Arabia Saudita: sempre più attrattiva per le imprese ticinesi

Oltre settanta imprenditori hanno partecipato il 13 maggio 2025 al Centro Studi Villa Negroni di Vezia all’evento promosso dalla Camera di commercio e dell’industria del Cantone Ticino (Cc-Ti). Organizzato in collaborazione con Cippà Trasporti SA, M. Zardi & Co. SA e Stelva Group, l’incontro ha puntato i riflettori sull’Arabia Saudita, un Paese che sta vivendo una trasformazione profonda e strategica.

Spinta dal programma strategico Vision 2030, volto a diversificare l’economia e ridurre la dipendenza dal petrolio, la monarchia del Golfo sta aprendo le porte agli investitori internazionali. Una dinamica che non lascia indifferenti le aziende ticinesi, sempre più interessate alle opportunità offerte dal mercato saudita, ma anche consapevoli delle complessità normative e logistiche che comporta operare in un contesto in rapido cambiamento.

A inaugurare i lavori è stata Monica Zurfluh, responsabile del servizio Commercio internazionale della Cc-Ti, seguita dall’intervento dell’avv. Gianvirglio Cugini, fondatore e titolare di Stelva Group. Cugini ha offerto una panoramica concreta su come avviare un’attività in Arabia Saudita, illustrando le procedure per ottenere una licenza, registrare un’azienda e aprire un conto bancario locale. Ha evidenziato inoltre la possibilità per gli investitori esteri di detenere fino al 100% del capitale in numerosi settori, sottolineando l’importanza di affidarsi a professionisti esperti per affrontare al meglio il quadro normativo e culturale. Il suo intervento è stato arricchito dalla testimonianza diretta di Sergio La Ruffa, imprenditore attivo nel Paese.

A seguire, la dott.ssa Arianna Bonaldo, avvocato, dottore commercialista e TEP presso Stelva Group, che ha presentato gli incentivi fiscali sauditi: assenza di imposta sul reddito delle persone fisiche, tassazione societaria al 20%, e generose agevolazioni nelle Zone Economiche Speciali, nei Regional Headquarters (RHQ) e nella Zona Logistica Integrata (SILZ). Un’attenzione è stata dedicata ai progetti industriali qualificati, che possono usufruire di contributi fino al 35% dell’investimento iniziale. La relatrice ha inoltre sottolineato l’importanza di garantire la conformità fiscale, la presenza di sostanza economica reale e l’uso corretto dei trattati internazionali per evitare la doppia imposizione, favorendo così una pianificazione finanziaria efficace e sicura.

Il tema della proprietà intellettuale è stato affrontato dal dott. Paolo Gerli, mandatario brevettuale europeo ed esperto in contenzioso, presso lo studio M. Zardi & Co. SA, che ha tracciato l’evoluzione del sistema saudita di tutela della proprietà industriale. Pur con alcune lacune – come l’assenza dell’adesione all’Accordo di Madrid – il Paese mostra un crescente allineamento agli standard internazionali e un impegno concreto nella lotta alla contraffazione.

Spazio infine alla logistica, con l’intervento dei rappresentanti di Cippà Trasporti SA, moderato dal consulente logistico Gaetano Loprieno. Il focus si è concentrato sull’ambizione saudita di diventare un hub logistico di riferimento per l’Africa e il subcontinente indiano, anche grazie allo sviluppo di infrastrutture in zone franche. Roberto Speroni, buyer dell’azienda di trasporti e referente presso l’Africa Logistics Network, e, in diretta da Jeddah, il corrispondente Artemio Bianchi hanno illustrato le principali rotte marittime e ferroviarie, in particolare quelle da Genova verso Jeddah e Dammam, e spiegato le implicazioni dell’accordo di libero scambio tra l’AELS e il Consiglio di Cooperazione del Golfo, come la riduzione dei dazi doganali e procedure agevolate grazie all’origine preferenziale delle merci. Tra gli altri temi trattati: l’obbligo della certificazione SABER per l’import saudita e la scelta dei termini di resa, con un confronto tra EXW, CFR e DAP.

L’incontro ha fornito strumenti pratici e spunti di riflessione ai numerosi imprenditori presenti, offrendo una panoramica concreta su come affrontare con consapevolezza uno dei mercati più dinamici e in evoluzione a livello internazionale.

Trump 2.0: lo stato dei dazi (aggiornato al 14.05.2025)

Il Presidente Trump sospende fino al 9 luglio i dazi reciproci differenziati: durante questo periodo, per tutti i Paesi è applicato il dazio reciproco iniziale ad un’aliquota del 10%. Fa eccezione la Cina, per la quale il dazio viene innalzato al 145%. Le misure su acciaio, alluminio e auto restano in vigore.

Dopo aver annunciato, con l’Executive Order 14257 del 2 aprile 2025, l’introduzione di un nuovo regime tariffario su due livelli – che prevedeva un dazio “reciproco” aggiuntivo generalizzato del 10% a partire dal 5 aprile, seguito da un incremento per alcuni Paesi elencati nell’Allegato I (tra cui la Svizzera, colpita da un dazio del 31%) a partire dal 9 aprile – il Presidente Trump ha ora fatto marcia indietro. Con l’Executive Order 14266 del 9 aprile, ha infatti sospeso per 90 giorni – ossia fino al 9 luglio 2025 – l’applicazione dei dazi individualizzati. Fino a tale data, per tutti i Paesi inclusi nell’Allegato I si applicherà esclusivamente il dazio reciproco iniziale generalizzato del 10%. Gli articoli e i derivati di acciaio e alluminio e le automobili continuano a sottostare al dazio settoriale del 25%. La Cina è esclusa dalla sospensione: per le sue esportazioni continua ad applicarsi un dazio del 145%. Di seguito, le informazioni principali.

Dazi reciproci

Tramite il sistema di comunicazione CSMS (Cargo Systems Messaging Service), la US Customs and Border Protection (CBP) ha rilasciato linee guida # 64680374 sull’implementazione dei dazi reciproci aggiornati, fornendo i dettagli sui capitoli 99 da utilizzare per la corretta dichiarazione delle merci. Il documento aggiorna, esclusivamente per quanto riguarda questo aspetto, le precedenti linee guida # 64649265 .

Fatte salvo eventuali nuove misure, i prodotti specificatamente elencati nell’Allegato II dell’ordine esecutivo del 2 aprile – tra cui rame, prodotti farmaceutici, semiconduttori, articoli di legname, oro, argento e altri metalli preziosi, minerali critici e prodotti energetici – continuano a sottostare unicamente al dazio “reciproco” iniziale del 10% e non sono toccati dai dazi individualizzati.

I prodotti importati da Cuba, Corea del Nord, Russia e Bielorussia restano assoggettati alle tariffe della Colonna 2 del Harmonized Tariff Schedule degli Stati Uniti (HTSUS).

La misura non si applica ai beni inclusi nella sezione 50 U.S.C. 1702(b), come beni personali, materiale informativo e beni umanitari.

Il dazio “reciproco” aggiuntivo si aggiunge a qualsiasi altro dazio (MFN, antidumping, compensativo), tassa o imposta applicata ai beni in questione.

Se almeno il 20% del valore totale del prodotto deriva da contenuto di origine statunitense, il dazio “reciproco” aggiuntivo si applica esclusivamente alla parte del prodotto costituita da contenuto non statunitense. Per “contenuto statunitense” si intende il valore attribuito a componenti interamente prodotti o sostanzialmente trasformati negli Stati Uniti. L’autorità doganale statunitense (US Customs and Border Protection, CBP) ha facoltà di richiedere documentazione e informazioni necessarie per verificare il valore del contenuto statunitense dichiarato.

Le spedizioni di valore inferiore a 800 dollari possono continuare ad essere importate negli Stati Uniti in esenzione dai dazi doganali. Fanno eccezione le importazioni provenienti da Cina e Hong Kong. Per quelle soggette a tassazione (ossia di valore superiore a 800 dollari), è possibile, a determinate condizioni, ottenere un rimborso delle sovrattasse doganali (drawback).

Non cumulabilità dei dazi aggiuntivi

Il 29 aprile 2025, la Casa Bianca ha pubblicato l’Executive Order 14289 che introduce il principio della non cumulabilità dei dazi su determinate merci importate, laddove tali dazi sono introdotti ai sensi della Sezione 232 o dell’IEEPA. Questo principio si applica alle importazioni di automobili e componenti auto, ai prodotti in alluminio e in acciaio, e ai prodotti originari di Canada e Messico. Per maggiori ragguagli vedasi l’articolo: Stati Uniti: non cumulabilità dei dazi aggiuntivi (05.05.2025)

SPECIALE: Acciaio, alluminio e derivati

Gli articoli e i derivati di acciaio e alluminio sono assoggettati al dazio aggiuntivo del 25%, in vigore dal 12 marzo 2025 e imposto ai sensi della sezione 232 del Trade Expansion Act del 1962, come annunciato nei Proclami 9704, 9705, 9980 e, da ultimo, 10895 e 10896; la Cc-Ti ha approfondito il tema nell’articolo Stati Uniti: dazi del 25% su acciaio, alluminio e loro derivati (10.03.2025).

SPECIALE: Automobili e componenti auto

Come stabilito dal Proclama 10908, dal 3 aprile 2025 le automobili e i camion leggeri sono soggetti a un dazio aggiuntivo del 25% ai sensi della sezione 232 del Trade Expansion Act del 1962. Dal 3 maggio 2025 lo stesso dazio si applica anche ai componenti elencati nell’allegato I al Proclama. Il dazio non si applica per contro ai componenti automobilistici che soddisfano i requisiti per il trattamento preferenziale nell’ambito dell’USMCA fino a quando non sarà stabilita una procedura per applicare la tariffa esclusivamente al valore del contenuto non statunitense di tali componenti.
Il 29 aprile 2025, il Presidente ha firmato un provvedimento che modifica la struttura tariffaria originaria e introduce un meccanismo di compensazione (“credito di compensazione”) per i produttori statunitensi. Il provvedimento prevede una riduzione del dazio applicabile ai componenti che costituiscono il 15% del valore di un veicolo assemblato negli Stati Uniti nel primo anno (credito pari al 3,75% del prezzo MRSP), e il 10% nel secondo anno (2,5% del prezzo MRSP). Per maggiori ragguagli vedasi l’articolo: Dazi USA sui componenti auto: in vigore, ma con sgravi (08.05.2025)

SPECIALE: Semiconduttori, circuiti integrati e prodotti elettronici vari

L’11 aprile, la Casa Bianca ha pubblicato un Memorandum che esenta dai dazi reciproci previsti dall’Ordine Esecutivo 14257 i semiconduttori, i circuiti integrati e vari prodotti elettronici (come smartphone, SSD, moduli a pannello piatto e monitor), identificati tramite codici HTSUS. L’esenzione è stata formalizzata con l’inserimento di tali beni nell’Allegato II dell’ordine esecutivo. Lo stesso giorno, la CBP ha fornito istruzioni operative (CSMS # 6474565) su come dichiarare correttamente queste merci utilizzando le voci doganali previste nel capitolo 99. Sebbene non sia stata fissata una scadenza, il Segretario al Commercio Lutnick ha precisato che si tratta di una misura temporanea.

SPECIALE: Cina

Con l’Executive Order 14256 del 2 aprile 2025, il Presidente Trump ha revocato in modo permanente l’esenzione de minimis prevista dal 19 USC § 1321(a)(2)(C) per le importazioni dalla Repubblica Popolare Cinese, inclusi i prodotti provenienti da Hong Kong, a partire dal 2 maggio 2025. Questa esenzione consentiva l’ingresso di spedizioni di valore inferiore a USD 800 senza dazi e con procedure doganali semplificate. Dal 2 maggio 2025, tali importazioni sono soggette a tutti i dazi previsti, inclusi i dazi MFN, le tariffe imposte ai sensi della Section 301, e il dazio aggiuntivo del 20% introdotto con l’Executive Order 14195, successivamente modificato dall’Executive Order 14228.

***AGGIORNAMENTO DEL 14.05.2025*** Il 12 maggio gli Stati Uniti e la Cina hanno raggiunto un accordo per ridurre reciprocamente i dazi doganali per un periodo di 90 giorni, a partire dal 14 maggio 2025. Gli Stati Uniti abbassano le tariffe sulle importazioni cinesi dal 145% al 30%, mentre la Cina riduce le tariffe sui prodotti statunitensi dal 125% al 10%. Questa misura non ha effetto retroattivo e si applica solo alle importazioni effettuate a partire dal 14 maggio 2025. Il dazio residuo del 10% si aggiunge al dazio del 20% introdotto in precedenza per affrontare il problema del traffico di fentanyl.
Le misure previste dalle Sezioni 301 e 232 della normativa commerciale USA, che riguardano tra gli altri acciaio, alluminio, automobili e componenti, rimangono in vigore. Maggiori ragguagli su: Sospensione temporanea dei dazi USA-Cina – Cc-Ti (14.05.2025)

Per i prodotti provenienti dalla Cina e da Hong Kong spediti negli Stati Uniti tramite la posta internazionale di questi Paesi, e con un valore pari o inferiore a USD 800, si applica un regime daziario diverso. In questi casi, il dazio è calcolato secondo una delle due modalità alternative, a scelta del vettore, e sostituisce qualsiasi altro dazio normalmente previsto (inclusi il dazio MFN, le tariffe della Section 301 e il dazio ad valorem del 20% introdotto con l’Executive Order 14195, poi modificato dall’Executive Order 14228). Le modalità stabilite con l’Executive Order del 12 maggio 2025 ed effettive dal 14 maggio 2025, prevedono:

  • un dazio ad valorem del 54% sul valore dell’invio postale; oppure
  • in alternativa, un dazio specifico di USD 100 per spedizione.

Queste aliquote sostituiscono integralmente le precedenti e resteranno valide fino a eventuali modifiche future.


Altri link utili:

Sospensione temporanea dei dazi USA-Cina

Gli Stati Uniti e la Cina hanno raggiunto un accordo per ridurre reciprocamente i dazi doganali per un periodo di 90 giorni, a partire da oggi, mercoledì 14 maggio 2025. Gli Stati Uniti abbassano le tariffe sulle importazioni cinesi dal 145% al 30%, mentre la Cina riduce le tariffe sui prodotti statunitensi dal 125% al 10%.

A seguito dei colloqui bilaterali tenutisi a Ginevra, è stata emessa una dichiarazione congiunta, seguita da un ordine esecutivo firmato dal Presidente Trump, che modifica ufficialmente i dazi doganali statunitensi sulle importazioni dalla Repubblica Popolare Cinese (incluse Hong Kong e Macao). A partire dal 14 maggio 2025 e per i successivi 90 giorni, viene sospesa una parte dei dazi addizionali precedentemente imposti alla Cina: i dazi reciproci specifici per Paese (che per i prodotti cinesi, inclusi Hong Kong e Macao, è del 125%) sono congelati e sostituiti con un dazio ad valorem del 10%.

In dettaglio, gli Stati Uniti sospendono parzialmente il dazio aggiuntivo reciproco del 34% applicato a Cina, Macao e Hong Kong, riducendolo di 24 punti percentuali per 90 giorni. Rimane in vigore il dazio residuo del 10%, introdotto con l’ordine esecutivo 14257 del 2 aprile 2025. Contestualmente, vengono revocate le tariffe addizionali stabilite con gli ordini esecutivi 14259 e 14266 dell’8 e 9 aprile 2025, che avevano aumentato l’aliquota dei dazi rispettivamente all’84% e al 125%. Si ricorda che il dazio del 10% si aggiunge al dazio del 20% introdotto in precedenza per affrontare il problema del traffico di fentanyl.

Questa misura non ha effetto retroattivo e si applica solo alle importazioni effettuate a partire dal 14 maggio 2025. Rimangono altresì in vigore le misure specifiche previste dalle Sezioni 301 e 232 della normativa commerciale USA, che riguardano categorie di prodotti, come acciaio, alluminio, automobili e componenti.

L’ordine esecutivo potrebbe segnare una riduzione delle tensioni commerciali tra Stati Uniti e Cina, ma – per gli Stati Uniti – la sospensione dei dazi dipende dall’impegno della Cina a risolvere le problematiche commerciali sollevate. Se la Cina non adotterà misure concrete per correggere gli squilibri commerciali, gli Stati Uniti si riservano infatti il diritto di reintrodurre o aumentare i dazi.

La Cina, dal canto suo, ha confermato la riduzione dei dazi sulle importazioni provenienti dagli Stati Uniti dal 125% al 10%. La nazione asiatica sospende il dazio aggiuntivo del 34% previsto nell’Avviso 4/2025 della Commissione tariffaria per un parziale del 24% per 90 giorni, mantenendo un dazio del 10%. Sono inoltre revocate le misure aggiuntive introdotte con gli Avvisi 5/2025 e 6/2025, che avevano progressivamente innalzato i dazi all’84% e successivamente al 125% sulle importazioni provenienti dagli Stati Uniti.

Dazi USA sui componenti auto: in vigore, ma con sgravi

Dopo l’introduzione, il 3 aprile scorso, di un dazio aggiuntivo del 25% sulle importazioni di veicoli, dal 3 maggio la stessa misura si applica anche ai pezzi di ricambio. Tuttavia, il 29 aprile il presidente Trump ha annunciato modifiche al Proclama, introducendo dei meccanismi di compensazione tariffaria (crediti) a favore dei produttori statunitensi.

Con il Proclama 10908 del 26 marzo 2025, l’amministrazione Trump ha introdotto, a partire dal 3 aprile, dazi aggiuntivi del 25% sull’importazione di veicoli passeggeri e di veicoli leggeri da trasporto. La medesima aliquota si applica, dal 3 maggio, anche a numerosi componenti auto, tra cui motori, trasmissioni e parti elettriche. L’elenco completo dei codici doganali soggetti al dazio è riportato nell’Allegato I del Proclama.

Il 29 aprile 2025, tuttavia, il Presidente ha firmato un provvedimento che modifica la struttura tariffaria originaria, introducendo un meccanismo di compensazione (“credito di compensazione”) per i produttori statunitensi. Il provvedimento prevede una riduzione del dazio applicabile ai componenti che costituiscono il 15% del valore di un veicolo assemblato negli Stati Uniti nel primo anno, e il 10% nel secondo anno, secondo le modalità seguenti:

  • primo anno (3 aprile 2025 – 30 aprile 2026): il produttore può beneficiare di un credito pari al 3,75% del valore complessivo del prezzo consigliato al pubblico (Manufacturer’s Suggested Retail Price, MSRP) dei veicoli finalizzati negli Stati Uniti;
  • secondo anno (1° maggio 2026 – 30 aprile 2027): il credito si riduce al 2,5% del valore complessivo del prezzo consigliato al pubblico (MSRP) dei veicoli finalizzati nel Paese.

Entro la fine di maggio, il Segretario al Commercio dovrà istituire una procedura per consentire ai produttori interessati di presentare domanda per beneficiare del meccanismo di compensazione. La richiesta dovrà includere, tra l’altro:

  • una stima del numero di veicoli che si prevede di assemblare negli Stati Uniti, accompagnata dall’elenco degli stabilimenti in cui avverrà l’assemblaggio;
  • una ripartizione dettagliata dei costi stimati relativi ai dazi sui componenti importati, suddivisa tra quelli sostenuti direttamente dal produttore e quelli a carico dei fornitori;
  • la documentazione relativa all’importo totale della compensazione tariffaria richiesta;
  • l’elenco degli importatori registrati (importers of record);
  • una dichiarazione firmata da un dirigente aziendale che attesti, sotto giuramento, la veridicità e l’accuratezza delle informazioni trasmesse.

Se la richiesta sarà approvata, il credito sarà applicato dalla U.S. Customs and Border Protection (CBP) agli importers of record designati dal produttore.

I componenti auto che beneficiano di un trattamento speciale nell’ambito dell’Accordo di libero scambio tra Stati Uniti, Canada e Messico (USMCA) e sono accompagnati da un certificato di origine USCMA valido sono esenti dal dazio aggiuntivo del 25%.

Per ulteriori informazioni, si rimanda alle comunicazioni della US Customs CSMS# 64913145 – Import Duties on Certain Automobile Parts e CSMS # 64916652 – UPDATE to CSMS # 64913145:D GUIDANCE: Import Duties on Certain Automobile Parts

Altri link utili:

Stati Uniti: non cumulabilità dei dazi aggiuntivi

Il 29 aprile 2025, la Casa Bianca ha pubblicato l’Executive Order 1429  che introduce il principio della non cumulabilità dei dazi su determinate merci importate. L’obiettivo del provvedimento è evitare che più dazi, previsti da misure diverse, si sommino sul medesimo prodotto, generando un onere eccessivo rispetto agli obiettivi di politica commerciale.

L’Executive Order 14289 del 29 aprile 2025, si applica ai dazi introdotti da proclami presidenziali e ordini esecutivi precedenti riguardanti:

L’Ordine istituisce una procedura specifica per individuare, in caso di sovrapposizione tra più misure, quale dazio debba essere applicato, evitando così l’accumulo ingiustificato di dazi su uno stesso articolo (principio del “non-stacking”).

Nel dettaglio, l’Executive Order 14289 prevede che:

  • le automobili e i componenti auto soggetti al dazio del 25% non sono soggetti né al dazio del 25% imposto nei confronti del Canada e del Messico, né al dazio del 25% su alluminio e acciaio;
  • i prodotti originari di Canada e Messico assoggettati al dazio del 25% ai sensi dell’IEEPA non sono soggetti al dazio su acciaio e alluminio;
  • i prodotti soggetti al dazio del 25% su acciaio o alluminio potranno essere soggetti ad entrambe le misure (acciaio + alluminio) se rispettano tutte le condizioni previste per ciascuna misura.

Facciamo un esempio: un longherone in acciaio destinato all’industria automobilistica, prima della nuova misura era soggetto a un dazio totale del 50% all’importazione — il 25% sul valore dell’acciaio contenuto nel prodotto e un ulteriore 25% sui componenti per auto, entrambi imposti ai sensi della Sezione 232. Con la nuova disposizione, però, i due dazi non si sommano più: si applica soltanto il 25% previsto per i componenti auto.

L’Executive Order 14289 evidenzia che, anche quando non si applica il cumulo tra le misure elencate, un articolo importato può comunque essere soggetto ad altri dazi applicabili, tra cui:

  • i dazi della Sezione 301 contro la Cina
  • eventuali dazi antidumping e compensativi.

Applicazione retroattiva e rimborsi

Un aspetto di rilievo dell’Executive Order 14289 è la sua applicazione retroattiva a tutte le importazioni effettuate a partire dal 4 marzo 2025. Le modifiche necessarie alla Harmonized Tariff Schedule of the United States (HTSUS) dovranno essere implementate entro il 16 maggio 2025. Dopo tale data, gli importatori potranno richiedere i rimborsi presso la U.S. Customs and Border Protection (CBP), come specificato nel Customs Message System (CSMS) #64916414.

L’Arabia Saudita in chiave operativa

Negli ultimi anni, l’Arabia Saudita si è affermata come una delle destinazioni più promettenti per le aziende internazionali, grazie a un ambizioso programma di riforme economiche e sociali avviato dal governo con la Vision 2030. Questo ha creato numerose opportunità in settori chiave come ad esempio l’energia, la tecnologia e le infrastrutture. Tuttavia, chi intende entrare nel mercato saudita per la prima volta o rafforzare la propria presenza dovrà prendere in considerazione diversi fattori chiave per operare con successo e in maniera sostenibile.

Attraverso la Vision 2030, il governo saudita mira a ridurre la dipendenza dal petrolio e a diversificare l’economia, promuovendo lo sviluppo di settori strategici come il turismo, l’intrattenimento, le energie rinnovabili, la tecnologia, la sanità e le infrastrutture. Le riforme avviate hanno favorito la creazione di un contesto dinamico e attrattivo per il business e gli investimenti, aprendo interessanti opportunità anche per le imprese della Svizzera italiana. La Cc-Ti ha già approfondito questo tema in occasione di un Evento Paese dedicato.

Tuttavia, per le aziende che intendono approcciare per la prima volta il mercato saudita o rafforzare la propria presenza, è essenziale valutare attentamente anche altri fattori. Con l’obiettivo di offrire strumenti concreti e contatti utili alle aziende della Svizzera italiana per affrontare al meglio queste sfide, la Camera di commercio e dell’industria del Canton Ticino terrà l’evento “L’Arabia Saudita in chiave operativa” il 13 maggio 2025 presso il Centro Studi Villa Negroni a Vezia, in collaborazione con Cippà Trasporti SA, M. Zardi & Co. SA e Stelva Group. L’evento inizierà alle ore 16:30 e sarà seguito da un aperitivo di networking.

L’Arabia Saudita sta aprendo le porte agli investimenti esteri con una legislazione in rapida evoluzione. Ma come navigare un sistema complesso, influenzato dalla Sharia, e cogliere le opportunità tutelando la propria impresa? Questo evento fornisce le chiavi: Avviare e Strutturare: l’Avv. Gianvirgilio Cugini, fondatore dello Studio Stelva, illustrerà le procedure concrete per aprire un’attività, le tipologie societarie accessibili e le strategie legali essenziali per operare con successo. Proteggere il proprio Business: in questo capitolo verranno approfonditi la gestione efficace dei contratti commerciali e gli strumenti specifici per la tutela legale delle imprese svizzere nel contesto saudita. Ottimizzare la Fiscalità: la Dr.ssa Arianna Bonaldo, Avvocato, Dottore Commercialista e TEP presso lo Studio Stelva, spiegherà il panorama fiscale per le aziende straniere, le strategie per un rimpatrio efficiente dei profitti e come sfruttare al meglio i trattati contro la doppia imposizione. Un’occasione per ottenere informazioni pratiche e strategiche da esperti legali e fiscali, fondamentali per il successo nel mercato saudita.

In un contesto dinamico come quello saudita, anche la protezione della proprietà intellettuale assume un ruolo strategico per garantire competitività e crescita. Nonostante i significativi progressi compiuti dal Paese nell’allinearsi agli standard internazionali, la protezione efficace degli asset immateriali richiede ancora oggi attenzione, conoscenza del quadro normativo e un approccio preventivo ben strutturato. Nel suo intervento, il Dr. Paolo Gerli, European Patent Attorney & Litigator presso M. Zardi & Co. SA offrirà una panoramica delle recenti riforme legislative introdotte nell’ambito degli ambiziosi obiettivi della Vision 2030, analizzandone le implicazioni per la tutela della proprietà intellettuale e il suo ruolo nel contesto globale. Il Dr. Gerli illustrerà inoltre le principali modalità di protezione disponibili, accompagnate da dati sull’utilizzo dei titoli IP, e approfondirà le azioni intraprese dal governo saudita per contrastare la contraffazione. Un focus sarà dedicato anche alle misure volte a creare un ecosistema favorevole all’innovazione, alla valorizzazione degli asset intangibili e agli investimenti stranieri.

Come parte integrante del piano di trasformazione Vision 2023, il governo saudita sta investendo massicciamente per ammodernare ed espandere porti, zone economiche speciali, collegamenti ferroviari e reti stradali e trasformare così il Regno in un hub logistico globale. Nonostante i notevoli progressi nelle infrastrutture logistiche, le aziende svizzere che operano o intendono operare in Arabia Saudita devono tuttavia ancora affrontare alcune sfide. La gestione delle procedure doganali e la conformità tecnica dei prodotti, che richiedono certificazioni tramite la piattaforma SABER prima della spedizione, sono tra gli aspetti più critici. Inoltre, la logistica interna può essere complicata dalle grandi distanze e dalle difficili condizioni climatiche, per cui è fondamentale affidarsi a partner affidabili per garantire una distribuzione efficiente. Infine, la lingua araba e le differenze culturali potrebbero rappresentare un ostacolo. Questi aspetti saranno approfonditi da Gaetano Loprieno e Roberto Speroni, rispettivamente Consulente Logistico e Buyer presso Cippà Trasporti SA, coadiuvati da remoto (in videoconferenza) da Artemio Bianchi, corrispondente della casa di spedizione ticinese per l’Arabia Saudita.

In sintesi, l’Arabia Saudita si conferma come una delle realtà più vivaci e in evoluzione del Medio Oriente per chi desidera fare impresa. Le opportunità non mancano, ma richiedono un approccio strategico, una solida comprensione del contesto locale e un’adeguata preparazione operativa. Le aziende che sapranno affrontare con metodo e lungimiranza l’ingresso o il consolidamento potranno trarre vantaggio dalle potenzialità di una delle economie in più rapida trasformazione a livello globale. Con l’evento in oggetto, la Cc-Ti è lieta di offrire ai propri associati informazioni, strumenti e contatti di valore per orientarsi con successo in questo scenario in evoluzione.


L’Arabia Saudita in chiave operativa

Centro Studi Villa Negroni, Vezia
13 maggio 2025 – dalle ore 16:30


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“Stop the Clock”: rinviati alcuni obblighi di CSRD e CSDDD

È stata pubblicata il 16 aprile 2025 sulla Gazzetta Ufficiale dell’UE la direttiva (UE) 2025/794, meglio conosciuta come “Stop the Clock”. Il provvedimento fa parte del pacchetto legislativo “Omnibus I”, approvato dalla Commissione europea lo scorso febbraio.

Con la Direttiva (UE) 2025/794, pubblicata il 16 aprile sulla Gazzetta Ufficiale, Bruxelles introduce una pausa strategica nell’attuazione delle norme sulla sostenibilità. La misura, parte del pacchetto legislativo “Omnibus I”, punta a semplificare il quadro normativo, ridurre gli oneri burocratici per le imprese e rafforzare la certezza del diritto.

Il provvedimento modifica le precedenti direttive (UE) 2022/2464 (CSRD) e 2024/1760 (CSDDD), rinviando alcune scadenze chiave:

  • CSRD (Corporate Sustainability Reporting Directive): le grandi imprese che non rendicontano ancora e le PMI quotate avranno due anni in più. L’obbligo scatterà dagli esercizi con inizio dal 1° gennaio 2028.
  • CSDDD (Corporate Sustainability Due Diligence Directive): la prima fase, dedicata alle imprese di maggiori dimensioni, slitta di un anno, con applicazione a partire dal 1° gennaio 2027.

Il via libera rapido da Parlamento e Consiglio ha permesso l’adozione tempestiva della direttiva, che offre agli Stati membri più margine per recepire le novità e valutare possibili revisioni delle due normative.

Il recepimento a livello nazionale dovrà avvenire entro il 31 dicembre 2025.

Link utili:

Negoziare? Si, no, forse, magari…

Nel mirino USA non solo le merci ma anche le regole

Fiumi di parole, ipotesi, dibattiti, proposte di vario genere e via discorrendo. La “nuova” via delle relazioni commerciali internazionali inaugurata dall’attuale amministrazione americana ha scosso tutti e disorientato governi, aziende, commentatori…
L’uso del virgolettato per l’aggettivo “nuova” non è però casuale, perché alcuni elementi sembrano sfuggire ai più, benché siano o dovrebbero essere noti.
Intanto la “tregua” concessa dal presidente americano, che ha sospeso per 90 giorni parte dell’applicazione dei dazi (il 10% di base è rimasto e la Cina è stata esclusa dall’eccezione), dovrebbe permettere di riordinare le idee e/o di intavolare discussioni e negoziati. In questo senso il Consiglio federale si è mosso molto bene, senza panico e cercando rapidamente il contatto diretto con Washington.
È indubbio e appare chiaro come Donald Trump non creda nel multilateralismo e prediliga i negoziati bilaterali con i singoli paesi. È parimenti evidente come utilizzi in maniera più che disinvolta misure anche draconiane, per obbligare la controparte a mettersi al tavolo delle trattative. Modo di fare spettacolare e senz’altro di rottura con il recente passato, ma sarebbe sbagliato pensare che le trattative e le relazioni commerciali siano sempre state all’insegna dell’eleganza oxfordiana.
I rapporti di forza non sono nuovi, forse ci si era illusi che tutti giocassero sempre in maniera corretta e che dietro l’apparente armonia dei partenariati internazionali non ci fossero prove di forza, ripicche e attriti. Basti pensare, rimanendo nel “piccolo” contesto elvetico, che per concludere l’Accordo di libero scambio con l’India ci sono voluti 15 anni…

I precedenti ci sono…

È chiaro che i metodi ruvidi di Donald Trump possono non piacere. Ma sono veramente così “nuovi”? Nei toni espressi pubblicamente probabilmente sì, ma la politica economica americana è sempre stata caratterizzata dall’”America First”, scelta di per sé più che legittima.
E anche i dazi hanno una lunga tradizione. Si potrebbero scomodare esempi dall’antichità o il celebre caso dello Smoot-Hawley Tariff Act del 1930, quando il Congresso americano, in piena crisi economica, aumentò drasticamente le tariffe su moltissimi prodotti di importazione per difendere l’agricoltura e l’industria americana, con effetti devastanti anche a livello mondiale.
Ma, per restare in tempi più recenti, l’Organo per la risoluzione dei conflitti (Dispute Settlement Body, DCS) dell’Organizzazione Mondiale del Commercio (OMC, purtroppo ormai clamorosamente assente dalla scena pubblica da anni…) è stato confrontato, dall’anno della creazione dell’istituzione nel 1995, a 283 casi coinvolgenti gli Stati Uniti. In 124 casi gli Stati Uniti hanno intentato procedure contro altri paesi, in 159 sono finiti sul banco degli “accusati”. Molti di questi casi sono legati a misure tariffali, come l’imposizione di dazi su importazioni di acciaio e alluminio, ormai un grande classico che ritorna continuamente, e su altri prodotti, soprattutto cinesi.
Giocando con barriere non tariffali come il divieto d’importazione negli USA di gamberetti pescati senza dispositivi di protezione per le tartarughe, oppure con sussidi (illegali) al cotone indigeno o dazi sull’olio d’oliva spagnolo, gli Stati Uniti hanno sempre cercato di proteggere la propria industria. Come fanno un po’ tutti, del resto, anche se magari in una modalità diversa e meno spettacolare. Anche l’Unione Europea qualche mese fa ha messo i dazi sulle auto elettriche cinesi (cosa che la Svizzera saggiamente ha deciso di non fare) e la Cina ha risposto con dazi sul cognac, possibili dazi sulle auto europee di grossa cilindrata e indagini su prodotti alimentari europei. Senza dimenticare che la Cina, in virtù della sua posizione di forza sulle terre rare, gestisce a piacimento controlli sulle esportazioni verso il mondo occidentale di materie fondamentali ad esempio per la produzione di microchip essenziali per gli apparecchi elettronici di ogni genere.

Questo per dire che la tentazione protezionistica è sempre stata un’arma utilizzata dagli Stati Uniti, ma non solo, sebbene in questo momento storico i metodi siano decisamente più ruvidi e non si proceda in modo mirato, ma sparando a zero contro tutto e tutti, sulla base di un metodo di calcolo decisamente fantasioso per non dire assurdo. In nome appunto del bilateralismo che dovrebbe sostituire il multilateralismo.
Che poi la strategia sia sensata e che abbia possibilità di successo è tutto da dimostrare e chiaramente non è condivisibile per chi, come la Svizzera, sostiene fermamente il libero scambio, ma questa è un’altra discussione. Intanto però l’obiettivo di forzare gli altri paesi a negoziare è stato già almeno in parte raggiunto e addirittura tutti esultano perché per il momento si deve pagare “solo “il 10% di dazi, in attea di evoluzioni. Un vero trionfo…

Cosa negoziare?

Va detto che questa lunga tradizione di dazi americani non ha impedito all’export svizzero e a quello ticinese, in particolare, di crescere in questi anni. Merito anche di molti prodotti di alta qualità, non facilmente sostituibili e che quindi possono in una certa misura reggere all’impatto di una maggiorazione del prezzo, oppure di un’accorta politica aziendale di produzione negli Stati Uniti pur mantenendo salda la posizione in Svizzera. Vero è che al momento la posta è stata chiaramente alzata da parte americana, con una distribuzione di dazi su quasi tutti i prodotti e in proporzioni che non hanno senso.
Un conto è reagire a una misura che tocca un determinato bene, un altro conto è doversi mettere al tavolo a negoziare misure generali che colpiscono gli ambiti più disparati.
Tuttavia, lo stesso Presidente Donald Trump ha sottolineato esplicitamente che si aspetta l’avvio di negoziati, anche con la Svizzera, come del resto confermato nella lunga telefonata con la Presidente della Confederazione Karin Keller-Sutter qualche giorno fa.  
Ma cosa significa? Purtroppo, l’attenzione generale si è focalizzata sulle questioni puramente tariffali e la Svizzera, che ha abolito tutti i dazi industriali sulle importazioni mantenendo solo quelli sui prodotti agricoli a tutela degli interessi del settore, è rimasta inizialmente spiazzata.
Su cosa si potrebbe negoziare? Fortunatamente sembrano scartate le fantasiose ipotesi di rappresaglia, come la sospensione dell’acquisto degli aerei da combattimento F-35, che toccherebbe pesantemente anche la nostra industria. Anche perché, come ci si è resi conto ad esempio in Francia, boicottando i prodotti americani e nello specifico la Coca Cola, si metterebbero in ginocchio molte delle aziende indigene che si occupano della produzione e della distribuzione della bevanda nel paese.

Situazione non facile e la via negoziale subito ipotizzata dal Consiglio federale sembra effettivamente l’unica praticabile, anche perché, date le nostre dimensioni nazionali, non siamo certamente nella condizione di adottare misure di rappresaglia. Purtroppo, al momento, gli argomenti razionali sono importanti ma impressionano solo fino a un certo punto.
Sottolineare che garantiamo negli Stati Uniti quasi mezzo milione di posti di lavoro qualificati, che siamo il sesto partner in quanto a investimenti diretti, ecc. al momento sembra non bastare, anche se è importante.
Probabilmente maggiore effetto sull’attuale amministrazione americana ce l’hanno annunci come quello di Novartis di investire negli Stati Uniti 23 miliardi di dollari nei prossimi 5 anni per ricerca e sviluppo…

Strano che pochi o nessuno abbiano però finora rilevato alcune piste indicate dagli Stati Uniti la scorsa settimana, ossia l’ambito di vere o presunte barriere non tariffali che infastidiscono lo Zio Sam. Il rapporto stilato ogni anno dall’Ufficio del Rappresentante per il Commercio degli Stati Uniti (USTR) sugli ostacoli al commercio che i prodotti e i servizi americani incontrano all’estero, nell’edizione 2025 ha menzionato la Svizzera tra i Paesi che pongono alcune barriere problematiche secondo Washington.
Sebbene il nostro Paese goda di ottime relazioni economiche con gli Stati Uniti, il rapporto segnala varie aree critiche che andrebbero approfondite, oltre a quella ben nota dei dazi imposti dalla Svizzera sui prodotti agricoli importati. Si tratta fondamentalmente di barriere non tariffali che concernono:

  1. Le misure sanitarie e fitosanitarie, ritenute troppo restrittive e poco scientifiche e che limiterebbero l’accesso sul mercato di prodotti agricoli americani. Un chiaro riferimento è fatto anche alle norme svizzere che limitano fortemente la biotecnologia e quindi gli organismi geneticamente modificati.
  2. Proprietà intellettuale: progressi ritenuti insufficienti
    Nel campo della proprietà intellettuale, il giudizio americano è in chiaroscuro. La Svizzera è stata rimossa nel 2023 dalla “Watch List” del rapporto Special 301, grazie ai miglioramenti nella tutela dei diritti. Tuttavia, gli Stati Uniti criticano l’applicazione della legislazione elvetica sul diritto d’autore e in particolare eccezioni che permetterebbero abusi importanti.
  3. Barriere nei servizi
    Nell’ambito dei servizi, gli Stati Uniti criticano in particolare la cosiddetta “Lex Netflix” che obbliga i colossi americani dell’online a versare il 4% degli introiti per sostenere produzioni svizzere e che obbliga a prevedere una quota minima di produzioni europee nel catalogo di offerta di “video-on-demand”. Sempre nei servizi, viene criticato l’obbligo di residenza in Svizzera per i manager di filiali svizzere di compagnie assicurative di proprietà estera.
  4. Digitale: attenzione ai flussi di dati
    Come menzionato anche dal Vicepresidente americano J.D. Vance nell’ormai celebre discorso tenuto qualche settimana fa a Monaco, anche il settore digitale è oggetto di attenzione. Secondo il motto “gli Stati Uniti innovano, la Cina copia e l’Europa regola”, dove è sottinteso che l’Europa regola troppo (e che la Cina si limiti a copiare non corrisponde più completamente al vero). Il nuovo quadro legislativo svizzero sulla protezione dei dati, in vigore dal 2023, preoccupa le aziende americane, che temono restrizioni nei flussi transfrontalieri di dati. Questo sebbene le nostre normative siano meno severe del GDPR europeo e che recentemente l’esistente Accordo fra Svizzera e Stati Uniti sia stato considerato conforme agli standard di protezione. Da notare che, dopo la levata di scudi contro il succitato discorso di J. D. Vance, qualche giorno fa l’Unione europea, senza tanto clamore, ha preannunciato modifiche sostanziali del GDPR nel senso di un alleggerimento delle regole e una possibile semplificazione del regolamento sull’intelligenza artificiale varato qualche mese fa. Facendo intendere che anche le multe inflitte ai giganti americani del tech nell’ambito della concorrenza potrebbero essere ridotte.

Conclusione

Il rapporto dell’USTR di per sé non punta il dito contro la Svizzera, ma invita a una riflessione costruttiva. Sembra contradditorio rispetto alla mazzata inferta con i dazi, ma in realtà è probabilmente un’altra faccia della stessa medaglia. I dazi quali strumenti di pressione per ottenere (anche) altro. L’obiettivo dichiarato è migliorare l’accesso al mercato e assicurare condizioni di concorrenza eque per tutti.
Per la Svizzera, da sempre Paese aperto e integrato nei circuiti commerciali globali, si tratta di osservazioni che meritano attenzione, anche nell’ottica di rafforzare i legami economici con questo importante partner commerciale mondiale.
Gli stessi americani affermano del resto una chiara volontà di trovare accordi con il nostro paese. “Bastone e carota”, chi riesce a capire come muoversi è bravo, ma forse dovremmo soprattutto esercitarci a leggere meglio fra le righe…

Kazakistan: partner strategico in Asia centrale

Il direttore della Cc-Ti, Luca Albertoni, e la responsabile del commercio internazionale, Monica Zurfluh, hanno ricevuto venerdì 11 aprile 2025 a Lugano l’Ambasciatore del Kazakistan, Kairat Sarzhanov. L’incontro ha offerto l’occasione per approfondire le relazioni economiche tra i due Paesi, con particolare attenzione al rapporto privilegiato tra il Ticino e il Kazakistan, nonché alle opportunità di collaborazione per le imprese ticinesi.

La visita odierna fa seguito a un precedente contatto avvenuto lo scorso gennaio a Berna, quando Monica Zurfluh, responsabile del commercio internazionale della Cc-Ti, aveva incontrato l’Ambasciatore per ristabilire i rapporti bilaterali, interrotti in seguito all’avvicendamento diplomatico.

Insediatosi ufficialmente nel novembre 2022, l’ambasciatore Sarzhanov ha raccolto il testimone di un rapporto ben avviato tra il suo Paese e il Ticino. Un legame solido, costruito su una rete di collaborazioni economiche e istituzionali, che il diplomatico punta ora a rafforzare ulteriormente. Tra le priorità espresse ai rappresentanti della Cc-Ti figurano il rilancio del dialogo economico e la promozione di nuove opportunità di business e investimento per le imprese ticinesi.

Un’economia in profonda trasformazione

Con i suoi oltre 2,7 milioni di chilometri quadrati – circa 66 volte la superficie della Svizzera – e una popolazione di circa 19 milioni di abitanti, il Kazakistan si conferma come il principale interlocutore dell’Asia centrale per la Confederazione. Alla rilevanza geopolitica si affianca un peso economico in costante crescita, che rende il Paese una destinazione strategica per le imprese e gli investitori svizzeri.

Tradizionalmente trainata dal settore estrattivo e in particolare dall’industria petrolifera, che nel 2023 ha rappresentato il 68% delle esportazioni, l’economia kazaka è oggi al centro di una profonda trasformazione. Per rafforzare la resilienza del sistema economico e favorire una maggiore diversificazione, il governo di Astana ha lanciato una serie di riforme strutturali di ampia portata.

Cuore di questa transizione è la strategia “Kazakhstan 2025”, un piano ambizioso che punta a ridurre la dipendenza del Paese dalle risorse naturali – come petrolio, gas, uranio e metalli rari – e a migliorare l’efficienza dell’apparato produttivo. Tra le misure chiave figura un vasto programma di privatizzazioni, volto a ridurre il peso dello Stato nell’economia e a stimolare un contesto più competitivo e attrattivo per gli investimenti esteri.

Svizzera-Kazakistan: relazioni bilaterali solide

Nel quadro della trasformazione economica in corso in Kazakistan, le relazioni bilaterali con il nostro Paese stanno vivendo un’espansione significativa. Secondo gli ultimi dati disponibili, nel 2023, il volume degli scambi ha raggiunto i 3,7 miliardi di franchi svizzeri, mentre gli investimenti diretti elvetici in Kazakistan hanno superato i 2,1 miliardi di dollari, facendo della Svizzera il terzo investitore estero (dopo Paesi Bassi e Russia) nel Paese e il suo 17° partner commerciale. A testimoniarlo è anche la presenza attiva di numerose aziende svizzere sul territorio kazako, tra cui ABB, , Bühler Group, Clariant, Geberit, Georg Fischer, Hilti, Nestlé, Novartis, Roche, Schindler, Sika e Stadler Rail. Queste imprese operano in settori chiave come la farmaceutica, l’energia, la meccanica e i trasporti, contribuendo al trasferimento di competenze e allo sviluppo di infrastrutture locali.

Il ruolo del Canton Ticino

Il Canton Ticino si è distinto per un approccio proattivo nel rafforzare i legami con il Kazakistan. La stessa Cc-Ti ha svolto un ruolo determinante nel promuovere l’internazionalizzazione delle imprese ticinesi, avviando iniziative mirate a favorire contatti economici e istituzionali con il Paese. Tra queste spicca la missione economica del 2018, che ha visto una delegazione ticinese visitare Almaty, Taldykorgan e la capitale Astana, creando importanti occasioni di incontro con controparti e istituzioni kazake.

Già nel 2017, in occasione dell’Expo di Astana, era stato firmato un accordo di cooperazione tra il Ticino e la Regione di Almaty, finalizzato a rafforzare le relazioni economiche, culturali, scientifiche e turistiche tra le due realtà.

Opportunità e prospettive future

La dinamica evoluzione del mercato kazako, caratterizzata dalla crescente diversificazione economica, rappresenta una porta d’accesso per il Ticino a nuove opportunità in un Paese che sta diventando sempre di più un riferimento strategico per il business in Asia centrale. Nei prossimi mesi, la Cc-Ti e l’Ambasciata kazaka a Berna intensificheranno il loro dialogo per esplorare ulteriormente le aree di interesse comune e individuare nuove opportunità di cooperazione.

In un contesto di incertezze economiche globali e di un possibile riorientamento delle attività internazionali delle imprese ticinesi, la priorità di questa collaborazione sarà quella di facilitare l’ingresso delle imprese ticinesi al mercato kazako e di aiutare a consolidare la loro presenza e le loro operazioni nel cuore dell’Asia.

Countdown terminato: scatta la fase due dei dazi “reciproci” USA

Oggi entrano in vigore i nuovi dazi reciproci aggiuntivi imposti dagli Stati Uniti ai Paesi elencati nell’Allegato II dell’Ordine esecutivo del Presidente Trump. Per la Svizzera, l’aliquota è stata fissata al 31%. La US Customs and Border Protection ha pubblicato le relative linee guida.

Nella Guidance # 64680374 pubblicata martedì 8 aprile e che di fatto aggiorna la guida # 64649265 del 5 aprile, la CBP risponde innanzitutto a due delle domande poste di frequente e alle quali sono stati dati riscontri controversi:

  • l’aliquota di dazio ad valorem specifica per Paese sostituirà l’aliquota addizionale del 10% introdotta il 5 aprile; nella guida si legge infatti ”Effective April 9, 2025, a country-specific ad valorem rate of duty will apply to imported goods of 83 countries and will replace the 10% additional ad valorem duty rate under 9903.01.25”;
  • dopo un inizio incerto dettato dalla circolazione di due versioni diverse dell’Allegato I, il dazio reciproco aggiuntivo applicato ai prodotti di origine svizzera è confermato al 31%. Nella guida si legge infatti: “9903.01.60: Articles the product of Libya, Moldova, or Switzerlandd will be assessed an additional ad valorem rate of duty of 31%”.

La guida conferma, inoltre, che le aliquote di dazio addizionali previste dalle tariffe reciproche si sommano a qualsiasi altro dazio, tassa, imposta o onere applicabile alle merci importate.

Da ultimo, ma non meno importante, le spedizioni di valore inferiore a 800 USD possono continuare ad essere importate negli Stati Uniti in esenzione dai dazi doganali. Fanno eccezione le importazioni provenienti dalla Cina. Per quelle soggette a tassazione (ossia di valore superiore a 800 USD), è possibile, a determinate condizioni, ottenere un rimborso delle sovrattasse doganali (drawback).

Per ulteriori ragguagli sulle misure in vigore dal 9 aprile si rinvia all’articolo Trump 2.0: lo stato dei dazi – Cc-Ti del 3 aprile 2025.