Aprirsi a nuovi mercati

Il prossimo evento Paese sarà dedicato alla terza economia mondiale: il Giappone. 

La diversificazione dei mercati è la chiave di volta per garantire ad un’azienda il giusto equilibrio del proprio business e mettersi al riparo da eventuali crisi economiche o cambiamenti improvvisi, che possono minare l’equilibrio aziendale.

È con questa spinta che la Cc-Ti e S-GE s’impegnano ad informare gli imprenditori sulle opportunità di esportazione attraverso l’organizzazione di conferenze durante le quali vengono esplorati nuovi mercati. È il caso ad esempio del prossimo 21 maggio (dettagli nel box a lato), quando gli imprenditori avranno modo di conoscere le opportunità di business in Giappone, che si presenta come la terza economia più grande al mondo.

Per andare più nel dettaglio, nel 2017 la crescita del PIL giapponese è stata superiore al previsto (1,7%), rallentando poi pero all’1% nel 2018. Per il 2019, le previsioni indicano un ulteriore leggero indebolimento. Lo sguardo al futuro rimane tuttavia positivo, soprattutto in vista delle Olimpiadi di Tokyo 2020, che il governo giapponese spera diano un contributo significativo e stimolino l’economia nei prossimi anni, specialmente in ambito turistico ed edilizio. Tra le sfide con cui si trova confrontato il Paese del Sol levante si possono citare l’invecchiamento della popolazione, l’innovazione e la sostenibilità.

Le relazioni bilaterali con la Svizzera sono regolate da un importante accordo di libero scambio in vigore dal 2009, grazie al quale sono stati eliminati quasi tutti i tributi doganali sui beni industriali, salvo su taluni prodotti agricoli dove vige un certo protezionismo. Di recente, però, l’Unione Europea è entrata a gamba tesa nel mercato nipponico, siglando un importante accordo di libero scambio che è entrato in vigore il 1° febbraio 2019. Il trattato ha eliminato i dazi su circa il 99% dei beni giapponesi importati nell’UE e ha azzerato i tributi sulle merci europee importate in Giappone. Le aziende elvetiche hanno quindi perso un po’ di terreno, ma possono sempre vantare prodotti innovativi e di eccellenza e posizionarsi in modo competitivo sul mercato nipponico.

Articolo a cura di

Monica Zurfluh, Responsabile S-GE per la Svizzera italiana e
Valentina Rossi, Responsabile Servizio Export Cc-Ti

Interessati a partecipare al business lunch del 21 maggio? Le iscrizioni sono aperte online.

Verso lo sviluppo di nuovi prodotti

In Ticino da quasi un secolo. Da impresa con poche decine di persone ad azienda leader a livello internazionale nella produzione di sostanze chimiche e nello  sviluppo d’impianti per l’industria chimica. Scopriamo Casale Group, con un’intervista a Federico Zardi, CEO.

La storia di Casale Group è frutto di grandi visioni imprenditoriali e d’innovazione continua, come testimonia anche il  numero di brevetti depositati. Sin dalla sua fondazione a Lugano nel 1921, ad opera di Luigi Casale, chimico italiano di fama mondiale per aver ideato un  processo di sintesi dell’ammoniaca. Invenzione decisiva per la produzione dei nuovi fertilizzanti azotati che hanno segnato una svolta nello sviluppo  nell’agricoltura. In questo testo parliamo  dell’importanza delle nuove tecnologie digitali per l’innovazione.

Anche nell’ultimo studio di Bak Economics, Casale si evidenzia come un’impresa capace di competere per innovazione e brevetti con i giganti mondiali dell’industria. In che misura le tecnologie digitali accelerano o agevolano l’innovazione?

“Penso che le nuove tecnologie digitali abbiano un grande potenziale per creare applicazioni  innovative in vari campi, come anche nel nostro. Un esempio di tecnologia digitale che agevola direttamente il nostro lavoro è l’applicazione dell’Intelligenza Artificiale nel processo di ricerca. L’analisi di grandi masse di dati prodotti durante la ricerca può essere velocizzata con tecniche che si basano sull’Intelligenza
Artificiale, accelerando e agevolando lo sviluppo di prodotti innovativi”.

L’innovazione dipende più dalle dimensioni dell’impresa o dalla cultura aziendale?

“L’innovazione dipende fondamentalmente dalla cultura aziendale. Quando Casale aveva una dimensione di poche decine di persone è riuscita a sviluppare  innovazioni che le hanno permesso di primeggiare rispetto a concorrenti molto più grandi. È evidente, comunque, che una maggior dimensione dell’azienda crea maggiori capacità finanziarie che possono essere dedicate all’innovazione”.

Quali vantaggi offre il Ticino per un’azienda leader a livello mondiale come Casale Group?

“Il Ticino per noi è un ottimo baricentro tra il nord della Svizzera e più in generale il nord dell’Europa, con la sua grande tradizione e cultura scientifica, e l’Italia con la sua cultura e produzione industriale specialistica del nostro settore, combinata col buon livello tecnico degli istituti universitari. Riusciamo facilmente ad accedere alle competenze e capacità di ricerca dei due Politecnici federali, degli istituti di ricerca svizzeri e del nord dell’Europa, e altrettanto facilmente ai fornitori e partner specializzati nel nostro campo che sono presenti e attivi in Italia”.

Nel vostro settore quanto conta il made in Switzerland?
“Il made in Switzerland rimane un sinonimo di qualità e di eccellenza tecnologica, il nostro valore però dobbiamo dimostrarlo con i fatti”.

Avete difficoltà nel reperire la manodopera qualificata e gli specialisti di cui avete bisogno?

“Sì, abbiamo qualche difficoltà, ma generalmente riusciamo a risolverla”.

La Cc-Ti torna in Russia

Dato l’interesse sempre vivo per la Russia, la Cc-Ti organizza una missione a Mosca dal 2 al 5 giugno.

La JCC (Joint Chamber of Commerce – Switzerland) – il cui scopo è quello di promuovere le relazioni bilaterali tra Svizzera e Russia, Ucraina, Bielorussia, Moldavia, Asia Centrale e Caucaso del Sud – inaugurerà il 4 giugno il proprio “Russia Chapter” a Mosca. In questa occasione, verrà organizzata la conferenza “Russian Regions Meet Swiss Cantons” che permetterà di favorire gli scambi tra imprenditori svizzeri e russi. Uno dei panel della conferenza sarà dedicato al Ticino. L’evento si iscrive nel programma della visita in Russia della Segretaria di Stato dell’economia, Marie Gabrielle Ineichen-Fleisch, che aprirà la conferenza. Da parte russa, presenzieranno numerosi rappresentanti di diverse regioni russe (autorità, imprenditori,..). Un’ottima occasione questa per ampliare la rete di contatti locale.

La Cc-Ti è lieta di partecipare all’evento e di accompagnare gli imprenditori ticinesi che desiderano partecipare alla missione che proseguirà con ulteriori momenti interessanti. Sarà inoltre data la possibilità alle aziende di organizzare incontri B2B con potenziali partner commerciali locali (selezionati in maniera mirata ed organizzati col supporto di S-GE).

L’organizzazione logistica della missione sarà gestita dalla Cc-Ti (in collaborazione con la JCC).

Interessati a saperne di più? Consultate il programma e richiedeteci maggiori informazioni

Da un’economia a rimorchio al Ticino dei brevetti e dell’innovazione

La Cc-Ti insieme alle aziende ticinesi per la trasformazione digitale

La Svizzera è il Paese più globalizzato al mondo, da otto anni è in testa alla classifica internazionale dell’innovazione e nel 2018 le aziende elvetiche hanno depositato all’European Patent Office ben 7’927 brevetti. Con un aumento del 7,8% rispetto al 2017, il doppio di quello registrato nel resto dell’Europa. In questo quadro di eccellenza nazionale, Il Ticino gioca brillantemente la sua partita per il numero di patenti e brevetti di qualità, con una crescita, addirittura, superiore alla media svizzera. Il che certifica la capacità d’innovazione di un sistema economico che si va gradualmente riconfigurando sulle opportunità offerte dalla
rivoluzione digitale.

Dunque, un cantone inserito a pieno titolo nella rete globale dell’economia e dell’innovazione indotta dalle tecnologie dell’informazione e della comunicazione. Una realtà di successo ignorata, purtroppo, dal grande pubblico e da buona parte dei nostri politici, oscurata com’è dalla narrazione dominante di un Ticino economicamente disastrato e devastato dai “capannoni industriali”. Abbiamo, invece, una solida diversificazione produttiva, con una forte innovazione in diversi settori e fior di aziende che primeggiano nei brevetti, tenendo testa ai giganti mondiali dell’industria. E lo ha ben evidenziato l’ultimo studio commissionato dalla Cc-Ti a BAK Economics.

L’innovazione è stato il motore di una crescita che ha strappato il Ticino dal triste cliché del cantone “a rimorchio” o “in mezzo al guado”, aprendo prospettive promettenti per l’economia. Per questo la Cc-Ti sta concentrando i suoi sforzi nel supportare le aziende nel delicato passaggio verso la digitalizzazione che, per la sua stessa natura, è un moltiplicatore d’innovazione. A differenze delle tecnologie del passato, essa investe infatti non solo la produzione di merci e servizi, ma la loro ideazione e progettazione, la commercializzazione, la gestione e la pianificazione aziendale, la sua visibilità sul mercato. Un effetto a catena che in ogni fase può creare ulteriore valore aggiunto.

La progressiva integrazione delle tecnologie digitali e l’interazione intelligente col lavoro umano nei processi produttivi è oggi la chiave dello sviluppo economico e della crescita delle imprese. Anche delle aziende artigianali che possono ormai disporre di sofisticate tecniche a costi più accessibili, per potenziare la loro specializzazione e sfruttare nuovi materiali in ogni campo: dall’edilizia alla falegnameria, dal tessile ai rivestimenti, dagli isolamenti termici e acustici alla domotica.

Ma l’innovazione è pressoché inutile se non è valorizzata da un nuovo modello di business, che permetta la gestione ottimale di tutta l’attività produttiva, dei canali di promozione e distribuzione. In grado, perciò, d’imporsi in modo altrettanto innovativo sul mercato. Una necessità cruciale a cui la Cc-Ti dedicherà il prossimo 10 settembre l’evento “Business model innovation”.

Svizzera e Regno Unito: relazioni stabili

Anche in caso di “no deal” le relazioni bilaterali rimarranno stabili e si potrà contare sugli accordi stipulati dal Consiglio federale nell’ambito della strategia “Mind the gap”.

Era il 23 giugno 2016 quando il popolo britannico decise, con il 51,9% di voti, di uscire dall’Unione Europea (“Leave”). Da allora si è assistito a un iter particolarmente articolato che avrebbe dovuto portare, entro lo scorso 30 marzo, a un distacco del Regno Unito dall’UE. Come la cronaca di questi giorni ci riporta, non è però stato così e le discussioni sono tutt’ora in atto. Il Parlamento britannico non ha ancora trovato un accordo su un piano di uscita ed ora, dopo una prima scadenza che era stata fissata al 30 marzo e poi al 12 aprile, l’UE ha concesso all’UK un’estensione di ulteriori sei mesi, dando così al Regno Unito tempo fino al 31 ottobre per decidere come procedere. L’accordo di recesso potrà entrare in vigore a una data anteriore, se le parti dovessero completare le rispettive procedure di ratifica prima della fine di ottobre (aggiornamenti sulle decisioni disponibili al seguente link – nda).

La Brexit è stata al centro dell’evento dello scorso 9 aprile organizzato da Switzerland Global Enterprise in collaborazione con la Cc-Ti, l’Ambasciata britannica a Berna e la British-Swiss Chamber of Commerce, durante il quale le aziende presenti hanno potuto ripercorrere quanto accaduto dal 2016 e porre domande dirette sulle conseguenze per il business elvetico.

Relazioni bilaterali in crescita

Indipendentemente dall’esito della decisione britannica, “Deal o no Deal”, la Svizzera – grazie alla strategia del Consiglio federale denominata “Mind the Gap” – mira a mantenere stabili le relazioni tra i nostri due Paesi, come ha affermato Noel McEvoy, direttore del Dipartimento per il commercio internazionale dell’Ambasciata britannica a Berna e da Kris Camponi, secondo segretario per gli affari economici presso l’Ambasciata. McEvoy e Camponi hanno inoltre sottolineato l’importanza delle relazioni bilaterali tra UK e Svizzera con scambi di oltre 30 miliardi di sterline nel solo 2018 e con numeri crescenti sia negli investimenti sia nei flussi di persone. La Brexit, secondo McEvoy, ha creato nuove dinamiche sia per il Regno Unito sia per la UE stessa. L’export britannico è aumentato di 110 milioni di sterline e l’UK si posiziona al primo posto quale destinazione per gli investimenti esteri diretti in Europa e al terzo posto globalmente. Nei primi 6 mesi del 2018, l’UK è stata inoltre seconda solo alla Cina, attirando 65.5 milioni di dollari di investimenti contro i 70 milioni del dragone asiatico. La Brexit sembra dunque non far presa nel mondo del business lasciando alla politica le sue incertezze.

Mind the gap

Ad oggi le relazioni tra Regno Unito e Svizzera si basano sugli accordi bilaterali conclusi in seno all’UE. Dopo la Brexit questi trattati non saranno però più applicabili e, in vista della data di uscita, il Consiglio federale ha implementato sin dal 2016 il programma “Mind the gap” per garantire la continuità dei diritti e doveri esistenti.
La Svizzera ha quindi elaborato provvisoriamente cinque nuovi accordi con il Regno Unito che saranno applicati a partire dal momento in cui gli accordi bilaterali tra la Svizzera e l’UE non saranno più validi per il Regno Unito.  Se vi sarà un periodo transitorio, in questa fase continueranno ad avere efficacia gli accordi bilaterali tra Svizzera e UE nelle relazioni con il Regno Unito. I nuovi accordi entrerebbero in vigore solo allo scadere del periodo transitorio.

Informazioni sempre aggiornate sui rapporti bilaterali tra Svizzera e Regno Unito sono disponibili sul sito della Direzione degli affari europei (DAE).

Per un passaggio in dogana sicuro: il Carnet ATA

Dovete recarvi a una fiera o dovete portare dei campioni commerciali da presentare a un cliente o ancora, siete stati assunti per suonare ad un concerto all’estero? Ecco qualche consiglio per non avere problemi in dogana, come purtroppo è successo a un gruppo musicale partito per la Francia con i propri strumenti.

Entusiasti di essere stati chiamati all’estero, i membri del gruppo attraversano inconsciamente la dogana a bordo del loro furgone con tutti gli strumenti necessari per la loro performance musicale.  Purtroppo però non erano a conoscenza che dovevano richiedere un Carnet ATA per poter importare temporaneamente chitarre, bassi, batteria e tutto l’impianto acustico. Al confine vengono quindi fermati dai doganieri. I loro passaporti personali erano in regola ma gli mancava quello per tutto il materiale musicale. In effetti avrebbero dovuto richiedere alla Camera di commercio un Carnet ATA per poter passare tranquillamente la dogana. Visto che non erano in possesso di questo “passaporto delle merci” hanno dovuto ritornare al proprio domicilio senza poter partecipare al concerto a cui erano stati invitati.

Per non trovarsi in queste scomode situazioni, bisogna quindi munirsi del Carnet ATA, un documento apposito per tutto il materiale che viene esportato temporaneamente dalla Svizzera e che rientrerà senza subire alcuna modifica, come possono essere ad esempio degli strumenti musicali.

Il Carnet ATA alla Cc-Ti

Il Carnet ATA (Ammissione temporanea/Temporary Admission) è un documento doganale internazionale che può essere utilizzato per l’importazione e l’esportazione temporanea di merci, come pure per il loro transito, senza dover pagare dazi o tributi. Ha la validità di un anno ed è accettato in quasi 80 Paesi in tutto il mondo. Viene emesso dalla Cc-Ti che ha la funzione di garante nei confronti delle autorità doganali estere per quanto riguarda i tributi doganali. Per questo motivo, ovvero per la copertura dei rischi che la Cc-Ti prende a suo carico, il titolare del Carnet deve fornire una garanzia (cauzione) che gli sarà restituita non appena ritornerà il documento alla Camera di commercio.

Il Carnet ATA può essere utilizzato per l’importazione e l’esportazione temporanea di merci finalizzata ai seguenti scopi

  • campioni commerciali
  • materiale professionale
  • merce destinata ad esposizioni, fiere, congressi o manifestazioni simili

Non dimenticate quindi il vostro “passaporto delle merci” e per qualsiasi informazione contattate il Servizio Export della Cc-Ti.

A fianco delle giovani leve

Sostenere la formazione professionale è uno degli ingredienti di successo per i professionisti brillanti di domani

La formazione professionale è uno dei capisaldi della nostra economia. Attraverso essa convergono competenze, esperienze e innovazione che plasmano gli individui andando ad incrementare la professionalità e i virtuosismi di un sistema economico e sociale che genera benessere per tutti.

Aziende ed associazioni di categoria sono dunque in primo piano per lavorare – insieme agli altri attori in campo (istituti scolastici, autorità, famiglie) – al fine di strutturare i migliori percorsi per garantire il fiorire delle competenze dei giovani e non, che si inseriscono nel mondo del lavoro. Questo con una pluralità di visioni e l’aggiornamento continuo di programmi, esercitazioni e profili, proprio per stare al passo con i tempi, in un’epoca di grandi mutamenti tecnologici e sociali.

Imparare un mestiere e lavorare per un’azienda: un’occasione di crescita

Al di là dei numeri sull’equilibrio tra domanda e offerta dei posti per il tirocinio, sul collocamento nelle aziende e sulla necessità di un maggior coinvolgimento dell’orientamento scolastico-professionale, a emergere in Ticino è spesso la formazione professionale vista – ancora e a torto – come di serie “B”, rispetto ad una carriera scolastica liceale ed universitaria. Non solo, all’interno dell’apprendistato talune professioni sono quasi sminuite. In realtà coloro che ottengono un AFC (attestato federale di capacità) e seguono poi una formazione professionale superiore, ottengono risultati concreti più facilmente rispetto a chi segue un percorso accademico, grazie all’esperienza pratica già acquisita.
A cosa imputare i pregiudizi di fondo? Essi sono dovuti principalmente a due fattori:

  • esiste ancora una scarsa conoscenza da parte delle famiglie sulle molteplici possibilità che si aprono con un tirocinio, e l’accesso, dopo un AFC alla maturità professionale e quindi ad una formazione accademica-professionale;
  • vi è un’insufficiente valorizzazione dell’immagine di alcuni percorsi professionali. A torto, poiché le stesse professioni sono evolute in modo importante dal punto di vista IT e digitale.

Una maggior consapevolezza delle scelte

In che modo correggere il tiro ed andare a sostenere sempre più la formazione? Sicuramente agendo su fronti diversi: con un migliore orientamento professionale, rafforzando le competenze tecniche e linguistiche dei giovani, ed andando ad informare in modo incisivo pubblici diversi sulle molteplici opportunità che si aprono alla fine della scuola dell’obbligo. Capovolgendo quindi l’immagine in bianco e nero di taluni percorsi.
In questo senso la Cc-Ti è da sempre impegnata nel supporto fattivo alle associazioni di categoria e alle aziende per un aggiornamento costante, nonché un dialogo proattivo. Ma non solo: la Cc-Ti si impegna anche in consessi differenti e con progetti innovativi che permettono interazioni anche fra famiglia-economia-scuola, facendo da ponte fra due mondi.

Un esempio concreto: il progetto LIFT

La transizione tra scuola dell’obbligo e formazione professionale è un passaggio molto delicato. Per aumentare le possibilità d’integrazione degli allievi nel mercato del lavoro, è nato LIFT. Si tratta di un percorso per i giovani di 3a e 4a media, che prevede stages nelle aziende. La Cc-Ti ha aderito con entusiasmo a questo progetto, sin dalla sua introduzione e fase pilota, risalente ormai al 2013. È così entrata a far parte del plenum direttivo, svolgendo il ruolo di trait d’union fra mondo del lavoro e scuola, coordinando la rete di aziende che si sono messe a disposizione per offrire un posto di stage e sostenendo il progetto con contatti e promozione dello stesso.

Andando poi ad indagare i risultati emersi dai percorsi scolastici e/o professionali di ragazzi che hanno concluso LIFT negli scorsi anni (fonte: Divisione della scuola – progetto LIFT Ticino), si evidenzia come certamente la ripartizione dei giovani nei diversi curricola formativi al termine della scuola dell’obbligo varia da un anno all’altro. Ad accomunare invece i  percorsi è la percentuale di coloro che al termine della scuola dell’obbligo hanno iniziato una formazione professionale, ben al di sopra del 50%. Utile evidenziare anche come il riscontro dell’inserimento in azienda con degli stages continuativi (su 12 settimane per 3 ore a settimana) rafforzi la motivazione e le competenze dei giovani, che si affacciano al mercato del lavoro con più forza. Interessante anche verificare quale sia lo spettro delle professioni che sono state scelte dai ragazzi del progetto LIFT, che variano dall’ambito del commercio al dettaglio, all’edilizia fino all’artigianato.

La formazione è uno strumento imprescindibile  per garantire la prosperità ed il benessere della società e dell’economia. Il contatto fra il tessuto economico ticinese ed i giovani di scuole di diverso genere ed età è una missione su cui la Cc-Ti continuerà a profilarsi concretamente.

Scopri l’impegno della Cc-Ti nell’ambito della formazione professionale per i giovani!

Uniti per la formazione professionale

La Cc-Ti rinnova l’impegno verso l’orientamento scolastico e professionale con le aziende in seno al Comitato di Espoprofessioni.

Sviluppo di azioni e misure a sostegno della formazione professionale di base, continua e dell’orientamento scolastico e professionale, promozione delle professioni di tutti i settori economici e supporto alle associazioni di categoria affiliate per iniziative di vario genere. Sono questi alcuni dei temi su cui – anche – volge l’attività della Cc-Ti, al fine di rispondere in maniera concreta alle necessità di manodopera qualificata e garantire alle aziende figure professionali specializzate.

Una conferma per Espoprofessioni

Abbiamo più volte evidenziato come la formazione e l’orientamento professionale siano prioritari per il successo dell’economia ticinese e svizzera. Infatti da sempre sosteniamo che la formazione professionale porta una pluralità di visioni e di professionisti, che sono le risorse per il nostro Paese. In questo senso abbiamo il piacere di confermare ancora una volta il nostro impegno nel Comitato organizzatore di Espoprofessioni 2020, che si terrà a Lugano dal 9 al 14 marzo, con Lisa Pantini, Responsabile delle relazioni con i soci Cc-Ti.

La formazione professionale in primo piano

Ricordiamo che la Cc-Ti è attiva in numerosi ambiti che promuovono il tema e la sua sensibilizzazione verso pubblici diversi, lavorando in sinergia con associazioni di categoria, enti differenti, istituzioni, scuole, sindacati, ecc. Tra essi possiamo citare:

  • il progetto LIFT (che prosegue con successo in 7 Scuole Medie pubbliche ticinesi, attivo dal 2013), un percorso per i giovani di 3a e 4a media, che prevede stages nelle aziende. La Cc-Ti ha aderito con entusiasmo a questo progetto, entrando a far parte del plenum direttivo e offrendosi quale trait d’union fra mondo del lavoro e scuola, coordinando la rete di aziende che si sono messe a disposizione per offrire un posto di stage e sostenendo il progetto con contatti e promozione
  • il costante dialogo con le associazioni di categoria, che si occupano in prima linea di formazione professionale per gli apprendisti e la formazione professionale superiore.
  • l’erogazione di corsi di formazione puntuale e un percorso di formazione professionale superiore con la propria Scuola Manageriale.

Scopriamo di più sul tema della formazione professionale verso i giovani e sulle esperienze con Espoprofessioni in questa video intervista a Lisa Pantini, Responsabile delle relazioni con i soci Cc-Ti e membro di comitato della manifestazione. 

Ridotte di 1,5 volte le emissioni annuali del Canton Ticino

Le 3852 imprese che, in collaborazione con l’Agenzia dell’energia per l’economia (AEnEC) hanno sottoscritto un accordo sugli obiettivi con la Confederazione, risparmiano grazie alle misure applicate dal 2001 circa 2,3 milioni di tonnellate di CO2 all’anno.

Se n’è parlato nell’evento del 26 marzo 2019, tenutosi presso l’Hotel de la Paix a Lugano, organizzato dall’Agenzia dell’energia per l’economia (AEnEC) in collaborazione con Cc-Ti e AITI.

Un risparmio di 2,3 milioni di tonnellate di CO2 all’anno, dal 2001. In altri termini questo equivale a 1,5 volte le emissioni annuali di CO2 del Canton Ticino. Dal canto loro le associazioni economiche cantonali – la Cc-Ti e l’AITI – sottolineano questi risultati che dimostrano che l’efficienza energetica e investimenti redditizi vanno di pari passo.

Le 3852 imprese che partecipano al sistema di gestione dell’energia dell’AEnEC e che hanno sottoscritto un accordo sugli obiettivi con la Confederazione,  implementano ogni anno nuove misure che portano a riduzioni delle emissioni. Questo anche nel Canton Ticino. Qui partecipano al sistema di gestione dell’energia dell’AEnEC 309 stabilimenti, 125 dei quali sono grandi consumatori. Secondo la legge cantonale queste sono imprese con un consumo di elettricità superiore a 0.5 gigawattora o un consumo di calore superiore a 5 gigawattora. Insieme, gli stabilimenti in Canton Ticino hanno risparmiato l’anno scorso 7300  tonnellate di CO2 e 55’500 megawattora di energia e ridotto la loro intensità di CO2 all’88.4% – circa 7 punti percentuali in più di quanto concordato. Inoltre le strutture hanno aumentato la loro efficienza energetica a 107.5 percento, ciò che equivale ad un risparmio di 5 milioni di franchi.

A livello svizzero, le 3852 imprese hanno implementato nel solo 2017 misure che comportano una riduzione di oltre 80’000 tonnellate di CO2. Calcolato sul periodo attuale, dal 2013 questo corrisponde a 0.5 milioni di tonnellate di CO2, che equivalgono alle emissioni per il riscaldamento di circa 100’000 case unifamiliari. Dal 2001 queste  imprese risparmiamo attraverso le misure implementate 2,3 milioni di tonnellate di CO2 all’anno. Anche in termini di consumo elettrico i risultati sono rilevanti: insieme le imprese hanno risparmiato nel solo 2017 1’129’000 megawattora, il consumo annuale di elettricità della Citta di Berna.

“Queste cifre sono molto significative” ha affermato Luca Albertoni, Direttore della Camera di commercio, dell’industria, dei servizi e dell’artigianato del Canton Ticino e “dimostrano una volta per tutte che gli obiettivi di protezione del clima non sono in contraddizione con misure efficienti dal punto di vista economico”. Anche Stefano Modenini, Direttore dell’Associazione industrie ticinesi valorizza l’impegno di molti associati indicando che “la tematica relativa alla riduzione dei consumi è molto presente nella cultura delle imprese. Di questo va tenuto conto anche nei dibattiti politici in corso a livello federale. Le misure dell’AEnEC hanno dimostrato ampio successo e dunque il carattere volontario di questi strumenti va mantenuto anche in futuro”.

A proposito di AEnEC

Dai 2001 l’AEnEC offre – rispettando la neutralità dei vettori energetici e dei prodotti – un servizio chiavi in mano per la gestione energetica per grandi e piccole imprese in tutta la Svizzera. Al centro dell’attenzione vi è il potenziale di risparmio di ogni singola impresa e l’economicità nell’applicazione delle misure. Gli accordi sugli obiettivi che le imprese, con il sostegno dell’AEnEC, concludono con la Confederazione riguardano la riduzione di emissioni di CO2 e del consumo di elettricità. Se le imprese raggiungono i loro obiettivi, possono farsi rimborsare la tassa sul CO2 e rimangono competitive a livello internazionale – un meccanismo che funziona e viene replicato addirittura all’estero. Quanto funzioni lo dimostrano le impressionanti cifre relative ai risparmi energetici. Le cifre per il 2018 saranno disponibili a partire da giugno 2019.

L’evento nei media

 

Spazi di lavoro in evoluzione

Il “corpoworking” si sta affermando quale spazio di lavoro per generare innovazione e incrementare la flessibilità e creatività delle persone e dei team di lavoro

Si chiama “corpoworking”, è definito come spazio di lavoro atipico nel quale l’innovazione e la creatività sono dei must. Un fenomeno che sta prendendo piede anche in Ticino con alcune aziende che si aprono a nuove forme di lavoro e possibilità diverse per i dipendenti di interagire tra loro e con altri professionisti, tema tra l’altro a cui la Cc-Ti ha dedicato un evento nel corso del 2018 .

Corpoworking è l’insieme di ‘corporate coworking’, ossia il coworking del business. Luogo di lavoro non solo fisico, ma interno ed esterno all’azienda e composto dall’essenza stessa dell’azienda, dove lavorano, parlano, discutono, si incontrano e si rilassano, dipendenti, freelance, visitatori dell’azienda, ospiti e dirigenti. Si tratta di una ‘comunità’ basata sulla condivisione e sullo scambio, come punto nevralgico di una crescita sana e condivisa.

La diversità stimola la performance

Spazi di lavoro condivisi dunque, dove l’azienda non ha un vero e proprio confine, ma in cui viene permesso di innovare, crescere e stimolare nuovi concetti ed idee. Chi ne fa parte? Chiunque lavori o si trovi nell’azienda. Lo spazio viene infatti concepito come un luogo di lavoro dove associare e intersecare competenze diverse, abbinando abilità complementari per performance più efficienti. Grafici, contabili, designer, dirigenti, ecc. la lista dei profili è lunga e non ha limiti. Così facendo si coniugano collaborazione interna fra team differenti e apertura verso l’esterno.

Nuove forme di lavoro

Ancora poco sviluppato in Ticino, il “corpoworking” sta trovando grande interesse per dinamizzare e flessibilizzare le realtà aziendali, stimolando la collaborazione e generando innovazione. Anche a livello gestionale, vengono riscontrati benefici per le risorse umane, in termini di mobilità ed incremento della soddisfazione e della produttività dei collaboratori. Non solo: l’assenza di barriere gerarchiche nei rapporti umani che si instaurano in questi spazi permette di valorizzare al meglio la centralità dell’individuo, elemento cardine per ogni azienda.

Una testimonianza concreta

Nell’intervista con Dario Dellanoce, Design Strategist di Sketchin, cerchiamo di capire meglio il ‘corpoworking’, quali benefici porta e su cosa puntare per mantenersi innovativi.

Il “corpo-working” è una nuova concezione del lavoro. Presso di voi come è stato implementato?

In Sketchin questo tipo di approcci – corpoworking, ma anche altri – emergono solitamente in maniera molto spontanea. Insomma, non ci siamo svegliati un giorno dicendo “Oggi implementiamo un nuovo modo di lavorare”… Piuttosto il contrario: siccome operiamo in un settore un po’ atipico, e il valore che offriamo ai nostri clienti è dato proprio dalla nostra capacità di pensare e operare fuori dagli schemi, alla fine questo si riflette anche nel modo in cui concepiamo le modalità e gli spazi di lavoro all’interno dell’azienda. Uffici luminosi e moderni, che invogliano i clienti a venire da noi per workshop e attività collaborative. Spazi aperti con postazioni mobili, dove i nostri team possono confrontarsi e contaminarsi in maniera continua (e dove a volte organizziamo anche piccoli eventi informali). Aree comuni con cucina, divani, libri, maxi-schermi. Orari flessibili e politiche di remote working, per garantire alle persone il miglior equilibrio possibile tra lavoro e vita privata. In generale, un ambiente stimolante, inclusivo e divertente, che tutti viviamo con una logica molto “aggregativa”. In questo senso, siamo sempre stati parecchio lontani dall’idea di ufficio tradizionale… Si potrebbe dire che il tema del corpo-working ha sempre fatto parte del nostro modo di pensare, anche se non l’abbiamo mai chiamato così.

Quali benefici porta ai dipendenti ed alla performance aziendale?

Sicuramente ci sono tanti vantaggi. Per le persone, significa avere maggiore flessibilità e un ambiente più piacevole in cui lavorare, oltre al fatto implicito di non sentirsi “controllate”, come invece succede in altri posti di lavoro più gerarchici e tradizionali. A livello di performance, gli spazi aperti (e rispettosi della persona a tutto tondo) stimolano la collaborazione, il confronto e il lavoro di squadra. Le persone quindi lavorano meglio, sono più motivate e sorridenti. Il modo di concepire il lavoro in Sketchin è allo stesso tempo frutto e origine dell’asset più importante che abbiamo: la nostra cultura. Lavorare insieme è il modo migliore per farla circolare tra le persone e fare in modo che queste la interiorizzino, a tutto vantaggio della qualità delle cose che facciamo e, in ultima istanza, anche nella soddisfazione dei clienti che collaborano con noi.

Sempre alla ricerca di nuovi stimoli e di innovazione costante. Su quali altri strumenti e/o strategie occorre far leva per essere dinamici oggi?

Ovviamente non basta avere un bell’ufficio per essere competitivi. Serve una visione chiara di dove si vuole andare e del perché ci si sta andando, metodi di lavoro più snelli ed efficienti, capacità di anticipare il futuro e di adattarsi a sfide sempre più complesse. Ma soprattutto servono Persone che abbiano nel DNA questo modo di fare, questa curiosità, questa voglia di mettersi in gioco. Abilitarle a dare il meglio. Alla fine l’ambiente di lavoro diventa un po’ il riflesso di tutte queste cose: flessibile, aperto, creativo, in movimento. La conseguenza di un certo modo di fare e di pensare, non la causa.