Giappone: quali opportunità nel Paese del Sol Levante?

Evento Paese: Giappone

Nell’ambito degli eventi di approfondimento sui Paesi organizzati dalla Camera di commercio, dell’industria, dell’artigianato e dei servizi del cantone Ticino (Cc-Ti) in collaborazione con Switzerland Global Enterprise, Cippà Trasporti SA, Credit Suisse, CRIF e Euler Hermes si è svolto lunedì 7 marzo un incontro dedicato al Giappone.

Dopo i saluti introduttivi di Monica Zurfluh, responsabile S-GE per la Svizzera italiana, il vice direttore e responsabile del Servizio Export della Cc-Ti Marco Passalia ha presentato i benefici dell’accordo di libero scambio (ALS) Svizzera-Giappone entrato in vigore nel 2009. L’ALS bilaterale ha permesso ai due Paesi di beneficiare di riduzioni di dazio importanti per determinate merci, come ad esempio per l’importazione in Giappone di vini o orologi svizzeri. Saper “sfruttare” un accordo di libero scambio permette alle aziende svizzere di avere un vantaggio importante rispetto ai concorrenti esteri.

 Björn Eberhardt, Head of Global Macro Research di Credit Suisse si è poi soffermato sui principali fattori economici del Paese del Sol Levante. Negli ultimi 15 anni il PIL giapponese è stato positivo e anche le prospettive 2020 indicano una buona crescita. La crisi del 2009 e il terremoto del 2011 hanno inciso sul livello di consumi e le difficoltà sono state aggravate dai problemi demografici, ma nel complesso il Paese ha saputo risollevarsi.

Come ha sottolineato Naoko Wada, Trade Advisor dello Swiss Business Hub Japan, per le aziende svizzere le opportunità commerciali in Giappone sono molto interessanti. In particolare nei settori nell’industria robotica e infermieristica, poiché l’evoluzione demografica indica che le persone con più di 65 anni saranno oltre il 31,7% nel 2030 e il 29,8% nel 2050. Una crescita importante rispetto agli anziani attuali che rappresentano il 26,7% della popolazione. Il settore dei servizi del Paese del Sol Levante è infatti fondamentale poiché genera il 70% del PIL.

Ma quali sono le informazioni giuste per valutare le aziende giapponesi? Dalle analisi di Atilla Kavukcu, Marketing Specialist di CRIF emerge come il Giappone non sia un Paese particolarmente a rischio per fare business. Tutte le società sono sottoposte al “Companies ACT” e quindi hanno l’obbligo di presentare la loro situazione finanziaria. Malgrado però una legge anticorruzione molto forte, il fenomeno del cosiddetto “amakudari”, ovvero il reimpiego di burocrati di alto livello in aziende private, è profondamente radicato.

Infine, Angelo Betto, Direttore Operativo e Roberto Nanni capo area spedizioni aereo & mare di Cippà Trasporti SA hanno presentato il lato logistico delle spedizioni da e verso il Giappone. Oltre agli aspetti tecnici, Betto e Nanni hanno sottolineato come i giapponesi abbiano un’altissima competenza a livello doganale, siano amanti della perfezione e sono sempre disponibili nell’aiutare a risolvere eventuali problematiche.

Il primo appuntamento del 2016 degli Eventi-Paese si è concluso con un ottimo aperitivo. La Cc-Ti dà appuntamento a lunedì 9 maggio per il prossimo evento dedicato alla Russia.

Le presentazioni

Come beneficiare dell’accordo di libero scambio Svizzera-Giappone
Marco Passalia
Economic Outlook
Björn Eberhardt
Business Opportunities
Naoko Wada
Le informazioni giuste per valutare le aziende giapponesi
Atilla Kavukcu
Il lato logistico delle spedizioni da e verso il Giappone: un esempio pratico
Angelo Betto e Roberto Nanni
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Padiglione svizzero a Expo 2017 Astana

Abbiamo il piacere di informarvi che il 21 gennaio 2016 la Svizzera, in presenza del Primo Ministro kazako Kärim Mässimov, ha firmato l’accordo di partecipazione a “Expo 2017 Astana”. La prossima esposizione universale, dal tema “Future Energy”, si terrà ad Astana dal 10 giugno al 10 settembre 2017. Gli Stati partecipanti sono invitati a riflettere sul tema delle nuove fonti di energia, tramite i loro progetti, su sfide cruciali, come la riduzione delle emissioni di CO2, l’efficienza e l’approvvigionamento energetico. Un totale di 70 Paesi e 8 organizzazioni internazionali hanno già confermato la loro partecipazione a Expo 2017.

Presenza Svizzera, l’organo del Dipartimento degli affari esteri responsabile della promozione dell’immagine della Svizzera all’estero, è stata incaricata di realizzare il padiglione nazionale.

Philippe Roesle, Project Manager di swissnex mobile, sta attualmente lavorando all’identificazione di contenuti adatti e attrattivi per il Padiglione svizzero, con l’obiettivo di presentare l’eccellenza svizzera nel campo delle energie future, con un possibile focus su efficienza energetica e cleantech. Il contenuto e il concetto del Padiglione svizzero saranno definiti entro la fine di giugno 2016, dopodiché Presenza Svizzera sarà in grado di comunicare al settore privato le diverse possibilità di partecipazione.

Al fine di essere il più efficace possibile, Presenza Svizzera chiede ai potenziali interessati di esprimersi sulla natura del coinvolgimento desiderato per un’eventuale partecipazione al Padiglione svizzero:

  1. Ottenere visibilità
  2. Interesse negli “hospitality packages”
  3. Contribuire con un’esposizione
  4. Suggerire un contenuto tematico
  5. Offrire servizi e/o altri prodotti
  6. Interesse generale per il Kazakistan nel campo della ricerca e dell’educazione
  7. Altro
Celia Arribas, Head of Sponsoring presso Presenza Svizzera, aspetta i vostri feedback entro l’11 marzo 2016.
Contatto
celia.arribas@eda.admin.ch
+41 58 46 54253
Presenza Svizzera è a vostra disposizione per qualsiasi ulteriore informazione.

Manuel Salchli
Commissioner General
Eidgenössisches Departement für auswärtige Angelegenheiten EDA
Generalsekretariat GS-EDA
Präsenz Schweiz

Bundesgasse 32, CH – 3003 Bern
Tel. +41 (0) 58 463 04 49
Mob. +41 (0) 79 220 42 16
manuel.salchli@eda.admin.ch
www.eda.admin.ch

Your Gateway to Switzerland: www.aboutswitzerland.org

Transatlantic Trade and Investment Partnership

L’acronimo TTIP è ancora poco noto alle nostre latitudini anche se nel prossimo futuro è destinato a diventare un termine di uso comune per lo meno nei contesti istituzionali, politici o economici. L’espressione completa Transatlantic Trade and Investment Partnership (partenariato transatlantico per il commercio e gli investimenti) ci aiuta a delimitare l’ambito ma ancora non è chiaro di cosa si tratta né perché dovrebbe essere un argomento di crescente importanza a livello globale. Per mettere a fuoco il tema è necessario spiegare che stiamo parlando dell’accordo commerciale di libero scambio in fase di negoziato dal 2013 tra gli Stati Uniti d’America (USA) e l’Unione Europea (UE). Un’intesa che in caso di conferma sarà destinata ad influenzare lo sviluppo economico dei decenni a seguire. Per la Svizzera si prospettano opportunità o rischi a dipendenza di come il nostro Paese vorrà muovere le sue pedine sullo scacchiere internazionale.

L’accordo in corso di negoziazione tra UE e USA potrebbe portare alla creazione della più importante area di libero scambio al mondo. Essa includerebbe quasi la metà della produzione economica a livello globale e circa un terzo del commercio mondiale. Gli obiettivi di questa integrazione del mercato statunitense con quello comunitario sono facilmente riassumibili: facilitare l’accesso al mercato (ad esempio attraverso l’eliminazione dei dazi doganali), rimuovere le cosiddette barriere non tariffali (es. procedure di omologazione, regole sanitarie e fitosanitarie, ecc.) e definire al contempo nuove regole commerciali (si pensi al tema attualissimo della proprietà intellettuale). Inutile dire che il nome di «Partenariato economico» indica già da solo che il contenuto dell’accordo dovrebbe estendersi ben oltre il campo della materia doganale.

Le prospettive di ottenere dei benefici concreti sono evidenti a tutti, ma non è invece ancora chiaro se la Svizzera potrà trovare delle opportunità da questo accordo.

In una risposta ad un’interpellanza parlamentare del giugno del 2014, il Consiglio Federale ha dichiarato che “La Svizzera non è coinvolta nelle trattative in corso tra l’UE e gli Stati Uniti per un partenariato transatlantico per il commercio e gli investimenti (…). Tuttavia, dato che sia l’UE sia gli Stati Uniti sono importanti partner commerciali del nostro Paese, il Consiglio federale segue da vicino gli sviluppi relativi al suddetto TTIP”. Si tenga presente che i due terzi delle esportazioni svizzere sono convogliati nell’UE (2014: 114 miliardi di franchi) e negli USA (2014: 26 miliardi di franchi). Per quanto concerne le importazioni di merci, la quota è ancora più significativa (79,3%, di cui il 73,2% proveniente dall’UE e il 6,1% dagli Stati Uniti).

I numeri parlano da sé e l’importanza di questo accordo per la Svizzera è innegabile. Dal punto di vista elvetico l’approccio a questo partenariato deve essere proattivo e incisivo. Sebbene la Svizzera non sia direttamente coinvolta nel TTIP sappiamo che grazie ad un dialogo di politica commerciale aperto dall’AELS con gli USA, anche i membri dell’AELS (tra cui la Svizzera) sono regolarmente al corrente dei negoziati in corso. Naturalmente ad un certo punto anche la Svizzera dovrà capire quale sarà la miglior strategia da attuare per evitare di essere esclusa da un’area di libero scambio destinata a crescere d’importanza. Ciò non è sufficiente se allo stesso momento non si comincia a quantificare i rischi e le opportunità legate ad un siffatto accordo di libero scambio. L’autorità federale ha già avviato delle indagini su quelle che potrebbero essere le ripercussioni di un ALS UE-USA sulla Svizzera.

Monica Zurfluh, responsabile S-GE per la Svizzera italiana
Marco Passalia, responsabile Export e vice direttore Cc-Ti

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Export proiettato nel futuro: quali sfide e quali contromosse?

La Giornata dell’Export 2016

Mercoledì 3 febbraio si è svolta la Giornata dell’Export 2016. Ha aperto il tradizionale appuntamento della Cc-Ti, un business lunch dedicato alla missione commerciale in Kazakistan prevista nel mese di maggio. La parte centrale della Giornata si è conclusa all’Hotel Parco Paradiso a Paradiso con un’intervista all’ospite d’eccezione, Monika Walser CEO di De Sede, seguita da un’interessante tavola rotonda sulle prospettive dell’export ticinese.

Nell’ultimo anno l’economia ticinese ha subito un forte contraccolpo causato dalla forza del franco svizzero. Per le nostre aziende si tratta di un ulteriore ostacolo monetario nel giro di pochi anni. Tutti i settori sono stati toccati seppur in maniera differenziata. Se da una parte questa crisi valutaria sta portando ad una riduzione dell’autofinanziamento e quindi ad una minore propensione agli investimenti da parte della aziende, dall’altra sta però mostrando un rovescio della medaglia che per certi versi può essere considerato vantaggioso. Infatti, il superfranco ha spinto le aziende a razionalizzare ulteriormente i propri processi, a rivedere i fornitori e a cercare nuovi canali di sbocco per i propri prodotti. Ma oltre a ciò, anche i dipendenti stanno dimostrando un grandissimo senso di responsabilità aumentando la loro efficacia, che si può tradurre in maggiore produttività. Le aziende attive nell’export hanno quindi dovuto adattarsi, reinventarsi o trovare nuove soluzioni per far fronte alla sempre più forte concorrenza con l’estero.

La Giornata dell’export 2016, organizzata mercoledì 3 febbraio all’Hotel Parco Paradiso dalla Camera di commercio, dell’industria, dell’artigianato e dei servizi del Cantone Ticino (Cc-Ti), ha dato ampio spazio alle sfide future che le aziende ticinesi devono affrontare in un contesto internazionale sempre più competitivo.

In quest’ottica un tema affrontato durante la giornata per dinamizzare l’economia ticinese è la missione commerciale in Kazakistan che avrà luogo in maggio grazie all’iniziativa di Cc-Ti e S-GE. Opportunità commerciali e nuove sfide verso Paesi meno tradizionali per diversificare i mercati di sbocco dei prodotti ticinesi.

Ospite d’eccezione della giornata è stata Monika Walser, già CEO di Freitag e oggi a capo dell’azienda De Sede che durante una frizzante intervista condotta dal vice direttore della Cc-Ti Marco Passalia, ha sottolineato l’importanza di focalizzare le attività sulle nicchie. L’imprenditrice svizzero tedesca ha poi ribadito i valori fondamentali del fare business, “the Swiss Way”: precisione, affidabilità, l’importanza delle risorse umane e anche la tenacia di credere in quello che si fa. “Chi fa impresa – ha dichiarato Walser – deve amare quello che fa perché altrimenti non può garantire il massimo impegno”. Interessante anche l’accostamento tra Ticino e il resto della Svizzera dove l’ospite d’eccezione ha sottolineato che tutto sommato i problemi del sistema economico ticinese rispecchiano esattamente le stesse difficoltà dell’economia del resto della Confederazione.

Da ultimo Monika Walser ha ribadito l’importanza di un futuro dell’economia svizzera sempre più orientata all’internazionalizzazione delle proprie attività considerando anche l’ottima reputazione elvetica.

Da questi spunti è poi nato un interessante dibatto che ha toccato diversi settori grazie alla partecipazione ad una tavola rotonda, moderata dal giornalista Pietro Bernaschina, di Alessandra Alberti, direttrice, Chocolat Stella SA, Aleardo Cattaneo, amministratore delegato, Ferriere Cattaneo SA, Giorgio Calderari, Group General Manager, Helsinn Healthcare SA e Michele Sargenti, Managing Director, ABB Newave SA.

Infine, Marco Arrighini, responsabile Heuler Hermes Ticino, ha presentato brevemente il “Credit Risk Monitor” dichiarando che su un’analisi di circa 400 aziende svizzere orientate all’export, vi è stato un aumento del 4% dei casi d’insolvenza rispetto al 2014. In particolare ci son crepe nella muraglia cinese (+20%), in Brasile (+18%), mentre la Russia si stabilizza dopo la crescita del 30% del 2015. Le insolvenze diminuiscono invece in Germania, Olanda, Austria e crescono (1%) in Svizzera. Dopo la decisione della BNS del 2015 il 29% delle aziende orientate all’export hanno aumentato gli acquisti all’estero, mentre il 24% hanno puntato sulla forza Svizzera dato che la qualità paga. Nel frattempo alcune importanti incertezze politiche ed istituzionali continueranno a farsi sentire nel corso del 2016. Tuttavia gli investimenti privati sembrano essersi risvegliati nelle economie avanzate portando ad un sostenimento della crescita.

La presentazione
“Credit Risk Monitor: risultati e previsioni”
Marco Arrighini, Euler Hermes
L’intervista
Servizio di Teleticino, con intervista a Monica Walser
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La “sharing economy” suscita grande interesse

Il 25 gennaio 2016 si è tenuto presso la sede della Camera di commercio, dell’industria, dell’artigianato e dei servizi del Canton Ticino (Cc-Ti) l’evento “Sharing economy: l’economia della condivisione”. L’evento, co-organizzato dalla Cc-Ti e la Fondazione AGIRE ha voluto rendere attento il pubblico su questo “nuovo” modello economico illustrandone il  potenziale e le sfide che  questo comporta.

Dopo un breve saluto del Direttore della Cc-Ti, Luca Albertoni, che ha messo in risalto l’importanza di capire al meglio questo fenomeno, si è entrati subito nel vivo grazie al Professor Siegfried Alberton che ha introdotto il tema, fornendo una visione d’insieme sulla grande evoluzione di quest’ultimo (basti pensare che si stima che negli Stati Uniti quasi 1/3 dei lavoratori è freelancer) e illustrando i campi più illustri dove questo fenomeno – che prende forma attraverso un consumo o produzione collaborativa – si manifesta, come ad esempio nella mobilità e l’efficienza energetica. Ha poi di nuovo preso la parola il Direttore Cc-Ti, Luca Albertoni, fornendo una panoramica delle principali sfide esistenti – in parte giuridiche ma principalmente politiche, prendendo come esempio il “caso Uber” o il “caso Airbnb” – ma sottolineando anche le nuove opportunità di mercato che l’economia della condivisione comporta. Infine, Karim Varini, co-fondatore di TimeRepublik, piattaforma web di “cloud co-working”, ha fornito un esempio concreto di attività di “Sharing economy”. Varini ha sottolineato come in verità, contrariamente alle previsioni, nel periodo successivo alla crisi economica  le persone abbiano  dimostrato sempre più voglia di aiutarsi e di partecipare a un progetto comune. La società infatti sta lentamente cambiando, ne è sintomatico il fatto che gli studenti non scelgono più i loro curriculum accademici unicamente in previsione del salario che percepiranno ma anche tenendo conto del progetto a cui potranno prendere parte.

Agli ospiti è stata poi offerta una colazione di networking dove hanno potuto approfondire, con domande ulteriori, il tema della Sharing economy.

Scaricate le presentazioni
Sharing economy: un nuovo paradigma?
Siegfried Alberton
TimeRepublik. un esempio concreto di “Sharing economy”
Karim Varini
Flyer programma
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