prova i sistemi sanitari, la responsabilità del singolo individuo e dei Governi, per cercare di contrastare gli esiti devastanti che queste malattie causano alla società.

Nonostante gli sforzi e gli studi scientifici, non è facile trovare un vaccino. L’igiene rimane la prima arma di prevenzione contro i virus, per proteggersi dai germi e dalla diffusione dei batteri.

Parlando di economia, crescita e ripresa occorre calcolare il fattore “tempo”, ma ci si rialza sempre. A dipendenza della durata di una pandemia, dove i Paesi sono costretti a misure di contenimento e di chiusura totale per proteggere la popolazione, si osserva una perturbazione ed un rallentamento significativo dell’economia. Le imprese e i commerci subiscono forti ripercussioni, al punto da faticare nella gestione della sopravvivenza dell’impresa stessa.
Colpite maggiormente sono le aziende che già prima della diffusione della malattia riportavano delle perdite, aziende in difficoltà ante la presa di misure eccezionali e straordinarie da parte dei Governi. Una ditta sana, che deve, per cause di forza maggiore, far fronte ad un avvenimento tale quale una pandemia, può essere preoccupata di quello che riserverà il futuro, ma se prima della crisi la situazione era positiva in termini di “fattore Z”, saranno maggiori le probabilità di rifiorire.

Cos’è il fattore Z?

Così denominato dall’economista statunitense Edward I. Altman nel 1968, si tratta di un modello sviluppato al fine di prevedere, attraverso un calcolo con un’accuratezza del 95%, quali società abbiano una probabilità di fallimento alta o bassa.
Il modello prende in conto diverse variabili, tra cui le vendite nette, le attività correnti, le passività totali, il valore di mercato, ecc.. La formula matematica rappresenta un indice di analisi sufficientemente attendibile, anche se non in maniera del 100%. Questo indice permette di calcolare la probabilità di fallimento di un’azienda già un anno prima che avvenga un evento imprevedibile e di grande impatto sociale ed economico come una pandemia.

Senza entrare nel dettaglio delle variabili matematiche e non di questo indice, di seguito, alcuni esempi che hanno confermato la validità del fattore Z:

  • Leclanché: azienda attiva nell’approvvigionamento di energia, fondata nel 1909 a Yverdon. Nel 2018, sull’azienda pesavano forti perdite, per un totale di 50 milioni di franchi con in controbilancio 20 milioni di capitale proprio. Nell’arco di un anno Leclanché perse la metà del suo valore.
  • Meyer Burger: azienda che divenne presto star dei mercati borsistici, attiva nel campo dell’energia solare, ebbe una fama che durò poco tempo. Nel 2012 dei competitors cinesi copiarono la tecnologia della Meyer Burger, e così, da quel momento l’azienda registrò continue perdite, fino ad arrivare al 2018 quando l’ammontare di queste raggiunse i 60 milioni. Un anno dopo l’azienda perse due terzi del suo valore di mercato.
  • Farmaceutica di Basilea: azienda specialista nel campo della ricerca contro il cancro, a causa della forte concorrenza da parte di gradi gruppi farmaceutici, annunciò innumerevoli perdite. Negli ultimi dodici mesi, il valore borsistico delle azioni di Basilea hanno perso il 17% del loro valore.
  • MCH Group: azienda specialista nell’organizzazione di fiere in tutta la Svizzera. Tra le tante, Baselworld e Art Basel. La natura delle attività di MCH Group è fortemente toccata dagli effetti del Covid-19, portando all’annullamento degli eventi e ad un mancato guadagno. Il prezzo delle azioni è passato da 29,60 franchi nel novembre 2019, a 18,50 franchi a marzo 2020.

L’aiuto da parte dello Stato che si è mosso al fine di garantire in primis la salute della popolazione e aiutare l’economia nel superare questo momento difficoltoso, è fondamentale per non lasciare cadere un Paese in uno stato d’insolvenza.
L’economia ha giocato la sua parte fino in fondo, accettando dolenti e amare restrizioni per il bene di tutti e di tutto un paese coinvolto nel vortice di una tempesta virologica inaspettata e sconosciuta. Le aziende hanno dimostrato un alto senso di responsabilità, accettando e sottoscrivendo le tante nuove regole e limitazioni, e durante il periodo di chiusura quasi totale delle attività, i servizi essenziali e le industrie autorizzate a lavorare non hanno conosciuto «riposo» attivandosi, riorganizzandosi e vigilando in primis sulla salute. I fatti hanno premiato questi sforzi promuovendole nell’operato per aver tutelato salute e mercato.

Non si può prevedere precisamente quando una crisi come una pandemia finirà, la storia non racconta di tempi brevi, ma di riprese forti ed importanti. Per cui, come si suol dire, chi la dura la vince.

Possibilità d’acquisto di mascherine chirurgiche RII

L’iniziativa della Cc-Ti permetterà ai soci della nostra associazione di ordinare delle mascherine protettive.

Dopo aver sondato il terreno fra i soci per un eventuale fabbisogno di mascherine protettive, abbiamo acquistato uno stock di mascherine chirurgiche di protezione RII, che proponiamo in vendita per i soci e le associazioni di categoria a prezzo di costo.

Attraverso il formulario d’ordine (scaricabile tramite questo link) è possibile procedere all’ordine e trovare tutte le informazioni del caso.

Contattateci in caso di domande!


Dai soci per i soci

Una raccolta di iniziative segnalateci dai nostri soci volte al sostegno delle differenti attività imprenditoriali ai tempi del Covid-19. Articolo in aggiornamento periodico.

Distanti ma vicini. Un sostegno tra le diverse attività economiche. Grazie a tutti!

Consulenza

EventsDesigner Sagl: propone la propria esperienza a favore di aziende, ristoranti, negozi, ecc. creando rendering accurati – con il programma easyRAUM – per coloro che hanno necessità di riorganizzare gli spazi adempiendo alle normative di distanza sociale emanate dalle autorità. Maggiori dettagli scrivendo a info@eventsdesigner.ch.

Fidinam: il gruppo Fidinam ha creato una pagina web dedicata a imprenditori e aziende con informazioni aggiornate su come affrontare l’emergenza Coronavirus da un punto di vista assicurativo, amministrativo, fiscale e societario. Inoltre è stato creato un ‘team risposta rapida‘ dedicato.

Helvetia Assicurazioni: ha aggiornato il proprio sito web dedicato alla clientela aziendale con tutte le informazioni a supporto delle aziende per consulenze diverse, in ambito d’assicurazioni patrimoniali e di cose, rispettivamente in assicurazioni di persone, ecc..

KPMG: ha sviluppato una nuova pagina web dedicata all’emergenza del COVID-19, che propone informazioni e soluzioni per le sfide che le aziende devono affrontare, ad esempio relative agli impatti legali e salariali e ai futuri sviluppi fiscali e aziendali.

BAK Economics: ha lanciato un ‘checkpoint PMI‘ per offrire un supporto concreto alle aziende nell’affrontare tematiche che toccano molteplici aspetti dell’emergenza aziendale in corso (per es.: garanzia della liquidità; gestione del fatturato e dei costi; pianificazione delle risorse, ecc.).

Legal Solidarity: pro bono (kostenlose) Rechtsberatung für Klienten in Not in Zeiten von COVID-19.


Tecnologia e IT

aqumo technologies: offre a titolo gratuito alle PMI che non dispongono di un’infrastruttura adatta al tele-lavoro, la possibilità di utilizzare la piattaforma tecnologica in cloud  (inclusi software applicativi standard e la consulenza tecnica necessaria per un utilizzo ottimale). Per informazioni e un contatto diretto, scrivere un’e-mail a info@aqumo.net.

Swisscom: propone soluzioni per il telelavoro gratuitamente, senza impegno, né obbligo contrattuale e nemmeno prolungamento automatico del contratto. Inoltre offre l’accesso gratuito per 4 mesi allo shop online, consentendo così a indipendenti e PMI di continuare a proporre i prodotti, grazie a uno shop online professionale (dettagli nel link segnalato).

DOS Group: ha creato un’applicazione dedicata all’ottimizzare la condivisione di aggiornamenti e linee guida, per fornire un’assistenza sanitaria efficiente e sicura, tramite Momentum.

OWL Solutions: presenta OWL for COVID-19, che contiene alcune proposte di consulenza e analisi sull’home office e il lavoro da remoto in modo gratuito (4 ore di consulenza e 4 mesi di – alcuni – servizi gratuiti).

BS4 – Sowre SA: offre soluzioni finalizzate al monitoraggio della diffusione del Covid-19 all’interno di uffici, aree pubbliche, negozi e tutti gli spazi dove normalmente è previsto un assembramento di persone, con proposte per la gestione ingressi per rispettare l’occupazione massima consentita e prevista sulla base della superficie in mq; il monitoraggio della distanza interpersonale e la misurazione automatica della temperatura corporea e controllo utilizzo mascherina. Per maggiori dettagli: info@bs4corp.com.


Diversi

Titraduce: il gruppo offre gratuitamente dei momenti di conversazione in lingua inglese e tedesca anche a chi non è uno studente iscritto alla scuola di lingue. Per i dettagli scrivere una e-mail a info@titraduce.ch.

Tio.ch: propone offerte interessanti sui banner nell’home page del portale informativo, con uno sconto del 50% per le prenotazioni effettuate entro il 30 aprile 2020. Per maggiori informazioni, scrivere a claudio@tio.ch.

Mazzantini & associati: ha messo online il portale emergenza24.ch, quale aggregatore di informazioni e servizi per cittadini e imprese in caso di emergenza.

Cronoparty & Services Catering: propone forniture di pasti presso aziende operative. Scrivendo a info@cronoparty.com, è possibile avere le informazioni necessarie, definire gli aspetti logistici e le proposte di menù.

Gastroticino: numerosi soci dell’associazione di esercenti propongono un servizio di asporto o consegna a domicilio per favorire la popolazione e mantenere un contatto con l’affezionata clientela, aziendale e privata. La lista degli esercizi che forniscono questo servizio è disponibile su www.ticinoatavola.ch.

Kairos Allestimenti SA: propone soluzioni per riqualificate l’ambiente lavorativo e proteggersi allo stesso tempo attraverso mascherine, pannelli e pareti protettive. I dettagli scrivendo a info@kairosgroup.ch.

EMME SA: presenta una cabina termometrica di disinfezione che permette di misurare la temperatura, prima di far accedere le persone in azienda e in luoghi istituzionali. L’apparecchiatura è inoltre dotata di un disinfettante che viene automaticamente nebulizzato ad ogni passaggio, in entrata e in uscita. Maggiori info: emergenzacovid19@emme.ch. Inoltre si mette a disposizione delle aziende per effettuare consulenze gratuite nel campo degli eventi, con un focus sul 2021. Tutti i dettagli scrivendo a info@emme.ch.

Società Mastri Panettieri-Pasticcieri-Confettieri del Cantone Ticino: ha lanciato la campagna “Sosteniamo l’artigiano locale“. In cosa consiste? Si tratta di buoni da regalare ai collaboratori della propria azienda, ai clienti, ai membri della famiglia, ad amici e a conoscenti. È poi possibile usare il buono regalo consegnandolo presso le panetterie-pasticcerie-confetterie affiliate alla SMPPC, e ricevere il corrispondente valore in prodotti. Maggiori info: www.smppc.ch.