Accessibilità digitale: l’onda lunga della Direttiva Europea arriva anche in Svizzera

A partire dal 28 giugno 2025, l’European Accessibility Act (EAA – Direttiva UE 2019/882) entrerà in vigore nell’Unione Europea. L’impatto per il mercato elvetico sarà tutt’altro che secondario. Vediamo perché.

Cosa prevede l’Accessibility Act

La Direttiva impone che prodotti e servizi digitali – tra cui siti web, e-commerce, terminali self-service, app mobile, lettori e-book, servizi bancari e di trasporto – rispettino criteri di accessibilità funzionale. In pratica: dovranno essere percepibili, utilizzabili, comprensibili e robusti per tutti, comprese le persone con disabilità, entro il 28 giugno di quest’anno; non sono previsti periodi di tolleranza. Le sanzioni variano da Paese a Paese e vanno dall’oscuramento del servizio fino a multe salate (in Italia fino al 5% del fatturato annuo).

Un esempio: i non vedenti navigano i siti web grazie a software chiamati „screen reader“ che leggono a voce alta il testo e descrivono gli elementi visivi; è quindi indispensabile che le immagini siano state caricate con descrizioni alternative (alt text) che gli screen reader possano leggere. Indicazioni come questa, ispirazione della nuova legge, si rifanno alle linee guida WCAG 2.1 (Web Content Accessibility Guidelines), standard internazionale per rendere il Web accessibile anche ai portatori di disabilità visiva, auditiva, cognitiva, o motoria. Sono state sviluppate dal World Wide Web Consortium (W3C), organizzazione non governativa internazionale fondata da Tim Berners-Lee per valorizzare e diffondere le potenzialità del Web.

La situazione in Svizzera

Attualmente, l’Accessibilità dei siti web è un requisito obbligatorio per le istituzioni pubbliche, che sono tenute a riferirsi alle linee guida WCAG; per il settore privato, la situazione è più complessa: le aziende private non possono discriminare i dipendenti o il pubblico, ma non sono tenute ad adottare misure speciali per fornire i propri servizi ai portatori di disabilità.

Anche qui qualcosa sta cambiando: la proposta di modifica della legge sui disabili (LDis) dello scorso dicembre mira a una maggiore inclusività. Secondo l’Ufficio federale di statistica, circa il 21% della popolazione svizzera vive con una forma di disabilità; nella UE, la percentuale sale al 27% ossia un adulto su quattro sopra i 6 anni. La nuova normativa europea potrebbe quindi fungere da ispirazione anche per il Legislatore svizzero: pensiamo al precedente del GDPR, a cui è seguita la nLPD. Inoltre, non dobbiamo dimenticare che, se un sito web svizzero si rivolge anche a un pubblico Europeo, deve necessariamente essere conforme alla Direttiva EAA.

Cosa significa “accessibile” per un sito web?
Anche in questo caso, ci viene in soccorso la W3C, che stabilisce 4 principi fondamentali: per essere accessibile, un sito web deve essere:

  • Percepibile: il contenuto deve essere presentabile agli utenti, inclusi quelli con disabilità sensoriali (es. testo alternativo per le immagini per non
    vedenti, netto contrasto tra colore dei caratteri e colore dello sfondo per gli ipovedenti, ecc.).
  • Utilizzabile: i componenti e la navigazione devono essere utilizzabili da tutti, indipendentemente dalle capacità motorie o cognitive.
  • Comprensibile: il contenuto deve essere chiaro e facile da comprendere, con un linguaggio semplice e una struttura logica.
  • Robusto: il contenuto deve essere interpretabile correttamente da diversi strumenti (browser, screen reader, ecc.) e tecnologie assistive.

Queste caratteristiche migliorano il rendimento del sito. E non solo agli occhi degli utenti.

Accessibilità e SEO: un binomio vincente

Ecco 5 punti da seguire per rendere il proprio sito web più accessibile:

  1. Condurre un audit di accessibilità: valutare lo stato attuale del sito rispetto alle linee guida WCAG 2.1.
  2. Implementare miglioramenti tecnici: apportare le modifiche necessarie alla struttura e ai contenuti per garantire l’accessibilità.
  3. Integrare strumenti per migliorare la navigazione, come widget che permettono agli utenti di personalizzare la fruizione del sito (es. navigazione da mobile con una sola mano).
  4. Cambiare i processi consolidati nelle attività continuative, come la pubblicazione di postblog (es. curare l’impostazione di testi e metatesti);
  5. Formare il personale: assicurarsi che designer, sviluppatori e content editor siano consapevoli delle best practice in materia di accessibilità, in modo da remare tutti nella stessa direzione.

Un punto di svolta

L’entrata in vigore dell’European Accessibility Act rappresenta un momento cruciale per le aziende svizzere. Adeguarsi agli standard di accessibilità non è solo una questione di conformità legale, ma un’opportunità per migliorare la propria presenza online, raggiungere un pubblico più ampio e dimostrare un impegno verso l’inclusività. Investire nell’accessibilità oggi significa prepararsi a un futuro digitale più equo.


Articolo a cura di Manuela Cuadrado, Account Manager Breva Digital Communication Sagl

IA e nuove sfide per le aziende

Abbiamo intervistato Sabrina Konrad, Sostituto capo del servizio giuridico, Diritto d’autore dell’Istituto Federale della Proprietà Intellettuale in merito al tema dell’Intelligenza artificiale. Ecco qualche spunto interessante.

Opportunità e rischi. In che modo possono agire, nelle due direzioni, le imprese svizzere, utilizzando contenuti generati dalle nuove intelligenze artificiali (IA) in costante progresso?

Gli strumenti di IA aiutano a creare rapidamente (e a costi contenuti) immagini, traduzioni o testi. Possono anche fornire nuove idee. Tuttavia, spesso gli output, ossia i risultati dell’IA, devono essere modificati per essere accettabili. L’IA non può quindi sostituire professionisti come copywriter o grafici. È anche importante rispettare il diritto d’autore: se si caricano immagini o testi protetti su un’IA senza autorizzazione, si viola il diritto d’autore. Allo stesso modo, se l’IA crea output che contengono parti riconoscibili di contenuti protetti, il loro utilizzo non è consentito. Il fatto che qualcosa sia stato generato da un’IA non protegge dalla violazione del diritto d’autore. Occorre inoltre tenere presente che i prompt, ossia le richieste alla macchina, possono essere ulteriormente utilizzati dalla stessa IA. Quindi non è saggio inserire nei prompt informazioni riservate, come segreti aziendali o dati personali.

Sabrina Konrad, Sostituto capo del servizio giuridico, Diritto d’autore dell’Istituto Federale della Proprietà Intellettuale

Un nodo centrale è sicuramente rappresentato dal diritto d’autore su testi e immagini. Occorre indicare un copyright? Si possono usare liberamente? Vanno rieditati? Occorre indicare se un contenuto è generato dall’IA? Insomma: quo vadis?

In Svizzera, i testi e le immagini sono protetti dal diritto d’autore se sono creazioni dell’ingegno umano e presentano un cosiddetto carattere originale. Ciò presuppone che una persona utilizzi l’IA solo come strumento e che, ad esempio, influenzi in maniera decisiva il risultato dell’IA attraverso i suoi prompt. Anche nel caso in cui l’output venga rielaborato, può essere considerato come creato da un essere umano. Se poi l’output è unico e diverso dagli altri, rientra automaticamente nella protezione conferita dal diritto d’autore, senza doverlo contrassegnare con un segno di copyright. Se si vogliono utilizzare gli output dell’IA, bisogna prestare attenzione alle condizioni di utilizzo dello strumento di IA, perché possono contenere disposizioni sulle modalità di utilizzo dei contenuti creati. Ad esempio, potrebbe essere necessario indicare che un contenuto è stato creato con l’aiuto dell’IA. Non si devono inoltre violare i diritti d’autore di terzi. Questo può succedere nel caso in cui l’IA utilizzi opere protette per il suo risultato e queste siano ancora riconoscibili o visibili. In tal caso, è necessario il permesso degli autori delle opere per poter utilizzare il risultato dell’IA oppure bisogna modificare l’output in modo che le opere protette non siano più identificabili.

A livello legale e di controversie, invece, come ci si muove oggi?

Per quanto ne so, in Svizzera non esistono ancora decisioni giudiziarie sull’IA e sul diritto d’autore, mentre all’estero sì. Negli Stati Uniti e in Germania, tra gli altri Paesi, sono già state prese decisioni di questo tipo in relazione all’IA. Da un lato, si trattava di questioni relative alla protezione del diritto d’autore per i risultati nell’IA e, dall’altro, dell’uso di opere per l’addestramento dell’IA. I tribunali svizzeri decidono sulla base del diritto svizzero. Tuttavia, poiché nel diritto d’autore diverse questioni sono disciplinate in modo abbastanza simile a livello internazionale, i tribunali potrebbero anche ispirarsi a decisioni straniere.

L’Istituto Federale della Proprietà Intellettuale (IPI) ha emanato delle linee guida sull’utilizzo dell’IA da parte delle imprese? Ci può indicare eventuali raccomandazioni?

L’IPI fornisce informazioni generali sulla proprietà intellettuale (ad es. sul diritto d’autore) sul suo sito, in particolare per le PMI. Tuttavia, non ha emanato linee guida per l’utilizzo dell’IA nelle aziende. Il Consiglio federale ha pubblicato dei Promemoria per l’utilizzo dell’IA all’interno dell’Amministrazione federale. Si possono trovare su Internet e presumibilmente possono servire come aiuto anche per le aziende.

Quali consigli può dare a un’azienda che si appresta a utilizzare l’IA?

A mio avviso, una strategia di IA e una sensibilizzazione legale sono fondamentali. Le aziende devono avere ben chiaro quando, perché e per cosa vogliono utilizzare gli strumenti di IA. La direzione aziendale e i collaboratori dovrebbero essere sensibilizzati sul fatto che l’uso di strumenti di IA può essere associato a ostacoli legali (ad es. in materia di diritto d’autore e protezione dei dati). È quindi importante conoscere anche le condizioni di utilizzo dei rispettivi strumenti di IA. L’uso di questi ultimi può essere utile, ma deve essere fatto con cognizione di causa.


Anaïc Cordoba, Consulente legale
in proprietà industriale, IPI

Signor Cordoba, potrebbe fare il punto sulla revisione della legge sui brevetti, anche in relazione all’IA?

Per ora in Svizzera non è prevista alcuna modifica della legge sui brevetti in relazione agli sviluppi dell’IA. L’aumento delle domande di brevetto relative all’IA dimostra che l’attuale quadro giuridico rimane adeguato. I concetti chiave per la brevettabilità, come «lo stato della tecnica» o la «novità», sono abbastanza flessibili da evolversi con la tecnologia, consentendo all’IPI e ai tribunali di perfezionarne la loro interpretazione secondo le necessità. I progressi dell’IA e il suo crescente utilizzo nei processi di ricerca e sviluppo stanno mettendo a dura prova le nozioni di «inventiva» e di «esposto dell’invenzione». Gli uffici dei brevetti hanno però già chiarito alcuni punti. L’Ufficio europeo dei brevetti, ad esempio, richiede la divulgazione nella domanda di brevetto – di specifiche caratteristiche di un set di dati di addestramento se influenzano l’effetto tecnico di un’invenzione. Queste informazioni non sono necessarie se le caratteristiche sono facilmente deducibili da parte di un esperto. Di norma, il set di dati in sé non deve invece essere divulgato. Poiché l’intervento umano nella ricerca e nello sviluppo rimane essenziale, le discussioni internazionali su una possibile revisione del requisito di indicare una persona fisica (un essere umano) come inventore sembrano premature. Ad oggi, il legislatore svizzero non ha ritenuto necessaria una revisione in questo ambito. In questo contesto, nel marzo 2024 l’IPI ha
respinto una domanda di brevetto perché non indicava un essere umano come inventore, bensì un sistema di IA chiamato DABUS. Domande di brevetto simili sono state depositate in diversi Paesi come parte del progetto The Artificial Inventor Project. Tornando alla decisione dell’IPI, il depositante ha poi presentato ricorso contro il rigetto della domanda e la questione è pendente davanti al Tribunale amministrativo federale.


L’Istituto Federale della Proprietà Intellettuale (IPI) esamina, rilascia e gestisce titoli di protezione quali brevetti, marchi e design, collabora con altri enti, associazioni e aziende per proteggere l’indicazione di provenienza «Svizzera» nei confini nazionali e all’estero, sorveglia le società di gestione collettiva dei diritti d’autore e informa privati e aziende in merito ai sistemi di protezione della proprietà intellettuale sfruttando diversi canali. L’IPI è il principale interlocutore della Confederazione per tutte le questioni inerenti alla proprietà intellettuale: si adopera affinché la Svizzera disponga di un sistema di protezione della proprietà intellettuale adeguato e sostenibile; fornisce servizi innovativi che rispondono alle esigenze degli utenti; contribuisce attivamente a forgiare l’assetto internazionale in materia di proprietà intellettuale; sfrutta al meglio la sua autonomia; cura i rapporti in Svizzera e all’estero per massimizzare i vantaggi degli utenti.
Maggiori informazioni: www.ige.ch

Sanità del futuro: tra innovazione tecnologica e diritti individuali

L’orizzonte della tecnologia sanitaria si allarga, cancellando i confini tra fisico e digitale e inaugurando un’era in cui il nostro corpo diventa un’interfaccia vivente.

Immagine generata da Open AI (DALL.E)

Dispositivi indossabili e impianti interni ci circondano, monitorando movimenti e battiti cardiaci con precisione, anticipando un futuro dove le nostre funzioni biologiche interagiscono direttamente con il mondo digitale. Questo non è solo in concetto di fantascienza ma l’alba dell’Internet of Bodies (IoB), una rivoluzione tecnologica che si annuncia tanto impattante quanto la scoperta del DNA.

In questo contesto, emergono innovazioni rivoluzionarie come Neuralink, che promette di amplificare le nostre capacità cognitive mediante un’interfaccia diretta tra cervello e computer. Quest’epoca di confini sempre più sfumati tra biologia e tecnologia porta sfide inedite per la nostra privacy e identità personale, specialmente nel settore sanitario dove l’IA sta già trasformando la precisione diagnostica e ottimizzando i trattamenti. L’IA, unita alle potenzialità dell’IoB di fornire monitoraggi in tempo reale e terapie personalizzate attraverso l’analisi di dati biologici, getta le fondamenta per un approccio alla cura sempre più preciso e personalizzato. Tuttavia, è essenziale riconoscere che, al di là dell’automazione e della precisione dei dati, il giudizio finale spetta sempre all’esperto clinico, il cui ruolo rimane centrale e insostituibile nel processo decisionale clinico.

Questo nuovo paradigma di salute digitale solleva interrogativi critici su privacy, etica, sicurezza e proprietà dei dati personali, richiedendo una riflessione profonda su come navigare le acque di questa rivoluzione tecnologica senza compromettere i diritti fondamentali dell’individuo. Queste sfide si fanno ancor più pressanti di fronte all’emergere di tecnologie pionieristiche quali Neuralink, che quest’anno ha inaugurato una nuova era con l’impianto del primo dispositivo BCI (Brain Computer Interface) su un paziente, spostando i confini del possibile verso ambiti un tempo considerati pura fantascienza. In questo scenario emergente che si spinge alle frontiere dell’etica, si comincia a delineare una distinzione tra gli esseri umani “1.0”, ovvero quelli non modificati o potenziati tecnologicamente, e gli “umani 2.0”, individui che incorporano tecnologie avanzate per estendere le proprie capacità fisiche e cognitive.

Questa dicotomia solleva questioni etiche fondamentali, interrogandoci su cosa significhi veramente essere umani in un’epoca di profonda trasformazione digitale.

La “Cognizione Collettiva”, un concetto che descrive una nuova forma di intelligenza e di connessione tra individui mediata dalla tecnologia, ad esempio, sta diventando una realtà sempre più tangibile, richiedendo una riflessione critica sul nostro futuro collettivo. Nell’affrontare questa accelerazione dell’innovazione tecnologica, le normative come la LPD, il GDPR e l’EU AI Act sono state create e adattate per cercare un equilibrio tra il progresso tecnologico e la tutela dei diritti individuali. Introducendo standard elevati per la gestione dei dati personali, in particolare quelli sensibili come i dati sanitari, queste leggi riflettono il tentativo di armonizzare l’avanzamento tecnologico con i principi etici e sociali, enfatizzando
l’importanza di adottare approcci come il “privacy by design” e il “privacy by default”.

Questi principi non rappresentano solo una risposta alle complessità etiche emergenti, ma diventano parte integrante dell’innovazione responsabile, puntando a un rispetto completo della persona. All’interno del settore sanitario, questa evoluzione normativa si traduce in un cambiamento importante nell’approccio al trattamento dei dati sensibili, stimolando un’avanzata collaborazione tra pazienti, professionisti sanitari e legislatori. La pratica medica si adatta non solo agli obblighi normativi ma rafforza la fiducia, elevando strumenti come il consenso informato oltre la mera burocrazia per migliorare trasparenza e protezione dei diritti nell’era digitale. In questo contesto, l’Internet of Bodies, l’intelligenza artificiale e le interfacce cervello-computer (BCI) catalizzano la transizione verso cure mediche altamente personalizzate, richiedendo norme
che superino la mera conformità burocratica per favorire un’innovazione etica e centrata sull’individuo.

Così, l’avanzamento legislativo, guidato dalle sfide poste dalle nuove tecnologie
sanitarie, emerge non solo come risposta alle necessità di conformità ma come componente fondamentale di un futuro dove ogni innovazione tecnologica è al servizio del benessere collettivo, preservando i valori fondamentali di rispetto e dignità personale.


Articolo di Baroum Mrad MLaw, CAS-DPO HSG, Data Protection Officer, EOC

Intervista con ChatGPT

“Il futuro delle aziende è nell’integrazione tra IA ed esseri umani”

“Bella l’intelligenza artificiale. Ma, in concreto: a cosa mi serve?”
Questa è la domanda che ricorre più spesso nelle riunioni con manager e imprenditori. Tanto che ho pensato: perché limitarmi alla classica risposta da agenzia di marketing? Facciamo parlare il diretto interessato! Di seguito trovate quindi la trascrizione fedele di una reale intervista a ChatGPT.

Manuela Cuadrado MC
“Ciao, ChatGPT. Grazie per la disponibilità a quest’intervista sull’AI”.
ChatGPT:
“Grazie a te, è un piacere partecipare a quest’intervista”.

MC “Prima domanda: immagina di sostenere un colloquio di lavoro in un’azienda che cerca un assistente basato sull’intelligenza artificiale. Presentati, spiega loro cosa fai e in che modo puoi essere utile per rendere più efficienti i processi aziendali”.

ChatGPT: “Buongiorno, sono ChatGPT, un modello di intelligenza artificiale sviluppato da OpenAI, basato sull’architettura GPT-4. La mia principale competenza è nella comprensione e generazione del linguaggio naturale, il che mi rende uno strumento versatile per svariati ambiti, dalla formazione del personale all’analisi dati. La mia presenza in azienda può portare a un significativo risparmio di tempo e risorse, migliorando l’efficienza e la qualità del lavoro in diversi reparti. Inoltre, posso essere programmato per integrarmi con altri sistemi e software aziendali, migliorando l’automazione dei processi e l’efficienza operativa”.

MC “Interessante, ma un po’ vago. Puoi entrare maggiormente nello specifico, con alcuni esempi concreti?”

ChatGPT: “Certamente, ecco alcuni ambiti in cui l’intelligenza artificiale come ChatGPT può lavorare efficacemente insieme agli esseri umani per migliorare le performance aziendali:

  1. Analisi dei Dati dei Sistemi ERP: posso assistere nell’analisi dei grandi volumi di dati generati dai sistemi di pianificazione delle risorse aziendali (ERP). Questo include l’interpretazione di tendenze, la generazione di insight per il miglioramento dei processi, e l’identificazione di aree per l’ottimizzazione delle risorse.
  2. Customer Service: nel servizio clienti, posso aiutare ad analizzare le interazioni con i clienti, identificare i problemi comuni, suggerire miglioramenti e automatizzare le risposte a domande frequenti, liberando tempo prezioso per il personale umano.
  3. Marketing e Analisi del Sentimento: posso analizzare i feedback dei clienti e i dati sui social media per valutare il sentiment del mercato, fornendo insight preziosi per strategie di marketing e sviluppo di prodotti.
  4. Supporto Decisionale Basato sui Dati: attraverso l’analisi avanzata di dati, posso aiutare i decision maker a comprendere meglio i modelli e le tendenze, fornendo informazioni che possono guidare decisioni aziendali più informate.
  5. Ottimizzazione della Supply Chain: l’analisi dei dati di supply chain può essere migliorata tramite IA, che può prevedere i problemi di supply chain, ottimizzare la logistica e migliorare la gestione delle scorte.
  6. Gestione del Rischio e Conformità: posso aiutare ad analizzare le transazioni e le attività aziendali per rilevare anomalie, prevenire frodi e assicurare la conformità con le normative.
  7. Formazione e Sviluppo del Personale: posso essere utilizzato per creare materiali di formazione personalizzati, simulazioni interattive e programmi di apprendimento basati sull’IA per migliorare le competenze dei dipendenti.
  8. Ricerca e Sviluppo: nell’R&D, posso accelerare la ricerca analizzando grandi quantità di letteratura scientifica e brevetti, generando nuove idee o identificando potenziali aree di innovazione”.

MC “Fai davvero un sacco di cose. Molti temono che ruberai il lavoro agli esseri umani. È così?”

ChatGPT: “Questa è una domanda molto importante e complessa. L’impatto dell’intelligenza artificiale sul mercato del lavoro è un argomento di grande dibattito. L’intelligenza artificiale offre strumenti potenti e può portare a significativi miglioramenti in termini di efficienza e automazione dei processi. Tuttavia, è importante riconoscere i limiti e le peculiarità dell’IA rispetto alle capacità umane.

  1. Complementarità Piuttosto che Sostituzione: l’IA funziona al meglio quando viene utilizzata per complementare e potenziare le capacità umane, piuttosto che cercare di sostituirle completamente. Gli esseri umani possiedono creatività, empatia, giudizio critico e la capacità di gestire l’ambiguità in modi che l’IA non può replicare.
  2. Questioni Etiche e di Fiducia: i clienti e i dipendenti si fidano e si relazionano meglio con gli esseri umani, soprattutto in situazioni complesse o sensibili. Mantenere un’equilibrata collaborazione uomo-macchina può migliorare la fiducia e l’accettazione da parte degli stakeholder.
  3. Gestione del Cambiamento e Impatto Sociale: è importante considerare l’impatto sociale dell’automazione eccessiva. Le aziende hanno una responsabilità sociale di gestire il cambiamento in modo etico, che include la riqualificazione dei lavoratori e la gestione delle transizioni di carriera.
  4. Innovazione e Creatività Umana: molte delle migliori innovazioni emergono dall’interazione umana e dalla collaborazione. La creatività e l’innovazione spesso richiedono un’intuizione umana che attualmente l’IA non può fornire.
  5. Limiti dell’IA: mentre l’IA è straordinariamente potente in certi ambiti, ha anche limiti, specialmente in situazioni non strutturate o che richiedono comprensione contestuale profonda. Le decisioni complesse e le sfide imprevedibili spesso richiedono il discernimento umano.

In conclusione, incoraggio un approccio bilanciato all’IA, uno che valorizzi le uniche capacità umane e utilizzi l’IA come uno strumento per migliorare, piuttosto che sostituire, il lavoro umano”.
MC “L’IA aprirà anche nuove opportunità di mercato per le aziende?”
ChatGPT: “Certamente. L’intelligenza artificiale sta aprendo una varietà di nuove opportunità di mercato in diversi settori. Ecco alcuni esempi significativi:

  1. Assistenza Sanitaria Personalizzata: l’IA può analizzare enormi quantità di dati sanitari per fornire diagnosi più accurate, piani di trattamento personalizzati e monitoraggio della salute in tempo reale. Questo include lo sviluppo di terapie personalizzate basate sulla genetica e l’analisi di immagini mediche.
  2. Automazione Industriale e Robotica: l’uso dell’IA in automazione industriale e robotica sta trasformando la manifattura, consentendo una produzione più efficiente, flessibile e personalizzata, e creando opportunità per nuovi tipi di servizi e prodotti.
  3. Servizi Finanziari Intelligenti: l’IA sta rivoluzionando il settore finanziario attraverso algoritmi di trading ad alta frequenza, gestione personalizzata del patrimonio, prevenzione delle frodi e analisi predittiva per i prestiti e il credito.
  4. Veicoli Autonomi e Mobilità Intelligente: lo sviluppo di veicoli autonomi e sistemi di trasporto intelligenti sta creando nuove opportunità nel campo della mobilità, dalla riduzione degli incidenti stradali all’ottimizzazione del traffico e ai nuovi modelli di business come i servizi di mobilità come servizio (MaaS).
  5. Agricoltura di Precisione: l’AI in agricoltura può aumentare l’efficienza attraverso la gestione predittiva delle colture, l’analisi dei dati satellitari per il monitoraggio delle condizioni dei campi e la robotica per l’automazione delle operazioni agricole.
  6. Energia e Sostenibilità: l’IA può ottimizzare l’uso delle risorse energetiche, migliorare l’efficienza delle energie rinnovabili e contribuire allo sviluppo di soluzioni più sostenibili per la gestione delle risorse naturali.
  7. E-commerce Personalizzato: nel settore dell’e-commerce, l’IA può fornire esperienze di acquisto personalizzate, migliorare la logistica e la gestione delle scorte, e offrire servizi di assistenza clienti avanzati.
  8. Intrattenimento e Media: l’IA sta trasformando l’intrattenimento e i media con la personalizzazione dei contenuti, la creazione di effetti visivi avanzati e la generazione automatica di contenuti, come musica, testi e sceneggiature.
  9. Sicurezza e Sorveglianza: l’applicazione dell’IA nella sicurezza e nella sorveglianza include il riconoscimento facciale, l’analisi delle immagini di sorveglianza e la rilevazione delle minacce in tempo reale.
  10. Educazione e Formazione: l’IA può personalizzare l’esperienza di apprendimento, fornire tutoraggio intelligente e assistere nella progettazione di materiali didattici innovativi.

Queste opportunità rappresentano solo una parte del potenziale dell’IA. Man mano che la tecnologia si evolve, è probabile che emergano nuove applicazioni e mercati, spingendo ulteriormente i confini dell’innovazione”.

MC “Fai davvero un sacco di cose, in azienda. Ma… prendi anche il caffè?”.

ChatGPT: “Ah, una domanda interessante! Come intelligenza artificiale, non ho la capacità di gustare o consumare cibo o bevande, incluso il caffè. Sono qui per fornire informazioni e assistenza, ma lascio il piacere del caffè agli esseri umani! Se hai altre curiosità o domande, sono qui per rispondere”.

In conclusione

Insomma, l’IA è pronta ad entrare in azienda e lavorare con noi. E noi, lo siamo? La sfida del presente è sfruttare al massimo il potenziale di questi sistemi nei confini della legalità e nel rispetto dell’etica. Se ci riusciremo, avremo cavalcato la più grande opportunità tecnologica dall’invenzione del web. Non lasciamocela sfuggire!


Quale futuro per la tracciabilità dei dati?

Negli ultimi mesi, i garanti della privacy europei sembrano aver dichiarato guerra ai sistemi di tracciamento che consentono di monitorare i risultati delle attività digitali. In particolare, a Google Analytics, la piattaforma di analisi che permette di analizzare le visite ai siti web, secondo alcune interpretazioni violerebbe il GDPR (Regolamento Europeo per la Tutela dei Dati personali).

Il Regolamento, è bene ricordarlo, riguarda anche le imprese svizzere perché si concentra sull’utente che naviga il sito. Quindi se un’azienda australiana, svizzera o canadese fa una campagna di web marketing in cui tratta dati di cittadini UE, è soggetta al GDPR quanto un’azienda italiana, francese o tedesca. Le imprese ticinesi sono particolarmente coinvolte, perché la maggioranza di esse (in particolare quelle legate ad accoglienza e turismo) si rivolge anche al pubblico italiano. Ed è proprio l’Italia ad essere tra i maggiori protagonisti di questa vicenda, che rischia di destabilizzare molte attività digitali già in corso e rendere decisamente più complesse quelle a venire.

Ma cosa è successo esattamente? Ecco una breve analisi. Il 9 giugno scorso il garante della Privacy Italiano ha emesso un provvedimento con cui sembra considerare illegale Google Analytics. La pietra dello scandalo è la denuncia contro una nota società che pubblica contenuti editoriali sul web, “rea” di aver raccolto e trasferito i suoi dati a Google LLC “in assenza delle garanzie previste dal capo V del GDPR”. Si tratta del paragrafo che disciplina i trasferimenti di dati verso “Paesi terzi” ovvero al di fuori dello spazio economico europeo: in sintesi, sono ammessi solo se il Paese ricevente garantisce un livello di protezione adeguato a quello europeo. I Paesi considerati conformi al GDPR sono elencati in una lista ufficiale, che include anche la Svizzera. Ma, incredibile a dirsi, gli USA sono considerati “non adeguati”. La patria delle più importanti aziende digitali attive a livello globale, da cui sono partite le maggiori innovazioni, non è più considerata compliant dal 16 luglio 2020, quando, con la sentenza Schrems II, la Corte di Giustizia Europea ha dichiarato invalido l’accordo Privacy Shield che regolamentava il traffico di dati tra Europa e Stati Uniti. L’accordo, in vigore dal 2016, succedeva a Safe Harbour, a sua volta affossato nel 2015 in seguito alla sentenza Schrems I.

Cosa ha portato a una decisione così radicale? Le leggi statunitensi, in primis il Patriot Act, concedono ampia discrezionalità alle agenzie di intelligence, come CIA, NSA o FBI: in caso di sospetta minaccia per la sicurezza nazionale, possono esaminare i dati contenuti nei server di qualunque azienda che abbia sede negli Stati Uniti, anche se appartengono a cittadini stranieri, e senza autorizzazione da parte di un tribunale. Questo, in teoria, significherebbe avere accesso a informazioni molto delicate, come lo stato di salute, l’orientamento sessuale o politico, il credo religioso, ma anche abitudini alimentari, situazione sentimentale, genitorialità, ecc.. L’apprensione di Bruxelles è comprensibile: il Patriot Act è stato duramente contestato anche in patria, e per questo “addolcito” nel corso degli anni, ma senza scardinare i punti più controversi.

Questa situazione ha portato a uno stallo geopolitico che dura da due anni. La soluzione sembra ancora lontana, nonostante l’“accordo di principio” ottimisticamente annunciato la scorsa primavera da Joe Biden e Ursula Von Der Leyen.

In questo contesto, la decisione dei garanti europei sembra voler spingere al raggiungimento di un’intesa. A farne le spese è però l’intera economia digitale, a cominciare proprio dalle Big Tech. Già lo scorso febbraio, Meta (nuovo nome della holding che include Facebook e Instagram) aveva scritto un’accorata lettera alla Sec, l’autorità statunitense di vigilanza per il mercato e la borsa valori, lamentando che in assenza di una nuova regolamentazione per il flusso dei dati tra Europa e Stati Uniti, «non saremo più in grado di offrire alcuni dei nostri prodotti e servizi più importanti, compresi Facebook e Instagram in Europa, fatto che influirebbe materialmente e negativamente sulla nostra attività, sulla nostra condizione finanziaria e sui risultati delle nostre operazioni» (frase riportata da varie fonti stampa tra cui il noto blog di tecnologia Mashable).

Google non è rimasto a guardare. Consapevole che la piattaforma Google Analytics presentava dei limiti tecnici per la compliance al GDPR, ha lavorato al rilascio di una nuova versione, completamente rinnovata e potenziata, pronta per essere compliant: Google Analytics 4. La nuova release, se correttamente configurata, permetterebbe di continuare le attività di tracciamento nel rispetto della normativa. Ma solo se viene raggiunto un accordo politico tra Washington e Bruxelles: se non fosse così, il mero utilizzo di piattaforme e software Made in USA che comportano passaggio di dati a server sul territorio statunitense potrebbe diventare passibile di sanzione. Quindi non solo Google Analytics: il problema si porrebbe anche, a titolo d’esempio, per gli spazi cloud come Google Drive, Dropbox, Microsoft One Drive; per soluzioni di marketing automation come Hubspot; per programmi di messaggistica come Whatsapp; e per tutti i social media, incluso Linkedin!

Un bel problema per chiunque lavori o promuova la sua attività attraverso il Web. Le Big Tech statunitensi hanno conquistato una posizione di mercato pressoché dominante e la loro adozione diventa una specie di scelta obbligata, dal momento che non esistono competitor europei in grado di tenergli testa. Come alternativa a Google Analytics viene spesso citato Matomo, software di tracciamento tedesco che è stato indicato come possibile alternativa anche dal severissimo CNIL, il garante francese. Un ottimo strumento, indubbiamente, ma che non può eguagliare la potenza di fuoco di una suite di strumenti digitali creata da una delle tech companies più potenti del pianeta.

Quindi, cosa fare? La soluzione non è certamente tornare a penna e calamaio. Possiamo invece vedere in questa complessa situazione un’opportunità: se non abbiamo ancora iniziato a rivedere i nostri processi digitali in funzione della nLPD e del GDPR, è arrivato il momento di farlo. Soprattutto se il nostro mercato trascende i confini svizzeri. Si tratta di un cambiamento da non sottovalutare: non si tratta di inserire un banner sul sito ma di rivedere completamente i metodi di raccolta e trattamento dati online e offline. Un percorso in cui è meglio farsi affiancare da un legale specializzato in materia, e in cui tutta l’azienda deve sentirsi pienamente coinvolta. Le decisioni in materia non potranno più essere delegate interamente a terzi (per esempio, le web agency) ma andranno prese intorno ai tavoli aziendali. Anche per questa ragione, la formazione sui temi del digitale deve diventare una priorità: per prendere le decisioni giuste, è indispensabile una conoscenza approfondita della materia. Una conoscenza vista però dalla parte dell’impresa, che trascende i tecnicismi e si concentra maggiormente sugli aspetti strategici, organizzativi e anche legali, oltre che sulle opportunità di mercato.


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Articolo a cura di Manuela Cuadrado, Account Manager Breva Digital Communication Sagl

QR-fattura: cosa sapere e come procedere

A partire dal 1º ottobre 2022 le polizze di versamento rosse e arancioni (PV/PVR) saranno solo un ricordo. Ecco un’informativa sulla QR-fattura e su cosa comporta questo passaggio per emittenti e destinatari di fatture.

La nuova QR-fattura è stata introdotta a livello nazionale già a giugno 2020 e, da allora, può essere utilizzata parallelamente alle polizze di versamento classiche. Questo periodo transitorio terminerà il 30 settembre 2022. In seguito, sarà possibile pagare solo con la QR-fattura.

Come emittenti di fattura, avete già adottato tutte le misure necessarie per il passaggio? Sapete a cosa dovreste fare attenzione in qualità di destinatari della fattura?

Ecco le informazioni più importanti relative alla QR-fattura e al passaggio a questa soluzione.

LINK al sito di Postfinace: https://www.postfinance.ch/it/tema/scelta/fattura-qr.html

Fonte dell’articolo: Postfinance.ch

Digitalizzare per arginare la recessione a collo di bottiglia

La guerra in Ucraina e la pandemia hanno compromesso massicciamente le supply chain e la situazione si è acutizzata con le recenti misure di contenimento del virus introdotte dalla Cina. Una cosa può aiutare: la digitalizzazione.

La “trasformazione digitale” è da anni un grande tema dell’economia. Per rimanere competitivi è necessario focalizzare gli investimenti digitali in risposta alle esigenze in continua evoluzione dei clienti. Molte aziende in tutto il mondo hanno già avviato la digitalizzazione della loro struttura, ma la pandemia ha evidenziato chiaramente la necessità di ulteriori sviluppi.

Come se ciò non bastasse, la guerra in Ucraina sta causando nuove massicce interruzioni delle supply chain internazionali. Le aziende sono quindi chiamate a prendere provvedimenti per disinnescare la situazione. Un mezzo efficace è sicuramente quello di individuare partnership commerciali alternative, cercando nuovi fornitori, mercati o clienti alternativi così come nuovi fornitori di servizi di trasporto e logistica.

Trasparenza della supply chain

Una vera soluzione a lungo termine, tuttavia, si trova soprattutto nella trasparenza: quanto più un’azienda è a conoscenza della disponibilità, delle condizioni e della posizione delle merci ordinate, tanto più tempestivamente può reagire a nuovi rischi e ad eventi imprevisti.

Il vero mezzo per aumentare realmente la trasparenza della catena di approvvigionamento è la digitalizzazione, che consente la trasmissione in tempo reale e la registrazione automatica delle informazioni relative allo stato delle consegne. Gli algoritmi predittivi supportano la pianificazione e il controllo delle catene di approvvigionamento o, nel caso di eventuali deviazioni dai propri piani, l’identificazione e l’implementazione di alternative.

Pertanto, le tecnologie più familiari di altri settori devono essere applicate anche alla logistica: parliamo di big data e predictive analytics nonché di algoritmi per il machine learning e l’intelligenza artificiale al fine di costruire modelli predittivi capaci di ottimizzare produzione e distribuzione o di prevedere disservizi lungo la filiera (con la possibilità di intervenire tempestivamente per prevenirli), di realtà virtuale e atavar digitali non solo per la simulazione di crisi ma anche quale strumento per la formazione o per abilitare interventi di manutenzione da remoto, di robot da magazzino e di sistemi automatizzati per i processi di stoccaggio, così come di interfacce di programmazione di applicazioni (API) per la condivisione delle informazioni raccolte con i vari partner della filiera. In questo contesto, e a garanzia della sicurezza, dell’inalterabilità e dell’univocità delle informazioni, ad acquisire sempre maggiore strategicità è la blockchain, che permette altresì di tracciare la trasformazione e il trasporto di materie prime, lavorati e prodotti finiti lungo tutta la supply chain.

Per consentire questo tipo di collegamento in rete, la tecnologia dei sensori è di fondamentale importanza. Solo grazie ad essa è possibile registrare e trasmettere la posizione, lo stato, i movimenti e persino il rumore delle merci: questa è la base per l’applicazione dell’Internet delle cose (IoT). Per essere efficiente, l’elaborazione di questa immensa quantità di dati dei sensori deve essere effettuata dal cloud computing.

Il 5G è di grande importanza

Lo sviluppo verso catene di fornitura digitalizzate può essere notevolmente accelerato dall’introduzione del 5G. Questa potente rete mobile, che esiste dal 2019, consente una trasmissione dei dati significativamente più veloce. Ciò è di particolare importanza per l’IoT, perché i dati possono circolare più rapidamente non solo all’interno dell’azienda, ma anche e soprattutto all’interno dell’intera catena di approvvigionamento.

Secondo il Diplomatic Council, un think tank delle Nazioni Unite, il successo della digitalizzazione della supply chain di Tesla potrebbe servire da modello: il produttore di auto elettriche ha infatti reso il suo software così flessibile di fronte alla crisi globale dei chip che le auto con chip diversi e altri componenti più grandi possono essere prodotte ad hoc a seconda della disponibilità del materiale.

Allo stesso tempo, il think tank delle Nazioni Unite avverte che le carenze globali di approvvigionamento e di materiali continueranno ad aumentare. È probabile che si verifichi una carenza dei prodotti più semplici, come alcune viti o parti in plastica, con conseguenti difficoltà per ampi settori dell’ingegneria meccanica e dell’impiantistica. Senza una digitalizzazione coerente, queste sfide non potranno essere superate.

In sostanza, con la guerra in Ucraina, le sanzioni internazionali nei confronti della Russia e la politica “zero Covid” della Cina, l’economia mondiale si trova ora in una sorta di recessione a collo di bottiglia.

Blocchi in Cina, IA e realtà virtuale

La Cina è un importante fornitore di chip, alluminio, prodotti chimici e materie prime come le terre rare e dispone del principale snodo planetario delle navi portacontainer (Shanghai). La sua politica di isolamento e di chiusure regionali hanno esacerbato le strozzature esistenti, congestionato il già trafficato scalo marittimo e in sostanza scatenato una nuova ondata di caos sulle catene di approvvigionamento a livello globale. Se la situazione dovesse persistere e si dovessero verificare ulteriori blocchi regionali, importanti supply chain internazionali potrebbero essere paralizzate.

È proprio in questo contesto che possono entrare in gioco le tecnologie dell’intelligenza artificiale e della realtà virtuale: grazie all’analisi dei big data corrispondenti, è possibile anticipare le tendenze e simulare possibili scenari non solo su come si svilupperà la crisi, ma anche allo scopo di prevedere la domanda e di conseguenza adeguare l’allocazione degli asset. Così facendo, le aziende avranno a disposizione piani d’azione alternativi e saranno in grado di ottimizzare i vari processi che alimentano la filiera.

Dal Ticino all’Intelligenza Artificiale: ecco Visium

Abbiamo intervistato Matteo Togninalli, Chief Operating Officer di Visium SA

La parola a Matteo Togninalli, figlio del nostro territorio e, ormai, imprenditore di successo nel mondo. Come è nato questo percorso? Un sogno partito alla grande già dal Ticino? Una passione da sempre?

Da sempre, mi sono appassionato per le scienze e la tecnologia. Al momento del liceo, ho cominciato ad interessarmi all’imprenditoria: era infatti uno dei migliori modi per facilmente diffondere nuovi progressi tecnici. Questa realizzazione fu anche il motivo che mi ha spinto verso il politecnico. La passione per le startup è poi sbocciata ai primi contatti con il mondo universitario, dopo aver partecipato a vari eventi sul campus. Fondare e far crescere una ditta è quindi diventata un’evidenza e sapevo che sarebbe stato il mio percorso dopo gli studi.

“Rendere l’Intelligenza Artificiale accessibile a tutti”, visione e/o missione della sua azienda?

Matteo Togninalli

Esattamente, Visium sviluppa programmi di intelligenza artificiale su misura per le imprese. Dal mio primo contatto con questa tecnologia, mi sono reso conto del suo enorme potenziale per gran parte delle attività economiche. Il problema è che, fino al 2016, rimaneva principalmente nelle mani delle grandi industrie internet (GAFAM) o dei laboratori universitari. Quando, durante una cena a Zurigo, Alen mi ha parlato della sua idea di renderla accessibile al resto delle imprese attraverso servizi e prodotti, mi sono immediatamente entusiasmato. Abbiamo quindi cominciato a lavorare su Visium, con l’obiettivo di creare un nuovo attore svizzero ed europeo che possa rispondere a questo bisogno sempre più marcato.

Quali i percorsi di ricerca e i successi che l’hanno resa più soddisfatto e creato sempre nuovi entusiasmi?

Il percorso di studi è stato senz’altro un momento meraviglioso. L’EPFL mi ha offerto la possibilità di soggiornare a due riprese negli Stati Uniti, dove, oltre che a legare amicizie per la vita, ho potuto osservare e prendere ispirazione dalla mentalità “can-do” americana, specie nel mondo imprenditore. Svolgere la mia tesi di master a Stanford, nel cuore della Silicon Valley, è stata la più grande opportunità che ho avuto e mi ha fortemente marcato, in particolare per le mie avventure imprenditori. In seguito, durante il dottorato, l’ETHZ mi ha permesso di viaggiare a grandi conferenze di machine learning attraverso il mondo, dove ho potuto scambiare idee con brillanti ricercatori e prendere ispirazioni per nuovi approcci tecnici. Ultimamente, poter capire le specificità di diverse industrie grazie ai progetti con i nostri clienti è affascinante. Sono quindi le discussioni e gli scambi con altre persone che mi ispirano e continuano a farlo: c’è così tanto da imparare!

Sinergie con grandi aziende e sinergie con piccole aziende. Come progettare a misura, tenendo conto del costo dell’investimento e traducendolo in successo. Quali parametri di analisi dovrebbe affrontare un’azienda per verificare la propria posizione sul mercato? A chi si rivolge Visium?

Investire in progetti di intelligenza artificiale porta sempre dei ritorni. Noi li classifichiamo in ritorno misurabile (il valore aggiunto economico), ritorno strategico (benefici legati agli obiettivi strategici e competitivi della ditta) e il ritorno in capacità (legato alla maturità tecnologica e IA dell’impresa). Anche se a volte i ritorni economici di un progetto di IA non appaiono da subito, gli altri benefici sono sempre sinonimi di progresso immediato per la ditta. Da Visium, abbiamo cominciato a lavorare con piccole e medie imprese e ora accompagniamo principalmente grandi multinazionali per imperativi di crescita. Il nostro obiettivo essendo di democratizzare l’accesso all’IA, stiamo reinvestendo i benefici per sviluppare una serie di prodotti generali e finanziariamente accessibili a tutte le imprese. Per esempio, stiamo per lanciare SalesHunter, un programma che permette ai rappresentanti di vendita di sapere quali prodotti raccomandare ai loro clienti per aumentare le loro vendite.

Dal Ticino, all’America, a Zurigo per formare un team vincente. Quali consigli e caratteristiche per i nuovi imprenditori del futuro? I know-how per questo settore? Come scegliere i compagni di viaggio (soci, collaboratori, …)?

Lanciare una ditta nel mondo informatico non è mai stato così semplice e poco costoso: le risorse abbondano e ci sono migliaia di buone idee. Quello che ci vuole, è il coraggio di lanciarsi. E spesso, è molto più facile trovare questo coraggio quando non si è soli. Sono infatti immensamente grato ad Alen e Timon, con cui continuiamo a motivarci dopo quasi 4 anni, perché sarebbe impossibile altrimenti. Quello che conta per un buon cofondatore, è trovare persone che hanno la stessa etica del lavoro e la convinzione di potercela fare, possibilmente con talenti complementari. Per i collaboratori invece, è molto importante ingaggiare persone che credano nella visione ditta e che non si scoraggeranno alle prime difficoltà. Da noi, questa qualità prevale sulle altre al momento di scegliere i candidati.

Visium è ubicata presso l’Innovation Park a Losanna e presso il Technopark a Zurigo; e mira a raggiungere i 100 collaboratori entro il 2022. Quale panorama si immagina ancora per la vostra azienda?

Vogliamo rendere Visium un vero attore internazionale nel mondo dell’IA. Sarebbe l’occasione perfetta di rimettere la Svizzera e l’Europa sulla mappa mondiale dell’IA e delle tecnologie dell’informazione, attualmente dominata dagli Stati Uniti e dalla Cina. Per fare questo, spingiamo lo sviluppo dei nostri prodotti, più facilmente esportabili, e stiamo iniziando altre collaborazioni a livello europeo.

Fuori e dentro casa: una giornata “smart”

Il neologismo Internet delle cose (IoT, acronimo dell’inglese “Internet of things”) fa riferimento all’estensione di Internet al mondo degli oggetti e dei luoghi concreti. Concetto che, fino a poco tempo fa, poteva apparire la trama avvincente di un film futuristico, oggi è invece una realtà concreta in continua evoluzione.
Cosa significa – nello specifico – vivere una giornata smart?

Possiamo incrementare le prestazioni e usufruire delle possibilità offerte dai diversi strumenti che abbiamo in uso, ottimizzando i consumi e permettendo l’integrazione di diverse funzioni interessanti che rendono la nostra vita, più “vita”.
Stare a casa, spostarsi, essere in azienda, sulla strada, in città o in un altro Paese… abbiamo oggi la possibilità di gestire al meglio i nostri progetti e i nostri itinerari.

Abbiamo riflettuto su questo tema e sulle sue numerose sfaccettature durante il webinar del 29 settembre scorso, organizzato dalla Cc-Ti in collaborazione con Swisscom, a cui sono intervenuti Luca Albertoni, Direttore Cc-Ti; Carmen Lüthi, Formatrice Swisscom Academy; Massimo Redigolo, Head of sales autoSense e Marco Doninelli, Direttore UPSA Ticino.

Nella quotidianità…

Con l’espressione “casa smart” si fa riferimento ad un’abitazione interconnessa, il cui scopo è rendere più facile, piacevole e sicura la vita di chi vi abita.

Grazie ad una singola applicazione per smartphone e alla rete di dispositivi connessi al router tramite WiFi capaci di raccogliere, analizzare e condividere determinate informazioni è per esempio possibile accendere/spegnere luci e apparecchi elettronici, attivare e controllare impianti di sicurezza, monitorare e interagire con il proprio animale domestico, il tutto automaticamente o a distanza in qualsiasi momento con un semplice click.

…per gli spostamenti in auto

La tecnologia (come quella di Swisscom) non si limita però esclusivamente al pacchetto “smart home”, ma con la collaborazione di autoSense (ad esempio) si passa al mondo delle quattro ruote.

autoSense, infatti, fornisce i dati necessari per la creazione di una serie di servizi e vantaggi a favore degli automobilisti. Tra questi, per esempio, la possibilità di usufruire all’interno della vettura della stessa funzione WiFi di cui disponiamo a casa (senza più dover ricorrere all’attivazione dell’Hotspots), la facoltà di gestire in autonomia un diario di bordo digitale o quella di restare in contatto 7/24 con il proprio garage di fiducia che è a conoscenza di tutte le informazioni utili riguardo al veicolo anche in caso di soccorso.
In associazione con l’app Easypark, disponibile in tutta Europa e in 600 città svizzere, è inoltre possibile pagare il parcheggio con il cellulare soltanto per il tempo di sosta realmente sfruttato.

Focus sul settore automobilistico

Rispetto a qualche anno fa la scelta dell’automobile in merito all’aspetto della produzione si è notevolmente ampliata: non più solo benzina o diesel ma anche gas, ibride mild, full o plug-in ed elettriche a batteria o idrogeno. I fattori determinati da considerare al momento dell’acquisto sono molteplici come, per esempio, il numero di km percorsi giornalmente, la possibilità di cui si dispone per fare rifornimento e l’importo che si è pronti a spendere.

Oggigiorno l’elettronica non è più solo al servizio della meccanica nel processo di costruzione dei veicoli ma anche nell’ideazione e progettazione dei software.
E se è vero che al momento la vendita online di vetture rimane poco diffusa a causa della complessità del processo di configurazione, essa verrà agevolata in misura sempre maggiore dalla tendenza a costruire autoveicoli forniti di tutto (sensori, sistemi elettronici, ecc.) con la possibilità per l’acquirente di comprare e attivare comodamente dal proprio domicilio tramite un portatile i servizi che desidera.

La vettura interconnessa

Molteplici sono le applicazioni che attualmente abbiamo a disposizione per gestire da remoto l’automobile. Esse ci consentono di localizzare in qualsiasi momento la vettura, di controllarne lo stato (olio, freni, pneumatici, livello batteria, ecc.) ed eventuali malfunzionamenti (con la relativa organizzazione di servizi di manutenzione) così come di inviare a distanza dei comandi. Si stanno inoltre sviluppando delle app che permetteranno di fare diagnosi a lungo raggio (sulla base, per esempio, dei rumori prodotti dal veicolo) o valutazioni immediate di danni in caso di incidente. Si prevede poi che entro i prossimi due anni lo smartphone rimpiazzerà la chiave di accensione e che in un futuro prossimo l’automobile elettrica fungerà da accumulatore di energia per l’economia domestica. Riguardo al raggiungimento del livello sei della guida autonoma si stima invece – anche in virtù di ragioni giuridiche oltre che tecniche – un’attesa di ancora una ventina d’anni.

Informazioni utili da condividere nelle riflessioni strategiche anche per una PMI o un’azienda che deve gestire il proprio parco veicoli.

Una questione di energia

La necessità dell’approvvigionamento energetico è oggi un argomento da tenere in considerazione.
L’energia serve ad alimentare gli strumenti che utilizziamo nella nostra quotidianità (a livello professionale e personale), resi sempre più performanti ed efficaci, grazie al progresso tecnologico.
Occorre dunque che le discussioni sulle tematiche dell’energia siano condotte con riflessioni che inglobino le diverse forme di produzioni energetiche possibili, senza dimenticare il contesto.


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– Leggi gli articoli Cc-Ti sul tema “energia

Le criptovalute al servizio dell’imprenditore

Non ci sono più dubbi che le criptovalute, le valute digitali emesse tramite la tecnologia blockchain, sono un fenomeno destinato a rimanere nel tempo.

In sempre più Paesi i legislatori hanno sancito le regole per l’emissione e la custodia di criptovalute; imprese del calibro di Tesla, Square e Space X hanno pubblicamente annunciato di detenere bitcoin nelle loro tesorerie e praticamente tutti gli Stati si stanno preparando all’emissione delle Central Banks Digital Currencies, ovvero le criptovalute emesse dalle banche centrali. In questo contesto sempre più imprenditori stanno scoprendo l’uso delle criptovalute per la propria attività. In questo contributo vogliamo spiegare come, anche grazie a degli esempi concreti.

Pagamento in criptovalute

Il numero di società che accettano pagamento in criptovalute continua a crescere, anche in Svizzera. Non vi è soltanto il Cantone Ticino, che ad aprile ha deciso di lanciare un progetto pilota per l’accettazione di pagamenti in bitcoin, ma anche imprese storiche, come il Grand Hotel Dolder di Zurigo, i colossi dell’e-commerce quali Digitec e Galaxus, casse malati come Atupri, rivenditori di automobili del calibro di Kessel fino ad arrivare a bar, ristoranti, macellerie, fioristi e persino studi legali. Il motivo di questa decisione è semplice: il pagamento in criptovalute è immediato e con (potenziali) costi minori rispetto a quelli generati da sistemi quali PayPal o le carte di credito, con la rosea prospettiva di abbassare ulteriormente questi costi grazie ai prossimi accorgimenti tecnici, che permetteranno anche di ridurre il consumo energetico di queste valute. Inoltre, vi sono sempre più persone che hanno una parte importante del loro patrimonio in criptovaluta e preferiscono “spendere” direttamente queste valute invece di doverle prima cambiare in denaro con corso legale. Offrire il pagamento in critpovalute permette dunque di attrarre un nuovo tipo di clientela.

Gamification del rapporto con il cliente

La gamification è quel processo che utilizza meccanismi tipici del gioco per rendere gli utenti o i potenziali clienti partecipi delle attività dell’impresa e interessarli ai servizi offerti. Tramite un token (così è chiamata una criptovaluta emessa da un terzo) un’impresa può creare un processo di gamification con il suo potenziale cliente per invogliarlo a utilizzare i propri servizi. Ad esempio, Yuh, la piattaforma finanziaria creata in joint venture da Swissquote e Postfinance, usa un token chiamato Swissqoin per remunerare le azioni svolte da propri utenti (un pagamento, un investimento, l’introduzione di nuovi clienti). Più il cliente è attivo, maggiore è il numero di token che riceve. I token sono comunque limitati in numero e dunque gli utenti più attivi avranno un vantaggio maggiore rispetto agli altri. Per dare un valore al token la società investe parte dei suoi ricavi nello Swissqoin, generando così un guadagno per i suoi utenti. Un altro esempio dell’uso dei token è quello della Città di Lugano con il LVGA token. Invece di concedere uno sconto ai titolari della Lugano Card, come fatto in passato, la città paga l’importo dello sconto in LVGA token, di fatto un token coperto in rapporto 1:1 con il franco. L’interesse della città di Lugano per questa pratica? In questo modo i vantaggi concessi ai detentori della Lugano Card possono essere spesi solo all’interno del circuito e non, ad esempio, all’estero. Questi sono solo due esempi, ma se ne possono immaginare a centinaia.

Corporate governance e finanziamento dell’impresa

La maggiore innovazione portata dalle criptovalute è probabilmente la possibilità di tokenizzare le azioni della propria società (dunque invece di avere le azioni in formato cartaceo possederle in formato digitale). La grande innovazione è la possibilità di automatizzare tutto il processo di governance dell’impresa (votazioni in assemblea, aumenti di capitale sociale, ecc..). Già oggi esistono diverse piattaforme che permettono alle società di digitalizzare la propria governace, permettendo non soltanto un risparmio di tempo, ma anche una maggiore certezza e garanzia delle decisioni prese, che sono registrate sulla blockchain, conferendo agli azionisti e agli organi un portale che permette di avere una visione generale sulle attività svolte dalla società fornendo un’importante trasparenza sulla governance societaria. Le azioni tokenizzate permettono poi alla società di raccogliere capitali tramite i mercati decentralizzati, delle vere e proprie borse gestite non da persone ma da algoritmi, che ne garantiscono il corretto funzionamento. La differenza tra questo tipo di quotazione e quella tradizione risiede nell’enorme risparmio di tempo e denaro che la quotazione in un mercato decentralizzato richiede. Se solo società ben strutturate e disposte a spendere centinaia di migliaia di franchi possono permettersi di entrare nella borsa ordinaria, la quotazione alle borse decentralizzate è alla portata di tutti e necessità solo della pubblicazione di un adeguato prospetto. Non vi sono spese da pagare, poiché si usa un algoritmo e non una borsa regolata, e non è necessario l’intervento di una banca d’affari, concedendo così a tutti la possibilità di quotare le proprie azioni e finanziare la propria impresa. È la democratizzazione della finanza, che è uno degli scopi del movimento legato alle criptovalute. Si tratta chiaramente di un mercato ancora giovane, con i rischi tipici di questa tecnologia, ma che con una liquidità di 140 miliardi di dollari non ha nulla da invidiare ai mercati tradizionali.

Automatizzazione dei processi

Le criptovalute sono considerate le valute di Internet perché sono completamente digitali e permettono, con estrema facilità e senza necessità di una conoscenza tecnica particolare, di automatizzare i processi aziendali. Questo aspetto delle criptovalute è ancora forse poco visibile, ma molto promettente. I primi esperimenti sono stati fatti con il pagamento da parte senza la necessità di un intervento umano. Ad esempio, se un aereo atterra in ritardo, l’informazione è trasmessa in automatico ad uno smart contract (una regola codificata nella blockcain) che gestisce i pagamenti dovuti a lle persone coinvolte. Un altro esempio è quello del frigorifero intelligente in grado di rilevare che il latte è finito e che ora potrà anche comprarlo autonomamente effettuando il pagamento tramite criptovalute e farlo consegnare a casa. I processi di automatizzazione con le criptovalute sono enormi, quando (non se!) tutti i pagamenti avverranno tramite la tecnologia della blockchain ricordiamo che gli Stati stanno emettendo le loro criptovalute e che pertanto questo fatto sarà reale) si potranno sviluppare algoritmi che in automatico e praticamente in tempo reale eseguiranno la contabilità, la revisione, le dichiarazioni fiscali e tanti altri oneri dell’impresa. Insomma, la blockchain e le criptovalute potranno veramente semplificare di molto la burocrazia che oggi attanaglia gli imprenditori.

L’economia del domani sarà sempre più digitale e le criptovalute avranno un grande ruolo da giocare. Per questo è importante che ogni impresa capisca da subito il loro funzionamento e colga al più presto la potenzialità di questa nuova tecnologia.


Articolo a cura di Lars Schlichting, Avvocato, LL.M., Partner Kellerhals Carrard Lugano SA