DOSSIER | Stati Uniti: panoramica dei dazi

***AGGIORNAMENTO DEL 17.11.2025***

Il 14 novembre Stati Uniti, Svizzera e Liechtenstein hanno presentato un’intesa quadro per rendere il commercio bilaterale “più equo e strategico”. Pur non essendo ancora un trattato formale, stabilisce impegni su tariffe, investimenti, cooperazione tecnica, digitalizzazione e sicurezza economica. Tra i punti principali: dazi USA sui prodotti svizzeri e del Liechtenstein limitati al 15% (all-in) e un piano di investimenti svizzeri negli USA da 200 miliardi di dollari. L’accordo dovrà ora essere finalizzato e approvato nei rispettivi Paesi.

Per ulteriori ragguagli: Stati Uniti: intesa su quadro negoziale ambizioso – Cc-Ti (17 novembre 2025)

***AGGIORNAMENTO DEL 09.09.2025***

Il 29 agosto 2025, la Corte d’Appello federale degli Stati Uniti (Federal Circuit) ha dichiarato illegali i dazi imposti tramite l’International Emergency Economic Powers Act (IEEPA) dall’amministrazione Trump, stabilendo che il presidente non può introdurre tariffe generali senza un’esplicita autorizzazione del Congresso.

Secondo la Corte, emergenze come il traffico di fentanyl o gli squilibri commerciali non rientrano tra le situazioni che giustificano l’uso dell’IEEPA per imporre dazi di carattere economico generale. La decisione si basa anche sulla “major questions doctrine”, secondo cui provvedimenti di grande impatto economico richiedono una delega legislativa chiara.

Il Dipartimento di Giustizia ha presentato ricorso alla Corte Suprema il 3 settembre 2025, chiedendo che i dazi restino in vigore fino alla decisione definitiva. Il 9 settembre 2025, la Corte Suprema ha accolto la richiesta di riesame (writ of certiorari) e ha fissato le udienze orali per il 5 novembre 2025, nell’ambito di un procedimento accelerato.

Nel frattempo, in base all’ordinanza del Federal Circuit, i dazi restano in vigore almeno fino al 14 ottobre 2025, data entro la quale la Corte Suprema potrebbe eventualmente prorogare la sospensione per evitare effetti economici immediati prima della propria decisione finale.

La sentenza definitiva della Corte Suprema è attesa tra dicembre 2025 e gennaio 2026.

Prospettive: l’amministrazione Trump potrebbe ricorrere ad altre basi legali (Sezioni 122, 301 o 232) per mantenere o reintrodurre i dazi.

VADEMECUM DELLA CC-TI con indicazioni pratiche su temi quali origine e valore delle merci, inclusione o esclusione di specifici servizi, e altri aspetti rilevanti: scarica il PDF (ultimo aggiornamento: 30.10.2025).

Dazi “reciproci” del 39% sulle merci svizzere a partire dal 7 agosto 2025, dazi su settori e prodotti specifici, eliminazione dell’esenzione dai dazi per i piccoli invii (de minimis): tutte queste misure adottate dagli Stati Uniti hanno generato incertezza tra le imprese esportatrici. Questa pagina mira ad offrire un quadro sintetico delle nuove disposizioni, illustrandone l’ambito di applicazione e le tempistiche, nonché le indicazioni operative rilasciate dalla dogana statunitense (Customs Border Protection, CBP) tramite le “CSMS”, essenziali per assicurare una corretta applicazione e conformità.

DAZIO AGGIUNTIVO “RECIPROCO” DEL 39% SUI PRODOTTI SVIZZERI

Con l’Executive Order del 31 luglio 2025 che modifica l’Executive Order 14257 del 2 aprile 2025, viene introdotto un dazio aggiuntivo “reciproco” del 39% ad valorem sulle importazioni di origine svizzera, con decorrenza dal 7 agosto 2025.

Il dazio si applica in aggiunta a ogni altro onere doganale (dazi MFN, antidumping, compensativi e tasse).

Il criterio determinante per la sua applicazione è l’individuazione del Paese di origine doganale, da intendersi, ai sensi del regolamento 19 CFR parte 134, come il Paese in cui una merce di origine estera è stata fabbricata, prodotta o coltivata, prima dell’ingresso negli Stati Uniti. Eventuali lavorazioni o aggiunte di materiali effettuate in un altro Paese possono modificare il Paese di origine solo se determinano una trasformazione sostanziale del prodotto. È quindi rilevante il luogo in cui avviene l’ultima trasformazione significativa, e non il Paese di spedizione. Per ulteriori ragguagli sul tema vedasi anche Marking of Country of Origin on U.S. Imports | U.S. Customs and Border Protection.

Per contrastare le pratiche elusive tramite transshipment, è prevista una clausola rafforzata: se la CBP accerta che la merce ha transitato da un Paese terzo senza subire una trasformazione sostanziale, con l’unico scopo di aggirare il dazio, l’aliquota sale automaticamente al 40% e si applicano sanzioni, oltre agli altri oneri previsti. In questi casi, la CBP può richiedere documenti tecnici integrativi e prove retroattive di trasformazione.

In caso di presenza significativa di contenuto statunitense (almeno il 20%), il dazio si applica solo alla quota residuale. Per beneficiare di questa deroga è necessaria una documentazione dettagliata conforme ai requisiti CBP, inclusa la prova del valore doganale dei componenti USA.

Restano in vigore le esenzioni già previste da normative precedenti:

  • Allegato II dell’Executive Order 14257 (2 aprile 2025), integrato dal Memorandum Presidenziale dell’11 aprile e modificato dall’Executive Order 14346 (5 settembre): esenzione per alcune categorie di semiconduttori, prodotti farmaceutici, elettronica ad alta tecnologia, metalli e minerali, elencate per voce di tariffa doganale. Con il nuovo Executive Order del 14 novembre 2025, l’Amministrazione statunitense ha esteso in modo significativo l’elenco dei prodotti agricoli esclusi dai dazi reciproci: l’Allegato I a tale E.O. aggiunge 237 classificazioni HTSUS agricole generiche e 11 categorie aggiuntive specifiche, tra cui tè, caffè, biscotti, frutta fresca e secca, farine e cereali, fertilizzanti agricoli.
  • Esenzioni ai sensi della Sezione 232: valide per acciaio, alluminio, veicoli e componentistica, rame (vedasi sotto).

L’Executive Order del 5 settembre introduce anche una novità: il meccanismo PTAAP (Potential Tariff Adjustments for Aligned Partners), cfr. Allegato III dell’E.O. 14257 (da pag. 38) che applica tariffe MFN solo a Paesi partner strategici che siglano con gli USA accordi di cooperazione su commercio, sicurezza e tecnologie critiche. Settori inclusi: aerospazio, farmaceutica, risorse naturali critiche e prodotti agricoli scarsi sul mercato interno.

Istruzioni operative CBP: CSMS # 66814923 (prodotti agricoli), CSMS # 66151866, CSMS # 65829726, CSMS # 64649265, CSMS # 6474565.

DAZI “RECIPROCI” SU PRODOTTI DI ALTRI PAESI

L’elenco dettagliato dei Paesi interessati e il rispettivo ammontare dei dazi è riportato nell’Allegato I dell’Executive Order del 31 luglio 2025. Secondo tale elenco, ai prodotti di origine britannica si applica un dazio aggiuntivo “reciproco” del 10%, ai prodotti giapponesi del 15% e così via.

Unione europea

Per i prodotti originari dell’Unione europea si applica una struttura tariffaria modulata:

  • se il dazio MFN è inferiore al 15%, viene integrato per raggiungere il 15%
  • se il dazio MFN è pari o superiore al 15%, non si applica alcun dazio aggiuntivo.

Confronto prodotto UE <> prodotto svizzero:

  • prodotto UE con dazio MFN del 6% → dazio aggiuntivo del 9%, totale 15%;
  • prodotto svizzero con lo stesso dazio MFN → dazio aggiuntivo del 39%, totale 45%.

DAZI SPECIFICI SU MATERIALI STRATEGICI E PRODOTTI

Restano applicabili i dazi di sicurezza nazionale introdotti ai sensi della Sezione 232 del Trade Expansion Act del 1962, per settori strategici quali acciaio, alluminio, rame e in parte automotive. Questi dazi non si cumulano con quelli “reciproci” dell’Executive Order 14257.

Acciaio e derivati

Dal 4 giugno 2025 è in vigore un dazio del 50% su acciaio e derivati (Proclama 10957 del 3 giugno 2025, esteso tramite Nota dell’Industry & Security Bureau BIS del 16 giugno 2025 e Nota del BIS pubblicata il 15 agosto 2025 e valida dal 18 agosto 2025). L’elenco completo dei prodotti toccati può essere visionato su Updated steelHTSlist 081525.docx

In sintesi:

  • il contenuto in acciaio dei derivati deve essere separato dai componenti non metallici, assoggettati ai dazi reciproci
  • ordine di priorità dei dazi: 1) dazio auto e componenti (25%), 2) dazio acciaio e alluminio (50%), 3) IEEPA per Canada e Messico (vedasi aggiornamenti del caso)
  • no drawback (rimborso dazi per reexport)
  • obbligo di indicare Paese di fusione e colata (ISO) o, se sconosciuto, “UN” (in tal caso, dazio punitivo del 200%).

Istruzioni operative CBP:  CSMS # 65936570, CSMS # 6526374, CSMS # 6526574

Alluminio e derivati

Dal 4 giugno 2025 è in vigore un dazio del 50% su alluminio e derivati (Proclama 10947 del 3 giugno 2025, esteso a lattine e birra tramite Nota del BIS del 4 aprile 2025 e ad altri derivati tramite Nota del BIS pubblicata il 15 agosto 2025 e valida dal 18 agosto 2025). L’elenco completo dei prodotti toccati può essere visionato su Updated aluminumHTSlist 081525.docx

In sintesi:

  • il contenuto in alluminio dei derivati deve essere separato dai componenti non metallici, assoggettati ai dazi reciproci
  • ordine di priorità dei dazi: 1) dazio auto e componenti (25%), 2) dazio acciaio e alluminio (50%), 3) IEEPA per Canada e Messico (vedasi aggiornamenti del caso)
  • no drawback (rimborso dazi per reexport)
  • obbligo di indicare Paese di prima e seconda fusione e Paese di colata.

Istruzioni operative CBP: CSMS # 65936615, CSMS # 65236645, CSMS # 65340246 e CSMS # 6526574.

Rame e derivati

Dal 1° agosto 2025 è in vigore un dazio del 50% su rame e derivati (Proclama 10962 del 30 luglio 2025, Elenco HTS del rame soggetto alla Sezione 232).

In sintesi:

  • il contenuto in rame dei derivati deve essere separato dai componenti non metallici
  • ordine di priorità dei dazi: i prodotti assoggettati ai dazi auto (Proclama 10908) sono esclusi dal dazio sul rame
  • no drawback (rimborso dazi per reexport).

Istruzioni operative CBP: CSMS # 65794272

Auto e componenti

Dal 3 aprile 2025, auto e camion leggeri sono soggetti a un dazio aggiuntivo del 25%, come stabilito dal Proclama 10908. Dal 3 maggio 2025, tramite Proclama 10925, la misura si estende ai componenti elencati nell’Allegato I.

Il 29 aprile 2025, un nuovo provvedimento ha introdotto un meccanismo di “credito compensativo” per i produttori statunitensi: il dazio sui componenti è ridotto in proporzione al loro contributo al valore di veicoli assemblati negli Stati Uniti (15% il primo anno, 10% dal secondo).

Istruzioni operative CBP: CSMS # 64913145 e CSMS # 64916652

Camion, componenti e autobus

Dal 1° novembre 2025, come da Proclama 10984 del 17 ottobre, i veicoli pesanti e di peso medio delle classi III-VIII e loro componenti sono soggetti ad un dazio del 25% ai sensi della Sezione 232, gli autobus sottostanno ad un dazio del 10%. I prodotti interessati sono elencati nell’Annex I del proclama. Ulteriori informazioni sono disponibili nell’articolo Stati Uniti: nuovi dazi su camion, autobus e componenti (23 ottobre 2025).

Istruzioni operative CBP: CSMS # 66665333

Legno e derivati

Come da Proclama 10976, il 14 ottobre 2025 sono stati introdotti i seguenti dazi ai sensi della Sezione 232: 10% sul legname, 25% sui mobili imbottiti in legno, 25% su cucine e mobili da bagno, con aumenti al 30% per la seconda categoria e al 50% per la terza dal 1° gennaio 2025. I prodotti interessati sono elencati nell’Annex I del proclama.

Istruzioni operative CBP: CSMS # 66492057.

FINE DEL REGIME “DE MINIMIS”

Con ordine esecutivo del 30 luglio 2025, è stata disposta la sospensione globale del regime “de minimis”, che prevedeva l’esenzione dai dazi per merci di valore inferiore a 800 dollari.

Dal 29 agosto 2025, tutte le importazioni commerciali sono soggette al regime ordinario, che prevede:

  • dazio MFN
  • dazio “reciproco” secondo l’aliquota IEEPA applicabile al Paese d’origine
  • eventuali altri dazi specifici
  • dichiarazione doganale completa tramite il sistema ACE (Automated Commercial Environment), con voce di tariffa, valore, origine e documenti commerciali.

Eccezione temporanea per i pacchi postali

Per sei mesi, le spedizioni effettuate tramite servizi postali ufficiali possono beneficiare di un regime semplificato a scelta:

  • dazio calcolato secondo aliquota IEEPA; oppure
  • tariffa fissa per pacco (80–200 USD, in base all’aliquota del Paese d’origine).

Alla fine del periodo transitorio, anche i pacchi postali saranno soggetti al regime ordinario completo.

Obblighi di garanzia

La CBP si riserva il diritto di richiedere garanzie finanziarie per assicurare il pagamento dei nuovi dazi.

SWISS MADE

Considerazioni sul futuro dello Swiss Made alla luce dei dazi del 39% applicati dagli USA dal 7 agosto 2025 e delle valutazioni che le aziende esportatrici stanno facendo per affrontare questa nuova sfida: “Swiss Made” sotto pressione (03.09.2025)

Per domande o approfondimenti, potete rivolgervi a:

Monica Zurfluh
Responsabile Commercio Internazionale
T +41 91 911 51 35
zurfluh@cc-ti.ch


La Cc-Ti nei media

Interventi e prese di posizione della Cc-Ti e del Direttore Luca Albertoni

Stati Uniti: intesa su quadro negoziale ambizioso

Il 14 novembre scorso Stati Uniti, Svizzera e Liechtenstein hanno presentato un’intesa quadro volta a ridefinire le regole di un commercio bilaterale “più equo e strategico”. Pur non costituendo ancora un trattato formale, il quadro negoziale stabilisce impegni chiari in materia tariffe, investimenti, cooperazione tecnica, digitalizzazione e sicurezza economica. Tra gli elementi di maggior rilievo figurano la riduzione del dazio applicato dagli USA ai prodotti svizzeri e del Liechtenstein a un tetto massimo del 15% e un piano d’investimenti svizzeri negli Stati Uniti pari a 200 miliardi di dollari. L’intesa dovrà ora essere finalizzata e sottoposta alle procedure interne di approvazione e ratifica in ciascun Paese.

Un patto che ridisegna i contorni del commercio bilaterale

Il cuore dell’intesa riguarda gli investimenti. La Svizzera si impegna a convogliare negli Stati Uniti almeno 200 miliardi di dollari nei prossimi cinque anni, destinati in particolare alla creazione di posti di lavoro nell’industria e nella ricerca. Il Liechtenstein contribuirà con ulteriori 300 milioni di dollari, con l’obiettivo di aumentare del 50% l’occupazione generata dalle sue imprese negli USA. Secondo il quadro negoziale, circa un terzo di questi flussi dovrebbe concretizzarsi già entro la fine del 2026.

Parallelamente, per rafforzare il capitale umano, l’intesa promuove programmi di apprendistato e formazione professionale (“Registered Apprenticeships”), collegati agli investimenti previsti, con priorità ai settori a maggiore crescita.

Tariffe più prevedibili e maggiore apertura del mercato

Sul fronte tariffario arriva la svolta più attesa dalle imprese svizzere: gli Stati Uniti si impegnano a limitare al 15% massimo il dazio complessivo applicabile ai prodotti originari di Svizzera e Liechtenstein, includendo nel calcolo sia il dazio MFN sia la “tariffa reciproca” prevista dall’International Emergency Economic Powers Act (IEEPA). Lo stesso tetto si applicherà ai prodotti farmaceutici e ai semiconduttori soggetti a misure di sicurezza nazionale secondo la Sezione 232 del Trade Expansion Act.

Questa misura riallinea le imprese svizzere ai livelli tariffari dei concorrenti europei, eliminando uno svantaggio competitivo che negli ultimi mesi ha penalizzato l’export verso gli USA. Pur restando il fattore strutturale della forza del franco, l’allineamento delle aliquote consente alla Svizzera di recuperare margini di competitività, soprattutto nei settori ad alta intensità tecnologica e di valore aggiunto.

Simmetricamente, Svizzera e Liechtenstein promettono un’apertura tariffale sostanziale: abolizione dei dazi su tutti i prodotti industriali statunitensi, su alcune categorie agricole e sui prodotti ittici, nonché l’introduzione di contingenti tariffari per altre merci agricole sensibili. In tal senso, il Consiglio federale ha già annunciato l’intenzione di concedere contingenti in esenzione da dazio pari a 500 tonnellate di carne di manzo, 1’000 tonnellate di carne di bisonte e 1’500 tonnellate di pollame.

Meno barriere non tariffarie

L’intesa quadro dedica ampio spazio alla cooperazione regolatoria e alla rimozione delle barriere non tariffarie. È previsto un riconoscimento reciproco più agevole delle valutazioni di conformità, con procedure e criteri armonizzati per ridurre tempi e costi di certificazione.

Nel settore automobilistico, la Svizzera si dichiara pronta a considerare il riconoscimento degli standard federali statunitensi in materia di sicurezza veicolare, mentre per i dispositivi medici si impegna a facilitare l’accettazione dei prodotti già approvati dalla Food and Drug Administration (FDA).

Sul versante agroalimentare, l’intesa prevede un lavoro congiunto per semplificare i requisiti sanitari, di etichettatura e certificazione per carne bovina, bisonte e pollame.

Proprietà intellettuale, lavoro e ambiente

La cornice dell’accordo intende rafforzare anche la tutela della proprietà intellettuale, con particolare attenzione alle indicazioni geografiche, tema sensibile per la Svizzera.

Non mancano impegni in materia sociale e ambientale: le parti promettono di promuovere il rispetto dei diritti dei lavoratori, la lotta al lavoro forzato e una maggiore cooperazione sulle politiche ambientali e sul commercio sostenibile.

Dogane digitali e flussi di dati

Sul piano tecnologico, l’intesa quadro punta sulla digitalizzazione delle procedure doganali: scambio elettronico dei documenti, pre-elaborazione delle spedizioni (“pre-arrival processing”) e processi doganali più snelli.

In ambito digitale, Svizzera e Liechtenstein si impegnano a non introdurre tasse sui servizi digitali (“digital services tax”), a favorire il flusso transfrontaliero dei dati e a promuovere l’interoperabilità tra i rispettivi sistemi di protezione della privacy. I due Paesi sostengono inoltre una moratoria permanente all’OMC sui dazi sulle trasmissioni elettroniche.

Sicurezza economica e catene di approvvigionamento

Un ulteriore pilastro dell’intesa riguarda la sicurezza economica. Le parti intendono rafforzare la cooperazione su politiche “non di mercato” di Paesi terzi, coordinare l’approccio ai controlli alle esportazioni, alle sanzioni e allo screening degli investimenti in entrata, valorizzando le implicazioni per la sicurezza nazionale.

Altrettanto centrale è la resilienza delle catene di approvvigionamento: l’accordo punta a rendere più robuste le filiere nei settori critici, riducendo dipendenze e vulnerabilità.

Un calendario serrato

Le parti intendono concludere i negoziati entro il primo trimestre del 2026. Il testo definitivo dell’accordo sarà poi sottoposto alle procedure interne di approvazione e ratifica nei tre Paesi.

Link utili:

2 nuovi segretariati presso la Cc-Ti

Integrazione dell’UAE e nuovo segretariato ACSE

Integrazione dell’UAE nella Cc-Ti

Lunedì 10 novembre 2025 si è svolta a Giubiasco la riunione costitutiva della nuova Commissione edilizia/artigianato Cc-Ti – UAE, durante la quale è stato ufficializzato l’ingresso dell’UAE (Unione Associazioni dell’Edilizia) nella Cc-Ti. L’UAE, costituita nel 1997, raggruppa le principali associazioni di categoria dei settori dell’artigianato e dell’edilizia attive in Ticino.

La nuova Commissione intende rappresentare l’intero settore edilizio e artigianale ticinese, promuovendone lo sviluppo e la qualità attraverso una formazione solida e continua, sostenendo le imprese nel rispetto delle regole dell’arte e nel contenimento della concorrenza estera. Operando all’interno della Cc-Ti, mira inoltre a rafforzare la rappresentatività e il peso politico del settore in Ticino.

Da questa riunione nasce quindi una struttura permanente pensata per garantire continuità, rappresentanza e impulso a un comparto strategico: la Commissione edilizia/artigianato Cc-Ti – UAE, che sarà coordinata da Didier Guglielmetti.

Nuovo Segretariato ACSE

A partire dal 1° gennaio 2026, il Servizio associazioni della Cc-Ti assumerà inoltre la gestione del Segretariato dell’ACSE, l’Associazione per i Controlli e la Sicurezza degli impianti Elettrici (www.acse.swiss).

Competenze cercansi (ma anche buon senso)

Recentemente si è tornati a parlare — ancora una volta — della difficoltà, in Ticino ma non solo, di trovare i profili professionali richiesti dalle aziende. Un problema reale, certo. Ma non nuovo. E forse dovremmo iniziare a guardarlo da una nuova prospettiva, perché continuare a sorprenderci di qualcosa che accade da anni significa non voler vedere il problema per com’è: sistemico.

Le competenze non nascono nel vuoto. Nascono dentro un contesto che oggi, semplicemente, non è più in equilibrio.

Prendiamo il settore commerciale. Negli ultimi dieci anni, l’offerta scolastica è esplosa — da 933 allievi nel 2012/13 a 1’118 nel 2022/23 solo nelle scuole a tempo pieno (dobbiamo aggiungere l’apprendistato e la scuola cantonale di commercio) — mentre i giovani, nel complesso, sono diminuiti. Più corsi, più opzioni, più percorsi “facili da scegliere”. È comprensibile: entrare in una scuola è molto più semplice che trovare un posto di apprendistato, soprattutto per una generazione che fatica a reggere la pressione di un processo di selezione. Ma il risultato è che stiamo formando sempre più ragazzi in mestieri dove il mercato è saturo, mentre i settori che davvero cercano personale restano scoperti. Così alcuni non trovano manodopera, altri formano giovani che poi dovranno ricominciare da zero. E questo non significa solo ritardi nell’ingresso nel mondo del lavoro, ma anche un impatto economico: meno imposte, meno contributi sociali, meno risorse per la collettività.

Il paradosso è che molti giovani non conoscono nemmeno le professioni che esistono davvero. Non sanno cosa fa un installatore di sistemi di refrigerazione, una polimeccanica o un tecnologo di dispositivi medici. Non è disinteresse: è mancanza di visibilità. L’assenza di una fiera centrale delle professioni e la scarsa capacità delle associazioni di comunicare in modo moderno hanno reso molti mestieri praticamente invisibili. Così si finisce per scegliere quello che “si conosce” o che sembra più “prestigioso”, non quello che serve davvero.

E mentre questo accade, il mercato del lavoro si sbilancia. Ci sono mestieri dove i posti di apprendistato si esauriscono in poche settimane — a volte con liste d’attesa dall’anno prima — e altri dove nessuno si presenta. I primi sono quelli popolari, i secondi quelli essenziali. E così le aziende ticinesi, per restare a galla, guardano oltre frontiera per trovare personale, portando sì competenze ma perdendo il legame con il territorio. Nel frattempo, tanti giovani rimangono in attesa o finiscono in percorsi senza sbocchi. In pratica: formiamo, ma non collochiamo. E questo è un lusso che non possiamo più permetterci.

Inoltre, molte aziende, di fronte a tutto questo, hanno smesso di formare apprendisti. Il carico è diventato enorme: reclutamento complicato, alto tasso di abbandono, carenze crescenti nelle competenze sociali di base. Chi arriva in azienda ha spesso bisogno di un accompagnamento personalizzato, non solo tecnico ma anche umano. Questo significa tempo, energia e costi. E quando la formazione diventa un rischio economico, molte PMI non ce la fanno più. Il risultato è un circolo vizioso: meno posti di apprendistato, più scuola a tempo pieno, più costi per lo Stato e un allontanamento sempre maggiore tra formazione e lavoro — quello che dovrebbe essere, e restare, il fiore all’occhiello del modello svizzero.

Il problema, però, non è solo tecnico ma profondamente umano. Molti giovani sanno fare, ma fanno fatica a stare: a comunicare, collaborare, gestire la frustrazione, rispettare tempi e impegni. Le competenze trasversali — autonomia, responsabilità, adattabilità — sono quelle che mancano di più. E sono anche quelle che fanno la differenza tra chi porta valore e chi semplicemente esegue.

Non serve moltiplicare corsi o inventarsi soluzioni tampone. Serve il coraggio di cambiare prospettiva e ricostruire un sistema che torni a funzionare davvero — per le aziende, per i giovani e per il Paese. Una visione condivisa e pragmatica, capace di riequilibrare l’offerta formativa, sostenere chi sceglie di formare e accompagnare i ragazzi nello sviluppo delle competenze trasversali fin dai primi passi nel mondo del lavoro. Solo così potremo riportare coerenza tra ciò che insegniamo e ciò che serve davvero là fuori.


Articolo a cura di Sara Rossini, titolare e fondatrice Fill-up Sagl

Rapporto sulla sostenibilità: il Consiglio federale rafforza il sostegno alle PMI

Le PMI vanno sostenute in modo mirato nelle questioni che riguardano la sostenibilità. Il 5 novembre 2025 il Consiglio federale ha approvato un rapporto corrispondente in adempimento del postulato Dittli. Inoltre, nell’ambito del sostegno alle PMI, la Confederazione intende intensificare la collaborazione con le associazioni di categoria.

Il rapporto mostra che nei loro mercati di sbocco le piccole e medie imprese (PMI) svizzere si trovano sempre più spesso a dover soddisfare tutta una serie di requisiti previsti dalle direttive internazionali in materia di sostenibilità (ESG: Environmental, Social, Governance). Tra queste figurano attualmente: la direttiva europea sulla rendicontazione societaria di sostenibilità, determinate leggi nazionali (come la legge tedesca sulle catene di approvvigionamento) e, in futuro, la direttiva UE sulla catene di approvvigionamento. Da una parte queste normative comportano un aumento degli oneri a carico delle imprese, che devono mettere a disposizione dei loro clienti tutta la documentazione richiesta. Dall’altra creano anche nuove opportunità per una gestione aziendale sostenibile.

Stando al rapporto citato, esistono già numerose offerte di sostegno alle imprese da parte di associazioni, Cantoni, operatori privati e Confederazione. Ai fini di un miglioramento mirato, il Consiglio federale decide le seguenti misure: il portale della Confederazione dedicato alla responsabilità sociale d’impresa (RSI) sarà reso più intuitivo. Saranno inoltre messe a disposizione schede informative su normative specifiche e sarà valutata l’ipotesi di un accesso digitale a uno standard europeo di sostenibilità facoltativo riservato alle PMI.

Accesso gratuito al Risk Check

Per sostenere maggiormente le PMI, la Confederazione intensificherà anche la collaborazione con le associazioni di categoria e aiuterà le aziende interessate a identificare i rischi RSI specifici per Paese e prodotto. Infine, le imprese potranno avvalersi anche in futuro del Risk Check – uno strumento gratuito per il controllo di tali rischi – e di altre offerte di consulenza concrete, ad esempio tramite Switzerland Global Enterprise, con i suoi Swiss Business Hub situati in tutto il mondo.

Con il rapporto citato il Consiglio federale adempie il postulato Dittli (23.4062).


Fonte: CF – Comunicato stampa

Previdenza professionale: tasso d’interesse minimo invariato all’1,25 per cento

Anche l’anno prossimo il tasso d’interesse minimo della previdenza professionale sarà dell’1,25 per cento, secondo quanto deciso dal Consiglio federale nella seduta del 5 novembre 2025. Si tratta del tasso minimo che deve essere corrisposto sull’avere di vecchiaia nel regime obbligatorio secondo la legge federale sulla previdenza professionale per la vecchiaia, i superstiti e l’invalidità.

Il Consiglio federale deve rivedere il tasso d’interesse minimo almeno ogni due anni. Ai sensi della legge, i parametri fondamentali per la fissazione del tasso d’interesse minimo sono l’evoluzione del rendimento delle obbligazioni della Confederazione e l’andamento di azioni, obbligazioni e immobili. Dopo il calo registrato nel 2022, la situazione finanziaria degli istituti di previdenza si è nuovamente stabilizzata a un buon livello, grazie al buon rendimento degli ultimi due anni e al rendimento leggermente positivo di quest’anno. Non vi è dunque motivo di ridurre il tasso d’interesse minimo. D’altro canto, a causa del basso rendimento delle obbligazioni della Confederazione e in considerazione degli sconvolgimenti economici, commerciali e geopolitici e delle relative incertezze, non è giustificato nemmeno un suo innalzamento.

Il Consiglio federale ha pertanto deciso di mantenere il tasso attuale. Anche la Commissione federale della previdenza professionale e le parti sociali consultate si sono espresse a maggioranza a favore di un tasso dell’1,25 per cento.


Fonte: CF – Comunicato stampa

Brasile: un mercato-continente per la qualità e la competenza svizzera

Il Brasile, per dimensioni economiche, capacità industriale e prospettive di crescita, resta una destinazione strategica per la tecnologia elvetica, ma richiede conoscenza approfondita delle regole locali, pianificazione accurata e preparazione mirata. È quanto è emerso dall’incontro informativo organizzato dalla Camera di commercio e dell’industria del Cantone Ticino in collaborazione con Cippà Trasporti SA, M. Zardi SA e Switzerland Global Enterprise lo scorso 28 ottobre e che ha riunito esperti, imprese e istituzioni impegnate nei processi di internazionalizzazione. L’evento ha evidenziato come successo e competitività sul mercato brasiliano dipendano da metodo, competenze e capacità di adattamento alle specificità locali, sottolineando l’importanza di un approccio strategico e ben strutturato per operare con efficacia in un contesto complesso e dinamico.

L’accordo AELS–Mercosur: nuove opportunità per l’export elvetico

La responsabile del settore commercio internazionale della Cc-Ti, Monica Zurfluh, ha aperto i lavori illustrando il contesto e i benefici dell’accordo di libero scambio AELS–Mercosur, firmato nel settembre 2025 e in fase di ratifica. L’intesa, che coinvolge Svizzera, Islanda, Liechtenstein e Norvegia da una parte, e Brasile, Argentina, Paraguay e Uruguay dall’altra, costituisce un passaggio rilevante per l’economia svizzera e ticinese.

L’accordo introduce vantaggi tangibili per i settori chiave della produzione elvetica: chimico-farmaceutico, macchinari, strumenti di precisione, orologeria e prodotti alimentari trasformati. Secondo le stime della Segreteria di Stato dell’economia (SECO), il 96% delle esportazioni svizzere è parzialmente se non completamente esentato dai dazi doganali, con un risparmio complessivo per le imprese che potrebbe superare i 150 milioni di franchi all’anno.

L’intesa si estende anche ai servizi, agli investimenti e agli appalti pubblici, includendo norme rafforzate sulla proprietà intellettuale e la tutela delle indicazioni geografiche svizzere. Per Zurfluh, l’accordo rappresenta un incentivo concreto a consolidare la presenza economica in Sud America e a intensificare la collaborazione con il mercato brasiliano, oggi il più importante dell’area Mercosur.

Il Brasile industriale e sostenibile: prospettive di crescita

A seguire, Bruno Aloi, Senior Consultant per l’America Latina di S-GE, ha illustrato le condizioni economiche e industriali del Brasile, definendolo una delle economie emergenti più strutturate e diversificate al mondo. Con oltre 213 milioni di abitanti, la più grande economia d’America latina mantiene un tessuto produttivo industriale avanzato nei macchinari, nella metallurgia, nel settore automobilistico, nelle tecnologie energetiche e nel medicale, dove la domanda privata di dispositivi innovativi dipende in larga parte dalle importazioni. La crescita dell’agroindustria, l’invecchiamento demografico e la digitalizzazione creano ulteriori opportunità nei settori medtech, cleantech e manifattura 4.0.

Il governo federale promuove la transizione ecologica e investe in infrastrutture critiche e logistica, con il programma PAC 2023-2026 che mobilita oltre 300 miliardi di dollari. L’energia è già per l’88% rinnovabile, con crescente interesse per soluzioni innovative come biofuel, idrogeno verde e waste-to-energy. Infrastrutture, gestione idrica, tunnel e ferrovie offrono spazio per la meccanica di precisione e l’ingegneria svizzera, mentre l’esperienza svizzera permette di distinguersi dai concorrenti a basso costo, in particolare asiatici, grazie alla qualità e al servizio post-vendita locale.

Aloi ha sottolineato che il mercato brasiliano richiede un approccio strategico: adattare il prodotto alle esigenze locali, comunicare chiaramente il valore premium, pianificare con partner affidabili e gestire burocrazia, normative fiscali e doganali. Accordi come l’AELS–Mercosur possono offrire un vantaggio competitivo, mentre la presenza continuativa e un servizio tecnico rapido sono fondamentali per il successo.

In sintesi, il Brasile offre opportunità trasversali in tutti i settori a patto di comprendere il mercato e rispettare le regole d’ingresso.

Proprietà intellettuale: un sistema in evoluzione

Il tema della proprietà intellettuale è stato approfondito dal Dott. Paolo Gerli, consulente in brevetti europei presso M. Zardi & Co. SA, che ha illustrato le principali caratteristiche del sistema brasiliano. Basato sulla Legge federale n. 9279/1996 e sull’articolo 5 della Costituzione, il modello brasiliano recepisce gli standard dell’Accordo TRIPS (1995) e armonizza brevetti, marchi e copyright, garantendo un enforcement efficace per monetizzare l’innovazione e proteggere contro la contraffazione.

Il Brasile cerca un equilibrio tra diritti di esclusiva e benessere sociale, con particolare attenzione al settore farmaceutico: licenze obbligatorie e deroghe a favore della salute pubblica (come sostenuto dalla Dichiarazione di Doha) permettono l’accesso ai farmaci senza compromettere la tutela dei brevetti. I brevetti non sfruttati entro tre anni dalla concessione possono essere soggetti a licenza obbligatoria, e la clausola Bolar facilita lo sviluppo dei generici senza violare i diritti esistenti.

I tempi di concessione dei brevetti sono mediamente di quattro o cinque anni, in riduzione grazie a procedure accelerate come il “prosecution highway”. Il Brasile non prevede meccanismi di estensione automatica della durata dei brevetti (Patent Term Extension), sebbene siano in discussione possibili evoluzioni legislative. La protezione dei dossier di registrazione sanitaria non è prevista, consentendo ai produttori di generici di sfruttare dati clinici post-scadenza del brevetto. I brevetti di seconda generazione sono soggetti a valutazioni rigorose, con una discrezionalità maggiore degli esaminatori, ma il sistema nel complesso è in consolidamento e sempre più allineato agli standard internazionali.

Gerli ha evidenziato che il mercato brasiliano offre opportunità concrete per le imprese svizzere, che occupano già circa il 4% dei depositi di brevetto nel Paese. Il consiglio strategico è di pianificare la tutela dei diritti di proprietà industriale sin dalle prime fasi, avvalendosi di consulenti locali esperti, monitorando costantemente le evoluzioni legislative e bilanciando protezione dell’innovazione con le esigenze di accesso al mercato e alla salute pubblica.

La logistica come leva competitiva

Il contributo di Cippà Trasporti SA, affidato a Roberto Nanni, Business Developer – Trasporti Pesanti e Internazionale, e a Roberto Speroni, Buyer Trasporti, e al loro partner locale Antonino Di Marco, cofondatore di Proa Latam, ha posto l’accento sull’importanza della pianificazione logistica nel commercio con il Brasile. La vastità del territorio, pari a 8,5 milioni di chilometri quadrati, e la struttura infrastrutturale disomogenea rendono indispensabile una gestione attenta dei flussi e delle tempistiche di consegna.

Il trasporto marittimo resta la principale via commerciale tra Europa e Brasile, con tempi medi di transito di tre settimane, mentre la via aerea – più costosa – è riservata a merci urgenti o di alto valore. Il sistema logistico interno è dominato dal trasporto su gomma, che rappresenta oltre il 60 % del traffico merci, seguito dal ferroviario e dal fluviale, più rilevanti nelle regioni centrali e amazzoniche.

Particolare attenzione è stata dedicata alla scelta degli Incoterms, che influiscono in modo diretto sui costi, sui tempi e sulla ripartizione dei rischi. Nanni e Speroni hanno ricordato che, in un contesto così esteso e frammentato, la logistica non è solo un servizio accessorio ma un elemento essenziale della competitività, da integrare fin dalla fase di definizione della strategia commerciale.

Di Marco ha poi tracciato un quadro operativo delle sfide e delle opportunità per le aziende europee in Brasile, dove ogni regione presenta proprie specificità fiscali, normative e culturali, rendendo necessaria una pianificazione territoriale mirata. Ha illustrato le fasi e le tempistiche medie per l’avvio di un’attività, che può richiedere fino a novanta giorni, evidenziando la necessità di un rappresentante legale residente e di un supporto locale per la gestione contabile e tributaria. Ha ricordato, infine, che la fiscalità brasiliana è tra le più complesse al mondo, con competenze distribuite tra Stato federale, 26 stati e oltre 5’000 municipalità.

L’elemento umano rimane centrale: la costruzione di relazioni di fiducia e la presenza costante sul territorio costituiscono prerequisiti indispensabili per la riuscita di un progetto imprenditoriale. L’ingresso nel mercato brasiliano non è un processo rapido, ma un investimento a lungo termine che può produrre risultati solidi e duraturi.

Dalla complessità all’opportunità

Dalla prospettiva economica e istituzionale a quella tecnica e operativa, l’evento organizzato dalla Cc-Ti ha messo in evidenza come il Brasile rappresenti un mercato complesso ma di grande potenziale per le imprese svizzere. L’accordo AELS–Mercosur, l’evoluzione normativa in materia di proprietà intellettuale e i piani infrastrutturali in corso delineano un contesto favorevole, che tuttavia premia solo chi affronta il mercato con preparazione, continuità e capacità di adattamento.

In questa prospettiva, la collaborazione con istituzioni, consulenti e operatori logistici costituisce un fattore decisivo per trasformare la distanza geografica in prossimità economica e la complessità in opportunità concreta per l’industria svizzera.

Revisione parziale della legge sull’assicurazione contro i rischi delle esportazioni

Il 29 ottobre 2025 il Consiglio federale ha deciso che la legge sull’assicurazione contro i rischi delle esportazioni (LARE) verrà sottoposta a revisione parziale. L’obiettivo è quello di ridurre ulteriormente gli oneri amministrativi per gli esportatori svizzeri e di rendere più facile e veloce l’accesso ai servizi dell’Assicurazione svizzera contro i rischi delle esportazioni (ASRE/SERV). La procedura di consultazione è prevista per il 2026.

L’ASRE è un’agenzia di credito all’esportazione affermata e lavora in modo efficiente. Alla luce dell’attuale incertezza del contesto politico ed economico, questo strumento di promozione delle esportazioni sta acquisendo sempre più importanza. Con la modifica di legge, il Consiglio federale intende garantire che quest’agenzia possa continuare a soddisfare in modo efficace le esigenze degli esportatori svizzeri anche in futuro, contribuendo alla creazione di nuovi mercati e in generale alla competitività internazionale dell’industria dell’export.

L’obiettivo perseguito è duplice: in primo luogo, si tratta di ridurre ulteriormente gli oneri amministrativi per gli esportatori svizzeri e di rendere loro più facile e veloce l’accesso ai servizi dell’ASRE; in secondo luogo, si prevede di creare le condizioni per introdurre nuovi prodotti e renderli più flessibili in modo da poterli adeguare alle mutevoli esigenze dell’industria dell’export. Le soluzioni assicurative che promuovono e sovvenzionano il finanziamento di piccole operazioni di esportazione stanno diventando sempre più importanti, soprattutto per le piccole e medie imprese (PMI), che rappresentano oltre l’80% della clientela dell’ASRE.

L’ASRE è un istituto di diritto pubblico della Confederazione e rappresenta uno degli strumenti di promozione della piazza economica nazionale; aiuta gli esportatori svizzeri ad accedere a mercati esteri e contribuisce al mantenimento e alla creazione di posti di lavoro. Nel 2024 ha approvato circa 580 domande di assicurazione; alla fine dell’anno gli impegni assicurativi ammontavano a circa 9,9 miliardi di franchi.


Fonte: CF – Comunicato stampa

Accordo Svizzera-UK sui prestatori di servizi fino al 2029

Il 21 ottobre 2025 la Svizzera e il Regno Unito hanno deciso di prolungare fino al 31 dicembre 2029 l’Accordo sulla mobilità dei prestatori di servizi (SMA), che regola l’invio temporaneo di personale e prestatori indipendenti nei due Paesi.

L’accordo consente a lavoratori distaccati e prestatori di servizi indipendenti di operare nel Regno Unito fino a 12 mesi in un arco di 24 mesi, senza dover dimostrare competenze linguistiche o requisiti di necessità economica. L’accesso riguarda numerosi settori professionali, tra cui manutenzione e riparazione di macchinari, consulenza, ingegneria, informatica e servizi finanziari.

L’accesso al mercato britannico nell’ambito dell’accordo è attualmente riservato a persone con qualifiche di livello universitario o equivalente. Il Regno Unito riconosce alcune qualifiche svizzere (scuole specializzate superiori, esami federali professionali superiori) come equivalenti a un titolo universitario.

Il SMA è uno strumento temporaneo; l’accordo di libero scambio Svizzera-Regno Unito, attualmente in fase di modernizzazione, dovrà garantire sul lungo periodo un quadro stabile per l’accesso al mercato dei servizi, inclusa una soluzione duratura per la mobilità dei prestatori svizzeri nel mercato britannico.


Link utili
SECO – Commercio di servizi con il Regno Unito

Stati Uniti: nuovi dazi su camion, autobus e componenti

Il 17 ottobre 2025 il Presidente degli Stati Uniti ha firmato un nuovo proclama che modifica il quadro tariffario per le importazioni di veicoli pesanti e di peso medio, autobus e parti. Le nuove misure – basate sulla sezione 232 del Trade Expansion Act – introducono tariffe supplementari e specifici meccanismi di compensazione, con nuove ricadute sulle aziende esportatrici, in particolare per quelle attive nella fornitura di componenti.

Ambito e misura delle nuove tariffe

Il proclama interessa tre categorie principali di prodotti:

  • veicoli pesanti e di peso medio delle classi III-VIII (Medium & Heavy Duty Vehicles — MHDV), come randi pick-up, veicoli per traslochi, camion per merci, camion ribaltabili e trattori per semirimorchi (eighteen-wheelers);
  • parti per veicoli di peso medio e pesanti (MHDV Parts), come motori, trasmissioni, pneumatici e telai (chassis);
  • autobus, inclusi scuolabus, autobus urbani e pullman (motor coaches).

Il proclama prevede l’introduzione di un dazio del 25% ad valorem su camion e parti e di un dazio del 10% ad valorem sugli autobus già assemblati. Le nuove aliquote entreranno in vigore il 1° novembre 2025 e si applicheranno a spedizioni importate o ritirate da magazzino doganale dopo tale data. Si aggiungono alle tariffe ordinarie già applicate dal sistema doganale statunitense.

I dazi si applicano anche a camion e autobus usati e rigenerati se fabbricati negli ultimi 25 anni.

Le merci interessate sono elencate nell’Annex I del proclama, che aggiorna il capitolo 99 dell’HTSUS con i codici tariffari specifici.

Le regole di cumulabilità (“stacking rules”) già previste per i dazi sulle autovetture saranno applicate anche a camion, autobus e relative parti. In sostanza: questi ultimi non saranno soggetti a ulteriori o esistenti dazi settoriali su acciaio, alluminio, rame, automobili e parti automobilistiche, né ai dazi reciproci (IEEPA), tuttavia in aggiunta ad eventuali dazi antidumping, compensativi o ad altre misure commerciali già in vigore.

Il drawback solo nelle forme di Direct Identification o Substitution Manufacturing (19 U.S.C. 1313(a)/(b)); altri tipi di crediti potrebbero ridurre l’importo del credito compensativo (offset).

Eccezione per componenti esteri: le parti di camion o i motori pesanti di provenienza giapponese o europea saranno soggetti a un’aliquota complessiva del 15% anziché del 25%.

Regime USMCA e contenuto USA

Il provvedimento conferma la possibilità di ridurre l’impatto dei dazi qualora i veicoli o le parti soddisfino i criteri di origine previsti dall’accordo USMCA (United States–Mexico–Canada Agreement). In tali casi, il dazio può applicarsi unicamente sulla quota di valore non statunitense del prodotto.

Le parti di camion medi/pesanti che sono conformi agli standard USMCA non saranno soggette al dazio fino a quando il Segretario del Commercio, in consultazione con la U.S. Customs and Border Protection, non avrà stabilito un processo per applicare il dazio al solo contenuto non-USA delle parti importate.

Gli importatori dovranno fornire documentazione probante – come fatture, contratti di fornitura e certificazioni di origine – da trasmettere in formato elettronico al Dipartimento del Commercio degli Stati Uniti. Le autorità doganali (CBP) verificheranno la correttezza delle dichiarazioni relative al contenuto USA, potendo disporre audit e controlli approfonditi. In caso di dichiarazioni inesatte o sovrastimate, potrà essere applicato il dazio pieno sull’intero valore del bene, con eventuali sanzioni retroattive. È quindi fondamentale predisporre in modo accurato tutta la documentazione attestante origine dei componenti, processo produttivo e assemblaggio finale, garantendo la tracciabilità e la conformità delle dichiarazioni doganali.

Il meccanismo di compensazione (offset)

Per favorire la produzione e l’assemblaggio sul territorio statunitense, il proclama introduce un import adjustment offset applicabile dal 1° novembre 2025 al 31 ottobre 2030. I produttori che effettuano l’assemblaggio finale negli Stati Uniti hanno diritto a un credito compensativo del 3,75% sul prezzo di listino suggerito dal produttore (MSRP), qualora siano stati pagati dazi su componenti che rappresentano almeno il 15% del valore del veicolo. Il beneficio non si estende ai cosiddetti knock-down kits (kit di montaggio parziale), che restano esclusi dal meccanismo.

Implicazioni per le imprese esportatrici

Le nuove misure comportano un nuovo aumento dei costi d’importazione per gli operatori statunitensi, con effetti a cascata su prezzi, competitività e catene di fornitura. Le imprese svizzere e ticinesi che esportano verso gli Stati Uniti dovranno verificare attentamente i codici tariffari dei propri prodotti per accertare l’eventuale inclusione nell’elenco dell’Annex I e predisporre la documentazione necessaria per attestare l’origine delle componenti.

La U.S. Customs and Border Protection (CBP) ha fornito le istruzioni operative il 29 ottobre tramite la comunicazione CSMS # 66665333, che a fondo pagina riporta nel dettaglio le voci tariffarie dei capitoli 1-97 toccate relazionandole alle voci del capitolo 99.

Altri documenti utili:

Fact Sheet: President Donald J. Trump Addresses the Threat to National Security from Imports of Medium and Heavy-Duty Vehicles, Parts, and Buses – The White House