La Cina e le sue curiosità

La Cc-Ti si appresta a tornare in Cina con una missione organizzata in collaborazione con la Città di Lugano, la Swiss Chinese Chamber of commerce, Swiss Centers China e S-GE. Vorremmo quindi cogliere l’occasione per dedicare uno spazio ai “do’s and dont’s” di questo Paese.

Nei contatti di business, per esempio, è importante arrivare puntuale agli incontri, non arrivare per tempo potrebbe essere percepito come estremamente irrispettoso. Salutare in cinese prima di iniziare la discussione è sempre apprezzato. È consigliato, inoltre, limitarsi a salutare verbalmente, invece di stringere la mano. Abbracciarsi o baciarsi non è comune in Cina, basta un leggero cenno col capo. Negli incontri di business non bisogna puntare subito al risultato, ma coltivare anche le relazioni. Non presentarsi mai a mani vuote! Durante qualsiasi tipo di incontro è uso scambiarsi regali in segno di gentilezza e amicizia. Quando qualcuno offre un regalo, accettarlo con entrambe le mani e utilizzarle entrambe mentre si offre il proprio. Il medesimo consiglio vale per il biglietto da visita. Fatto curioso: non regalare un orologio in quanto nella cultura cinese rimanda al funerale. Allo stesso modo, meglio evitare di offrire forbici e altri oggetti appuntiti poiché rappresentano il taglio delle relazioni. Unica eccezione è il tradizionale coltellino svizzero, sempre molto apprezzato dai Cinesi! In merito ai colori, rosso e oro sono di buon auspicio, mentre è meglio evitare di vestirsi di bianco in quanto in Cina è associato al lutto.

Al ristorante

Alle nostre latitudini è educazione finire quello che si ha nel piatto, in Cina è invece uso lasciare una piccola parte di cibo come segno di aver mangiato abbastanza. Provare tutto: è educazione assaggiare ogni piatto disponibile. Non bisogna lasciare la mancia infatti la maggior parte dei ristoranti non hanno una politica al riguardo e i camerieri sono spesso a disagio poiché è considerato un gesto sgarbato. Su una tavola cinese troverete sempre del pesce, è segno di buon auspicio.

Per concludere un’ultima curiosità, We-Chat è l’alternativa a Whatsapp ed è molto utilizzato, anche per i contatti lavorativi. La prima versione di We-Chat è stata distribuita nel 2011 e conta attualmente oltre 980 milioni di utenti. Non si tratta unicamente di un sistema di messaggistica, ma permette per esempio di completare transazioni online e trasferire denaro. Si può persino pagare il taxi con We-Chat.

Maggiori dettagli sulla missione in Cina di novembre 2019 sono disponibili qui o contattando il nostro International Desk.

Attenzione alle proposte di lavoro online troppo allettanti!

Annunci di lavoro online che traggono in inganno: ancora valida l’allerta

La richiesta di prudenza perdura anche con l’inizio dell’autunno, la ripresa delle scuole e il rientro dalle ferie. Se già un mese fa avevamo reso noto di una truffa online con offerte di lavoro fasulle, oggi l’annuncio di prestare attenzione a queste truffe viene riproposto direttamente dalla Polizia cantonale, che in una nota stampa allerta i cittadini.

Nel comunicato stampa diramato si riferisce come, negli scorsi giorni, siano giunte alla Polizia cantonale segnalazioni relative a malviventi che cercano di reclutare persone tramite varie piattaforme online con lo scopo di utilizzare i loro conti bancari per trasferire denaro ottenuto in modo illecito. Le inserzioni si rivolgono spesso a persone in cerca di lavoro o che si trovano in una situazione finanziaria difficile. Occorre usare grande prudenza.

Invitiamo pertanto a continuare a prestare la dovuta cautela e in caso di dubbio, volentieri, siamo a disposizione.

Attori consapevoli della rivoluzione digitale

Sino a pochi decenni fa ogni impresa poteva contare su un proprio modello di business consolidato che le permetteva di andare avanti tranquillamente per anni. Oggi per restare competitivi bisogna innovare costantemente anche il modello di affari.

“I nuovi modelli di business sono efficaci perché non hanno costrizioni con il passato, abitudini da rispettare o paure su come affrontare il futuro. Sono molto flessibili, facilmente adattabili e consentono di accedere in modo fruibile all’ industria 4.0, per essere, dunque, attori consapevoli della rivoluzione digitale” spiega Lorenza Bernasconi CFO e Partner di Gruppo Sicurezza.

Lorenza Bernasconi, CFO e Partner Gruppo Sicurezza

A cosa bisogna stare attenti in questo processo di adattamento continuo?

“Il punto che richiede particolare attenzione è la risorsa umana dell’impresa che, per definizione, può essere refrattaria al cambiamento e ai nuovi modi di lavorare. Perché abbandonare ciò che si conosce e che funziona, per lanciarsi nell’ignoto, non sicuri di ottenere dei risultati? Questa è la domanda più pericolosa, a cui bisogna replicare con risposte efficaci e metodi di lavoro chiari”.

Che fare, quindi?

“Una formazione oculata, una visione chiara e costantemente condivisa, un’implementazione di processi e nuove tecnologie nella struttura aziendale, le permetteranno di cavalcare l’onda, di generare valore e cambiamenti che produrranno ulteriore valore aggiunto”.

La trasformazione digitale come incide sul business model della sua azienda?

“In modo disruptivo direi. Noi abbiamo vissuto il cambiamento della digitalizzazione con qualche anno di anticipo. Difatti, abbiamo sempre creduto in un modello di business orientato più al servizio e meno al prodotto, e questo già nel 2000, lavorando con i dati e offrendo soluzioni che adottavano tecnologie innovative e predittive. L’inizio è stato più tortuoso perché il mercato non era pronto a vivere il mondo della sicurezza tramite i servizi erogati da una control room. Ma l’avvento della globalizzazione ci ha dato una velocità e una preparazione tali da renderci oggi leader nel mercato della sicurezza globale. Ciò significa che abbiamo anche modificato la sicurezza meccanica in  sicurezza digitale, per offrire ai nostri utenti soluzioni fruibili, scalabili, intelligenti e con un giusto valore”.

Aggiornare il modello di affari richiede una specifica cultura aziendale?

“Nell’era della digitalizzazione il business è global, è quindi necessaria un’impostazione del tutto diversa che influirà sulla cultura aziendale in modo radicale. Gli orari non esistono più: con Internet il consumatore, dal divano di casa, acquista ogni genere di prodotti e servizi la sera o nei week-end. La cultura aziendale va adattata alle nuove esigenze del mercato. Le imprese che sapranno investire su nuovi modelli di business, che sapranno formare e considerare la risorsa umana come un talento che le permette di esprimere al meglio il proprio valore, avranno un futuro di successo nell’economia digitale”.

Innovare il modello di business assicura il successo dell’impresa

Uno strumento nella gestione aziendale al centro dell’impegno della Cc-Ti.

 

Maggiore è lo sviluppo tecnologico, minore è la disoccupazione

 

Per ogni impresa, grande o piccola che sia, l’innovazione (quella tecnologica in particolare) è il fattore decisivo per la sua competitività. Del resto, l’imprenditore, per definizione, deve sempre essere innovativo se vuole perdurare sul mercato, per cui il costante adattamento del proprio modello di business diventa essenziale. Oggi, l’innovazione rischia di non produrre gli effetti sperati se a essa non corrisponde un business model capace di sfruttarla efficacemente e di configurare un’offerta commisurata alle esigenze di clienti, fornitori e partner commerciali. In una realtà di mercato sempre più complessa e dipendente da un numero crescente di fattori, l’analisi critica dell’attività rapportata agli obiettivi produttivi, l’organizzazione aziendale, l’uso delle risorse e la commercializzazione sono una necessità indifferibile. Analisi da effettuare oggi con frequenza molto maggiore rispetto al passato, data la velocità dei cambiamenti in atto in qualsiasi settore.
Le novità spesso intimidiscono e costringono a sforzi non indifferenti in termini di tempo, di mezzi finanziari e di personale per poter sfruttare commercialmente una nuova tecnologia.
Ma è un passaggio obbligato affinché l’innovazione non resti un concetto astratto. Lo scopo è che l’evoluzione si traduca in un’acquisizione di valore e rafforzi la competitività dell’impresa. A questo problema cruciale per il vigore di ogni azienda, la Cc-Ti dedicherà prossimamente un evento puntuale a tema “Nuovi modelli di business per innovare”. Secondo una ricerca del Boston Consulting Group, le imprese che innovano il modello di business hanno un vantaggio competitivo dell’8,5% in più sugli utili nell’arco di tre anni, dunque molto al di sopra rispetto a chi realizza solo innovazione di prodotto o di processo, oppure che non innova affatto.
È perciò necessaria una cultura aziendale che, oltre a puntare sull’innovazione tecnologica continua, sappia anche rivedere costantemente il modello di affari, uscendo dalla pericolosa trappola del “ma noi abbiamo fatto sempre così”. Questo vale per tutte le categorie di aziende, perché l’evoluzione tecnologica offre opportunità non solo alle grandi aziende, ma anche alle PMI e ai lavoratori indipendenti. Uber, Airbnb, Wework sono esempi illuminanti in questo senso, al di là delle critiche, giustificate o meno, su taluni risvolti dei rispettivi modelli d’affari. Anche per le piccole realtà, ma di grande valore, come a esempio il coiffeur di Giubiasco che ha reinventato la conduzione del suo salone, l’“Andrioletti Parrucchieri Fashion”, grazie a un’applicazione che permette ai clienti di prenotare online il servizio desiderato, scegliere da chi essere serviti, verificare i tempi necessari, ecc., nondimeno consente a questa impresa di calcolare giorno per giorno la redditività del salone, il consumo dei prodotti di uso corrente, di verificare le registrazioni di cassa e di fare proiezioni sull’andamento degli affari. Un significativo esempio di come la tecnologia possa essere accessibile per tutti.

Germania: principale partner per l’export elvetico

Continuano gli eventi Paese promossi dalla Cc-Ti in stretta collaborazione con Switzerland Global Enterprise volti a presentare le opportunità per le aziende ticinesi che desiderano esportare i loro prodotti all’estero. Dopo aver approfondito il Canada e il Giappone, il prossimo 19 settembre è il turno della Germania.

Potenza mondiale e leader delle nazioni europee, con i suoi oltre 80 milioni di cittadini la Germania è la terza nazione più grande al mondo in fatto di esportazioni. L’economia è sostenuta da grandi imprese multinazionali e da un’ampia base di piccole e medie imprese (il 99,3% di tutte le aziende, oltre il 60% dei posti di lavoro e il 47% del PIL). I tre stati federali del Baden-Württemberg, della Baviera e della Renania settentrionale-Vestfalia contribuiscono per oltre la metà del PIL.

Primo mercato d’esportazione per le imprese elvetiche, la Germania rappresenta un partner fondamentale per la sua vicinanza geografica e culturale. Non a caso, il volume commerciale della Svizzera con il Baden-Württemberg equivale a quello con la Cina. La Germania è un mercato importante soprattutto per l’industria meccanica, elettrotecnica e metallurgica (industria MEM) nonché per il settore dell’industria farmaceutica. Come per tutte le nicchie tedesche, il mercato si presenta già molto attivo e per potersi posizionare in qualità di leader, gli esportatori svizzeri devono sottolineare l’unicità e la qualità “Swiss Made” dei loro prodotti. Il prezzo inoltre è un fattore fondamentale per poter introdursi con successo nel mercato.

Durante l’incontro informativo previsto al Gran Hotel Villa Castagnola e al quale sono invitate tutte le aziende interessate, i partecipanti verranno sensibilizzati sulla situazione macroeconomica della Germania, sulle opportunità d’affari nonché sulle problematiche commerciali più ricorrenti. Infine, come di consueto, grazie alla collaborazione con Switzerland Global Enterprise (S-GE), vi è la possibilità di fissare dei colloqui individuali gratuiti per una consulenza mirata durante la giornata.

Articolo a cura di

Monica Zurfluh, Responsabile S-GE per la Svizzera italiana e
Valentina Rossi, Responsabile Servizio Export Cc-Ti

La Cc-Ti nella tutela del territorio

Sostenibilità ambientale e innovazione: l’impegno delle imprese.

Per le aziende ticinesi la sostenibilità ambientale, oggi al centro del dibattito pubblico, non è un semplice slogan, ma una realtà concreta, espressione di una cultura d’impresa ormai consolidata in cui la tutela della natura e la redditività economica non sono termini antitetici. Tutt’altro. Lo dimostrano gli ultimi dati dell’Aenec (l’Agenzia dell’energia per l’economia), che accompagna centinaia di aziende del nostro Cantone nell’implementare le misure necessarie a ridurre l’impatto ambientale e soddisfare gli obiettivi fissati dalla Confederazione per l’efficienza energetica e la protezione del clima. Nel 2017, le 309 imprese ticinesi che hanno partecipato al programma Aenec hanno prodotto 7’300 tonnellate di CO2 in meno e risparmiato 55’500 Mwh di energia elettrica, ossia l’equivalente di una bolletta da 5 milioni di franchi. Ma questo è solo un aspetto dell’impegno degli imprenditori a favore dell’ambiente.

Sono ormai numerose le imprese che hanno incentivato la mobilità sostenibile per i dipendenti: car pooling, navette aziendali e contributi per gli abbonamenti ai trasporti pubblici, che favoriscono diverse modalità di smart work, tra cui il telelavoro, o che catturano la sensibilità ambientale dei loro collaboratori anche attraverso specifici corsi di formazione.

Un terreno che vede in prima linea anche la Cc-Ti che, nella persona di Gianluca Pagani CSR Manager, lavora per incrementare la Corporate Social Responsibility delle imprese e migliorare l’impatto sociale e ambientale delle loro attività. La tutela dell’ecosistema, per ogni vero imprenditore, è sinonimo di protezione del territorio, perché l’impresa è per sua natura espressione diretta del luogo in cui opera, dei legami sociali, culturali e umani che crea con esso. È prodotto di un radicamento nel territorio che dà un valore più immediatamente riconoscibile all’attività imprenditoriale, all’immagine e alla reputazione stessa dell’azienda.
Ora le tecnologie digitali offrono opportunità inedite per una crescita sostenibile. Permettono, difatti, un uso più razionale delle risorse, una più efficace organizzazione aziendale, un’ottimizzazione delle filiere produttive e una migliore efficienza energetica, evitando inutili sprechi e riducendo le emissioni nocive.
Dalla combinazione tra queste tecnologie e sostenibilità ambientale sono già nate nuove forme di economia: la sharing economy, l’economia on demand, l’economia dei dati, nuove modalità di lavoro e anche un più attento approccio ai consumi, ad esempio la blockchain, tecnologia che permette di tracciare esattamente la provenienza e i passaggi fondamentali di ogni merce.

La trasformazione digitale non assicura una maggiore sostenibilità solo nei processi produttivi, ma l’estende a tutta l’organizzazione della società. Basta pensare all’uso dei big data per rendere più efficienti i grandi servizi collettivi, dalla distribuzione idrica e dell’energia elettrica allo smaltimento dei rifiuti. Per arrivare alla gestione del traffico che ha visto anche in Svizzera esperienze molto promettenti, con soluzioni innovative che, purtroppo, faticano ancora a farsi strada in Ticino.

Nuova truffa online con finte offerte di lavoro

Attenzione! È in atto in questo periodo una manovra fraudolenta che propone offerte di lavoro nel Canton Ticino con riferimenti poco chiari.

Come già successo circa tre anni fa, è nuovamente in corso un raggiro che offre posti di lavoro fasulli. Si propongono lavori inesistenti, con richieste di versamento di soldi per attestati fittizi mal scritti e pieni di errori di ortografia; ma con loghi e nomi di enti ticinesi e stranieri altisonanti e ufficiali che possono far cadere in inganno. Per le informazioni supplementari è indicato di chiamare un numero di telefono che risulta poi essere nella Repubblica Ceca.

Rendiamo attenti che la Cc-Ti è totalmente estranea ai fatti e invita quindi a prestare attenzione a simili richieste e ad eventualmente segnalare ogni tipo di richiesta che risulta inappropriata.

Eventuali abusi possono esserci segnalati via email.

Nuovo attacco informatico anche per alcune aziende svizzere

Nelle scorse settimane le imprese svizzere sono state bersaglio di un nuovo tipo d’attacco, con cui aggressori sconosciuti hanno infiltrato con successo reti aziendali e cifrato ampiamente i loro dati per mezzo di ransomware.

Aggiornamento ransomware: nuova procedura

La Centrale d’annuncio e d’analisi per la sicurezza dell’informazione della Confederazione (MELANI) ha diramato una nota stampa nella quale impone prudenza: il ransomware, un tipo di malware che si infiltra nelle reti aziendali e cifra i dati contenuti infettando il sistema con un virus informatico.

Di cosa si tratta?

Un ransomware è un tipo di virus informatico o malware che limita l’accesso del dispositivo che infetta, richiedendo un riscatto (ransom in inglese) da pagare per rimuovere la limitazione.

Dall’inizio di luglio sono stati annunciati più volte attacchi informatici, per i quali gli aggressori hanno utilizzato una nuova procedura. Alcune imprese svizzere sono state attaccate in modo mirato tramite e-mail nocive (secondo il fenomeno conosciuto come “spear phishing”).

Al momento sono stati resi noti i seguenti scenari d’attacco:

  • Gli aggressori inviano e-mail nocive in modo mirato alle aziende al fine di infettarle con dei ransomware. In genere le e-mail contengono un link che riporta a una pagina infetta o a un allegato nocivo.
  • Su specifici forum internet è possibile acquistare l’accesso a computer compromessi di ditte svizzere. Questi dispositivi sono generalmente infetti con i malware “Emotet”, “TrickBot” o, in singoli casi, con “Qbot”. Organizzazioni criminali “acquistano” i computer infetti, per infiltrare la rete della vittima.
  • Gli aggressori scannerizzano internet alla ricerca di server VPN e Terminal server aperti e provano ad ottenere l’accesso tramite attacchi brute force.

In tutte le varianti proposte i criminali utilizzano ulteriori strumenti d’attacco, a esempio “Cobalt Strike” o “Metasploit”, per ottenere i necessari diritti d’accesso dell’azienda. Se hanno successo collocano sui sistemi prescelti un ransomware (ad esempio “Ryuk”, “LockerGoga”, “MegaCortex”, ecc.) che cifra tutti i dati.

 MELANI consiglia di

  • Effettuare regolarmente una copia di sicurezza (backup) dei dati, ad esempio, sul disco rigido esterno. Utilizzare a questo scopo un programma che permetta di effettuare il backup regolarmente (schema nonno-padre-figlio [giornaliero, settimanale, mensile] / minimo due gerarchie). Gli aggressori possono eliminare o cifrare tutti i backup ai quali riescono ad accedere, pertanto è importante che la copia di sicurezza sia salvata offline, ovvero su un supporto esterno (ad esempio su un disco rigido esterno);
  • Assicurarsi che i provider che offrono soluzioni cloud generino al meno due gerarchie, analogamente ai salvataggi di dati classici. L’accesso ai backup su cloud deve essere protetto dai ransomware, ad esempio tramite l’utilizzo di un secondo fattore di autenticazione per operazioni sensibili.
  • Sia il sistema operativo sia tutte le applicazioni installate sul computer e sul server (ad es. Adobe Reader, Adobe Flash, Java, ecc.) devono essere costantemente aggiornati. Se disponibile, è meglio utilizzare la funzione di aggiornamento automatico;
  • Controllare la qualità dei backup e esercitatene l’istallazione in modo che, nel caso di necessità, non venga perso tempo prezioso.
  • Proteggere tutte le risorse accessibili da internet (ad es. terminal server, RAS, accessi VPN, ecc.) con l’autenticazione a due fattori (2FA). Mettete un Terminal server dietro un portale VPN.
  • Bloccare la ricezione di allegati e-mail pericolosi nel Gateway della vostra mail. Informazioni più dettagliate possono essere trovate alla pagina seguente
  • Controllare che i file log della vostra soluzione antivirus non presentino irregolarità.

MELANI sconsiglia il pagamento di un riscatto in quanto ciò rafforza le infrastrutture criminali, permettendo agli aggressori di ricattare altre vittime. Inoltre non c’è nessuna garanzia di ricevere la chiave per decifrare i dati.

Altre informazioni

Seguendo questi collegamenti trovate ulteriori informazioni sui ransomware e sugli attacchi recenti:

 

Le sfide nell’export

Trovare il giusto partner nel paese di destinazione è la maggiore sfida con cui si confrontano le PMI svizzere nell’ambito dell’esportazione di beni e servizi, secondo un’indagine condotta da Switzerland Global Enterprise (S-GE). Al secondo posto si situa la commercializzazione di beni o servizi e al terzo la creazione di una rete di contatti.

Anche le oscillazioni delle valute e il superamento delle barriere commerciali rappresentano una difficoltà per le PMI, mentre al momento attuale sono meno rilevanti le differenze culturali e i problemi nell’applicazione degli accordi di libero scambio.

La metà delle PMI dichiara di aver creato le competenze necessarie per affrontare le sfide dell’export all’interno dell’impresa, mentre un quarto si affida al know-how di esperti esterni all’azienda o a consulenti. Il 9% cerca invece di aggirare gli ostacoli.

Nell’esportazione di beni e servizi possono risiedere notevoli insidie. Infatti, un terzo delle PMI intervistate conferma di avere già rinunciato a un progetto di esportazione perché determinate sfide non erano superabili, mentre più della metà della PMI afferma di non aver mai avuto questo problema. In questo contesto le barriere commerciali stanno assumendo un ruolo vieppiù importante: a titolo di esempio, il 31% delle PMI intervistate ribadisce che nel commercio con gli USA vi sono ora maggiori ostacoli.

Crescita dinamica delle esportazioni dell’industria farmaceutica

Il barometro delle esportazioni di Credit Suisse si situa al punto più basso da ottobre 2013 con 0,35 punti e quindi nettamente sotto la media a lungo termine di 1,0 punti. Ciononostante Credit Suisse prevede globalmente una crescente richiesta di beni svizzeri da esportare, anche se non a livello dello scorso anno. In Europa, secondo Credit Suisse, la richiesta si è perlomeno stabilizzata mentre negli USA rimane un po’ più fosca.

Tra i settori analizzati spicca l’industria farmaceutica che continua a registrare una crescita dinamica nell’esportazione (+10,1% nel primo trimestre 2019 rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente), contribuendo in tal modo nettamente all’aumento delle esportazioni di beni dalla Svizzera, in particolare verso gli USA e l’Olanda.

Anche Switzerland Global Enterprise (S-GE) registra un sentimento migliore presso le PMI in relazione alle esportazioni. La metà delle PMI intervistate prevede maggiori esportazioni nel 3. trimestre e la Germania resta di gran lunga il mercato di destinazione più importante verso cui l’83% delle PMI intende esportare beni o servizi. Seguono la Francia, l’Austria e gli USA e in seguito l’Italia, la Cina, l’Olanda e la Spagna. Tra i nuovi paesi di destinazioni verso cui esportare, le PMI hanno indicato in particolare la Russia, gli Stati del Golfo, la Scandinavia e il Giappone.

Altre informazioni a riguardo: sondaggio di Switzerland Global Enterprise; ricerca del Credit Suisse 

 

Articolo a cura di
Roberto Gagliardi, Responsabile Trade Finance
Credit Suisse (Svizzera) SA, Regione Ticino

Un Ticino dinamico, dove si crea, si sperimenta e si innova

L’impegno della Cc-Ti per un tessuto produttivo sempre più aperto al futuro.

Estro imprenditoriale, competenza e innovazione. Ma, soprattutto, la consapevolezza che su un mercato mondiale sempre più concorrenziale non esistono rendite di posizione, che si combatte, invece, una sfida competitiva continua. Sono questi i fattori che negli ultimi quindici anni hanno trasformato in profondità la struttura economica del nostro cantone, mettendo a segno una crescita non solo quantitativa ma anche fortemente qualitativa. Un tessuto produttivo con una notevole capacità d’innovazione, come dimostra il numero di brevetti depositati dalle aziende ticinesi, superiore alla media svizzera che è già molto alta nel  confronto internazionale. È questo uno degli elementi più importanti, ma purtroppo meno conosciuti, dell’evoluzione positiva dell’economia cantonale messo bene in luce da una recente analisi di BAK Economics. Il deposito di brevetti è un eccellente indicatore dell’innovazione e della dinamicità di un sistema  economico. Difatti, quanto più è l’impegno nella ricerca e lo sviluppo di nuove tecnologie tanto maggiore è il risultato in  termini d’innovazione e, di conseguenza, la capacità di restare competitivi. Ma cosa ancora più importante è il fatto che il Ticino può oggi vantare aziende che primeggiano a livello internazionale anche  nei brevetti di qualità. I cosiddetti brevetti d’impatto a cui viene riconosciuta una rilevanza mondiale. Il rapporto  tra brevetti di livello mondiale e la totalità dei brevetti è generalmente interpretato come indice di successo. Un traguardo che in Ticino ha ormai acquisito numerosi riscontri ufficiali.Un successo che ha il suo  fulcro nella ricerca e nel dinamismo imprenditoriale e che vede da noi in prima fila l’industria farmaceutica, il settore degli ascensori e dei sistemi d’imballaggio, la tecnologia medicale, le misurazioni, l’ingegneria chimica, il  comparto elettronico e ottico, la chimica organica e la metallurgia. Anche in questo la  diversificazione della nostra economia dimostra un altro dei suoi punti di forza che fa guardare con ragionevole ottimismo al futuro. Non c’è solo il fatto che in termini di crescita il Cantone abbia superato negli ultimi anni i valori rilevati in Paesi come la Germania o gli USA. Questa brillante affermazione nel campo dei brevetti è la conferma di un tessuto produttivo solido, che investe in ricerca e sviluppo, che sa sfruttare la collaborazione con università e centri scientifici, le  sinergie tra filiere produttive differenti e che si è inserito a pieno titolo nei networking internazionali  delle competenze. Tutte qualità che danno nuovo slancio alle aziende, ma che valorizzano anche la reputazione del Ticino come luogo dove si crea, si sperimenta, si innova, con risultati spesso di eccellenza mondiale, e dove si possono costruire allettanti carriere professionali. Un’immagine positiva del nostro cantone capace di attirare talenti e professionalità sempre più  necessari a quell’economia della conoscenza a cui le nuove tecnologie digitali daranno un’ulteriore accelerazione.