Da telefono (phone) a smartphone. Da automobile (car) a smart-car. È possibile paragonare lo sviluppo dei telefonini a quello delle automobili?
Come vedremo di seguito sicuramente sì. Fino a qualche decennio fa con i telefoni si poteva unicamente comunicare a voce con l’interlocutore dall’altra parte del cavo (o dell’etere nel caso dei cellulari). Fino a qualche anno fa con le automobili ci si poteva spostare da un luogo all’altro. Con gli smartphone di oggi si può fare molto di più che semplicemente interagire verbalmente. Grazie a dei telefoni ricchi di sensori e sistemi di comunicazione, le diverse app che possiamo installare ci permettono di sfruttare una serie di funzioni che spaziano dalla navigazione satellitare all’accendere o spegnere la luce di casa e perfino a gestire la salute personale. Nel campo dell’automobile, ma anche in quello dei veicoli utilitari, sta avvenendo la stessa evoluzione.
Nel futuro prossimo, ma in alcuni casi è già realtà, le automobili nuove messe in commercio disporranno di tutta una serie di sensori e accessori già installati di fabbrica, ma che, in alcuni casi, non saranno attivi. Per poterne sfruttare tutte le potenzialità, il proprietario del veicolo potrà acquistare le rispettive app dal fabbricante che, durante la notte quando il veicolo non viene utilizzato, le installerà da remoto e, come per magia, il giorno seguente saranno perfettamente funzionanti e attivate. Le app per automobili attivabili con questa tecnologia possono spaziare da svariati servizi che riguardano la vettura stessa, come ad esempio il sistema di navigazione satellitare, le sospensioni adattive, il cruise-control adattivo o i sedili riscaldabili, ma anche a servizi a sostegno del conducente e dei passeggeri come l’assistenza in caso di panne o incidente, la funzione di concierge che permette di ricercare e riservare ristoranti e Hotel o ancora la gestione della flotta di veicoli aziendali per le aziende di grandi dimensioni.
Come è stato per i telefonini, anche per le automobili, questo cambiamento epocale nel modo di pensare e quindi progettare gli oggetti porterà indubbi vantaggi per i consumatori. Da semplici mezzi di trasporto le automobili diventeranno delle estensioni delle nostre abitazioni o dei nostri uffici. Se un tempo, prima di partire per un viaggio eravamo obbligati a pianificare il percorso consultando una cartina a casa, oggi semplicemente saliamo in auto e, grazie ai comandi vocali, dettiamo l’indirizzo di destinazione alla nostra auto e in pochi secondi il percorso migliore viene calcolato e memorizzato. Se poi lo vogliamo, l’automobile stessa ci propone dei luoghi d’interesse da vistare che si trovano sulla via per la destinazione finale. Grazie ai servizi di concierge non dovremo nemmeno preoccuparci di cercare e riservare l’Hotel, basterà chiamare il nostro assistente personale attraverso il collegamento internet della vettura e lui provvederà per noi. Se per esempio la destinazione del viaggio sarà verso l’estremo nord dell’Europa, dove le temperature sono molto basse, nessun problema, tramite l’accesso personale al portale internet collegato al nostro veicolo, possiamo acquistare per un solo mese l’opzione dei sedili e del volante riscaldati. Il gioco è fatto: non patiremo il freddo per tutta la durata del viaggio.
Per giungere a questi traguardi il mondo dell’automobile sta attraversando una vera e propria rivoluzione come mai è avvenuto nel passato. Se un tempo lo sviluppo delle auto era prettamente legato al petrolio e all’acciaio (non che in questo momento lo sviluppo tecnico delle auto si sia fermato!) e l’informatica era al servizio della meccanica, oggi sono i programmatori di software che fanno la parte del leone nei reparti di sviluppo delle grandi fabbriche. Prova ne è la notizia apparsa sulla stampa a livello mondiale: un importante costruttore di auto giapponese ha assunto in questi ultimi mesi oltre mille ingegneri programmatori di software. Dietro a questi cambiamenti se ne nascondo altri che scopriremo nei prossimi anni. Il primo e più importante sarà la commercializzazione delle automobili nuove solo attraverso la vendita online scavalcando così i concessionari locali come li conosciamo ora. Tutto questo sarà possibile grazie appunto ad automobili costruite in maniera standardizzata dove solo colore esterno e pochi altri accessori potranno essere scelti del cliente al momento dell’ordinazione in fabbrica. Il resto, come abbiamo visto prima, potrà essere acquistato o noleggiato per un breve periodo anche in seguito come avviene con le app dello smartphone.
Il ruolo dei concessionari sarà comunque fondamentale, da venditori di automobili si trasformeranno in consulenti per l’acquisto dell’automobile corrispondente alle esigenze del cliente e in agenzie di consegna della vettura, nonché gestori di tutti i servizi ad essa connessi. L’utilizzo futuro dell’automobile non sarà quindi più limitato a solo mezzo di trasporto per andare da un luogo a all’altro, ma diventerà uno strumento polifunzionale di mobilità individuale.
https://www.cc-ti.ch/site/wp-content/uploads/2020/05/LG-cc-ti-03.png00Lisa Pantinihttps://www.cc-ti.ch/site/wp-content/uploads/2020/05/LG-cc-ti-03.pngLisa Pantini2021-12-02 06:13:002021-12-02 09:05:04Le smart-car, automobili intelligenti e connesse
Anche la responsabilità sociale delle imprese entrerà in conto fra i criteri utilizzati per stilare la classifica dei migliori offerenti nell’ambito della Legge sulle commesse pubbliche. Il Consiglio di Stato, infatti, ha approvato le modalità di applicazione della premialità relativa al criterio della responsabilità sociale delle imprese (CSR) nella Legge sulle commesse pubbliche (LCPubb).
La Responsabilità Sociale di Impresa “RSI” si sta infatti sempre più configurando anche come un fattore di competitività delle aziende e di attrattività del territorio e l’Amministrazione cantonale intende supportare le imprese in questo percorso. La Cc-Ti che fa parte del Gruppo CSR Ticino e condivide questo obiettivo. Si impegna anche nella sensibilizzazione verso i propri associati attraverso l’offerta di diversi strumenti operativi a supporto delle aziende.
Da oltre un anno la Cc-Ti ha messo online, a disposizione dei suoi associati, il “Formulario di autovalutazione”, strumento che permette alle PMI di valutare la propria attitudine per rapporto ai temi della sostenibilità. Oltre 200 imprese del nostro territorio hanno utilizzato questo strumento, ottenendo un primo riscontro rispetto al grado di sostenibilità della loro impresa. Il formulario è gratuito e disponibile per le aziende affiliate nell’area soci sul nostro sito (accesso diretto tramite questo link: www.cc-ti.ch/areasoci).
Da gennaio 2022, inoltre, la Cc-Ti metterà online uno strumento attraverso il quale le aziende potranno redigere, data un’impostazione grafica e tematica, il proprio “Rapporto di sostenibilità” in modo semplificato ed integrarlo con i 30 indicatori scelti dal Consiglio di Stato, pronto da stampare.
Nel “Rapporto di sostenibilità” le aziende potranno descrivere le loro “buone pratiche” in tema di • Governance, • Mercato, • Risorse umane, • Rapporti con la comunità • e Tutela dell’ambiente.
Il punteggio massimo ottenuto nei criteri di aggiudicazione della CSR peserà per un 4% rispetto alla ponderazione degli altri fattori presi in esame per l’aggiudicazione.
Si procederà da gennaio 2022 con una fase di test pilota interna all’Amministrazione cantonale, che coinvolgerà la Divisione delle costruzioni del Dipartimento del territorio e la Sezione della logistica del DFE e le relative commesse, a partire da quelle concernenti le opere da impresario costruttore. Successivamente avverrà l’estensione graduale a tutte le tipologie di commesse. La Cc-Ti organizzerà quindi degli eventi formativi e informativi dedicati alle associazioni di categoria e alle aziende per spiegare i principi e i metodi di compilazione del “Rapporto di sostenibilità” e della scheda riassuntiva degli indicatori.
L’inserimento della CSR nella legislazione sulle commesse pubbliche è un esempio concreto di applicazione dello sviluppo sostenibile in ambito pubblico, che si pone come obiettivo la sensibilizzazione delle imprese nei confronti della responsabilità economica, sociale e ambientale del loro operato.
Nel prossimo numero di Ticino Business presenteremo lo strumento di compilazione del “Report di sostenibilità facilitato” e tutte le relative istruzioni per compilarlo.
Il CAS in CSR SUPSI
Per le imprese che fossero interessate ad approfondire il tema, nel mese di febbraio prenderà il via la quarta edizione del Certificate of Advanced Studies in Responsabilità sociale delle imprese (CSR) promosso dalla SUPSI. Il corso transfrontaliero è riservato a 30 imprese e si pone l’obiettivo di formare manager nell’ambito della sostenibilità in grado di promuovere una strategia all’interno delle loro imprese, valorizzando le buone pratiche e redigendo il rapporto di sostenibilità. Il corso ha una durata di 120 ore, con lezioni sia in presenza che a distanza. Alcuni dei temi trattati, all’interno dei moduli, riguarderanno: l’evoluzione del concetto di responsabilità sociale d’impresa; la mappatura degli stakeholder, il codice etico, compliance, risk management, la catena della fornitura e diritti umani, la gestione delle materie prime, i nuovi sistemi di produzione, eco design, l’economia circolare, le certificazioni, il welfare aziendale, la work life balance, il diversity management, le relazioni con la comunità, i progetti con associazioni, il volontariato d’impresa, la gestione dell’energia, dei rifiuti e dei trasporti, la mobilità aziendale, la strategia e gli strumenti di comunicazione, il rapporto di sostenibilità.
Le lezioni saranno articolate in una parte frontale e in un laboratorio con lo svolgimento di esercitazioni, con testimonianze da parte di imprese, associazioni ed esperti del settore. Le iscrizioni sono aperte fino alla fine del mese di dicembre. Per informazioni: cliccare qui.
Sostegno alla formazione
Tra le misure previste dal Consiglio di Stato, per il periodo 2021-2023, al fine di promuovere ulteriormente l’ambito della responsabilità sociale delle imprese rientra anche l’introduzione di un sostegno diretto alle imprese che intendono investire nella formazione di un responsabile aziendale CSR. Possono accedere al contributo tutte le aziende con sede nel Cantone Ticino che intendono formare un proprio responsabile in CSR. Il sostegno finanziario può essere concesso per la frequentazione di percorsi formativi in CSR quali CAS (Certificate of Advanced Studies), DAS (Diploma of Advanced Studies), MAS (Master of Advanced Studies) e/o formazioni certificate equivalenti. Nella “Direttiva per il sussidiamento della formazione di responsabile aziendale CSR” edita dal DFE viene spiegata la procedura da seguire per effettuare la richiesta di contributo finanziario.
Gianluca Pagani, CSR Manager della Cc-Ti, è a disposizione di tutte le aziende interessate per consulenze o informazioni (pagani@cc-ti.ch).
https://www.cc-ti.ch/site/wp-content/uploads/2019/07/ART19-sostenibilità.jpg36386000Lisa Pantinihttps://www.cc-ti.ch/site/wp-content/uploads/2020/05/LG-cc-ti-03.pngLisa Pantini2021-11-30 06:44:002021-12-02 09:28:42Commesse pubbliche, conterà anche la responsabilità sociale
Anche durante la pandemia il progetto LIFT – che la Cc-Ti sostiene sin dalla sua introduzione in Ticino nel 2013 – ha continuato ad accompagnare i giovani che rischiano di incontrare delle difficoltà nella transizione dalla scuola verso il mondo professionale.
Ricordiamo che LIFT è un progetto di prevenzione dei rischi di non inserimento professionale alla fine della scolarità obbligatoria. Si rivolge agli allievi di terza e quarta media che non hanno delle buone condizioni di partenza per riuscire ad integrarsi nel mondo del lavoro. L’elemento principale che facilita questo futuro inserimento è l’avvicinamento al mondo professionale tramite posti di lavoro settimanali. I giovani che partecipano a LIFT si recano in un’azienda della loro regione, qualche ora a settimana (massimo tre ore al giorno), al di fuori dell’orario scolastico. Ogni esperienza LIFT in azienda dura complessivamente 12 settimane, ciò che permette ai ragazzi e alle ragazze di approfondire sul lungo periodo la conoscenza del mondo professionale. Parallelamente, gli allievi LIFT seguono a scuola dei moduli di accompagnamento, al fine di ottimizzare questa sensibilizzazione al mondo professionale.
In Ticino LIFT ha preso avvio nel 2013 e si sta sempre più consolidando grazie anche al sostegno accordato al progetto per il triennio 2020-2022 dalla Divisione della formazione professionale del DECS. LIFT fa parte delle misure previste dal progetto “Obiettivo 95%” promosso dal DECS a sostegno dei giovani ed approvato dal Gran Consiglio poco più di un anno fa. L’obiettivo principale è di permettere, attraverso l’obbligo formativo esteso fino ai 18 anni di età, ad una maggiore percentuale di giovani di conseguire un diploma del secondario II.
Tornando a LIFT, le scuole medie ticinesi che finora hanno attuato il programma sono nove e si tratta delle sedi di Balerna, Morbio Inferiore, Riva S. Vitale, Viganello, Pregassona, Caslano, Agno, Gravesano e Castione. Questo significa che ogni sede si impegna a trovare uno o due (a volte tre) insegnanti che, oltre alla loro materia, si dedichino ai-alle giovani LIFT.
Ed è anche grazie al lavoro e alla passione dei docenti che si occupano dei ragazzi e delle ragazze che seguono il programma, che LIFT è apprezzato e ben accolto dagli allievi e allievi, dalle loro famiglie e dalle aziende coinvolte. I-le giovani si impegnano a loro volta a seguire il programma LIFT durante due anni scolastici e ne traggono diversi benefici: uno sviluppo delle competenze sociali e professionali, una maggiore autostima, una ritrovata motivazione scolastica. E soprattutto avranno maggiori possibilità di trovare un posto di apprendistato o un’altra soluzione di formazione subito al termine della scuola dell’obbligo.
Tutto ciò non sarebbe possibile senza la disponibilità delle aziende e degli enti che accolgono i-le giovani offrendo loro posti di lavoro settimanali. Il Ticino può già contare su un buon numero di aziende, grandi, medie e piccole, che hanno accettato di essere partner delle scuole LIFT, permettendo ai-alle giovani di sperimentare concretamente il mondo del lavoro, conoscere la professione, vivere la realtà lavorativa e confrontarsi con gli adulti al di fuori del contesto famigliare. Le esperienze in azienda sono fondamentali nel percorso LIFT dei-delle giovani e i risultati sono sempre positivi in termini di crescita personale.
L’anno scolastico 2020/2021 è stato però un anno particolare a causa del coronavirus. La seconda ondata della pandemia, con la conseguente chiusura di molte attività, il passaggio all’home working e le restrizioni messe in atto, ha gioco forza frenato le esperienze in azienda dei-delle giovani LIFT. Tuttavia, molte ditte, tra quelle che hanno potuto continuare normalmente la propria attività, sono rimaste a disposizione degli allievi e delle allieve e non hanno smesso di offrire posti di lavoro settimanali. È quindi doveroso un sentito ringraziamento a queste aziende. Inoltre, LIFT non si è mai fermato: i ragazzi e le ragazze hanno continuato a beneficiare a scuola dei moduli di accompagnamento e del sostegno dei docenti LIFT nel cercare un posto di apprendistato, una scuola professionale a tempo pieno o un’altra soluzione di formazione.
Perché mettersi a disposizione offrendo un posto di stage?
Il mondo economico trae senz’altro vantaggio da una società che può vantare un tasso di disoccupazione basso. Per questo è importante sostenere quei progetti o programmi che, come LIFT, intervengono precocemente per favorire una transizione di successo dalla scuola al mondo professionale.
Ora che la situazione sanitaria sembra essersi un po’ normalizzata, invitiamo tutte le aziende che desiderano mettersi a disposizione, per il futuro dei giovani e di tutta la società, ad annunciarsi scrivendo a karole.manfredi@progetto-lift.ch.
Quali sono i vantaggi di diventare un’azienda partner di LIFT?
Concretizzare il proprio impegno sociale ed etico
Assicurare il ricambio generazionale
Far scoprire una professione
Creare relazioni positive e di fiducia con i-le giovani
Creare relazioni privilegiate con le scuole
Essere identificata come azienda partner di LIFT
Concretizzate il vostro impegno proponendo un posto di lavoro settimanale!
L’efficacia di LIFT: le cifre di un successo duraturo Dal 2006 LIFT fa incontrare giovani, scuola ed economia, con vantaggi per tutti: 310 sedi LIFT in tutta la Svizzera – 39 nuove scuole hanno aderito nel 2020 – 21 Cantoni coinvolti, in Ticino circa 80 giovani ogni anno sono seguiti da LIFT e le scuole possono contare su almeno un centinaio di aziende partner – L’obiettivo per i prossimi anni è di arrivare progressivamente a 150 giovani e 300 aziende partner (cifre al 31.12.2020).
Articolo a cura di Karole Manfredi, Coordinatrice regionale Ticino, Progetto LIFT
https://www.cc-ti.ch/site/wp-content/uploads/2021/07/ART21-LIFT-Copyright_Stefan-Kaiser.jpg8531280Lisa Pantinihttps://www.cc-ti.ch/site/wp-content/uploads/2020/05/LG-cc-ti-03.pngLisa Pantini2021-08-09 06:49:002021-07-29 13:56:12Aziende, LIFT ha bisogno di voi!
La mobilità personale fa parte della vita quotidiana di tutti noi. Vuoi per lavoro o per svago, quasi ogni giorno dobbiamo spostarci dal nostro domicilio per distanze più o meno lunghe.
La conformazione del nostro territorio, purtroppo, in alcuni casi rende complesso il solo utilizzo dei mezzi di trasporto pubblici che, è doveroso dirlo, hanno fatto passi da gigante per migliorare la loro efficienza e la fruibilità da parte della popolazione. Anche l’impegno di diverse aziende di offrire ai propri collaboratori soluzioni di trasporto collettivo per il tragitto casa lavoro, non sono sempre attuabili.
Ecco allora che entra in gioco la responsabilità individuale per la scelta del mezzo di trasporto privato o aziendale.
Sfatiamo subito un mito: non esiste una soluzione unica per tutti. Di principio, pensando alla mobilità sostenibile e tralasciando l’andare a piedi o in bicicletta che per distanze relativamente importanti non possono essere prese in considerazione, viene subito da dire prendiamo un’auto elettrica. L’idea è sicuramente buona in quanto le emissioni di un veicolo di questo genere sono praticamente nulle almeno a livello locale. Poi, andando più a fondo della questione, bisogna chiedersi se effettivamente anche la produzione dell’energia elettrica necessaria a caricare le batterie della nostra vettura è a emissioni zero. Purtroppo, anche se in Svizzera buona parte dell’energia elettrica è prodotta da fonti rinnovabili, come l’idro-elettrico e il fotovoltaico, una buona parte di energia viene prodotta o importata da fonti non rinnovabili e inquinanti quali il nucleare o le centrali a carbone. Un altro, e forse più importante fattore di valutazione che va affrontato nel decidere di acquistare un veicolo elettrico, è se effettivamente sarà possibile caricare le batterie in maniera semplice ed efficace.
La situazione attuale delle stazioni di ricarica pubbliche e private non è assolutamente soddisfacente. Per quanto riguarda la rete pubblica di colonnine di ricarica, sebbene abbastanza ampia, è ancora nettamente insufficiente a soddisfare un probabile aumento delle vetture elettriche in circolazione. Nel privato la situazione è ancora più complessa: chi abita in un condominio non sempre può installare una stazione di ricarica nel proprio parcheggio, come pure chi abita in un centro villaggio ed è costretto a lasciare l’auto in un parcheggio pubblico non ha la possibilità di ricaricare la propria auto. Anche chi possiede una propria abitazione deve valutare bene l’acquisto di una vettura elettrica, non sempre l’impianto elettrico è in grado di sopportare il carico maggiore necessario alla ricarica delle batterie.
Da alcuni anni, i dati statistici mostrano che il tasso di partecipazione alla formazione continua in Svizzera è buono, soprattutto se si considerano le persone che già possiedono solide qualifiche grazie alla formazione di base. Dei margini di miglioramento si evidenziano per quanto riguarda le competenze di base degli adulti e la formazione professionale continua. Per questo motivo il Consiglio federale ha deciso di adottare delle misure per migliorare le condizioni quadro nel campo della formazione degli adulti in modo da incoraggiare e facilitare la partecipazione alla formazione continua, con particolare attenzione alle PMI e ai loro dipendenti.
Oltre a perfezionare le condizioni quadro per la formazione professionale e continua, la Segreteria di Stato per la formazione, la ricerca e l’innovazione (SEFRI) è stata incaricata di promuovere il programma “Semplicemente meglio! …al lavoro”, che sostiene finanziariamente le aziende che vogliono migliorare le competenze di base dei propri dipendenti.
Anche le associazioni professionali interessate saranno maggiormente coinvolte grazie al programma pilota “Coaching formazione continua per le PMI”, che vuole sviluppare un’offerta di consulenza per rilevare e definire le esigenze di formazione continua di piccole e medie imprese (PMI).
Con l’inserimento della promozione delle competenze di base nella legge federale sulla formazione continua (LFCo) e con le misure annunciate la Confederazione ha dato degli impulsi che dovrebbero stimolare le aziende a promuovere l’apprendimento dei propri collaboratori e parallelamente aumentare la partecipazione alla formazione continua di quei pubblici che attualmente ancora faticano ad avere accesso ai corsi.
In questo particolare periodo storico – che ha visto l’accelerazione di processi, come ad esempio la digitalizzazione – la Conferenza della Svizzera italiana per la formazione continua degli adulti CFC, accoglie con favore la decisione del Consiglio federale e ritiene di fondamentale importanza rafforzare ulteriormente la politica della formazione continua adottando adeguate misure di sostegno e riconoscendo la necessità di maggior azione, in particolare nella formazione continua professionale. Per questo motivo, in collaborazione con i suoi soci – fra cui la Cc-Ti, che siede anche nel Comitato – e i suoi partner, la CFC mira a mettere in rete e rafforzare la collaborazione tra chi offre formazione e le aziende del territorio che intendono implementare misure di formazione specifiche come quelle sostenute dal programma “Semplicemente meglio! …al lavoro”.
Le aziende interessate al programma che desiderano avere maggiori informazioni possono rivolgersi al segretariato CFC oppure consultare il sito www.meglio-adesso.ch/aziende dove, nella sezione “testimonianze”, si possono visionare dei filmati che presentano le esperienze di aziende che hanno beneficiato del programma, permettendo ai propri collaboratori di acquisire le competenze necessarie a sviluppare la loro professionalità sul posto di lavoro. Insomma, siamo di fronte ad un’interessante possibilità per continuare in modo coerente e strutturato quel difficile percorso di costruzione di una chiara identità aziendale formativa. Un’occasione unica e forse irripetibile di cui speriamo anche al Sud delle Alpi si riesca ad approfittare.
L’impegno della Cc-Ti nel diffondere i principi e le buone pratiche per un’economia più sostenibile e responsabile: il nostro report CSR.
Lo sviluppo sostenibile, inteso come la capacità della generazione presente di soddisfare i propri bisogni senza compromettere la possibilità delle generazioni future di soddisfare i loro, è iscritto nella Costituzione federale ed è fatto proprio dal Cantone Ticino nelle sue diverse politiche settoriali.
Da molti anni la Camera di commercio, dell’industria, dell’artigianato e dei servizi del cantone Ticino (Cc-Ti) presta grande attenzione ai temi della responsabilità sociale delle imprese e della sostenibilità nelle sue tre componenti, economica, sociale e ambientale. Questa attenzione si concretizza in tutti gli ambiti della nostra attività, dalla gestione del personale ai rapporti con i fornitori, dalle relazioni con le autorità in generale alle singole iniziative di collaborazione fra pubblico e privato. Non è del resto un caso che numerosi strumenti da noi addottati siano stati ripresi da altre Camere di commercio e dell’industria svizzere, a dimostrazione che anche in Ticino si può essere innovativi. Una creatività tipica del tessuto economico che rappresentiamo, tenendo conto del contesto sociale e ambientale in cui ci muoviamo.
L’Associazione della rete di aziende formatrici del Canton Ticino (ARAF) – di cui la Cc-Ti detiene la Presidenza – lancia la sua campagna di collocamento in apprendistato degli impiegati di commercio per l’anno scolastico 2021-2022.
In Ticino e nel settore del commercio, sempre meno aziende mettono a disposizione posti di tirocinio. Questa è la realtà con la quale si confrontano famiglie e datori di lavoro in queste settimane, situazione resa ancora più difficile dalla crisi economica portata dalla pandemia. Esiste però uno spiraglio, una rete che sostiene le aziende con potenzialità di formazione a portare avanti il percorso professionale dell’apprendista. Con l’obiettivo di sensibilizzare le aziende ad investire di più nella formazione l’Associazione della rete di aziende formatrici del Canton Ticino (ARAF) lancia proprio in questi giorni la sua campagna di collocamento in apprendistato degli impiegati di commercio per l’anno scolastico 2021-2022.
Assicurare una formazione adeguata è diventato oggi un compito sempre più impegnativo e oneroso, soprattutto per le piccole e medie imprese che dispongono di poco personale. Oltre a formarlo sul posto di lavoro, occorre seguirlo nella pianificazione della formazione, nella valutazione del raggiungimento degli obiettivi, come pure nei lavori da svolgere per i corsi interaziendali. Senza, tuttavia, considerare il lavoro necessario per il reclutamento e, una volta assunto, la gestione amministrativa e dei contatti regolari con tutte le parti coinvolte (scuola, associazione di categoria, genitori e Divisione della formazione professionale), sino alla preparazione degli esami finali. Per assolvere a tutti questi compiti è stata creata nel 2007 ARAF Ticino, un’associazione no-profit di aziende che ha – grazie all’offerta di servizi esterni all’azienda e possibilmente per un periodo transitorio che porti all’indipendenza nell’assunzione di apprendisti – lo scopo di promuovere l’apprendistato prevalentemente commerciale in Ticino sgravando le aziende da tutti gli oneri previsti dal percorso formativo.
Promossa e sostenuta dalla Camera di commercio, dell’industria, dell’artigianato e dei servizi del Canton Ticino (Cc-Ti), dalla Società degli impiegati del commercio sezione Ticino (SIC), da AITI e dal Cantone, ARAF Ticino affianca le aziende nell’assicurare una formazione professionale in rete, concetto quest’ultimo che è anche il fulcro di questa iniziativa che punta alla qualità, sia della formazione sia dei tirocinanti. In pratica, due o più aziende si uniscono per formare i loro apprendisti, sfruttando le risorse comuni. La rete ottimizza così il carico lavorativo necessario per ogni azienda formatrice. ARAF Ticino funge da coordinatore della rete: accompagna e sostiene le aziende occupandosi della supervisione degli apprendisti. Con questo modello formativo, anche le aziende che non dispongono di maestri di tirocinio possono partecipare alla formazione professionale di base. Al momento fanno parte della rete di ARAF 47 aziende.
Il sistema duale svizzero costituisce un esempio di eccellenza assoluto, integrando teoria e applicazione pratica, va quindi valorizzato.
Roberto Klaus, Presidente ARAF e Direttore della Scuola Manageriale della Cc-Ti
Sabrina Guidotti, Direttrice della Società degli impiegati di commercio Ticino (SIC) e ideatrice di ARAF: «Da tempo in Ticino si sta lavorando a misure che vadano a sostenere l’offerta di posti di tirocinio nel commercio, quella proposta da ARAF è una grossa opportunità, soprattutto per quelle aziende che non se la sentono o non hanno la possibilità di far crescere un apprendista. Questa risorsa innovativa è però ancora poco sfruttata dalle imprese. È quindi fondamentale sensibilizzare le aziende ad investire di più nella formazione professionale perché riguarda tutti ed è utile alla società. È importante sottolineare che la formazione apre le porte del mercato del lavoro ai giovani, porta vantaggi al sistema produttivo e contribuisce a dare vitalità e solidità economica al Paese, creando nel contempo un valore aggiunto per l’economia pubblica e privata». «L’apprendistato di commercio è inoltre il più scelto dai giovani ticinesi ai quali si sommano i giovani che frequentano le Scuole medie di commercio (SMC) e la Scuola cantonale di commercio (SCC). L’evoluzione degli ultimi 15 anni dimostra che il numero di giovani inseriti nelle diverse filiere di formazione professionale commerciale di base è aumentato notevolmente, ma soprattutto dimostra che vi è un importante passaggio di allievi dai curricula duali (in azienda) a quelli a tempo pieno (SMC e SCC). Questa “scolarizzazione” della formazione commerciale in Ticino è in contrasto con la politica nazionale che privilegia senza esitazioni la formazione duale (in azienda) quale via maestra per la formazione professionale di base: un terzo dei giovani che entrano nella formazione SMC dichiara di essersi indirizzato verso la formazione a tempo pieno non avendo trovato un posto di tirocinio nel settore del commercio. Oltre a questi, il 16% dei giovani che entrano in apprendistato l’anno precedente non era inserito in nessuna formazione; probabilmente poiché non aveva trovato un posto di apprendistato. Nel nostro Cantone è quindi necessario riequilibrare il rapporto tra domanda e offerta nel settore per garantire un futuro di qualità ai nostri giovani e alla nostra economia. Investire nella formazione diventa un atto di responsabilità per le aziende verso tutto il sistema».
Roberto Klaus, Presidente ARAF e Direttore della Scuola manageriale della Camera di commercio, dell’industria, dell’artigianato e dei servizi del Cantone Ticino (Cc-Ti): «L’esperienza di questi anni ha insegnato che vi è un eccellente livello qualitativo nei progetti di apprendistato, con un taglio pratico, fatto su misura per le esigenze degli imprenditori, che non molti altri paese nemmeno hanno. Il sistema duale svizzero costituisce un esempio di eccellenza assoluto, integrando teoria e applicazione pratica, va quindi valorizzato. Per raggiungere questo obiettivo le aziende vanno sostenute, ed è qui che si inserisce ARAF con la sua rete di aziende che possano collaborare e sostenersi reciprocamente. Molte aziende non possono creare una soluzione formativa puramente interna. Le difficoltà maggiori sono legate alle sfide che un’azienda deve affrontare quotidianamente pressata da richieste dei clienti, rischi nella gestione dei fornitori, compiti amministrativi e altri impegni con vari stakeholder. La scelta delle priorità è complessa ed è sentita la responsabilità di occuparsi di un progetto formative solo se si è in grado di assicurare la qualità dell’accompagnamento e la continuità del rapporto professionale. Le aziende che formano apprendisti investono nel futuro, permettono ai giovani di accedere al mondo del lavoro e assicurano a loro stesse e al proprio settore professionale un bacino di nuove leve già professionalizzate».
EmanueleSeveroni, Vicepresidente ARAF e Direttore Palo Alto SA: «Siamo specializzati e attenti all’innovazione nella gestione globale e nel management dei documenti. La nostra forza sono i collaboratori qualificati, che ci permettono di affrontare con efficienza le molteplici sfide del futuro. Riteniamo fondamentale formare giovani leve per poter disporre di personale qualificato. Dal 2007 aderendo ad ARAF Ticino formiamo apprendisti impiegati di commercio. Apprezziamo la presenza di un’istituzione guida che assicura la qualità della formazione nella sua globalità e sul posto di lavoro, che segue l’apprendista dal punto di vista scolastico. Ad oggi la nostra esperienza di azienda formatrice è molto positiva. Siamo orgogliosi di poter partecipare allo sviluppo professionale dei giovani nel nostro Cantone. Formare apprendisti è un segno tangibile di responsabilità. Affinché anche in futuro le aziende possano disporre a tutti i livelli di professionisti qualificati, è necessario investire oggi nella formazione professionale di base. Non dimentichiamo che le persone in formazione oggi saranno i professionisti di domani. Le persone in formazione inoltre conoscono le nuove mode, portano nuove idee e una boccata d’aria fresca in una routine ormai consolidata. La loro ricettività è un ausilio per anticipare le esigenze dei clienti, il loro entusiasmo permette di affrontare nuove sfide».
Stefano Malingamba, Direttore Autolinee Bleniesi SA: «La nostra è una piccola realtà, soprattutto operativa. L’aiuto di ARAF per noi è stato fondamentale, era impensabile poter svolgere questo compito da soli. Grazie al loro sostegno formiamo apprendisti da più di vent’anni. È importante capire che assumere un apprendista non significa avere manodopera a basso costo, ma garantirgli la possibilità di imparare e di poterlo fare al meglio. Il compito di un datore di lavoro è proprio quello di aiutare i giovani a trovare la propria strada, dandogli fiducia. Svolgere un tirocinio significa entrare in un mondo nuovo, il primo posto di lavoro solitamente è un trampolino di lancio verso la carriera futura. Gli anni dell’apprendistato sono fondamentali, è un’esperienza che li accompagnerà per il resto della vita».
ARAF Ticino è l’Associazione della Rete di Aziende Formatrici del Cantone Ticino. Costituitasi nel mese di gennaio 2007, su iniziativa della Società degli impiegati del commercio, della Camera di commercio, dell’industria, dell’artigianato e dei servizi del Cantone Ticino, e di AITI, con il sostegno del Cantone e della Confederazione, promuove l’apprendistato prevalentemente commerciale, attraverso la condivisione dei posti di tirocinio fra più aziende. La Legge sulla formazione professionale ha reso legale il concetto di “rete di aziende formatrici”, riconoscendone a tutti gli effetti le qualità e le caratteristiche quali luoghi di insegnamento vero e proprio. Questo prevede aiuti (quali sussidi, consulenze ecc.) per i progetti di interesse pubblico. ARAF Ticino è un’organizzazione creata per gestire la formazione professionale di base nel nostro Cantone. In pratica, due o più aziende si uniscono per formare i loro apprendisti. Sfruttando le risorse comuni, dette aziende assicurano alle persone in formazione un apprendimento professionale conforme alla Legge. La rete ottimizza il carico lavorativo necessario per ogni azienda formatrice. ARAF Ticino funge da coordinatore della rete: accompagna e sostiene le aziende occupandosi della supervisione degli apprendisti. Con questo modello formativo, anche le aziende che non dispongono di maestri di tirocinio possono partecipare alla formazione professionale di base. Dal 2013 ha assunto il ruolo di Istituzione Guida che era stato affidato dall’inizio alla Società degli impiegati del Commercio Sezione Ticino. Oggi, ARAF Ticino segue una ventina di persone in formazione affidate ad altrettante aziende o enti pubblici.
La campagna
L’obiettivo principale della campagna di ARAF Ticino è aumentare il numero di posti di tirocinio nel commercio grazie al coinvolgimento di aziende che non stanno formando. La campagna di collocamento in apprendistato di ARAF Ticino per l’anno scolastico 2021-2022 è ancora nel pieno del suo svolgimento. ARAF Ticino ha diversi candidati apprendisti di commercio interessanti già selezionati per ogni regione del Ticino che aspettano solo che le aziende decidano di dargli un’opportunità e un futuro professionale. Le nuove aziende interessate a formare apprendisti/e impiegati/e di commercio tramite la rete di formazione ARAF Ticino possono contattarci e richiedere una presentazione del modello formativo. Ogni nuovo contratto di apprendistato sottoscritto nelle prossime settimane è importante e prezioso perché concretizza le ambizioni di un/a giovane e di un’azienda, che così investe nel suo futuro.
Altre informazioni: ARAF Ticino, Via Vallone 27, 6500 Bellinzona, T +41 91 821 01 21, info@araf.ch
https://www.cc-ti.ch/site/wp-content/uploads/2021/07/ART21-araf.jpg8531280Lisa Pantinihttps://www.cc-ti.ch/site/wp-content/uploads/2020/05/LG-cc-ti-03.pngLisa Pantini2021-07-01 16:49:332021-07-02 16:32:55Le aziende che formano apprendisti investono nel futuro
La natura legale delle persone giuridiche è stata la controversia per antonomasia della dottrina agli albori del diritto societario.
Nel mondo occidentale ha prevalso la cosiddetta Realitätstheorie, che postula il riconoscimento della persona giuridica quale realtà sociale dotata nei limiti della legge di personalità e che agisce tramite i suoi organi per il perseguimento di determinati scopi.
L’indipendenza legale delle persone giuridiche non cancella la necessità che siano le persone fisiche a tenere il timone e a remare nella giusta direzione per assicurare il raggiungimento degli obiettivi preposti. Per questo motivo la volontà della persona giuridica viene espressa tramite i suoi organi formali e materiali, i quali con le proprie azioni provocano conseguenze legali di stampo negoziale o delittuoso. Sono dunque le persone in carne ed ossa il vero motore delle società e il nesso della responsabilità delle persone giuridiche.
Nella struttura della società anonima, il consigliere d’amministrazione è una persona fisica facente parte del Consiglio d’Amministrazione (CdA) quale organo imperativamente prescritto dalla legge. I consiglieri d’amministrazione sono quindi degli organi, che con il proprio comportamento obbligano la società. La naturale conseguenza di ciò, è che i consiglieri d’amministrazione sottostanno a norme di responsabilità amministrativa, civile e penale, affinché non agiscano senza alcun vincolo a causa della favorevole prospettiva di non dover rispondere di eventuali danni patrimoniali cagionati o atti penalmente perseguibili. La responsabilità del consigliere d’amministrazione viene quindi statuita giuridicamente e regolamentata in un “sistema-giungla” di norme di diritto pubblico, penale e civile, nel quale non sempre è facile orientarsi. Il diritto come specchio della società (law in action) si stratifica e sviluppa costantemente, in risposta ai mutamenti socio-antropologici, che nell’odierna comunità globalizzata e altamente interconnessa sono all’ordine del giorno. Il compito viene reso ulteriormente più complesso dalla struttura stessa delle fonti del diritto, che non si basa unicamente sui Codici, bensì in assenza di disposizioni giuridiche nella legge scritta, anche su consuetudine e modo legislatoris. A completare il quadro vi sono infine la dottrina e la giurisprudenza dei Tribunali.
Non trascurabili sono pure le regole interne care al mondo aziendale, meglio note come Corporate Governance. Il consigliere d’amministrazione risponde per il suo operato nei confronti della società anche secondo principi che esulano dalla legislazione statale e che vengono definiti sulla base di presupposti strategici e operativi. Nonostante la Corporate Governance non sia emanata dal legislatore, ha un’eco giuridico, in quanto assume particolare importanza nella definizione degli obblighi di diligenza da parte del consigliere d’amministrazione. Per venire a capo dei propri diritti e obblighi anche il consigliere d’amministrazione è dunque tenuto a comprendere la regolamentazione giuridica che lo concerne, familiarizzando con norme codificate e soft law.
Le aspettative delle istituzioni e degli stakeholders riguardo i consiglieri d’amministrazione sono oggigiorno alte, indipendentemente dal contesto culturale. Questo significa che la responsabilità pretesa dai consiglieri d’amministrazione non varia a dipendenza che si tratti di una PMI o di una società di portata inter-cantonale, rispettivamente federale o internazionale. Ciò vale a maggior ragione nel contesto svizzero, nel quale le imprese sono fortemente intessute nella trama sociale e radicate sul territorio.
L’unico modo per superare con successo questa ardua sfida che si pone ai consiglieri d’amministrazione è per mezzo della CONOSCENZA. Il presupposto del rispetto delle regole, siano esse giuridiche o aziendali, consiste nella loro comprensione. È dunque questa la responsabilità cardine del consigliere d’amministrazione, la madre di tutte le responsabilità: informarsi e apprendere i propri doveri e vincoli aggiornandosi costantemente. Far parte di un Consiglio d’amministrazione può implicare l’assunzione di responsabilità importanti. Quali sono le responsabilità degli amministratori nei confronti della loro società, degli azionisti e dei terzi?
UN CORSO SU MISURA – Essere membro di un CdA: compiti e responsabilità Nell’ambito della propria offerta formativa Cc-Ti organizza un corso dal titolo: “Essere membro di un CdA: compiti e responsabilità”. Relatori gli avvocati Reto Garzoni, Peter A. Jäggi, Samuel Maffi e Goran Mazzucchelli. In due mezze giornate formative si propone un’immersione nel diritto societario (in particolare della SA e della Sagl) partendo da un approfondimento delle nozioni di amministratore e di organo societario, per poi trattare la questione della responsabilità civile e penale, sino ad abbordare quella legata all’ambito fiscale, dell’esecuzione e fallimenti e delle assicurazioni sociali. Sono pure trattati gli aspetti assicurativi che toccano gli amministratori di società. Il corso è già in calendario per i prossimi 9 e 16 settembre 2021. Le iscrizioni sono aperte ed è possibile annunciarsi tramite questo link.
Articolo redatto da
Samuel Maffi, Cavadini Steger Gianinazzi Maffi Studio legale e notarile SNC e Sebastiano Tela, Studente di diritto Università di Lucerna
L’impegno delle imprese per supportare la mobilità è accertato. Sono infatti numerose le attività delle aziende del territorio volte a favorire gli spostamenti per i tragitti ‘casa-lavoro-casa’ dei propri dipendenti, con proposte aziendali strutturate e concrete. La gestione della mobilità è fondamentale per stare al passo con l’evoluzione sociale ed economica del nostro Cantone.
Nel corso dell’ultimo lustro si sono moltiplicate azioni atte a conciliare trasporto, viabilità e vivibilità del territorio, con misure e incentivi privati e pubblici; favorendo la nascita di una consapevolezza che non vede più il binomio ‘traffico & ambiente’ come antitetico.
Fra i modelli di mobilità sostenibile vi sono proposte, per esempio, quali il car pooling, il car sharing, le navette aziendali, i park&ride spari per il territorio, ecc…
Possiamo anche citare – quale esempio – la “Centrale della mobilità” (nata una decina d’anni fa quale alternativa alle soluzioni di mobilità per il percorso casa-lavoro) che da tempo con consulenze e supporto, identifica le misure più adatte in ambito di mobilità per ogni azienda e svolge l’accompagnamento alla realizzazione delle stesse. L’attività spazia su tutto il territorio cantonale. In una decina d’anni sono state create 9’386’889 itinerari di viaggio e mezzi alternativi fra trasporto pubblico, bici, car pooling e navette aziendali.
Promuovere una mobilità aziendale con servizi di supporto alle imprese per sostenerle nella ricerca di migliori soluzioni mirate, creando sinergie e la potenziata offerta di trasporto presente sul territorio. Puntare ad una mobilità sempre più sostenibile nell’ottica di una visione d’insieme dove cooperano all’ottimizzazione della situazione più attori in modo responsabile e concertato. Come? Il sistema economico da un lato e lo Stato dall’altro. Unitamente ai Comuni e ai cittadini. Ognuno deve dare il proprio contributo in un contesto di sforzo coordinato, altrimenti le soluzioni che si possono trovare e che funzionanti in determinate realtà possono risultare incomplete, parziali o inadeguate in altre.
Analizzando diversi vettori per soluzioni combinate, si prospetta oggi uno scenario interessante che vede numerose alternative valide al ‘solo’ trasporto motorizzato, con l’entrata in funzione di AlpTransit e della galleria di base del Ceneri in modo completo ad inizio aprile 2021.
Tema complesso che necessita un approccio differenziato, concertato e innovativo, che approfondiremo con diverse riflessioni nel corso dei prossimi mesi.
https://www.cc-ti.ch/site/wp-content/uploads/2021/05/art21-MOBILITa.jpg8531280Lisa Pantinihttps://www.cc-ti.ch/site/wp-content/uploads/2020/05/LG-cc-ti-03.pngLisa Pantini2021-05-04 13:32:222021-05-04 13:32:22Focus su una nuova mobilità
C’era una volta un Paese chiamato Svizzera che, pur non coltivando una sola pianta di cacao, diventa leader mondiale del cioccolato. Riflessioni su materie prime e sostenibilità.
Per risalire alle radici di questa storia di successo bisogna compiere un passo indietro e tornare tra la fine del XIX e l’inizio del XX secolo. La Svizzera, localizzata nel cuore del Continente europeo, per ragioni riconducibili alle ridotte dimensioni del Paese, così come per motivi climatici e di scarsità di materie prime locali, dovette prevedere un metodo per coprire i propri fabbisogno primari importando cereali per la popolazione ed esportando in cambio prodotti di allevamento principalmente tra Italia e Francia.
Cominciò così a sfruttare gli spazi a propria disposizione per rafforzare il settore agricolo e quello manifatturiero, iniziando così un processo import-export. Alla fine del XIX secolo si compì un nuovo passo, molto importante per lo sviluppo della Confederazione, ossia l’introduzione della rete ferroviaria, con riferimento in particolare al traforo del San Gottardo. Quest’importante investimento infrastrutturale collegò il Paese alla rete europea dove si posero le basi per una piccola economia “aperta”. Da qui, l’importazione e l’approvvigionamento di beni essenziali quali derrate alimentari, materie prime ed energetiche iniziò a svilupparsi. Anche se in Svizzera non cresce il cacao, il cioccolato è divenuto il simbolo del nostro Paese. Essendo priva di materie prime, la Svizzera le importa, le lavora, ed esporta quindi i semilavorati e i prodotti finiti in tutto il mondo.
La storia continua con l’eredità di imprenditori brillanti quali Daniel Peter, Alexander Cailler e Henri Nestlé, grazie ai quali si inaugurò una produzione su larga scala di vari prodotti derivati sia dal cioccolato, che dal caffè e dal latte. Di fatto questi nomi, si affermano ben presto come un simbolo mondiale di scoperta e innovazione rappresentano oggigiorno colossi dell’industria alimentare. I pionieri del cioccolato e del latte non avrebbero avuto questo successo se non grazie ad un commercio libero tra i diversi Paesi. Questa ascesa fu resa possibile essenzialmente per due ragioni. Da un lato, le ottime relazioni con Paesi terzi permisero agli imprenditori svizzeri di instaurare rapporti di scambi commerciali con numerose altri Stati assicurandosi un approvvigionamento delle materie prime necessarie al confezionamento del prodotto. Dall’altro lato, giocarono un forte ruolo anche la crescente urbanizzazione delle città e di conseguenza l’aumento della domanda. Oltre a ciò, ferrovie e navi favorirono l’abbattimento dei costi di trasporto delle merci nonché un aumento nella velocità di trasporto. Anche sul nostro territorio, nel nostro piccolo Ticino, conosciamo ora nomi eccellenti ed aziende affermate che assicurano e confermano la tradizione, quali Chocolat Stella SA, Chocolat Alprose SA, Domani Food SA, LATI SA e Agroval SA, ad esempio.
Per un piccolo Paese che non dispone delle premesse favorevoli per uno sviluppo autonomo, le relazioni con l’estero hanno sempre rivestito un’importanza fondamentale. Esportando beni e servizi, esso si procura la valuta necessaria per importare i generi di cui è sprovvisto o che non è in grado di produrre. Considerato l’aumento delle esportazioni-importazioni e parallelamente l’aumento anche delle prestazioni del settore terziario tra servizi bancari, assicurativi, investimenti e di turismo, la Svizzera impara così ad essere un forte intermediario di transazioni invisibili ma molto proficue. L’espansione del settore continua anche durante e dopo le due guerre mondiali. Società estere, tutt’ora esistenti legate al commercio di petrolio, cotone, di spedizione, ecc., hanno trovato nel nostro Paese, caratterizzato da una politica stabile, dalla neutralità e da una moneta forte la sede adatta per i propri commerci. Questo ha portato a una forte espansione del settore. Comincia così la lunga tradizione della compravendita di materie prime. Tale commercio è importante e proficuo non solo per la Svizzera ma anche per il resto del mondo: in modo molto semplice ha permesso un equo scambio commerciale tra Paesi che vantano di materie prime in eccesso sul proprio territorio, Paesi che ne possiedono poche o che ne sono completamente privi.
C’era una volta una tazza di caffè…
Anche una gran parte del commercio del caffè mondiale viene elaborato direttamente o indirettamente attraverso la Svizzera. Le esportazioni di caffè superano ampiamente quelle di prodotti alimentari tradizionalmente associati alla Svizzera, ad esempio, il cioccolato o il formaggio.
Nel 1975 il padre delle capsule di caffè Eric Favre – ingegnere vodese, a quel tempo impiegato nel reparto confezionamento di Nestlé – dopo un viaggio a Roma insieme alla moglie allo scopo di cercare spunti, si mette a lavorare all’invenzione che oggi ha aperto la strada a un oggetto divenuto ormai irrinunciabile: la capsula da caffè.
Serviranno dieci anni di persistenza da parte di Favre e il volto di George Clooney per dar vita al boom mondiale del caffè in capsula chiusa, che oggi tutti conosciamo. La ricerca costante e importantissima della sostenibilità dei prodotti ha dato, inoltre, un valore aggiunto indispensabile anche e specialmente, guardando al futuro.
Una curiosità: quale è il modo meno impattante per far nascere una tazza di caffè? Stimando una media per famiglia, uno studio ha preso in considerazione tutti gli aspetti del ciclo di vita di una tazza di caffè: dall’estrazione, la coltivazione completa del chicco, dall’acqua consumata, l’uso del suolo, trasporto, produzione e dalla lavorazione di tutte le materie prime fino alla fine del ciclo di vita di tutti i componenti, trasporto, produzione, lavorazione delle materie prime e l’imballaggio. Oggi le persone sono sempre più preoccupate e attente all’impronta ecologica di qualsiasi attività. Sempre di più, ci si interroga sull’uso delle risorse nel processo di produzione e sull’impatto dopo l’uso. Per quanto possa sembrare singolare, è il modo in cui consumiamo il caffè con il modo in cui viene coltivato che genera il maggiore impatto ambientale e non, come spesso si pensa, dalla sua produzione o l’imballaggio, nel caso citato, la scelta dell’alluminio. Questa è solo una riflessione su come una semplice tazza caffè possa avere così svariati aspetti economici ed ambientali servendosi di diversi processi di studio per realizzarla in modo più intelligente, ed è solo una piccola fetta di ciò che il commercio di materie prime offre.
C’era una volta, un’economia circolare…
Il bene delle materie prime, il bisogno che ha l’uomo verso di esse. Dobbiamo soffermarci brevemente sull’uso quotidiano che le caratterizza. Basta guardare tutto ciò che abbiamo attorno, tutto ciò che addirittura indossiamo. Tutto viene prodotto da materiali diversi ma collegati tra loro da un commercio globalizzato.
La globalizzazione ha moltiplicato le relazioni transfrontaliere fra i governi, i gruppi sociali e gli attori dell’economia. Le relazioni internazionali sono diventare sempre più fitte e intense. Un intreccio, che evoca, al contempo, la vulnerabilità legata agli sviluppi esterni, e che descrive non sole le interrelazioni economiche e sociali, ma anche quelle politiche e culturali, senza peraltro trascurare mai le vulnerabilità ecologiche. Tracce di Svizzera nel mondo e del mondo in Svizzera. La politica di sviluppo e la cooperazione allo sviluppo devono fornire una risposta alle sfide che questo Paese è chiamato ad affrontare in loco e a livello globale. Infatti, un Paese fortemente integrato sul piano internazionale come la Svizzera ha grandi possibilità di contribuire a definire l’assetto della globalizzazione.
Per le imprese esposte alla globalizzazione, l’espansione all’estero è una strategia di sopravvivenza e non rappresenta un elemento di concorrenza con l’esportazione dalla Svizzera, bensì uno stimolo. Infatti, agli investimenti effettuai all’estero fanno seguito le forniture di bene d’investimento svizzeri, pezzi di ricambio, tecnologie e prestazioni di consulenza. La Terra ci offre moltissime risorse essenziali; l’aria, l’acqua, il legno, il petrolio, i minerali, ecc.. Molte materie prime sono però limitate, difficilmente accessibili o hanno bisogno di tempo per rigenerarsi. Tutti noi, perciò, dobbiamo utilizzarle in modo adeguato: non dobbiamo sprecarle. In Svizzera le superfici arabili non sono sufficientemente estese e le condizioni climatiche non idonee alla produzione di tutte le derrate alimentari consumate. L’acquisto di derrate all’estero ha dunque tradizione. In questo modo sfruttiamo più terreno di quanto non ne abbiamo a disposizione. Grazie al solo commercio di prodotti agricoli con i Paesi in via di sviluppo, la superficie arabile risulta più che raddoppiata. Inoltre, per via dei nostri consumi utilizziamo indirettamente acque e altre risorse naturali nei Paesi d’esportazione. Ciò non vale solo per i prodotti alimentari, ma anche per l’elettronica d’intrattenimento, l’abbigliamento, l’energia e tant’altro ancora. Inoltre, per approntare questi beni e assicurarne lo smaltimento occorrono ulteriori risorse.
Ma dentro le aziende?
Il benessere dei propri collaboratori, i legami con il territorio e l’ambiente. Questi sono tre fattori strategici la cui salvaguardia è fondamentale per l’esistenza dell’impresa stessa. È qui che subentra la RSI, Responsabilità Sociale di Impresa, che offre la visione di un modello business al quale tutte le imprese ed uffici possono far riferimento per poter modificare la loro filosofia in modo da avere un impatto positivo sul mercato del lavoro e potersi affermare come leader in questo spazio di crescita umanitaria e ambientale.
Alla Cc-Ti
Questi aspetti devono andare di pari passo. Qui comprendiamo il perché la responsabilità sociale gioca un ruolo importante ed aiuta di fatto a mantenere e a gestire al meglio gli assi fondamentali. Una gestione consapevole dell’impatto si traduce in migliori relazioni esterne, una buona reputazione, ispirazione innovativa e rischi meglio gestiti.
La Cc-Ti è da sempre molto impegnata nella responsabilità sociale con consulenze o corsi mirati, ad esempio, per gli associati cercando di garantire e solidificare una formazione sociale virtuosa. Ricordiamo che nel nostro team annoveriamo un CSR Manager, nella persona di Gianluca Pagani, a vostra disposizione per qualsiasi supporto (Tel. +41 91 911 51 36, pagani@cc-ti.ch; altri dettagli visitando il nostro sito e leggendo questo articolo).
Il settore delle materie (sezione Ticino) prime ha il proprio segretariato presso la Camera di commercio e dell’industria con l’associazione Lugano Commodity Trading Association (LCTA). Questo settore offre lavoro a circa 35’000 persone e genera il 3.8 percento del prodotto interno lordo. Il Ticino, in questo ramo si posiziona al terzo posto in ordine di importanza dopo Ginevra e Zugo; con 120 aziende e oltre 900 impiegati. A livello federale le aziende del settore delle materie prime vengono rappresentate dall’associazione mantello STSA, Swiss Trading and Shipping Association mentre a livello regionale, da oltre dieci anni la LCTA rappresenta le aziende in Ticino. Oltre che garantire un sostegno e uno sviluppo delle aziende affiliate, la LCTA in collaborazione con l’Università di Lucerna e l’associazione regionale ZCA, Zug Commodity Association si impegna a fornire una formazione mirata del settore per dipendenti che vogliono intraprendere un nuovo percorso formativo.
Fonte: pubblicazione “La Svizzera e il mondo”, 2007, R. Gerster
https://www.cc-ti.ch/site/wp-content/uploads/2021/04/ART21-materie-prime.jpg8531280Lisa Pantinihttps://www.cc-ti.ch/site/wp-content/uploads/2020/05/LG-cc-ti-03.pngLisa Pantini2021-04-08 14:26:572021-04-08 14:26:58C’erano una volta le materie prime
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