Con le missioni economiche della Cc-Ti un’opportunità in più per le imprese

La testimonianza di Stefania Padoan, CEO di Padoan Swiss

“Sono missioni economiche ben mirate sui possibili business, come ho potuto constatare partecipando a due viaggi, in Germania e in Iran. E mi piacerebbe che la Cc-Ti continuasse con questo spirito nell’offrire agli imprenditori delle esperienze calibrate sulle loro reali esigenze” dice Stefania Padoan, CEO dell’omonima azienda fondata 80 anni fa da suo nonno.
Specializzata nella produzione di serbatoi per veicoli industriali che esporta in tutto il mondo, la Padoan Swiss ha due sedi produttive, in Italia e nei Grigioni, a San Vittore, e due importanti filiali commerciali una in Germania e l’altra in Cile. “Qualità svizzera, creatività italiana”, recita il motto aziendale per riassumere una filosofia produttiva che ha saputo coniugare con successo la tecnologia applicata con una specializzazione sempre più evoluta.

Lei a novembre parteciperà anche alla missione economica della Cc-Ti a Shenzhen, in Cina. Un suo bilancio delle esperienze che ha fatto invece in Germania e Iran?

La Germania per noi è un mercato maturo dove siamo già presenti. A Lipsia, grazie a questa missione, ho avuto modo di visitare due famose case automobilistiche, ricavandone elementi interessanti per quel che riguarda i controlli di qualità e alcune innovazioni produttive. Dunque, un’esperienza assai stimolante per la nostra attività”.

E in Iran?

“In questo Paese abbiamo avuto l’opportunità di conoscere delle aziende selezionate con cura dalla Cc-Ti rispetto ai nostri obiettivi e di contattare direttamente sei, sette imprenditori che potrebbero essere interessanti. L’Iran che l’anno scorso si stava aprendo al mondo, oggi, purtroppo, risente fortemente delle tensioni che si sono create con gli Stati Uniti. Un vero peccato. Comunque, per noi c’è stata la possibilità di avvicinarci ad un mercato promettente e di riportare a casa dati e informazioni che ci torneranno certamente utili”.

In generale, come giudica queste missioni della Cc-Ti? Rappresentano realmente un’opportunità per le imprese che voglio cimentarsi con nuovi mercati?

“Dalla mia esperienza fatta in Germania e in Iran con le missioni economiche della Cc-Ti, posso dire di aver riportato un’impressione molto positiva. Ho riscontrato, infatti, un’ ottima organizzazione e una scelta di contatti rispondenti ai miei interessi. Bisogna, però, anche essere consapevoli che arrivati in un Paese straniero non è che si trovi subito un partner con cui lavorare. Si va, come dire, in avanscoperta, si creano dei contatti, si raccolgono dati e informazioni che vanno poi selezionati con un’approfondita analisi del mercato per individuare bisogni e opportunità reali di business”.

La sua azienda esporta in una quarantina di Paesi, alla luce di questa esperienza che consiglio darebbe ad un imprenditore che per la prima volta pensa di affrontare con un mercato estero?

“Credo che bisogna partire dalla convinzione che non esistano più ‘aziende paese’, ma aziende globali, nel senso che ormai non si può pensare di far crescere l’impresa solo nel proprio paese. Per fare questo salto è necessario, però, adattare la propria mentalità ad una nuova prospettiva, aprirla agli usi e ai costumi del mercato dove si vuole esportare per saper trarre opportunità di business dalle sue stesse peculiarità. Ma prima ancora serve un doppio esame: personale e aziendale. Come imprenditore occorre domandarsi se si ha davvero la volontà di misurarsi con un mercato straniero, quindi di aprirsi al mondo, viaggiare e relazionarsi con gente di cultura diversa; altrettanto importante è valutare se la propria azienda è strutturata adeguatamente per affrontare un mercato che non ha più frontiere”.

La Cc-Ti organizza periodicamente aggiornamenti su Paesi stranieri e missioni economiche all’estero. Il Servizio Export vi potrà offrire maggiori dettagli in merito!

La Cina ricerca soluzioni svizzere per il settore dell’assistenza alle persone anziane

Il mercato cinese dell’assistenza a persone anziane avrà una rapida espansione; si stima infatti che nel 2050 il numero di cittadini senior ammonterà a circa un terzo della popolazione totale, mentre nel 2015 era pari a solo il 16%. Inoltre, tale mercato dovrà fare i conti con strutture per la cura degli anziani che ricevono scarsi finanziamenti statali. Tuttavia, l’intero settore è ancora agli inizi e manca di esperienza, conoscenze e infrastrutture. Anche se il governo cinese sta incoraggiando e supportando il settore privato, compresi gli investitori esteri, le PMI svizzere dovrebbero considerare che in questo mercato immaturo le opportunità commerciali sono sempre accompagnate da sfide.

Panoramica del mercato dell’assistenza alle persone anziane in Cina

In quanto Paese più popolato al mondo, la spesa totale per le cure sanitarie in Cina nel 2016 si è attestata a oltre 4,200 miliardi di renminbi (circa 630 miliardi di franchi svizzeri), con una crescita quadruplicata dal 2008 al 2016. Nel settore delle cure sanitarie, l’assistenza agli anziani registra, insieme alle urgenze, una crescita della domanda.

  • Nel 2016 in Cina i cittadini senior (oltre i 65 anni) erano più di 150 milioni, cifra destinata a superare i 500 milioni, o pari al 43% dell’intera popolazione cinese nel 2045. Dato che gli anziani sono destinati a rappresentare una quota sempre maggiore della popolazione totale cinese, il governo sta aumentando la sua spesa e il suo supporto al settore dell’assistenza agli anziani.
  • Per tradizione, i meno giovani in Cina preferiscono essere… continua a leggere
Articolo tratto da Switzerland Global Enterprise (S-GE) ©

L’importanza della business etiquette per essere efficaci negli affari

La cultura nel mondo business è forse spesso sottovalutata. Il mondo è però ricco di diversità e bisogna saperle cogliere per dialogare insieme, non solo nella vita privata ma anche e soprattutto in quella professionale.

Come nazione plurilingue, la Svizzera è già preparata – per non dire abituata –  a confrontarsi con l’altro, proponendosi in un modo diverso a seconda della lingua parlata. Ma quando sono anche gli aspetti culturali a cambiare? Ecco perché nel mondo imprenditoriale è sempre più importante investire un po’ del proprio tempo per capire come comportarsi con un partner estero, soprattutto quando si è ospiti nel suo Paese. Il linguaggio non verbale, i gesti, il modo di porsi, sono aspetti che tendono a cambiare tra le diverse culture. Avere successo con un partner cinese o un partner indiano può dipendere dal modo di saper affrontare le loro tradizioni con rispetto. Come comportarsi durante un pranzo di lavoro? Come rivolgersi al proprio interlocutore? La stretta di mano è consentita? Quali sono gli argomenti tabù da non sollevare in una discussione? La conoscenza di questi aspetti per un imprenditore che desidera esportare in un determinato Paese rappresenta una delle chiavi di successo per portare a termine un affare.

Consapevoli dell’importanza della business etiquette per l’internazionalizzazione delle aziende, la Cc-Ti ha inserito nella propria lista di corsi di formazione anche un seminario sugli aspetti culturali cinesi che sarà suddiviso in due momenti: una prima parte sarà dedicata al management interculturale e una seconda parte più specifica per capire gli usi e i costumi negli affari in Cina. Interessati ad approfondire altre culture? Non esitate a contattarci per aiutarvi anche in questo aspetto del vostro successo imprenditoriale.

Per poter affrontare i mercati esteri bisogna relazionarsi con clienti o fornitori di un’altra cultura. Quanto conta conoscere gli usi e i costumi degli altri per avere successo negli affari? Approfondiamo i dettagli in questa intervista di Valentina Rossi, responsabile del Servizio Export della Cc-Ti, a Andrea Maurin di Ti Traduce Sagl.

Le 6P dell’export mix

Chi opera nel commercio con l’estero deve, suo malgrado, far fronte a numerose problematiche. Come Cc-Ti e S-GE accompagniamo le aziende in questo percorso, aiutandole a sormontare gli ostacoli che possono nascere nell’affrontare mercati diversi da quello svizzero. Per riassumere la complessità delle tematiche abbiamo introdotto il concetto delle “6P dell’export mix”. Di cosa si tratta?

P come “Paese”

Per evitare sfide che sarà difficile portare a termine con successo, è innanzitutto fondamentale porsi alcune domande sul mercato target e sulle sue caratteristiche.

P come “Prodotto”

Ogni prodotto ha le sue particolarità e per accedere ai mercati esteri deve essere conforme non solo alle prescrizioni ma anche agli usi e costumi locali. Il “Made in Switzerland” è un aspetto da non sottovalutare.

P come “Procedure”

Conoscere le procedure d’esportazione dalla Svizzera e d’importazione nel Paese di destinazione è di fondamentale importanza. Alla sua base vi è la corretta identificazione e applicazione della voce di tariffa doganale dei propri prodotti: questo codice numerico consente infatti di individuare la documentazione che deve necessariamente accompagnare la merce, compilare correttamente la dichiarazione doganale e identificare dazi e tasse all’importazione nonché l’eventuale applicazione di accordi di libero scambio. I corsi proposti dalla Cc-Ti forniscono tutte le basi di lavoro.

P come “Prospezione”

Un occhio di riguardo va anche agli strumenti a disposizione per “tastare il polso” del mercato, come la partecipazione alle fiere internazionali, alle missioni economiche della Cc-Ti o di fact finding di S-GE.

P come “Partner”

Avere un partner commerciale serio e affidabile sul mercato target è sinonimo di successo. Tuttavia, in un mondo sempre più globalizzato, in Paesi nuovi e spesso sconosciuti, non è per nulla facile identificare la corretta entrata sul mercato, il partner idoneo e disciplinarne contrattualmente la collaborazione. Questi passi vanno pianificati e svolti con cura, con gli opportuni supporti, come quello offerto da S-GE.

P come “Protezione”

Non da ultimo, un’esportazione non è priva di rischi e vi sono diverse modalità per tutelarla, dalla scelta del sistema di pagamento (ad esempio le lettere di credito) alle varie assicurazioni inclusa l’assicurazione contro i rischi delle esportazioni (SERV).

Articolo a cura di
Monica Zurfluh, Responsabile S-GE per la Svizzera italiana e
Valentina Rossi, Responsabile Servizio Export Cc-Ti

 

 

Il servizio Export della Cc-Ti e S-GE sono a vostra disposizione per consulenze in ambito di esportazioni.
Contatti email: Servizio Export Cc-Ti e S-GE

Iran e sanzioni USA: impatto per le aziende svizzere

Sanzioni USA

L’8 maggio 2018 il Presidente degli Stati Uniti ha dichiarato conclusa la partecipazione al Piano d’azione congiunto globale (PACG, Joint Comprehensive Plan of Action) e ha annunciato la reintroduzione di sanzioni contro l’Iran. Le sanzioni verranno reintrodotte in due tappe (il primo pacchetto sarà in vigore dal 6 di agosto 2018, il secondo dal 4 novembre 2018) e andranno a toccare svariati ambiti, dal finanziario, all’esportazione e importazione, a settori iraniani mirati come l’automobilistico, il navale o l’energetico. Maggiori dettagli sulle sanzioni: qui.[1]

Impatto per le aziende svizzere

La Segreteria di Stato dell’economia SECO, in un articolo ripreso da Switzerland Global Enterprise (S-GE), ha comunicato che la situazione giuridica in Svizzera, relativa all’Iran e alla decisione degli USA sui temi delle sanzioni, resta immutata. Le sanzioni USA non hanno nessuna applicabilità diretta in Svizzera. “La reintroduzione delle precedenti sanzioni USA può avere tuttavia effetti economici nei confronti delle imprese svizzere che intrattengono relazioni commerciali con l’Iran. In tal senso, gli USA sottolineano che le sanzioni reintrodotte saranno applicate in maniera rigorosa”.[2]

Alle aziende attive negli Stati Uniti e in Iran, consigliamo di monitorare attentamente la situazione e per tutte le informazioni del caso di contattare la Segreteria di Stato dell’economia.

Segreteria di Stato dell’economia SECO
Holzikofenweg 36
3003 Berna
tel. +41 58 462 56 56 –  fax +41 58 462 27 49 –  info@seco.admin.ch

Relazioni Svizzera-Iran: aggiornamento

Il 16 gennaio 2016, d’intesa con l’ONU e l’Unione Europea, la Svizzera ha revocato le sanzioni mantenendo solo quelle inerenti il commercio e le prestazioni di servizi connessi agli armamenti, ai sistemi missilistici e ai beni che potrebbero essere utilizzati per repressioni interne. Il commercio di beni nucleari e di beni a duplice impiego nonché i servizi connessi continuano a sottostare all’obbligo di autorizzazione.

Il 2 e 3 luglio 2018 si è inoltre tenuta la visita ufficiale del Presidente iraniano Hassan Rohani in Svizzera. Durante questa visita la Confederazione e l’Iran hanno confermato gli obiettivi della road map concordata nel 2016; nonostante il mutato contesto, entrambi i Paesi desiderano approfondire le loro relazioni e accelerare l’attuazione della road map. Maggiori dettagli sull’incontro tra il Presidente iraniano e il Presidente della Confederazione svizzera, Alain Berset sono disponibili al seguente link.[3]

 

Cc-Ti – Stato al: 09.07.2018

 

Link utili

[1] U.S Department of the Treasury, Iran sanctions (last update: 28.06.2018)
[2] Switzerland Global Enterprise, Gli USA reintroducono le sanzioni contro l’Iran, 24.05.2018
[3] Comunicato stampa del Consiglio Federale, La Svizzera e l’Iran discutono lo sviluppo delle loro relazioni, 03.07.2018

Misure commerciali dell’UE contro gli USA: effetti sulle PMI svizzere

L’Unione europea ha reagito all’introduzione dei dazi degli USA su prodotti in alluminio e acciaio aumentando i dazi all’importazione su vari prodotti USA. Anche le aziende svizzere possono essere interessate dalle nuove tariffe nell’UE.

Le imprese svizzere devono pagare dazi più elevati nell’UE se, ad esempio, agiscono in qualità di commercianti, importando prodotti dagli USA in Svizzera e riesportandoli poi nell’Unione europea.I nuovi dazi all’importazione negli USA sono in vigore già dal 21 giugno 2018 e riguardano, ad esempio, prodotti quali mais, succhi di frutta, tabacchi, lenzuola, acciaio, ferro e viti.

Nel regolamento dell’Unione europea si evince quanto segue:

“L’applicazione di dazi doganali supplementari su tali prodotti avviene nel modo seguente:

  1. nella prima fase, si applicano dazi supplementari ad valorem del 10% e del 25% sulle importazioni dei prodotti elencati nell’allegato I, come ivi specificato, a decorrere dalla data di entrata in vigore del presente regolamento;
  2. nella seconda fase, si applicano altri dazi ad valorem del 10%, 25%, 35% e 50% sulle importazioni dei prodotti elencati nell’allegato II, come ivi specificato,…. continua a leggere
Articolo tratto da Switzerland Global Enterprise (S-GE) ©

Una delegazione della città di Ningbo in visita a Lugano

Martedì 3 luglio 2018 è stata in visita a Lugano una delegazione della città di Ningbo (Cina). La delegazione cinese era guidata dalla direttrice dell’Ufficio risorse umane e sicurezza sociale Chen Yu, accompagnata da alcuni rappresentanti di aziende cinesi.

La Camera di commercio, dell’industria, dell’artigianato e dei servizi del Cantone Ticino (Cc-Ti) ha partecipato all’incontro con il Sindaco Marco Borradori, il quale ha fatto gli onori di casa ricordando la solida tradizione di scambi istituzionali fra Lugano e la Cina e due obiettivi della Città. Il primo: unire le forze e le competenze dei settori pubblico e privato al fine di consolidare Lugano quale piattaforma privilegiata da e per la Cina. Il secondo, divenuto realtà: consolidare una rete di partner che coinvolga attivamente enti pubblici, istituzioni accademiche e bancarie, aziende e associazioni mantello attive sul territorio.

Per la Cc-Ti hanno partecipato Alberto Lotti, rappresentante ufficiale all’estero, e Chiara Crivelli, responsabile dell’International Desk, che con delle interessanti presentazioni hanno messo l’accento sulla crescente importanza del mercato cinese per le aziende ticinesi e sulla competitività del nostro tessuto economico. All’incontro erano presenti anche Mirko Audemars, in rappresentanza dell’Associazione delle imprese familiari Ticino, Airaldo Piva, Presidente della neonata associazione Silk Link Ticino e il vicesindaco Michele Bertini nella veste di vicepresidente dell’associazione.

Al termine dell’incontro è stato firmato un memorandum di intesa fra Silk Link Ticino e Ningbo. L’associazione, che persegue finalità culturali, scientifiche e artistiche e si impegna nella ricerca con l’obiettivo di sviluppare relazioni ad ampio raggio fra il Ticino e la Cina, aprirà un ufficio di rappresentanza a Ningbo. Durante la permanenza a Lugano la delegazione cinese è stata inoltre introdotta a diverse realtà locali, considerato l’interesse per settori specifici fra cui formazione, cultura, turismo e scambi commerciali. In agenda anche un incontro con il rettore dell’Università della Svizzera italiana Boas Erez. Obiettivo della delegazione era infatti conoscere e aprire la strada a possibili scambi accademici.

La guerra dei dazi: cosa sono e perché esistono

Di questi tempi non si fa che parlare di dazi, di guerra al libero scambio e di ritorno al protezionismo. Per capire il futuro spesso è utile volgere lo sguardo al passato. Da dove nascono questi termini e perché?

Per risalire all’origine dei dazi bisogna ripercorrere la storia degli antichi greci e romani, quando si riscuotevano tributi alle entrate delle città sotto forma di denaro o merci. I dazi moderni – come li conosciamo ancora oggi – risalgono però a un periodo più recente.

I dazi moderni

Oggi viviamo in un mondo globalizzato, nato dopo la Seconda guerra mondiale quando gli Stati, ormai scossi dal conflitto, si accordarono per dare nuovo slancio all’economia e agli scambi. Fu così che nel 1947 nacque a Ginevra il GATT (General Agreement on Tariffs and Trade), il cui obiettivo fu una progressiva riduzione delle restrizioni commerciali e l’affermazione del principio della non discriminazione nel commercio internazionale. Oggi il GATT è stato integrato nell’Organizzazione mondiale del commercio (OMC) – nata nel 1994 – e di cui fanno parte 153 Stati che hanno accettato non solo i principi del GATT, ma anche gli Accordi in materia di commercio di servizi (GATS), di investimenti (TRIMS), di proprietà intellettuale (TRIPs) e di risoluzione delle controversie (DSU).

La clausola della nazione più favorita

Nel GATT ritroviamo la clausola della nazione più favorita (Most favoured nation – MFN), una sigla che ancora oggi – per chi si occupa di dazi e origine delle merci – viene molto utilizzata. Ma qual è il suo significato? Con questa clausola, il GATT voleva vietare ogni discriminazione tra i suoi Stati membri e quindi, in genere, tutte le agevolazioni concesse a un Paese dovevano essere estese a tutti i membri. Un’utopia? L’idea del commercio libero piaceva ma la storia ci insegna che questo principio non ha avuto un percorso facile.

La clausola della nazione più favorita impedirebbe la creazione di unioni doganali o accordi di libero scambio visto che queste forme di trattato rappresenterebbero una violazione della clausola stessa. Per raggiungere l’obiettivo principale del GATT – la liberalizzazione del commercio mondiale – sono state però concesse delle “scorciatoie”. L’articolo 24 del GATT permette infatti delle eccezioni – le unioni doganali e gli accordi di libero scambio – proprio perché la finalità di questi accordi è quella di promuovere ancor più velocemente l’integrazione del commercio a livello globale.

Dal passato al presente… e il futuro?

Nei decenni passati gli Stati membri hanno continuato sulla via del libero scambio concludendo accordi bilaterali o multilaterali al fine di agevolare gli scambi commerciali eliminando o abbassando i dazi. Oggi – con le diverse vicissitudini legate alla guerra dei dazi tra Stati Uniti e resto del mondo – sembra che la storia stia prendendo una strada diversa, passando dall’era della globalizzazione a nuove chiusure nazionali, dal libero scambio al protezionismo,… insomma una mutazione epocale che si scontra con i principi dell’OMC.

Con questo excursus storico abbiamo ripercorso le tappe che ci hanno portato ad oggi. Ora rimaniamo vigili e guardiamo con attenzione al futuro, nella speranza che la liberalizzazione del commercio mondiale non venga calpestata.

Testo a cura di

Valentina Rossi, Responsabile Servizio Export Cc-Ti

 

 

Le istituzioni internazionali vengono affrontate anche nel primo modulo del corso “L’ABC dell’export: Introduzione al commercio con l’estero” in agenda il 26 settembre

Cina: opportunità degli shop di e-commerce in Wechat

A seguito dell’aumento dei redditi in Cina, il mercato dell’e-commerce transfrontaliero (CBEC) in Cina continua la sua prorompente crescita; i consumatori hanno aumentato i loro acquisti di beni di importazione. Le PMI svizzere, in particolare quelle del settore dei beni di consumo, beneficeranno di questa tendenza dell’e-commerce, in presenza di opportunità uniche per aprire uno shop WeChat CBEC.

WeChat è un software applicativo mobile cinese multifunzione nell’ambito dei social media. Il suo lancio risale al 2011 e nel 2017 è stata una delle maggiori app di messaging indipendenti per utenti attivi mensilmente, con oltre 980 milioni di utenti (902 milioni di utenti attivi quotidianamente). Lo shop di WeChat è un sito web mobile che connette gli utenti direttamente con l’account ufficiale di WeChat in modalità B2C. Gli utenti di WeChat possono comodamente accedere allo shop ed eseguire un “pagamento con un clic” tramite il servizio pagamenti di WeChat.

Gli utenti B2C stanno crescendo più rapidamente del mercato complessivo transfrontaliero dell’e-commerce, diversamente dal mercato e-commerce locale; gli utenti cinesi sono abituati ad effettuare acquisti su piattaforme decisamente non grandi e a volte ad acquistare direttamente dai rivenditori oltreoceano. L’apertura di uno shop WeChat CBEC offre ai marchi svizzeri un’opportunità unica per liberarsi definitivamente dalle grandi piattaforme come Tmall e JD.com e iniziare a costruire un rapporto diretto con i propri clienti. … continua a leggere

Articolo tratto da Switzerland Global Enterprise (S-GE©

L’Uzbekistan apre il mercato alle imprese svizzere

Nuove riforme e nuove liberalizzazioni: l’Uzbekistan, un Paese da lungo tempo isolato, riduce finalmente le barriere commerciali, diminuisce la burocrazia e crea condizioni allettanti per l’importazione di beni e servizi dall’estero. Un’analisi più dettagliata del mercato uzbeko può essere utile soprattutto alle imprese svizzere che operano nei settori delle infrastrutture, dell’energia, del food e del tessile.

L’apertura del mercato di questo Paese dell’Asia centrale è fortemente legata al primo cambio di governo, dopo 27 anni. Da dicembre 2016, è infatti al potere il neoeletto presidente Shavkat Mirziyoyev, il quale sta avviando numerose riforme. Il governo intende promuovere lo sviluppo del Paese, favorendo gli investimenti esteri, creare posti di lavoro per la popolazione locale, prevenendo così l’emigrazione.

Liberalizzazione del cambio di valuta

Uno dei maggiori ostacoli che sono stati rimossi riguarda il cambio di valuta. Le imprese possono ora cambiare in banca la valuta nazionale, Sum, senza incorrere in restrizioni ed utilizzarla per il pagamento delle transazioni. Prima di questa riforma, le imprese estere spesso non potevano utilizzare il denaro generato in Uzbekistan, in quanto il cambio era limitato e la valuta praticamente era priva di valore al di fuori del Paese. Sono state inoltre create condizioni migliori per quanto riguarda i dazi all’importazione e all’esportazione, che sono stati aboliti. Al contempo, l’Uzbekistan ha creato diverse zone economiche speciali, in cui le imprese estere possono stipulare contratti di locazione.

È con queste misure che il governo intende rafforzare la catena nazionale del valore aggiunto, perché l’economia del Paese è ancora fortemente dipendente dalle importazioni. Esiste quindi un enorme bisogno di recupero in vari settori. continua a leggere

Articolo tratto da Switzerland Global Enterprise (S-GE©