Gli USA reintroducono le sanzioni contro l’Iran

L’8 maggio 2018, il Presidente degli USA ha dichiarato conclusa la partecipazione al Piano d’azione congiunto globale (PACG) e ha annunciato di reintrodurre sanzioni contro l’Iran che tramite la stipula dell’accordo erano state sospese.

Le seguenti sanzioni entreranno nuovamente in vigore dopo un periodo transitorio di 90 giorni, ovvero dal 6 di agosto 2018, come si evince dal documento sulle “Frequently Asked Question” dell’ufficio per il controllo dei beni esteri (OFAC):

  1. “Sanzioni sull’acquisto o la compravendita di banconote in dollari USA da parte del governo iraniano;
  2. sanzioni sul commercio iraniano di oro o metalli preziosi;
  3. sanzioni sulla vendita diretta o indiretta, la fornitura o il trasferimento in Iran o dall’Iran di grafite, metalli semilavorati come l’alluminio o l’acciaio, carbone e software per l’integrazione nei processi industriali;
  4. sanzioni su importanti transazioni in relazione all’acquisto o alla vendita di Rial iraniani o sul mantenimento di importanti fondi o conti in Rial iraniani al di fuori del territorio iraniano;
  5. sanzioni sull’acquisto, la sottoscrizione o l’emissione di titoli di stato iraniani, e
  6. sanzioni sul settore automobilistico iraniano.”

Inoltre, dopo il periodo transitorio di 90 giorni, che terminerà il 6 agosto 2018, il governo USA revocherà le seguenti autorizzazioni legate al PACG secondo le sanzioni primarie USA contro l’Iran:

  1. “L’importazione negli USA di tappeti e generi alimentari di origine iraniana e in tal senso determinate transazioni finanziarie correlate ai sensi di direttive generali conformemente le normative iraniane di transazioni e sanzioni, 31 Q.R.C. parte 560 (ITSR);
  2. attività effettuate ai sensi di specifiche licenze emesse conformemente a licenze per attività legate all’esportazione o alla riesportazione di aerei passeggeri commerciali e delle loro componenti e servizi in Iran (PACG SLP); e
  3. attività svolte secondo la licenza generica I, in relazione ad accordi preliminari per attività, che possono essere autorizzati nell’ambito del PACG SLP.”… continua a leggere
Articolo tratto da Switzerland Global Enterprise (S-GE©

Non sottovalutiamo la cyber security

Il cyber spazio è la nuova frontiera della criminalità. La cronaca registra sempre più spesso furti di dati e altri gravi episodi di sistematica violazione della grande rete. La sicurezza informatica è, perciò, d’importanza vitale, sia per la privacy di tutti noi sia per le imprese sempre più esposte ad attacchi mirati, come sottolinea in questa intervista Lorenza Bernasconi, CFO e Partner di Gruppo Sicurezza. Una società leader del settore che con la sua trentennale esperienza ha seguito la complessa evoluzione dei problemi legati alla sicurezza aziendale e privata, assicurando consulenza e servizi all’avanguardia.

Dalla tradizionale sicurezza meccanica alla sicurezza informatica che non ha più confini fisici, com’è cambiata la percezione sociale del pericolo? C’è un’adeguata sensibilità su questo tema?
“La sicurezza è un concetto che esiste da sempre e da sempre in costante evoluzione nel tempo. Oggi possiamo dire che coesistono diverse forme di sicurezza. Quella meccanica tradizionale, per esempio, non ha di certo esaurito il suo ruolo, perché c’è di fatto una richiesta continua da parte delle aziende di protezione fisica contro furti, sabotaggi, danneggiamenti e altre tipologie di reati. Questi stessi reati vengono ora commessi tramite nuovi sistemi, come Internet, senza che ci sia più un limite territoriale o geografico. Il numero di utenti connesso alla rete ha ormai superato il 50% della popolazione mondiale ed è in forte aumento. Possiamo, quindi, dedurre che i reati in rete aumenteranno di conseguenza e, probabilmente, con maggiore vigore rispetto agli anni passati, anche perché la crescita degli utenti della grande rete è stata inversamente proporzionale alla consapevolezza dei rischi informatici.
Dal nostro osservatorio notiamo che le aziende si sono già attivate sul fronte della Cyber Security, ma si deve fare ancora molto. Sicuramente manca tuttora una corretta sensibilizzazione delle risorse umane che operano nelle imprese, esse rappresentano invece un elemento fondamentale per elevare il livello di sicurezza in un’azienda. Nelle organizzazioni aziendali, il termine Cyber Security non deve essere isolato in un contesto prettamente di infrastruttura informatica (ICT), ma deve poter trovare la sua collocazione anche nel settore legale, organizzativo, operativo e ovviamente strategico. Constatiamo, infatti, che tutti i reati informatici hanno sempre un impatto nel mondo reale e, quindi, possono rappresentare anche un importante danno economico e reputazionale.
Ritengo che molti utilizzatori quotidiani di Internet non sono ancora ben consapevoli delle insidie e dei veri rischi a cui vanno incontro. Credo che per essere efficaci nel Risk Management, si debbano sensibilizzare le persone già a partire dalle scuole e dalle università, coinvolgendo in questo lavoro di sensibilizzazione le generazioni dei Millennials e la generazione Z (i nati dopo il 2000), i quali danno per scontato che tali sistemi siano privi di insidie”.

Il cyber spazio è la nuova frontiera della criminalità. In che misura le aziende ticinesi sono consapevoli dei danni che può provocare un attacco informatico?
“C’è una consapevolezza diversa a dipendenza dei differenti settori. Nelle banche e nei centri di ricerca, ad esempio, si è investito molto nella sicurezza. Altre aziende sperano, o credono, di non essere mai vittime di un attacco hacker, perché pensano di non essere dei bersagli interessanti. Nulla di più errato, poiché in ogni impresa si veicolano dati sensibili: strategie e progetti, bilanci e budget, informazioni di clienti e fornitori. Da un’ultima ricerca condotta dalla Cc-Ti è emerso che il 20% delle aziende è stato attaccato, ma solo il 60% delle imprese intervistate ha effettuato un Risk Assessment per identificare le vulnerabilità della struttura informatica. Penso che ci sia ancora molto da fare per tramutarsi in attori capaci di gestire un cambiamento epocale in cui vogliamo essere tutti parte attiva. A volte le aziende non sanno neppure di essere state oggetto di un attacco e non conoscono le loro vulnerabilità. Un progetto di Cyber Security deve valutare numerosi elementi che non sempre sono solo all’interno del perimetro aziendale. Basti pensare alle aziende fornitrici dislocate anche fuori dai confini nazionali che trattano dati sensibili del cliente stesso. Da anni il nostro Gruppo accompagna le aziende nell’incremento del livello di sicurezza, spesso sottostimato e visto come mero costo. Invece, proteggere le informazioni sensibili e strategiche di un’impresa ne accresce notevolmente il valore, con ricadute positive per il mercato di riferimento”.

Oltre all’uso di particolari hardware e software di difesa, quanto sono importanti la preparazione del personale e una specifica cultura aziendale contro la cyber criminalità?
“Sensibilizzazione e istruzione delle risorse umane sono cruciali per una sicurezza ottimale. Ma, troppo spesso, non c’è la giusta attenzione per queste regole comportamentali. Il nostro Gruppo crede fortemente nella formazione anche tramite piattaforme di e-learning che istruiscono e sensibilizzano i collaboratori, con poco impatto sui costi aziendali. La formazione continua è fondamentale per aggiornare il personale sui nuovi sistemi di attacco e sulla protezione dei dati”.

Più aumentano le opportunità offerte dalle nuove tecnologie dell’informazione e della comunicazione, tanto più sembrano crescere i pericoli per la sicurezza informatica. È possibile difendersi o bisogna convivere con questi pericoli?
“Ci si può difendere, ma bisogna anche convivere col pericolo di un cyber attacco. Le tecniche sono più sofisticate e gli attacchi aumentano. Sempre più aziende sono esposte a questi rischi perché usano la rete per il loro business per gestire i dati e comunicare. Ogni impresa si serve, inoltre, di infrastrutture esterne che possono a loro volta essere attaccate. Si può raggiungere un buon livello di protezione, ma si devono continuamente monitorare e aggiornare le proprie contromisure con un approccio mirato, magari con attività di Cyber Intelligence e di prevenzione. Tornando alla ricerca della Cc-Ti, è emerso che quasi il 70% delle aziende non dispone di alcun strumento predittivo per misurare le future minacce. Direi che si naviga ancora a vista, incrementando dei costi imprevisti e riducendo la competitività aziendale”.

Intervista a Lorenza Bernasconi, CFO di Gruppo Sicurezza SA, a cura della Cc-Ti

Rafforziamo la sicurezza informatica delle imprese

Big data, cloud e cyber security, il nuovo orizzonte dell’economia

In un mondo ormai iperconnesso ogni singolo dispositivo tecnologico collegato alla grande rete è il filo di un’intricata ragnatela planetaria. Ma più connessione e più uso di massa delle risorse offerte dalle ICT, le tecnologie dell’informazione e della comunicazione, significano anche più vulnerabilità dei sistemi informatici. La cyber security (a cui a Cc-Ti ha dedicato un’inchiesta lo scorso autunno) assume, perciò, un’importanza cruciale per tutto il sistema produttivo. Le aziende, infatti, sono bersaglio di continui attacchi informatici, a volte devastanti per i danni diretti e il grave pregiudizio alla loro immagine. Dal tradizionale hackeraggio che mirava a compromettere un sistema informatico, proprio per dimostrarne la vulnerabilità, si è ormai passati al cyber crimine, il cui il bottino sono soprattutto i dati sensibili, e alle sofisticate tecniche del cyber spionaggio industriale.

Ogni 60 secondi in tutto il mondo, secondo le stime del World Economic Forum, si registrano 900mila login su Facebook; s’inviano 452mila “cinguettii” via Twitter; si vedono 4,1 milioni di video su You Tube; si effettuano 3,5 milioni di ricerche su Google; si postano 1,8 milioni di foto su Snapchat e s’inoltrano 16 milioni di SMS. Ma computer, tablet, smartphone e altri dispositivi delle ICT non fanno altro che elaborare e trasmettere dati. Una quantità strabiliante di dati. Da solo il volume dei dati aziendali, a livello globale, raddoppia ogni 14 mesi. L’archiviazione, l’elaborazione e la trasmissione dei dati è stata elevata all’ennesima potenza dal Cloud computing. Siamo così definitivamente entrati nell’era dei big data.

Big data, sicurezza informatica e le nuove risorse offerte alle imprese dai modelli del Cloud computing, tre anelli strettamente collegati tra loro, sono al centro dell’evento tematico proposto dalla Cc-Ti il 24 maggio. Un appuntamento informativo e formativo per affacciarsi sulla nuova frontiera della digitalizzazione, un terreno dove opportunità mai immaginate prima e rischi vanno di pari passo. È necessaria, dunque, una cultura aziendale che sappia utilizzare accortamente le continue innovazioni delle ICT, un universo ancora tutto da esplorare. Veloce e versatile, il Cloud computing che, grazie anche ai suoi bassi costi di gestione, sta rivoluzionando i modelli aziendali, permette anche di rafforzare la sicurezza del sistema informatico con backup continui. Quella sicurezza che, purtroppo, è ancora sottovalutata da molte imprese ticinesi. Magari molto attente a proteggersi dai tradizionali danni materiali o patrimoniali, ma poco consapevoli dei rischi di possibili attacchi informatici.

Obbligo di annuncio dei posti vacanti per i datori di lavoro

Il prossimo 1° luglio entrerà in vigore l’obbligo di annuncio per i datori di lavoro di segnalare agli Uffici Regionali di Collocamento (URC) i posti vacanti in azienda. Si tratta di un’importante modifica legislativa che, al momento attuale, vista l’economia in crescita e con trend positivi (dati emersi sia dalla nostra inchiesta congiunturale, che dallo studio BAK Economics), con un mercato del lavoro che deve fare fronte a numerose sfide (nuovi modelli di business, sviluppi dati dalla digitalizzazione, specializzazioni settoriali, ecc.), rappresenta un nuovo tassello nell’attività quotidiana delle PMI e delle aziende ticinesi.

Questa modifica legislativa è stata introdotta a seguito della votazione del 9 febbraio 2014, quando il popolo elvetico ha accolto l’iniziativa popolare “Contro l’immigrazione di massa”, che ha iscritto nella Costituzione federale, all’articolo 121a, il quale prevede l’applicazione di contingenti e del principio della preferenza nazionale nei confronti degli stranieri, compresi i cittadini dell’Unione Europea.

Alfine di sfruttare la manodopera locale, il Parlamento svizzero ha deciso di introdurre l’obbligo di annuncio per i generi professionali con un elevato tasso di disoccupazione.

La procedura in vigore dal 1°.7.2018

I datori di lavoro sono tenuti a notificare agli URC i posti vacanti che rientrano nei generi professionali con un tasso di disoccupazione che a livello nazionale ammonta almeno all’8%; il 1° gennaio 2020 questo valore soglia sarà ridotto al 5%; anche i posti vacanti affidati ad agenzie di collocamento private, headhunter o imprese di fornitura di personale a prestito vanno annunciati all’URC.

Il calcolo del tasso di disoccupazione si basa sulla statistica del mercato del lavoro della SECO. I generi professionali toccati saranno elencati pubblicamente da parte delle autorità federali.

In pratica

Entro tre giorni lavorativi dalla ricezione dell’annuncio completo, l’URC trasmette ai datori di lavoro che hanno effettuato gli annunci i dati sulle persone in cerca d’impiego con un dossier adeguato o comunica ai datori di lavoro che non sono disponibili persone corrispondenti al profilo richiesto. I datori di lavoro comunicano all’URC quali candidati hanno ritenuto adeguati e hanno invitato a un colloquio di assunzione o a un test di attitudine professionale, se hanno assunto uno dei candidati o se il posto è ancora vacante.

Non vi è alcun obbligo per il datore di lavoro di assumere i candidati segnalati dall’URC.

In ogni modo il datore di lavoro può pubblicare in altro modo i posti vacanti che è tenuto ad annunciare solo dopo cinque giorni lavorativi dalla ricezione della conferma dell’annuncio da parte dell’URC.

Sono previste eccezioni all’obbligo di annuncio se i posti vacanti sono occupati da persone che già lavorano in azienda, se il rapporto di lavoro non supera i 14 giorni, o in caso di legami di parentela.

Il sito lavoro.swiss

Su questo portale, oltre che tutte le informazioni sulla modifica legislativa, si trovano i dettagli inerenti:

  • I profili dei candidati in cerca di impiego registrati presso gli URC
  • L’elenco dei generi professionali soggetti all’obbligo di annuncio
  • Le modalità di annuncio dei posti vacanti
Attraverso questo link è possibile accedere al sito dedicato lavoro.swiss.

Il 1° giugno 2018 entra in vigore l’accordo di libero scambio tra l’AELS e le Filippine

Il 1° giugno 2018 entrerà in vigore l’accordo di libero scambio tra l’Associazione europea di libero scambio (AELS) e le Filippine. L’accordo ‒ che è stato approvato dalle Camere federali nel marzo 2017 – mira a contribuire all’intensificazione delle relazioni economiche tra i due Paesi. Il 9 maggio 2018 il Consiglio federale ha deciso le modifiche delle ordinanze necessarie ai fini delle concessioni tariffarie previste dall’accordo.

L’accordo di libero scambio tra le Filippine e gli Stati dell’AELS (Islanda, Liechtenstein, Norvegia e Svizzera), firmato il 28 aprile 2016, concerne numerosi settori. In particolare liberalizza gli scambi di merci e servizi, agevolando l’accesso dei prodotti originari svizzeri al mercato filippino e permettendo all’economia svizzera di avvantaggiarsi sui Paesi concorrenti che non dispongono di un accordo analogo. L’accordo consente inoltre di ridurre o evitare le discriminazioni nei confronti dei partner di libero scambio attuali e futuri delle Filippine.

Soppressione dei dazi doganali

Dal 1° giugno 2018 gli esportatori elvetici potranno accedere in franchigia di dazio al mercato filippino con circa il 92 per cento dei loro prodotti industriali, vale a dire il 96 per cento delle attuali esportazioni svizzere nelle Filippine. Salvo rare eccezioni, i dazi applicati sui restanti prodotti industriali verranno eliminati gradualmente nell’arco di un periodo compreso tra tre e dieci anni. Inoltre, i dazi riscossi finora dalle Filippine sulla maggior parte dei più importanti prodotti agricoli (di base e trasformati) saranno soppressi immediatamente (ad es.: bevande energetiche, caramelle, cioccolato, formaggio, latte in polvere) oppure dopo un periodo di transizione di sei anni al massimo (ad es.: biscotti, müesli e marmellata, carne secca bovina, prodotti del tabacco). Con l’accordo anche i dazi applicati sulle capsule di caffè verranno dimezzati.

Da parte svizzera saranno soppressi tutti i dazi sui prodotti industriali originari delle Filippine. Inoltre alcuni prodotti agricoli di particolare rilevanza per le Filippine – il Muscovado (specialità di zucchero), alcune specie di fiori recisi, diversi tipi di frutta e succhi di frutta, soprattutto tropicale – potranno accedere al mercato svizzero beneficiando di un trattamento preferenziale.

Potenziale di crescita

L’accordo permetterà agli operatori svizzeri di rafforzare le loro relazioni economiche e commerciali con un partner che presenta potenzialità di sviluppo importanti. Con più di 100 milioni di abitanti e una forte crescita economica, le Filippine costituiscono un mercato in crescita interessante agli occhi delle imprese svizzere. Nel 2017 le Filippine erano in ordine di importanza il sesto partner commerciale della Svizzera nel Sud-Est asiatico.

Comunicazione ufficiale della SECO, 09.05.2018
Il servizio Export della Cc-Ti è a vostra disposizione per consulenze in ambito di esportazioni.

Forte slancio dell’export elvetico in Cina

Negli ultimi decenni la Svizzera si è impegnata a sostenere le aziende esportatrici promuovendo una politica del libero scambio e siglando una trentina di accordi volti ad agevolare il commercio con l’estero. I trattati sono in continua evoluzione e la Confederazione ambisce a stipularne di nuovi per poter facilitare l’export svizzero. Punta di diamante degli scambi commerciali elvetici è sicuramente la Cina, nazione con oltre 1,4 miliardi abitanti e un potenziale ancora da sfruttare, come conferma la netta crescita delle esportazioni svizzere negli ultimi dieci anni, praticamente raddoppiate dal 2008. Una spinta sostanziale è stata data proprio dall’accordo di libero scambio (ALS) bilaterale entrato in vigore il 1 luglio 2014, che ha permesso alle aziende svizzere di beneficiare di un vantaggio concorrenziale fondamentale rispetto ai cugini europei o americani che non godono del libero scambio. La particolarità dell’ALS Svizzera-Cina è infatti stata la soppressione parziale, ma per lo più totale, dei tributi doganali distribuita nell’arco di 5 o 10 anni (in singoli casi 12 o 15) per gran parte dei prodotti industriali svizzeri.

Forte interesse delle aziende elvetiche

Oltre ad aver migliorato l’accesso reciproco ai rispettivi mercati per le merci e i servizi, l’ALS ha anche aumentato la sicurezza giuridica in materia di proprietà intellettuale e, in generale, negli scambi economici bilaterali, contribuendo altresì allo sviluppo sostenibile e rafforzando la collaborazione tra i due Paesi. La Cina è infatti considerata la nazione più interessante per l’export elvetico, affermazione confermata da un recente sondaggio condotto da S-GE tra le aziende esportatrici: queste hanno posizionato la Repubblica popolare cinese al primo posto di una classifica di 107 Paesi dove seguono gli USA e la Corea del Sud. È inoltre emerso che, anche chi non esporta ancora in Cina, è comunque intenzionato a farlo nel corso dei prossimi mesi.

Opportunità concrete di business

La Cc-Ti e S-GE intendono fornire maggiori informazioni e segnalare nonché aprire nuove opportunità su questo mercato tramite un evento-Paese, che si terrà il prossimo 7 giugno, e una missione economica a Shenzhen nel mese di novembre. Quest’ultima permetterà alle aziende di visitare la città più imprenditoriale della Cina ed incontrare aziende locali tramite appuntamenti B2B. La missione prevede inoltre una parte facoltativa anche a Shanghai. Per maggiori dettagli, non esitate a contattarci.

Monica Zurfluh, Responsabile S-GE per la Svizzera italiana e Valentina Rossi, Responsabile Servizio Export Cc-Ti

 

 

 

 

 

 

 

Il servizio Export della Cc-Ti e S-GE sono a vostra disposizione per consulenze
in ambito di esportazioni.

Workstream Collaboration

Testo a cura di Carlo Secchi

L’introduzione della tecnologia VoIP (Voice over Internet Protocol) ha posto progressivamente fine al mondo dei centralini telefonici basati su hardware e collegamenti proprietari, isolati dalle infrastrutture informatiche.

È nato così il concetto delle comunicazioni multi-modali, più noto con il termine “Unified Communications” (UC) che ha permesso di unire in un unico client voce, voice-mail e instant messaging (IM). Eppure, nonostante gli innegabili progressi della tecnologia UC, in molte aziende risulta ancora difficile unificare davvero le comunicazioni. Siamo tutti sempre più connessi ma, paradossalmente, la maggior parte delle conversazioni sembra avvenire ancora al di fuori della suite UC aziendale, mentre la produttività individuale e di gruppo rischia di soccombere sotto la mole di email e di allegati che intasano i sistemi di posta elettronica.

Man mano che l’azienda si espande, la collaborazione interna è più importante che mai per lavorare con i colleghi di team, i reparti e le diverse sedi. Il nuovo paradigma del posto di lavoro digitale, è la collaborazione basata sulla conversazione. In effetti, un segmento emergente dell’industria tecnologica, offre la possibilità di ottimizzare la coordinazione, le prestazioni, le comunicazioni e la produttività dei team: si tratta della workstream collaboration.

Gli strumenti di workstream collaboration, sono progettati per ridurre o sostituire in modo significativo le e-mail presentando funzionalità di base come messaggistica frequente, notifiche, upload di video, ricerca ottimizzata, archiviazione, flussi di comunicazione e semplici modi per condividere contenuti. Si tratta di strumenti che generalmente si integrano con altre applicazioni aziendali tramite API e bot aperti. Possono essere accessibili su dispositivi mobili o desktop in modo che siano facilmente accessibili da tutti i membri dell’organizzazione, compresi quelli che lavorano in prima linea.

Per poter adottare gli strumenti più adeguati di workstream collaboration, occorre affrontare workshop interni che prendano in esame i diversi flussi di lavoro e di collaborazione e permettano di valutare nuove metodologie per lavorare in modo più efficiente, con strumenti e canali di comunicazione semplificati e con infrastrutture IT più flessibili e meno costose.

Carlo Secchi
Sales Director-Vice President
Swisscom Enterprise Customers
6500 Bellinzona
carlo.secchi@swisscom.com
www.swisscom.com
Seguiranno in autunno molte proposte formative puntuali sull’argomento comunicazione e digitalizzazione, che stiamo programmando.

Troppa fiducia nelle piccole e medie imprese

Testo elaborato da Lorenzo Job

La varietà di frodi aziendali è ampia: manipolazione di informazioni e rendiconti, appropriazione indebita, corruzione privata e pubblica, conflitti di interesse e reati informatici sono solo alcuni degli episodi più diffusi.

Anche in Svizzera la criminalità economica non è un fenomeno marginale. A livello internazionale si stima che molte imprese perdano in media il 5% del loro fatturato a causa di frodi aziendali, e la Svizzera non è da meno. Chi si occupa di criminalità forense si occupa perlopiù di casi di corruzione; si constatata che nel ramo economico è pure frequente la corruzione di responsabili per ottenere incarichi migliori. Ma spesso si manifestano casi di frode anche per motivi psicologici. Quando il collaboratore teme il suo datore di lavoro, esiste la possibilità di compiere eventuali sbagli o imprecisioni e l’impiegato potrebbe decidere di dissimularli invece di ammetterli. Sono molto frequenti anche i casi legati all’aumento del fatturato, dove il datore di lavoro fa pressione affinché i collaboratori generino un fatturato sempre maggiore spingendoli alla manipolazione dei dati contabili per raggiungere artificialmente gli obiettivi posti.

Un altro problema può emergere quando il datore di lavoro si mostra troppo fiducioso nei propri collaboratori e non adotta un adeguato sistema di controllo interno. Sistema di controllo interno che spesso, per mancanza di fondi e risorse da dedicare ad esempio all’implementazione di un buon software di sicurezza informatica, non risulta essere efficace. Questa problematica tocca in particolare le piccole e medie imprese, ovvero la maggior parte delle aziende che compongono il tessuto economico ticinese. Le aziende ticinesi, infatti, superano la media svizzera in fatto di attacchi criminali.

Il tema più attuale nel mondo economico è però quello dei “cyber attacks”, i quali avvengono spesso tramite l’invio di e-mail a clienti con indicazioni di conti falsi o tramite l’intrusione nel sistema interno di contabilità inserendo dei virus che generano trasferimenti bancari a favore degli hackers. Anche se molti sistemi informatici sono sicuri, l’uomo rappresenta sempre un fattore di rischio: criminali travestiti da artigiani o addetti alle pulizie possono entrare nella sede di una società e installare microspie “digitali” all’interno degli uffici. È anche possibile che il collaboratore stesso apra dei file salvati su una pennetta USB infetta da un virus senza esserne a conoscenza.

In futuro il lavoro relativo alla criminologia economica e forense sarà incentrato prevalentemente all’ambito digitale: verranno sviluppati dei nuovi sistemi di individuazione di frode basati su nuove tecnologie e su processi di automatizzazione – senza però trascurare il fattore umano.

 

Lorenzo Job, Office Managing Partner, Lugano
KPMG SA
Via Balestra 33
6900 Lugano
Tel. +41 58 249 32 61
www.kpmg.ch

 

Maggiori informazioni in merito sono possibili attraverso un comunicato stampa specifico, elaborato da KPMG, oppure scaricando lo studio completo sul tema.
Riscoprite tutti gli articoli e le diverse attività che la Cc-Ti ha portato avanti nell’ultimo periodo sul tema:

Dossier tematico e presa di posizione Cc-Ti sull’argomento
Resoconto dell’evento del 2017: L’economia del futuro è digitale
Articolo – Il fiume della digitalizzazione scorre libero e vigoroso in Svizzera
Resoconto dell’evento del 2017: I nuovi modelli di business che si impongono con la digitalizzazione
Articolo – La digitalizzazione nelle strategie di marketing
Articolo  – Il Ticino è sempre più digitale (partecipazione del Direttore Cc-Ti alla Swisscom Dialogarena 2017)
• Articolo – “Pensare come un Hacker”? Il Direttore della Cc-Ti tra i relatori di un evento sul tema
• Risultati dell’inchiesta sul rischio cyber promossa da Cc-Ti, Supsi e InTheCyber SA – 11.2017
• Articolo – Attacchi cyber: continua la sensibilizzazione sul tema

Dialogo efficace fra aziende ed Amministrazione federale

Da sempre la comunicazione fra aziende ed Amministrazione federale è buona. La Segreteria di Stato dell’economia (SECO)  ha implementato negli anni un vero e proprio portale dedicato alle PMI ed alle aziende per informazioni, un’interazione costante e numerosi servizi online, proprio per essere ancora più performante nel suo dialogo tra autorità ed aziende.

Quale Cc-Ti riceviamo spesso domande in relazione ai temi di costituzione di un’attività, successione, IVA, eccetera. Tra i numerosi servizi dedicati agli associati  vi sono le consulenze in ambito giuridico  e relative all’internazionalizzazione ed export. Pensiamo però valga la pena segnalare il portale della Confederazione per una prima efficace informazione su dubbi e/o domande che possono trovare una risposta immediata, anche negli orari di chiusura dei nostri uffici.

Il portale www.pmi.admin.ch

Questa piattaforma è stata strutturata con lo scopo di alleggerire il carico amministrativo delle PMI, offrendo una fonte di risposte pratiche a tutta una serie di quesiti che spesso gli imprenditori si pongono. Le domande infatti spaziano dalla creazione e gestione di un’impresa, alla successione, passando per le questioni di import/export, a quelle giuridiche. Oltre a ciò vi è la possibilità di un comunicazione diretta con la SECO, oltre a diversi servizi online.

Contenuti

In pratica, dunque, sul portale della SECO si trovano informazioni utili su come creare un’attività, muovendo i primi passi, sia per cittadini svizzeri che stranieri, sulle diverse forme giuridiche in essere in Svizzera, dettagli utili sulle pratiche di import/export di beni e prodotti vari, ma sono trattati anche temi quale la gestione del personale e il diritto del lavoro.  Vi sono poi i link diretti agli sportelli online della Confederazione, come pure anche a quelli cantonali (con una panoramica su tutti i Cantoni svizzeri), oltre alla possibilità di accedere a EasyGov. Si tratta di un altro portale dedicato alle PMI che snellisce le pratiche amministrative, poiché offre l’opportunità di svolgere online procedure per autorizzazioni, notifiche e presentazione delle domande.

La Cc-Ti è sempre a disposizione dei propri associati per consulenze specifiche.
Non siete ancora affiliati alla Cc-Ti? Contattate Lisa Pantini, Responsabile delle Relazioni con i soci per ogni dettaglio in merito.

Conosco la corretta voce di tariffa doganale dei miei prodotti?

Per le aziende esportatrici è fondamentale conoscere i dazi doganali all’importazione in un Paese estero. Alfine di avere tutte le informazioni corrette bisogna però conoscere due elementi importantissimi: l’origine della merce (che non tratteremo in questo articolo ma di cui abbiamo già ampiamente dato spazio) e la corretta voce di tariffa doganale (VT). Proprio quest’ultima è al centro di questo breve testo – nonché argomento centrale di un corso in agenda il prossimo 17 maggio – poiché non conoscere il codice doganale della merce può generare tutta una serie di problematiche a catena, ovvero dazi sbagliati o, peggio ancora, origine della merce non corretta. Inoltre la classificazione tariffaria permette di conoscere anche eventuali misure commerciali (ad es. contingenti), norme di sicurezza o formalità fitosanitarie o sanitarie, divieti o embarghi.

Il sistema armonizzato

La tariffa doganale si basa sull’accordo internazionale del “Sistema Armonizzato” (SA), attualmente in uso in quasi tutti i Paesi del Mondo. Ciò significa che tutti i Paesi utilizzano una medesima nomenclatura doganale, armonizzando le prime sei cifre a livello mondiale. Il SA suddivide a “blocchi” la tariffa doganale, scomponendo la cifra in sezioni, capitoli e sotto-capitoli.

Le piattaforme online

Tares è la piattaforma online messa a disposizione dall’Amministrazione Federale delle Dogane (AFD) dove si possono trovare tutte le voci di tariffa con pratiche ricerche di testo ma anche direttamente di codici doganali.

Ben sapendo che le voci di tariffa doganale possono essere differenti nei Paesi esteri, Mendel Online, una piattaforma messa gratuitamente a disposizione alle aziende svizzere da Switzerland Global Enterprise, permette di effettuare ricerche accurate delle VT in tutto il mondo. È una banca dati che sfruttata nel modo corretto permette di fornire tutta una serie di informazioni fondamentali per le aziende esportatrici, come ad esempio le regole dell’origine.

Per informazioni doganali sui paesi dell’UE si può invece utilizzare la TARIC (tariffa doganale integrata dell’Unione europea) che fornisce dati precisi sulle tariffe doganali dei singoli Stati membri.

Per saperne di più

Il Servizio Export della Cc-Ti in maniera complementare rispetto al ruolo dell’Amministrazione federale delle Dogane, aiuta le aziende affiliate alle necessarie ricerche dei tributi e delle voci di tariffa doganali. Siamo quindi a disposizione per ulteriori approfondimenti in merito come per le consulenze export generali dedicate agli affiliati Cc-Ti.

Servizio Export Cc-Ti