Cina 2049: il futuro è già strategia

Tra ambizioni globali e fragilità interne, la Cina si conferma protagonista di una competizione che ridefinisce gli equilibri economici, tecnologici e geopolitici. Il tema è stato al centro della conferenza “CEO Experience – La Cina nel contesto politico attuale” del 24 settembre 2025, dove il giornalista e docente Marcello Foa ha dialogato con Sergio Giraldo, consulente indipendente in ambito energetico ed editorialista de La Verità. Al dibattito si è aggiunto, con un intervento mirato, anche Andrea Gaiani, direttore della rivista Analisi Difesa.
Dalle analisi è emersa l’immagine di una potenza in rapida ascesa, capace di consolidare la propria influenza attraverso il controllo delle risorse critiche, una strategia di lungo periodo, un riarmo accelerato e una crescente capacità tecnologica. Eppure, dietro questa proiezione di forza, affiorano fragilità demografiche, finanziarie e sociali che potrebbero condizionare il futuro del gigante asiatico.

Il controllo delle filiere strategiche

«La Cina non è più la fabbrica del mondo: è diventata il gatekeeper delle materie prime critiche». Questa frase sintetizza la sfida geopolitica ed economica che l’Occidente dovrà affrontare nei prossimi decenni. Mentre per decenni l’Occidente ha privilegiato l’efficienza delle supply chain globali, la Cina ha costruito dipendenze asimmetriche e accessi privilegiati ai settori strategici, combinando iniziative internazionali e controllo interno delle risorse.

A livello internazionale, questo approccio – definito come “diplomazia gentile” – prende forma attraverso la Belt and Road Initiative, con la realizzazione di infrastrutture in oltre 130 porti e altre opere strategiche in cambio di concessioni minerarie e accordi commerciali a lungo termine. Parallelamente, Pechino esercita un controllo diretto su materie prime critiche prodotte internamente o nei suoi territori di influenza. Il caso del gallio è emblematico: essenziale per dispositivi elettronici e armamenti, la Cina ne controlla parte della catena del valore e nell’estate 2023 ha introdotto restrizioni all’esportazione, mettendo in crisi l’Occidente. Analoga strategia riguarda i magneti di terre rare, fondamentali nella costruzione di automobili e sistemi di armamento, le cui esportazioni sono dimezzate da aprile 2023. Anche nell’acciaio, il Dragone domina: produce il 54% della produzione mondiale, influenzando prezzi e forniture globali con logiche strategiche più che di mercato.

Questa combinazione di leva esterna (BRI) e controllo interna ha trasformato Pechino in un attore in grado di competere sul prezzo e di influenzare l’industria e la difesa occidentali con decisioni unilaterali: se la Cina chiude i rubinetti, l’Occidente si trova in grave difficoltà, senza la possibilità di rimediare a quella che, di fatto, è una lacuna industriale strategica.

L’orizzonte 2049

La differenza filosofica più marcata tra Occidente e Cina risiede nella concezione del tempo. Mentre le democrazie occidentali sono dominate dalla “dittatura della trimestrale”, con cicli politici ed economici sempre più brevi, la Cina ragiona su orizzonti decennali. La continuità politica garantita dal potere centralizzato di Xi Jinping consente una pianificazione coerente, scandita da tappe intermedie. L’obiettivo strategico è chiaro: diventare una superpotenza entro il 2049, centenario della Repubblica Popolare, e raggiungere un primo traguardo nel 2035, con un potenziamento militare e industriale.

La strategia cinese non mira a uno scontro diretto con gli Stati Uniti, ma a consolidare la propria posizione globale attraverso un multilateralismo selettivo, aggregando Paesi attorno ai propri interessi.

L’alleanza BRICS ne è un esempio: dietro la facciata di cordialità tra Xi, Putin e Modi si nascondono tensioni e squilibri. La Russia dipende fortemente dalla Cina, con le esportazioni verso Pechino che costituiscono circa il 35% del totale, mentre le vendite cinesi verso la Russia ammontano appena al 3%. Questa asimmetria si è accentuata dopo lo scoppio della guerra in Ucraina. Il rapporto con l’India resta invece delicato, segnato da tensioni lungo il confine del Kashmir e da controversie sui progetti idroelettrici cinesi.

Il riarmo e il nodo di Taiwan

La Cina ha accelerato il riarmo, con una spesa di 240 miliardi di dollari contro i 900 degli USA. Tuttavia, in termini di parità di potere d’acquisto, Pechino ottiene molto di più: navi, missili e munizioni a costi inferiori.

Il settore navale è il vero motore della crescita: con una capacità cantieristica 230 volte superiore a quella americana, la Cina si afferma come potenza marittima. Tuttavia, manca esperienza operativa diretta: l’ultima guerra risale al 1977 contro il Vietnam del Nord. È il punto debole di un esercito avanzato tecnologicamente – dotato di missili ipersonici e sistemi guidati da intelligenza artificiale – ma privo di collaudo sul campo.

Il nodo centrale resta Taiwan. Per Pechino, il “Silicon Shield” è una questione di dignità nazionale e di controllo strategico sulle filiere tecnologiche globali. L’annessione garantirebbe vantaggi economici e militari, rompendo la “collana di perle” americana nel Pacifico. Un’invasione anfibia è improbabile; più realistico un blocco navale per isolare economicamente l’isola.

Tre fragilità strutturali

Dietro i successi internazionali, si celano tuttavia fragilità strutturali:

  • Demografia: entro il 2050, la Cina avrà circa 500 milioni di persone sopra i 60 anni contro 580 milioni in età lavorativa. Un rapporto insostenibile che farà salire la spesa pensionistica dall’attuale 5,5% al 14% del PIL. A complicare il quadro, il sistema Hukou – che lega la residenza al luogo di nascita – continua a frenare la mobilità interna, accentuando gli squilibri tra campagne e città, mentre la leadership teme la crescita di una classe media autonoma e tende a contenerne lo sviluppo.
  • Finanza: dopo la bolla immobiliare nel 2021, causata da investimenti massicci in costruzioni mai vendute a causa delle limitazioni di movimento imposte dall’Hukou, il sistema bancario cinese è sotto pressione. L’indebitamento privato ha raggiunto il 290% del PIL. Le 4’000 banche piccole e medie, supervisionate dalle province, rappresentano un rischio sistemico che Pechino dovrà affrontare nei prossimi anni.
  • Modello economico: come già sperimentato dalla Germania, un’economia basata prevalentemente sulle esportazioni è vulnerabile ai cambiamenti globali. Gli stimoli alla domanda interna sono limitati per evitare la crescita di una classe media autonoma e politicamente attiva.

Tecnologia e industria: tra leadership globale e l’ombra dell’implosione

Il sistema cinese guarda al 2049, ma le fragilità demografiche, finanziarie e sociali rappresentano rischi concreti che potrebbero rallentare o compromettere il raggiungimento degli obiettivi strategici. Un’eventuale crisi interna avrebbe ripercussioni significative sull’equilibrio mondiale.

Nonostante questi limiti, la corsa verso il 2049 è tutt’altro che chiusa. La Cina ha dimostrato notevoli capacità di pianificazione ed esecuzione, conquistando la leadership in sette dei dieci settori tecnologici chiave previsti dal piano Made in China 2025, affermandosi ben oltre il ruolo di semplice fabbrica del mondo o imitatrice.

Questi progressi sono stati ottenuti anche da un uso strategico delle partnership con l’Occidente. Nel settore automobilistico, ad esempio, le joint venture con marchi tedeschi a partire dagli anni ’80 hanno consentito lo sviluppo di competenze interne capaci oggi di competere con Volkswagen, Porsche e Audi, offrendo prodotti comparabili a costi significativamente inferiori.

Occidente e Cina: identità strategiche a confronto

Di fronte all’ascesa cinese, l’Occidente appare diviso e privo di una visione strategica coerente. Gli Stati Uniti reagiscono con dazi e restrizioni tecnologiche, mentre l’Europa mostra un deficit di autonomia economica, spesso subordinata agli interessi tedeschi e lenta a reagire. Anche il Green Deal, pur ambizioso, manca di analisi economiche concrete e di una strategia industriale realmente coerente.

Il problema di fondo dell’Occidente è la perdita della capacità di progettare il futuro, schiacciato dai cicli politici sempre più brevi e dalla pressione delle trimestrali. Come ricordato durante l’incontro, un vecchio banchiere una volta osservò: «Nel secondo dopoguerra non avevamo nulla, tranne la speranza. Oggi abbiamo tutto, tranne la speranza». Per non restare spettatore, l’Occidente deve riscoprire la propria visione economica, investendo in autonomia strategica, innovazione e resilienza industriale.

Pechino stringe sui materiali strategici: terre rare, superduri e batterie al litio

Il 9 ottobre 2025, subito dopo la festività nazionale, il Ministero del Commercio della Repubblica Popolare Cinese (MOFCOM), insieme all’Amministrazione Generale delle Dogane, ha pubblicato quattro announcement (n. 56, 57, 61 e 62) che ampliano significativamente i controlli sulle esportazioni di terre rare, tecnologie di lavorazione e materiali correlati. Questi provvedimenti, unitamente agli announcement n. 55 e 58, che disciplinano rispettivamente i materiali superduri e le batterie al litio con anodi in grafite artificiale, delineano un’estensione organica del regime cinese di export control sull’intero comparto dei materiali strategici.

Strategie e contenuti principali

Gli announcement coprono diverse categorie di beni e tecnologie, rafforzando in modo significativo i controlli:

Announcement n. 55 (2025)

Decisione di attuare controlli all’esportazione su beni relativi ai materiali superduri

  • Introduce controlli su diamanti sintetici, nitruro di boro cubico e sulle relative tecnologie e apparecchiature di produzione.

Announcement n. 56 (2025)

Decisione di attuare controlli all’esportazione su alcune apparecchiature, materie prime e beni correlati alle terre rare

  • estende il controllo a macchine, reagenti chimici ausiliari e materie prime utilizzate nella separazione e raffinazione metallurgica delle terre rare.

Announcement n. 57 (2025)

Decisione di attuare controlli all’esportazione su alcuni beni correlati alle terre rare medie e pesanti

  • riguarda composti e leghe impiegati nella produzione di magneti, catalizzatori e materiali ottici;
  • estende l’obbligo di licenza all’esportazione per olanio, erbio, thulium, europio e itterbio.

Announcement n. 58 (2025)

Decisione di attuare controlli all’esportazione su beni relativi alle batterie al litio e ai materiali anodici in grafite artificiale

  • introduce controlli su input strategici per il settore delle batterie;
  • sono soggetti a licenza di esportazione sia le batterie finite sia le tecnologie e attrezzature per la loro produzione.

Announcement n. 61 (2025)

Decisione di attuare controlli all’esportazione su beni relativi alle terre rare e alle attività correlate all’estero.

  • amplia in modo significativo l’ambito dei controlli sulle terre rare e sui prodotti che le contengono;
  • richiede licenza di esportazione anche per beni prodotti all’estero che contengono almeno lo 0,1% in valore di materiali cinesi o che utilizzano tecnologie cinesi.

Announcement n. 62 (2025)

Decisione di attuare controlli all’esportazione sulle tecnologie relative alle terre rare.

  • controlla tecnologie e know-how legati all’estrazione, separazione, raffinazione dei metalli, produzione di magneti e recupero di risorse secondarie;
  • vieta la fornitura non autorizzata di assistenza tecnica da soggetti cinesi a entità straniere coinvolte in estrazione o lavorazione;
  • esenzioni: tecnologie di dominio pubblico, ricerca scientifica di base e contenuti per domande di brevetto.

Tempistiche chiave

AnnuncioData entrata in vigoreAmbito
55-588 novembre 2025Materiali strategici, batterie, superduri, tecnologie terre rare
61Prodotti di origine cinese: 9 ottobre 2025
Prodotti esteri contenenti materiali o tecnologie cinesi: 1 dicembre 2025
Prodotti cinesi e prodotti esteri contenenti materiali o tecnologie cinesi
629 ottobre 2025Tecnologie e know-how terre rare

Effetti extraterritoriali e requisiti di licenza

In particolare, gli announcement n. 61 e n. 62 introducono misure di extraterritorialità: anche i prodotti fabbricati fuori dalla Cina contenenti materiali o tecnologie cinesi soggetti a controllo richiedono una licenza MOFCOM per l’esportazione.

Le aziende svizzere, e più in generale estere, devono verificare la presenza di materiali cinesi nelle loro supply chain e aggiornare le politiche di compliance.

Sono vietate le esportazioni verso utenti militari, entità incluse nella “Control List” o “Watch List” di MOFCOM, o prodotti destinati a programmi WMD o applicazioni terroristiche.

Richieste legate a semiconduttori avanzati, AI o chip logici ≤14 nm saranno valutate caso per caso.

Le domande devono essere presentate in cinese tramite il portale ufficiale: http://ecomp.mofcom.gov.cn.

Implicazioni globali

La Cina controlla oltre il 70% delle miniere di terre rare e circa il 93% della produzione globale di magneti permanenti. Con le nuove misure, Pechino estende la propria influenza alle catene di approvvigionamento globali, imponendo vincoli extraterritoriali.

Per le aziende estere, le principali implicazioni operative includono:

  • mappatura dell’origine dei materiali e delle tecnologie utilizzate;
  • verifica della presenza di prodotti cinesi soggetti a controllo nelle proprie catene di approvvigionamento;
  • aggiornamento dei processi di export control e delle clausole contrattuali;
  • gestione dei rischi di doppia conformità, tra regolamentazioni estere e norme cinesi.

Settori più interessati: semiconduttori, veicoli elettrici, tecnologie green, aerospazio, difesa, chimica avanzata e dispositivi medicali.

I nuovi obblighi comportano rischi legali e geopolitici significativi, con possibili effetti su prezzi e disponibilità delle materie prime critiche.

Altri link utili:

MOFCOM Spokesperson’s Remarks on China’s Recent Economic and Trade Policies and Measures

Ticino, il ponte che rafforza gli scambi tra Svizzera e Cina

Nel quadro delle celebrazioni per i 75 anni di relazioni diplomatiche tra Svizzera e Cina, si è svolto in Ticino il 4th Round of China–Switzerland Foreign Ministers’ Strategic Dialogue, che ha riunito il Consigliere federale Ignazio Cassis e il Ministro degli Esteri della Repubblica Popolare Cinese Wang Yi.

Collocare il confronto in Ticino non è stato solo un gesto simbolico. Il Cantone si è confermato un ponte operativo tra la capacità innovativa svizzera e la domanda cinese di qualità, tecnologie e precisione, in un momento in cui la congiuntura internazionale richiede canali affidabili e prevedibili. Questo appuntamento si inserisce in un ciclo di visite di altissimo profilo che, nell’ultimo quinquennio, ha portato in Ticino i rappresentanti dei tre partner principali della Svizzera, ossia Stati Uniti, Cina e Unione europea, da Mike Pompeo e Wang Yi a Castelgrande di Bellinzona fino a Kaja Kallas e Ursula von der Leyen tra Bellinzona e Lugano, confermando il Cantone come piattaforma di dialogo internazionale.

Il dialogo ha permesso di mettere a fuoco lo stato e le prospettive dei rapporti economici tra i due Paesi. Negli ultimi anni le esportazioni svizzere verso la Cina sono cresciute in modo strutturale, passando da 23,9 a 40,5 miliardi di franchi tra il 2017 e il 2023, con un aumento medio annuo del 9,15 per cento. Parallelamente, le esportazioni cinesi verso la Svizzera sono salite da 13,1 a circa 18,4 miliardi di franchi, con un incremento medio annuo del 5,86% per cento. Un fattore abilitante è stato l’Accordo di libero scambio entrato in vigore nel 2014, che ha ridotto in modo significativo i dazi in comparti chiave come orologeria e macchinari, generando risparmi significativi per le imprese svizzere. Nel 2024 l’interscambio bilaterale ha raggiunto 55,1 miliardi di franchi, con un incremento medio annuo del 5,83 per cento, a conferma della centralità del partenariato economico tra Svizzera e Cina.

La dinamica più recente ha ulteriormente rafforzato questo quadro. A luglio 2025 le esportazioni svizzere verso la Cina sono avanzate di 4,07 miliardi di USD rispetto a luglio 2024 con una crescita del 69,1 per cento, mentre le importazioni dalla Cina hanno registrato un incremento più contenuto pari al 2,3 per cento. Nella composizione dell’export elvetico verso la Cina l’oro ha mantenuto un ruolo preminente, intorno alla metà del totale nel 2024, seguito da farmaceutica, orologi, macchinari e apparecchiature medicali. Dal lato opposto le vendite cinesi verso la Svizzera restano diversificate, con contributi di chimica, mezzi di trasporto, macchinari ed elettronica. In questo contesto il Ticino agisce da ponte tra filiere nazionali e mercati globali. Un tessuto industriale competitivo e orientato all’export trova nei legami con la Cina un canale naturale per valorizzare innovazione e qualità. In Ticino un ecosistema dell’innovazione, dall’intelligenza artificiale alle scienze della vita fino all’energia verde, trasforma ricerca e tecnologie di frontiera in collaborazioni e sbocchi sui mercati internazionali, inclusa la Cina. Affinché tali potenzialità si traducano in risultati concreti occorrono connessioni fisiche e digitali efficienti lungo tutta la catena del valore. La logistica svolge un ruolo abilitante. Infrastrutture intermodali e procedure doganali digitalizzate riducono tempi e costi, collegano il Ticino ai corridoi europei e sostengono gli scambi tra Svizzera e Cina, compresi i canali di commercio elettronico e le spedizioni ad alto valore. Per accompagnare queste dinamiche la Camera di commercio e dell’industria del Cantone Ticino (Cc-Ti) e la Camera di commercio Svizzera Cina (SCCC) promuovono congiuntamente nel mese di novembre una missione economica esplorativa, pensata per offrire ai partecipanti una visione strategica del mercato cinese e facilitare l’incontro con interlocutori chiave.

L’incontro ministeriale tenutosi in Ticino ha rimarcato la necessità di mantenere aperti e trasparenti i canali del commercio, rafforzando la cooperazione su standard, accesso al mercato e ricerca. È stato richiamato il percorso verso un’ottimizzazione dell’Accordo di libero scambio (ALS 2.0) con l’obiettivo di allinearlo alle trasformazioni in corso, come la digitalizzazione delle catene del valore, la sostenibilità, la tutela della proprietà intellettuale e la semplificazione delle procedure. Per il sistema produttivo svizzero, e per il ponte ticinese in particolare, ciò significa ridurre i costi delle transazioni, aumentare la certezza regolatoria e facilitare gli investimenti di lungo periodo.

Lo svolgimento del 4th Round of China–Switzerland Foreign Ministers’ Strategic Dialogue in Ticino ha inviato un segnale di continuità istituzionale e di fiducia reciproca. In una fase in cui i dibattiti sui dazi attirano l’attenzione, l’esperienza ticinese dimostra che la funzione di ponte, fondata su dialogo costante, regole chiare e cooperazione concreta, può tradursi in opportunità tangibili per imprese, lavoratori e investitori dei due Paesi, con un contributo alla resilienza e alla crescita degli scambi tra Svizzera e Cina.


Fonte: Comunicato congiunto Cc-Ti/SCCC del 10 ottobre 2025

Ponti verso nuovi mercati: l’occasione saudita

Il 2 ottobre 2025, la Camera di commercio e dell’industria del Ticino (Cc-Ti) e la Lugano Commodity Trading Association (LCTA) hanno accolto un pubblico qualificato di imprenditori, dirigenti e trader di materie prime presso Villa Principe Leopoldo a Lugano per un incontro esclusivo su Saudi Vision 2030, commercio globale e gestione del rischio. L’evento, organizzato in collaborazione con Allianz Trade e con la partecipazione della Saudi Exim Bank, si è svolto in un momento cruciale di incertezza economica senza precedenti – ma anche di storica opportunità.
Sul raffinato sfondo di Villa Principe Leopoldo, affacciata sul Lago di Lugano, l’incontro informativo ha unito visioni strategiche e spunti concreti, offrendo ai partecipanti strumenti operativi per affrontare uno dei mercati emergenti più dinamici al mondo.

L’evento si è aperto con l’intervento di Luca Albertoni, Direttore della Cc-Ti, che ha ribadito la missione della Camera: aiutare le imprese ticinesi e non solo ad “anticipare le tendenze internazionali, identificare le opportunità e mitigare i rischi” nell’espansione all’estero.

Incertezza e opportunità nel commercio globale

Il primo keynote è stato affidato ad Anil Berry, membro del Group Board of Management Commercial di Allianz Trade. Il suo messaggio è stato netto: l’economia globale sta attraversando una fase di incertezza eccezionalmente elevata. Le insolvenze, che solo pochi anni fa erano ai minimi storici, sono tornate a crescere a ritmi preoccupanti – e con una rapidità senza precedenti. Se in passato il fallimento di un’azienda richiedeva tre o quattro anni, oggi può avvenire in appena tre o quattro mesi.

Berry ha individuato diversi fattori strutturali: i colli di bottiglia nelle catene di approvvigionamento stanno ritardando la consegna delle merci in media di 30 giorni, mentre le tensioni tariffarie e le difficoltà di finanziamento gravano fortemente sulle imprese. Eppure, in mezzo alla turbolenza, rimangono spazi di crescita. Le previsioni di crescita globale per il 2026 si attestano al 2,5%, con gli Stati Uniti in testa all’espansione di lungo periodo e il Medio Oriente – in particolare l’Arabia Saudita – emergente come regione strategica per gli investimenti. Allianz Trade, ha sottolineato Berry, svolge un ruolo cruciale in questo scenario, gestendo ogni anno 1’300 miliardi di euro di rischio e consentendo flussi commerciali per quasi 6’000 miliardi di euro.

La Vision 2030 saudita e il ruolo della Saudi Exim

Dall’analisi globale di Berry, l’attenzione si è spostata su un’opportunità specifica: la trasformazione economica dell’Arabia Saudita. Abeer AlHarbi, Senior Manager Credit Underwriting presso Saudi Exim Bank, ha presentato l’istituto come iniziativa strategica per l’assicurazione del credito all’esportazione nell’ambito del “Project Bridges”. Fondata nel 2020 per “rafforzare la competitività dell’economia saudita non petrolifera sui mercati globali”, la banca ha già reso possibili oltre 24 miliardi di dollari in soluzioni di finanziamento e assicurazione all’export verso più di 150 Paesi.

I numeri parlano da soli: con il 63% della popolazione sotto i 30 anni e un PIL cresciuto in media del 9% annuo dal 2016, l’Arabia Saudita si sta rapidamente affermando come hub industriale globale. Questo dividendo demografico, unito a massicci investimenti infrastrutturali, genera una domanda eccezionale di tecnologie, macchinari e competenze — settori in cui le aziende svizzere eccellono.

AlHarbi ha posto l’accento su “Project Bridges” (“Jusoor” in arabo), una collaborazione pionieristica di riassicurazione con Allianz Trade. L’iniziativa non è concepita come strumento difensivo, bensì come leva per ampliare la capacità di finanziamento delle imprese saudite e dei loro partner globali, facilitando l’ingresso delle aziende svizzere ed europee sul mercato saudita. Ha spiegato che il programma contribuisce direttamente alla Vision 2030, perseguendo quattro obiettivi:

  • Stimolare la crescita industriale – sostenendo l’importazione di macchinari e tecnologie avanzate per accrescere la produttività locale.
  • Mettere in sicurezza le catene di fornitura – garantendo flussi affidabili di materie prime e macchinari da oltre 70 Paesi.
  • Sbloccare il potenziale export – consentendo ai produttori sauditi di accedere con fiducia a nuovi mercati internazionali.
  • Favorire gli investimenti esteri – offrendo soluzioni assicurative solide che riducono i rischi di ingresso per i partner stranieri.

Far funzionare i “Bridges”: indicazioni pratiche

La presentazione conclusiva è stata affidata a William Whittington, Regional Head di Allianz Trade.
Il suo intervento ha reso accessibili al pubblico gli aspetti tecnici di “Bridges”. Ha descritto un processo concepito per essere il più semplice possibile: gli esportatori o le loro banche presentano le richieste tramite i canali consueti di Allianz Trade; in seguito, Allianz e Saudi Exim effettuano valutazioni indipendenti sul credito e screening ESG/KYC. Una volta approvati, i clienti beneficiano di limiti non cancellabili e di una maggiore capacità assicurativa — fino a 100 milioni di dollari per singolo acquirente saudita, con termini di finanziamento che possono estendersi fino a sette anni.

Whittington ha condiviso anche un caso concreto che ha colpito i partecipanti: un trader di materie prime che, grazie a “Bridges”, ha ottenuto un limite assicurativo sette volte superiore a quello normalmente disponibile per una transazione saudita. Questa espansione drastica della capacità ha trasformato una cauta operazione pilota in una partnership strategica. La flessibilità, ha sottolineato, non è riservata alle grandi imprese: anche le PMI possono beneficiarne, senza alcuna soglia minima di transazione.

Un cauto ottimismo — e una via chiara da seguire

Le discussioni hanno restituito un quadro sfaccettato. Da un lato, la fragilità dell’economia globale resta evidente, con l’aumento delle insolvenze, condizioni di finanziamento più rigide e crisi geopolitiche che aggiungono ulteriori complessità. Dall’altro, strumenti innovativi come la partnership Allianz–Saudi Exim stanno già trasformando il modo in cui le imprese affrontano il commercio in mercati volatili.

Alla chiusura dell’evento, a prevalere è stato un cauto ottimismo. Per le imprese svizzere orientate all’internazionalizzazione, la Vision 2030 saudita e gli strumenti presentati – dalle soluzioni globali di gestione del rischio di Allianz Trade agli strumenti di finanziamento e assicurazione della Saudi Exim – rappresentano non semplici opportunità teoriche, ma ponti concreti verso nuovi mercati.

Il messaggio è stato chiaro: in un’epoca di incertezza, le aziende che prospereranno saranno quelle capaci di unire visione ambiziosa e gestione accorta del rischio. Gli strumenti esistono. Il mercato è pronto. La domanda, per gli imprenditori ticinesi, non è più se esplorare le opportunità saudite — ma quando iniziare.

DOSSIER | Stati Uniti: panoramica dei dazi

***AGGIORNAMENTO DEL 29.09.2025***

Il 29 settembre 2025, il presidente Donald J. Trump ha emanato un proclama ai sensi della sezione 232 del Trade Expansion Act, imponendo nuovi dazi sulle importazioni di legno e prodotti derivati per motivi di sicurezza nazionale. L’indagine del Dipartimento del Commercio ha rilevato che le importazioni in crescita e le pratiche commerciali sleali stanno indebolendo l’industria americana del legno, riducendo la capacità produttiva interna e aumentando la dipendenza da fornitori esteri in settori critici come difesa, energia e infrastrutture.

A partire dal 14 ottobre 2025, saranno applicati dazi del 10% sul legname, 25% sui mobili imbottiti in legno e 25% su cucine e mobili da bagno, con aumenti rispettivi al 30% e 50% dal 1° gennaio 2026, salvo accordi bilaterali che eliminino la minaccia alla sicurezza nazionale. Le aliquote saranno limitate al 10% per il Regno Unito e al 15% per UE e Giappone. Il Segretario al Commercio monitorerà il mercato e potrà estendere o adeguare le misure entro ottobre 2026.

***AGGIORNAMENTO DEL 09.09.2025***

Il 29 agosto 2025, la Corte d’Appello federale degli Stati Uniti (Federal Circuit) ha dichiarato illegali i dazi imposti tramite l’International Emergency Economic Powers Act (IEEPA) dall’amministrazione Trump, stabilendo che il presidente non può introdurre tariffe generali senza un’esplicita autorizzazione del Congresso.

Secondo la Corte, emergenze come il traffico di fentanyl o gli squilibri commerciali non rientrano tra le situazioni che giustificano l’uso dell’IEEPA per imporre dazi di carattere economico generale. La decisione si basa anche sulla “major questions doctrine”, secondo cui provvedimenti di grande impatto economico richiedono una delega legislativa chiara.

Il Dipartimento di Giustizia ha presentato ricorso alla Corte Suprema il 3 settembre 2025, chiedendo che i dazi restino in vigore fino alla decisione definitiva. Il 9 settembre 2025, la Corte Suprema ha accolto la richiesta di riesame (writ of certiorari) e ha fissato le udienze orali per il 5 novembre 2025, nell’ambito di un procedimento accelerato.

Nel frattempo, in base all’ordinanza del Federal Circuit, i dazi restano in vigore almeno fino al 14 ottobre 2025, data entro la quale la Corte Suprema potrebbe eventualmente prorogare la sospensione per evitare effetti economici immediati prima della propria decisione finale.

La sentenza definitiva della Corte Suprema è attesa tra dicembre 2025 e gennaio 2026.

Prospettive: l’amministrazione Trump potrebbe ricorrere ad altre basi legali (Sezioni 122, 301 o 232) per mantenere o reintrodurre i dazi.

VADEMECUM DELLA CC-TI con indicazioni pratiche su temi quali origine e valore delle merci, inclusione o esclusione di specifici servizi, e altri aspetti rilevanti: scarica il PDF (ultimo aggiornamento: 04.09.2025).

Dazi “reciproci” del 39% sulle merci svizzere a partire dal 7 agosto 2025, dazi su settori e prodotti specifici, eliminazione dell’esenzione dai dazi per i piccoli invii (de minimis): tutte queste misure adottate dagli Stati Uniti hanno generato incertezza tra le imprese esportatrici. Questa pagina mira ad offrire un quadro sintetico delle nuove disposizioni, illustrandone l’ambito di applicazione e le tempistiche, nonché le indicazioni operative rilasciate dalla dogana statunitense (Customs Border Protection, CBP) tramite le “CSMS”, essenziali per assicurare una corretta applicazione e conformità.

DAZIO AGGIUNTIVO “RECIPROCO” DEL 39% SUI PRODOTTI SVIZZERI

Con l’Executive Order del 31 luglio 2025 che modifica l’Executive Order 14257 del 2 aprile 2025, viene introdotto un dazio aggiuntivo “reciproco” del 39% ad valorem sulle importazioni di origine svizzera, con decorrenza dal 7 agosto 2025.


NOTA: Le trattative tra Svizzera e Stati Uniti per una riduzione del dazio del 39% sono attualmente in corso. Fino al raggiungimento di un accordo, le merci svizzere restano soggette alla misura.


Il dazio si applica in aggiunta a ogni altro onere doganale (dazi MFN, antidumping, compensativi e tasse).

Il criterio determinante per la sua applicazione è l’individuazione del Paese di origine doganale, da intendersi, ai sensi del regolamento 19 CFR parte 134, come il Paese in cui una merce di origine estera è stata fabbricata, prodotta o coltivata, prima dell’ingresso negli Stati Uniti. Eventuali lavorazioni o aggiunte di materiali effettuate in un altro Paese possono modificare il Paese di origine solo se determinano una trasformazione sostanziale del prodotto. È quindi rilevante il luogo in cui avviene l’ultima trasformazione significativa, e non il Paese di spedizione. Per ulteriori ragguagli sul tema vedasi anche Marking of Country of Origin on U.S. Imports | U.S. Customs and Border Protection.

Per contrastare le pratiche elusive tramite transshipment, è prevista una clausola rafforzata: se la CBP accerta che la merce ha transitato da un Paese terzo senza subire una trasformazione sostanziale, con l’unico scopo di aggirare il dazio, l’aliquota sale automaticamente al 40% e si applicano sanzioni, oltre agli altri oneri previsti. In questi casi, la CBP può richiedere documenti tecnici integrativi e prove retroattive di trasformazione.

In caso di presenza significativa di contenuto statunitense (almeno il 20%), il dazio si applica solo alla quota residuale. Per beneficiare di questa deroga è necessaria una documentazione dettagliata conforme ai requisiti CBP, inclusa la prova del valore doganale dei componenti USA.

Restano in vigore le esenzioni già previste da normative precedenti:

  • Allegato II dell’Executive Order 14257 (2 aprile 2025): esenzione per alcune categorie di semiconduttori, prodotti farmaceutici ed elettronica ad alta tecnologia, elencate per voce di tariffa doganale. Il Memorandum Presidenziale dell’11 aprile estende l’esenzione a circuiti integrati, smartphone, SSD, moduli a pannello piatto e monitor (identificati tramite voce di tariffa doganale). L’Allegato I dell’Executive Order 14346 del 5 settembre 2025 amplia le esenzioni negli ambiti farmaceutico, metalli, minerali e tech, mentre plastiche e chimici sono di nuovo tassati.
  • Esenzioni ai sensi della Sezione 232: valide per acciaio, alluminio, veicoli e componentistica, rame (vedasi sotto).

L’Executive Order del 5 settembre introduce anche una novità: il meccanismo PTAAP (Potential Tariff Adjustments for Aligned Partners), che applica tariffe MFN solo a Paesi partner strategici che siglano con gli USA accordi di cooperazione su commercio, sicurezza e tecnologie critiche. Settori inclusi: aerospazio, farmaceutica, risorse naturali critiche e prodotti agricoli scarsi sul mercato interno.

Istruzioni operative CBP: CSMS # 65829726, CSMS # 64649265, CSMS # 6474565.

DAZI “RECIPROCI” SU PRODOTTI DI ALTRI PAESI

L’elenco dettagliato dei Paesi interessati e il rispettivo ammontare dei dazi è riportato nell’Allegato I dell’Executive Order del 31 luglio 2025. Secondo tale elenco, ai prodotti di origine britannica si applica un dazio aggiuntivo “reciproco” del 10%, ai prodotti giapponesi del 15% e così via.

Unione europea

Per i prodotti originari dell’Unione europea si applica una struttura tariffaria modulata:

  • se il dazio MFN è inferiore al 15%, viene integrato per raggiungere il 15%
  • se il dazio MFN è pari o superiore al 15%, non si applica alcun dazio aggiuntivo.

Confronto prodotto UE <> prodotto svizzero:

  • prodotto UE con dazio MFN del 6% → dazio aggiuntivo del 9%, totale 15%;
  • prodotto svizzero con lo stesso dazio MFN → dazio aggiuntivo del 39%, totale 45%.

DAZI SPECIFICI SU MATERIALI STRATEGICI E PRODOTTI

Restano applicabili i dazi di sicurezza nazionale introdotti ai sensi della Sezione 232 del Trade Expansion Act del 1962, per settori strategici quali acciaio, alluminio, rame e in parte automotive. Questi dazi non si cumulano con quelli “reciproci” dell’Executive Order 14257.

Acciaio e derivati

Dal 4 giugno 2025 è in vigore un dazio del 50% su acciaio e derivati (Proclama 10957 del 3 giugno 2025, esteso tramite Nota dell’Industry & Security Bureau BIS del 16 giugno 2025 e Nota del BIS pubblicata il 15 agosto 2025 e valida dal 18 agosto 2025). L’elenco completo dei prodotti toccati può essere visionato su Updated steelHTSlist 081525.docx

In sintesi:

  • il contenuto in acciaio dei derivati deve essere separato dai componenti non metallici, assoggettati ai dazi reciproci
  • ordine di priorità dei dazi: 1) dazio auto e componenti (25%), 2) dazio acciaio e alluminio (50%), 3) IEEPA per Canada e Messico (vedasi aggiornamenti del caso)
  • no drawback (rimborso dazi per reexport)
  • obbligo di indicare Paese di fusione e colata (ISO) o, se sconosciuto, “UN” (in tal caso, dazio punitivo del 200%).

Istruzioni operative CBP:  CSMS # 65936570, CSMS # 6526374, CSMS # 6526574

Alluminio e derivati

Dal 4 giugno 2025 è in vigore un dazio del 50% su alluminio e derivati (Proclama 10957 del 3 giugno 2025, esteso a lattine e birra tramite Nota del BIS del 4 aprile 2025 e ad altri derivati tramite Nota del BIS pubblicata il 15 agosto 2025 e valida dal 18 agosto 2025). L’elenco completo dei prodotti toccati può essere visionato su Updated aluminumHTSlist 081525.docx

In sintesi:

  • il contenuto in alluminio dei derivati deve essere separato dai componenti non metallici, assoggettati ai dazi reciproci
  • ordine di priorità dei dazi: 1) dazio auto e componenti (25%), 2) dazio acciaio e alluminio (50%), 3) IEEPA per Canada e Messico (vedasi aggiornamenti del caso)
  • no drawback (rimborso dazi per reexport)
  • obbligo di indicare Paese di prima e seconda fusione e Paese di colata.

Istruzioni operative CBP: CSMS # 65936615, CSMS # 65236645, CSMS # 65340246 e CSMS # 6526574.

Rame e derivati

Dal 1° agosto 2025 è in vigore un dazio del 50% su rame e derivati (Proclama 10962 del 30 luglio 2025, Elenco HTS del rame soggetto alla Sezione 232).

In sintesi:

  • il contenuto in rame dei derivati deve essere separato dai componenti non metallici
  • ordine di priorità dei dazi: i prodotti assoggettati ai dazi auto (Proclama 10908) sono esclusi dal dazio sul rame
  • no drawback (rimborso dazi per reexport).

Istruzioni operative CBP: CSMS # 65794272

Auto e componenti

Dal 3 aprile 2025, auto e camion leggeri sono soggetti a un dazio aggiuntivo del 25%, come stabilito dal Proclama 10908. Dal 3 maggio 2025 la misura si estende ai componenti elencati nell’Allegato I.

Il 29 aprile 2025, un nuovo provvedimento ha introdotto un meccanismo di “credito compensativo” per i produttori statunitensi: il dazio sui componenti è ridotto in proporzione al loro contributo al valore di veicoli assemblati negli Stati Uniti (15% il primo anno, 10% dal secondo).

Istruzioni operative CBP: CSMS # 64913145 e CSMS # 64916652

FINE DEL REGIME “DE MINIMIS”

Con ordine esecutivo del 30 luglio 2025, è stata disposta la sospensione globale del regime “de minimis”, che prevedeva l’esenzione dai dazi per merci di valore inferiore a 800 dollari.

Dal 29 agosto 2025, tutte le importazioni commerciali sono soggette al regime ordinario, che prevede:

  • dazio MFN
  • dazio “reciproco” secondo l’aliquota IEEPA applicabile al Paese d’origine
  • eventuali altri dazi specifici
  • dichiarazione doganale completa tramite il sistema ACE (Automated Commercial Environment), con voce di tariffa, valore, origine e documenti commerciali.

Eccezione temporanea per i pacchi postali

Per sei mesi, le spedizioni effettuate tramite servizi postali ufficiali possono beneficiare di un regime semplificato a scelta:

  • dazio calcolato secondo aliquota IEEPA; oppure
  • tariffa fissa per pacco (80–200 USD, in base all’aliquota del Paese d’origine).

Alla fine del periodo transitorio, anche i pacchi postali saranno soggetti al regime ordinario completo.

Obblighi di garanzia

La CBP si riserva il diritto di richiedere garanzie finanziarie per assicurare il pagamento dei nuovi dazi.

SWISS MADE

Considerazioni sul futuro dello Swiss Made alla luce dei dazi del 39% applicati dagli USA dal 7 agosto 2025 e delle valutazioni che le aziende esportatrici stanno facendo per affrontare questa nuova sfida: “Swiss Made” sotto pressione (03.09.2025)

Per domande o approfondimenti, potete rivolgervi a:

Monica Zurfluh
Responsabile Commercio Internazionale
T +41 91 911 51 35
zurfluh@cc-ti.ch


La Cc-Ti nei media

Interventi e prese di posizione della Cc-Ti e del Direttore Luca Albertoni

India: slitta al 2026 l’obbligo di certificazione BIS per i macchinari

Il governo indiano ha rinviato al 1° settembre 2026 l’entrata in vigore del nuovo Regolamento Tecnico Omnibus (OTR), inizialmente prevista per il 28 agosto 2025. Il provvedimento riguarda l’obbligo di certificazione BIS per un’ampia gamma di macchinari e apparecchiature elettriche esportati in India.

Il Machinery and Electrical Equipment Safety (Omnibus Technical Regulation) Order, 2024 (PDF, versione EN da pag. 16), adottato dal Ministry of Heavy Industries (MoHI), introduce l’obbligo di conformità ai Bureau of Indian Standards (BIS) per numerose categorie industriali. Tra i prodotti coinvolti figurano:

  • macchine utensili
  • impianti per il packaging
  • macchinari per la lavorazione di plastica, gomma, ceramica, marmo
  • attrezzature per costruzioni e movimento terra
  • assemblaggi, sottoassiemi e componenti elettrici o meccanici

L’elenco completo dei prodotti soggetti all’obbligo è consultabile tramite i codici doganali riportati nell’allegato al regolamento.

Il rinvio, annunciato il 13 giugno 2025 nella Gazzetta Ufficiale indiana, concede alle aziende estere – comprese quelle svizzere – un anno in più per adeguarsi ai nuovi requisiti tecnici, che avranno un impatto diretto sull’accesso al mercato indiano.

Un’occasione strategica per le imprese esportatrici

L’aggiornamento rappresenta un’importante finestra di tempo per tutte le aziende che intendono cogliere le opportunità offerte dall’entrata in vigore dell’accordo di libero scambio concluso con il Paese (Trade and Economic Partnership Agreement, TEPA).

Tuttavia, l’adeguamento alle nuove regole richiede una preparazione attenta:

  • predisposizione della documentazione tecnica,
  • esecuzione dei test di conformità in laboratori accreditati,
  • eventuali audit presso lo stabilimento di produzione,
  • registrazione ufficiale presso il BIS o tramite un rappresentante locale.

Visti i tempi lunghi e la complessità delle procedure, è consigliabile iniziare fin da subito il processo di compliance.

Certificazione BIS: cosa sapere

Il Bureau of Indian Standards è l’ente normativo indiano che definisce gli standard tecnici in India, sia industriali sia di largo consumo. Per esportare in India, i prodotti soggetti a regolamentazione devono:

  • soddisfare determinati requisiti tecnici (Indian Standards),
  • essere certificati da organismi riconosciuti dal BIS,
  • e riportare l’apposita etichettatura o marchiatura.

La certificazione BIS ha in genere validità biennale. A seconda del prodotto, può comportare:

  • test presso laboratori accreditati,
  • audit presso lo stabilimento produttivo,
  • procedure di registrazione e approvazione.

L’elenco dei prodotti soggetti a certificazione obbligatoria è consultabile sul sito ufficiale del BIS: Published Standards :: Common Category

CRS: obblighi per l’elettronica di consumo

Oltre all’OTR, è già in vigore un regime separato per alcuni dispositivi elettronici: il Compulsory Registration Scheme (CRS), promosso dal Ministry of Electronics and Information Technology (MeitY).

Rientrano in questo schema:

  • smartphone, tablet, computer
  • stampanti e monitor
  • forni a microonde, TV e altri elettrodomestici

In questo caso è obbligatoria la verifica preventiva in laboratorio accreditato BIS, seguita dalla registrazione del prodotto prima della commercializzazione.

Acciaio: sovrattasse e quote in Canada e Regno Unito

In risposta al crescente rischio di deviazione del commercio dell’acciaio, causato dall’inasprimento delle misure statunitensi sotto la Sezione 232 del Trade Expansion Act, Canada e Regno Unito hanno introdotto nuove misure di protezione per i rispettivi mercati interni. Mentre il Canada riconosce un trattamento preferenziale ai prodotti di origine svizzera, il Regno Unito applica alla Svizzera le stesse condizioni previste per i Paesi terzi. Le aziende esportatrici devono pertanto pianificare con attenzione le spedizioni e monitorare costantemente l’andamento delle quote tariffarie disponibili.

Canada: sovrattassa del 50% in vigore dal 27 giugno 2025

A partire dal 27 giugno 2025, il Canada ha introdotto una sovrattassa del 50% oltre quota su determinate categorie di prodotti in acciaio importati. Si tratta di una misura di emergenza con finalità preventiva, volta a proteggere il mercato nazionale da eventuali flussi distorti derivanti dalle restrizioni imposte dal mercato statunitense.

Il provvedimento prevede tuttavia alcune esclusioni importanti. In particolare, i prodotti di origine svizzera non sono soggetti alla sovrattassa, così come quelli provenienti dai Paesi espressamente elencati nell’Allegato 2 dell’ordinanza governativa canadese (Order in Council). Questa esenzione conferisce agli esportatori svizzeri un vantaggio competitivo concreto, sia in termini economici che di accesso preferenziale al mercato canadese.

Le categorie di prodotti interessate dalla misura sono dettagliate, tramite voce di tariffa doganale, nell’Allegato 1 dello stesso provvedimento e comprendono acciai piani e lunghi, tubi, barre, semilavorati e acciai inox. Le importazioni canadesi sono disciplinate da quote tariffarie annuali (Tariff Rate Quotas – TRQ) suddivise su base trimestrale. Una volta esaurita la quota disponibile, l’intero valore doganale delle merci eccedenti è assoggettato alla sovrattassa del 50%.

Raccomandazioni:

  • verificare e confermare con gli importatori la corretta origine svizzera della merce e accompagnarla con il relativo certificato d’origine
  • monitorare l’andamento delle quote disponibili su base periodica
  • esaminare l’opportunità di utilizzare meccanismi di remissione o drawback

Regno Unito: quote riviste e dazio del 25% dal 1° luglio 2025

A partire dal 1° luglio 2025, il Regno Unito ha aggiornato la propria misura di salvaguardia sull’acciaio, introducendo un sistema basato su quote tariffarie trimestrali e un dazio del 25% sulle importazioni che eccedono tali limiti.

Il nuovo schema prevede una revisione al rialzo delle quote per tutte le categorie di prodotti siderurgici, con soglie specifiche definite per singolo Paese. Tuttavia, non è consentito il riporto tra trimestri delle quote non utilizzate, e ciò implica che il volume residuo non possa essere recuperato nei periodi successivi. Una volta superata la soglia stabilita, si applica automaticamente un dazio del 25% sulle quantità eccedenti.

A differenza del Canada, il Regno Unito non riconosce al momento alcuna esenzione o trattamento preferenziale per le importazioni di origine svizzera, che sono pertanto soggette alle stesse condizioni applicabili agli altri Paesi terzi.

Raccomandazioni:

  • gestire attentamente la documentazione d’origine, elemento essenziale per la corretta classificazione doganale
  • pianificare con cura i volumi e le tempistiche delle spedizioni, al fine di evitare il superamento delle quote trimestrali

Link utili:

L’India oltre il mercato: un viaggio culturale

Oltre una ventina di partecipanti si sono riuniti nella sede della Cc-Ti lo scorso 25 giugno per approfondire le opportunità offerte dal nuovo Accordo di libero scambio AELS-India (TEPA), con particolare attenzione alle sfide interculturali che le PMI si trovano ad affrontare quando entrano nel mercato indiano.

Una cornice strategica: il TEPA come “game changer”

In apertura, Monica Zurfluh, responsabile del servizio Commercio internazionale della Cc-Ti, ha riassunto gli aspetti salienti dell’accordo commerciale e di partenariato economico con l’India (Trade and Economic Partnership Agreement, TEPA), firmato nel marzo 2024 e attualmente in fase di ratifica. Oltre alle concessioni tariffarie significative– che prevedono, tra l’altro, l’eliminazione dei dazi su oltre il 95% dei prodotti industriali svizzeri – l’intesa crea condizioni privilegiate per l’erogazione di servizi nei settori finanziario, assicurativo e bancario. Novità assoluta nel panorama degli accordi commerciali, il TEPA prevede anche obiettivi quantitativi vincolanti per gli investimenti: l’AELS si impegna a generare 100 miliardi di dollari di investimenti e a creare 1 milione di posti di lavoro in India entro 15 anni. In caso di mancato raggiungimento, il governo indiano potrà sospendere le concessioni pattuite.

L’importanza della cultura: la chiave per decifrare l’India

Il cuore dell’incontro è stato l’intervento di Marco Casanova, docente presso l’Istituto per la Competitività e la Comunicazione della Scuola universitaria professionale della Svizzera nordoccidentale (FHNW), che ha posto l’accento sul ruolo cruciale della cultura nelle relazioni d’affari con l’India. A partire dall’assunto che la cultura è strategia, Casanova ha guidato i presenti attraverso una riflessione sulle principali differenze tra i modelli svizzero e indiano, esplorando dimensioni quali:

  • il passaggio da una cultura deal-focused (centrata sull’accordo) a una cultura relationship-focused (centrata sul rapporto personale);
  • la diversa percezione delle gerarchie, dello status e del rispetto dell’autorità;
  • la contrapposizione tra una concezione rigida del tempo, tipicamente svizzera, e una visione fluida, più comune in India;
  • le modalità di comunicazione e la necessità di affinare la propria sensibilità interculturale per cogliere segnali verbali e non verbali in un contesto complesso.

Un’opportunità di formazione continua

Nel suo intervento, Casanova ha inoltre presentato un Executive Program dedicato all’India, sviluppato nell’ambito dell’offerta formativa della FHNW e promosso in Ticino dalla Cc-Ti nell’ambito di una collaborazione esclusiva e inedita per il territorio. Il programma è pensato per dirigenti e imprenditori che desiderano comprendere in profondità il contesto socio-economico e culturale indiano, combinando formazione teorica e testimonianze pratiche. Un’occasione per acquisire competenze mirate, costruire una rete professionale qualificata e prepararsi ad affrontare con consapevolezza le sfide di un mercato dinamico e in continua evoluzione.

Oltre i numeri, le persone

Il Business Breakfast si è concluso con una colazione di networking, che ha dato spazio a scambi informali tra partecipanti e relatori. L’evento ha ribadito che la chiave del successo in India non sta solo nei vantaggi tariffari o nelle cifre degli investimenti, ma nella capacità di comprendere e adattarsi a un contesto culturale profondamente diverso. Solo così sarà possibile trasformare il potenziale del TEPA in un reale vantaggio competitivo.

Libero scambio con Asia: la Svizzera accelera su Thailandia e Malaysia

Nel quadro della sua strategia di apertura commerciale, la Svizzera compie due importanti passi avanti in Asia: il Consiglio federale e ha sottoposto al Parlamento quello con la Thailandia e ha firmato l’accordo con la Malaysia. Si aprono così nuovi sbocchi in due mercati dinamici e in crescita del Sud-est asiatico.

Thailandia: l’accordo di libero scambio è in fase di approvazione parlamentare

Il 25 giugno 2025, il Consiglio federale ha trasmesso alle Camere federali il messaggio sull’accordo di libero scambio tra gli Stati dell’AELS (Islanda, Liechtenstein, Norvegia e Svizzera) e la Thailandia, firmato il 23 gennaio 2025 a Davos.

Punti salienti dell’accordo

  • il 99,7% delle esportazioni svizzere verso la Thailandia beneficerà di riduzioni tariffarie, in parte graduali
  • potenziali risparmi doganali fino a 63 milioni USD/anno per le imprese svizzere
  • disposizioni su beni industriali e agricoli, servizi, investimenti, appalti pubblici, proprietà intellettuale, PMI e sviluppo sostenibile
  • maggiore accesso preferenziale rispetto a concorrenti da Paesi con accordi già in vigore o in negoziazione (come l’UE)

Con un volume di scambi pari a 7,4 miliardi CHF nel 2023, la Thailandia è uno dei principali partner economici della Svizzera nel Sud-est asiatico.

Prossimi passi
L’accordo sarà discusso dal Parlamento nella sessione invernale 2025 o primaverile 2026. Se approvato, potrebbe entrare in vigore a inizio 2027.

Malaysia: accordo firmato, in attesa di ratifica

Il 23 giugno 2025, a margine della conferenza ministeriale AELS a Tromsø (Norvegia), il consigliere federale Guy Parmelin ha firmato l’accordo di libero scambio con la Malaysia, insieme ai ministri di Islanda, Liechtenstein e Norvegia.

L’intesa punta a rafforzare le relazioni economiche e a creare condizioni di accesso stabili e vantaggiose per le imprese svizzere in un mercato tecnologicamente avanzato e in forte crescita.

Punti salienti dell’accordo

  • eliminazione o riduzione progressiva dei dazi sulla quasi totalità delle esportazioni svizzere
  • accesso preferenziale per beni e servizi elvetici
  • disposizioni su proprietà intellettuale, sostenibilità ambientale, diritti dei lavoratori e cooperazione tecnica
  • riduzione contingentata dei dazi sull’olio di palma, con criteri di sostenibilità per tutelare l’ambiente e l’agricoltura svizzera

Nel 2024, gli scambi commerciali tra Svizzera e Malaysia hanno raggiunto i 2,3 miliardi di CHF, con esportazioni svizzere pari a 806 milioni e importazioni (esclusi i metalli preziosi) per 639 milioni di CHF. La Malaysia si conferma inoltre il secondo principale Paese ASEAN per gli investimenti diretti svizzeri, dopo Singapore.

Alta tecnologia e attrattività
La Malaysia è un hub globale nella produzione di semiconduttori e componenti elettronici, grazie a infrastrutture moderne e forza lavoro qualificata. L’accordo apre opportunità importanti nei settori high-tech e industriali.

Prossimi passi
Il testo sarà sottoposto alle Camere federali. L’entrata in vigore avverrà dopo la ratifica da parte di tutti i Paesi AELS e della Malaysia.


Link utili:

USA: raddoppio dei dazi sulle importazioni di alluminio e acciaio (aggiornato al 16.06.2025)

Con effetto dal 4 giugno 2025, gli Stati Uniti hanno aumentato dal 25% al 50% i dazi aggiuntivi sulle importazioni di acciaio, alluminio e prodotti derivati, applicando la nuova aliquota a tutte le merci sdoganate o ritirate da deposito per il consumo sul mercato statunitense.

Questa misura è stata formalizzata con il Proclama presidenziale del 3 giugno. Le voci doganali interessate sono elencate nella List of Aluminum HTS subject to Section 232 e nella List of Steel HTS subject to Section 232. Il 16 giugno, il Bureau of Industry and Security (BIS) del Dipartimento del Commercio degli Stati Uniti ha aggiornato la Tariffa Doganale Armonizzata (HTSUS) per includere nuovi prodotti derivati dall’acciaio, soggetti a dazi secondo il Proclama 10896. Tra i prodotti aggiunti figurano frigoriferi-congelatori combinati, asciugatrici, lavatrici, lavastoviglie, congelatori, fornelli, tritarifiuti e griglie metalliche saldate. Questi articoli sono soggetti a dazi a partire dal 23 giugno 2025, in base alla quantità di acciaio contenuta. L’acciaio di origine statunitense è invece esente dai dazi previsti dalla Sezione 232.

Eccezioni e tariffe specifiche

I prodotti in acciaio o alluminio e loro derivati provenienti dal Regno Unito mantengono un dazio ridotto al 25% fino al 9 luglio 2025.
Ai prodotti contenenti alluminio primario fuso o colato in Russia, o importati direttamente dalla Russia, si applica un dazio del 200% sul valore totale (di fatto, il commercio di tali prodotti da parte di aziende svizzere ed europee è reso impossibile dalle sanzioni in vigore, in particolare dal 16° pacchetto sanzionatorio).

Calcolo su base parziale

Dal 4 giugno 2025, il dazio del 50% si applica solo sulla quota di alluminio o acciaio contenuta nel prodotto. La parte restante è soggetta ad eventuali dazi reciproci (10% fino al 9 luglio, poi si applica il dazio reciproco fissato per ogni singolo Paese).

Obblighi di dichiarazione

Gli importatori devono comunicare i codici ISO dei Paesi in cui l’alluminio è stato:

  • fuso primariamente (prima fusione),
  • fuso secondariamente (da materiale riciclato),
  • colato (trasformato in forma solida).

*** ULTIMO AGGIORNAMENTO: 16.06.2025*** A partire dal 28 giugno 2025, se l’informazione relativa al Paese di fusione e colata non è disponibile, è obbligatorio indicare il codice “UN”, con conseguente classificazione sotto le voci HTS 9903.85.67 o 9903.85.68 e applicazione di un dazio del 200% pari a quello previsto per l’alluminio di origine russa. ***FINE AGGIORNAMENTO***

Per l’importazione di acciaio e derivati, gli importatori devono indicare sia il Paese di fusione e colata (codice ISO) che il codice di applicabilità (“applicability code”), come segue:

  • per i prodotti in acciaio: indicare il Paese dove l’acciaio è stato originariamente fuso e colato
  • per i derivati: indicare il Paese dove l’acciaio è stato fuso oppure “OTH” (altri) se sconosciuto.

Altre disposizioni

Per i dazi imposti ai sensi della Sezione 232 non è previsto alcun rimborso (drawback).
Il dazio del 50% si applica in aggiunta ad altri eventuali oneri doganali (ad es. dazi antidumping), ma non si cumula con i dazi reciproci.
Le regole di applicazione sono state aggiornate per evitare sovrapposizioni. La nuova sequenza (o gerarchia) di applicazione dei vari tipi di dazi è stata ridefinita come segue:

  • dazi su autoveicoli e componenti: 25%
  • dazi su acciaio e alluminio: 50%
  • dazi IEEPA per Canada e Messico: in generale 25%, 10% per determinati prodotti

Questa nuova priorità implica che i metalli provenienti da Canada e Messico siano ora soggetti all’intera aliquota del 50%, senza riduzioni.

Per facilitare una corretta classificazione tariffaria, l’U.S. Customs and Border Protection (CBP) ha pubblicato le seguenti istruzioni operative:

La comunicazione CSMS # 6526574 fornisce invece chiarimenti sull’applicazione cumulativa dei dazi e sulla corretta sequenza di imposizione.

Ulteriori documenti utili:

Prima pubblicazione: 06.06.2025