Sanzioni contro la Russia: ultimi aggiornamenti

Il 14 maggio e il 3 giugno 2025, la Svizzera ha aderito rispettivamente al 16° e al 17° pacchetto di sanzioni dell’Unione europea (UE) contro la Russia, rafforzando il proprio impegno contro l’aggressione all’Ucraina. Le ultime misure, in particolare, introducono ulteriori restrizioni su beni strategici, rafforzano i controlli sull’export verso Paesi terzi e colpiscono la cosiddetta “flotta ombra” russa, vietandole l’accesso ai porti europei e a determinati servizi.

Contenuti del 16° pacchetto

Con la decisione del Consiglio federale del 14 maggio 2025, la Svizzera ha esteso le misure restrittive anche alla Bielorussia. Di seguito i principali ambiti interessati.

Sanzioni alla Bielorussia: introdotti nuovi divieti di importazione, tra cui l’alluminio greggio, e ulteriori restrizioni all’export, per contrastare pratiche di elusione e allineare le misure a quelle in vigore contro la Russia.

Commercio ed energia: sono aumentate le restrizioni su beni a duplice uso e materiali legati al rafforzamento militare e tecnologico. È stato vietato l’export verso la Russia di minerali di cromo, alluminio greggio e prodotti chimici. Vietata anche la fornitura di software per l’esplorazione petrolifera e di beni e servizi destinati a progetti petroliferi russi.

Territori occupati: le sanzioni su servizi e software si applicano ora anche ai territori ucraini occupati, tra cui Crimea e Sebastopoli.

Infrastrutture e servizi: vietate le transazioni con specifici porti, chiuse e aeroporti russi coinvolti nel trasporto di armamenti. Proibiti anche i servizi di ingegneria civile al governo russo e a soggetti giuridici russi (con eccezioni per attività umanitarie).

Tutela giuridica per imprese svizzere: introdotta la base legale per permettere a imprese e cittadini svizzeri di chiedere risarcimenti a controparti russe dinanzi a tribunali elvetici, anche attraverso la clausola del forum necessitatis, che consente ai tribunali svizzeri di pronunciarsi in casi connessi alla Svizzera anche in assenza di competenza formale.

Trasporto aereo: nuove misure permettono di sanzionare compagnie aeree di Paesi terzi coinvolte in voli domestici in Russia o in cooperazione con vettori già sanzionati.

Eccezioni: la Svizzera non applicherà divieti sullo stoccaggio temporaneo o sul transito in zona franca di petrolio russo, data l’assenza di regimi doganali analoghi a quelli dell’UE.

Contenuti del 17° pacchetto

Il 3 giugno 2025, la Svizzera ha recepito anche le misure previste dal 17° pacchetto UE, focalizzate su settori chiave come l’energia, il comparto militare-industriale e il trasporto marittimo clandestino.

Sanzioni personali: aggiunti 17 individui e 58 entità (aziende e organizzazioni) all’elenco dei soggetti sanzionati con congelamento dei beni e divieto di messa a disposizione di risorse economiche. Per le persone fisiche, è stato inoltre introdotto il divieto di ingresso e transito in Svizzera. Molti sono legati al complesso militare russo.

Flotta ombra: 189 nuove navi (principalmente petroliere) sono soggette a divieti generali riguardanti acquisto, vendita e accesso a servizi marittimi. Le navi in questione eludono i tetti di prezzo sul petrolio russo o trasportano equipaggiamento militare.

Esportazioni tecnologiche: esteso l’elenco delle entità soggette a restrizioni sull’export di beni a duplice uso, comprendendo 31 nuove aziende localizzate in Paesi terzi (tra cui Serbia, Vietnam, Turchia, Uzbekistan e Emirati Arabi Uniti), sospettate di elusione delle sanzioni.

Componenti strategici: ampliato l’elenco di materiali e tecnologie vietati per usi militari, tra cui precursori chimici per esplosivi e pezzi di ricambio per macchine utensili.

L’Ordinanza relativa alla situazione in Ucraina è stata aggiornata di conseguenza. Il documento interpretativo delle sanzioni può essere consultato qui.

Trump annuncia dazi del 50% contro l’UE, poi li rinvia

In un nuovo colpo di scena sul fronte commerciale, il 23 maggio, Donald Trump ha annunciato l’introduzione di dazi punitivi del 50% su un’ampia gamma di prodotti provenienti dall’Unione europea, accusando Bruxelles di ostacolare le imprese americane con pratiche commerciali scorrette. L’annuncio, pubblicato su Truth Social, ha immediatamente alimentato le tensioni transatlantiche. Tuttavia, due giorni dopo, lo stesso Trump ha reso noto di aver accolto la richiesta della Presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen e di aver concesso una proroga: i nuovi dazi entreranno in vigore il 9 luglio 2025.

Trump ha motivato la misura con un presunto disavanzo commerciale annuo di oltre 250 miliardi di dollari, attribuito a barriere tariffarie e non tariffarie, una fiscalità penalizzante per le imprese americane, contenziosi giudiziari sfavorevoli e presunte manipolazioni valutarie da parte dell’UE. “Le nostre discussioni non portano a nulla”, ha dichiarato, spiegando che la nuova tariffa – in vigore dal 1° giugno 2025 – si applicherà a tutti i prodotti europei tranne quelli fabbricati sul suolo statunitense. Si tratta di un irrigidimento rispetto alla proposta precedente di un dazio “reciproco” del 20%, formulata ad aprile e poi sospesa (ordini esecutivi 14257 e 14266).

Nel suo messaggio del 25 maggio, sempre via Truth Social, Trump ha poi riferito di aver ricevuto una telefonata da Ursula von der Leyen, durante la quale la Presidente della Commissione europea ha chiesto un rinvio dell’entrata in vigore delle misure. “Ho acconsentito — fino al 9 luglio 2025”, ha scritto. La nuova scadenza coincide con il rinvio già concesso ad aprile per una serie di dazi “reciproci” destinati a numerosi Paesi, tra cui anche l’Unione europea e la Svizzera.

Restano comunque in vigore le misure già adottate. In particolare, i dazi del 25% su acciaio, alluminio e relativi derivati (in vigore dal 12 marzo, proclami 10895 e 10896), quelli sulle auto e camion leggeri (dal 3 aprile) e quelli sui componenti (dal 3 maggio proclama 10908) continuano ad applicarsi a prodotti europei e svizzeri.

Sul fronte europeo, il 14 aprile 2025 la Commissione europea ha adottato due regolamenti: il primo (2025/778) introduceva misure tariffarie su prodotti statunitensi in risposta ai dazi imposti su acciaio e alluminio; il secondo (2025/786) ne sospendeva l’applicazione fino al 14 luglio 2025 per favorire i negoziati.

L’8 maggio 2025, Bruxelles ha poi lanciato una consultazione pubblica su nuove possibili contromisure da applicare su circa 95 miliardi di euro di importazioni USA (carni, pesce, SUV, Boeing, ecc., cfr. elenco) – con scadenza il 10 giugno. L’UE sta valutando anche restrizioni all’export verso gli USA, per un valore aggiuntivo di 4,4 miliardi di euro (rottami di acciaio e prodotti chimici, cfr. elenco).

Un sostegno per chi esporta

Come possono le PMI svizzere aumentare le probabilità di ottenere commesse internazionali?

Il contesto internazionale è ormai contrassegnato da una costante incertezza e da più parti si invoca la necessità per le aziende svizzere di diversificare i mercati di esportazione per gestire meglio i rischi. In realtà questo già avviene perché le nostre imprese sono alla costante ricerca di nuovi sbocchi e la politica della Confederazione, con la conclusione di Accordi di libero scambio, da tempo va in questa direzione. Ma, si sa, esplorare e conquistare nuovi mercati comporta investimenti importanti in termini di tempo e denaro. Esiste però anche uno strumento di copertura dei rischi per gli esportatori che ha ancora potenziali di sviluppo, soprattutto per le piccole e medie imprese (PMI), cioè l’Assicurazione svizzera contro i rischi delle esportazioni (SERV).
Essa funge in sostanza da ponte tra le grandi imprese internazionali e le PMI svizzere. Luca Albertoni, membro del Consiglio di Amministrazione della SERV e Direttore della Camera di commercio, dell’industria, dell’artigianato e dei servizi del Canton Ticino (Cc-Ti), analizza in questa intervista le principali sfide legate ai finanziamenti complessi e all’accesso delle PMI ai grandi progetti internazionali.

Dal 1° luglio 2024 fa parte del Consiglio di amministrazione della SERV. Come sta vivendo questo nuovo incarico?

Molto bene. La SERV è un’organizzazione estremamente dinamica e con grandi competenze tecniche e sono lieto di poter offrire il mio contributo. In particolare, metto a disposizione la mia esperienza giuridica e quella acquisita in molti anni di lavoro quotidiano a fianco delle aziende esportatrici. In questo senso dirigere la Cc-Ti costituisce un indubbio vantaggio, perché permette una conoscenza molto dettagliata delle esigenze delle aziende rispetto anche ai prodotti offerti dalla SERV, che stanno acquisendo sempre più importanza in un contesto internazionale caratterizzato da complessità e incertezze crescenti.

Che cosa fa esattamente la SERV?

La SERV è un’istituzione federale di diritto pubblico che offre copertura assicurativa alle esportazioni delle aziende svizzere, in particolare contro i rischi di insolvenza. I suoi prodotti supportano inoltre le aziende nel mantenimento della liquidità. La SERV offre anche servizi di consulenza, strutturazione e assicurazione per progetti infrastrutturali complessi all’estero, facilitando così l’accesso delle PMI svizzere a grandi commesse internazionali.
Questo consente loro, ad esempio, di essere prese in considerazione come subfornitrici in progetti di grande portata. È importante rilevare che la SERV, a causa di un retaggio passato, a volte è ancora percepita come strumento per le grandi aziende. In realtà è a disposizione anche delle PMI e copre anche piccoli importi.

Perché esiste la SERV e perché nessun assicuratore privato offre tali servizi?

La SERV rappresenta uno strumento fondamentale per la promozione della piazza economica. Il suo obiettivo principale è rafforzare la competitività dell’economia svizzera d’esportazione in mercati ad alto rischio e contribuire alla salvaguardia dei posti di lavoro in Svizzera. È importante sottolineare che la SERV opera senza finiti di lucro e non è finanziata con fondi pubblici. La sua attività è di natura sussidiaria, ovvero integra il mercato privato, assicurando rischi che gli assicuratori privati non sono disposti a coprire, o che coprono solo parzialmente.

Quali requisiti devono soddisfare le aziende esportatrici svizzere per ottenere un’assicurazione SERV?

In linea di principio, un esportatore svizzero può stipulare una polizza con la SERV se ha sede in Svizzera, se l’acquirente è situato all’estero e se la quota di valore aggiunto svizzero nell’operazione di esportazione è almeno del 20%.

Ha menzionato in precedenza i grandi progetti internazionali: su quali progetti si concentra la SERV?

Il team “Finanziamento Progetti e Infrastrutture” si concentra principalmente sul settore delle infrastrutture e su quei settori in cui l’export svizzero risulta particolarmente competitivo, come ad esempio il trattamento delle acque o il settore della mobilità e dei trasporti ferroviari. Per questi tipi di progetti, i committenti incaricano solitamente i cosiddetti General Contractor, noti anche come EPC, che sta per “Engineering, Procurement and Construction”.

I progetti vengono eseguiti da General Contractor svizzeri (EPC)?

Purtroppo, in Svizzera sono rimasti pochi EPC in grado di realizzare progetti infrastrutturali all’estero.
Quando la SERV deve assicurare un progetto all’estero, l’azienda EPC, o una sua filiale, deve avere sede in Svizzera. In passato, la SERV è riuscita a convincere alcuni EPC internazionali a stabilirsi nel nostro Paese grazie ai vantaggi derivanti dai suoi servizi.

Agevolare l’accesso delle PMI svizzere ai grandi progetti internazionali: questo è il cuore della strategia Pathfinding della SERV.

Perché un’azienda EPC dovrebbe aprire una filiale in Svizzera, un paese così costoso?

In realtà, la motivazione è principalmente di natura finanziaria. Per aggiudicarsi un progetto, l’EPC deve spesso proporre un finanziamento vantaggioso per l’acquirente. Con una polizza assicurativa della SERV, ciò diventa possibile. La SERV, infatti, beneficia indirettamente del rating AAA della Confederazione Svizzera, che consente al creditore di percepire il rischio associato alla SERV al minimo.

Come funziona questo nella pratica?

Quando la banca concede un credito all’acquirente, solitamente verifica la sua solvibilità. La SERV può assicurare questo credito, assumendosi così il rischio. Il rating AAA della Confederazione Svizzera consente all’acquirente di ottenere condizioni di finanziamento più favorevoli.

Come può una PMI svizzera ottenere un contratto internazionale?

Da un lato, il mercato svizzero offre prodotti altamente competitivi per gli EPC. Dall’altro, la Svizzera è rinomata per la sua capacità di completare i progetti nei tempi previsti e “nel rispetto del budget”. In collaborazione con le associazioni economiche svizzere, la SERV supporta l’EPC nel trovare le aziende più adatte per il progetto e nello stabilire i contatti necessari. Questo è un elemento fondamentale della strategia di “Pathfinding”, che ha l’obiettivo di facilitare l’accesso delle PMI svizzere ai grandi progetti internazionali.

Questa configurazione è sicura per l’esportatore svizzero?

Assolutamente sì. La SERV svolge una due diligence sul progetto e sull’EPC, verificando, tra le altre cose, i rischi di credito e il rispetto degli standard internazionali. Inoltre, collabora con banche internazionali che hanno già valutato la fattibilità e l’implementazione del progetto.

Quale consiglio darebbe agli esportatori che vogliono entrare in nuovi mercati?

In generale le aziende sanno già muoversi bene. È comunque fondamentale cogliere le opportunità offerte da nuovi mercati e dai progetti promossi da EPC internazionali, per cui informarsi compiutamente è decisivo. Spesso vi sono magari timori o mancanza di conoscenza su progetti internazionali che frenano la spinta verso nuovi mercati. In Svizzera vi sono però partner affidabili come la SERV che possono supportare le aziende in maniera importante, per evitare salti nel buio. In questo modo, quando si presenta un’occasione, è più agevole coglierla.

L’Assicurazione svizzera contro i rischi delle esportazioni SERV risarcisce l’esportatore assicurato o la banca finanziatrice, ad esempio quando un acquirente estero non è in grado o non è disposto ad effettuare il pagamento per ragioni politiche o economiche.
Inoltre, attraverso i suoi prodotti assicurativi, la SERV contribuisce a garantire che le aziende possano accedere a finanziamenti e a limiti di credito più elevati per coprire i loro costi di produzione.
Per maggiori informazioni sulla SERV e sui suoi prodotti: www.serv-ch.com.

Rapporto annuale SERV 2024, FR

Arabia Saudita: sempre più attrattiva per le imprese ticinesi

Oltre settanta imprenditori hanno partecipato il 13 maggio 2025 al Centro Studi Villa Negroni di Vezia all’evento promosso dalla Camera di commercio e dell’industria del Cantone Ticino (Cc-Ti). Organizzato in collaborazione con Cippà Trasporti SA, M. Zardi & Co. SA e Stelva Group, l’incontro ha puntato i riflettori sull’Arabia Saudita, un Paese che sta vivendo una trasformazione profonda e strategica.

Spinta dal programma strategico Vision 2030, volto a diversificare l’economia e ridurre la dipendenza dal petrolio, la monarchia del Golfo sta aprendo le porte agli investitori internazionali. Una dinamica che non lascia indifferenti le aziende ticinesi, sempre più interessate alle opportunità offerte dal mercato saudita, ma anche consapevoli delle complessità normative e logistiche che comporta operare in un contesto in rapido cambiamento.

A inaugurare i lavori è stata Monica Zurfluh, responsabile del servizio Commercio internazionale della Cc-Ti, seguita dall’intervento dell’avv. Gianvirglio Cugini, fondatore e titolare di Stelva Group. Cugini ha offerto una panoramica concreta su come avviare un’attività in Arabia Saudita, illustrando le procedure per ottenere una licenza, registrare un’azienda e aprire un conto bancario locale. Ha evidenziato inoltre la possibilità per gli investitori esteri di detenere fino al 100% del capitale in numerosi settori, sottolineando l’importanza di affidarsi a professionisti esperti per affrontare al meglio il quadro normativo e culturale. Il suo intervento è stato arricchito dalla testimonianza diretta di Sergio La Ruffa, imprenditore attivo nel Paese.

A seguire, la dott.ssa Arianna Bonaldo, avvocato, dottore commercialista e TEP presso Stelva Group, che ha presentato gli incentivi fiscali sauditi: assenza di imposta sul reddito delle persone fisiche, tassazione societaria al 20%, e generose agevolazioni nelle Zone Economiche Speciali, nei Regional Headquarters (RHQ) e nella Zona Logistica Integrata (SILZ). Un’attenzione è stata dedicata ai progetti industriali qualificati, che possono usufruire di contributi fino al 35% dell’investimento iniziale. La relatrice ha inoltre sottolineato l’importanza di garantire la conformità fiscale, la presenza di sostanza economica reale e l’uso corretto dei trattati internazionali per evitare la doppia imposizione, favorendo così una pianificazione finanziaria efficace e sicura.

Il tema della proprietà intellettuale è stato affrontato dal dott. Paolo Gerli, mandatario brevettuale europeo ed esperto in contenzioso, presso lo studio M. Zardi & Co. SA, che ha tracciato l’evoluzione del sistema saudita di tutela della proprietà industriale. Pur con alcune lacune – come l’assenza dell’adesione all’Accordo di Madrid – il Paese mostra un crescente allineamento agli standard internazionali e un impegno concreto nella lotta alla contraffazione.

Spazio infine alla logistica, con l’intervento dei rappresentanti di Cippà Trasporti SA, moderato dal consulente logistico Gaetano Loprieno. Il focus si è concentrato sull’ambizione saudita di diventare un hub logistico di riferimento per l’Africa e il subcontinente indiano, anche grazie allo sviluppo di infrastrutture in zone franche. Roberto Speroni, buyer dell’azienda di trasporti e referente presso l’Africa Logistics Network, e, in diretta da Jeddah, il corrispondente Artemio Bianchi hanno illustrato le principali rotte marittime e ferroviarie, in particolare quelle da Genova verso Jeddah e Dammam, e spiegato le implicazioni dell’accordo di libero scambio tra l’AELS e il Consiglio di Cooperazione del Golfo, come la riduzione dei dazi doganali e procedure agevolate grazie all’origine preferenziale delle merci. Tra gli altri temi trattati: l’obbligo della certificazione SABER per l’import saudita e la scelta dei termini di resa, con un confronto tra EXW, CFR e DAP.

L’incontro ha fornito strumenti pratici e spunti di riflessione ai numerosi imprenditori presenti, offrendo una panoramica concreta su come affrontare con consapevolezza uno dei mercati più dinamici e in evoluzione a livello internazionale.

Polonia: certificati d’origine digitali

Dal 6 maggio 2025, la Polonia ha introdotto l’emissione digitale dei certificati d’origine non preferenziale per le esportazioni.

Questa novità semplifica le procedure per gli esportatori polacchi, che possono ora richiedere e ricevere i certificati in formato digitale tramite la piattaforma online co.kig.pl.

Un esempio di certificato digitale è disponibile qui.

La Camera di commercio polacca ha predisposto un sistema sicuro: ogni certificato emesso è dotato di un codice QR, un ID e un PIN univoci. Gli importatori possono verificarne l’autenticità attraverso il sito co.kig.pl/verify o mediante la piattaforma di verifica della Camera di Commercio Internazionale (ICC).

Gli esportatori polacchi possono richiedere anche una copia cartacea del certificato, se necessario.

Documenti utili:

Circolare della Camera di commercio polacca del 17 aprile 2025

Sospensione temporanea dei dazi USA-Cina

Gli Stati Uniti e la Cina hanno raggiunto un accordo per ridurre reciprocamente i dazi doganali per un periodo di 90 giorni, a partire da oggi, mercoledì 14 maggio 2025. Gli Stati Uniti abbassano le tariffe sulle importazioni cinesi dal 145% al 30%, mentre la Cina riduce le tariffe sui prodotti statunitensi dal 125% al 10%.

A seguito dei colloqui bilaterali tenutisi a Ginevra, è stata emessa una dichiarazione congiunta, seguita dall’Executive Order 14298 firmato dal Presidente Trump, che modifica ufficialmente i dazi doganali statunitensi sulle importazioni dalla Repubblica Popolare Cinese (incluse Hong Kong e Macao). A partire dal 14 maggio 2025 e per i successivi 90 giorni, viene sospesa una parte dei dazi addizionali precedentemente imposti alla Cina: i dazi reciproci specifici per Paese (che per i prodotti cinesi, inclusi Hong Kong e Macao, è del 125%) sono congelati e sostituiti con un dazio ad valorem del 10%.

In dettaglio, gli Stati Uniti sospendono parzialmente il dazio aggiuntivo reciproco del 34% applicato a Cina, Macao e Hong Kong, riducendolo di 24 punti percentuali per 90 giorni. Rimane in vigore il dazio residuo del 10%, introdotto con l’ordine esecutivo 14257 del 2 aprile 2025. Contestualmente, vengono revocate le tariffe addizionali stabilite con gli ordini esecutivi 14259 e 14266 dell’8 e 9 aprile 2025, che avevano aumentato l’aliquota dei dazi rispettivamente all’84% e al 125%. Scaduti i 90 giorni, i dazi potranno essere ripristinati al 34%.

Si ricorda che il dazio del 10% si aggiunge al dazio del 20% introdotto in precedenza per affrontare il problema del traffico di fentanyl.

Questa misura non ha effetto retroattivo e si applica solo alle importazioni effettuate a partire dal 14 maggio 2025. Rimangono altresì in vigore le misure specifiche previste dalle Sezioni 301 e 232 della normativa commerciale USA, che riguardano categorie di prodotti, come acciaio, alluminio, automobili e componenti.

Gli Stati Uniti mantengono in vigore il cosiddetto “dazio sul fentanyl” del 20%.

L’ordine esecutivo potrebbe segnare una riduzione delle tensioni commerciali tra Stati Uniti e Cina, ma – per gli Stati Uniti – la sospensione dei dazi dipende dall’impegno della Cina a risolvere le problematiche commerciali sollevate. Se la Cina non adotterà misure concrete per correggere gli squilibri commerciali, gli Stati Uniti si riservano infatti il diritto di reintrodurre o aumentare i dazi.

La Cina, dal canto suo, ha confermato la riduzione dei dazi sulle importazioni provenienti dagli Stati Uniti dal 125% al 10%. La nazione asiatica sospende il dazio aggiuntivo del 34% previsto nell’Avviso 4/2025 della Commissione tariffaria per un parziale del 24% per 90 giorni, mantenendo un dazio del 10%. Sono inoltre revocate le misure aggiuntive introdotte con gli Avvisi 5/2025 e 6/2025, che avevano progressivamente innalzato i dazi all’84% e successivamente al 125% sulle importazioni provenienti dagli Stati Uniti.

Dazi USA sui componenti auto: in vigore, ma con sgravi

Dopo l’introduzione, il 3 aprile scorso, di un dazio aggiuntivo del 25% sulle importazioni di veicoli, dal 3 maggio la stessa misura si applica anche ai pezzi di ricambio. Tuttavia, il 29 aprile il presidente Trump ha annunciato modifiche al Proclama, introducendo dei meccanismi di compensazione tariffaria (crediti) a favore dei produttori statunitensi.

Con il Proclama 10908 del 26 marzo 2025, l’amministrazione Trump ha introdotto, a partire dal 3 aprile, dazi aggiuntivi del 25% sull’importazione di veicoli passeggeri e di veicoli leggeri da trasporto. La medesima aliquota si applica, dal 3 maggio, anche a numerosi componenti auto, tra cui motori, trasmissioni e parti elettriche. L’elenco completo dei codici doganali soggetti al dazio è riportato nell’Allegato I del Proclama.

Il 29 aprile 2025, tuttavia, il Presidente ha firmato un provvedimento che modifica la struttura tariffaria originaria, introducendo un meccanismo di compensazione (“credito di compensazione”) per i produttori statunitensi. Il provvedimento prevede una riduzione del dazio applicabile ai componenti che costituiscono il 15% del valore di un veicolo assemblato negli Stati Uniti nel primo anno, e il 10% nel secondo anno, secondo le modalità seguenti:

  • primo anno (3 aprile 2025 – 30 aprile 2026): il produttore può beneficiare di un credito pari al 3,75% del valore complessivo del prezzo consigliato al pubblico (Manufacturer’s Suggested Retail Price, MSRP) dei veicoli finalizzati negli Stati Uniti;
  • secondo anno (1° maggio 2026 – 30 aprile 2027): il credito si riduce al 2,5% del valore complessivo del prezzo consigliato al pubblico (MSRP) dei veicoli finalizzati nel Paese.

Entro la fine di maggio, il Segretario al Commercio dovrà istituire una procedura per consentire ai produttori interessati di presentare domanda per beneficiare del meccanismo di compensazione. La richiesta dovrà includere, tra l’altro:

  • una stima del numero di veicoli che si prevede di assemblare negli Stati Uniti, accompagnata dall’elenco degli stabilimenti in cui avverrà l’assemblaggio;
  • una ripartizione dettagliata dei costi stimati relativi ai dazi sui componenti importati, suddivisa tra quelli sostenuti direttamente dal produttore e quelli a carico dei fornitori;
  • la documentazione relativa all’importo totale della compensazione tariffaria richiesta;
  • l’elenco degli importatori registrati (importers of record);
  • una dichiarazione firmata da un dirigente aziendale che attesti, sotto giuramento, la veridicità e l’accuratezza delle informazioni trasmesse.

Se la richiesta sarà approvata, il credito sarà applicato dalla U.S. Customs and Border Protection (CBP) agli importers of record designati dal produttore.

I componenti auto che beneficiano di un trattamento speciale nell’ambito dell’Accordo di libero scambio tra Stati Uniti, Canada e Messico (USMCA) e sono accompagnati da un certificato di origine USCMA valido sono esenti dal dazio aggiuntivo del 25%.

Per ulteriori informazioni, si rimanda alle comunicazioni della US Customs CSMS# 64913145 – Import Duties on Certain Automobile Parts e CSMS # 64916652 – UPDATE to CSMS # 64913145:D GUIDANCE: Import Duties on Certain Automobile Parts

Altri link utili:

Stati Uniti: non cumulabilità dei dazi aggiuntivi

Il 29 aprile 2025, la Casa Bianca ha pubblicato l’Executive Order 1429  che introduce il principio della non cumulabilità dei dazi su determinate merci importate. L’obiettivo del provvedimento è evitare che più dazi, previsti da misure diverse, si sommino sul medesimo prodotto, generando un onere eccessivo rispetto agli obiettivi di politica commerciale.

L’Executive Order 14289 del 29 aprile 2025, si applica ai dazi introdotti da proclami presidenziali e ordini esecutivi precedenti riguardanti:

L’Ordine istituisce una procedura specifica per individuare, in caso di sovrapposizione tra più misure, quale dazio debba essere applicato, evitando così l’accumulo ingiustificato di dazi su uno stesso articolo (principio del “non-stacking”).

Nel dettaglio, l’Executive Order 14289 prevede che:

  • le automobili e i componenti auto soggetti al dazio del 25% non sono soggetti né al dazio del 25% imposto nei confronti del Canada e del Messico, né al dazio del 25% su alluminio e acciaio;
  • i prodotti originari di Canada e Messico assoggettati al dazio del 25% ai sensi dell’IEEPA non sono soggetti al dazio su acciaio e alluminio;
  • i prodotti soggetti al dazio del 25% su acciaio o alluminio potranno essere soggetti ad entrambe le misure (acciaio + alluminio) se rispettano tutte le condizioni previste per ciascuna misura.

Facciamo un esempio: un longherone in acciaio destinato all’industria automobilistica, prima della nuova misura era soggetto a un dazio totale del 50% all’importazione — il 25% sul valore dell’acciaio contenuto nel prodotto e un ulteriore 25% sui componenti per auto, entrambi imposti ai sensi della Sezione 232. Con la nuova disposizione, però, i due dazi non si sommano più: si applica soltanto il 25% previsto per i componenti auto.

L’Executive Order 14289 evidenzia che, anche quando non si applica il cumulo tra le misure elencate, un articolo importato può comunque essere soggetto ad altri dazi applicabili, tra cui:

  • i dazi della Sezione 301 contro la Cina
  • eventuali dazi antidumping e compensativi.

Applicazione retroattiva e rimborsi

Un aspetto di rilievo dell’Executive Order 14289 è la sua applicazione retroattiva a tutte le importazioni effettuate a partire dal 4 marzo 2025. Le modifiche necessarie alla Harmonized Tariff Schedule of the United States (HTSUS) dovranno essere implementate entro il 16 maggio 2025. Dopo tale data, gli importatori potranno richiedere i rimborsi presso la U.S. Customs and Border Protection (CBP), come specificato nel Customs Message System (CSMS) #64916414.

L’Arabia Saudita in chiave operativa

Negli ultimi anni, l’Arabia Saudita si è affermata come una delle destinazioni più promettenti per le aziende internazionali, grazie a un ambizioso programma di riforme economiche e sociali avviato dal governo con la Vision 2030. Questo ha creato numerose opportunità in settori chiave come ad esempio l’energia, la tecnologia e le infrastrutture. Tuttavia, chi intende entrare nel mercato saudita per la prima volta o rafforzare la propria presenza dovrà prendere in considerazione diversi fattori chiave per operare con successo e in maniera sostenibile.

Attraverso la Vision 2030, il governo saudita mira a ridurre la dipendenza dal petrolio e a diversificare l’economia, promuovendo lo sviluppo di settori strategici come il turismo, l’intrattenimento, le energie rinnovabili, la tecnologia, la sanità e le infrastrutture. Le riforme avviate hanno favorito la creazione di un contesto dinamico e attrattivo per il business e gli investimenti, aprendo interessanti opportunità anche per le imprese della Svizzera italiana. La Cc-Ti ha già approfondito questo tema in occasione di un Evento Paese dedicato.

Tuttavia, per le aziende che intendono approcciare per la prima volta il mercato saudita o rafforzare la propria presenza, è essenziale valutare attentamente anche altri fattori. Con l’obiettivo di offrire strumenti concreti e contatti utili alle aziende della Svizzera italiana per affrontare al meglio queste sfide, la Camera di commercio e dell’industria del Canton Ticino terrà l’evento “L’Arabia Saudita in chiave operativa” il 13 maggio 2025 presso il Centro Studi Villa Negroni a Vezia, in collaborazione con Cippà Trasporti SA, M. Zardi & Co. SA e Stelva Group. L’evento inizierà alle ore 16:30 e sarà seguito da un aperitivo di networking.

L’Arabia Saudita sta aprendo le porte agli investimenti esteri con una legislazione in rapida evoluzione. Ma come navigare un sistema complesso, influenzato dalla Sharia, e cogliere le opportunità tutelando la propria impresa? Questo evento fornisce le chiavi: Avviare e Strutturare: l’Avv. Gianvirgilio Cugini, fondatore dello Studio Stelva, illustrerà le procedure concrete per aprire un’attività, le tipologie societarie accessibili e le strategie legali essenziali per operare con successo. Proteggere il proprio Business: in questo capitolo verranno approfonditi la gestione efficace dei contratti commerciali e gli strumenti specifici per la tutela legale delle imprese svizzere nel contesto saudita. Ottimizzare la Fiscalità: la Dr.ssa Arianna Bonaldo, Avvocato, Dottore Commercialista e TEP presso lo Studio Stelva, spiegherà il panorama fiscale per le aziende straniere, le strategie per un rimpatrio efficiente dei profitti e come sfruttare al meglio i trattati contro la doppia imposizione. Un’occasione per ottenere informazioni pratiche e strategiche da esperti legali e fiscali, fondamentali per il successo nel mercato saudita.

In un contesto dinamico come quello saudita, anche la protezione della proprietà intellettuale assume un ruolo strategico per garantire competitività e crescita. Nonostante i significativi progressi compiuti dal Paese nell’allinearsi agli standard internazionali, la protezione efficace degli asset immateriali richiede ancora oggi attenzione, conoscenza del quadro normativo e un approccio preventivo ben strutturato. Nel suo intervento, il Dr. Paolo Gerli, European Patent Attorney & Litigator presso M. Zardi & Co. SA offrirà una panoramica delle recenti riforme legislative introdotte nell’ambito degli ambiziosi obiettivi della Vision 2030, analizzandone le implicazioni per la tutela della proprietà intellettuale e il suo ruolo nel contesto globale. Il Dr. Gerli illustrerà inoltre le principali modalità di protezione disponibili, accompagnate da dati sull’utilizzo dei titoli IP, e approfondirà le azioni intraprese dal governo saudita per contrastare la contraffazione. Un focus sarà dedicato anche alle misure volte a creare un ecosistema favorevole all’innovazione, alla valorizzazione degli asset intangibili e agli investimenti stranieri.

Come parte integrante del piano di trasformazione Vision 2023, il governo saudita sta investendo massicciamente per ammodernare ed espandere porti, zone economiche speciali, collegamenti ferroviari e reti stradali e trasformare così il Regno in un hub logistico globale. Nonostante i notevoli progressi nelle infrastrutture logistiche, le aziende svizzere che operano o intendono operare in Arabia Saudita devono tuttavia ancora affrontare alcune sfide. La gestione delle procedure doganali e la conformità tecnica dei prodotti, che richiedono certificazioni tramite la piattaforma SABER prima della spedizione, sono tra gli aspetti più critici. Inoltre, la logistica interna può essere complicata dalle grandi distanze e dalle difficili condizioni climatiche, per cui è fondamentale affidarsi a partner affidabili per garantire una distribuzione efficiente. Infine, la lingua araba e le differenze culturali potrebbero rappresentare un ostacolo. Questi aspetti saranno approfonditi da Gaetano Loprieno e Roberto Speroni, rispettivamente Consulente Logistico e Buyer presso Cippà Trasporti SA, coadiuvati da remoto (in videoconferenza) da Artemio Bianchi, corrispondente della casa di spedizione ticinese per l’Arabia Saudita.

In sintesi, l’Arabia Saudita si conferma come una delle realtà più vivaci e in evoluzione del Medio Oriente per chi desidera fare impresa. Le opportunità non mancano, ma richiedono un approccio strategico, una solida comprensione del contesto locale e un’adeguata preparazione operativa. Le aziende che sapranno affrontare con metodo e lungimiranza l’ingresso o il consolidamento potranno trarre vantaggio dalle potenzialità di una delle economie in più rapida trasformazione a livello globale. Con l’evento in oggetto, la Cc-Ti è lieta di offrire ai propri associati informazioni, strumenti e contatti di valore per orientarsi con successo in questo scenario in evoluzione.


L’Arabia Saudita in chiave operativa

Centro Studi Villa Negroni, Vezia
13 maggio 2025 – dalle ore 16:30


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“Stop the Clock”: rinviati alcuni obblighi di CSRD e CSDDD

È stata pubblicata il 16 aprile 2025 sulla Gazzetta Ufficiale dell’UE la direttiva (UE) 2025/794, meglio conosciuta come “Stop the Clock”. Il provvedimento fa parte del pacchetto legislativo “Omnibus I”, approvato dalla Commissione europea lo scorso febbraio.

Con la Direttiva (UE) 2025/794, pubblicata il 16 aprile sulla Gazzetta Ufficiale, Bruxelles introduce una pausa strategica nell’attuazione delle norme sulla sostenibilità. La misura, parte del pacchetto legislativo “Omnibus I”, punta a semplificare il quadro normativo, ridurre gli oneri burocratici per le imprese e rafforzare la certezza del diritto.

Il provvedimento modifica le precedenti direttive (UE) 2022/2464 (CSRD) e 2024/1760 (CSDDD), rinviando alcune scadenze chiave:

  • CSRD (Corporate Sustainability Reporting Directive): le grandi imprese che non rendicontano ancora e le PMI quotate avranno due anni in più. L’obbligo scatterà dagli esercizi con inizio dal 1° gennaio 2028.
  • CSDDD (Corporate Sustainability Due Diligence Directive): la prima fase, dedicata alle imprese di maggiori dimensioni, slitta di un anno, con applicazione a partire dal 1° gennaio 2027.

Il via libera rapido da Parlamento e Consiglio ha permesso l’adozione tempestiva della direttiva, che offre agli Stati membri più margine per recepire le novità e valutare possibili revisioni delle due normative.

Il recepimento a livello nazionale dovrà avvenire entro il 31 dicembre 2025.

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