Lo spirito vincente nel fare impresa

Internazionalizzazione delle imprese e Swissness sono le due facce di una  stessa medaglia: la costante ricerca della qualità, su tutta la filiera produttiva, che ha reso famoso il “Made in Switzerland” nel mondo. Qualità, innovazione e passione imprenditoriale connotano il “successo svizzero di fare impresa”, a cui sarà dedicata la Giornata dell’export, organizzata dalla Cc-Ti, il 26 aprile al Grand Hotel Villa  Castagnola di Lugano.

La Swissness è qualcosa che va ben  al di là della legge sulla protezione  del marchio elvetico, entrata in vigore nel 2017. È una filosofia aziendale che tende al miglioramento continuo, grazie ad un’attitudine mentale improntata  all’apertura, allo scambio di  competenze ed esperienze e, per  questo, dotata di una spiccata sensibilità  per le mutevoli esigenze del  mercato. È il sapere combinare l’efficacia con l’efficienza, “per fare le cose giuste e farle bene”, come insegnava l’economista Peter Drucker.
Una dimensione del saper fare che con la “Swissness delle menti” investe anche la cultura, la sensibilità e la genialità artistica, di cui è un brillante esempio la fama internazionale di Daniele Finzi Pasca, ospite d’eccezione di questa Giornata dell’export.
Un artista che con la sua compagnia teatrale ha saputo coniugare creatività e imprenditorialità, portando sul palcoscenico del mondo l’estro svizzero. Anche nel campo culturale c’è, dunque, quell’ethos imprenditoriale che ha fatto dello “Swiss made” il sinonimo mondiale di affidabilità, precisione e qualità, che ha portato il nostro Paese ai vertici delle classifiche dell’innovazione e della competitività. Una visione particolare del fare impresa che affonda le sue radici nella storia stessa della Svizzera che, priva di materie prime, ha trovato nella materia grigia, nell’infaticabile sforzo competitivo degli imprenditori, nel loro profondo legame col territorio e con i propri collaboratori, la sua più preziosa risorsa naturale. In un piccolo Paese che vanta una massiccia presenza di multinazionali e un fitto tessuto di PMI, qualità e innovazione nascono spesso dall’ibridazione tra l’industria avanzata e minuscole aziende che hanno conservato quel “saper creare” delle vecchie imprese artigianali, ottenendo così una flessibilità che riesce a calibrarsi con dinamismo sui repentini cambiamenti del mercato. È questa “svizzeritudine” che fa anche da propellente all’internazionalizzazione delle imprese ticinesi e alle loro esportazioni. Ciò ha permesso, negli ultimi anni, al nostro sistema produttivo di reagire tempestivamente alle crisi che riducevano margini di guadagno e quote di mercato, assicurandosi quella qualità che oggi lo ha portato a risultati superiori alla media nazionale e persino a quelli di altri Paesi.
Il Ticino per la sua collocazione geografica di cerniera tra Sud e Nord Europa, per i suoi centri di ricerca di eccellenza mondiale, per l’industria di punta e un 42% di PMI che sono anche aziende esportatrici, ha un’inclinazione naturale verso l’internazionalizzazione della sua economia.

Una vocazione su cui si concentra l’impegno della Cc-Ti che, in collaborazione con Switzerland Global Enterprise (S-GE), sostiene le aziende nella ricerca di nuovi mercati e di nuovi modelli di business. Con gli eventi Paese e le missioni economiche all’estero per far conoscere alle imprese nuovi sbocchi per le esportazioni, con consulenze e percorsi formativi mirati per affrontare anche mercati poco conosciuti. L’export ticinese è in ripresa, con volumi che superano il dato ufficiale dei 6,3 miliardi di franchi all’anno, poiché molte industrie non esportano direttamente, ma da “terzisti” forniscono componenti per prodotti che vengono poi esportati dalle imprese di oltre Gottardo. Le aziende sotto la pressione del franco forte e della recessione che ha investito l’Italia, principale partner commerciale sino a pochi anni fa, hanno saputo diversificare i mercati di riferimento. Se nel 2006 il 22% dell’export era destinato all’Italia, nel 2016 si è scesi al 17%. Oggi il flusso di merci e servizi verso gli altri Paesi europei è salito al 39%, con gli USA ha toccato il 22% e il 16% con l’Asia. Come ricorda Valentina Rossi, Responsabile del Servizio export della Cc-Ti, “la diversificazione dei mercati significa anche più opportunità di business e una nuova crescita imprenditoriale”.

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Dazi su acciaio e alluminio negli USA: linee guida per le aziende svizzere

Gli USA hanno reso noto che, a partire dal 23 marzo 2018, sono stati introdotti nel Paese nuovi dazi all’importazione del 25% per determinati prodotti in acciaio e del 10% per determinati prodotti in alluminio. Le importazioni in Canada, Messico e nell’Unione europea sono, per il momento, escluse dai nuovi dazi. Come scrive la Segreteria di Stato dell’economia SECO sul sito web della Confederazione, le aziende con filiali statunitensi possono richiedere l’esenzione.

In linea di principio i nuovi dazi introdotti dagli USA, per ragioni di sicurezza nazionale, riguardano diversi prodotti in acciaio e in alluminio. Ciononostante la Casa Bianca ha incaricato il Ministero del commercio statunitense di sviluppare la procedura per escludere alcuni prodotti dall’applicazione di queste misure. I dettagli della procedura, nonché i formulari sono disponibili sul sito: U.S. Department of Commerce Announces Steel and Aluminium Tariff Exclusion Process.

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Svizzera: tra apertura di nuovi mercati e misure protezionistiche

Per la Svizzera, fortemente dipendente dall’estero, la conclusione di accordi di libero scambio (ALS) costituisce, assieme all’appartenenza all’OMC e alle relazioni con l’UE, uno dei tre pilastri su cui poggia la sua politica di apertura dei mercati e di agevolazione degli scambi internazionali. All’apertura di nuovi mercati, spinta anche dalla globalizzazione e dalla digitalizzazione, si stanno però contrapponendo correnti e politiche protezionistiche.

 

La Svizzera sta progressivamente estendendo la sua rete di accordi di libero scambio (ALS) e oltre alla Convenzione AELS e all’accordo di libero scambio con l’Unione europea (UE), dispone attualmente di una rete di 28 ALS con 38 partner, a cui a breve se ne aggiungeranno altri due con altrettanti Paesi: l’ALS con la Georgia entrerà infatti in vigore il prossimo 1° maggio mentre l’ALS con le Filippine lo sarà dal 1° giugno.

Gli ALS, in generale, hanno oggi un vasto campo d’applicazione settoriale e contemplano tra l’altro il commercio di prodotti industriali e agricoli, le regole d’origine, le procedure doganali e le agevolazioni degli scambi. Essi favoriscono altresì l’accesso al mercato dei servizi e agli appalti pubblici e garantiscono la protezione della proprietà intellettuale e degli investimenti. Tuttavia, poiché da un lato gli ALS detti “di prima generazione” (ossia quelli conclusi prima del 2000) non sono di così ampia portata e dall’altro i principali concorrenti della piazza economica svizzera hanno nel frattempo anch’essi concluso degli ALS con i partner commerciali del nostro Paese, la Svizzera aggiorna regolarmente questi accordi, negoziando delle revisioni. È il caso attualmente degli ALS con la Turchia, il Messico e Singapore.

Il grande potenziale del ceto medio in crescita nei Paesi emergenti sta spostando l’asse principale dell’economia mondiale verso l’Asia (si stima che nel 2030 due terzi dei consumi del ceto medio si registreranno in questo continente) e, a più lungo termine, anche verso l’Africa e l’America Latina. La Svizzera, assieme all’AELS, si sta già preparando a questo spostamento del baricentro economico del mondo e sul tavolo delle trattative figurano infatti l’ALS con l’Indonesia (il 14° round dei negoziati si è tenuto a Ginevra a fine febbraio – inizio marzo 2018 e il prossimo round è previsto nei prossimi mesi, il che lascia ben sperare sull’esito a breve delle negoziazioni), con l’India, il Vietnam, la Malesia e i Paesi del Mercosur, solo per citarne i principali.

Questi nuovi mercati di riferimento sono però lontani e la necessità di capirli e di superare le specifiche barriere commerciali accresce la complessità degli odierni scambi internazionali. La sfida è resa ancor più ardua dalle correnti e politiche protezionistiche che si stanno rafforzando in tutto il mondo (dai Paesi industrializzati a quelli emergenti), in contrapposizione con la crescente globalizzazione e con l’apertura reciproca dei mercati grazie agli ALS. Secondo i dati del Global Trade Alert, centro di studi indipendente coordinato dall’economista Simon Everett, professore dell’Università di San Gallo, sono migliaia e migliaia le misure protezionistiche adottate dal 2008 ad oggi e a capeggiare la classifica dei Paesi con il maggior numero di misure protezionistiche figurano gli Stati Uniti, seguiti da Germania e India. L’ordine esecutivo “Buy American, hire American” di Trump e l’iniziativa “Make in India” di Modi sono esempi ben noti.

Misure protezionistiche dal 2008 sino ad oggi: non si tratta di un fenomeno nuovo

Fonte: Global Trade Alert, grafico S-GE «Top 10» degli Stati con il maggior numero di misure protezionistiche dal 2008 ad oggi», stato: marzo 2018

 

Seppure non nella “top 10”, anche la Svizzera ha a sua volta adottato un buon numero di misure protezionistiche. Lʼiniziativa “Swissness”, da noi recentemente tematizzata e che esige che ogni prodotto contraddistinto da questo marchio possieda un contenuto locale specifico di alto livello, può essere considerata come un esempio di protezionismo “casalingo”.

Le misure protezionistiche non riguardano però solo il “buy local” e “produce local”, ma spaziano da dazi commerciali all’export, all’import e antidumping sino agli aiuti di Stato, passando dai contingenti e dalle barriere tecniche al commercio sino alle restrizioni sanitarie e fitosanitarie, solo per fare alcuni esempi.

Ecco quindi che le PMI svizzere hanno un’importante carta in mano da giocare, quella dell’ampia rete di ALS e del trattamento preferenziale dei loro prodotti, con possibilità di sgravio dai dazi e da determinate barriere. Constatiamo tuttavia che esse non solo sfruttano poco questa carta, ma non vi prestano sufficiente attenzione. Nel determinare l’origine dei loro prodotti, i reparti export, approvvigionamento, assicurazione qualità, logistica, finanze e la stessa direzione dell’azienda devono collaborare e soprattutto comunicare: quando, ad esempio, il reparto acquisti cambia fornitore a causa di prezzi più elevati (finora il paese d’origine era la Svizzera, ora è la Cina o un paese terzo), anche il reparto vendite deve essere informato poiché cambia verosimilmente anche l’origine della merce. Le variazioni di prezzo e produzione o le oscillazioni del cambio possono comportare variazioni nella determinazione dell’origine e nella capacità di sfruttamento degli ALS. Inoltre, se questi fattori non vengono tenuti in debita considerazione si corre il rischio di redigere dichiarazioni d’origine false, che possono a loro volta portare a pagamenti supplementari di dazi e persino a sanzioni. I responsabili delle esportazioni o gli specialisti del settore devono conoscere, almeno nei punti salienti, gli accordi di libero scambio e le regole da applicare.

Nei Paesi con i quali la Svizzera non ha (ancora) degli ALS e/o nei mercati in cui talune barriere non tariffarie permangono o addirittura vengono reintrodotte a protezione della produzione locale, le PMI svizzere si trovano confrontate con procedure doganali dispendiose, tasse amministrative relativamente elevate oppure complicate formalità per documenti di accompagnamento della merce o ancora norme legate a requisiti tecnici della merce, in relazione ad aspetti quali la produzione, l’imballaggio e l’etichettatura, le condizioni di trasporto, la sicurezza, la salute o lʼecocompatibilità. Le PMI svizzere devono confrontarsi con questi aspetti, chiarire le condizioni quadro e prepararsi per tempo a far fronte a tali barriere nei loro mercati target.

 

Monica Zurfluh, Responsabile S-GE per la Svizzera italiana e Valentina Rossi, Responsabile Servizio Export Cc-Ti

 

 

 

 

 

 

 

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Opportunità nell’industria agricola brasiliana

Seguendo l’attuale trend di Industria 4.0, il settore agricolo brasiliano, che costituisce il 30% del PIL del Paese, si sta digitalizzando sempre più e si stanno creando numerose opportunità per le imprese svizzere con soluzioni e strumenti innovativi.

Con 75 milioni di ettari di terreno dedicati alla produzione agricola e l’8,8% di superfici arabili nel territorio (IBGE, 2017), il Brasile è naturalmente adatto a una produzione agricola su larga scala per diversi raccolti, quali la canna da zucchero, i semi di soia, il grano, i prodotti lattiero-caseari, il caffè e la frutta. Il Brasile è attualmente il terzo maggior produttore agricolo e uno dei maggiori operatori nel sotto-settore dell’allevamento e vanta la seconda maggior produzione di bovini e pollame a livello mondiale.

Nonostante la recessione economica del 2015-16 e la leggera ripresa nel 2017, lo scorso anno, il PIL del settore agricolo brasiliano è cresciuto del 13% (IBGE, 2018), battendo il record nazionale del volume dei raccolti, ed è fiorente grazie all’innovazione. Il Ministero dell’agricoltura brasiliano (MAPA) dichiara che il 67% delle proprietà agricole sta già utilizzando alcuni tipi di tecnologia di precisione ad alto livello (MAPA, 2017). Questo settore economico chiave sta rivoluzionando completamente la propria filiera di produzione investendo nella ricerca e nello sviluppo, nonché in Internet delle cose, Big Data e biotecnologie.

Secondo l’impresa brasiliana di ricerca agricola Embrapa, il Brasile è all’avanguardia per quanto riguarda il trend dell’attività Agribusiness 4.0, specialmente grazie all’introduzione di nuovi processi. Come riferito da McKinsey Consultancy, l’era digitale genererà circa 24 milioni di real brasiliani dall’agricoltura del Paese. I miglioramenti effettuati comprendono anche pratiche e processi di precisione, un utilizzo diffuso di sofisticati sensori di previsione dei cambiamenti climatici e l’implementazione di risorse biologiche e processi rinnovabili…

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Ritorna l’export in pillole con Oltre i confini

Ritorna alla sua terza edizione “Oltre i confini”, la trasmissione in onda su Teleticino in collaborazione con la Cc-Ti e Switzerland Global Enterprise (S-GE). Ogni martedì alle 19.15 gli imprenditori ticinesi si racconteranno alle telecamere di Teleticino e ci faranno entrare nella loro azienda e nel loro quotidiano. Scopriremo le ricchezze economiche del nostro territorio, fatto da PMI che esportano in tutto il mondo e creano ricchezza e benessere al nostro Cantone. L’internazionalizzazione è infatti la chiave del successo della nostra economia che si dimostra estremamente dinamica e rinomata in tutto il mondo grazie anche al modo di fare impresa elvetico. Scopriamolo insieme: vi aspettiamo ogni martedì su Teleticino alle 19.15!

Interessati a rivedere le puntate della scorse edizioni?
Sono disponibili sul sito di Teleticino e Ticinonews

Con la Cc-Ti alla scoperta di nuovi mercati per le nostre imprese

Intervista a cura della Cc-Ti con Valentina Rossi, Responsabile del Servizio Export Cc-Ti

Intenso l’impegno della Cc-Ti per sostenere l’export ticinese e tra le tante iniziative ci sono gli Eventi Paese e le missioni economiche all’estero per far conoscere e facilitare alle nostre imprese l’accesso a nuovi mercati. Dopo l’Egitto, il prossimo Evento Paese sarà dedicato alla Cina, mentre gli obiettivi delle nuove missioni all’estero saranno la regione di Almaty in Kazakistan e Shenzhen in Cina. In occasione della Giornata dell’export del prossimo 26 aprile, abbiamo fatto il punto su questa attività e sugli scambi commerciali con Valentina Rossi, Responsabile del Servizio export della Cc-Ti.

L’export ticinese dopo lo shock dell’abbandono del cambio fisso franco-euro, ha conosciuto un’incoraggiante ripresa. Per il futuro cosa si può prevedere?

“Gli ultimi mesi hanno segnato cifre record per le esportazioni svizzere. Ricordo, infatti, che 2 franchi su 5 sono guadagnati grazie al commercio con l’estero. Siamo quindi molto fiduciosi che anche per il 2018 potremo approfittare del buon andamento della congiuntura economica mondiale. L’export dovrebbe confermarsi come la punta di diamante dell’economia elvetica e ticinese, con il settore chimico-farmaceutico che la fa da padrone. Impulsi positivi, dopo un periodo lungo e difficile, arrivano anche dal settore orologiero che ha registrato cifre incoraggianti”.

Un primo bilancio dell’attività della Cc-Ti nel sostegno alle imprese nella ricerca di nuovi mercati?

“L’impegno della Cc-Ti, e del Servizio Export in particolare, è finalizzato a garantire alle aziende informazioni dirette e di qualità per potersi affacciare su nuovi mercati. Grazie anche alla stretta collaborazione con Switzerland Global Enterprise (S-GE) proponiamo diversi approfondimenti nel corso dell’anno per far conoscere concretamente le opportunità di business tramite l’organizzazione degli Eventi Paese. Sono appuntamenti con un taglio molto pratico che forniscono informazioni essenziali per capire come e se affrontare un mercato estero. Ancora più dirette sono le missioni economiche della Cc-Ti che organizza viaggi in loco e permette agli imprenditori di conoscere sia possibili partner, attraverso degli incontri B2B, sia di toccare con mano le differenti culture e realtà economiche. Recentemente abbiamo accompagnato delegazioni in Iran, in Russia e in Kazakistan, Paesi target dove oggi possiamo contare su solide relazioni. La novità di quest’anno sarà una missione nel mese di novembre nella città di Shenzhen, una delle realtà urbane in maggior crescita in Cina”.

Che riscontro hanno avuto queste iniziative presso gli imprenditori?

“Constatiamo un interesse costante verso queste iniziative e come Cc-Ti siamo dunque spinti a fornire sempre nuovi spunti e momenti di approfondimento così come missioni economiche. Le aziende sono soddisfatte degli Eventi-Paese, poiché hanno la possibilità di conoscere anche nazioni con cui forse non avevano avuto l’intenzione di fare business ma che poi si sono rivelate molto interessanti. Anche le missioni economiche all’estero hanno fornito feedback molto positivi da parte delle imprese che hanno conosciuto direttamente un nuovo mercato e dove imprenditori ticinesi hanno stretto relazioni d’affari a seguito del viaggio con la Cc-Ti”.

L’internazionalizzazione del nostro sistema produttivo è un passaggio cruciale per la crescita economica, che progressi si sono fatti in questa direzione?

“La diversificazione dei mercati garantisce una più ampia possibilità di business favorendo al contempo la crescita imprenditoriale. Affrontare Paesi esteri vuol dire però far fronte a barriere tariffarie e commerciali. Oggi è quindi necessario ampliare gli accordi di libero scambio nonché aggiornare quelli esistenti. Penso, ad esempio, al trattato con la Cina che ha dato un forte slancio agli scambi bilaterali e un vantaggio concorrenziale evidente alle aziende svizzere rispetto ai concorrenti europei. È su questo fronte che bisogna continuare a puntare ed accrescere la politica di libero scambio, sostenendo l’internazionalizzazione delle nostre aziende e, quindi, la crescita della nostra economia. In questo spirito si inserisce anche il contributo della Cc-Ti che mira, attraverso tutte le sue attività, a sostenere le aziende orientate all’internalizzazione con consulenze ad hoc, formazione puntuale e le proposte di Eventi accennate sopra”.

Regulatory Technology in Giappone: liberare il valore nascosto della compliance

In Giappone, la Regulatory Technology (RegTech) è considerata una soluzione chiave per affrontare questioni sistemiche dellʼindustria finanziaria. La Svizzera sta ottenendo riconoscimenti nei campi della crittografica, del blockchain e altre di distributed ledger technology. Le imprese svizzere di tecnologia possono far leva su questa reputazione per fornire soluzioni.

Sostenuto dallʼindustria bancaria e finanziaria, il governo del Giappone incoraggia lʼimplementazione di servizi e prodotti RegTech. Con i Giochi olimpici di Tokyo allʼorizzonte, lʼobiettivo è creare lʼambiente richiesto per lʼadozione di servizi FinTech, vantare efficienza negli affari e diminuire lʼesposizione al rischio di compliance. Un altro obiettivo è incrementare lʼefficienza burocratica e migliorare i servizi del governo per i contribuenti, nonché gli affari tramite lo sviluppo di soluzioni e-Government semplificate che includono RegTech.

Istituti finanziari si rivolgono la tecnologia RegTech al fine di affrontare ostacoli sistemici che frenano lʼeconomia giapponese e generando costi elevati (ad esempio livello estremamente elevato di transazioni in contanti, 60%, che bloccano fino ad un valore di 10 trilioni di JPY; mancanza di digitalizzazione e digitalizzazione nei settori pubblico e privato).

Questi si sommano ai soliti costi legati alla compliance, come ad esempio il rispetto del KYC (know your customer), delle norme anticorruzione. Lʼintegrazione dellʼintelligenza artificiale, dellʼanalisi di big data o blockchain è una priorità per lʼindustria bancaria, considerando che ogni anno si spendono 3-4 miliardi di USD nelle mega banche giapponesi soltanto per la compliance. Si tratta anche del caso dei servizi del governo che gestiscono grandi volumi di dati sensibili, come lʼassicurazione pensionistica e sanitaria.

Si studiano soluzioni lanciate oltre oceano (ad esempio società senza contanti in Svezia, la piattaforma EasyGov in Svizzera) e sta crescendo un ecosistema di startup che riunisce startup nazionali ed estere di tecnologia, principali aziende, investitori, ricercatori e il settore pubblico…

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Nuovo accordo di libero scambio dal 1° maggio 2018: AELS-Georgia

L’accordo di libero scambio tra l’Associazione europea di libero scambio (AELS) e la Georgia entrerà in vigore per la Svizzera il 1° maggio 2018. In tale prospettiva il 28 marzo 2018 il Consiglio federale ha deciso le modifiche di ordinanza per attuare le concessioni doganali previste nell’accordo. Già approvato dalle Camere federali lo scorso settembre, l’accordo contribuirà a dare nuovo slancio alle relazioni commerciali tra le parti contraenti.

 

L’accordo di libero scambio (ALS) tra la Georgia e gli Stati dell’AELS (Islanda, Liechtenstein, Norvegia e Svizzera) ha un vasto campo d’applicazione settoriale e contempla tra l’altro il commercio di prodotti industriali e agricoli, le regole d’origine, le procedure doganali e le agevolazioni degli scambi. Firmato il 27 giugno 2016, l’accordo corrisponde in ampia misura ai nuovi accordi di libero scambio stipulati dagli Stati dell’AELS con Paesi terzi.

Riduzione dei dazi nel commercio bilaterale

L’ALS elimina completamente o parzialmente i dazi doganali per la maggior parte degli scambi bilaterali con la Georgia e promuove il commercio mediante l’agevolazione delle procedure doganali. A partire dalla sua entrata in vigore saranno eliminati quasi tutti i dazi sui prodotti industriali. La Svizzera potrà inoltre beneficiare di concessioni doganali su prodotti agricoli trasformati e di base di suo interesse (tra cui il formaggio e altri latticini nonché la cioccolata). Gli Stati dell’AELS ottengono così un accesso al mercato georgiano paragonabile a quello dei loro principali concorrenti dell’UE. Inoltre, il nostro Paese ha fatto pienamente valere i suoi principali interessi d’esportazione.

Sostegno delle riforme economiche

La conclusione dell’ALS tra gli Stati dell’AELS e la Georgia si inserisce nel quadro della politica svizzera a sostegno delle riforme economiche e dell’integrazione di questo Paese caucasico nelle strutture di cooperazione economica europee e internazionali. L’accordo rafforza la competitività degli operatori economici svizzeri, ne facilita l’accesso al mercato georgiano e migliora le condizioni quadro giuridiche.

Comunicazione ufficiale della SECO, 28.03.2018
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Swissness: quanta confusione con questo marchio

Swiss Made, Swissness, Svizzeritudine. Quale sia il termine utilizzato vi è purtroppo ancora molta, troppa, confusione sul suo reale significato e sul corretto utilizzo del marchio o della croce elvetica. I prodotti e i servizi svizzeri godono di un’eccellente reputazione sia nel nostro Paese sia all’estero. Potersi fregiare del marchio “Svizzera” è senza dubbio una carta vincente riconosciuta internazionalmente, le denominazioni d’origine svizzera vengono pertanto utilizzate volentieri dagli imprenditori elvetici, talvolta però impropriamente. Per garantire la massima reputazione dei prodotti e servizi svizzeri, il 1° gennaio 2017 è stata introdotta una nuova regolamentazione concernente l’uso dell’indicazione di provenienza “Svizzera” e della croce bianca su sfondo rosso. Essa poggia su quattro ordinanze che hanno inasprito i criteri per il loro utilizzo. Anche se non vi è un organo di vigilanza, vige l’inversione dell’onere della prova ed è necessario seguire attentamente quanto riportato in tali ordinanze.
Detto questo, proviamo a fare un po’ di chiarezza sugli aspetti principali…

Origine VS indicazioni di provenienza

È importante comprendere che vi è una netta distinzione con l’origine preferenziale e non preferenziale delle merci: la Swissness non associata all’origine doganale della merce e non è legata a un’eventuale diminuzione dei dazi, è unicamente un’indicazione di provenienza geografica.

Utilizzo del marchio “Swiss Made”

Per l’apposizione del marchio “Swiss Made” o “Made in Switzerland”, le nuove regolamentazioni distinguono tre categorie e diverse percentuali di “svizzeritudine”:

  • prodotti industriali: devono essere realizzati in Svizzera il 60% dei costi di produzione e la fase di produzione più significativa;
  • derrate alimentari: l’80% del peso delle materie prime deve provenire dalla Svizzera e la trasformazione più significativa deve essere svolta su suolo elvetico (numerose eccezioni sono previste);
  • servizi: questi possono essere promossi come svizzeri unicamente se la sede e la gestione effettiva dell’azienda sono in Svizzera.

Le imprese che non adempiono ai criteri summenzionati hanno la possibilità di mettere in valore certe tappe di produzione, a condizione tuttavia che l’attività specifica in questione si svolga integralmente in Svizzera: ad esempio, salsiccia “affumicata in Svizzera”, mobili “Designed in Switzerland”. In questi casi non è però ammessa l’apposizione della croce svizzera.

Monica Zurfluh, Responsabile S-GE per la Svizzera italiana e Valentina Rossi, Responsabile Servizio Export Cc-Ti

 

 

 

 

 

 

 

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Delegazione canadese in Ticino accolta dalla Cc-Ti

l 21 e 22 marzo 2018 la nuova Ambasciatrice del Canada in Svizzera e Liechtenstein, S.E. Susan Bincoletto, si è recata nel nostro Cantone. Si è trattata della sua prima visita in Ticino. L’Ambasciatrice era accompagnata da tre collaboratori: Thierry Montpetit (Consigliere speciale), Pamela Hay (Console e Consigliere commerciale) e Lakshmi Kern (Consigliere responsabile per i settori dell’IT, FinTech e Formazione).

Grazie ad un intenso programma, coordinato dalla Camera di commercio, dell’industria, dell’artigianato e dei servizi del Cantone Ticino (Cc-Ti), l’Ambasciatrice ha avuto modo di incontrare rappresentanti del mondo universitario ticinese, come delle istituzioni, tra cui anche il Sindaco di Lugano, Marco Borradori, con cui ha potuto intrattenersi mercoledì 21 marzo. Per quanto riguarda il programma economico, S.E Bincoletto è stata dapprima accolta presso le aziende Mikron SA e Mikron Tool SA di Agno dai rispettivi General Manager Walter Sayer ed Elio Lupica. Il gruppo si è in seguito recato al Centro svizzero di calcolo scientifico, dov’è stato ricevuto dal Vicedirettore Michele de Lorenzi. Il giorno seguente la delegazione si è trasferita nel Sopraceneri per una visita presso la RUAG Aviation di Lodrino e un incontro con il Direttore Enzo Giannini e Max Grob, Business Development. In conclusione del programma, si è tenuta la visita alla Tenconi SA di Airolo dove la delegazione è stata accolta dal Direttore Michele Beffa e dal Direttore commerciale Fabrizio Lucchini.

Gli scambi sono stati molto proficui e sono state discusse possibilità concrete di collaborazione. Nel 2019 la Cc-Ti ha infatti deciso di organizzare una missione in Canada grazie alle buone sinergie createsi con la delegazione accolta in Ticino che ha già fornito il suo supporto per l’organizzazione e i contatti in loco. Sono emersi molti punti in comune tra le due economie che meritano di essere approfonditi e tradotti in scambi effettivi. La missione avrà quindi l’obiettivo di creare strette relazioni tra le imprese ticinesi e quelle canadesi, così da poter cogliere al meglio le opportunità che offrono entrambi i Paesi.

Svizzera e Canada, relazioni bilaterali

Il Canada è un Paese dal grande potenziale, non sorprende quindi il grande interesse che le aziende ticinesi hanno mostrato per incontrare l’Ambasciatrice canadese.

Canada e Svizzera sono legate da importanti relazioni, basti ricordare che sia in termini di scambi bilaterali che di investimenti diretti, il Canada è il secondo partner economico più importante della Svizzera nelle Americhe. Secondo i dati dell’Ambasciata svizzera in Canada, nel 2016 la Svizzera ha importato merci per un valore di 1,095 miliardi di franchi (principalmente pietre preziose e metalli), mentre le esportazioni in Canada in quell’anno sono ammontate a 3,473 miliardi di franchi. La Svizzera esporta invece principalmente prodotti farmaceutici. Inoltre, in quanto membro del G7 e del G20, il Canada svolge un ruolo importante per la Svizzera, in particolare in materia di finanza internazionale e questioni fiscali.

Le due nazioni sono inoltre molto simili. Entrambe infatti hanno economie aperte e orientate al mercato che incoraggiano il commercio e gli investimenti. Il loro importante commercio bilaterale è stato regolamentato nel 2009 da un accordo di libero scambio concluso tra l’Associazione europea di libero scambio (di cui la Svizzera è membro) e il Canada.