Lundi, le conseiller fédéral Albert Rösti s’est réjoui de l’avancement du «projet ambitieux» de la gare de Lausanne, qui se concrétisera d’ici à… 2037. Pendant ce temps, Zurich fait la nique à l’arc lémanique. Un exemple dont la région devrait s’inspirer.
La météo très automnale de ce début de semaine n’a en rien perturbé la visite du chantier de la gare de Lausanne en présence du conseiller fédéral Albert Rösti, des CFF, ainsi que des autorités lausannoises, vaudoises et genevoises. Les partenaires «ont salué le dialogue et l’engagement qui ont permis d’avancer dans ce projet ambitieux», qui a pris une bonne douzaine d’années de retard, rappelons-le. A ce jour, quelque 530 millions de francs ont été investis dans ce projet au centre-ville, sur un budget total de 1,7 milliard de francs. Le premier quai transformé sera opérationnel en 2030, puis les déploiements des quatre autres quais auront lieu successivement jusqu’en 2036. La mise en service complète de la gare transformée est prévue pour… 2037.
Zurich loin devant
Pendant ce temps, la gare centrale de Zurich continue d’être désignée comme la meilleure d’Europe selon une enquête portant sur les cinquante gares les plus fréquentées du continent. Zurich fait la nique à l’arc lémanique, et pas seulement dans le domaine des infrastructures ferroviaires. Comme l’a relevé le mathématicien Xavier Comtesse dans l’Agefi, la plus grande ville du pays a pris le dessus dans quatre directions significatives: transport, école polytechnique, start-up et IA. Il semble loin le temps où la Suisse romande se démarquait avec Patrick Aebischer, Daniel Borel ou encore Ernesto Bertarelli. «C’était une époque glorieuse. Tous les espoirs étaient permis. Et pourtant, en seulement deux décennies, les rêves se sont envolés», déplore le chroniqueur. Sans aller aussi loin que lui dans le constat, force est d’admettre que la métropole alémanique nous regarde aujourd’hui du haut de la Prime Tower.
L’Ecole polytechnique de Zurich se classe régulièrement parmi les meilleures universités et est souvent la mieux classée d’Europe continentale, loin devant l’EPFL. Au niveau de l’innovation et de l’entrepreneuriat, les Zurichois créent le plus de start-up en Suisse. Côté IA, la ville des bords de la Limmat joue dans la cour des grands. Google et ses 5000 employés peuvent en témoigner. Président de l’EPFZ, Joël Mesot relevait il y a quelques mois sur les ondes de la RTS que «Zurich s’est complètement transformée ces vingt dernières années, passant d’une place bancaire à un centre mondial de haute technologie. Il y a eu Google, Microsoft, Nvidia, Disney et auparavant IBM. Toutes ces entreprises ont leurs centres de recherche et de développement à Zurich.»
Inspirer les générations à venir
De talents et d’ambitions, l’arc lémanique ne manque pourtant pas. Il s’agit aujourd’hui de donner une vision forte à cette région où le canton de Vaud dispose de nombreux atouts. Il faut fédérer les énergies, lancer des projets prestigieux pour inspirer les générations à venir. On a appris mardi le lancement d’Apertus, un modèle de langage multilingue appelé à concurrencer ChatGPT, ouvert et transparent, fruit d’une collaboration entre l’EPFL, l’EPFZ et le Centre suisse de calcul scientifique de Lugano. L’union fait la force: et si c’était l’une des voies à suivre?
https://www.cc-ti.ch/site/wp-content/uploads/2025/09/ART25-gare-de-lausanne.jpg8531280Giulia Scalzihttps://www.cc-ti.ch/site/wp-content/uploads/2020/05/LG-cc-ti-03.pngGiulia Scalzi2025-09-04 10:25:132025-09-04 10:38:13Une voie à suivre. Visite du chantier de la gare de Lausanne en présence du conseiller fédéral Albert Rösti
Nella riunione del 3 settembre 2025, il Consiglio federale ha deciso di sostenere un’iniziativa parlamentare che chiede un’urgente estensione dell’indennità per lavoro ridotto. I dazi supplementari statunitensi non dovrebbero comportare un imminente crollo dell’economia elvetica nel suo complesso, come è emerso dalla discussione in seno all’Esecutivo. I settori orientati all’esportazione e alcune singole imprese potrebbero tuttavia patirne. Pertanto, il Consiglio federale continua a puntare sul perfezionamento mirato degli stabilizzatori automatici e delle condizioni quadro economiche.
I dazi statunitensi si applicano a circa il 10 per cento di tutte le esportazioni di merci dalla Svizzera. Per le aziende interessate si tratta di un grave fardello. A livello macroeconomico si prevede una crescita nettamente inferiore alla media, ma non un crollo congiunturale. L’incertezza rimane tuttavia elevata.
Ulteriore sostegno al lavoro ridotto
L’indennità per lavoro ridotto è uno strumento collaudato ed efficace per attenuare le fasi di debolezza congiunturale e preservare posti di lavoro altrimenti a rischio. Il Consiglio federale intende quindi rafforzare questo strumento in modo mirato dando seguito alle proposte della Commissione della sicurezza sociale e della sanità del Consiglio degli Stati (CSSS-S).
Quest’ultima propone di adeguare urgentemente in due punti la legge sull’assicurazione contro la disoccupazione. In primo luogo, il Consiglio federale dovrà ottenere la competenza di estendere la durata massima di percezione dell’ILR fino a 24 mesi. Attualmente e fino al 31 luglio 2026, l’ILR può essere percepita al massimo per 18 mesi nell’ambito di un termine quadro di due anni. In secondo luogo, la commissione propone di introdurre un nuovo periodo di attesa. Un’azienda che ha percepito ILR per 24 mesi senza interruzioni durante un primo termine quadro dovrà rispettare un periodo di attesa di sei mesi prima di poterne aprire uno nuovo. Il Parlamento si pronuncerà su queste proposte nella sessione autunnale 2025.
Si prevede inoltre di spingere sulla digitalizzazione: a partire dal 1° settembre 2025 il conteggio dell’ILR sarà effettuato principalmente online secondo il principio «digital first» per alleviare gli oneri a carico delle aziende e accelerare i versamenti. A tal fine le aziende potranno utilizzare l’apposito «eService» dell’assicurazione contro la disoccupazione su www.job-room.ch, al quale è consigliato registrarsi tempestivamente.
Assistenza in sede di riposizionamento sul mercato
Nella situazione attuale molte aziende sono costrette a riposizionarsi. Per il Consiglio federale è fondamentale assisterle nel migliore dei modi in questo processo. Gli accordi di libero scambio recentemente conclusi e modernizzati, come quello con l’India, contribuiscono a schiudere nuovi mercati di sbocco e a ridurre la dipendenza da singole regioni. Switzerland Global Enterprise (S-GE) sostiene le imprese nel cercare mercati di sbocco alternativi con informazioni specifiche. L’assicurazione contro i rischi delle esportazioni (ASRE) consente invece alle aziende di assicurare i rischi economici derivanti dai dazi supplementari o dall’accesso a nuovi mercati.
Già il 20 agosto 2025 l’Esecutivo aveva deciso di intensificare gli sforzi per rinforzare la piazza economica svizzera. A questo riguardo ha conferito diversi mandati di verifica su come alleviare gli oneri normativi che gravano sulle imprese.
Il Consiglio federale segue da vicino gli sviluppi della situazione e si riserva il diritto di valutare e adottare ulteriori misure, se necessario.
https://www.cc-ti.ch/site/wp-content/uploads/2025/09/pexels-suissounet-16458274-1.jpg8531280Giulia Scalzihttps://www.cc-ti.ch/site/wp-content/uploads/2020/05/LG-cc-ti-03.pngGiulia Scalzi2025-09-04 10:20:242025-09-04 10:20:24Il Consiglio federale discute gli effetti dei dazi USA e punta sul lavoro ridotto
La Svizzera offre eccellenti condizioni quadro in molti settori economici. I recenti cambiamenti a livello internazionale hanno però ripercussioni sulla competitività elvetica. Nella riunione del 20 agosto 2025 il Consiglio federale ha discusso in profondità della situazione: intende portare avanti con determinazione l’agenda di politica economica e concentrarsi sullo sgravio della regolamentazione che pesa sulle imprese.
Il 20 agosto 2025 il Consiglio federale riunitosi in «clausura» ha deciso di intensificare le iniziative per rafforzare la piazza economica svizzera. Ha incaricato i dipartimenti competenti di esaminare rapidamente le proposte di sgravio delle normative esistenti. Si valuterà anche la possibilità di rimandare i progetti non ancora conclusi che comportano costi elevati per le imprese. Su questa base in autunno il Consiglio federale deciderà ulteriori provvedimenti e riferirà in modo più dettagliato sui lavori. Il dialogo con il mondo economico proseguirà.
La Svizzera nel contesto internazionale
Da qualche tempo il contesto internazionale è molto instabile. Gli Stati Uniti mirano a un riassetto delle relazioni commerciali e prendono le distanze dalla riforma dell’imposta minima globale dell’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (OCSE). L’Unione europea si concentra maggiormente sul rafforzamento della competitività e sulla riduzione degli oneri amministrativi per le imprese.
Gli effetti di questi cambiamenti sulla piazza economica elvetica sono sia negativi che positivi. La Svizzera continua a offrire un contesto molto favorevole agli investimenti e all’innovazione grazie al suo spirito di apertura, alla stabilità delle condizioni quadro, a una regolamentazione relativamente snella e alle infrastrutture affidabili, nonché all’eccellente panorama di formazione e ricerca. Su uno sfondo di crescente incertezza a livello mondiale, la stabilità giuridica, economica e politica della Svizzera acquista sempre maggiore importanza.
Migliorare le condizioni della piazza economica
Alla luce dell’incertezza e delle sfide a medio termine per la piazza economica svizzera, il miglioramento delle condizioni generali per tutte le imprese è la via più efficace per mantenere la competitività dell’economia nazionale. Il Consiglio federale ne aveva già discusso il 28 maggio scorso, incaricando i dipartimenti di sottoporgli delle proposte di sgravio amministrativo. Su quella base, il Consiglio federale sta intensificando l’attuazione dell’agenda di politica economica del 22 maggio 2024. Sono prioritari gli sforzi volti a ridurre i costi di produzione delle imprese. Occorre inoltre rafforzare ulteriormente l’accesso a mercati internazionali alternativi per diversificare la distribuzione geografica, nonché garantire la certezza del diritto e la pianificazione per le imprese. Sono già stati raggiunti importanti traguardi, tra cui l’accordo di libero scambio con l’India che entrerà presto in vigore, e la recente conclusione dei negoziati per un accordo di libero scambio con il Mercosur.
Sgravare le imprese in modo mirato
Particolare attenzione va riservata alla riduzione degli oneri normativi a carico delle imprese. Con la legge sullo sgravio delle imprese (LSgrI) dello scorso anno sono stati creati gli strumenti necessari, che ora devono essere attuati con coerenza. Bisogna evitare ulteriori oneri derivanti da nuovi progetti di regolamentazione, nonché individuare ulteriori sgravi per le normative esistenti. In questo contesto rivestono un ruolo centrale le valutazioni di settori normativi selezionati («studi settoriali»), inaugurate di recente.
Indennità per lavoro ridotto
Sono allo studio misure rapidamente attuabili per quanto riguarda l’indennità per lavoro ridotto (IRL). All’inizio di settembre il Consiglio federale prenderà posizione su un’iniziativa parlamentare che mira a estendere la durata massima dell’IRL da 18 a 24 mesi nell’arco di un termine quadro di 24 mesi. Anche nel settore della promozione delle esportazioni si sta valutando la necessità di misure supplementari.
Analisi continua della situazione economica
Attualmente i dazi supplementari statunitensi incidono sul 10% circa delle esportazioni di merci dalla Svizzera. A seconda del grado di esposizione, le conseguenze per le singole aziende possono essere gravi. Allo stato attuale, tuttavia, non si prevede una recessione con forti cali del prodotto interno lordo, come quella registrata durante la crisi finanziaria del 2008/2009 o la pandemia, né è opportuno varare un programma congiunturale.
Il Consiglio federale analizza costantemente la situazione economica e all’inizio di settembre si occuperà nuovamente delle misure necessarie di politica congiunturale.
Da settimane i rapporti commerciali con gli Stati Uniti occupano le prime pagine e le agende di imprese e istituzioni. La decisione americana di imporre un dazio del 39% sulle merci di origine svizzera rappresenta un provvedimento tanto gravoso quanto difficile da comprendere nelle sue motivazioni. E non facilmente “aggirabile”, perché è bene ribadire, con chiarezza, che il criterio discriminante per l’applicazione dei dazi è l’origine doganale della merce: non contano altre variabili o stratagemmi spesso descritti con eccessiva leggerezza come “vie d’uscita” o soluzioni miracolose. Non siamo di fronte a un tecnicismo burocratico: l’origine della merce costituisce un elemento centrale della disciplina commerciale internazionale e, di conseguenza, un fattore determinante per le autorità di tutto il mondo e per le strategie aziendali.
Le imprese elvetiche si trovano attualmente a dover prendere decisioni rapide in un contesto che offre pochissime garanzie di stabilità. A oggi i dazi applicati alle merci europee sono ad esempio inferiori del 24% rispetto a quelli gravanti sui prodotti svizzeri, ma resta aperta la domanda: per quanto tempo questa disparità durerà? L’accordo tra Stati Uniti e Unione europea è stato pubblicato da pochi giorni e su diversi punti pesa, comunque, ancora l’incertezza quanto a interpretazione, conseguenze, ecc. Nei nostri recenti interventi abbiamo più volte sottolineato la complessità del quadro generale. Parlare di delocalizzazione come risposta immediata non è realistico, perché trasferire anche solo una parte di un’attività produttiva richiede tempo, capitali e analisi approfondite. E una volta delocalizzata l’attività non si può fare marcia indietro a piacimento. Lo stesso vale per l’apertura di nuovi mercati. Un percorso che le imprese svizzere intraprendono in modo sistematico da anni, spesso indipendentemente da situazioni di crisi. Non è infatti da vedere come una mossa “disperata” dettata da necessità contingenti, bensì di un lavoro continuo, che comporta investimenti, valutazioni di rischio, ricerca di partner affidabili e tempi fisiologici di consolidamento. Vale la pena sottolineare che questa attenzione costante delle aziende svizzere alle misure da intraprendere non è una novità. È una realtà che si è manifestata più volte anche in passato, quando il nostro tessuto imprenditoriale ha dovuto fronteggiare crisi di grande portata – dalla crisi finanziaria internazionale al franco forte, fino alla pandemia. Esperienze che hanno dimostrato la resilienza e la capacità di adattamento del sistema produttivo, pur all’interno di scenari difficili e spesso imprevedibili.
Il peso del mercato USA
Al tempo stesso, occorre ricordare che, nel caso specifico, il mercato statunitense non è facilmente sostituibile. Le sue dimensioni, la capacità di spesa e il grado di apertura a beni ad alto valore aggiunto lo rendono un interlocutore quasi imprescindibile. Ogni ipotesi di riduzione della presenza svizzera negli USA deve dunque essere valutata con estrema cautela, poiché implica conseguenze economiche e strategiche non paragonabili a quelle di altri mercati. Per avere un quadro più preciso e fondato su dati concreti della situazione attuale, la Cc-Ti ha interpellato un campione rappresentativo di aziende associate attive a livello internazionale, appartenenti a settori differenti, per avere un primo rilevamento indicativo delle conseguenze per il tessuto economico ticinese. In totale, hanno partecipato al sondaggio una sessantina di aziende prevalentemente attive nei comparti MEM (che costituiscono la quota principale), Logistica & Trasporti (14%), Farma/ Medtech/Biotech (7%) e Alimentare & Bevande (7%). Oltre la metà appartiene al settore industriale manifatturiero. Due terzi delle imprese hanno tra 1 e 49 dipendenti, mentre un terzo si colloca nella fascia 50-249. Per una buona parte delle imprese, l’export verso gli Stati Uniti rappresenta meno del 10% del fatturato. Tuttavia, nel settore MEM la quota cresce in maniera significativa, raggiungendo in alcuni casi anche il 50%. È interessante rilevare come quasi la metà delle aziende dichiari di subire anche effetti indiretti – attraverso clienti o fornitori – e non solo un impatto diretto. Soltanto una minoranza afferma di non essere colpita. Fra chi è esposto, il peso del dazio risulta tutt’altro che marginale: per il 36% delle imprese l’impatto stimato arriva fino al 25% del fatturato, mentre per il 9% supera tale soglia. In sostanza, il sondaggio evidenzia che oltre l’84% delle aziende risulta direttamente o indirettamente esposto ai dazi USA. L’impatto più forte colpisce la redditività: quasi la metà delle imprese segnala effetti negativi rilevanti sui margini, mentre oltre il 42% teme cali di fatturato. Le ripercussioni occupazionali, pur meno marcate, restano significative, con quasi un’azienda su tre che ipotizza riduzioni di organico se la situazione attuale dovesse perdurare. Dal punto di vista strategico, la delocalizzazione produttiva viene valutata da circa il 23% come un’opzione di lavoro concreta, mentre quasi un quinto individua nell’automazione un possibile correttivo per mitigare l’effetto dei dazi e rilanciare la competitività. Nonostante ciò, le strategie di risposta al nuovo regime dei dazi appaiono ancora parziali e non strutturate, come è normale che sia in una situazione del genere. Prevale un certo attendismo che però deve essere combinato con valutazioni strategiche molto avanzate. Un dilemma all’insegna dell’incertezza che complica notevolmente il lavoro. Le ipotesi di compensazione su altri mercati o di ricorso al lavoro ridotto emergono, ma la quota di indecisi dimostra che prevale, appunto, l’attesa. Molte imprese stanno avviando confronti diretti con i partner americani per valutare una condivisione del peso dei dazi. In alcuni casi i maggiori costi possono essere trasferiti ai consumatori finali, in altri – specie in settori sensibili al prezzo – questo non è possibile.
Accordi bilaterali III fra Svizzera e Unione europea (UE)
Nel giugno del 2025 il Consiglio federale ha approvato gli accordi con l’UE e ha avviato la procedura di consultazione, che durerà fino alla fine di ottobre. Per la fase che va dalla fine del 2024 all’’entrata in vigore del pacchetto, la Svizzera e l’UE hanno definito disposizioni transitorie relative al livello di partenariato e di cooperazione. L’adozione del messaggio all’attenzione del Parlamento è prevista per il primo trimestre del 2026. Solo l’Accordo sui programmi UE (EUPA) dovrebbe essere firmato dal Consiglio federale già verso la fine dell’autunno 2025. Tale firma consentirà alla Svizzera di partecipare retroattivamente come Stato associato ai programmi Orizzonte Europa, Euratom ed Europa Digitale dal 1° gennaio 2025.
I nostri ospiti, che rappresentano il mondo politico, economico, sindacale e accademico, aiuteranno a comprendere la rilevanza della posta in gioco.
Vi diamo appuntamento il prossimo 19 settembre 2025, dalle ore 18.00, presso il Teatro sociale di Bellinzona, per questo importante momento di confronto che prevede il seguente programma:
Saluto introduttivo di Luca Albertoni, Direttore della Camera di commercio, dell’industria, dell’artigianato e dei servizi del cantone Ticino e di Jon Pult, Consigliere nazionale e Presidente dell’Associazione svizzera di politica estera
Intervento del Consigliere federale Ignazio Cassis, Capo del Dipartimento federale degli affari esteri (DFAE)
Seguirà una discussione con
Vania Alleva, Presidente nazionale del sindacato UNIA
Monika Rühl, Presidente della Direzione generale di economiesuisse
Giovanni Merlini, Avvocato e Presidente della Scuola Universitaria Professionale della Svizzera Italiana (SUPSI)
La discussione sarà moderata da Pietro Bernaschina, Responsabile attualità TV della Radiotelevisione Svizzera di lingua Italiana (RSI).
Lunedì 25 agosto 2025 alle ore 18.00 presso gli Spazi Cc-Ti al 6° piano
La Cc-Ti organizza una serata informativa per tutti gli interessati ad iscriversi al corso Specialista della gestione PMI (che inizierà l’8 settembre 2025). Durante l’incontro saranno fornite maggiori informazioni inerenti al corso (costi, calendario, docenti e contenuti).
Coloro che volessero partecipare alla serata sono pregati di confermare la propria presenza al Signor Roberto Klaus all’indirizzo email: klaus@cc-ti.ch.
https://www.cc-ti.ch/site/wp-content/uploads/2023/09/ART23-serata-gestione-PMI.jpg8531280Giulia Scalzihttps://www.cc-ti.ch/site/wp-content/uploads/2020/05/LG-cc-ti-03.pngGiulia Scalzi2025-08-13 08:06:442025-08-13 08:06:44Serata informativa per il corso Specialista della gestione PMI con attestato federale
Les Chambres latines du commerce et d’industrie (CLCI) désapprouvent la décision de l’administration Trump d’imposer des droits de douane de 39% sur les exportations suisses vers les États-Unis, dépourvue de toute justification politique et économique.
Les mesures protectionnistes décrétées par les Etats-Unis le 1er août dernier affectent violemment les entreprises exportatrices suisses. Ces dernières subissent l’un des taux les plus élevés du monde (39%), bien plus important que celui appliqué à leurs concurrentes européennes (15%) et du Royaume-Uni (10%). Leur compétitivité s’en trouve drastiquement diminuée alors qu’elle était déjà largement mise à mal par la force du franc. Nombreuses sont les entreprises qui doivent brutalement revoir leur production. Directement ou indirectement, tous les secteurs subiront de lourdes conséquences négatives pouvant aller jusqu’à des licenciements importants.
Les CLCI demandent au Conseil fédéral de maintenir les négociations ouvertes avec les Etats-Unis pour obtenir la solution pragmatique la plus avantageuse possible. Elles expriment leur confiance dans les démarches entreprises par le Gouvernement et entendent sa volonté de renoncer à des contre-mesures punitives qui risqueraient effectivement d’aggraver davantage la situation. En parallèle, les CLCI demandent que le Conseil fédéral poursuive ses efforts diplomatiques afin de diversifier les relations avec d’autres partenaires commerciaux crédibles. Les CLCI attendent notamment un engagement fort des autorités fédérales pour concrétiser les accords bilatéraux avec l’UE, principal partenaire de la Suisse, afin d’offrir la stabilité tant attendue par les entreprises dans un contexte géopolitique incertain.
Les CLCI sont d’avis que des premières mesures temporaires comme des réductions de l’horaire de travail permettraient d’amortir le choc. Pertinentes certes, mais insuffisantes aux vues des circonstances qui imposent des améliorations significatives de nos conditions-cadres, tel qu’un allègement de la fiscalité, de la bureaucratie et des processus administratifs. Toute charge financière supplémentaire pour les entreprises serait particulièrement malvenue. Les chambres du commerce latines en appellent à la cohésion et l’unité nationale face à l’incertitude générale actuelle.
Regrettant et rejetant catégoriquement ce retour à un protectionnisme abusif, les CLCI s’engagent activement à défendre les intérêts des acteurs économiques latins, et plus largement suisses, ainsi qu’à préserver l’attractivité de la place économique du pays dans un contexte international volatil et chaotique.
https://www.cc-ti.ch/site/wp-content/uploads/2025/08/ART25-LOGO-CAMERE-LATINE.jpg8531280Lisa Pantinihttps://www.cc-ti.ch/site/wp-content/uploads/2020/05/LG-cc-ti-03.pngLisa Pantini2025-08-07 10:59:002025-08-07 14:00:06Les Chambres latines du commerce et d’industrie (CLCI) dénoncent des droits de douane abusifs
L’ordinanza modificata entra in vigore il 1° agosto 2025 e sarà valida fino al 31 luglio 2026.
Alla luce delle tensioni che caratterizzano le condizioni quadro dell’economia, il 14 maggio 2025 il Consiglio federale ha deciso di prolungare nuovamente la durata massima di riscossione dell’indennità per lavoro ridotto (ILR) da dodici a diciotto mesi. In questo modo le aziende potranno pianificare con maggior sicurezza.
L’ulteriore estensione della durata massima di riscossione dell’ILR si basa sugli ultimi dati del gruppo di esperti della Confederazione per le previsioni congiunturali. Nel 2025 e 2026 si prevede un leggero aumento del tasso di disoccupazione, al 2,8%. Non dovrebbe quindi verificarsi una ripresa del mercato del lavoro, ma sarebbero soddisfatte le disposizioni di legge per una proroga temporanea della durata massima d riscossione dell’ILR. Le aziende avranno così la possibilità di beneficiare dell’ILR fino a diciotto mesi, per i dipendenti che soddisfano i requisiti di ammissibilità.
È questa la risposta della Confederazione alla crescita dell’economia svizzera che si mantiene inferiore alla media, aggravata dalle incertezze internazionali che caratterizzano la politica commerciale ed economica. La decisione degli Stati Uniti del 2 aprile 2025 di imporre ulteriori dazi sui beni svizzeri ha fatto aumentare la probabilità che la congiuntura si sviluppi in modo meno favorevole di quanto previsto. L’industria dei macchinari, metalmeccanica ed elettrica (industria MEM) e l’orologeria sono settori particolarmente colpiti dalla persistente debolezza congiunturale, nonché particolarmente interessati a beneficiare dell’ILR.
Il prolungamento della durata per beneficiare dell’ILR offre a queste aziende una preziosa sicurezza per pianificare e adattarsi alla difficile situazione economica, ad esempio sfruttando nuove opportunità commerciali e mercati di vendita. L’obiettivo è di contrastare un’impennata della disoccupazione. In questo modo, le imprese possono conservare i propri effettivi a fronte di perdite di lavoro temporanee e quindi garantire i posti di lavoro. Sono inoltre allo studio ulteriori misure per alleggerire gli oneri amministrativi legati all’ILR.
Mercoledì 7 maggio ha avuto luogo la serata informativa “Dall’idea all’impresa: pianifica, finanzia e valuta il tuo progetto,”organizzata dall’Ente Regionale per lo Sviluppo del Luganese (ERSL) in collaborazione con il servizio cantonale interdipartimentale Fondounimpresa, dedicata in particolare ai (futuri) micro imprenditori.
Durante la serata sono stati presentati gli attori e gli strumenti che possono offrire supporto nel trasformare una buona idea in un progetto solido, con la la partecipazione di:
Dante Caprara, dell’Ufficio per lo sviluppo economico, il quale ha esposto una panoramica delle principali misure adottate dal Cantone a sostegno della micro-imprenditorialità,
Manuela Guggiari, Direttrice direttrice dell’Istituto della formazione continua del DECS, la quale ha presentato gli accopagnamenti e i servizi messi a disposizione dal servizio cantonale interdipartimentale (DECS/DFE) Fondounimpresa,
Roberta Angotti Pellegatta, Direttrice dell’ERSL, la quale ha presentato il supporto offerto dell’Ente ai progetti nel Luganese, con un focus in particolare sulle possibilità di finanziamento, come il Fondo di Promozione Regionale del Luganese (FPRL) che per il 2025 dispone di CHF 500’000 a favore di progetti nella regione e la piattaforma di crowdfunding Progettiamo.ch,
Laura Arata, dell’Aiuto svizzero alla montagna (Berghilfe), la quale ha esposto le possibilità di finanziamento per le imprese e associazioni nelle regioni montane,
Salvatore Vitale, Responsabile Svizzera italiana di CFSud, che ha mostrato come la cooperativa di fideiussione per PMI possa sotenere queste realtà nella realizzazione di progetti facilitando l’accesso al credito bancario,
Sergio Trabattoni, CSR Manager della Cc-Ti, che ha presentato il rapporto di sostenibilità semplificato quale strumento ideale per permettere anche a piccole realtà con risorse a disposizione limitate di mostrare il proprio impegno in questo ambito, investendo così sulla propria reputazione e ottenendo un vantaggio competitivo.
https://www.cc-ti.ch/site/wp-content/uploads/2025/05/ART25-Impresa-pianifica-finanzia.jpg8531280Giulia Scalzihttps://www.cc-ti.ch/site/wp-content/uploads/2020/05/LG-cc-ti-03.pngGiulia Scalzi2025-05-13 08:59:202025-05-13 08:59:21Dall’idea all’impresa: pianifica, finanzia e valuta il tuo progetto
La Camera di commercio, dell’industria, dell’artigianato e dei servizi del cantone Ticino (Cc-Ti), quale associazione-mantello dell’economia ticinese, ha preso atto della consultazione sopra citata e formula, con la presente, alcune osservazioni di carattere generale sul programma di sgravio e altre considerazioni puntuali su alcuni temi specifici.
Contesto
È noto che la Confederazione deve fronteggiare uno squilibrio di bilancio strutturale. Per rispettare il principio del freno all’indebitamento, deve quindi adottare una serie di misure volte non a ridurre il budget federale, ma a rallentarne la crescita, intervenendo soprattutto sulla spesa, la cui crescita preoccupa soprattutto in prospettiva futura.
In questo contesto, a seguito del rapporto presentato dal gruppo di esperti guidato da Serge Gaillard, il Consiglio federale propone il Programma di sgravio del bilancio 2027, con una sessantina di misure di vario tipo. 23 di queste misure possono essere sottoposte alla normale procedura di bilancio, altre 36 richiedono una serie di modifiche legislative, che sono al centro della presente consultazione.
A questo proposito, va notato che queste revisioni legislative sono interconnesse e costituiscono un unico atto di modifica.
Valutazione complessiva
La Cc-Ti, come tutte le altre Camere di commercio e dell’industria svizzere, sostiene da sempre una gestione rigorosa delle finanze pubbliche, nel rispetto del freno all’indebitamento. In linea di principio, condividiamo pertanto lo spirito e l’approccio del Programma di alleggerimento del bilancio, che prevede interventi prevalentemente sul fronte delle spese e che rappresenta quindi una buona opportunità per esaminare la pertinenza dell’intervento federale in una serie di settori. In effetti, secondo quanto presentato, oltre il 90% delle misure dovrebbe essere attuato sul fronte della spesa pubblica, elemento che accogliamo con favore perché è il cuore del problema.
Proprio perché sono soprattutto le spese a preoccupare, siamo chiaramente contrari a qualsiasi aumento di imposte e tasse per assorbire il deficit, perché sul fronte delle entrate non si registrano problemi particolari e l’economia e i cittadini e le cittadine non possono essere gravati di oneri supplementari in via diretta o indiretta.
Di seguito ci limitiamo a citare alcuni ambiti che riteniamo particolarmente sensibili e nei quali l’intervento è, a nostro avviso, da rivedere. Questi completano risp. vanno ad aggiungersi a quanto rilevato in particolare dalle Camere di commercio e dell’industria della Svizzera latina (di cui facciamo parte) in una presa di posizione separata.
1. Aumento dell’imposta sui prelievi di capitale previdenziale
Il programma di riduzione dei costi della Confederazione si concentra principalmente sulle spese come mezzo per ridurre il bilancio federale. Approccio che, come detto, condividiamo. Non siamo, per contro, allineati per quanto riguarda le misure volte ad aumentare le entrate e in particolare a quella che prevede l’aumento dell’imposizione sui capitali pensionistici.
Un aumento del genere lederebbe pesantemente agli interessi di chi ha risparmiato nel corso della vita attiva confidando in regole chiare e affidabili. Rappresenterebbe una chiara violazione del principio della buona fede che minerebbe l’affidabilità del sistema legale svizzero.
Anche per prelievi di capitale contenuti dell’ordine, ad esempio, di 200.000 franchi, l’imposta federale aumenterebbe di circa il 50%. Alcune cifre sono molto significative e dimostrano come l’aumento previsto dell’imposta federale sui prelievi di capitale sarebbe enorme:
Per un prelievo “moderato” di 200.000 franchi: un aumento appunto di circa il 50% rispetto a oggi.
Per 400.000 franchi: un aumento di circa il 59%.
Per 600.000 franchi: un aumento di circa il 71%.
Per 800.000 franchi: un aumento di circa il 77%.
Per un prelievo di 1 milione di franchi, l’imposta federale raddoppierebbe. Per una persona sola passerebbe da 23.000 a 42.595 franchi.
A partire da 1 milione di franchi, l’imposta federale continuerebbe ad aumentare progressivamente, superando il 100%.
Gli aumenti fiscali previsti sarebbero quindi esorbitanti e colpirebbero duramente anche la classe media.
In media, le persone che lavorano hanno circa 500.000 franchi svizzeri di risparmi nel secondo pilastro quando vanno in pensione. Affermare che solo i ricchi sarebbero colpiti da questi aumenti è, alla luce dei dati, infondato.
Sarebbero in realtà interessate ampie fasce della popolazione e anche le persone con un capitale pensionistico relativamente modesto verrebbero fortemente colpite. Compresi gli indipendenti, che non hanno accesso al secondo pilastro e che investono quindi maggiormente nel terzo pilastro, sarebbero pesantemente penalizzati da questi aumenti fiscali.
Questi massicci aumenti riguarderebbero anche, ad esempio, i pagamenti della Fondazione svizzera per paraplegici alle persone con paralisi spinale e le prestazioni della cassa pensione versate ai coniugi superstiti. Questi effetti sui casi di invalidità e di morte non sono menzionati nella relazione esplicativa della consultazione.
Pure le persone in cattive condizioni di salute, che hanno un’aspettativa di vita più breve e scelgono quindi di ritirare i loro fondi pensione sotto forma di capitale, sarebbero penalizzate. Sarebbe decisamente iniquo, perché sommerebbe le preoccupazioni per la salute alle imposte federali più alte.
Inoltre, massicci aumenti fiscali indebolirebbero inoltre la previdenza individuale e non va dimenticato che, nel sistema dei tre pilastri, l’AVS statale e la previdenza professionale sono integrate proprio dalla previdenza individuale.
Gli aumenti di imposta sui prelievi di capitale dal 2° e 3° pilastro sono ingiustificati. Penalizzano pesantemente tutta la popolazione e anche le fasce più deboli. È del resto inaccettabile cambiare in corsa le regole fiscali per la previdenza a lungo termine. È quindi indispensabile che questa proposta venga ritirata dal progetto.
La Confederazione deve affrontare le sfide del budget esaminando la pertinenza di alcune spese, ma in nessun caso aumentando la pressione fiscale.
2. Riduzione dei contributi agli aerodromi regionali
Per la Cc-Ti, la misura che prevede la riduzione dei contributi della Confederazione agli aerodromi regionali ha una valenza molto importante.
Un eventuale taglio di circa 5 milioni di franchi annui destinati all’aeroporto di Lugano-Agno avrebbe effetti importanti sulla sopravvivenza stessa dello scalo. Tali fondi, destinati in gran parte a garantire la sicurezza tramite Skyguide, sono irrinunciabili. L’aeroporto di Lugano non è solo un’infrastruttura regionale: è un nodo strategico per l’economia, la mobilità e l’attrattività dell’intero paese.
Nel 2024 lo scalo ha registrato oltre 21.000 movimenti aerei (+12%), di cui circa 8.000 voli business, con un impatto economico stimato di oltre 100 milioni di franchi solo per l’aviazione privata. Inoltre, l’aeroporto assicura circa 120-130 posti di lavoro diretti, supporta la formazione di piloti, ospita eventi aeronautici e accoglie voli di Stato.
L’aeroporto è economicamente sostenibile e ha chiuso in utile gli ultimi esercizi, per cui un sostegno, nell’interesse della rete dei trasporti nazionale, è sensato. Un taglio ai fondi federali, invece, metterebbe a rischio la sua operatività, imponendo aumenti tariffali fino a 1’000 franchi per atterraggio, con conseguenze importanti per utenti, aziende e sicurezza. Il ruolo nazionale dello scalo deve essere in questo senso riconosciuto e di conseguenza anche il finanziamento di talune parti di attività.
Lo scalo è, del resto, l’unico a Sud delle Alpi e rientra perfettamente in un concetto di complementarità dei trasporti fra strada, ferrovia e, appunto, aviazione, che è un pilastro della mobilità nazionale e non solo cantonale.
È pertanto importante escludere Lugano-Agno dai tagli e garantirne il sostegno continuativo, come avviene per altre realtà strategiche del Paese.
https://www.cc-ti.ch/site/wp-content/uploads/2025/05/ART25-Consultazione-DFF.jpg8531280Giulia Scalzihttps://www.cc-ti.ch/site/wp-content/uploads/2020/05/LG-cc-ti-03.pngGiulia Scalzi2025-05-09 14:55:062025-05-09 14:55:07Consultazione federale sul Programma di sgravio del bilancio 2027 della Confederazione
Il Consiglio di Stato ha approvato il Rapporto “Conciliabilità famiglia e lavoro, quadriennio 2025-2028. Rilevazione dei bisogni e delle priorità di intervento nell’ambito delle attività di sostegno alle famiglie: nidi dell’infanzia, micro-nidi, centri extrascolastici e famiglie diurne”, presentato dal Dipartimento della sanità e della socialità.
Il rapporto analizza l’evoluzione dell’offerta di nidi, micro-nidi, centri extrascolastici e famiglie diurne, mettendo in evidenza i notevoli progressi compiuti in questi anni, come pure i bisogni attuali e futuri, tracciando al contempo le priorità di intervento. Un lavoro che, innanzitutto, riflette la notevole crescita e il cambiamento culturale avvenuti nel settore, grazie all’introduzione di misure strutturali efficaci che si riscontrano nella qualità dei servizi, aumentata in modo significativo. Infatti oltre il 90% del personale ha seguito una formazione specifica, è stato introdotto il Contratto collettivo di lavoro (CCL) e l’inclusione dei bambini con bisogni particolari è sempre più attenta.
Le misure per la conciliabilità famiglia e lavoro, cofinanziate con il fondo dedicato, hanno prodotto risultati concreti e significativi, contribuendo all’ampliamento dell’offerta, al miglioramento della qualità e alla maggiore accessibilità per le famiglie. Il numero di strutture e di posti sussidiati è cresciuto in modo costante, con oltre 10’700 bambini accolti nel 2023.
La Riforma fiscale e sociale del 2019 ha rappresentato un punto di svolta. È stato possibile, per esempio, introdurre aiuti diretti che, in alcuni casi, hanno dimezzato le rette a carico delle famiglie con un reddito medio-basso, incoraggiando e facilitando la partecipazione dei genitori al mercato del lavoro. Inoltre l’assegno parentale, nuovo strumento di politica familiare, offre un sostegno per contribuire alle spese conseguenti alla nascita di un figlio.
Il nuovo documento pianificatorio valorizza anche aspetti qualitativi fondamentali come l’Early Child Development e il concetto di Welfare community, a testimonianza di un impegno che non si limita alla quantità, ma mira a generare benessere per bambini, famiglie e società. Non da ultimo, prosegue la promozione di iniziative e attività di sensibilizzazione, come la Giornata dei familiari curanti e gli eventi informativi a loro dedicati.
Il fabbisogno stimato per il quadriennio 2025-2028 prevede la creazione di 145 nuovi posti nel settore pre-scolastico e di 300 per l’età scolastica, per un impegno complessivo di 4.2 milioni di franchi, con una proiezione che guarda al 2029. Le risorse del fondo saranno utilizzate in modo mirato, mentre prosegue il dialogo con le associazioni di categoria, che consente di informare le aziende sull’uso dei contributi versati, promuovendo la conciliabilità come valore condiviso e strategico. A questo si aggiungono attività ricorrenti coordinate dai partner della piattaforma Vita-Lavoro, le iniziative autonome della Camera di commercio e il finanziamento di progetti specifici, come lo studio per un nido interaziendale (AITI) e il Teatro Forum.
Il rapporto si conclude con un orientamento chiaro: consolidare gli ottimi progressi compiuti grazie ai contributi versati nel fondo da parte delle aziende nell’ambito della Riforma fiscale e sociale, garantire equità territoriale, rafforzare qualità e accessibilità dei servizi, e continuare a investire in un settore strategico, attrattivo e capace di restituire valore a tutta la collettività.
Gli sviluppi positivi e significativi di tipo quantitativo e qualitativo nell’offerta di nidi, micro-nidi e centri extrascolastici, agevolati dall’implementazione della Riforma fiscale e sociale, mostrano l’impegno del Consiglio di Stato e delle parti sociali in favore della conciliabilità famiglia e lavoro. È un tassello determinante per sostenere il mantenimento in impiego, in particolare delle madri, per promuovere le pari opportunità e per dare un contributo di rilievo alla penuria di personale qualificato.
Nel rapporto vengono stabilite le priorità in funzione del fabbisogno e delle risorse disponibili.
Fonte: Comunicato stampa – Consiglio di Stato, Repubblica e Cantone Ticino
https://www.cc-ti.ch/site/wp-content/uploads/2025/05/ART25-conciliabilita-lavoro-famiglia.jpg8531280Giulia Scalzihttps://www.cc-ti.ch/site/wp-content/uploads/2020/05/LG-cc-ti-03.pngGiulia Scalzi2025-05-09 14:31:132025-05-09 14:31:14Conciliabilità famiglia e lavoro: dal punto di svolta del 2019 e nuovo orizzonte strategico
Cliccando il pulsante «Accetta», acconsentite all’utilizzo di tutti i nostri cookie così come quelli dei nostri partner. Utilizziamo i cookie per raccogliere informazioni sulle visite al nostro sito web, con lo scopo di fornirvi un'esperienza ottimale e per migliorare continuamente le prestazioni del nostro sito web. Per maggiori informazioni potete consultare la nostra informativa sulla privacy.
Quando visitate un sito web, questo può memorizzare o recuperare informazioni attraverso il vostro browser, di solito sotto forma di cookie. Poiché rispettiamo il vostro diritto alla privacy, potete scegliere di non consentire la raccolta di dati da alcuni tipi di servizi. Tuttavia, il mancato consenso a tali servizi potrebbe influire sull'esperienza dell'utente.
Questi cookie sono strettamente necessari per fornirti i servizi disponibili attraverso il nostro sito web e per utilizzare alcune delle sue funzionalità.
Cookie di Google Analytics
Utilizziamo Analytics con lo scopo di monitorare il funzionamento del sito e analizzare il comportamento utente.
Altri servizi
Utilizziamo cookies di YouTube e Vimeo per l'iterazione di video esterni nel nostro sito.