Industria 4.0 e la digitalizzazione nelle aziende esportatrici

La quarta rivoluzione industriale è arrivata: Industria 4.0, ovvero l’applicazione dell’Internet delle cose (IoT) alla produzione industriale e il collegamento in rete di persone, prodotti e macchine, sta stravolgendo i modelli organizzativi e cambiando il business in generale e quello internazionale in particolare. L’interconnessione e la digitalizzazione dei processi produttivi creano la “Smart Factory” (la fabbrica intelligente che si adatta da sola), abbattono i costi di produzione, consentono una maggiore customizzazione e favoriscono l’entrata su nuovi mercati.

Nella “Smart Factory” l’integrazione verticale e orizzontale diventano fattori importanti. L’integrazione verticale offre grande potenziale di ottimizzazione in quanto i processi informatici e di comando sono messi in rete, abilitando lo scambio di dati tra reparti aziendali (sviluppo, pianificazione, produzione, vendite, distribuzione), che possono in seguito organizzarsi da sé. Per quanto riguarda il commercio con l’estero, le grandi quantità di dati scambiati consentono di prevedere gli sviluppi futuri e valutare la domanda potenziale nei vari mercati. Nell’ambito dell’internazionalizzazione è però la dimensione orizzontale dell’integrazione ad apportare i cambiamenti più incisivi in quanto le catene del valore classiche tra aziende si trasformano in reti di creazione del valore, dove le imprese lavorano insieme su uno stesso prodotto al di là dei confini organizzativi e nazionali. Le aziende più grandi assegnano sempre più processi a quelle più piccole e specializzate, indipendentemente dalla loro ubicazione. Le PMI, sempre più attive in reti di sviluppo, produzione e cooperazione globali, si possono concentrare sulle loro competenze specifiche. Esse sono però anche chiamate a rivedere l’approccio ai mercati esteri e uno dei primi passi da fare è sicuramente quello di digitalizzarlo.

Le opportunità offerte dal connubio digitalizzazione e internazionalizzazione possono essere sfruttate meglio di quanto non sia stato fatto sinora: un progetto di esportazione può infatti essere portato avanti in molti modi sul web, cominciando dall’analisi della domanda nei mercati target, dalla valutazione di clienti potenziali e così via sino al marketing online e alle vendite tramite l’e-commerce. Un primo strumento utile è sicuramente la piattaforma www.exportdigital.ch, frutto della partnership tra Switzerland Global Enterprise (S-GE) e Google Switzerland. Essa mette a disposizione circa 100 video tutorial su questioni inerenti l’export, il marketing digitale e l’acquisizione di clienti online nonché uno strumento di ricerca dei mercati potenzialmente interessanti (tramite parole chiave che descrivono il prodotto o servizio in poco tempo si ottiene una classifica dei mercati che offrono le maggiori opportunità e informazioni di base ad es. sulla concorrenza, il comportamento di acquisto dei consumatori online e i sistemi di pagamento).

Attenzione però: la digitalizzazione dell’approccio all’export va integrata in una strategia globale. A prescindere dai canali digitali, nel mercato di riferimento può essere comunque necessario disporre di una rete di partner locali e di ulteriori canali di marketing e di vendita. Non vanno inoltre sottovalutate le differenze culturali e normative, come pure le questioni fiscali. L’entrata su nuovi mercati resta quindi un processo complicato e in questo senso Camera di commercio e S-GE sono a disposizione come sempre con corsi, consulenze ed eventi per informare e consigliare al meglio le imprese ticinesi.

Monica Zurfluh, Responsabile S-GE per la Svizzera italiana
Marco Passalia, Responsabile Servizio Export Cc-Ti

Le aziende ticinesi si aprono al mercato russo

Evento Paese: Russia

Nell’ambito degli eventi di approfondimento sui Paesi organizzati dalla Camera di commercio, dell’industria, dell’artigianato e dei servizi del cantone Ticino (Cc-Ti) in collaborazione con Switzerland Global Enterprise, Cippà Trasporti SA, Credit Suisse, CRIF e Euler Hermes si è svolto lunedì 9 maggio un incontro dedicato alla Russia. Una data simbolica dato che quest’oggi si celebra la Giornata della Vittoria in memoria della capitolazione della Germania nazista durante la seconda guerra mondiale.

Dopo i saluti introduttivi di Marco Passalia, vice direttore e responsabile del Servizio Export della Cc-Ti, è intervenuto Esteban Lanter del Global Macro Research di Credit Suisse che ha presentato i principali indicatori e fatti dell’economia russa. In particolare la caduta del prezzo del petrolio nel 2014/15 è stata la causa principale della forte inflazione. Dai dati in possesso del Credit Suisse, anche nell’immediato futuro, non vi sono segnali di grandi miglioramenti. Il settore industriale è invece stabile e le previsioni per il PIL prevedono un certo recupero, malgrado i rischi fiscali rimangano elevati.

Come ha poi sottolineato Julie Bächtold, Senior Trade Advisor dello Swiss Business Hub Russia, lo Stato russo ha varato un piano di oltre 10 miliardi di dollari alfine di immettere capitali in diversi settori chiave, come quello automobilistico o nelle ferrovie. Anche le sanzioni internazionali, introdotte a seguito della crisi in Ucraina contro i Paesi dell’UE e altre nazioni come gli Stati Uniti, hanno avuto un ruolo determinante per l’economia russa che ha portato a un cambiamento dei prodotti importati. Questa situazione ha creato un mercato ancora più interessante per le aziende svizzere, soprattutto quelle legate al settore agroalimentare. La Svizzera infatti, non essendo stata coinvolta nelle sanzioni, ha un vantaggio competitivo importante rispetto alle medesime imprese europee.

Anastasia Bratanchuk, Business consultant di CRIF, ha in seguito esposto ai numerosi partecipanti all’incontro alcune informazioni commerciali e significative per la valutazione delle aziende in Russia, ricordando quanto sia importante per un’azienda che vuole fare business all’estero, conoscere a fondo il proprio partner commerciale.

Come di consueto, l’evento-Paese ha ospitato anche una testimonianza aziendale per capire le reali implicazioni nel fare business in Russia. Ari Lombardi, CEO di Agroval SA, è infatti entrato con molta soddisfazione nel mercato russo grazie ai suoi yoghurt di montagna e ai formaggi prodotti dalla sua azienda. Un successo – come sottolineato dallo stesso Lombardi – merito anche del sostegno della Cc-Ti che attraverso le sue missioni a Mosca ha saputo creare i giusti contatti e ha fornito il supporto necessario per le certificazioni richieste.

Infine, Chiara Crivelli, Head of the international desk della Cc-Ti, ha presentato i dettagli del prossimo viaggio in Russia, previsto dal 3 al 7 ottobre 2016 e organizzato in collaborazione con l’Ambasciata svizzera a Mosca e lo Swiss Business Hub di Mosca. Si tratta di una missione multisettoriale, da una parte focalizzata sul food dove le aziende che hanno già un importatore russo potranno partecipare alla settimana di promozione di prodotti ticinesi al GUM (il centro commerciale sulla Piazza Rossa). Per le imprese che si affacceranno per la prima volta in Russia, vi sarà invece la possibilità di effettuare incontri B2B con potenziali partner e l’opportunità di presentare i propri prodotti durante una serata di degustazione presso la Residenza dell’Ambasciatore svizzero a Mosca. Per le aziende di tutti gli altri settori vi saranno appuntamenti con possibili clienti nonché la possibilità di partecipare all’evento di degustazione, potendo cogliere un’ottima occasione di networking. Come sottolineato infine da Chiara Crivelli, maggiori dettagli sulla missione saranno comunicati nelle prossime settimane e le aziende già potenzialmente interessate possono cominciare a contattare la Cc-Ti per rimanere informati su tutte le novità.

Le presentazioni

 

Economic Outlook
Esteban Lanter, Global Macro Research, Credit Suisse
Business opportunities for Swiss (Ticino) companies despite of economic difficulties 
Julie Bächtold, Senior Trade Advisor, Swiss Business Hub Russia
Informazioni commerciali disponibili e significative per la valutazione delle aziende in Russia
Bratanchuk Anastasia, Business consultant, CRIF
La prossima missione economica a Mosca
Chiara Crivelli, Head of the International Desk, Cc-Ti
Lasciateci il vostro feed-back
Il vostro giudizio ci interessa e ci permetterà in futuro di migliorare la nostra offerta. Cliccate qui per accedere al formulario online.
Curiosità
La terza puntata di “Oltre i confini” è stata dedicata alle missioni commerciali della Cc-Ti in Russia. Per rivedere la trasmissione con l’intervista al vice direttore Marco Passalia, cliccare qui.

Sharing economy e digitalizzazione: non solo rischi

L’opinione di Luca Albertoni, Direttore Cc-Ti

Da qualche mese stiamo affrontando con particolare attenzione e vari approfondimenti i temi dell’economia condivisa e della digitalizzazione, per certi versi legati se pensiamo a come la digitalizzazione (vedi ad esempio le applicazioni per i telefoni) faciliti lo sviluppo di determinati fenomeni di sharing economy (Uber su tutti).

Ovviamente entrambi i temi hanno risvolti molto diversificati e ben più ampi, ma sono accomunati da una sola grande paura, quella della sostituzione dell’essere umano soprattutto nel settore industriale a causa della robotizzazione e quella della sostituzione di professioni o settori “tradizionali” e ben consolidati sul territorio, come possono essere i servizi di taxi o l’albergheria. Timori legittimi e comprensibili, che vanno affrontati con serietà, perché quando ci sono in ballo i destini economici e quindi esistenziali degli esseri umani non si può mai scherzare. E’ però opportuno ricordare che ogni evoluzione o rivoluzione tecnologica ha sempre portato con sé molte paure e innegabili difficoltà nel breve termine, ma grandi sviluppi nel medio e lungo termine. In altre parole, l’adattamento nel breve è talvolta doloroso, ma la prospettiva è di regola di maggiore benessere.
E’ sempre difficile fare previsioni e a volte siamo più nel campo degli auspici esorcizzanti che delle certezze. Eppure come dimenticare che negli anni ottanta fu presentato un atto parlamentare alle Camere federali che chiedeva l’introduzione di balzelli pesantissimi sui computer per evitarne la diffusione e quindi salvare i posti di lavoro degli umani, minacciati dalle macchine cattive? Oggi questo fa sorridere e non necessita di ulteriori commenti, ma illustra bene come sia necessario mantenere la mente aperta e il sangue freddo verso queste evoluzioni che, piaccia o non piaccia, sono comunque ineluttabili. Qualche tempo fa, in occasione di alcuni dibattiti, avevo sottolineato un elemento particolarmente importante, cioè che queste sfide poste in particolare da alcuni fenomeni di economia condivisa, dovevano essere l’occasione non per creare nuove regole ma per alleggerire quelle esistenti.

L’esempio pratico di Uber o di Airbnb è illuminante. E’ un errore dire che le regole non esistono, perché chi trasporta o ospita persone a pagamento comunque conclude un contratto che ha conseguenze giuridiche. Il problema è spesso legato piuttosto alle perdite per lo Stato per mancati versamenti di oneri sociali, imposte, tasse di soggiorno, ecc., con inevitabili risvolti di concorrenza sleale per gli attori che invece devono sottostare a regole ferree. Ma questi mancati versamenti non sono il frutto di mancanza di regole, perché di regola necessitano solo adattamenti sugli aspetti delle verifiche. Recentemente un tribunale americano ha considerato che gli operatori di Uber non esercitano un mandato ma hanno un contratto di lavoro, per cui le conseguenze giuridiche sono decisamente diverse. In Svizzera un tribunale probabilmente non deciderebbe altrimenti. Sappiamo infatti che, secondo la costante prassi delle autorità competenti in materia di assicurazioni sociali, lo statuto di indipendente e quindi il rapporto contrattuale di mandato che permette al datore di lavoro versare onorari senza oneri sociali, può essere riconosciuto, fra le altre cose, solo a chi ha diversi mandanti e non uno solo come è spesso il caso per chi lavora per Uber. Il fatto poi che Uber, negli Stati Uniti, abbia concluso una transazione con le autorità americane non cambia i termini del problema. Insomma, senza entrare in troppi tecnicismi, le regole ci sono, vanno un po’ adattate magari soprattutto sul piano del controllo, ma prima di crearne altre va verificato l’esistente. Incoraggiante in questo senso è la recente comunicazione del Consiglio federale che, rispondendo a mozioni presentate da due Consiglieri nazionali PLR, ha chiaramente indicato come sia disponibile a rivedere rapidamente le ormai obsolete regole imposte ai conducenti di taxi ufficiali e che si rivelano penalizzanti. La strada è quella giusta per ristabilire una concorrenza ad armi pari.

Per la mobilità servono soluzioni concertate

Di Glauco Martinetti, Presidente Cc-Ti

Il prossimo 5 giugno voteremo sull’ormai famosa o famigerata (a seconda dei punti di vista) tassa di collegamento, che nel contesto della legge sui trasporti pubblici prevede una nuova e ulteriore imposta sui parcheggi. Finalmente si vota, si potrebbe dire, visto che la questione è ormai assurta a elemento fondamentale della politica ticinese, tanto che senza la tassa sembrerebbe imminente il blocco di tutti i progetti di potenziamento del trasporto pubblico. La realtà è ben diversa, ma purtroppo il peccato è originale, perché la discussione su questa misura di natura prettamente fiscale è stata dall’inizio impostata secondo canoni di tipo elettorale e poco oggettivo, sottolineando argomenti non sempre pertinenti.

E’ infatti stato pomposamente annunciato che sarebbe stata una tassa contro i frontalieri, quando in realtà l’autorità cantonale stessa ha poi dovuto ammettere che essa sarà a carico dei ticinesi e dei residenti nella misura del 70%. E’ anche stato sottolineato che si tratterebbe di un balzello fondamentale per lo sviluppo del trasporto pubblico, salvo poi candidamente ammettere che si tratta di una misura essenziale per tenere in piedi le finanze cantonali, pena l’aumento generalizzato del moltiplicatore d’imposta. Pura misura finanziaria e fiscale, quindi, senza ombra di dubbio. Che con il finanziamento del trasporto pubblico c’entra solo marginalmente, visto tra l’altro che tale finanziamento dovrebbe avvenire, come negli altri cantoni, attraverso il budget generale dello Stato. Si è anche detto che la tassa avrebbe colpito solo i centri commerciali, per definizione sempre brutti, sporchi e cattivi e quindi da massacrare, perché ormai fare la spesa (in Ticino) è una colpa di cui vergognarsi (con l’effetto paradossale che i tradizionali paladini dell’autarchia cantonale sostengono nella fattispecie chi va a fare la spesa in Italia). A parte il fatto che la demonizzazione dei centri commerciali è difficilmente comprensibile, in realtà la tassa (o imposta che dir si voglia) tocca tutte le aziende, visto che la discriminante è il numero di parcheggi e le aziende grandi non esistono certo solo nel settore del commercio, ma anche e soprattutto in quello industriale. Anche su questo punto vi sono quindi parecchie inesattezze, per usare un eufemismo.

E’ un vero peccato che sull’altare degli interessi elettorali sia stata sacrificata una vera e approfondita discussione sulle finanze cantonali e sulla mobilità, intesa in senso lato e non solo come fenomeno che tocca tutti ma che avrebbe pochi responsabili, le aziende in primis, ovviamente. La realtà, e lo sanno bene anche i promotori della tassa di collegamento, è molto più complessa, come chiaramente emerso dal convegno sulla mobilità che la Cc-Ti ha organizzato lo scorso 15 aprile (cliccate qui per visualizzare il resoconto dell’evento). L’appuntamento di respiro nazionale, con la partecipazione di esponenti dell’economia di altri cantoni, ha chiaramente mostrato come l’unica via per trovare soluzioni efficaci per la mobilità (non solo quella aziendale) sia l’approccio coordinato e concertato fra tutti gli attori pubblici (cantone e comuni) e privati (aziende, ma anche cittadine e cittadini). Il resto sono solo misure puntuali, di regola sanzionatorie, che non risolvono nulla e che rappresentano solo palliativi oltretutto temporanei. Oggi un approccio sistemico del genere non c’è e non vi è alcuna indicazione che potrebbe esservi in un prossimo futuro. E’ strano, perché, almeno sulla carta, il cantone si è dotato di linee direttive sulla mobilità che contengono molte misure che meritano di essere approfondite e discusse in vista di un’applicazione ad ampio respiro e condivisa. Invece sembra esistere solo la tassa, purtroppo. Intendiamoci, anche una tassa potrebbe avere una sua legittimità qualora vi fossero già in atto vere misure alternative. Un po’ come è stato deciso a Basilea, con la differenza che in quella regione la tassa può essere prevista se l’offerta di trasporto pubblico esiste e la sua efficacia è dimostrata. Situazione ben diversa dal Ticino, dove si dice “prima dammi i soldi, poi vedremo se e quale offerta di trasporto pubblico ci sarà”. Una tassa sulla fiducia, insomma, senza contropartita immediata come dovrebbe essere scontato giuridicamente per una tassa. Invece nulla, colpi di mazza sulla cattiva economia che devasta il territorio, tutti contenti e andiamo avanti così. Dimenticando che molte aziende si sono già da tempo attivate autonomamente con programmi di mobilità aziendale e gli esempi non mancano, per cui l’argomento che il mondo economico se ne frega del territorio non regge. Si può sempre migliorare e siamo pronti a discutere di correttivi su chi ha comportamenti criticabili, ma i correttivi devono esserci per tutti, perché come vi sono aziende poco rispettose del sistema, così esistono numerosi esempi di cittadine e cittadini, enti e istituzioni che se ne fregano altamente del territorio. Dire in maniera generica che le imprese non sono socialmente responsabili è una menzogna che non si può accettare. Il comportamento socialmente responsabile delle aziende, che da tempo stiamo promuovendo con decisione, ha sfaccettature talmente ampie che non può essere negato solo in virtù di una nuda e cruda cifra concernente il numero di parcheggi di cui si dispone. L’economia, esprimendosi contro la tassa di collegamento, non vuole quindi sottrarsi alle sue responsabilità, né verso il territorio, né nella discussione concernente le finanze cantonali, ma esige che questo avvenga su basi diverse, oggettive e parlando chiaramente, chiamando le cose con il loro nome e non vantando effetti taumaturgici di misure molto parziali.

Una tassa (o imposta) che non si sa bene a cosa sia destinata, che sanziona maggiormente il numero di parcheggi piuttosto che i movimenti (strano dal punto di vista ambientale…) e che opera inspiegabili distinzioni fra settori economici presenta troppe contraddizioni per essere accettabile, al di là del fatto che l’uso della leva fiscale senza pensare ai compiti dello Stato e quindi alle spese veramente necessarie è per noi insensato. Certo, in un cantone in cui le sei corsie fra Melide e Mendrisio sono promosse e addirittura avvallate da parlamentari cantonali che hanno combattuto con rara violenza la seconda galleria autostradale del San Gottardo perché più strade portano più traffico, può veramente capitare di tutto e non ci si deve più stupire di nulla. Ma questo non deve costituire un alibi per sdoganare qualsiasi proposta che permetta di raccogliere facili consensi. Dalle aziende si esige, giustamente, molto in termini di attenzione al territorio. Ma è altrettanto legittimo attendersi molto dalla politica, perché anche i rappresentanti del popolo devono tenere un comportamento socialmente responsabile.

L’economia non vuole guerre e, indipendentemente da come andrà il 5 giugno, sarà sempre pronta a fare la sua parte. Che non è quella della vittima sacrificale degli isterismi politici, ma quella di un attore a pieno titolo che merita rispetto.

Swissness + franco forte = futuro incerto

L’opinione di Luca Albertoni, Direttore Cc-Ti

“A malincuore dobbiamo rinunciare ad utilizzare la croce svizzera su alcuni nostri prodotti”. Affermazione che emana non da qualche azienda contraffattrice della remota Cina (con tutto il rispetto) o da qualche sospetta impresa europea pizzicata a fregiarsi degli emblemi svizzeri grazie a strane triangolazioni. No, l’amara affermazione è della storica azienda svizzera Kambly, nota da generazioni per la produzione di biscotti, fra cui anche quelli mitici dell’esercito elvetico. Società con sede nella ridente Trubschachen (canton Berna, regione dell’Emmental), che impiega un gran numero di personale locale, spesso fedele alla causa per generazioni intere. Ebbene questo simbolo elvetico rinuncia alla croce svizzera perché le regole introdotte dalla nuova legislazione “Swissness”, in vigore dal 1° gennaio 2017, sono troppo restrittive e quindi punitive.

Un vero capolavoro politico-amministrativo, malgrado gli avvertimenti giunti anche dalle Camere di commercio e dell’industria svizzere. Il caso della Kambly non è infatti isolato, ma riguarda altri produttori di derrate alimentari, obbligati a garantire sistematicamente che l’80% delle materie prime (e il latte deve essere al 100% di produzione svizzera) siano elvetiche per tutti i prodotti. Senza questo elemento, niente passaporto rossocrociato. “Il meglio è il nemico mortale del buono” recita un celebre adagio e qui ne abbiamo una dimostrazione.

Durante i dibattiti parlamentari il progetto Swissness era stato presentato come lo strumento per creare impieghi in Svizzera e che le imprese avrebbero avuto tutto l’interesse ad adeguarsi per vendere i loro prodotti più cari. Vantaggi per tutti, aziende, dipendenti e consumatori, che avrebbero avuto a disposizione prodotti di migliore qualità. La realtà è ben diversa. Probabilmente, colmo dei paradossi, Toblerone non potrà più fregiarsi del marchio svizzero, così come la Knorr. Nota bene, per prodotti fabbricati in Svizzera. Le aziende dovranno pertanto basarsi maggiormente sulla (spesso vituperata) valorizzazione del marchio commerciale, piuttosto che sul prestigioso “Made in Switzerland” e quindi sull’origine del prodotto. Certo, è una tendenza mondiale, perché nessuno sembra essere infastidito dal fatto che i prodotti di Apple siano fabbricati in Cina, con la finezza del “Designed in the USA”, ma allora bisognerebbe avere il coraggio di dire che lo “Swiss Made” non serve più a nulla invece di creare un mostro burocratico dagli effetti perversi. Liberi tutti, ognuno se la gioca con il proprio marchio sul mercato e non se ne parli più.

Paradossalmente, per rafforzare le aziende svizzere nei confronti di quelle estere, il risultato è che lo “Swiss Made” lo potranno usare in pochi, secondo criteri che sembrano più attinenti ai giochi d’azzardo che non alle dinamiche del mercato. Come giocare al Lotto svizzero, insomma. Swissness e franco forte costituiscono quindi un connubio dagli effetti poco incoraggianti. Varie imprese in Svizzera hanno disposto licenziamenti e trasferimenti e non sono solo aziende dal tanto deprecato basso valore aggiunto o di filibustieri stranieri, ma storiche alla stregua della già menzionata Kambly. Come la Cornu Holding, insediata a Morat dal 1939 e che trasferirà in Romania una parte della produzione dei suoi biscotti, a causa dei costi di produzione svizzeri. Certo, i preparatissimi teorici sottolineeranno che si tratta di normali adattamenti della realtà economica. In parte può essere vero, ma allora la politica dovrebbe facilitare e non ostacolare le imprese svizzere. I mix di ideologia, burocrazia e superficialità possono essere letali.

 

Come e perché difendersi dagli attacchi “cyber “

È dinnanzi ad una sala gremita che si è tenuto, il 20 aprile scorso, l’evento “Cyber risk”, organizzato dalla Cc-Ti, in collaborazione con l’Associazione Svizzera d’Assicurazioni (ASA).

Questo incontro aveva lo scopo di informare i nostri associati sulle attuali cyber minacce nel mondo e su come difendersi. Il tema è di stretta attualità e le minacce portate alle aziende tramite la rete sempre si fanno sempre più concrete.

Si è subito entrati nel vivo della tematica, dopo i saluti introduttivi di Luca Albertoni, Direttore Cc-Ti, che ha spiegato quanto questo tema preoccupi il mondo aziendale e come vi sia ancora molto da fare a livello di informazione e prevenzione, non solo in Ticino, ma anche nel resto della Svizzera. Lucius Dürr, Direttore ASA, ha introdotto il tema evidenziando come la tematica dei cyber rischi sia di fondamentale importanza per l’ASA in relazione alla protezione dei dati per l’assicurabilità, che presenta opportunità, sfide e occasioni da cogliere per il mondo assicurativo, nell’ambito della digitalizzazione.

La prima relazione tecnica è stata quella di Dario Tizianel, Business Unit Leader IBM Security in Svizzera.

Membro dell’associazione Swiss Cyber Experts (public private partnership con la Confederazione Svizzera). Il Signor Tizianel ha spiegato, con diversi esempi, come con le nuove tecnologie sia sempre più facile hackerare dispositivi e scoprire nuovi rischi, perché interconnessi fra loro. Ha altresì come lavorano i cyber terroristi. Si muovono in una vera e propria “industria terroristica” ben strutturata, arrivando anche a misurare le loro prestazioni (o meglio, i loro attacchi) tramite sistemi “manageriali”, con degli indicatori di prestazioni. Cosa si può fare contro questi rischi? Prevenire, scoprire e rispondere. Tutto ciò tramite funzioni da costruire nei sistemi IT aziendali (antivirus, firewall, accesso e controllo delle identità), con un monitoraggio del sistema in azienda. Al fine di contrastare gli attacchi alle infrastrutture elvetiche, è stata creata MELANI, la Centrale d’annuncio ed analisi per la sicurezza dell’informazione.

Mauro Vignati (che da due anni dirige il settore cyber del servizio di intelligence svizzero) si è invece concentrato sull’attività dell’intelligence svizzera, mostrando come si occupi di spionaggio e controspionaggio, e come la sua attività si concentri sugli attacchi allo Stato da parte di altri Governi. Qual è l’interesse di una Nazione nell’usare un codice nocivo attaccando altri Paesi? Vi sono diversi motivi, tra cui quelli politici, territoriali, economici, e così via. I vettori d’attacco sono molteplici. Mauro Vignati ha sottolineato come i cyber terroristi sfruttino la tecnologia a loro vantaggio, utilizzando cifrature avanzate, portando numerosi esempi, il tutto in un contesto di guerra economica, dove Governo e imprese sono vittime.

L’ultima relazione della serata è stata dedicata alle soluzioni assicurative, presentata da Silvana Cammarano, Responsabile del servizio Underwriting Ramo cose Zurigo Assicurazioni. Con una panoramica sulle motivazioni che possono portare ad un attacco cyber (private, economiche e politiche), Silvana Cammarano ha evidenziato quali siano gli intenti dietro a questi rischi. I costi, per un’azienda, che subisce un attacco sono inimmaginabili, sia in termini economici, che di reputazione. Si stimano danni per 113 miliardi di dollari (dati del 2013) a seguito di attacchi informatici. Sempre di più le assicurazioni si stanno muovendo per proporre dei pacchetti di soluzioni modulabili a dipendenza del rischio e della situazione aziendale. Si riconoscono 2 tipologie di rischi assicurabili: i danni verso terzi e quelli all’interno della struttura. In caso di un sinistro vi sono sostegni e ci si muove per reagire immediatamente per la gestione della crisi, la ricostruzione dei dati, il monitoraggio della situazione durante e dopo il sinistro.

L’evento si è concluso con un aperitivo di networking, durante il quale i partecipanti hanno potuto avvicinare i relatori ed approfondire alcune domande, e intrecciare nuove relazioni.

Il tema è di sicuro interesse, visto il riscontro ed il successo ottenuti. La Cc-Ti continuerà, attraverso altri canali e in diversi momenti, ad approfondirlo. Non mancheremo di informarvi in merito.

Interessati ad approfondire il tema?
Iscrivetevi alla Newsletter Cc-Ti sul nostro sito e sarete informati sugli eventi e pubblicazioni inerenti al tema che organizziamo.

MobiliTI day: la mobilità concertata è la via da percorrere!

Il 15 aprile 2016 si è tenuto, presso la sede del Corriere del Ticino di Muzzano, l’evento Come cambia la mobilità in Svizzera e in Ticino. Attraverso quest’incontro (scarica il flyer) – co-organizzato dalla Cc-Ti con le CCIS, la CNCI e la HKBB  e sostenuto da 15 delle associazioni economiche presenti in Ticino (visualizza la lista completa sul flyer) – si è voluto sottolineare l’importanza di un approccio globale – che tenga conto di tutte le parti in causa – per ridurre le problematiche legate al traffico.

In particolare sono stati presentati due strategie di mobilità concertata che hanno dato dei buoni frutti in altri Cantoni Svizzeri, Basilea e Neuchâtel. Sono inoltre stati esposti i progetti di due aziende – Unione farmaceutica distribuzione e Schindler elettronica – che sul suolo ticinese si sono già adoperate per garantire – con risultati molto soddisfacenti –  una diminuzione delle problematiche legate al traffico.

Dopo un breve saluto del Direttore del CdT, Fabio Pontiggia, ha preso la parola Luca Albertoni, Direttore Cc-Ti, che ha sottolineato come – nonostante le esigenze del territorio, della popolazione e delle imprese siano spesso messe in contrapposizione – in realtà, per trovare soluzioni che possano migliorare la qualità di vita senza ostacolare le attività produttive essenziali per lo sviluppo del territorio, serva un lavoro comune ad ampio respiro. Proprio a dimostrazione che solamente attraverso uno sforzo coordinato, le soluzioni possono essere soddisfacenti, il Direttore Cc-Ti ha dunque presentato il progetto di mobilità di Basilea, Cantone per molti versi simile al nostro. Luca Albertoni ha quindi concluso la sua relazione citando qualche proposta che come Cc-Ti intenderà portare avanti, quali una formazione specifica per mobility manager e una verifica costante delle condizioni quadro.

La parola è quindi passata a Florian Németi, Direttore della Camera di commercio e dell’industria Neuchâtel,  che ha esposto il progetto Mobilità 2030, che è stato accettato dal popolo con l’84% dei voti, proprio perché faceva l’unanimità tra i vari attori parte alla problematica, ovvero aziende, associazioni economiche e apparato pubblico.

Nella seconda parte dell’evento si è passati ad un approccio più concreto, risaltando quello che le aziende già fanno per migliorare sensibilmente la mobilità del nostro territorio, sia in modo individuale che sfruttando alcune similitudini e sinergie, grazie in particolare ad alcuni supporti tecnici di ultima generazione. Sono stati presentati i progetti aziendali di Unione farmaceutica distribuzione, dal suo Direttore Generale – Mattia Keller – e di Schindler elettronica, da parte del responsabile del progetto mobilità – Marzio Corda. A chiudere il cerchio delle varie presentazioni è stato Andrea Turroni, Fondatore di BePooler, che ha parlato di come la tecnologia faciliti la concretizzazione di una mobilità più sostenibile, sia per i cittadini che per le aziende e le istituzioni.

L’evento si è concluso con una riflessione da parte di Stefano Modenini che ha risaltato l’importanza per il mondo industriale, ma non solo, di trovare a breve delle soluzioni per la mobilità in Ticino.

Il successo dell’evento è stato la conferma dell’interesse da parte del substrato economico ticinese per il tema. La Cc-Ti continuerà quindi ad approfondire costantemente la questione in maniera sempre più concreta e, speriamo concertata,  attraverso diverese azioni.

Potete guardare un breve resoconto filmato dell’evento cliccando qui.

Scaricate le presentazioni
Luca Albertoni
Florian Németi
Mattia Keller
Marzio Corda
Antonio Turroni
Dossier mobilità Cc-Ti da scaricare
Articoli tratti da Ticino Business del numero di aprile
Comunicato stampa in tema mobilità
Documenti di approfondimento in tema mobilità
Guardate le interviste ai relatori sul tema
Luca Albertoni
Florian Németi
Marzio Corda
Mattia Keller
Antonio Turroni
L’evento nei media
Interessati ad approfondire il tema?
Iscrivetevi alla Newsletter Cc-Ti sul nostro sito e sarete informati sugli eventi e pubblicazioni inerenti al tema che organizziamo.

Brevetto unitario: sfide e opportunità per l’innovazione made in Switzerland

Il 13 aprile 2016 si è tenuto presso la sede della Cc-Ti l’evento “L’innovazione made in Switzerland e il nuovo sistema brevettuale europeo“. Attraverso quest’incontro (scarica il flyer) la Cc-Ti, congiuntamente ad AIPPI (associazione leader per la tutela della proprietà intellettuale), ha voluto rendere attente le aziende ticinesi sulla svolta epocale che l’introduzione del nuovo strumento brevettuale a tutela dell’innovazione da parte dell’Unione Europea comporta per il mondo della proprietà intellettuale. In particolare, grazie a due case studies, sono state presentate le implicazioni concrete che quest’introduzione comporta per le aziende svizzere e quali sono le strategie che quest’ultime dovranno adottare.

Dopo un breve saluto del Direttore Cc-Ti, Luca Albertoni, ha preso la parola il Fondatore della M. Zardi & Co. SA, l’Ing. Marco Zardi, che, dopo aver portato il saluto da parte dell’associazione AIPPI Svizzera, di cui è Vicepresidente, ha fornito una panoramica del tema dell’incontro, mettendo in risalto la centralità di un’adeguata protezione brevettuale per l’innovazione. La parola è quindi passata a Paolo Gerli, European Patent Attorney presso M. Zardi & Co. SA, che ha fatto un sunto del sistema brevettuale europeo vigente e del nuovo strumento del brevetto unitario. Il ciclo introduttivo d’informazione si è concluso con la relazione di Stefano Sinigaglia, European Patent Attorney presso M. Zardi & Co. SA, che si è concentrato sulla spiegazione del funzionamento della nuova Corte Unificata.

Nella seconda parte dell’evento, dedicata agli effetti del nuovo strumento brevettuale per le aziende e alle strategie che quest’ultime dovranno implementare per garantire al meglio l’innovazione made in Switzerland, si è quindi passati all’esposizione di casi concreti. A prendere inizialmente la parola è stato Cornelis Schüller, responsabile brevetti di Nestlé SA, che ha fornito il punto di vista di una multinazionale, risaltando come questa novità sia da loro in sostanza percepita positivamente in quanto comporta una netta riduzione di costi per l’azienda depositante. A fornire un’opinione parzialmente diversa è stata Mariagrazia Zotti, Head of Patent Department at Helsinn Healthcare SA, che ha portato invece il punto di vista di un’azienda di dimensioni più contenute. La Signora Zotti ha in particolare messo in luce come – al di là di un’effettiva riduzione dei costi – la strada del brevetto unitario comporti ancora alcuni dubbi; che riguardano sia alcune dinamiche proprie del suo settore, quello farmaceutico, che ambiti più trasversali, per ciò che concerne la prassi da adottare.

L’evento si è concluso con una riflessione da parte di Marco Zardi che – dopo aver brevemente riassunto quanto emerso dall’evento, ha sottolineato l’importanza per gli specialisti di brevettualistica di entrare in contatto con aziende leader nell’innovazione, per recepire al meglio le difficoltà, perplessità o possibilità che potrebbero sorgere con l’utilizzo del brevetto unitario.

L’aperitivo che ha seguito l’evento è stato l’occasione per i partecipanti di conoscere i relatori, ponendogli delle domande più dirette, e di tessere nuove relazioni.

Il successo dell’evento è stata la conferma dell’interesse da parte degli associati Cc-Ti per il tema, che continueremo quindi ad approfondire in momenti diversi e attraverso diversi canali.

Leggete l’intervista a Marco Zardi, apparsa sul numero di gennaio/febbraio di Ticino Business
L’evento nei media: CdT, 14.04.2016 – Brevetto europeo, una possibilità con molti vantaggi
Lasciateci il vostro feed-back
Il vostro giudizio ci interessa e ci permetterà in futuro di migliorare la nostra offerta.
Cliccate qui.
Interessati ad approfondire il tema?
Iscrivetevi alla Newsletter Cc-Ti sul nostro sito e sarete informati sugli eventi e pubblicazioni inerenti al tema che organizziamo.

“Oltre i confini”: un progetto mediatico a 360 gradi della Cc-Ti

Dal mese di aprile ha preso avvio un nuovo ed interessante progetto del settore Export della Cc-Ti in collaborazione con il gruppo MediaTI e Switzerland Global Enterprise, intitolato “Oltre i confini”.
La Cc-Ti – con articoli a firma di Marco Passalia, responsabile del settore Export e vice direttore Cc-Ti e di Monica Zurfluh, responsabile S-GE per la Svizzera italiana – sarà presente una volta al mese con approfondimenti tematici che si declineranno in articoli specifici sul Corriere del Ticino e il Giornale del Popolo oltre che nella rubrica apposita sul portale web Ticinonews.ch.

Non solo carta stampata e articoli digitali, ma il progetto mediatico “Oltre i confini” trova spazio anche su Teleticino il lunedì alle ore 19.25 sotto forma di interviste a imprenditori ticinesi. Tutte le puntate saranno inoltre nuovamente disponibili nella rubrica su Ticinonews.

Con questo progetto mediatico a 360 gradi, la Cc-Ti desidera dare maggiore visibilità alle aziende volte all’internazionalizzazione. Il nostro Cantone offre una grande ed interessante varietà di imprese troppo spesso poco conosciute al grande pubblico. Grazie a “Oltre i confini” il mondo economico reale ticinese, quello fatto di impresa e di persone che quotidianamente sono confrontate con problematiche concrete, può finalmente essere presentato tramite una modalità innovativa e accattivante. Parallelamente, “Oltre i confini” permetterà anche di presentare i servizi e le attività del settore Export della Cc-Ti oltre che alle esperienze all’estero con le missioni commerciali.

Sperando di attirare anche il vostro interesse, vi auguriamo una buona lettura e buona visione.

Link agli articoli di approfondimenti “Oltre i confini”
Le puntate della trasmissione “Oltre i confini”

Sostegni finanziari per le aziende esportatrici

Anche per il 2016 le aziende ticinesi potranno beneficiare di contributi di supporto tramite la Legge per l’innovazione economica. Qui di seguito vogliamo citare in particolare due sostegni interessanti per le imprese esportatrici e le novità entrate in vigore quest’anno.

Partecipazione a fiere specialistiche

Dal 2010 l’autorità cantonale sostiene le aziende e le associazioni di categoria che intendono partecipare a fiere specialistiche in Svizzera o all’estero. Questo credito, che ammonta a 1’000’000 di franchi, è stato rinnovato anche per il 2016. L’aiuto cantonale viene concesso sotto forma di contributo a fondo perso, con una percentuale del 50% dei costi computabili, che nella fattispecie sono: la tassa di partecipazione alla fiera, l’affitto dell’area espositiva, le spese per la realizzazione o l’affitto dello stand. Sono invece escluse le prestazioni proprie (anche per l’allestimento dello stand), le spese di pernottamento, di vitto, di viaggio, di propaganda e altre spese. Ogni richiedente può beneficiare di un contributo complessivo massimo di 20’000.- CHF per anno civile indipendentemente dal numero di richieste. Vengono considerate unicamente le richieste che prevedono un costo computabile complessivo di almeno 4’000.- CHF. La richiesta di sostegno va presentata entro la data dell’evento.

Costi computabili:
• tassa di partecipazione alla fiera
• affitto dell’area espositiva
• spese per la realizzazione o l’affitto dello stand
La richiesta di sostegno va presentata entro la data dell’evento.

Sostegno per progetti di internazionalizzazione

Per promuovere l’internazionalizzazione delle aziende, il Cantone può concedere contributi per mandati di consulenza affidati a Switzerland Global Enterprise (S-GE) e volti a realizzare analisi di mercato, ricerca di partner, missioni esplorative, analisi della regolamentazione e della legislazione del mercato. L’aiuto cantonale è concesso sotto forma di contributo a fondo perso, con una percentuale del 50% del costo computabile del progetto fino ad un massimo di 10’000.- CHF per anno civile indipendentemente dal numero di richieste. Importante novità: a partire da quest’anno la richiesta di sostegno va presentata entro 30 giorni dall’accettazione dell’offerta di S-GE.

Costi computabili:
• analisi del mercato
• ricerca di partner
• missioni esplorative
• analisi della regolamentazione / legislazione del mercato
La richiesta di sostegno va presentata entro 30 giorni dall’accettazione dell’offerta di S-GE.

Nuovi criteri di ammissibilità

Con la nuova legge per l’innovazione economica entrata in vigore a febbraio 2016, sono stati introdotti dall’autorità politica cantonale nuovi criteri di ammissibilità per poter ottenere i sostegni finanziari sopra esposti. A partire da quest’anno infatti tutti i progetti devono sottostare ai criteri minimi d’accesso stabiliti dal Consiglio di Stato e definiti in due precisi decreti esecutivi. Il primo, relativo ai criteri salariali, indica che l’Ufficio per lo sviluppo economico entra nel merito di richieste di sostegno se il richiedente dimostra che almeno il 60% dei propri dipendenti percepisce un salario mensile lordo superiore a 4’000.- per 12 mensilità, garantendo altresì il rispetto continuativo della soglia e della percentuale per 10 anni.

Il secondo decreto rileva invece i criteri d’occupazione residente, secondo i quali il richiedente deve dimostrare che almeno il 60% dei propri dipendenti è residente in Svizzera. Per le aziende industriali la percentuale minima di lavoratori residenti deve essere almeno pari al 30%. A completezza d’informazione, al momento della richiesta è considerato residente il dipendente che dimostra di aver risieduto in Svizzera per una durata di almeno 3 anni complessivi. Come per il criterio di residenza, il beneficiario del sostegno garantisce il rispetto continuativo del criterio per 10 anni.

 

Monica Zurfluh, responsabile S-GE per la Svizzera italiana
Marco Passalia, responsabile Export e vice direttore Cc-Ti

Scarica il PDF dell’articolo