Fine dell’esenzione “de minimis”: una nuova era per le esportazioni verso gli Stati Uniti

A partire dal 29 agosto 2025, ogni spedizione commerciale verso gli Stati Uniti sarà soggetta a dazi doganali, a prescindere dal valore della merce.

Con un ordine esecutivo firmato il 30 luglio, l’amministrazione statunitense ha decretato la sospensione globale del regime “de minimis”, che finora permetteva di importare beni sotto gli 800 dollari senza oneri doganali.

Si tratta di un cambiamento significativo per molte aziende esportatrici, soprattutto per quelle attive nell’e-commerce, nella vendita diretta al consumatore o nell’invio di piccoli lotti. Con soli 30 giorni a disposizione, queste imprese sono ora chiamate a rivedere rapidamente le proprie strategie di export: dall’adeguamento dei prezzi per assorbire i nuovi costi doganali, alla possibile centralizzazione della logistica negli Stati Uniti, fino al rafforzamento del coordinamento con partner importatori e spedizionieri locali.

Un cambio di rotta strategico

Secondo la Casa Bianca, la misura mira a contrastare abusi sistematici del sistema de minimis, incluso l’ingresso di merci contraffatte, insicure o legate al traffico di oppioidi sintetici. A ciò si aggiunge una crescita esponenziale delle spedizioni esenti da dazi: da 134 milioni nel 2015 a oltre 1,3 miliardi nel 2024.

Le nuove regole tariffarie

Con la fine dell’esenzione, tutte le spedizioni commerciali saranno soggette al regime doganale ordinario, che prevede:

  • dazio MFN
  • dazio ad valorem, calcolato sull’aliquota IEEPA (International Emergency Economic Powers Act) applicabile al Paese d’origine
  • eventuali altri dazi specifici
  • obbligo di dichiarazione doganale completa tramite il sistema ACE (Automated Commercial Environment), con codice tariffario HS, valore, origine e documentazione commerciale.

Eccezione temporanea per i pacchi postali

Per un periodo transitorio di sei mesi, le spedizioni effettuate attraverso servizi postali ufficiali potranno beneficiare di un regime semplificato, a scelta:

  • applicazione del dazio ad valorem, calcolato sull’aliquota IEEPA (International Emergency Economic Powers Act) applicabile al Paese d’origine; oppure
  • applicazione di una tariffa fissa per pacco, compresa tra 80 e 200 dollari, a seconda della merce e del volume (la tariffa dipende dall’aliquota IEEPA applicata al Paese d’origine.

Al termine dei sei mesi, anche i pacchi postali saranno pienamente soggetti al regime ordinario con dazio MFN, dazio ad valorem basato sulle aliquote IEEPA e eventuali altri dazi.

Obblighi di garanzia

Per garantire la corretta riscossione dei dazi introdotti dal nuovo Executive Order, la U.S. Customs and Border Protection (CBP) può richiedere garanzie finanziarie specifiche.

Altri link utili

Fact sheet “President Donald J. Trump is Protecting the United States’ National Security and Economy by Suspending the De Minimis Exemption for Commercial Shipments Globally”

Visioni trasversali su situazioni complesse

Intervista con Veronica Morabito, Invoicing and Shipping Manager, Pagani Pens SA

Gli studenti del corso “Specialista in commercio estero con attestato professionale federale” in visita presso la ditta Pagani Pens lo scorso 9 maggio 2025. Nella foto (al centro) anche Roberto Klaus, Direttore SSIB Ticino

Raccogliamo le impressioni di una partecipante al percorso formativo di gestione
aziendale che porta all’ottenimento del titolo “Specialista in commercio estero con attestato professionale federale” – un’altra proposta della Cc-Ti.

Signora Morabito, quali sono gli obiettivi che si è posta all’inizio del corso?

Ho iniziato questo percorso per migliorare le mie competenze nell’ambito del commercio estero, sia per interesse personale ma, soprattutto, per poter essere più performante nell’ambito lavorativo. Avevo già partecipato a diverse formazioni presso la Cc-Ti, ma avevo l’esigenza di seguire un percorso strutturato che mi fornisse una visione più completa. La possibilità, poi, di conseguire un attestato federale mi ha offerto un ulteriore stimolo per intraprendere questa sfida.

Come pensa che queste nuove competenze apprese possano concretamente contribuire allo sviluppo della vostra azienda?

Le nuove competenze apprese rappresentano un valore aggiunto significativo per lo sviluppo della nostra azienda, basata sul commercio nazionale ed internazionale. Il corso fornisce una visione trasversale che permette di gestire in modo consapevole situazioni complesse come, ad esempio, l’introduzione di dazi, i conflitti geopolitici e l’instabilità dei mercati globali. Queste competenze rafforzano la nostra capacità di adattarci rapidamente ai cambiamenti, prendere decisioni strategiche più informate e individuare nuove opportunità di sviluppo anche in contesti incerti.

Qual è stata l’esperienza formativa maturata finora?

Durante questo corso abbiamo avuto modo di affrontare concetti chiave legati al mondo del marketing e della gestione delle risorse umane, ma anche e, soprattutto, temi centrali come le pratiche doganali, gli Incoterms e le dinamiche dei mercati internazionali. Inoltre, l’approfondimento sull’IVA, sia in ambito svizzero che europeo, si sta rivelando particolarmente utile per ottimizzare le procedure fiscali ed adottare soluzioni strategiche che riducano i costi e i rischi nelle transazioni internazionali.

Costa Rica: una piattaforma strategica in America centrale

In un contesto geopolitico sempre più instabile, la diversificazione dei mercati di sbocco e di approvvigionamento rappresenta oggi una priorità strategica per le aziende. Nel quadro delle attività della Cc-Ti a sostegno dei propri associati, il direttore Luca Albertoni e la responsabile del settore Commercio internazionale Monica Zurfluh hanno recentemente avuto modo di dialogare con S.E. Ana Gabriela Massey Machado, Ambasciatrice del Costa Rica in Svizzera, e con Arianna Scuncio, Assistente amministrativa presso la stessa Ambasciata, per analizzare il potenziale di questo mercato dinamico e in evoluzione, con settori strategici in forte crescita.

Relazioni economiche consolidate

Il Costa Rica si conferma il principale partner commerciale della Svizzera in America Centrale. Nel 2024, la Svizzera ha importato beni costaricani – principalmente prodotti agricoli – per 160 milioni di franchi svizzeri, mentre le esportazioni elvetiche verso il Paese centroamericano hanno raggiunto i 211 milioni di franchi, costituite in gran parte da prodotti farmaceutici, dispositivi medici e strumenti di precisione, orologi, gioielli e macchinari. Questo scambio è facilitato dall’Accordo di libero scambio tra l’AELS e la Costa Rica, in vigore dal 2014.
Alla fine del 2023, gli investimenti diretti svizzeri nel Paese ammontavano a circa 2 miliardi di franchi e le imprese svizzere presenti sul territorio davano lavoro a 3’785 persone.

Un hub regionale per l’innovazione e i servizi

Sebbene il mercato locale sia relativamente piccolo (circa 5 milioni di abitanti), il Costa Rica si distingue come piattaforma regionale per operazioni industriali e commerciali. Negli ultimi vent’anni, il Paese ha puntato con decisione sulla diversificazione economica e sull’attrazione di investimenti ad alto valore aggiunto, in particolare nei settori tecnologici. Un esempio emblematico è la zona franca di Coyol, oggi riconosciuta come uno dei cluster medtech e di manifattura avanzata più avanzati dell’America Latina.
Il Paese offre inoltre solide competenze in ambiti come servizi digitali, ingegneria, back-office e servizi condivisi.

Un’occasione unica: il Costa Rica Trade and Investment Summit

Per le aziende interessate ad approfondire le opportunità offerte dal mercato costaricano, si segnala la prima edizione del “Costa Rica Trade and Investment Summit”, in programma dal 1° al 5 settembre 2025.
Organizzato da PROCOMER, l’agenzia per la promozione del commercio estero del Paese, il Summit rappresenta il più importante evento di business e promozione degli investimenti dell’intera regione.
L’iniziativa riunirà oltre 400 investitori e acquirenti internazionali da più di 45 Paesi, insieme a 1’000 esportatori e multinazionali, con l’obiettivo di generare oltre 3’200 incontri d’affari personalizzati. I partecipanti avranno accesso ad agende di incontri B2B su misura, visite a parchi industriali e zone franche, missioni settoriali e sessioni di networking e conferenze tematiche.
I settori coinvolti includono: alimenti trasformati, frutta fresca, servizi, industria manifatturiera e altro ancora.

Supporto logistico per i partecipanti

PROCOMER coprirà per gli ospiti internazionali alloggio, pasti e trasporti interni durante l’intero evento. Le aziende partecipanti dovranno farsi carico solo delle spese di viaggio aereo fino a San José, capitale del Paese.

Perché il Costa Rica?

Stabilità politica, sostenibilità ambientale, alto livello di istruzione della forza lavoro, un ambiente economico aperto e un contesto normativo favorevole agli investimenti fanno del Costa Rica una destinazione privilegiata per le imprese innovative, aperte ai mercati globali e che puntano ad espandersi in Centro America.

Contatti e iscrizione

Per ulteriori dettagli e per registrarsi al Costa Rica Trade and Investment Summit 2025, non esitate a visitare il sito ufficiale di PROCOMER o contattare l’Ambasciata del Costa Rica in Svizzera (T +41 31 372 78 87, embcr-ch@rree.go.cr).

Innovazione: la Svizzera ai vertici

La Confederazione primeggia nelle classifiche a livello cantonale e nazionale

L’innovazione è l’insieme di attività volte a creare nuovi prodotti, servizi, processi o modelli di business, generando valore economico e competitività. Essa nasce dalla ricerca, dallo sviluppo tecnologico, dalla digitalizzazione e dalla collaborazione tra imprese, istituti di ricerca e istituzioni pubbliche.

Nel contesto svizzero, l’innovazione è vista come un motore di crescita sostenibile e un vantaggio competitivo internazionale, che riesce a trasformare conoscenza in ricchezza. Secondo l’Ufficio federale di statistica, nel 2023 le attività innovative hanno generato un valore stimato di quasi 26 miliardi di franchi, rendendo l’innovazione uno dei pilastri fondamentali dell’economia elvetica. La Svizzera si conferma ai vertici delle classifiche globali, distinguendosi per l’entità degli investimenti in ricerca e sviluppo, che la rendono altamente competitiva. I grandi settori dell’innovazione comprendono la farmaceutica, da sempre punto di forza della Confederazione, ma anche ambiti emergenti come l’ambiente, il digitale e l’industria avanzata. Le imprese private giocano un ruolo decisivo: nel 2023, in Svizzera si sono investiti 25,9 miliardi di franchi in ricerca e sviluppo, di cui il 70% provenienti dal settore privato. Questo dato, pari a circa il 3% del PIL, non riguarda solo la creazione di nuovi prodotti, ma include anche il miglioramento dei processi aziendali, l’adozione di tecnologie digitali e lo sviluppo sostenibile.

In un contesto internazionale sempre più competitivo, la confederazione si conferma essere tra i paesi più all’avanguardia per soluzioni tecnologiche, sostenibili e intelligenti. Guardando le statistiche del World Intellectual Property Organization, si osserva come negli ultimi vent’anni la spesa nei settori tradizionalmente legati alla ricerca sia triplicata, segno di una visione a lungo termine incentrata sull’innovazione.

Per comprendere meglio il contesto globale e fare un paragone, il Global Innovation Index 2024, pubblicato dalla WIPO (World Intellectual Property Organization), conferma la Svizzera al primo posto mondiale per il 14º anno consecutivo, precedendo Svezia, Stati Uniti, Regno Unito e Singapore.

Il motore dell’indice globale dell’innovazione: i 15 principali Paesi innovatori, 2020-2024. Grafico: Global Innovation Index 2024 – GII 2024 results. (n.d.). Global Innovation Index 2024

Il primato elvetico si conferma essere il risultato di una strategia equilibrata e costante, ma il panorama globale dell’innovazione è in continua evoluzione. Alcuni paesi, pur seguendo modelli molto diversi, stanno rapidamente guadagnando terreno, come ad esempio le economie asiatiche altamente dinamiche, che puntano con decisione sulla digitalizzazione, sull’attrazione di capitale di rischio e sulla forza del settore privato nella ricerca.

La Svizzera si distingue grazie alla solidità del suo ecosistema e la qualità delle sue istituzioni, ma il confronto con realtà emergenti come Singapore e Corea del Sud evidenzia strategie di successo alternative, basate su velocità di adattamento tecnologico, innovazione nei servizi digitali e investimenti orientati al mercato globale.

Passando ad un focus cantonale, il Ticino è parte integrante di questo successo nazionale. Come mostrano i risultati del Regional Innovation Scoreboard 2025, pubblicato dalla Commissione europea, il nostro Cantone figura tra le 242 regioni europee più innovative e si colloca tra le prime dieci in Europa, al secondo posto in Svizzera dopo Zurigo.

Il progresso è evidente, negli ultimi anni il Ticino ha vissuto una trasformazione profonda, passando da un’economia industriale tradizionale a un ecosistema dinamico e altamente specializzato, capace di attrarre capitali, progetti e talenti.

Tra i punti di forza evidenziati nel rapporto figurano un’elevata percentuale di PMI (piccole e medie imprese) che hanno introdotto innovazioni di prodotto o di processo, in seguito una forte collaborazione tra il mondo accademico e l’economia reale, e per ultimo un tasso elevato di registrazione di marchi. Due attori strategici guidano questa trasformazione:

  • L’Università della Svizzera italiana (USI) che ospita oltre 20 istituti di ricerca nei campi della biomedicina, scienza computazionale, comunicazione, economia e finanza. L’USI è integrata in reti nazionali e internazionali ed è altamente competitiva nell’accesso a fondi FNS (Fondo Nazionale Svizzero) ed europei.
  • La SUPSI, eccellenza nella ricerca applicata, si distingue in ambiti come robotica, automazione, elettronica e scienza dei materiali, con il tasso di successo più alto in Svizzera per progetti europei.

Il ruolo del Cantone è determinante perché grazie alla Legge per l’innovazione economica, un unicum in Svizzera per ampiezza e strumenti offerti, il Ticino sostiene attivamente le imprese. I contributi spaziano dalla partecipazione a programmi europei, alla realizzazione di progetti d’investimento, fino alla presenza a fiere e missioni internazionali.

In questo ecosistema innovativo si inserisce anche il Lugano Living Lab, un laboratorio urbano diffuso che promuove workshop su AI, blockchain e IoT, coinvolgendo cittadini, istituzioni e aziende in progetti reali per migliorare la qualità della vita e favorire la co-creazione urbana.

Le relazioni con l’Italia sono un pilastro di questa strategia transfrontaliera. Nel quadro di Horizon Europe 2021‑2027, ricercatori svizzeri e italiani hanno partecipato insieme a oltre 700 progetti congiunti, collaborando su temi come la digitalizzazione, la sostenibilità, la robotica e la salute.

Parallelamente, tra il 2018 e il 2023, il Fondo Nazionale Svizzero per la Ricerca scientifica (SNSF) ha sostenuto più di 1’900 iniziative bilaterali con partner italiani, in ambiti che vanno dalla ricerca scientifica e tecnologica fino agli studi economici, sociali e culturali. Un esempio concreto di questa cooperazione territoriale è l’Innovation Hub ComoNext, promosso dalle camere di commercio italo-svizzere, che punta a rafforzare il dialogo tra industria e ricerca, favorendo scambi tecnologici e collaborazioni tra PMI e centri di innovazione presenti su entrambi i lati del confine.

Fallimenti abusivi: cosa è cambiato dal 2025

Dal 1° gennaio 2025 è entrata in vigore una riforma importante della Legge federale sull’esecuzione e sul fallimento (LEF), pensata per contrastare i fallimenti abusivi.

Una modifica che coinvolge imprese, creditori e autorità.
Il legislatore federale è intervenuto per arginare pratiche abusive che si sono diffuse negli anni: società che falliscono per eludere i debiti, trasferimenti fittizi di mantelli societari e impunità degli amministratori che violano le disposizioni legali. La riforma, frutto di oltre un decennio di dibattiti, coinvolge molte norme, tra le quali anche il Codice delle obbligazioni, il Codice penale e altre leggi federali.
Tra le novità più incisive, vi è l’obbligo per le autorità fallimentari di segnalare a quelle penali eventuali reati scoperti nell’ambito delle loro funzioni. Una misura volta a combattere in maniera più incisiva le condotte illecite ravvisate nel contesto di un fallimento. In Ticino, l’introduzione del perito fallimentare nel 2019 ha anticipato questo approccio, portando a un effettivo aumento delle segnalazioni e ad un perseguimento più rigoroso dei reati fallimentari.

Crediti pubblici e fallimenti

Un’altra modifica di rilievo è quella che riguarda la procedura di incasso dei crediti pubblici. Dal 2025, anche questi dovranno essere riscossi tramite fallimento e non più solo attraverso il pignoramento.
Ciò comporterà che gli enti pubblici – come le casse AVS, le autorità fiscali o le assicurazioni sociali – dovranno procedere in via fallimentare nei confronti delle aziende inadempienti, eliminando così una distorsione che incoraggiava comportamenti opportunistici, privilegiando i pagamenti ai creditori privati a discapito di quelli pubblici.

Più responsabilità e trasparenza

La riforma estende la responsabilità a tutte le persone iscritte nel registro di commercio: amministratori, direttori e procuratori. In caso di condanna penale, il registro di commercio potrà cancellare tali soggetti e impedirne delle cariche future per un periodo da sei mesi a cinque anni (o in via definitiva, nei casi gravi).
Un deterrente importante contro i fallimenti seriali.
Tra le misure adottate spicca anche il divieto di rinuncia retroattiva alla revisione limitata (opting-out): ogni decisione in tal senso sarà valida solo per l’esercizio successivo e visibile a registro, rafforzando la trasparenza e limitandone gli abusi.

Società mantello e nuovi obblighi informativi

È stata poi messa in atto una norma che limita il commercio delle cosiddette società mantello, ossia entità senza attività né attivi. La nuova normativa prevede la nullità dei trasferimenti societari di tali mantelli e attribuisce agli uffici del registro di commercio il compito di agire in presenza di fondati sospetti.
Sul fronte dell’informazione, è entrato in vigore l’obbligo per le amministrazioni fiscali di segnalare le società che non depositano i conti annuali. Al contempo, nel registro di commercio saranno accessibili i nomi degli amministratori coinvolti in società fallite.
Agevolazioni ai creditori e impatto sul sistema
Ai creditori è stato inoltre concesso più tempo per versare gli anticipi nei fallimenti in via sommaria (da 10 a 20 giorni).
Le nuove norme avranno un certo impatto sull’attuale sistema: si stima un incremento del 30% delle procedure fallimentari, con un conseguente aumento del carico per gli uffici pubblici.


A cura di Patrick Fini, Avv., Studio Legale Fini, Lugano

I nostri diplomati nel primo semestre 2025

I percorsi formativi sono corsi di formazione costituiti da più moduli interconnessi, che formano un vero e proprio approfondimento su una tematica specifica. Al termine si sostiene un esame finale e, al superamento dello stesso, viene rilasciato un attestato di frequenza Cc-Ti.

La classe “ABC della Leadership”

Percorso ‘ABC della Leadership’

Sul tema

Possiamo dire che la leadership riguarda il cambiamento, sia personale che professionale, piccolo o grande. Consiste nel muoversi verso qualcosa che si desidera e nel creare qualcosa che prima non esisteva. Lo stile di leadership di ogni persona è unico e individuale e serve molto tempo, formazione e pratica per sviluppare leader efficaci. Tuttavia, qualsiasi percorso di crescita parte sempre dallo stesso punto: “facendo il primo passo”. L’obiettivo di questa formazione è quello di prendere consapevolezza del proprio ruolo all’interno dell’organizzazione e porre le basi per migliorare la comunicazione interna, la gestione del feed-back, il processo di delega, la mediazione dei conflitti e termina con l‘approccio del coaching applicato dal Leader per far crescere il proprio team.

I diplomati

Si è concluso con l’esame finale il quinto ciclo del percorso formativo “ABC della Leadership”. Complimenti a: Alex Anzalone (Dicastero ambiente Citta di Mendrisio), Andrea Arnaboldi (Il Centro), Stefano Baiesi (Suedpack Bioggio SA), Roberto Bissolotti (Comune di Collina d’Oro), Patrizio Bonfitto (Dicastero Ambiente Città di Mendrisio), Dusan Jevremovic (Ecsa Energy SA), Faruk Kabashi (Sitaf SA), Daniela Kovacevic (Policentro Anziani Losone), Denis Leoni (Azienda Multiservizi Bellinzona), Danilo Liporace (Suedpack Bioggio SA), Mauro Mammucci (Diamond SA), Antonio Marchese (Diamond SA), Marianna Meyer (Città di Lugano), Haris Mulalic (Polizia Tre Valli), Mario Racioppi (Marino Bernasconi SA), Daniele Ronchetti (Marino Bernasconi SA), Andrea Rossi (Zimmerli Textil AG), Pietro Scalzi (Diamond SA), Benjamino Stocker (Ecsa Energy SA), Aldo Volpatti (Mikron Service), Jascin Zecchin (Diamond SA).

Il prossimo ciclo prenderà avvio il 19 novembre 2025.
Info ed iscrizioni qui.

La classe “Competenze nel diritto del lavoro”

Percorso ‘Competenze nel diritto del lavoro’

Sul tema

Questo percorso formativo composto da 8 moduli è pensato per coloro che lavorano nel campo delle risorse umane e mirano ad ottenere solide competenze e qualifiche per esercitare una funzione di responsabile/assistente delle risorse umane e per svolgere attività qualificate legate all’ambito del diritto del lavoro. Il percorso ha volutamente un taglio molto pratico affinché sia possibile acquisire conoscenze pratiche e teoriche necessarie per riconoscere e gestire in modo indipendente pratiche legate al diritto del lavoro.

I diplomati

Si è concluso con l’esame finale il quarto ciclo del percorso formativo “Competenze nel diritto del lavoro”. Complimenti a Marcella Di Muraglia (Giovenzana International BV), Sara Gironi (Fidi BC SA), Francesca Leoni (LeA Sagl), Jessica Mozzetti (Bellinzona Sport), Sonia Pansardi (Comune di Muralto), Laura Tucci (CNHI International SA).

Il prossimo ciclo prenderà avvio il 26 settembre 2025.
Info ed iscrizioni qui.

Auto e clima: quale tecnologia è la più sostenibile?

Nel dibattito sul futuro della mobilità privata, una questione prevale su tutte: quale tipo di propulsione è veramente la più sostenibile per l’ambiente?

Un recente studio dell’International Council on Clean Transportetion (ICCT) ha cercato di rispondere a questo dilemma sulla base di dati reali, analizzando le emissioni di gas a effetto serra (GHG – Greenhouse Gas) durante l’intero ciclo di vita del veicolo: dalla produzione alla rottamazione dell’auto e dal carburante o dall’elettricità consumata.

Un obiettivo ambizioso: -80% entro il 2050

Per rispettare gli impegni dell’accordo di Parigi e cercare di contenere il surriscaldamento globale, le emissioni del settore dei trasporti dovranno essere ridotte di almeno l’80% entro il 2050. Le automobili per il trasporto privato, che rappresentano un’importante percentuale di queste emissioni, sono da tempo al centro di questa transizione ecologica. Secondo l’ICCT, per raggiungere questo traguardo non basta affinare i motori a combustione, serve una vera e propria rivoluzione tecnologica. I dati sono impietosi (cfr. grafico).

Esiste un’opzione migliore?

Lo studio ha messo a confronto cinque diverse tecnologie di propulsione: motori a combustione interna (ICEV – Internal Combustion Engine Vehicle), ibridi (HEV – Hybrid Electric Vehicle), ibridi plug-in (PHEV – Plug-in Hybrid Electric Vehicle), elettrici a batteria (BEV – Battery Electric Vehicle) e a idrogeno (FCEV – Fuel Cell Electric Vehicle).
E per essere il più esaustivi possibili, sono stati confrontati nei quattro grandi mercati mondiali: Europa, Stati Uniti, Cina e India.
Ecco una sintetica panoramica dei risultati:

  • Le auto elettriche a batteria (BEV) sono le più sostenibili. In Europa, già oggi emettono tra il 66 e il 69% in meno di gas a effetto serra rispetto ad un’auto a benzina. Negli USA, la riduzione si attesta tra il 60 e il 69%. Entro il 2030, grazie all’aumento della produzione di energia elettrica “verde”, il vantaggio sarà ancora sensibilmente maggiore.
  • Le auto a idrogeno (FCEV) hanno un potenziale di riduzione delle emissioni fino all’80%, ma unicamente se alimentate con idrogeno “verde”, prodotto cioè da fonti rinnovabili. Se, come avviene oggi, si utilizza idrogeno prodotto da gas naturale (idrogeno “grigio”), il vantaggio si riduce drasticamente.
  • Le auto ibride plug-in (PHEV) raggiungono una riduzione assai modesta: tra il 25% e il 40% rispetto ad un’auto a benzina. Risultano pertanto più inquinanti rispetto alle auto elettriche a batteria (BEV)
  • Le auto con motore a combustione (ICEV), benzina, diesel o gas naturale registrano i peggiori risultati in termini di emissioni. Anche utilizzando biocarburanti o gas naturale, la riduzione delle emissioni sono limitate e spesso annullate da altri fattori, come le emissioni di gas metano.

Non solo emissioni: incidono anche la produzione e la manutenzione

Uno degli aspetti più interessanti dello studio è l’analisi del ciclo di vita completo del veicolo. Non si guarda solo a ciò che esce dallo scarico, ma anche alle emissioni legate alla produzione dell’auto, della batteria, del carburante o dell’elettricità. Ad esempio, produrre una batteria per un’auto elettrica genera molte emissioni, ma queste vengono ampiamente compensate in seguito con l’uso del veicolo, in modo particolare se l’elettricità proviene da fonti rinnovabili. Anche la manutenzione ha un impatto: i veicoli elettrici richiedono meno interventi e quindi, nel tempo, generano meno emissioni.

Il ruolo fondamentale delle politiche energetiche

Il vantaggio delle auto elettriche dipende molto dal mix di produzione dell’energia elettrica del Paese in cui vengono usate. In Europa, dove la produzione di elettricità sta diventando sempre più “verde”, i BEV sono già molto efficienti. In India o in Cina, dove l’elettricità è ancora in gran parte prodotta con carbone, il beneficio è minore, ma comunque significativo. E in Svizzera? Il nostro Paese, ad oggi, non è tra i più virtuosi a livello europeo, ma comunque, grazie alla produzione idroelettrica, garantisce una discreta disponibilità di energia elettrica da fonte rinnovabile. Al fine di migliorare ulteriormente la situazione, lo studio sottolinea l’importanza di politiche coordinate: non basta incentivare le auto elettriche, bisogna anche decarbonizzare la produzione di energia.

2030, il punto di svolta?

Secondo i ricercatori dell’ICCT per raggiungere gli obiettivi climatici la vendita di auto nuove con motore a combustione (ICEV) dovrebbe essere interrotta tra il 2030 e il 2035. La tecnologia per avanzare nella transizione ecologica è già disponibile, serve comunque un colpo di acceleratore.
Per questo è indispensabile che i Governi si facciano carico di:

  • incentivare l’acquisto di veicoli elettrici (BEV) o a idrogeno “verde” (FCEV)
  • investire in infrastrutture di ricarica pubbliche e private (in particolare per gli inquilini) e nella produzione di energia elettrica pulita
  • promuovere il riciclaggio dei materiali (batterie esauste in particolare)
  • limitare l’uso di biocarburanti di origine vegetale e di carburanti sintetici ad alta capacità energetica

La conclusione: la via è tracciata

Il messaggio dello studio è chiaro: per ridurre davvero le emissioni del settore trasporti, dobbiamo puntare su veicoli elettrici (BEV) e a idrogeno verde (FCEV). Le tecnologie ibride (HEV e PHEV), sono un primo passo nella giusta direzione, ma questo non basta. E il tempo stringe. Il futuro della mobilità è elettrico. Ma per renderlo davvero sostenibile, serve un impegno collettivo: industria, Governi e cittadini devono muoversi nella stessa direzione.

Fonte e rapporto completo: A GLOBAL COMPARISON OF THE LIFE-CYCLE GREENHOUSE GAS EMISSIONS OF COMBUSTION ENGINE AND ELECTRIC PASSENGER CARS – The International Council on Clean Transportation (ICCT) – www.theicct.org


A cura di Marco Doninelli, Responsabile Mobilità Cc-Ti

Il Ticino si conferma tra le regioni più innovative a livello europeo

Anche nel 2025, il Ticino si conferma tra le prime dieci regioni più innovative a livello europeo e al secondo posto, dopo Zurigo, a livello svizzero. Il nostro Cantone – come mostrano i risultati pubblicati nel rapporto «Regional Innovation Scoreboard 2025», pubblicato dalla Commissione europea – risulta ai vertici della graduatoria, in particolare, grazie alla percentuale di piccole e medie imprese che hanno introdotto un’innovazione di processo o di prodotto, alla stretta collaborazione tra il mondo accademico e quello economico e al forte sostegno all’innovazione da parte del Cantone.

Secondo il Regional Innovation Scoreboard, pubblicato dalla Commissione Europea, il Cantone Ticino figura nei primi dieci sistemi dell’innovazione a livello europeo e al secondo posto, dopo Zurigo, a livello svizzero. In particolare, il Ticino risulta ai vertici della graduatoria nazionale per la percentuale di piccole e medie imprese che hanno introdotto un’innovazione di processo o di prodotto e al secondo posto per la registrazione di marchi.  

Anche la presenza in Ticino di due università contribuisce in maniera determinante alla valutazione di regione innovativa. L’Università della Svizzera italiana (USI), la più giovane in Svizzera, ospita infatti oltre 20 istituti di ricerca, con competenze accademiche di primo piano nei campi della biomedicina, della scienza computazionale, della comunicazione, dell’economia e della finanza. L’ateneo ticinese può contare su una vasta rete di ricerca a livello nazionale e internazionale e sull’accesso ai finanziamenti competitivi del Fondo nazionale svizzero per la ricerca scientifica e dell’Unione Europea.  

Grazie a un ricco ventaglio di competenze settoriali estremamente specializzate, in particolare nel campo dell’automazione industriale, della robotica, dell’elettronica e della scienza dei materiali, alla forte prossimità con il tessuto imprenditoriale locale e al tasso di successo più elevato tra le scuole universitarie professionali svizzere per l’accesso ai fondi europei, la Scuola universitaria professionale della Svizzera italiana (SUPSI) rappresenta un interlocutore qualificato per le imprese che intendono avviare progetti di ricerca applicata.  

Per il tramite dell’Ufficio per lo sviluppo economico della Divisione dell’economia, il Cantone Ticino sostiene le imprese innovative attraverso la Legge per l’innovazione economica, un unicum a livello svizzero per l’ampiezza delle tipologie d’intervento. Grazie a questo strumento, il Cantone mette in campo diverse misure di incentivo per le imprese, che spaziano dal sostegno alla partecipazione ai programmi di ricerca applicata svizzeri ed europei, alla realizzazione di progetti d’investimento innovativi, fino alla partecipazione a fiere specialistiche e a progetti di internazionalizzazione.  

Con la realizzazione del Parco dell’innovazione Switzerland Innovation Park Ticino e i suoi centri di competenza, il Cantone contribuisce inoltre a rafforzare la collaborazione tra le imprese e le scuole universitarie in settori di punta dell’economia cantonale, quali le scienze della vita, le tecnologie dell’informazione e della comunicazione, la meccanica, l’elettronica e le tecnologie dei materiali. Attualmente sono in fase di approfondimento tre centri di competenza – attivi rispettivamente nel campo dei droni, delle tecnologie associate all’industria del tempo libero e delle scienze della vita – all’interno dei quali vengono sviluppate soluzioni tecniche e tecnologiche altamente innovative.

Approfondimenti
Regional Innovation Scoreboard, pubblicato dalla Commissione Europea
Indice cantonale di innovazione e creatività (abbreviato in “KIKI”Kantonalen Innovations- und KreativitätsIndex), sviluppato dalla Scuola Universitaria Professionale di Lucerna, in cui il Canton Ticino si posiziona sempre ai veritici delle classifiche.

Fonte: Comunicato stampa DFE, 17.7.2025

Approfondimenti giuridici

Schede redatte dall’Avv. Michele Rossi, Delegato alle relazioni esterne Cc-Ti.

Vietato indicare animali nell’etichettatura di cibo vegano o vegetariano

Il 2 maggio 2025, il Tribunale federale ha emesso una sentenza significativa in materia di etichettatura alimentare (2C_26/2023), stabilendo che i prodotti vegani che imitano la carne non possono riportare nel nome riferimenti a specie animali, come “pollo” o “maiale”, anche se accompagnati da termini chiarificatori come “vegetale” o “vegano”. La decisione ribalta una precedente sentenza del Tribunale amministrativo del Canton Zurigo, che nel 2022 aveva dato ragione a un’azienda produttrice di sostituti della carne a base di proteine di piselli. Secondo il Tribunale federale, l’uso di termini come “planted.chicken” o “pollo vegetale” è fuorviante per i consumatori, poiché il termine “pollo” è legalmente associato a carne animale, sia nel diritto svizzero che in quello europeo. La legge sulle derrate alimentari impone che tutte le indicazioni siano veritiere e non inducano in errore.
I prodotti vegetali devono essere chiaramente distinguibili da quelli di origine animale, anche nella denominazione. Questa sentenza avrà un impatto diretto sul marketing e sull’etichettatura dei prodotti plant-based in Svizzera, imponendo alle aziende di trovare nuove strategie comunicative che rispettino la normativa, pur mantenendo la chiarezza per il consumatore.


Lavoro domenicale solo se la stazione ferroviaria ha una certa grandezza

In una recente sentenza (2C_87/2024) il Tribunale federale ha confermato che le aziende situate nelle stazioni ferroviarie possono impiegare personale la domenica senza necessità di autorizzazione solo se la stazione ha una certa rilevanza, in particolare per quanto riguarda il volume di traffico viaggiatori. Nel caso specifico, una filiale di una grande catena di commercio al dettaglio, aperta nel 2023 presso la stazione di Châtel-St- Denis (FR), non soddisfa questo requisito. Inizialmente, l’azienda aveva ricevuto dalla società di trasporti TPF, che gestisce la stazione, l’autorizzazione a operare come servizio accessorio, ritenendo quindi di non dover rispettare le restrizioni sugli orari di apertura, comprese quelle domenicali. Tuttavia, l’ispettorato del lavoro del Canton Friburgo ha vietato l’impiego di personale tra le 23:00 del sabato e le 23:00 della domenica senza apposita autorizzazione, e questa decisione è stata confermata sia dal Tribunale cantonale sia dal Tribunale federale.
Secondo l’articolo 26 dell’Ordinanza 2 della legge sul lavoro (OLL 2), il lavoro domenicale senza autorizzazione è ammesso solo in stazioni di una certa importanza. La stazione di Châtel-St-Denis, frequentata principalmente da pendolari locali e con traffico ridotto nei giorni festivi, non rientra tra queste. Pertanto, l’azienda non può beneficiare dell’eccezione prevista dalla normativa.

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Instagram 25/26

I trend che stanno ridisegnando il social network

Instagram è oggi il social network più popolare in Svizzera. Tra creator, aziende e consumatori digitali, la piattaforma evolve rapidamente, dettando nuovi standard nella comunicazione visiva.

Cosa aspettarsi dal 2025 e 2026? Ecco i cinque trend principali che stanno trasformando Instagram e il modo in cui viene utilizzato.

Video brevi:
i primi 3 secondi fanno la differenza

Nel 2025, l’attenzione dell’utente medio è scesa sotto i 7 secondi, ma sono i primi 3 a determinare il successo o il fallimento di un contenuto video.
I Reels, già protagonisti nel 2023-2024, sono ora ottimizzati per essere ultra-rapidi, d’impatto e coinvolgenti sin dall’inizio. Creator e brand investono sempre più in tecniche di “hook visivo” iniziale: una scena scioccante, un testo animato, un cambio di ritmo. L’obiettivo è uno solo: impedire lo swipe verso l’alto.

La sfida non è solo catturare, ma trattenere. Instagram premia con maggiore visibilità i contenuti che mantengono alta l’attenzione per almeno 15 secondi. È quindi fondamentale bilanciare creatività visiva con messaggi chiari e immediati.

Contenuti di valore prima della quantità

La moda di pubblicare ogni giorno si è finalmente rallentata. Nel 2025, l’algoritmo favorisce la qualità rispetto alla quantità, premiando i contenuti che offrono insight, ispirazione o utilità. Gli utenti svizzeri, sempre più selettivi, preferiscono seguire profili che educano, intrattengono o fanno riflettere, piuttosto che quelli che postano in modo compulsivo.

Questo ha spinto i creator e le aziende a curare maggiormente storytelling, editing e valore informativo dei post. Le caption diventano micro-articoli, le immagini sono supportate da caroselli esplicativi, e i video trattano argomenti in modo approfondito.

UGC ed EGC:
il potere delle persone comuni

Il 2025 è l’anno dell’User Generated Content (UGC) e dell’Employee Generated Content (EGC). Le persone si fidano più degli altri utenti che dei brand stessi. Le aziende stanno quindi coinvolgendo clienti reali e dipendenti nel racconto della propria immagine.

Un esempio concreto: i marchi svizzeri del settore turistico stanno invitando gli ospiti a raccontare le loro esperienze tramite video UGC, che poi vengono ricondivisi sui profili ufficiali. Allo stesso tempo, dipendenti di aziende tech o retail diventano volti e voci autentiche del brand.
L’EGC rafforza la fiducia interna ed esterna, umanizzando la comunicazione.

Community al centro:
stop alle vanity metrics

Like e follower contano meno. Cresce invece l’importanza dell’engagement reale e della costruzione di community attive. Gruppi ristretti, conversazioni nei commenti, messaggi diretti e persino canali broadcast diventano strumenti chiave per mantenere un rapporto continuativo con l’audience.
I brand più innovativi in Svizzera stanno creando community verticali intorno a temi specifici: sostenibilità, benessere, design ecc.. Questo approccio porta a fidelizzazione, passaparola e contenuti condivisi spontaneamente.

Social shopping: da vetrina a checkout

Il social shopping continua a crescere. Entro la fine del 2026, si stima che oltre il 40% degli utenti attivi in Europa utilizzerà Instagram per acquistare direttamente prodotti, senza uscire dall’app. Anche in Svizzera, l’adozione è in forte ascesa grazie all’integrazione con i marketplace e i sistemi di pagamento locali.
Il nuovo Instagram Shop è sempre più simile a un e-commerce, con schede prodotto dettagliate, recensioni e molto altro.
Le tendenze analizzate – dalla centralità dei video brevi al social shopping – riflettono l’evoluzione dei comportamenti digitali e rappresentano le linee guida per chiunque voglia sfruttare il potenziale di questa piattaforma.

Sempre più aziende, consapevoli della complessità e della dinamicità del panorama social, stanno scegliendo di affidarsi a professionisti del settore per sviluppare strategie efficaci e sostenibili nel lungo periodo. Social media manager, content creator, digital strategist e community manager non sono più figure accessorie, ma veri e propri partner di business. Il loro ruolo è fondamentale per costruire progetti coerenti con l’identità del brand, in grado di generare valore, fidelizzare il pubblico e, soprattutto, tradurre l’interazione in conversione.

Il social media marketing non è più solo una questione di visibilità: oggi è un canale commerciale a tutti gli effetti. E per affrontarlo con successo serve competenza, visione e la capacità di adattarsi rapidamente alle trasformazioni della piattaforma. Le aziende che sapranno investire in risorse qualificate, contenuti di qualità e strategie orientate alla community saranno quelle che riusciranno non solo a emergere, ma a consolidare una presenza duratura e profittevole nel nuovo scenario digitale.


A cura di Jessica Tagliabue, CEO & Founder Tiemme Consulting Sagl