Regno Unito: confermata l’introduzione del CBAM

Il governo britannico annuncia l’introduzione della carbon tax a gennaio 2027 su determinati prodotti dei settori alluminio, cemento, fertilizzanti, idrogeno, ferro e acciaio, escludendo per il momento i prodotti dei settori ceramica e vetro.

Nella sua risposta alla consultazione sul CBAM lanciata ad inizio anno, il governo britannico ha annunciato l’introduzione di un meccanismo di adeguamento delle emissioni di carbonio alle frontiere del Regno Unito (Carbon Border Adjustment Mechanism, CBAM) a partire dal 1° gennaio 2027 e fornito le prime informazioni.

Seppur con alcune differenze, il CBAM britannico è modellato sul CBAM dell’Unione europea. La prima differenza sta nel campo d’applicazione: il CBAM britannico si applicherà solo alle importazioni di beni specifici nei settori dell’alluminio, del cemento, dei fertilizzanti, dell’idrogeno, del ferro e dell’acciaio (le merci interessate sono elencate nell’Allegato B del documento summenzionato e identificate con le relative voci HS). In questa prima fase, la ceramica e il vetro non saranno presi in considerazione. L’elettricità non rientra invece nel campo d’applicazione.

Nel periodo 2027-2030, il governo britannico adotterà un doppio approccio per quanto riguarda le emissioni incorporate: le aziende potranno utilizzare i dati effettivi o, se questi non sono disponibili, valori predefiniti. Le emissioni incorporate saranno misurate in tonnellate metriche di anidride carbonica equivalente (tCO2e) e includeranno sia le emissioni dirette dei beni CBAM sia quelle indirette. Per garantire che i prodotti importati siano soggetti a un prezzo del carbonio paragonabile a quello pagato dai produttori nazionali, l’aliquota applicata alle emissioni incorporate rifletterà il prezzo del sistema di scambio di quote di emissioni (ETS) del Regno Unito, tenendo conto di eventuali quote gratuite. L’aliquota sarà aggiornata su base trimestrale.

A differenza del CBAM dell’UE, il suo omologo britannico prevede una soglia minima di assoggettamento, pari a 50’000 sterline di merci CBAM importate su un periodo di dodici mesi.

Per ulteriori ragguagli:
Introduction of a UK Carbon Border Adjustment Mechanism from January 2027: Government response to the policy design consultation (30.10.2024, pdf, 503 KB)

Pubbliredazionale Cc-Ti del 19.11.2024

Il pubbliredazionale apparso sui quotidiani ticinesi in data odierna ripercorre, con diversi contributi, l’Assemblea Cc-Ti

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Concentrazione sui nostri punti di forza

I punti di forza e le criticità del modello economico svizzero nell’analisi del Prof. Lino Guzzella all’Assemblea Cc-Ti

L’invidiabile situazione finanziaria della Confederazione, a differenza di altri Stati europei zavorrati da un enorme debito pubblico, l’offerta formativa di ottimo livello, le condizioni quadro e, soprattutto, quella capacità d’innovazione che da anni colloca la Svizzera al primo posto nelle diverse classifiche internazionali. Con il suo intervento alla 107esima assemblea della Cc-Ti, il Professor Lino Guzzella, ha offerto un’analisi a 360 gradi del modello economico svizzero. I punti di forza, ma evidenziando anche i suoi elementi di vulnerabilità, in un quadro di forte concorrenza internazionale e di preoccupanti tensioni geopolitiche che, oltre a generare timori e incertezza, possono condizionare le sorti di un’economia che dipende fortemente dal commercio con l’estero.

Prof. Lino Guzzella

Un modello di successo, certamente, ma non acquisito per sempre, nulla è scontato, ha avvertito l’ex rettore e già presidente del Politecnico federale di Zurigo. Perciò, non bisogna mollare la presa. Anzi, visto che il nostro paese può incidere poco sugli inquietanti scenari geopolitici che stanno scuotendo le relazioni tra gli Stati, è più che mai necessario concentrare gli sforzi per salvaguardare e potenziare quei fattori propulsivi che hanno finora garantito la crescita. “Riusciremo a mantenere la nostra prosperità – ha ricordato – solo se possiamo continuare a vendere con successo i nostri prodotti e servizi sul mercato mondiale”.

A cinque anni dal suo primo intervento ad un’assemblea della Camera di commercio, il Professor Lino Guzzella con la sua analisi ha riproposto ora un’articolata visione d’insieme della situazione svizzera, con uno sguardo particolare al Ticino e alle sue potenzialità nel contesto dell’economia nazionale. In questa intervista ripercorriamo col Professor Guzzella i passaggi più importanti della sua relazione, mettendo a fuoco i temi cruciali per il futuro della Svizzera e del Cantone.

Anche se in misura minore rispetto al passato, il Prodotto interno lordo elvetico continua a crescere e le esportazioni in questi ultimi anni hanno retto i contraccolpi della forza del franco. Al confronto di molti altri paesi europei, la Svizzera sta dimostrando una notevole resilienza nel succedersi di varie crisi e crescenti tensioni internazionali. Si riuscirà a mantenere e migliorare questo trend?

Lo spero, ma non ci sono garanzie di successo. Alcuni sviluppi geopolitici non possono essere influenzati dalla Svizzera. Per questo è ancora più importante concentrarsi sui nostri punti di forza. Si tratta di condizioni quadro politiche ragionevoli, di un uso economico delle entrate fiscali, di un sistema educativo duale che seleziona in modo meritocratico, di un’infrastruttura intatta (trasporti, energia, …) e di molto altro ancora”.

Che importanza ha il Ticino nell’economia nazionale e quali sono le sue prospettive di sviluppo? Si sono create le premesse per avere anche qui da noi un ecosistema economico forte e dinamico?

“Il Ticino ha già un vivace ecosistema dell’innovazione, sia nei settori tradizionali (moda, turismo, ecc.) sia in quelli più recenti (biomedicina, sistemi energetici, microelettronica, ecc.). I due centri universitari, USI e SUPSI, che dispongono di eccellenti reti nazionali e internazionali, ne sono il fulcro. L’asse Ticino-Zurigo, che sta assumendo un peso sempre più importante, svolge un ruolo particolare in questo ambito”.

La Svizzera si è confermata ancora al primo posto nelle più accreditate classifiche internazionali per l’innovazione. Quali sono le ragioni di questa affermazione?

“Queste classifiche vanno sempre trattate con cautela e, inoltre, riflettono solo il passato. Ma sì, la Svizzera ha fatto molte cose bene, ad esempio non ha perseguito una politica industriale eccessiva, ma ha sostenuto la ricerca di base e i progetti pilota. È stato importante che alle imprese esistenti e a quelle nuove fosse concessa una grande libertà per partecipare con successo al mercato globale. Altrettanto importante è stato il sistema di istruzione duale, che ha permesso ai giovani di entrare nel mondo del lavoro in base alle loro capacità”.

Quali sono i punti deboli che potrebbero compromettere la forza economica del paese, guardando anche all’industria europea hi- tech che arranca, schiacciata dal peso degli Usa, della Cina e dell’India?

“La Svizzera è fortemente dipendente dal commercio estero, da cui dipende quasi la metà del nostro PIL e quasi nessun altro paese ha beneficiato della globalizzazione quanto la Svizzera. Possiamo mantenere la nostra prosperità solo se possiamo continuare a vendere con successo i nostri prodotti e servizi sul mercato mondiale. Questo costringe le aziende a cercare nicchie redditizie in cui competere. Ciò richiede agilità, contatto costante con i clienti e personale eccellente. E, naturalmente, un’abile gestione degli sviluppi geopolitici, che rappresentano una sfida importante soprattutto per le piccole imprese”.

L’economia mondiale è in fase di rallentamento, alcuni parlano di stagnazione secolare, altri di trappola della crescita. Cosa pensa al proposito?

“È una domanda difficile. Da un lato, possiamo vedere dall’esempio della Germania, che non ha avuto crescita economica per cinque anni, come regioni economiche un tempo di successo possano ristagnare. Dall’altro lato, gli Stati Uniti hanno sviluppato un enorme dinamismo nello stesso periodo, ottimizzando le aree di business esistenti e sviluppandone di completamente nuove. Tutto dipende dall’atteggiamento di base di una società: vuole essere il più egualitaria possibile ed è avversa al rischio, oppure accetta le disuguaglianze e gli approcci fallimentari? Solo il secondo approccio può portare sempre nuovi successi”.

Secondo un recente studio di Google Svizzera, entro il 2050 l’intelligenza artificiale generativa potrebbe favorire un aumento del PIL elvetico fino all’11%, pari a qualcosa come 80-85 miliardi di franchi all’anno. Eppure, si guarda agli sviluppi dell’IA con timore.

“Innanzitutto, sarei cauto con le previsioni troppo ottimistiche. Le reti neurali generative aumenteranno certamente la produttività assumendo compiti cognitivi di routine. Quanto siano grandi questi guadagni di efficienza resta da vedere. C’è poi la questione della regolamentazione: ancora una volta, questa varia molto da regione a regione. Come ogni nuovo strumento creato dall’uomo, anche le reti neurali comportano dei rischi. La regolamentazione è una cosa, ma sarà ancora più importante formare le persone affinché possano utilizzare i nuovi strumenti in modo sensato”.

La recente crisi energetica ha dimostrato che un approvvigionamento di energia sicuro e, tendenzialmente, ad emissioni zero è una condizione imprescindibile per lo sviluppo del paese. Quali sono le prospettive al riguardo?

“I paesi che forniscono agli abitanti e all’industria energia affidabile e a prezzi accessibili hanno successo anche dal punto di vista economico. Per la Svizzera sarà fondamentale fornire circa il 50% in più di energia elettrica nel 2050, soprattutto da fonti domestiche. Ma questo non sarà possibile con le misure presentate nel 2017”.

Per compensare i tagli dei contributi alle Università, il Parlamento federale ha deciso di triplicare le tasse per gli studenti stranieri che frequentano i nostri Politecnici. Come giudica questa decisione? Non si rischia di rendere la Svizzera meno attrattiva per quei giovani talenti di cui abbiamo sempre più bisogno?

“L’USI dimostra che la differenziazione delle tasse universitarie non deve necessariamente andare a scapito delle università. Tuttavia, un eventuale aumento delle tasse deve essere abbinato a corrispondenti offerte di borse di studio per i talenti eccezionali”.

In un mondo in cui tutto, produzione, costumi, società, cambia rapidamente, qual è oggi la missione dell’Università?

“In realtà si tratta sempre della stessa cosa: consentire ai giovani di pensare in modo critico e creativo, di apprendere in modo indipendente per essere in grado di plasmare il futuro in modo responsabile”.

4 oggetti in votazione il 24 novembre

Il 24 novembre 2024 saranno in votazione 4 oggetti volti a rinforzare il nostro Paese.

Sanità pubblica per contribuire alla riduzione dei costi globali del sistema, strade nazionali per una maggiore sicurezza delle vie di comunicazione , fluidità e per una netta riduzione d’impatto sugli agglomerati vicini e, infine, 2 progetti di legge rivolti al diritto di locazione al fine di rafforzare il diritto di proprietà e la sicurezza giuridica.
Nelle pagine delle campagne puoi trovare informazioni utili.

L’economia raccomanda 4 x SI a sostegno delle persone e del territorio:


SÌ per più sicurezza sulla nostra rete di strade nazionali

Il 24 novembre 2024 voteremo sulla Fase di potenziamento 2023 delle strade nazionali PROSTRA. PROSTRA comprende sei sottoprogetti destinati a eliminare i colli di bottiglia e a migliorare il flusso del traffico sulle strade nazionali. Se il traffico scorre sui grandi assi autostradali, le città e i comuni possono essere sgravati dal dannoso traffico di transito e la sicurezza stradale può essere migliorata. Le strade nazionali sono un tassello fondamentale nel puzzle della rete complessiva dei tras­porti. Abbiamo bisogno di entrambe le cose: ferrovia e strada! La proposta è quindi nell’interesse di tutte e tutti gli utenti della strada ed è sostenuta da un’ampia alleanza tra politica, economia e società.

«Questo progetto è di estrema importanza. Per la popolazione, pendolari, residenti, per il traffico del tempo libero, per il turismo e, in generale, per l’intera economia con la sua logistica, le imprese commerciali e le PMI». Così ha aperto la conferenza stampa del comitato, il consigliere agli Stati del «Centro» Fabio Regazzi. Un Sì a questo progetto, significa Sì a meno colli di bottiglia sulle strade nazionali e quindi a meno code e a meno dannoso traffico di aggiramento. La proposta gode di un ampio consenso ed è sostenuta dal Consiglio federale e dal parlamento, dai partiti borghesi, dai gruppi parlamentari e dall’intera economia del nostro paese. Il progetto è anche un impegno a favore della mobilità.

La ferrovia e la strada sono due realtà che si integrano

«La rete delle strade nazionali è un tassello del puzzle della rete di trasporto complessiva. Tutti i tasselli si incastrano come in un grande puzzle. Sia il trasporto di passeggeri che quello di merci si basano su entrambe le modalità di trasporto», ha affermato il consigliere agli Stati PLR Thierry Burkart. Come esempio ha aggiunto che noi raggiungiamo la stazione ferroviaria in auto, prendiamo poi il treno per i viaggi più lunghi, o che trasportiamo le merci che ci arrivano da oltreoceano con il treno, per poi farle proseguire con il camion al supermercato o all’officina. Può solo essere dannoso se la ferrovia e la strada vengono messe in contrapposizione. Un trasferimento su larga scala dalla strada alla ferrovia e viceversa, non è assolutamente possibile. Perché in entrambi i sistemi ci sono dei colli i bottiglia.

Tutti noi paghiamo i costi causati dalle code

«Le code sulle nostre strade sono dannose per l’economia e per la società. Con oltre 48’800 ore di code solo sulle strade nazionali, l’anno scorso l’USTRA ha registrato un aumento del 22,4% rispetto all’anno precedente», ha spiegato il consigliere agli Stati PLR Pascal Broulis. Il tempo è denaro. Solo per le strade nazionali, ciò costa annualmente 1,2 miliardi di franchi». Costi che sono inevitabili se i lavoratori sono bloccati negli ingorghi, se ritardi nella catena di approvvigionamento rendono i prodotti più costosi o addirittura impediscono di evadere gli ordini. «E se ognuno di noi è bloccato in una coda nel traffico, perdiamo tempo che potrebbe essere investito meglio: al lavoro, in famiglia o nel tempo libero per rilassarci», ha affermato Pascal Broulis.

L’intero sistema di trasporti ne beneficia

«I progetti vengono avviati solo dove sono più urgenti e dove possono ottenere il massimo valore aggiunto. E cioè, dove attualmente ci sono gravi colli di bottiglia», ha detto il consigliere agli Stati Mauro Poggia. Come, per esempio in Svizzera romanda, con il progetto fra Nyon e Ginevra, che ha visto una crescita demografica di 25’000 abitanti nel 2023. Sia per il canton Vaud che per Ginevra, questo progetto non rappresenta quindi un ulteriore sviluppo, ma piuttosto un adeguamento alle esigenze della società odierna. Questo progetto è anche un buon esempio di come l’intero sistema di trasporti ne tragga beneficio. Oltre a eliminare la strozzatura sulla strada nazionale, con questo progetto si migliorerà anche il flusso di traffico sulla strada cantonale e l’efficienza degli svincoli autostradali.

Un aumento della sicurezza già finanziato

«Tutte e tutti noi utenti della strada paghiamo con i nostri pedaggi per una rete autostradale ben funzionante», ha detto il consigliere nazionale UDC Thomas Hurter. Questo mantenimento è finanziato indipendentemente dal bilancio federale ordinario, tramite tasse quali la vignetta autostradale, la tassa di circolazione o la sovrattassa sul carburante. Questi prelievi sono vincolati possono essere utilizzati solo per progetti autostradali e anche per progetti legati al traffico negli agglomerati. Il progetto del Fäsenstaubtunnel nel canton Sciaffusa è un buon esempio di convogliamento del traffico al di fuori o addirittura al di sotto delle aree abitate. Questo smistamento alleggerisce le località: c’è meno traffico, meno emissioni e la sicurezza stradale migliorata.

Fabbisogno di superfici coltivabili ridotto al minimo e totalmente compensato

La consigliera nazionale UDC Katrin Riem ha sottolineato come siano le imprese commerciali e le PMI a essere danneggiate dalle code stradali. Spesso non sono in grado di ribaltare sui clienti i costi aggiuntivi sostenuti e si ritrovano a dover sostenere l’esborso. Come commerciante, conosce fin troppo bene questa situazione e si rende conto che già oggi è necessario intervenire con urgenza. Quale, non sono solo commerciante, ma anche agricoltrice e agronoma, le stanno a cuore i nostri terreni agricoli e, in particolare, le aree destinate alla coltura in rotazione. Le strade hanno bisogno di spazio. Ma grazie ai grandi sforzi delle autorità responsabili e alla buona collaborazione con i vari gruppi di interesse, lo spazio necessario ha potuto essere ridotto al minimo, ossia a 1/3 dell’area globale, ed è completamente compensato mediante la rivalutazione.

«Sono stati raggiunti i migliori risultati possibili e, comunque, anche l’agricoltura dipende da una rete stradale ben funzionante» ha concluso Katja Riem.

Ambiente e sicurezza ne beneficiano

«Quando parliamo di traffico di aggiramento, parliamo sempre anche di sicurezza stradale», ha detto la consigliera nazionale del «Centro» Elisabeth Schneider-Schneiter. Nei sei mesi successivi all’apertura del terzo tubo del tunnel Gubrist, il traffico su tratti della rete stradale a valle, tipicamente considerati percorsi alternativi, è diminuito fino al 20%. Ciò significa meno code, meno tamponamenti, meno rischi per pedoni e ciclisti, e più facile passaggio dei veicoli d’emergenza. Il terzo tubo della galleria ha portato a una riduzione del 75% degli incidenti. Le code non sono solo un rischio per la sicurezza, ma inquinano anche l’ambiente. Infatti, il traffico stop-and-go emette una quantità di gas di scarico significativamente maggiore rispetto al traffico normale.


Fonte: Comitato «SÌ – Garantire il futuro delle strade nazionali»

Sostenibilità: 7 novembre 2024, al Centro Professionale del Verde di Mezzana

Si è svolta il 7 novembre 2024, al Centro Professionale del Verde di Mezzana, la serata dedicata al rapporto di sostenibilità semplificato organizzata dall’Ente Regionale per lo sviluppo del Mendrisiotto e Basso Ceresio (ERS-MB) e la Camera di commercio, dell’industria, dell’artigianato e dei servizi del Canton Ticino (Cc-Ti), in collaborazione con la Società commercianti del Mendrisiotto, l’Organizzazione turistica del Mendrisiotto e Basso Ceresio (OTR-MB) e con il sostegno di SUPSI e di Banca Stato.

Quattro associazioni, sostenute dalla SUPSI e da Banca Stato, hanno unito le forze per trattare un argomento di interesse comune e di crescente rilevanza internazionale: la responsabilità sociale d’impresa. Un tema che concerne tutti; i colossi multinazionali, le grandi e medie imprese, ma anche le pmi, i piccoli commerci, i Comuni, le associazioni, i patriziati, fino ad arrivare alle famiglie e ai singoli cittadini quali parti attive di una comunità.

Nei saluti di apertura, il direttore di ERS-MB Claudio Guidotti e il CSR Manager della Cc-Ti Gianluca Pagani hanno subito spiegato come l’obiettivo, posto dai rispettivi enti per la serata, fosse quello di aiutare gli oltre cento partecipanti – appartenenti a quasi tutte le categorie sopra elencate – a fare, tutti insieme, un passo concreto verso la sostenibilità; condividendo esperienze e buone pratiche. Il singolo impegno conta e investire nella misurazione e nel monitoraggio del proprio impatto ambientale e sociale, oltre ad essere un importante elemento competitivo, permette di intraprendere un percorso arricchente che tocca tutti i valori aziendali.

Nell’ampio ventaglio di strumenti a disposizione, il rapporto semplificato sviluppato dalla Cc-Ti con il supporto scientifico della SUPSI e in collaborazione con il Dipartimento delle finanze e dell’economia (DFE), ha il vantaggio di fornire uno strumento accessibile a tutti. La docente e ricercatrice della SUPSI Jenny Assi e il CSR Manager della Cc-Ti Sergio Trabattoni hanno spiegato come il modello sia nato proprio per rispondere a un’esigenza specifica: aiutare le piccole attività a dotarsi di un rapporto di comunicazione e di pianificazione di applicazione semplice, economica ed efficace. In questo senso le testimonianze del direttore di Borgovecchio SA Carlo Crivelli e della direttrice dell’OTR-MB Nadia Lupi hanno confermato come questi aspetti siano stati cruciali nella scelta di valersi di tale piattaforma, condividendo con i presenti le rispettive esperienze, i risultati raggiunti, ma anche i dubbi iniziali e gli elementi critici riscontrati durante il percorso. Entrambi hanno anche evidenziato come, per le aziende nel settore del turismo, tale rapporto permetta di ottenere il riconoscimento Swisstainable Level II. Infine, Walter Bizzozero, esperto in materia di commesse pubbliche, ha presentato le modifiche normative che hanno visto l’inserimento della CSR quale criterio di aggiudicazione con un peso specifico del 4% nella valutazione dell’offerente.

La serata si è conclusa con la presentazione da parte di Guidotti del Bando sostenibilità di ERS-MB che prevede la messa a disposizione di un importo complessivo di 10’000 franchi sull’arco di tre anni a sostegno delle realtà che desiderano valutare il proprio impegno nell’ambito della sostenibilità e della responsabilità sociale tramite il rapporto semplificato e l’eventuale ulteriore Dichiarazione di conformità rilasciata da Cc-Ti e riconosciuta sia dal DFE che dall’ufficio di vigilanza sulle commesse pubbliche. Step importanti che richiedono impegno, ma accessibili a tutti e dai risultati tangibili; da qui la necessità di fare, insieme, piccoli passi concreti.

Serata imprenditori del Comune di Mezzovico-Vira del 06.11.2024

Uniti nel presente per decidere il nostro futuro (COMUNICATO STAMPA)

Serata di grande significato quella del 06 novembre scorso per il Municipio.
Era infatti previsto il tradizionale momento che il Comune di Mezzovico-Vira dedica, dal 2009, con scadenza biennale, agli imprenditori attivi sul suo territorio.
Una serata pensata espressamente per ribadire la vicinanza dell’Autorità politica al proprio mondo industriale e sottolineare il felice connubio con lo stesso sin dai primi anni ’70.

Per rafforzare ancora di più questo sentimento di unione l’incontro è stato organizzato, simbolicamente, in collaborazione con la Camera di Commercio e dell’Industria del Canton Ticino con la presenza sia del suo Direttore Luca Albertoni sia del CSR Manager Gianluca Pagani quali graditi relatori; proprio a sottolineare come la collaborazione e il dialogo tra tutti gli attori potrà contribuire ad affrontare in maniera proattiva il futuro prossimo del mondo economico ed industriale ticinese.

Anche in questa occasione l’interesse suscitato è stato grande, con più di novanta partecipanti in rappresentanza di svariati settori economici,  sicuramente attratti anche dai temi di attualità proposti per questa occasione ovvero “L’andamento dell’economia ticinese in un contesto sempre più instabile” presentato appunto dal Direttore della Camera di Commercio e dell’Industria Luca Albertoni  e “gli strumenti messi a disposizione delle imprese da parte della Camera di commercio per gestire al meglio le questioni legate alla responsabilità sociale delle imprese” esposti dal CSR Manager Gianluca Pagani.

Il Sindaco Mario Canepa, visibilmente soddisfatto per la folta presenza ha voluto sottolineare, a questo proposito <<la determinazione e la forza d’animo che gli imprenditori hanno nel portare avanti, in situazioni non sempre facili, lo scopo aziendale, indicando  inoltre che  << ben conscio della qualificata realtà industriale, che ha fatto conoscere in maniera positiva il nome di Mezzovico-Vira in Ticino, in Svizzera e in molti importanti paesi all’estero,  il Municipio è sempre ricettivo e ben disposto nel sostenere progetti concreti. Occasioni come questa favoriscono il rafforzamento e il dialogo tra ente pubblico e privato; due mondi che, purtroppo e per svariati motivi, viaggiano a velocità diverse>>.

Al termine degli interventi i presenti hanno potuto continuare la serata in maniera conviviale con un ottimo aperitivo-cena offerto, occasione propizia per uno scambio di idee e approfondimento delle conoscenze reciproche, in un clima gioviale e rilassato, tra le diverse realtà economiche e politiche che hanno partecipato alla serata.


Comunicato stampa – Comune di Mezzovico-Vira

Regolamento UE Ecodesign: pubblicate le FAQ

La Commissione europea ha pubblicato una guida completa volta a chiarire il Regolamento sulla progettazione ecocompatibile dei prodotti sostenibili.

Il 18 luglio scorso, nell’Unione europea (UE) è entrato in vigore il Regolamento (UE) 2024/1781 sulla progettazione ecocompatibile dei prodotti sostenibili (ESPR). Il regolamento Ecodesign, come viene comunemente chiamato, ha l’obiettivo di migliorare la sostenibilità ambientale dei prodotti e a tal proposito introduce criteri di progettazione quali la durevolezza, la riciclabilità, l’impronta ambientale e la riutilizzabilità degli stessi e l’uso del “passaporto digitale” quale strumento di trasparenza e tracciabilità lungo tutta la filiera produttiva.

Il regolamento disciplina praticamente tutti i prodotti immessi sul mercato o messi in servizio nell’UE e non solo i prodotti di consumo. Esistono solo poche esclusioni, quali ad esempio i prodotti alimentari, i mangimi, e i medicinali. La Commissione europea dovrà stabilire i requisiti specifici per i diversi prodotti, dopodiché i produttori e i Paesi dell’UE avranno 18 mesi di tempo per conformarvisi. Tra i primi prodotti a dover essere regolamentati figurano ferro e acciaio, alluminio, prodotti tessili, mobili, pneumatici, detersivi, vernici, lubrificanti, prodotti chimici, prodotti connessi all’energia, prodotti delle TIC e altri dispositivi elettronici (cfr. art. 18 par. 5). Il relativo atto delegato non entrerà in vigore prima del 19 luglio 2025.

Per rispondere ai quesiti più frequenti, a fine settembre la Commissione europea ha pubblicato un documento con 171 FAQ che affrontano un’ampia gamma di argomenti e, nello specifico, chiariscono termini, ambito di applicazione, tempistiche di attuazione, interazione con altri regolamenti (come ad esempio il regolamento sui rifiuti di imballaggio e il REACH) e, non meno importante, le questioni legate al commercio dei prodotti (passaporto digitale, etichettatura, verifica e conformità, implicazioni per gli operatori economici di Paesi terzi,…).

Il documento può essere scaricato qui in formato pdf: Ecodesign for Sustainable Products Regulation (ESPR) – Frequently Asked Questions (1.22 Mb)

Attuazione Convenzione PEM riveduta: aggiornamento

Dal 1° gennaio 2025 al 31 dicembre 2025, all’interno della zona PEM continueranno verosimilmente ad applicarsi due serie di norme: la vecchia (attuale) Convenzione PEM e le norme rivedute (le odierne norme transitorie). Il possibile e sempre più probabile slittamento dell’attuazione della Convenzione PEM riveduta è dovuto alla lungaggine delle procedure legislative di aggiornamento degli accordi di libero scambio con alcuni Paesi. Lo comunicano in una nota congiunta l’Ufficio federale delle dogane e della sicurezza dei confini (UDSC) e la Segreteria di Stato dell’economia (SECO).

Dal 1° gennaio 2025 le norme rivedute della Convenzione PEM si applicheranno automaticamente alla Convenzione AELS e agli accordi di libero scambio (ALS) Svizzera/AELS con l’UE, l’Albania, la Bosnia-Erzegovina, la Georgia, il Montenegro, la Macedonia del Nord, la Serbia e la Turchia.

Gli ALS con Egitto, Israele, Giordania, Libano, Striscia di Gaza e Cisgiordania, Marocco, Tunisia, Ucraina e Isole Faroe non hanno invece ancora potuto essere aggiornati e la lunghezza delle procedure amministrative in questi Paesi sta rendendo evidente che non tutti questi accordi potranno essere modificati entro la fine del 2024. Senza aggiornamento gli accordi continueranno a sottostare alla vecchia (attuale) Convenzione PEM.

L’attuazione della Convenzione PEM riveduta sarà verosimilmente posticipata al 1° gennaio 2026 e nel caso di ALS non aggiornati entro tale data, il cumulo con i relativi Paesi partner sarà interrotto.

L’UDSC e la SECO continueranno a fornire informazioni sugli ultimi sviluppi attraverso note informative e circolari. La matrix sarà aggiornata di conseguenza.


Link:
Nota informativa congiunta UDSC/SECO (20 settembre 2024, aggiornata il 25 ottobre 2024) (pdf)

Innovazione e ricerca e sviluppo tecnologico: quo vadis?

A fine settembre, la Svizzera ha conquistato il primo posto del “Global Innovation Index (GII)” dell’Organizzazione mondiale della proprietà intellettuale (OMPI) per la sua capacità di innovare: è il 14° anno consecutivo che il nostro Paese si posiziona in testa a questa classifica che valuta la capacità delle singole Nazioni di convertire gli input dell’innovazione in risultati concreti come brevetti e beni tecnologicamente avanzati. Fanno seguito Svezia e Stati Uniti. La Cina si è attestata all’11° posto, diventando uno dei Paesi ad aver scalato più velocemente la classifica negli ultimi 10 anni. Molti degli indicatori del GII sono tuttavia presentati in base alla popolazione o al prodotto interno lordo del Paese: se si considerano gli investimenti complessivi, gli Stati Uniti si confermano il maggior investitore in ricerca e sviluppo (R&S).

La Cina sta però mettendo sempre più in discussione il dominio tecnologico degli USA. Lo conferma il rapporto biennale “State of US Science & Engineering” (Stato della scienza e dell’ingegneria degli Stati Uniti) presentato al Congresso degli Stati Uniti dall’agenzia governativa americana National Science Board (NSB): nel 2021, l’anno più recente incluso nel rapporto, con 806 miliardi di dollari investiti in R&S, sia pubblica sia privata, gli Stati Uniti mantenevano ancora un buon vantaggio sulla Cina (che a sua volta aveva investito “solo” 668 miliardi di dollari), ma ora questo vantaggio si sta erodendo rapidamente.

Esiste poi un’altra classifica, meno nota, realizzata dal think tank australiano Australian Strategic Policy Institute (ASPI), il “Critical Technology Tracker” (localizzatore di tecnologie critiche). Secondo questa classifica, la Cina detiene ora il primato mondiale nella ricerca tecnologica in nove settori critici su dieci e continua ad aumentare il suo vantaggio sugli Stati Uniti: questi ultimi sono leader solo in 7 delle 64 tecnologie considerate critiche, mentre il Dragone guida le altre 57, prevalentemente in campi come la difesa, lo spazio, l’energia, l’ambiente, l’intelligenza artificiale (IA), le biotecnologie, la robotica, la cibernetica, l’informatica, i materiali avanzati e le aree chiave della tecnologia quantistica.

Lo studio dell’ASPI valuta anche il potenziale monopolio della ricerca in questi settori. Il numero di tecnologie considerate “ad alto rischio” di potenziale monopolizzazione è aumentato da 14 a 24. Nell’attuale contesto geopolitico è preoccupante il fatto che molte delle nuove tecnologie considerate ad alto rischio abbiano applicazioni nella difesa e che il Paese di Mezzo sia leader in tutti questi ambiti, oltre a ottenere nuovi risultati nei sensori quantistici, nel calcolo ad alte prestazioni, nei sensori gravitazionali, nei lanci nello spazio e nella progettazione e fabbricazione di circuiti integrati avanzati (produzione di semiconduttori).

Detto ciò, la performance della Cina nella ricerca non riflette ancora il dominio nello sviluppo tecnologico che, come abbiamo visto, rimane in mano agli Stati Uniti: il gigante asiatico è infatti in ritardo su questo fronte. È comunque opportuno sottolineare che nell’ambito del piano “Made in China 2025” volto a rafforzare l’autosufficienza del Paese e a trasformarlo in una potenza economica globale, il Dragone sta investendo molto nelle sue capacità produttive sovvenzionando proprio ambiti chiave come l’industria IT di nuova generazione (circuiti integrati, software ad uso industriale, equipaggiamenti di telecomunicazione), la robotica, l’aviazione e i settori aerospaziale e navale. Gli Stati Uniti seguono attentamente questi progressi e ad inizio settembre hanno introdotto nuovi controlli sulle esportazioni di tecnologie importanti verso lo Stato asiatico nel tentativo di limitargli l’accesso a tecnologie avanzate, come le apparecchiature per la produzione di chip, i computer e i componenti quantistici.

Che ne è degli altri Paesi nell’attuale competizione per le tecnologie critiche? Per 45 delle 64 tecnologie esaminate, l’India figura nella Top5 subito dopo gli Stati Uniti e la Cina, emergendo come centro chiave dell’innovazione ed eccellenza della ricerca globale, soprattutto in diverse aree essenziali e in rapida evoluzione dell’IA, come l’analisi avanzata dei dati, gli algoritmi di IA, gli acceleratori hardware, l’apprendimento automatico, la progettazione e la fabbricazione di circuiti integrati avanzati, l’elaborazione del linguaggio naturale e l’IA avversaria. Dal canto suo, il Regno Unito è uscito dalla Top5 per otto tecnologie e ora si colloca tra i primi 5 Paesi per 36 tecnologie, contro le 44 dello scorso anno. Il Paese ha perso terreno in particolare nelle tecnologie di rilevamento, materiali avanzati e spazio. Nel suo complesso, l’Unione europea continua invece ad essere competitiva: sebbene nessuno degli Stati membri occupi singolarmente la prima posizione nelle tecnologie critiche (la Germania è la più forte, nella Top5 in 27 aree), il blocco europeo è leader in due aree tecnologiche (sensori di forza gravitazionale e satelliti di piccole dimensioni) e figura al secondo posto in 30. Un risultato in linea anche con il più recente rapporto Draghi, che riconosce lo spazio come un settore strategico chiave per il futuro della competitività europea. La rivalità tecnologica tra Stati Uniti e Cina, insieme all’importanza strategica crescente delle tecnologie critiche, ha creato una situazione geopolitica in cui l’Europa dovrebbe (o meglio, deve) svolgere un ruolo più attivo e assertivo, riducendo altresì la sua dipendenza dalle due superpotenze. La domanda che dovrebbe essere posta è: l’Europa sarà in grado di mobilitare la volontà politica e gli investimenti necessari per raggiungere questo obiettivo?

Altri link utili:
Chi guida la corsa alle tecnologie critiche? – Cc-Ti (28 marzo 2023)