Il difficile contesto internazionale, l’energia, i trasporti e la situazione delle finanze pubbliche ticinesi sono stati al centro dei lavori dell’Assemblea generale ordinaria Cc-Ti, durante la quale è stata ribadita la piena disponibilità dell’associazione-mantello dell’economia ticinese a collaborare in particolare con le Autorità per cercare soluzioni condivise che permettano di uscire dalla situazione di stallo politico.
La Camera di commercio, dell’industria, dell’artigianato e dei servizi del Canton Ticino (Cc-Ti), associazione-mantello dell’economia ticinese, ha tenuto oggi, 17 ottobre 2025, presso l’Espocentro di Bellinzona, la sua 108esima Assemblea generale ordinaria. L’evento si è svolto con il supporto dei due sponsor principali EFG Private Banking e Sunrise.
Alla presenza di circa 350 partecipanti, l’Assemblea ha nominato nell’Ufficio presidenziale (composto di 21 elementi in rappresentanza di tutti i settori economici del cantone) Alex Farinelli (Vicedirettore SSIC-Ti e Consigliere nazionale), Enzo Lucibello (Presidente DISTI) e Dario Menaballi (rappresentante del settore ingegneri e architetti). Essi si avvicendano agli uscenti, Dario a Marca, Rocco Cattaneo e Flavio Franzi.
Dopo i lavori assembleari, gli ospiti hanno potuto ascoltare gli interventi del Presidente della Cc-Ti, Andrea Gehri e del Consigliere di Stato e Direttore del Dipartimento finanze ed economia (DFE) Christian Vitta. Il Direttore della Cc-Ti, Luca Albertoni, ha dibattuto con il Consigliere federale Albert Rösti, Capo del Dipartimento federale dell’ambiente, dei trasporti, dell’energia e delle comunicazioni (DATEC) su temi di politica energetica, dei trasporti e ambientale.
Un appello al Consiglio di Stato Nel suo intervento, il Presidente Andrea Gehri, ha rivolto un appello al Consiglio di Stato, invocando riforme coraggiose che possano permettere di incidere sulla spesa pubblica e proponendo una serie di misure da attuare in tempi brevi per migliorare l’efficienza delle strutture pubbliche. Il servizio pubblico è prezioso e nessuno lo mette in discussione, ma va reso più efficace, anche e soprattutto, attraverso riforme strutturali che passano inevitabilmente per l’analisi attenta di quello che lo Stato deve fare e di quello che invece può lasciare alla società civile o all’iniziativa privata.
Il Consigliere di Stato Christian Vitta ha, dal canto suo, sottolineato che, nel quadro di tensioni internazionali, si cerca comunque di promuovere condizioni-quadro favorevoli alle aziende. La situazione finanziaria, anche alla luce delle recenti votazioni sulle casse malati, è molto preoccupante, a maggior ragione in un quadro generale che prevede un consistente rallentamento congiunturale. Christian Vitta ha richiamato alla responsabilità collettiva e all’impegno condiviso alla ricerca di soluzioni, auspicando un dialogo costruttivo con tutte le parti. Ribadendo anche l’importanza della collaborazione con la Confederazione.
Il Direttore Luca Albertoni, in un intervento puntuale, ha ribadito il NO dell’economia cantonale e federale all’iniziativa della Gioventù socialista in votazione il prossimo 30 novembre che mira a introdurre un’imposta su successioni e donazioni oltre i 50 milioni di franchi. Si tratta di un’iniziativa ingannevole nelle finalità e che minaccia l’esistenza di molte aziende di famiglia e di molte PMI a esse legate.
Il Presidente Andrea Gehri e il Direttore Luca Albertoni hanno dialogato con il Consigliere federale Albert Rösti, su alcuni dei dossier più importanti attualmente discussi a livello federale. Partendo dal rapporto Weidmann pubblicato la scorsa settimana e che definisce i progetti strategici nell’ambito dei trasporti per gli anni a venire. Il Consigliere federale, a questo proposito, ha sottolineato l’importanza del fatto che lo studio riconosce come strada e ferrovia siano complementari e non in contrapposizione. Importante è anche il coinvolgimento degli agglomerati, per una politica dei trasporti strutturata. In ambito energetico, il Consigliere federale ha spiegato le ragioni alla base della decisione di proporre una strategia con tre pilastri, comprendente le energie rinnovabili, quella idroelettrica e anche quella nucleare, per garantire l’approvvigionamento sicuro, costante e a prezzi ragionevoli anche per i prossimi decenni. Infine, sono stati affrontati le tematiche sul canone della SSR e sui rapporti fra Confederazione e Cantoni.
https://www.cc-ti.ch/site/wp-content/uploads/2025/10/ART25-108AGO.jpg8531280Giulia Scalzihttps://www.cc-ti.ch/site/wp-content/uploads/2020/05/LG-cc-ti-03.pngGiulia Scalzi2025-10-17 17:31:002025-10-27 11:33:43108esima Assemblea generale ordinaria della Cc-Ti
Pronunciato in occasione della 108esima Assemblea Generale Ordinaria della Cc-Ti del 17 ottobre 2025
“Riformare per servire meglio: un appello al Consiglio di Stato”
Stimato ospite d’onore, On. Consigliere Federale Albert Rösti, Consiglieri agli Stati, Consiglieri nazionali, Consiglieri di Stato del Canton Ticino, Gran Consiglieri, Municipali, Cari soci, gentili signore, egregi signori,
Benvenuti alla nostra Assemblea generale ordinaria, ormai evento non solo economico di riferimento in Ticino, ma anche tribuna privilegiata per dibattere, approfondire, proporre e riflettere. Dopo le turbolenze vissute, in particolare a seguito delle recenti votazioni cantonali e nell’imminenza di altre importanti sfide come la sconsiderata e pericolosissima iniziativa dei Giovani socialisti che vuole mettere in ginocchio le aziende e il sistema economico di successo tutto, ritengo importante sottolineare il nostro ruolo di forza propositiva e sempre aperta al dialogo.
È con senso di responsabilità e profonda consapevolezza che ci ritroviamo oggi, in un momento storico segnato da forti turbolenze a livello internazionale che inevitabilmente si declinano anche a livello nazionale e cantonale.
Le tensioni geopolitiche, le instabilità economiche globali e le trasformazioni accelerate nei mercati mondiali pongono sfide inedite e complesse al nostro tessuto imprenditoriale ed istituzionale.
In questo contesto incerto, il ruolo della Camera di Commercio, dell’industria, dell’artigianato e dei servizi del Canton Ticino si fa ancora più centrale: come punto di riferimento, come promotore di dialogo e come catalizzatore di soluzioni concrete. La nostra missione è quella di sostenere le imprese nel navigare questo scenario mutevole, instabile, valorizzando le competenze locali, rafforzando le reti di collaborazione e favorendo una visione strategica capace di guardare oltre le difficoltà del presente.
Oggi, più che mai, è necessario un impegno e visioni condivise per preservare la competitività del nostro territorio, tutelare il lavoro, rispettare gli imprenditori e promuovere un’economia resiliente, sostenibile e aperta al mondo.
Oggi non ci riuniamo solo per denunciare, per recriminare, ma soprattutto per proporre e per lanciare messaggi concreti, come del resto nel nostro DNA di imprenditori. Non vogliamo alimentare la sfiducia, ma restituirla — quella fiducia che nasce solo quando lo Stato dimostra di saper cambiare, di saper fare autocritica, di sapersi riformare e soprattutto di saper ascoltare e interpretare le esigenze della propria piazza.
Viviamo in un momento in cui le finanze pubbliche sono sotto pressione, non solo in Ticino, in cui la burocrazia cresce vertiginosamente e, ahimé, più velocemente dell’economia reale, dove l’eccessiva ed invadente iper-regolamentazione soffoca sul nascere le iniziative e le buone idee, ma dove anche molti imprenditori percepiscono l’amministrazione pubblica come un ostacolo, quasi un nemico e non come un alleato, al quale rivolgersi per risolvere, per ottenere sostegno e per favorire lo sviluppo delle iniziative.
E pensare che in qualsiasi azienda privata i clienti – e noi tutti lo siamo per l’amministrazione pubblica – rappresentano il valore più importante e più prezioso sui quali un imprenditore può contare, oltre naturalmente ai propri collaboratori.
Ma perché questa sensibilità e attitudine non viene fatta propria anche dall’amministrazione pubblica?
L’evoluzione del personale pubblico in Ticino ha visto un aumento significativo negli ultimi anni, oltre 800 unità solo negli ultimi 4 anni, e questa tendenza non è più giustificabile per rapporto ai servizi richiesti dal paese. Se poi paragonato con la media nazionale, il numero dei dipendenti pubblici in Ticino risulta addirittura sovradimensionato di un terzo. Oltre 9200 dipendenti per 355’000 cittadini, significa uno ogni 38.5 abitanti, senza contare i dipendenti della confederazione e quelli comunali. Sembrerebbe che siamo una popolazione sotto tutela.
Ma quindi, la logica farebbe pensare che più personale pubblico, significhi una maggiore attenzione ed efficienza, oltre che una migliore prossimità e puntualità del servizio verso l’utente.
Purtroppo, così non è! Allora però lo Stato dovrebbe quantomeno analizzare e chiedersi il motivo per il quale la percezione non è quella auspicata e cercare di porvi rimedio. La fiducia del cittadino verso le istituzioni non è una banalità, ma rappresenta un criterio che necessita di venir misurato costantemente.
In qualsiasi azienda, affinché possa esistere sul mercato, i dipendenti non possono eccedere all’infinito, ma devono rispondere alla logica di sopportabilità finanziaria in funzione dei servizi o prodotti erogati e, naturalmente, risultare concorrenziale.
Lo Stato non deve rispondere a logiche di mercato, ma neppure può ignorare di crescere più di quanto possa permettersi.
E il Canton Ticino?
Il Ticino ha tutte le risorse per invertire questa tendenza — ammesso che abbia il coraggio delle riforme, di quelle vere però, e saprà chinarsi seriamente sui problemi, come pure se saprà prendere decisioni forti, concertate con una visione a medio-lungo termine.
Negli ultimi anni, come accennato, lo Stato si è ampliato in modo costante e smisurato, senza purtroppo chiedersi se, se lo potesse veramente permettere. Ogni nuova esigenza sociale, ogni emergenza, ogni nuova competenza ha generato strutture, uffici, procedure, talvolta senza che si rivedessero quelle esistenti e/o fossero superflue. Tutto questo viene purtroppo percepito come ostacolo alla crescita e all’iniziativa.
Insomma, una sorta di freno a mano sempre tirato!
Il risultato è sotto gli occhi di tutti: un’amministrazione che costa sempre di più, che tende ad autoalimentarsi e che fatica tremendamente a rinnovarsi. Ma soprattutto un’amministrazione che il paese, piaccia o no, non può più permettersi, che non riesce più a finanziare e che si distanzia sempre più dal cuore dei suoi clienti.
Questa è la verità delle cose!
Non si tratta di mettere in discussione il valore del servizio pubblico, né tantomeno il lavoro di chi ogni giorno lo garantisce con dedizione, impegno e naturalmente con la giusta mentalità. E ne abbiamo la prova, sono in tanti.
Si tratta invece di chiedere una cosa semplice: che lo Stato si concentri su ciò che è davvero essenziale e si astenga di regolamentare l’irregolamentabile, evitando di invadere il campo delle iniziative private.
Che smetta di fare tutto, e torni a fare bene ciò che deve fare veramente.
Anche le cittadine e i cittadini e naturalmente l’economia devono però fare la loro parte, nessuno escluso.
Non ci tiriamo indietro, siamo consapevoli che anche l’economia in questo senso ha un ruolo determinante per il benessere del paese, ed è pronta anche a rinunce, a patto che portino a obiettivi chiari e misurabili, e che possa contribuire con le proprie competenze e idee.
Ma non si può pretendere dall’economia che faccia rinunce incondizionate.
Ci vogliono garanzie precise, invocare la fumosa simmetria dei sacrifici non è sufficiente, perché poi spesso tale simmetria si rivela asimmetrica e mira a cospargere ulteriormente gli ingranaggi di sabbia per frenarli.
Oggi, come Camera di Commercio, vogliamo essere propositivi e concreti elencando le riforme immediate che il Consiglio di Stato può promuovere, senza esitare.
Elencherò 7 misure attuabili con l’invito al Consiglio di Stato a volerle fare proprie.
1. Un blocco alle assunzioni e avvicendamenti responsabili
Il primo passo è senza dubbio contenere la crescita del personale dello Stato e di quello parastatale. Questione non solo cantonale, ma che riguarda anche la Confederazione.
È ovvio che anche l’economia qui deve fare la sua parte, rinunciando a invocare regole laddove non necessarie e dare quindi il buon esempio.
Propongo pertanto un blocco immediato delle nuove assunzioni, con una regola chiara: nei prossimi cinque anni si sostituirà al massimo il 50% di chi va in pensione. Non si tratta di tagliare i servizi o, peggio ancora, di toglierli a chi ne ha veramente bisogno, ma di spingere l’amministrazione a riorganizzarsi, a ridurre i doppioni, a ottimizzare le risorse, a digitalizzare dove possibile e riformare finalmente i servizi ritenuti essenziali.
Nulla di impossibile perché nelle nostre aziende questi processi, queste analisi di sostenibilità finanziaria e adattamento al mutevole mercato vengono promosse costantemente per mantenere la competitività sul terreno. Non fosse così rischieremmo il fallimento o la chiusura.
Ogni pensionamento può diventare quindi un’occasione per ripensare i processi e la distribuzione dei compiti, attingendo alle risorse già presenti, senza necessariamente rivolgersi all’esterno, se non nei casi di assoluta necessità.
2. Una riforma del settore sanitario di competenza cantonale
La spesa sanitaria cantonale cresce troppo rapidamente e non solo perché il cittadino è divenuto più fragile e vulnerabile. La realtà, sotto gli occhi di tutti, evidenzia un disequilibrio evidente tra offerta di prestazioni e consumo.
Eppure, nonostante ciò, non sempre cresce la qualità o l’efficienza del sistema.
Serve una riforma coraggiosa: semplificare la governance degli ospedali, rafforzare la medicina di base, razionalizzare i mandati di prestazione e favorire la collaborazione tra strutture pubbliche e private.
Il Consiglio di Stato dovrebbe pure esercitare un maggior controllo dell’offerta sanitaria attraverso la sospensione di nuove autorizzazioni, istituire una moratoria per infermieri indipendentie organizzazioni private di cure a domicilio e applicare la clausola del bisogno per attrezzature medico-tecniche.
Il Cantone deve sfruttare al massimo i margini concessi dalla legislazione federale, ben cosciente che il problema è costituito anche e soprattutto dall’ormai superata LAMAL e quindi deve farsi promotore verso Berna di una profonda riflessione della legge federale che mostra ormai la sua inadeguatezza.
L’obiettivo non deve essere solo “spendere meno”, ma spendere meglio, garantendo la sostenibilità di lungo periodo.
3. Una revisione a 360 gradi del sistema di sussidi
Il sistema dei sussidi cantonali è diventato una foresta intricata di regole, eccezioni e programmi. Non solo, il sistema dei sussidi sociali in Ticino è attualmente sotto forte pressione, con una spesa che ha superato il miliardo di franchi annui, rendendo il Cantone uno dei più costosi in Svizzera in rapporto alla popolazione. Questo ha portato inevitabilmente ad un acceso dibattito politico e alla richiesta ad alta voce di una riforma strutturale del sistema sociale.
Finora, ogni buona intenzione si è tradotta in una nuova misura, spesso sovrapposta ad un’altra, senza misurarne l’efficacia e il reale impatto.
È il momento quindi di una revisione completa dei sussidi sociali in Ticino per garantire sostenibilità, equità e incentivi al lavoro partendo da:
l’eliminazione delle sovrapposizioni e i doppioni
l’introduzione di criteri di verifica chiari e verificabili
la misurazione dei risultati, non solo delle intenzioni.
la verifica e il confronto con altri cantoni
potenziando i controlli contro frodi e abusi e limitando l’accesso improprio ai sussidi.
I sussidi devono rappresentare un aiuto temporaneo, premiare il reinserimento nel mondo del lavoro, sostenere le fasce fragili, ma non devono costituire una struttura permanente.
4. Eliminare le leggi inutili
Troppo spesso le leggi cantonali vengono moltiplicate per rispondere ad ogni minima questione, creando vincoli che complicano la vita a cittadini e imprese.
Generano costi amministrativi per le parti coinvolte, allungano i tempi di attesa per ottenere permessi ed approvazioni, ritardando spesso e volentieri progetti importanti con la conseguenza di limitare pure la crescita economica del paese.
Propongo pertanto un principio semplice, ma efficace:
ogni nuova legge deve comportare l’abrogazione di almeno una legge esistente.
Questo è possibile se si introducesse un sistema di verifica dell’efficacia delle leggi, strumento conosciuto e applicato già a livello federale che ha lo scopo di:
Migliorare la qualità legislativa, correggendo le leggi inefficaci o obsolete attraverso dati concreti e risultati misurabili
Di rafforzare il ruolo di sorveglianza del Parlamento e aumentare la fiducia dei cittadini nelle istituzioni
Di ottimizzare le risorse pubbliche identificando sprechi e inefficienze, promuovendo l’uso razionale dei fondi pubblici
Di consentire di adattare le leggi ai cambiamenti sociali, economici e tecnologici e quindi favorire un approccio dinamico della governance di paese E non meno importante:
i decisori pubblici sono chiamati a rispondere dei risultati delle leggi che approvano
Questi correttivi e semplici misure obbligherebbero il legislatore e il Consiglio di Stato a riflettere sulle priorità, evitando l’inflazione e la giungla normativa che oggi soffoca l’iniziativa privata.
5. Deregolamentare e aprirsi a cittadine e cittadini
Molti cittadini e imprenditori percepiscono un’amministrazione ostile, più attenta a regolamentare e sanzionare che ad aiutare.
Per trasformare un’amministrazione percepita come ostile e burocratica in un’istituzione collaborativa e orientata al cittadino, è necessario un cambiamento profondo di mentalità che coinvolga norme, processi, cultura organizzativa, attitudine e strumenti tecnologici.
Ecco alcune strategie concrete che il Canton Ticino (o qualsiasi ente pubblico) potrebbe adottare:
Ridurre la complessità delle norme e degli adempimenti burocratici.
Introdurre il principio del “once only”, ossia i cittadini non devono fornire più volte le stesse informazioni.
Eliminare procedure ridondanti e documentazione non essenziale.
Offrire servizi online semplici e accessibili, disponibili 24/7.
Introdurre sportelli digitali unificati per cittadini ed imprese.
Automatizzare i processi ripetitivi per ridurre tempi e costi
Ridurre i tempi di risposta delle pratiche
Formare il personale pubblico ad un approccio orientato al servizio, non solo al controllo o al sanzionamento.
Introdurre meccanismi di feedback sistematici da parte di cittadini e imprese.
Promuovere una comunicazione chiara, empatica e trasparente.
Un’amministrazione efficiente non è quella che produce più regolamenti, ma quella che serve meglio i cittadini attraverso un approccio trasparente, cordiale ed empatico, che automaticamente genera una maggiore fiducia nelle istituzioni da parte dell’utente.
6. Favorire la mobilità interna all’amministrazione
Il blocco delle assunzioni deve essere accompagnato da una maggiore mobilità interna. Troppe competenze rimangono confinate in uffici chiusi su sé stessi.
Favorire la mobilità interna nella pubblica amministrazione è una leva strategica per migliorare l’efficienza, la motivazione del personale e la qualità dei servizi. Di seguito qualche criterio e modalità di come implementarla:
Definendo regole uniformi per i trasferimenti interni, con criteri oggettivi e accessibili.
Prevedendo bandi interni regolari per la copertura di posizioni vacanti.
Consentendo ai dipendenti di candidarsi facilmente a nuove posizioni.
Offrendo percorsi di riqualifica e aggiornamento per favorire il passaggio tra ruoli o settori.
Premiando la disponibilità alla mobilità con benefit, formazione o avanzamenti di carriera.
Promuovendo una cultura della flessibilità e della collaborazione intersettoriale.
Sensibilizzando i dirigenti sull’importanza della mobilità come strumento di sviluppo.
Bisogna assolutamente rendere normale — e incentivato — lo spostamento del personale tra settori e dipartimenti, dove le competenze possono essere più utili.
Solo così si sviluppa una cultura dell’amministrazione come squadra unita al servizio del cittadino, e non come somma di piccoli feudi.
7. Rivedere i compiti dello Stato
Infine, la riforma più importante, forse la più complessa, ma anche la più urgente:
chiedersi cosa deve ancora fare lo Stato, e cosa può lasciare alla società civile o all’iniziativa privata.
Molti compiti oggi assunti dal Cantone potrebbero essere gestiti meglio da enti locali, fondazioni, o partnership pubblico-private. Non è una ritirata, è un atto di fiducia verso la società. Uno Stato più leggero può essere più giusto, se sa concentrarsi sui compiti essenziali, sui compiti strategici di cui è incaricato, che sono principalmente:
l’istruzione e la formazione, la sanità pubblica, la sicurezza e ordine pubblico, i servizi sociali e l’assistenza, le infrastrutture e i trasporti, l’ambiente e il territorio l’amministrazione e la giustizia.
Tutti compiti questi elencati che sono indispensabili per la coesione sociale del nostro paese.
In conclusione: Riformare non significa demolire. Significa ricostruire su basi più solide. Il Consiglio di Stato ha oggi la possibilità di dimostrare che la buona amministrazione non è una promessa, ma una scelta politica. Una scelta fatta di coraggio, di coerenza e di responsabilità verso chi lavora, verso chi produce, verso chi crede ancora nel valore della cosa pubblica.
Il Ticino non ha bisogno di più Stato. No! Ha bisogno di uno Stato migliore, più snello, più giusto, più vicino ai cittadini. E questo, il Consiglio di Stato può cominciare a farlo da subito, senza esitare.
Non servono nuove leggi, ma nuova volontà. Non servono più risorse, ma più coraggio organizzativo.
È tempo di riformare per servire meglio. E questo tempo è adesso, non domani!
Noi, rappresentanti dell’economia, faremo la nostra parte, ma non lasceremo che vengano messe in discussione le condizioni essenziali per favorire la crescita economica del nostro tessuto attraverso misure che penalizzino l’imprenditorialità e lo sviluppo delle nostre imprese.
Tradotto in parole chiare significa che non permetteremo l’aumento incondizionato di imposte e tasse, senza che prima venga promossa una sacrosanta verifica dei compiti e proposte misure di risparmio serie ed efficaci.
Come accennato in entrata del mio discorso odierno all’assemblea il contesto globale, nazionale e cantonale è condizionato certamente da sfide non indifferenti che, a cascata sono di natura sociale, economica, politica, ambientale e, di questi tempi, purtroppo anche di natura bellica.
Abbiamo comunque la fortuna di vivere in un paese che, nonostante tutto e tutti, molti ci invidiano e la risposta alle difficoltà sono ancora ragionevolmente puntuali ed efficaci.
Ma non possiamo crogiolarci dietro a questa affermazione e pensare che qualcuno provvederà anche in futuro a garantirci il benessere costruito, ma che lentamente ed inesorabilmente si sta sgretolando.
In Ticino lo stato di salute del nostro Cantone è, per dirla in termini di medicina, vicina al collasso e, per curare il paziente bisogna finalmente prendere decisioni, non più procrastinabili, ma urgenti.
Politica, economia e parti sociali sono chiamate a dare risposte e soluzioni, certamente di non facile interpretazione, ma la tanto decantata simmetria dei sacrifici deve dapprima sopprimere gli sprechi, gli esuberi e l’inefficienza di sistema.
Concludo quindi non prima di ringraziare tutte le collaboratrici e collaboratori che lavorano quotidianamente in Camera di Commercio che giorno dopo giorno con dedizione ed impegno si preoccupano di sostenere le nostre aziende.
Un ringraziamento particolare lo dedico con riconoscenza a Luca Albertoni, il nostro direttore che unitamente allo staff di direzione della Camera di Commercio svolgono un lavoro di grande intensità e contenuti, anche se non sempre visibile.
Ringrazio pure l’ufficio presidenziale e la Vicepresidente Cristina Maderni, che mi accompagnano costantemente nell’affrontare temi, situazioni e la quotidianità. Grazie di cuore a tutti voi!
Termino quindi la mia esposizione con un aforisma di Indro Montanelli che cita:
“Lo Stato dà un posto. L’impresa privata dà un lavoro.
A voi tutti presenti oggi vi ringrazio per l’attenzione e per la fiducia riposta nella nostra organizzazione mantello dell’economia ticinese.
Lugano, 17 ottobre 2025
https://www.cc-ti.ch/site/wp-content/uploads/2025/08/EVT25-AGO-25-Cento-otto.jpg8531280Giulia Scalzihttps://www.cc-ti.ch/site/wp-content/uploads/2020/05/LG-cc-ti-03.pngGiulia Scalzi2025-10-17 17:30:002025-10-17 11:34:37Discorso del Presidente Cc-Ti Andrea Gehri
In un contesto finanziario e istituzionale sempre più complesso, come hanno dimostrato anche le recenti votazioni cantonali, appare evidente che anche il Cantone Ticino debba affrontare con decisione una fase di rinnovamento e di profonde riforme che richiedono la partecipazione attiva di tutti, senza distinzioni. Il tema sarà al centro dell’imminente Assemblea Generale Ordinaria della Cc-Ti, prevista il 17 ottobre 2025 a Bellinzona. L’intenzione è di appellarsi al Consiglio di Stato affinché assuma un deciso ruolo di guida in un percorso di riforma concreto e coraggioso.
Andrea Gehri, Presidente Cc-Ti
Negli ultimi anni, il Cantone ha progressivamente ampliato la propria sfera d’azione, moltiplicando strutture, regolamenti e procedure, anche perché sollecitato da più parti in tal senso. È un fenomeno che non riguarda solo il Ticino, ma tutta la Svizzera. Nel nostro contesto si manifesta però con particolare evidenza. Ogni nuova esigenza sociale o normativa si traduce, spesso, in nuove strutture e funzioni, ma raramente questo è accompagnato da una disamina di quelle già esistenti.
L’esito di una tale disfunzione è un sistema che viene, non solo percepito ma dimostrato, come sempre più macchinoso, lento, costoso e distante da cittadine e cittadini; parallelamente, il settore privato affronta sfide crescenti sul piano economico e sociale.
Il messaggio della nostra 108esima Assemblea Generale Ordinaria vuole essere trasparente ed energico: non si tratta di indebolire le Autorità, ma di renderle più risolutive e concludenti (questo lo sottolineiamo per evitare malintesi e polemiche gratuite e inutili).
Trasformare non significa abolire senza distinzioni, bensì una ricerca consapevole nella direzione di semplificare, eliminare le ridondanze, ridare forza e coerenza alle priorità e mettere in discussione abitudini amministrative che non rispondono in modo allineato, alle esigenze e necessità della società di oggi. L’obiettivo è uno Cantone più snello, più vicino a cittadine i cittadini e più sostenibile nel lungo periodo e, di conseguenza, contemporaneo alle attuali richieste eterogenee.
Le Autorità potrebbero disporre, del resto, di ampi margini di perfezionamento. I dati lo confermano: la spesa è cresciuta in modo esponenziale e anche il continuo incremento indiscriminato di normative pesa inevitabilmente sui conti pubblici.
Con queste premesse, si impone una riflessione sui compiti nodali del Cantone nei suoi rappresentanti, su ciò che deve restare pubblico e su ciò che può essere gestito con maggiore responsabilità individuale o in collaborazione con il settore privato. Non deve trattarsi però solo di emanare dall’alto. Occorre un cambio di mentalità, la volontà di osare, ma soprattutto di operare con una vera unità di intenti. Nel rispetto dei vari ruoli, è indispensabile che anche le forze politiche e le parti sociali trovino alcuni terreni d’intesa e di alleanza, sui quali operare.
Per questo il ruolo di guida del Consiglio di Stato è essenziale e il governo deve assumere il coraggio di una visione: guidare il cantone in un percorso di riorganizzazione che riduca la burocrazia, renda più efficiente la macchina amministrativa e restituisca centralità al cittadino. L’intento è costruttivo e propositivo: la credibilità delle Istituzioni passa oggi dalla loro capacità di riformarsi e/o conformarsi. Il Ticino dispone delle competenze, dell’energia e del capitale umano per farlo.
Occorre, (più che nuove risorse), una nuova volontà politica e culturale.
“Un giorno la paura bussò alla porta. Il coraggio andò ad aprire e non trovò nessuno!” M. Luther King
La nostra Assemblea Generale Ordinaria intende proporre un’opportunità di confronto aperto, che intende ribadire un dibattito pubblico sui valori, sulle priorità e sul futuro del Cantone. Perché, come ribadiamo con forza, riformare per servire meglio non è uno slogan — è una necessità che riguarda tutti, nessuno escluso.
https://www.cc-ti.ch/site/wp-content/uploads/2021/10/ART21-gehri-2021.jpg8531280Giulia Scalzihttps://www.cc-ti.ch/site/wp-content/uploads/2020/05/LG-cc-ti-03.pngGiulia Scalzi2025-10-15 08:00:002025-10-14 11:03:54“Riformare per servire al meglio”
I punti di forza e le criticità del modello economico svizzero nell’analisi del Prof. Lino Guzzella all’Assemblea Cc-Ti
L’invidiabile situazione finanziaria della Confederazione, a differenza di altri Stati europei zavorrati da un enorme debito pubblico, l’offerta formativa di ottimo livello, le condizioni quadro e, soprattutto, quella capacità d’innovazione che da anni colloca la Svizzera al primo posto nelle diverse classifiche internazionali. Con il suo intervento alla 107esima assemblea della Cc-Ti, il Professor Lino Guzzella, ha offerto un’analisi a 360 gradi del modello economico svizzero. I punti di forza, ma evidenziando anche i suoi elementi di vulnerabilità, in un quadro di forte concorrenza internazionale e di preoccupanti tensioni geopolitiche che, oltre a generare timori e incertezza, possono condizionare le sorti di un’economia che dipende fortemente dal commercio con l’estero.
Prof. Lino Guzzella
Un modello di successo, certamente, ma non acquisito per sempre, nulla è scontato, ha avvertito l’ex rettore e già presidente del Politecnico federale di Zurigo. Perciò, non bisogna mollare la presa. Anzi, visto che il nostro paese può incidere poco sugli inquietanti scenari geopolitici che stanno scuotendo le relazioni tra gli Stati, è più che mai necessario concentrare gli sforzi per salvaguardare e potenziare quei fattori propulsivi che hanno finora garantito la crescita. “Riusciremo a mantenere la nostra prosperità – ha ricordato – solo se possiamo continuare a vendere con successo i nostri prodotti e servizi sul mercato mondiale”.
A cinque anni dal suo primo intervento ad un’assemblea della Camera di commercio, il Professor Lino Guzzella con la sua analisi ha riproposto ora un’articolata visione d’insieme della situazione svizzera, con uno sguardo particolare al Ticino e alle sue potenzialità nel contesto dell’economia nazionale. In questa intervista ripercorriamo col Professor Guzzella i passaggi più importanti della sua relazione, mettendo a fuoco i temi cruciali per il futuro della Svizzera e del Cantone.
Anche se in misura minore rispetto al passato, il Prodotto interno lordo elvetico continua a crescere e le esportazioni in questi ultimi anni hanno retto i contraccolpi della forza del franco. Al confronto di molti altri paesi europei, la Svizzera sta dimostrando una notevole resilienza nel succedersi di varie crisi e crescenti tensioni internazionali. Si riuscirà a mantenere e migliorare questo trend?
“Lo spero, ma non ci sono garanzie di successo. Alcuni sviluppi geopolitici non possono essere influenzati dalla Svizzera. Per questo è ancora più importante concentrarsi sui nostri punti di forza. Si tratta di condizioni quadro politiche ragionevoli, di un uso economico delle entrate fiscali, di un sistema educativo duale che seleziona in modo meritocratico, di un’infrastruttura intatta (trasporti, energia, …) e di molto altro ancora”.
Che importanza ha il Ticino nell’economia nazionale e quali sono le sue prospettive di sviluppo? Si sono create le premesse per avere anche qui da noi un ecosistema economico forte e dinamico?
“Il Ticino ha già un vivace ecosistema dell’innovazione, sia nei settori tradizionali (moda, turismo, ecc.) sia in quelli più recenti (biomedicina, sistemi energetici, microelettronica, ecc.). I due centri universitari, USI e SUPSI, che dispongono di eccellenti reti nazionali e internazionali, ne sono il fulcro. L’asse Ticino-Zurigo, che sta assumendo un peso sempre più importante, svolge un ruolo particolare in questo ambito”.
La Svizzera si è confermata ancora al primo posto nelle più accreditate classifiche internazionali per l’innovazione. Quali sono le ragioni di questa affermazione?
“Queste classifiche vanno sempre trattate con cautela e, inoltre, riflettono solo il passato. Ma sì, la Svizzera ha fatto molte cose bene, ad esempio non ha perseguito una politica industriale eccessiva, ma ha sostenuto la ricerca di base e i progetti pilota. È stato importante che alle imprese esistenti e a quelle nuove fosse concessa una grande libertà per partecipare con successo al mercato globale. Altrettanto importante è stato il sistema di istruzione duale, che ha permesso ai giovani di entrare nel mondo del lavoro in base alle loro capacità”.
Quali sono i punti deboli che potrebbero compromettere la forza economica del paese, guardando anche all’industria europea hi- tech che arranca, schiacciata dal peso degli Usa, della Cina e dell’India?
“La Svizzera è fortemente dipendente dal commercio estero, da cui dipende quasi la metà del nostro PIL e quasi nessun altro paese ha beneficiato della globalizzazione quanto la Svizzera. Possiamo mantenere la nostra prosperità solo se possiamo continuare a vendere con successo i nostri prodotti e servizi sul mercato mondiale. Questo costringe le aziende a cercare nicchie redditizie in cui competere. Ciò richiede agilità, contatto costante con i clienti e personale eccellente. E, naturalmente, un’abile gestione degli sviluppi geopolitici, che rappresentano una sfida importante soprattutto per le piccole imprese”.
L’economia mondiale è in fase di rallentamento, alcuni parlano di stagnazione secolare, altri di trappola della crescita. Cosa pensa al proposito?
“È una domanda difficile. Da un lato, possiamo vedere dall’esempio della Germania, che non ha avuto crescita economica per cinque anni, come regioni economiche un tempo di successo possano ristagnare. Dall’altro lato, gli Stati Uniti hanno sviluppato un enorme dinamismo nello stesso periodo, ottimizzando le aree di business esistenti e sviluppandone di completamente nuove. Tutto dipende dall’atteggiamento di base di una società: vuole essere il più egualitaria possibile ed è avversa al rischio, oppure accetta le disuguaglianze e gli approcci fallimentari? Solo il secondo approccio può portare sempre nuovi successi”.
Secondo un recente studio di Google Svizzera, entro il 2050 l’intelligenza artificiale generativa potrebbe favorire un aumento del PIL elvetico fino all’11%, pari a qualcosa come 80-85 miliardi di franchi all’anno. Eppure, si guarda agli sviluppi dell’IA con timore.
“Innanzitutto, sarei cauto con le previsioni troppo ottimistiche. Le reti neurali generative aumenteranno certamente la produttività assumendo compiti cognitivi di routine. Quanto siano grandi questi guadagni di efficienza resta da vedere. C’è poi la questione della regolamentazione: ancora una volta, questa varia molto da regione a regione. Come ogni nuovo strumento creato dall’uomo, anche le reti neurali comportano dei rischi. La regolamentazione è una cosa, ma sarà ancora più importante formare le persone affinché possano utilizzare i nuovi strumenti in modo sensato”.
La recente crisi energetica ha dimostrato che un approvvigionamento di energia sicuro e, tendenzialmente, ad emissioni zero è una condizione imprescindibile per lo sviluppo del paese. Quali sono le prospettive al riguardo?
“I paesi che forniscono agli abitanti e all’industria energia affidabile e a prezzi accessibili hanno successo anche dal punto di vista economico. Per la Svizzera sarà fondamentale fornire circa il 50% in più di energia elettrica nel 2050, soprattutto da fonti domestiche. Ma questo non sarà possibile con le misure presentate nel 2017”.
Per compensare i tagli dei contributi alle Università, il Parlamento federale ha deciso di triplicare le tasse per gli studenti stranieri che frequentano i nostri Politecnici. Come giudica questa decisione? Non si rischia di rendere la Svizzera meno attrattiva per quei giovani talenti di cui abbiamo sempre più bisogno?
“L’USI dimostra che la differenziazione delle tasse universitarie non deve necessariamente andare a scapito delle università. Tuttavia, un eventuale aumento delle tasse deve essere abbinato a corrispondenti offerte di borse di studio per i talenti eccezionali”.
In un mondo in cui tutto, produzione, costumi, società, cambia rapidamente, qual è oggi la missione dell’Università?
“In realtà si tratta sempre della stessa cosa: consentire ai giovani di pensare in modo critico e creativo, di apprendere in modo indipendente per essere in grado di plasmare il futuro in modo responsabile”.
https://www.cc-ti.ch/site/wp-content/uploads/2022/10/CC-Assemblea-2024-Generico-16_9-1-1.jpg8531280Lisa Pantinihttps://www.cc-ti.ch/site/wp-content/uploads/2020/05/LG-cc-ti-03.pngLisa Pantini2024-11-19 07:17:002024-11-18 11:17:42Concentrazione sui nostri punti di forza
Da sin. L. Albertoni, L. Guzzella, C. Maderni, A. Gehri
La tesa situazione internazionale continua a creare incertezza e si confermano alcuni segnali di difficoltà che inducono le aziende, soprattutto nel settore manifatturiero, a una certa prudenza, già manifestata lo scorso anno. È una tendenza che riguarda tutta la Svizzera e non solo il Ticino. Non si tratta di una situazione allarmante, ma che necessita comunque di attenzione. Il tessuto economico ticinese molto diversificato permette comunque di attenuare eventuali tendenze negative che dovessero manifestarsi nel prossimo futuro.
La Camera di commercio, dell’industria, dell’artigianato e dei servizi del Canton Ticino (Cc-Ti) ha tenuto oggi, 18 ottobre 2024, presso l’Espocentro di Bellinzona, la sua 107esima Assemblea generale ordinaria.
L’evento si è svolto con il supporto dei due sponsor principali EFG Private Banking e Swisscom.
Alla presenza di circa 350 partecipanti, l’Assemblea ha nominato nell’Ufficio presidenziale (composto di 21 elementi in rappresentanza di tutti i settori economici del Cantone) Massimo Cereghetti, nuovo Presidente della Società svizzera degli impresari costruttori, Sezione Ticino (SSIC-TI), che sostituisce l’uscente Mauro Galli. Dopo i lavori assembleari vi sono stati gli interventi del Direttore della Cc-Ti Luca Albertoni, del Professore emerito e già rettore del Politecnico federale di Zurigo Lino Guzzella, che poi ha dibattuto con Presidente delle Cc-Ti, Andrea Gehri, il Consigliere agli Stati Fabio Regazzi e il Consigliere di Stato e Direttore del Dipartimento finanze ed economia Christian Vitta.
Cinque anni dopo
Il Direttore Luca Albertoni, introducendo il Professor Guzzella, ha invitato a mantenere una visione di sistema che non dovrebbe essere annebbiata dalle discussioni sulle questioni più locali. La dipendenza dall’andamento di partner commerciali importanti come la Germania, gli Stati Uniti e la Cina ha un’influenza che deve essere tenuta in considerazione.
A cinque anni esatti dal suo primo intervento all’Assemblea generale ordinaria della Cc-Ti. Il Professore emerito Lino Guzzella ha analizzato la situazione elvetica e del Ticino dopo la crisi pandemica e quella energetica causata anche dagli scenari di guerra attuali. Egli ha sottolineato i noti punti forti della Svizzera, come la buona situazione finanziaria, l’alto livello di formazione e innovazione, sebbene anche in questi ambiti siano in atto cambiamenti importanti che devono indurre a non dare nulla per scontato e acquisito. Ha pure sottolineato le potenzialità del Ticino quale piazza idonea a proporre progetti di rilevanza nazionale.
Alla presentazione del Professore emerito Lino Guzzella, è seguita una tavola rotonda che lo ha coinvolto insieme al Presidente della Cc-Ti Andrea Gehri, al Consigliere agli Stati Fabio Regazzi e al Consigliere di Stato e Direttore del Dipartimento finanze ed economia Christian Vitta.
La vivace discussione ha portato ad approfondire temi di natura cantonale, federale e internazionale. Il Presidente della Cc-Ti Andrea Gehri ha sollevato diverse questioni che preoccupano l’imprenditoria ticinese, dalla situazione politica confusa, alla questione demografica e alla difficoltà di reperire manodopera, in un contesto sempre più burocratizzato. Il Consigliere di Stato Christian Vitta ha messo in evidenza le difficoltà a trovare intese, in particolare sui conti dello Stato, come pure la pericolosa illusione della risposta statale a ogni necessità della società, sottolineando però al contempo le molte iniziative volte a rafforzare il cantone, come ad esempio la creazione dello Swiss Innovation Park. Il Consigliere agli Stati Fabio Regazzi ha dal canto suo ribadito l’importanza della formazione professionale, che continua a giocare un ruolo decisivo in Svizzera e che pertanto non va trascurata. Così come non vanno bloccati progetti infrastrutturali di fondamentale importanza come l’ampliamento della rete autostradale nazionale in votazione il prossimo 24 novembre, poiché la mobilità è un fattore essenziale per il funzionamento del sistema-paese. Infine, tutti si sono detti preoccupati dalla difficile trattativa in corso con l’Unione europea, nostro principale partner commerciale con il quale è essenziale regolare i rapporti. Dal canto suo il Professore emerito Lino Guzzella ha ribadito che l’innovazione che caratterizza la Svizzera va sostenuta continuamente, favorendo in particolare la creatività e che non vi sono cose scontate, per cui occorre essere abili per adattarsi continuamente alle situazioni che cambiano in maniera molto rapida.
https://www.cc-ti.ch/site/wp-content/uploads/2024/10/ART24-107ago.jpg8531280Lisa Pantinihttps://www.cc-ti.ch/site/wp-content/uploads/2020/05/LG-cc-ti-03.pngLisa Pantini2024-10-18 17:32:002024-12-04 10:27:41107esima Assemblea generale ordinaria della Cc-Ti
Pubblicato in occasione dell’Assemblea generale ordinaria della Cc-Ti del 18 ottobre 2024
Stimati rappresentanti delle autorità, cari soci della Cc-Ti, stimati ospiti,
benvenuti alla 107esima Assemblea generale ordinaria della Camera di commercio, dell’industria, dell’artigianato e dei servizi del cantone Ticino (Cc-Ti), associazione-mantello dell’economia ticinese che rappresenta oltre 60 associazioni economiche settoriali e ca. 1’000 aziende – soci individuali, che nel complessivo danno lavoro a ca. 150’000 lavoratori in Ticino che ci legittimano costantemente a difendere e promuovere condizioni quadro migliori per le aziende, per gli imprenditori e per l’economia in generale.
Il nostro ruolo in un contesto sempre più confuso
Il nostro contributo al dibattito pubblico su temi di economia e finanza è di fondamentale importanza, la visione dell’imprenditrice e imprenditore in un contesto sempre più sfaccettato e ricco di contrapposizioni ideologiche ci impongono spesso prese di posizioni puntuali e giustificate. Purtroppo, stiamo assistendo ad un degrado progressivo della qualità del dialogo che, inevitabilmente provoca confusione e genera insicurezze diffuse nella popolazione. Il nostro compito è anche quello di riportare la linea del ragionamento in termini razionali, pratici e a difesa del tessuto economico ticinese che, è bene ricordarlo, genera valore, posti di lavoro e il benessere di cui beneficiamo tutti. Un recente esempio interessante è stato quello del sostegno della recente riforma fiscale dove in qualità di promotori e attraverso un lavoro minuzioso di comunicazione siamo riusciti, compattando il fronte economico cantonale, a spiegare compiutamente le misure contenute nella riforma stessa, giustificando punto per punto la legittimità e la bontà delle misure varate. Ecco un esempio pratico di azione a favore della collettività e non soltanto a sostegno dell’economia.
È innegabile che l’economia del Canton Ticino stia affrontando molte sfide, ma ci sono anche segnali di opportunità e di positività che sarebbe sbagliato ignorare, a meno di voler fare del catastrofismo un dogma inattaccabile per meri scopi politici.
Il nodo dei conti pubblici
Partiamo dall’analisi delle finanze pubbliche che soffrono per i continui disavanzi e crescita della spesa pubblica che, senza interventi strutturali importanti e incisivi atti al contenimento e al ritorno in equilibrio, costituiranno anche per l’economia privata una zavorra e un handicap destinato a incidere negativamente sull’evoluzione del tessuto economico ticinese.
In particolare, conti pubblici contraddistinti da continui disavanzi incidono pesantemente:
sulla riduzione degli investimenti per infrastrutture e servizi pubblici, il che potrebbe rallentare lo sviluppo economico del cantone e influire negativamente sulla qualità di vita dei cittadini
sull’aumento del debito pubblico che in Ticino potrebbe superare i 2.7 mia. di CHF entro la fine del 2024, aumentando il carico finanziario futuro e limitando la capacità di Cantone e Comuni di finanziare nuovi progetti infrastrutturali;
nel varo di misure di austerità per riequilibrare i conti e quindi indurre il governo ad implementare tagli importanti e dolorosi alla spesa pubblica, oltre che pensare ad aumenti di tasse e imposizioni fiscali. Tutte misure che possono impattare negativamente sul potere d’acquisto delle famiglie e sulla competitività delle imprese locali;
sulle PMI, le piccole e medie imprese che costituiscono una parte significativa dell’economia ticinese, che potrebbero risentire delle misure di austerità e della riduzione degli investimenti pubblici, con possibili ripercussioni sull’occupazione e sulla crescita economica;
sulla crescita economica determinata da una situazione finanziaria instabile che potrebbe creare un clima di incertezza, scoraggiando gli investimenti privati e influenzando negativamente la fiducia dei consumatori e delle imprese.
Risulta pertanto irrinunciabile poter disporre di conti pubblici in equilibrio, sani e che possano promuovere gli investimenti pubblici e privati, senza gravare eccessivamente su cittadini e imprese. Si impone quindi una radicale, approfondita e, a questo punto, imprescindibile analisi dei costi e dei compiti dello Stato, affinché non inghiottano risorse e mezzi sproporzionati e ingiustificati.
Ma questa revisione dei compiti, di cui si parla da decenni ma che nessuno sembra avere il coraggio di affrontare, non può più venir procrastinata. Forse occorre cambiarne il nome, passando a un più semplice “capire chi fa cosa e come”, ma la sostanza non cambia. Questo passaggio costituisce un’urgenza assoluta e dev’essere la prima priorità sull’agenda politica del Governo e del Gran Consiglio. Le nostre aziende, se confrontate con disavanzi tali, sono obbligate ad intervenire e trovare misure di contenimento, pena il fallimento. Lo Stato preleva semplicemente imposte e grava sul bilancio dei cittadini e delle imprese…
Lo Stato dev’essere al servizio del cittadino e delle imprese, ponendosi con efficienza e razionalità alle esigenze comuni e non determinarne un ostacolo invalicabile, addirittura ingombrante.
Una burocrazia troppo invasiva
Oltre alla necessità di poter disporre di finanze pubbliche sane, condizione fondamentale nella gestione dell’economia privata per generare valore, necessitiamo urgentemente anche di una netta e chiara riduzione del carico burocratico e amministrativo a carico delle nostre imprese e cittadini.
Stiamo soffocando a causa di uno Stato sempre più invasivo e costoso che ostacola le imprese e il cittadino a colpi di regolamentazioni, ordinanze, leggi e commissioni create a doc per mettere i bastoni nelle ruote di chi vuol fare.
Una burocrazia pubblica troppo invadente porta con sé diverse conseguenze negative che si possono riassumere principalmente:
nel rallentamento dei processi attraverso procedure complesse, lunghe che ritardano l’approvazione di progetti e l’erogazione di servizi, causando frustrazione tra le imprese e i cittadini;
nell’aumento dei costi aggiuntivi per le aziende e i cittadini, sia in termini di tempo che di denaro, per adempiere a tutte le formalità richieste;
nella riduzione dell’efficienza operativa delle amministrazioni pubbliche, rendendo più difficile la gestione delle risorse e la fornitura di servizi di qualità;
nel favorire pratiche illecite e corruzione a fronte della necessità di cercare scorciatoie illegali per accelerare i processi;
disincentivando gli investimenti delle imprese che, scoraggiate dall’eccessiva burocrazia, preferiscono mercati e regioni con regolamentazioni più snelle e prevedibili.
La progressiva crescita di sfiducia nelle istituzioni da parte di imprese e cittadini significa far percepire i servizi pubblici come inefficaci e distanti dai propri bisogni, distanziando sempre più l’economia reale da quella pubblica.
Le aziende, le imprenditrici e gli imprenditori necessitano di regole snelle, puntuali ed efficienti affinché possano dedicarsi alle loro attività e generare valore, posti di lavoro e benessere sul territorio.
Gli aspetti positivi
Nonostante queste difficoltà che, purtroppo incidono già ora negativamente sul tessuto socioeconomico del Canton Ticino, vi sono anche iniziative in corso per sostenere l’economia attraverso l’innovazione, la tecnologia e l’intelligenza artificiale che costituiscono con certezza i motori per migliorare l’attrattività economica del nostro Cantone in futuro.
L’economia in Ticino è parecchio diversificata, agile e con eccellenze di primo piano che ha le proprie carte da giocare, affrontando le sfide con determinazione e fiducia nel futuro, innovando e cercando di crearsi nuove opportunità.
Vi sono esempi di aziende e settori economici che dimostrano una capacità di adattamento alle situazioni e alle sfide a loro poste che val la pena di citare.
Il settore della finanza, per esempio, rimane uno dei pilastri dell’economia ticinese e, anche se ha dovuto adattarsi a nuove regolamentazioni e conformarsi ad un contesto economico globale ostile, ha dimostrato di aver affrontato con il giusto piglio la sfida, stabilizzando e rivitalizzando un settore che ora guarda al futuro con maggior ottimismo. Anche il delicato passaggio di Credit Suisse a UBS sta procedendo senza troppi traumi per il mondo imprenditoriale, al di là dei necessari adattamenti che possono creare momenti di incertezza. Certo, la migrazione di determinate competenze verso Ginevra e Zurigo ha un po’ intaccato il terreno delle competenze presenti sul nostro territorio, ma la base per riportare anche la piazza ticinese su un territorio di competitività c’è.
Il turismo è tuttora un settore chiave nel nostro panorama economico e si appresta ad affrontare nuove sfide legate alla diversa mobilità e alle mutate abitudini della clientela nazionale e internazionale.
L’industria manifatturiera è una certezza in Ticino e, nonostante le sfide che pongono le mutevoli e preoccupanti situazioni geopolitiche internazionali e la forza del franco svizzero, contribuiscono in modo significativo al benessere della nostra regione. La produzione di alta qualità e l’innovazione sono punti di forza imprescindibili.
L’industria dei settori della medicina costituisce da anni ormai un fattore di successo della nostra economia. Vi sono realtà ed eccellenze di livello internazionale che hanno i loro quartieri generali in Ticino e sviluppano le loro strategie e modelli di business da noi.
Negli ultimi anni, inoltre vi è stata un’accelerazione e crescita significativa nei settori tecnologici legati alla scienza della vita e al lifestyle che hanno creato importanti e ben remunerati posti di lavoro in Ticino. La strategia di far crescere le competenze attraverso il futuro Swiss Innovation Park, parco dell’innovazione ticinese, che promuoverà con il sostegno della scienza universitaria, del Cantone e dell’economia locale lo sviluppo dei settori economici poc’anzi citati, rappresenta un’opportunità di crescita importante per il nostro Cantone, sempre più inserito nel contesto nazionale e certamente da tempo non più un cantone a traino come molti vorrebbero far credere.
Attraverso l’innovazione e la tecnologia si curano pure la crescita sul territorio di startup che, nonostante le difficoltà del mercato, hanno conosciuto un discreto successo e sono destinate a crescere ulteriormente, rendendo il Ticino un luogo ideale per nuove imprese.
Non vorrei inoltre dimenticare il ruolo determinante delle PMI (piccole medie imprese) sul territorio che rappresentano la spina dorsale dell’economia ticinese. Come nel resto della Svizzera, la stragrande maggioranza delle attività economiche è costituita dalle cosiddette PMI che lavorano costantemente in diversi settori economici (artigianato, edilizia, servizi, turismo, gastronomia, commercio al dettaglio, ecc.) per offrire prodotti e servizi di ogni genere. Queste aziende sono determinanti per l’economia ticinese, dove anche loro saranno confrontate con temi quali l’innovazione, la tecnologia per mantenere e migliorare la competitività sul mercato.
L’importanza di un tessuto economico diversificato
Dopo gli anni dell’euforia generata dal settore finanziario (1970-2000) che, forse anche in modo artificiale, ha illuso sulla possibilità di generare valore per tutti con estrema facilità, ci siamo confrontati con l’esigenza di cambiare modello. Ebbene, il Ticino ha saputo trovare le risorse per creare sul nostro territorio modelli di business diversificati che, oggi rappresentano una ricchezza importante per il territorio. Non più una monocultura economica, ma una diversificazione figlia di imprenditrici e imprenditori che hanno creduto e credono tutt’ora nelle potenzialità del nostro territorio. Le sfide per il futuro non mancano, ma posizione geografica privilegiata, il made in Switzerland, come pure organizzazione e servizi stabili, oltre che una moneta forte come il Franco Svizzero costituiscono basi imprescindibili per qualsiasi azienda che desidera un luogo sicuro dove progredire.
Abbiamo saputo raccogliere anche la sfida della trasformazione digitale, che gioca e giocherà un ruolo cruciale nell’economia ticinese del futuro. Negli ultimi anni, il Ticino ha visto una trasformazione significativa grazie all’adozione di tecnologie digitali. Questo processo ha portato a cambiamenti significativi in vari settori, dall’industria al commercio, migliorando l’efficienza e la competitività delle imprese locali.
Le startup innovative sono particolarmente influenti in questo contesto, introducendo soluzioni tecnologiche all’avanguardia che stimolano la crescita economica e creano nuove opportunità di lavoro.
Inoltre, aspetto estremamente importante, la digitalizzazione ha facilitato la collaborazione tra aziende, università e istituzioni, creando un ecosistema favorevole all’innovazione.
Un esempio concreto è l’uso dell’intelligenza artificiale per la gestione del traffico e le piattaforme di e-commerce che stanno rivoluzionando il commercio locale.
Negli ultimi anni abbiamo assistito a una trasformazione radicale del paesaggio tecnologico in Ticino. L’accelerazione della digitalizzazione ha portato e porterà a cambiamenti significativi in quasi tutti i settori economici, influenzando profondamente la vita quotidiana delle persone.
Ovviamente la trasformazione digitale porterà opportunità di innovazione e crescita economica, ma anche sfide come i rischi per la cybersecurity e la protezione dei dati. Queste sfide saranno ancora tutte da affrontare e da vincere ed è per questo che occorre insistere su condizioni-quadro che facilitino il fare impresa e non ostacolino la creatività. La furia regolatrice che attanaglia molti paesi del nostro continente sta invadendo da tempo anche la Svizzera ed è importante che questa furia venga contenuta. Mi pongo ad esempio qualche domanda sulle regole introdotte dall’Unione europea in materia di intelligenza artificiale. Non è che siano eccessive e frenino l’innovazione? Questo genere di domande occorre sempre porsele quando si vogliono introdurre nuove regole o inasprire quelle esistenti.
Incertezza e furia regolatrice sono due elementi che possono essere fatali per lo sviluppo economico e per gli investimenti, asse portante della competitività della nostra economia e tassello fondamentale per creare e mantenere posti di lavoro. In questi anni le aziende ticinesi, comparate a quelle degli altri cantoni, si sono sempre distinte per capacità e disponibilità agli investimenti, anche molto corposi. E il Ticino in generale continua ad essere un’area di grande interesse per gli investimenti, specialmente nel settore dell’innovazione e delle startup tecnologiche. Negli ultimi anni, il Cantone ha visto una crescita significativa grazie a vari incentivi e supporti offerti dalla mano pubblica. La nostra regione è divenuta un hub per le tecnologie emergenti come l’intelligenza artificiale, la blockchain, il fintech e la biotecnologia. Questo dinamismo attira investitori da tutto il mondo, creando un ambiente fertile per la nascita e la crescita di nuove imprese. Lo stesso governo ticinese ha implementato politiche economiche mirate a sostenere l’innovazione e lo sviluppo sostenibile, con un focus particolare sulla creazione di posti di lavoro e sulla crescita economica duratura.
I poli tecnologici e gli incubatori giocano un ruolo cruciale in questo ecosistema, offrendo risorse, mentorship e opportunità di rete per le startup e le aziende in generale.
Necessità di investimento e innovazione che non risparmia nemmeno i settori economici a trazione, diciamo, più tradizionale come l’edilizia, l’artigianato e altri ambiti che sono pure confrontati con l’esigenza di doversi adeguare all’evoluzione attraverso le nuove tecnologie e implementare investimenti per una migliore gestione ed efficienza. Tutto ciò a significare un dinamismo generale che coinvolge tutta l’imprenditoria ticinese, nessun settore sarà escluso.
Non investire nelle nuove tecnologie e nella digitalizzazione significa dover confrontarsi con conseguenze negative per le aziende e l’economia in generale.
Significa, perdita di competitività, riduzione dell’efficienza operativa, difficoltà nell’attrarre talenti e manodopera qualificata, rischi di sicurezza e, soprattutto un impatto negativo sulla crescita economia dell’azienda e della regione in cui si opera.
Investire in tecnologia non costituisce solo una ragione per rimanere al passo con i tempi, ma è fondamentale per garantire la sostenibilità e la crescita a medio-lungo termine.
In conclusione, auspico che si possa far affidamento in futuro su finanze sane ed equilibrate a livello pubblico, oltre che ad una burocrazia a misura per l’utente, condizioni essenziali affinché anche l’economia privata possa crescere e generare valore, posti di lavoro e opportunità di occupazione per i nostri giovani sul nostro territorio.
E che la discussione politica e pubblica si basi finalmente su fatti e non solo su contrapposizioni ideologiche. Il mondo è sempre più competitivo e più complesso per tutti, imprese, politici, cittadine e cittadini. Senza visioni di sistema, progetti ad ampio respiro, liberi da interessi egoistici, sarà difficile affrontare il futuro. Sarebbe peccato perché il nostro sistema istituzionale ed economico, sebbene messo a dura prova da tante sfide nuove, è solido e ci offre la possibilità di essere attori del cambiamento, non solo di subirlo. Basta volerlo.
Lugano, 18 ottobre 2024
https://www.cc-ti.ch/site/wp-content/uploads/2022/10/CC-Assemblea-2024-Generico-16_9-1-1.jpg8531280Lisa Pantinihttps://www.cc-ti.ch/site/wp-content/uploads/2020/05/LG-cc-ti-03.pngLisa Pantini2024-10-18 17:31:002024-10-18 10:08:36Discorso del Presidente Cc-Ti Andrea Gehri
La versione integrale del discorso pronunciato dal Presidente Andrea Gehri alla nostra 106esima Assemblea Generale Ordinaria, tenutasi il 20.10.2023 presso l’Espocentro di Bellinzona.
Stimato ospite d’onore, Capo dell’Esercito e Comandante di Corpo, Thomas Süssli, Consigliere agli Stati, Consiglieri nazionali, Presidente e Consiglieri di Stato del Canton Ticino, Gran Consiglieri, Municipali, Carissimi soci, stimati rappresentanti delle Autorità e delle associazioni economiche, gentili signore, egregi signori, cari ospiti,
Ribadisco il benvenuto alla 106esima Assemblea generale ordinaria della nostra Camera di commercio, dell’industria, dell’artigianato e dei servizi, un evento che si vuole una festa, una celebrazione della figura dell’imprenditore e dell’economia. Insomma, il giorno X dell’imprenditoria!
Ma fare impresa oggi è diventata una vera missione!! Vi è quindi veramente motivo per festeggiare?
La domanda è più che legittima, visto il contesto sociopolitico sempre più ostile all’imprenditoria, alimentato ad arte da chi avrebbe la responsabilità di informare oggettivamente ed invece rincorre acriticamente i clic o in generale l’audience denigrando chi ogni giorno crea valore e la ricchezza di questo paese. Ma perché? Non ho purtroppo una risposta, e ci ho pensato a lungo in verità, forse perché, semplicemente, non c’è o perché ve ne sono più di una. Fatto è che per gli imprenditori rischi, fallimenti e ostacoli crescono ogni giorno e da qualche anno non ci lasciano tregua. Oltre agli squilibri creati dalle molte tensioni internazionali, che hanno riflessi diretti e indiretti anche sulla nostra realtà locale, vi è il particolare gusto Canton ticinese a creare ulteriori difficoltà a chi non viene visto come l’asse portante del paese, ma come un affarista senza scrupoli, avido, addirittura dannoso per la società. Con il conseguente potere taumaturgico affidato all’interventismo statale, invero non solo cantonale, che condiziona pesantemente la libertà economica. Per i superficiali e tendenziosi attori della vita pubblica che considerano Il mercato come fonte di ogni ingiustizia, il profitto come furto, il capitale come concetto inconfessabile e l’imprenditore come uno sfruttatore privo di coscienza sociale, è quasi naturale invocare una cascata di regole moralizzatrici e ingabbianti. Ma ribadiamolo una volta per tutte e chiariamo in modo inequivocabile cosa rappresenta l’imprenditore per la nostra società!
L’imprenditore è colui che crea valore, genera ricchezza, occupazione e posti di lavoro per la società, che risolve problemi e soddisfa bisogni attraverso prodotti e servizi innovativi, che stimola la concorrenza e la qualità del mercato, che assume rischi e sfide per realizzare la propria visione, e aggiungo, senza chiedere aiuti pubblici, se non le giuste condizioni per poter lavorare. L’imprenditore è anche colui che deve tenere conto degli interessi e delle aspettative dei vari stakeholder (dipendenti in prima linea, clienti, fornitori, comunità, ambiente, etc.) e deve agire in modo etico e sostenibile.
Dati chiari, sensazioni confuse
Difficile in queste condizioni non mollare. Il mio, il nostro fortissimo senso di responsabilità, deriso da taluni, ce lo impone. Altro che interessi egoistici! Sarebbe stato impossibile portare il Ticino economico dove è oggi se non vi fosse stato un tessuto economico sano e dinamico, che ha saputo sempre reagire alle avversità con efficienza. Passato attraverso la grave crisi finanziaria del 2008 e lo sconvolgimento del cambio franco-dollaro-euro, che continua ad essere di non facile gestione anche ai nostri giorni. Senza dimenticare le radicali trasformazioni tecnologiche del sistema produttivo, i repentini alti e bassi dei mercati internazionali che hanno imposto veloci cambiamenti dei modelli di business, la pandemia, la crisi delle materie prime, i problemi di approvvigionamento, le conseguenze della guerra in Ucraina, e ora anche quella scatenatasi in Israele e in Palestina, oltre agli abnormi rincari dei costi dell’energia, di cui tutti noi ne siamo vittima. Nonostante tutto questo, abbiamo continuato a investire, ad innovare per salvaguardare e migliorare la competitività delle nostre aziende. Abbiamo creato migliaia di nuovi posti di lavoro, rafforzando la base economica e occupazionale del Cantone. I dati parlano chiaro, ma purtroppo il paese non li metabolizza, rimanendo ancorato a vari pregiudizi e clichés che descrivono il Ticino come paese povero, con solo salari bassi, attività di poco valore, terra invasa dai frontalieri e stupidaggini di questo tipo.
Se le aziende funzionano l’economia gira, se l’economia funziona si generano valore, ricchezza e benessere per tutta la collettività. Punto!
Questo deve essere chiaro a tutti. Del resto, è questa l’essenza di quella autentica funzione sociale dell’impresa che purtroppo non è riconosciuta per come meriterebbe. Altro che sfruttatori! Il primo ed essenziale compito delle imprese è di creare posti di lavoro. Poi su questo si possono costruire vari castelli di benefit, vantaggi, ecc., ma il compito primario non va dimenticato, né sottovalutato. E, ribadisco con convinzione e determinazione: non esiste un imprenditore di successo che non abbia sensibilità sociale e rispetto verso i propri dipendenti, verso il paese dove è ospitato e le istituzioni pubbliche. Ma, purtroppo si vuol far credere il contrario! Chi è responsabile per la creazione di valore e di ricchezza nel nostro bel Paese, se non l’imprenditore?
Investimenti, malgrado tutto
Investire per avanzare, innovare e creare appunto posti di lavoro, dicevo. Facile all’apparenza. E l’investimento è quotidiano, non solo in termini di soldi intesi come cash, ma anche di visioni, di adattamenti dei modelli di business, di procedure, di scelte, di rischi da assumere. Senza questa dedizione giornaliera le imprese perdono competitività e spariscono. In termini di cifre, va comunque evidenziato che, pur tra i contraccolpi della pandemia sulle catene di approvvigionamento, l’aumento dei costi dell’energia, il rincaro e la difficoltà di reperire materie prime, la nostra inchiesta congiunturale dello scorso anno ha evidenziato che nel settore industriale ha investito ben il 67% delle aziende, percentuale che sale al 77% per le imprese con oltre 100 dipendenti. L’indagine attualmente in corso per il 2023 sta evidenziando che circa il 45% delle aziende sta operando investimenti. Dati notevoli che dovrebbero venir resi pubblici dai media e non solo evidenziare a grandi titoli quando un’azienda licenzia, suo malgrado, 5 lavoratori. Se l’investimento nell’innovazione abbraccia molti aspetti, dal miglioramento dei processi produttivi a quello dei prodotti, non va dimenticato che esso innesca anche delle trasformazioni positive che si riflettono direttamente su tutta la società: nuovi prodotti che soddisfano nuovi bisogni, più sviluppo produttivo, crescita del know-how del sistema Paese, più lavoro qualificato, più redditi e ricchezza per tutti. In poche parole, una generale evoluzione non solo economica ma anche sociale. E al centro di questo progresso c’è l’imprenditore con la sua voglia di fare, con le sue visioni per far crescere l’azienda e di riflesso il paese.
Ma il profitto è essenziale? Certamente!
Un’azienda non può investire, non può innovare se non ha risorse sufficienti, ossia se non consegue dei profitti.
Il profitto, che in Ticino è condannato a prescindere come fosse un’appropriazione indebita dei “padroni”, quando viene conseguito nel rispetto delle leggi e delle consuetudini economiche locali, dimostra innanzitutto che l’impresa funziona, che chi la guida fa un uso efficiente e mirato dei fattori produttivi. I veri imprenditori, come diceva qualcuno, non inondano la società con annunci e dichiarazioni roboanti sulle loro buone intenzioni. Svolgono invece la loro funzione fondamentale perseguendo quel profitto che garantisce i mezzi adeguati a investire, per mantenere competitiva l’impresa, per continuare a produrre quei beni e servizi che i consumatori richiedono, e, dettaglio di non poco conto, per conservare i posti di lavoro e offrirne di nuovi. È così che si consolidano pure i legami col territorio e la comunità locale, si accresce la fiducia dei clienti, dei fornitori e degli stessi dipendenti che si sentono rassicurati dal buon andamento aziendale. Preoccupante e sbagliato credere che l’imprenditore miri solo al suo profitto personale, non è così! L’imprenditore investe nel suo lavoro, nella propria azienda e, che lo si accetti o meno, rappresenta l’unica fonte per creare e ridistribuire ricchezza alla comunità.
L’economia continua a creare lavoro. Il tasso di crescita degli impieghi offerti dalle nuove imprese ticinesi tra il 2013 e il 2020 è addirittura superiore alla media nazionale. Malgrado la mancanza di personale qualificato e a volte persino di lavoratori poco formati. Del resto, il lavoro non si crea per legge, lo creano le imprese se sono messe nelle condizioni di farlo. Noi imprenditori chiediamo solo che la nostra attività non sia resa ancora più complicata, arricchita senza motivo di incombenze amministrative. Esigiamo che, quando si discute di politica economica, si ragioni sulla base di dati e fatti concreti e non di preconcetti ideologici. Come stiamo cercando di fare da anni, ma ahimè poco ascoltati. La burocrazia pubblica, ad esempio, è un problema che cresce a dismisura e affligge da tempo il nostro Paese, ostacolando lo sviluppo economico, sociale ed ambientale.
Si devono assolutamente ridurre il numero e la complessità delle leggi, regolamenti e procedure che regolano l’attività delle imprese e dei cittadini, eliminando quelle obsolete, inutili o contraddittorie. Si tratta anche di analizzare l’impatto della burocrazia eccessiva, soprattutto quelle sulle PMI, che distolgono all’imprenditore sempre più risorse ed energie, invece di investirle nella sua attività, perché oberato da balzelli amministrativi e burocratici senza senso.
Si avanzi finalmente nella digitalizzazione: si tratta di favorire finalmente il processo di trasformazione digitale sia all’interno dell’amministrazione pubblica, che nelle imprese, rendendo efficienti, rapidi, sicuri i servizi e le procedure verso le aziende e la comunità.
Si rispettino e si riducano i tempi amministrativi e si introduca il principio del silenzio assenso: dobbiamo dotarci di procedure semplificate che riducano sensibilmente i tempi improponibili della politica e delle decisioni. Le richieste delle imprese e dei cittadini devono essere evase entro limiti temporali predefiniti (che non possono essere infiniti), introducendo il principio del silenzio assenso in caso di mancato rispetto dei termini. Ossia: in mancanza di risposta da parte dell’autorità alla domanda di un soggetto entro il termine predefinito, questa è considerata automaticamente accolta!
Lotta alla corruzione: gli imprenditori responsabili denunciano fermamente i fenomeni di corruzione, evasione fiscale, inquinamento ambientale e violazione dei diritti dei lavoratori che danneggiano il tessuto sociale ed etico del Paese.
Si tratta infine di promuovere una cultura della legalità, della responsabilità sociale e dell’etica pubblica e quindi di sanzionare in modo esemplare là dove si manifesta reato.
L’ossessione dei ricchi
In questo contesto assai difficile e a tratti molto confuso, sarebbe più che mai necessario ragionare sui dati oggettivi, come già ribadito in precedenza. Non a caso la scorsa settimana abbiamo presentato uno studio commissionato alla SUPSI per una fotografia della situazione della finanza pubblica e della fiscalità. Studio ispirato a quanto fanno da anni, senza alcuna polemica ideologica, i colleghi della Camera ginevrina. L’intento è di dare un ulteriore strumento oggettivo di analisi e riflessione quando si tratta di discutere di fiscalità e in particolare dei margini di manovra del Cantone in base alla situazione delle finanze pubbliche. Di per sé non dovrebbe esserci nulla di scandaloso, tanto più che non abbiamo avanzato richieste particolari, constatando semplicemente la crescita esponenziale della spesa pubblica, senza dare alcun giudizio di valore sulla stessa. Eppure, subito sono emerse critiche a prescindere da parte dei media, ancora prima che lo studio fosse analizzato, riducendo il tutto con faciloneria tendenziosa a una mossa di marketing per propagandare i tanto mitizzati “regali ai ricchi”. Mantra inattaccabile per affossare qualsiasi tentativo di riformare un sistema fiscale obsoleto, mentre gli altri Cantoni fanno passi avanti decisivi, relegando sempre più il nostro Cantone a maglia nera della Confederazione. Come i cugini grigionesi che, in modo lungimirante e pragmatico, hanno previsto un taglio di ben il 5% sull’imposizione del reddito, della sostanza e alla fonte del Cantone delle persone fisiche a partire dal 2024!
E chi ne beneficerà? In modo particolare le famiglie, le persone, i dipendenti, i manager e i dirigenti che svolgono un’attività lucrativa nel Cantone! Questa è la risposta che tanto vorremmo poter dare anche noi ai nostri imprenditori e cittadini!
Quando si pensa che una fiscalità attrattiva incoraggia lo sviluppo economico, perché le aziende, disponendo di maggiori risorse finanziarie, possono investire e creare impieghi con innegabili benefici anche per le finanze pubbliche a medio e lungo termine. Opposizioni di principio sono pertanto incomprensibili, da rispedire al mittente con decisione. Del resto, si tace sul fatto che, malgrado le molte crisi citate in precedenza il tessuto economico sia stato in grado di fare miracoli, garantendo un gettito fiscale costante, addirittura in crescita. Ma altrettanto, e ancor più rumorosamente, si tace sull’esplosione della spesa pubblica. Che ha molti motivi e per la quale non chiediamo tagli draconiani a casaccio. Ma una seria e urgente riflessione sì. Ci pare il minimo. Ci pare pure assolutamente giustificato che, in uno stato di diritto come il nostro, vi sia radicata la sensibilità di trovare soluzioni per i meno abbienti e, il Canton Ticino è uno dei Cantoni a livello svizzero con una spiccata ed evoluta socialità. Ma se chiedere una discussione e fornire i dati per le analisi equivale a essere gli affossatori dello Stato sociale, significa che il problema verosimilmente non sono le aziende…
La nostra preoccupazione è data dal fatto che il Ticino, benché ricco di risorse e potenziale grazie anche ad un tessuto economico molto diversificato e dinamico, non riesca ad emergere in termini concorrenziali ed attrattivi. Questo indica una chiara necessità di riforme e di adattamento del sistema fiscale, come pure un’attenta valutazione critica dell’evoluzione della spesa pubblica. In questo contesto, ben venga la proposta formulata nel mese di luglio 2023 dal Consiglio di Stato, volta a facilitare la successione aziendale e ad alleggerire l’onere fiscale sui capitali pensionistici, in modo da favorire il mantenimento del tessuto economico e frenare l’esodo, purtroppo continuo, di contribuenti “forti” in età pensionabile. Anche la correzione della fiscalità delle persone fisiche, con la riduzione degli oneri fiscali per i contribuenti con alti redditi, rappresenta un passo essenziale per mantenere la competitività con altri Cantoni. Gli alti redditi (superiori ai 200’000 franchi) sono in effetti troppo penalizzati poiché, ad oggi, da soli contribuiscono nella misura del 35% alle finanze cantonali tramite il prelievo dell’imposta sul reddito e il rischio che si spostino verso altri lidi fiscalmente attrattivi è già molto concreto. Molte sono le sfide che attendono e che necessitano di riforme importanti, in una sorta di “Patto di Paese”. Se però ogni discussione si limita all’ossessione dei presunti “regali ai ricchi”, in una sorta di riflesso pavloviano ogni volta che si affronta il tema della fiscalità, siamo destinati a un nemmeno troppo lento e inesorabile declino. Del resto, in nessun paese democratico si è mai riusciti ad aiutare i meno abbienti eliminando le persone più facoltose. È vero il contrario!
La sempre più controversa figura dell’imprenditore vista dalla società perché spesso associata ad una visione negativa del capitalismo, che lo considera un approfittatore che sfrutta i lavoratori e il mercato per arricchirsi a scapito degli altri, dobbiamo contrastarla con vigore. Visione miope, influenzata a torto da alcune teorie economiche e sociali, come il marxismo, che criticando il sistema capitalistico e la sua logica di profitto, ha affossato il benessere e lo sviluppo di tanti paesi, anche non molto distanti dal nostro. Di lavoro per tutti noi, imprenditrici ed imprenditori, ne abbiamo parecchio per sensibilizzare l’opinione pubblica avversa, ma permettetemi comunque di ribadire l’importanza che l’imprenditore, il manager, il dirigente riveste nella vita pubblica e politica del nostro paese. Poco efficace è la critica ed inascoltate sono le rivendicazioni degli imprenditori, se questi tuttavia, non sono presenti là dove vengono influenzate e dove vengono prese le decisioni che contano. Vero! L’impegno per la propria azienda costa molte e notevoli risorse ed energie di tempo, visto il contesto sempre più complesso, ma non essere presenti nei consessi della politica e in quelli decisionali, non potrà più essere un’opzione in futuro. Pena, è l’emarginazione del tessuto economico e di conseguenza la perdita di considerazione e valore per la società. Diffondiamo la cultura imprenditoriale attraverso le nostre idee, non restiamo solo spettatori in attesa che qualcuno provvederà. Cerchiamo di influenzare a favore del sistema paese le decisioni che contano, dimostriamo che abbiamo tanta esperienza e responsabilità sociale, più sicuramente di coloro che la rivendicano, senza tuttavia nulla produrre!
Avremmo tanto da dire! Siatene convinti!
Sono giunto al termine della mia relazione che ha voluto sottolineare, in particolare il ruolo dell’imprenditore nella nostra società, figura imprescindibile per un paese che vuole evolvere e soddisfare i bisogni dei cittadini. Concludo quindi non prima di ringraziare tutte le collaboratrici e collaboratori che lavorano quotidianamente in Camera di Commercio. È un onore e un piacere poter contare su tanta competenza e qualità. Ma un ringraziamento particolare lo meritano sicuramente Luca Albertoni, il nostro direttore che unitamente allo staff di direzione della Camera di Commercio svolgono un lavoro determinante, talvolta invisibile, difficile da spendere, ma vi assicuro di elevata qualità e quantità. L’ufficio presidenziale e la nostra Vicepresidente Cristina Maderni, che, proprio oggi sono stati rinominati per il prossimo quadriennio e dove competenze trasversali all’economia, ne arricchiscono il confronto, il dibattito e dove, vengono prese le decisioni che contano attraverso un approccio di approfondimento e condivisione esemplari. È un onore poterlo presiedere, grazie a tutti!
“Alcune persone vedono un’impresa privata come una tigre feroce da uccidere subito, altri come una mucca da mungere, pochissimi la vedono com’è in realtà: ossia, un robusto cavallo che traina un carro molto pesante” (Winston Churchill)
A voi tutti presenti oggi Vi ringrazio per l’attenzione e per la fiducia riposta nella nostra organizzazione.
https://www.cc-ti.ch/site/wp-content/uploads/2023/10/ART23-discorso-Gehri-AGO-106.jpg8531280Giulia Scalzihttps://www.cc-ti.ch/site/wp-content/uploads/2020/05/LG-cc-ti-03.pngGiulia Scalzi2023-10-23 15:49:112023-10-24 08:49:59Discorso del Presidente Andrea Gehri in occasione della 106esima AGO Cc-Ti
Comunicato stampa della 106esima Assemblea Generale Ordinaria della Cc-Ti
La Camera di commercio, dell’industria, dell’artigianato e dei servizi del Canton Ticino (Cc-Ti) ha tenuto oggi, 20 ottobre 2023, presso l’Espocentro di Bellinzona, la sua 106esima Assemblea generale ordinaria. L’evento si è svolto con il supporto dei due sponsor principali EFG Private Banking e Swisscom.
Alla presenza di circa 350 partecipanti, l’Assemblea ha confermato all’unanimità la Presidenza di Andrea Gehri per i prossimi quattro anni. Nell’Ufficio presidenziale (composto di 21 elementi in rappresentanza di tutti i settori economici del Cantone), Federico Haas, vicepresidente di Hotelleriesuisse Ticino, è stato nominato in sostituzione dell’uscente Lorenzo Pianezzi.
Dopo i lavori assembleari vi sono stati gli interventi del Presidente delle Cc-Ti, Andrea Gehri, del Consigliere di Stato e Direttore del DFE Christian Vitta e del Direttore della Cc-Ti Luca Albertoni. Quest’ultimo ha introdotto, unitamente al Consigliere di Stato e Direttore del DI Norman Gobbi, l’ospite d’onore. Il Comandante di corpo Thomas Süssli, capo dell’esercito svizzero.
La centralità del ruolo dell’imprenditore
Il Presidente Andrea Gehri ha incentrato il suo discorso sul ruolo fondamentale dell’imprenditore nella società. Ruolo purtroppo spesso misconosciuto, malgrado sia centrale per la crescita del paese. Senza l’assunzione di rischi, la spinta innovativa e gli investimenti delle imprese non sarebbe possibile creare e mantenere posti di lavoro. Quindi ne soffrirebbe tutto il paese. Anche le riforme invocate, come la recente proposta del Consiglio di Stato di intervenire su determinate aliquote per le persone fisiche e l’imposizione delle successioni e delle rendite previdenziali, non hanno certo lo scopo di provocare discriminazioni o favorire indebitamente determinati gruppi. Bensì sono essenziali per mantenere interessante il Ticino come terra del “fare impresa”, pena la perdita persone fisiche e aziende fondamentali per finanziare un sistema sempre più “costoso”.
Restano aperti molti fronti carichi di insidie, perché anche per le aziende l’inflazione ha conseguenze importanti e la crescita di molti costi rappresenta una minaccia per tutti. Dalle materie prime, all’energia, passando per i costi creati dalla crescente burocrazia, le incognite per il futuro sono parecchie. Solo permettendo al tessuto imprenditoriale di fare il proprio lavoro e di creare ricchezza per sostenere l’importante meccanismo ridistributivo, sarà possibile superare anche i momenti più difficili.
Il Direttore della Cc-Ti ha dal canto suo aggiunto come nelle altre regioni elvetiche non sia tabù parlare della centralità del ruolo delle aziende e come sia insensata l’ossessione di combattere i ricchi, visto che ad esempio, citando il padre dell’AVS, l’ex Consigliere federale Hans-Peter Tschudi, “I ricchi non hanno bisogno dell’AVS, ma l’AVS ha bisogno dei ricchi”. Aggiungendo che non solo l’AVS ha bisogno di contribuenti forti, bensì tutto il sistema fiscale e finanziario cantonale dipende da loro.
L’impegno del Cantone per rendere il Ticino un luogo sempre più attrattivo e favorevole all’imprenditorialità
Il Consigliere di Stato e Direttore del Dipartimento delle finanze e dell’economia, Christian Vitta, dopo una panoramica sulla situazione macro-economica attuale, ha rimarcato l’importanza di volgere lo sguardo al futuro, continuando a lavorare per rendere il Ticino un territorio sempre più attrattivo e, in maniera particolare, favorevole all’imprenditorialità. Il Consigliere di Stato si è così soffermato su alcuni fattori che contribuiscono a creare le migliori condizioni quadro e a favorire una crescita economica armoniosa e duratura. Proprio in questo senso, il Cantone continua a lavorare per un quadro fiscale moderno e competitivo, per rafforzare l’innovazione nel nostro territorio, per un mercato del lavoro dinamico e per ritrovare un equilibrio delle finanze pubbliche. In conclusione, il Consigliere di Stato ha espresso i suoi ringraziamenti alla Camera di commercio in quanto interlocutore prezioso per il Dipartimento delle finanze e dell’economia che permette allo Stato di disporre di vigili antenne a stretto contatto con le realtà economiche del territorio.
Politica di sicurezza e sistema di milizia
L’intervento del Comandante di corpo e Capo dell’esercito svizzero ha sottolineato l’importanza del settore militare come attore economico. Ma soprattutto è stata evidenziata l’importanza del sistema di milizia, essenziale non solo per l’esercito stesso, ma anche perché costituisce un fondamentale elemento di permeabilità tra l’armata e l’economia, molto utile anche per le aziende, soprattutto negli aspetti gestionali. Il Comandante ha poi anche portato qualche riflessione sul ruolo della difesa svizzera nel teso contesto geo-politico internazionale.
L’evento nei media
Stampa e portali online
Imprese dinamiche sinonimo di solidità per il Cantone, Corriere del Ticino, 21.10.2023
Gehri attacca: ‘Troppa ossessione dei ricchi’, LaRegione, 21.10.2023
https://www.cc-ti.ch/site/wp-content/uploads/2023/10/ART23-Comunicato-stampa-AGO-106.jpg8531280Giulia Scalzihttps://www.cc-ti.ch/site/wp-content/uploads/2020/05/LG-cc-ti-03.pngGiulia Scalzi2023-10-20 19:10:002023-10-31 11:42:42La certezza di un tessuto imprenditoriale dinamico è fondamentale per la solidità del Cantone
Comunicato stampa della 105esima Assemblea Generale Ordinaria della Cc-Ti
Il Presidente della Confederazione Ignazio Cassis, il Presidente della Cc-Ti Andrea Gehri e la Vice Presidente della Cc-Ti Cristina Maderni
La Camera di commercio, dell’industria, dell’artigianato e dei servizi del Canton Ticino (Cc-Ti) ha tenuto il 14 ottobre 2022, presso l’Espocentro di Bellinzona, la sua 105esima Assemblea Generale Ordinaria. L’evento si è svolto con il fedele supporto dei due ‘Main Sponsor’ EFG Bank e Swisscom SA.
Alla presenza di circa 400 partecipanti si è svolta con successo la 105esima Assemblea generale ordinaria della Cc-Ti. Si sono svolti i lavori i previsti lavori assembleari, che hanno visto la nomina di quattro nuovi membri dell’Ufficio presidenziale (composto di 21 elementi in rappresentanza di tutti i settori economici del Cantone). Sono stati nominati all’unanimità dall’Assemblea Generale Ordinaria (in ordine alfabetico):
Dario a Marca, Capo vendita per la regione Ticino di Coop, in rappresentanza del settore della grande distribuzione;
Alessandra Juri Zanolari, contitolare della Adolfo Juri elettronica industriale SA, in rappresentanza del settore dell’industria elettronica;
Giuseppe Perale, professore, ricercatore e imprenditore, presidente della sezione ticinese di SwissMedtech, in rappresentanza del settore Medtech;
Piero Poli, CEO della Rivopharm SA e Presidente di Farma Industria Ticino, in rappresentanza del settore farmaceutico.
In seguito, vi sono stati gli interventi del Presidente Cc-Ti, Andrea Gehri, della Vicepresidente Cc-Ti, Cristina Maderni, il saluto al Presidente della Confederazione da parte del Presidente del Consiglio di Stato ticinese, On. Claudio Zali e del Consigliere di Stato Christian Vitta. Ospite d’onore è stato, come citato, il Presidente della Confederazione Ignazio Cassis, intervistato dal capo edizione del telegiornale e responsabile del settore nazionale della RSI Pietro Bernaschina. L’evento è stato chiuso con la presentazione di un’opera artistica eseguita appositamente durante questa occasione dall’apprezzata artista poliedrica Serena Maisto, nata a Mendrisio e residente a Lugano.
Fra tessuto economico sano, incertezze mondiali e necessità di riforme
Il Presidente Andrea Gehri e la Vicepresidente Cristina Maderni hanno ribadito un’economia ticinese in linea con le tendenze del resto della svizzera da tutti i punti di vista. Le incertezze internazionali legate alla reperibilità e ai costi delle materie prime e alle difficoltà nell’ambito energetico, in particolare, rendono però la vita difficile a moltissime imprese, che si trovano a dover operare nell’insicurezza di costanti di riferimento, con evidenti difficoltà di pianificazione e di investimento.
Per questa ragione, la Cc-Ti sta lavorando da tempo a stretto contatto con le aziende ticinesi produttrici e distributrici di energia e con le Autorità per cercare di trovare soluzioni praticabili, che non creino disparità di trattamento e permettano un piano strategico valido da proporre al mondo economico.
Proprio in quest’ottica il Presidente della Cc-Ti, Andrea Gehri, ha sottolineato l’importanza di un gesto politico concertato da parte di Confederazione, Cantone e Comuni sospendendo almeno temporaneamente l’incasso dei tributi pubblici che rincarano il prezzo dell’energia. Su un tema così complesso, tutti devono essere chiamati a fare la loro parte.
È stata ribadita e sottolineata la necessità di procedere anche a concrete riflessioni in materia di riforme fiscali sul piano cantonale, mettendo in atto quanto già deciso dal popolo e promuovendo modifiche che migliorino la competitività del nostro territorio, soprattutto sul piano della fiscalità delle persone fisiche.
L’intervento presidenziale non ha tralasciato di citare i numerosi servizi che la Cc-Ti, quale associazione-mantello dell’economia cantonale, mette a disposizione dei propri associati e l’impegno costante profuso a favore di cittadini e imprese quale mediatore in tutti i temi di attualità d’importanza per il migliore sviluppo auspicato del nostro territorio.
Unità d’intenti per centrare gli obiettivi
Il Consigliere di Stato e Direttore del Dipartimento delle finanze e dell’economia, Christian Vitta, ha sottolineato la grande incertezza del periodo che stiamo attraversando e i suoi risvolti concreti, in particolare per quanto concerne l’ambito energetico. Il Cantone ha istituito un apparato organizzativo al fine di monitorare costantemente la situazione ed essere pronto a reagire in caso di problemi di approvvigionamento energetico.
Ha inoltre rimarcato l’importanza di rendere il Ticino sempre più attrattivo e competitivo nel contesto nazionale e internazionale. Con questo obiettivo il Cantone continua a lavorare nella direzione di un aggiornamento del quadro fiscale: dopo le importanti riforme fiscali promosse negli scorsi anni sono attualmente in corso degli approfondimenti in vista di una futura riforma della Legge tributaria cantonale.
Il Cantone punta inoltre con determinazione sul tema dell’innovazione, in particolare attraverso la concretizzazione del Parco dell’innovazione ticinese e lo sviluppo dei suoi centri di competenza.
Ha infine ricordato l’importanza dell’unione d’intenti e del gioco di squadra, elementi che si sono rivelati fondamentali nell’affrontare la crisi pandemica e che saranno indispensabili anche per affrontare le sfide future.
In conclusione il Consigliere di Stato ha rivolto i propri ringraziamenti alla Cc-Ti per la costruttiva collaborazione e agli imprenditori che, nonostante le difficoltà del contesto, contribuiscono allo sviluppo economico del nostro Cantone e al mantenimento di posti di lavoro sul nostro territorio.
Economia e politica internazionale
L’assemblea si è fregiata dell’intervista al Presidente della Confederazione Ignazio Cassis, sollecitato su vari temi di politica internazionale dal capo edizione del telegiornale e responsabile del settore nazionale della RSI Pietro Bernaschina. È stata l’occasione per ribadire la complessità del contesto attuale e gli effetti per l’economia svizzera. Sottolineando però quanto l’economia elvetica, in un contesto di forte interdipendenza fra paesi, continui a giocare un ruolo importante anche a livello internazionale.
“Il futuro è sempre in costruzione”
Da quella frase che rappresenta lo spirito della 105esima Assemblea Generale Ordinaria Cc-Ti, l’artista svizzera Serena Maistro ha rappresentato con in un’opera pittorica, la spinta che immagina essere in ogni imprenditore davanti alle tante sfide: “Non essendo alberi, possiamo muoverci, provare, reinventarci, capire e vedere cosa si può creare di nuovo e cosa possiamo modificare di già esistente.Il cambiamento arriva. Che sia per decisione propria, per necessità o per obbligo, è qualcosa che ci fa evolvere.”
https://www.cc-ti.ch/site/wp-content/uploads/2022/10/ART22-ago-ok.jpg8531280Lisa Pantinihttps://www.cc-ti.ch/site/wp-content/uploads/2020/05/LG-cc-ti-03.pngLisa Pantini2022-10-14 18:00:002022-10-20 13:52:32Malgrado un’economia che si sta dimostrando solida, le preoccupazioni sono date da tutte le incertezze che contraddistinguono il periodo attuale
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