Marzo 2023: Primo evento del Gruppo Corriere del Ticino, in collaborazione con la Camera di commercio e dell’industria del Cantone Ticino, dedicato all’innovazione con la presentazione di casi concreti applicati.
Oltre 120 ospiti hanno assistito al primo evento organizzato dal Gruppo Corriere del Ticino in collaborazione con la Camera di Commercio del Canton Ticino con focus su esempi concreti di innovazione aziendale. Luca Albertoni attraverso una serie di domande mirate ai relatori, ha condotto il pubblico ad approfondire quali sono le principali sfide nella reale innovazione per le aziende. Molte volte si pensa che essere innovativi significhi progettare nuovi prodotti «spettacolari», ma in realtà nella quotidianità per le aziende innovare significa ben altro.
Nel corso della serata abbiamo potuto scoprire le sfide che la Tenconi deve affrontare quotidianamente grazie a Radovan Grebic, il quale ci ha illustrato la loro filosofia aziendale che grazie a un approccio innovativo alla gestione della produzione ha permesso di renderli anche molto più sostenibili da un punto di vista energetico. Ieri sera abbiamo potuto constatare che nell’economia reale è molto più importante innovare i processi, in modo che possano permettere di migliorare tutta la gestione aziendale che soprattutto dopo il periodo pandemico, ha visto arrivare un alto numero di sfide estremante importanti per il futuro di tutte le aziende in modo trasversale.
Anche Giuseppe Perale di IBI SA e Fabio Rezzonico di Swiss Medical Network, hanno illustrato la loro visione e le loro principali difficoltà nell’introdurre nuovi modelli nelle proprie aziende. Perale ha spiegato molto bene che ad oggi, innovare in campo medtech è molto difficile in quanto la burocrazia è un elemento che impedisce o restringe di molto il campo d’azione. Fabio Rezzonico ha illustrato un nuovo modello per combattere gli aumenti dei premi di cassa malati grazie a un sistema incentivante focalizzato sulla salute del paziente più che sulla cura della malattia.
Marco Zaffalon ha spiegato in modo molto chiaro i principali temi legati all’intelligenza artificiale, di quanto sta aiutando a innovare e migliorare molti settori economici, spiegando bene quali sono le principali incognite e punti di forza di una tecnologia estremamente disruptive senza dimenticare il dibattito creato dall’arrivo di chatGPT nel modo accademico, formativo e economico.
https://www.cc-ti.ch/site/wp-content/uploads/2023/04/ART23-lac-innovazione.jpg8531280Giulia Scalzihttps://www.cc-ti.ch/site/wp-content/uploads/2020/05/LG-cc-ti-03.pngGiulia Scalzi2023-04-04 09:42:372023-04-04 11:38:22al LAC, l’innovazione è il motore della nostra economia
Il tema della carenza di manodopera, soprattutto qualificata, è ormai di dominio pubblico e lamentato praticamente da tutti i settori. Va detto subito, a scanso dei soliti equivoci che vogliono il Ticino in ritardo su tutto, che si tratta di un problema generale, non solo can-tonale, ma nazionale e internazionale, che tocca moltissimi paesi. Questo va sottolineato in maniera chiara, altrimenti si rischia come spesso accade alle nostre latitudini, di discutere partendo da premesse errate.
Preoccupazione, ma per le aziende…
La carenza di manodopera sembra avere, paradossalmente, anche qualche effetto “positivo ”. In effetti, in un contesto di grandi tensioni internazionali (guerra, problemi energetici, materie prima rare e care, protezionismi dilaganti, supply chain fragili), attualmente nel barometro delle preoccupazioni della popolazione quella per l’impiego si posizionino in maniera quasi marginale. Ovviamente si tratta di un parametro che può cambiare abbastanza velocemente, ma tutto sommato in linea con quanto emerso dalla nostra annuale inchiesta congiunturale, dalla quale è emerso chiaramente che nelle intenzioni delle aziende ticinesi per il 2023 vi è un chiaro intento di mantenere l’effettivo di personale, malgrado le previsioni sull’andamento economico risultino meno buone rispetto al 2022. Un chiaro segnale dato al valore delle risorse umane. Pertanto, è certamente un caso che sul mercato del lavoro si stia rivalutando la posizione dei lavoratori più anziani (e magari già pensionati), come pure dei disoccupati di lunga durata, che riescono a reinserirsi nel mondo del lavoro con maggiore facilità. Ciò spiega, almeno in parte, come la disoccupazione sia fortunatamente ai minimi storici in tutta la Svizzera, senza che vi sia stata un’esplosione (anzi) dei casi di assistenza, come taluni vogliono far credere quando le statistiche non confortano certi messaggi tendenziosi. Non è raro che attualmente le aziende si “rubino” il personale “di profilo ottimale”, mettendo così in difficoltà il sistema, che avrà sempre un per-dente, ben oltre il normale gioco della concorrenza .
Penuria improvvisa?
Resta aperta la questione di capire come mai vi sia “improvvisamente” questa penuria e dove siano finiti lavoratrici e lavoratori mancanti. Di primo acchito sembrerebbe che vi sia stata una profonda modifica strutturale nella fase post-pandemica. Possibile, ma è solo uno dei tanti aspetti da considerare. In realtà, la prima causa di diminuzione della manodopera disponibile è molto più “banale”: la maggior parte di coloro che sono “spariti” dal mercato del lavoro sono stati pensionati. Al netto di quelli che sono problemi strutturali noti in settori come ad esempio la sanità, la ristorazione e l’informatica, l’ondata di pensionamenti dei cosiddetti “baby-boomer ” (cioè i nati fra la fine della seconda guerra mondiale e gli anni sessanta) è ormai una realtà importante e non ha ancora raggiunto l’apice. Si pagano dunque anche delle scelte politiche (pensiamo ai numeri chiusi che si continua ostinatamente a prevedere per formazioni di basilare importanza), che si accavallano con l’evoluzione demografica. Esco-no dal mercato molte più persone di quelle che vi entrano, anche tenendo conto dell’immigrazione. Vari studi condotti negli anni scorsi da Credit Suisse e UBS segnalavano del resto già l’imminente arrivo di situazioni di penuria di manodopera a causa di questo saldo negativo, che raggiunge le centinaia di migliaia di unità.
Quale evoluzione?
Difficile a oggi valutare l’evoluzione della situazione nel contesto di un possibile rallentamento della congiuntura, chiaramente temuto da molti operatori economici. I pensionamenti compenseranno un potenziale aumento della disoccupazione? Si può “auspicarlo”, ma nessuno può saperlo. Del resto, non in tutti i settori, basti pensare alla sanità, il personale è facilmente intercambiabile e nemmeno l’immigrazione, basta a coprire il fabbisogno di personale. Automazione, robotizzazione e, più in generale, digitalizzazione sono spesso citati come elementi alternativi, ma la loro evoluzione è meno lineare e più lenta di quanto spesso auspicato.
Rimediare con la formazione?
Un’ulteriore difficoltà del tema è rappresentata dalla difficile identificazione di tutti i risvolti del fenomeno. Tutti ne parlano, ma la cosa sembra rimanere astratta e anche le soluzioni ipotizzate sono più declamazioni di carattere generico, lanciate nella discussione sperando che qualcuno (sempre gli altri, di solito) trovi una soluzione. Per questo motivo, la Cc-Ti ha varato una sorta di monitoraggio costante e che sarà regolarmente aggiornato, lavorando a stretto contatto con associazioni ed esponenti delle varie categorie, per capire alcuni punti chiave: quanti e quali profili professionali mancano? Per quali motivi? L’attrattività delle professioni (remunerazione, possibilità di “fare carriera”, ecc.) oppure i limiti strutturali del nostro mercato (comunque di dimensioni ridotte e non paragonabili a grandi regioni come quella zurighese)? Vi è una formazione adeguata in Ticino? Se no perché? Vi sono i numeri per realizzarla? Tutti quesiti che meritano risposte più precise di quanto si è letto fino a oggi, anche perché, secondo il nostro tradizionale spirito propositivo, non ci limitiamo a rivendicare che lo Stato faccia qualcosa, ma vogliamo capire prima come il privato possa contribuire a trovare soluzioni al problema, con proposte concrete, cercando nello specifico la collaborazione con l’ente pubblico preposto alla formazione sulla base di indicazioni attendibili. Con informazioni sempre più attualizzate, sarà forse più semplice intervenire, laddove possibile, sia a livello di orientamento che di creazione di percorsi formativi adatti alla nostra realtà. Dai nostri primi rilevamenti emerge comunque un fatto chiaro, forse scontato, ma che va ribadito. Non vi sono soluzioni miracolose a breve termine. È piuttosto necessario un approccio sistemico che tenga conto di più fattori, perché le cause della carenza di manodopera in Ticino sono molteplici. Alcune meritano di essere già evidenziate, nell’attesa di ulteriori approfondimenti:
Scarsa conoscenza del settore, a torto considerato troppo duro o poco interessante
Scarso interesse verso l’apprendistato o verso interi settori
Settori che si promuovono troppo poco oppure su cui non vengono orientati i giovani
Ridotta competitività con alcune altre regioni svizzere, ma non sempre per le differenze salariali, ma soprattutto per le diverse dimensioni che offrono maggiori diversità di impiego e maggiore mobilità fra le aziende
Massa critica insufficiente per prevedere formazioni in Ticino
Riluttanza a seguire formazioni fuori dal Ticino
Ecc .
A ogni settore spetterà il compito di sviluppare i dettagli delle rispettive problematiche, ma appare già chiaro che il problema è molto complesso e va affrontato con grande capacità analitica e di differenziazione. Impresa non facile, visti i tempi che corrono e i messaggi ingannevoli che portano a credere che vi siano soluzioni facili, come chiudere le frontiere. Che equivarrebbe a un “suicidio”, basti vedere cosa sta capitando nel Regno Unito a seguito della Brexit.
https://www.cc-ti.ch/site/wp-content/uploads/2023/01/ART23-Centrare-formazione.jpg8531280Giulia Scalzihttps://www.cc-ti.ch/site/wp-content/uploads/2020/05/LG-cc-ti-03.pngGiulia Scalzi2023-01-24 08:00:002023-01-24 08:11:43Centrare la formazione
Una collaborazione tra Swiss Medtech e la Camera di commercio, dell’industria, dell’artigianato e dei servizi del Cantone Ticino (Cc-Ti).
Con l’avvio delle attività di Swiss Medtech Ticino – nel corso di un evento inaugurale che ha visto riuniti oggi, 29.11.2022, un centinaio di addetti ai lavori presso il Grand Hotel Villa Castagnola a Lugano – l’associazione di categoria nazionale Swiss Medtech intende consolidare la sua attività nella Svizzera italiana. All’evento sono intervenuti ancheRaffaele De Rosa, Consigliere di Stato e Direttore del Dipartimento della Sanità e della Socialità, e Cristina Maderni, Vicepresidente della Camera di commercio e dell’industria del Cantone Ticino (Cc-Ti). La Cc-Ti eserciterà la direzione su mandato del segretariato nazionale e sarà supportata da un comitato costituito da figure rappresentative del settore industriale medicale ticinese.
Nel suo discorso introduttivo, Raffaele De Rosa, Consigliere di Stato e Direttore del Dipartimento della Sanità e della Socialità, ha sottolineato l’importanza del lancio di Swiss Medtech Ticino per il settore sanitario ticinese. Esso riunisce un’ampia gamma di competenze e know-how provenienti dal settore ospedaliero e sanitario e dall’industria della tecnologia medica, che si muovono tutti nella stessa direzione. Cristina Maderni, Vicepresidente della Camera di commercio e dell’industria del Cantone Ticino (Cc-Ti), ha dato il benvenuto a Swiss Medtech nell’associazione delle associazioni professionali affiliate alla Cc-Ti.
Il Ticino ha molto da offrire, non solo come meta turistica con un’offerta culturale variegata. Grazie alla sua università e alla scuola universitaria professionale, un ambiente dinamico favorevole alle start-up e numerose aziende leader dal forte orientamento internazionale, il Cantone si posiziona sempre più come luogo di innovazione. Tra i settori economici con una crescita considerevole si annovera il comparto life science, che comprende anche le tecnologie medicali ed è fortemente orientato alle esportazioni. Negli ultimi dieci anni la creazione di valore per persona occupata nel settore life science è aumentata di circa il 17 percento, collocandosi quindi ben oltre la media svizzera.
Delle oltre 150 aziende medtech in Ticino solo una ventina sono affiliate all’associazione di categoria nazionale Swiss Medtech. Per rappresentare meglio gli interessi particolari e i punti di forza della Svizzera italiana all’interno dell’associazione mantello, le aziende del medtech ticinesi e Swiss Medtech vogliono collaborare ancora più strettamente. E la Camera di commercio e dell’industria del Cantone Ticino (Cc-Ti) rivestirà un ruolo centrale.
«Siamo davvero lieti di aver trovato nella Cc-Ti il partner ideale, che dispone dei contatti necessari con il mondo economico e politico, oltre che con le aziende del territorio, svolgendo un ruolo direzionale su mandato di Swiss Medtech», dichiara Peter Biedermann, direttore di Swiss Medtech. Il segretariato sarà supportato da un comitato costituito da una decina di personalità del settore medtech ticinese, sotto la guida di Giuseppe Perale – che assume il ruolo di Presidente della Sezione ticinese – cofondatore di un’impresa hightech, che si dedica alla medicina rigenerativa. «Il Ticino vanta ampie competenze medtech a livello universitario e industriale. Per contro, le imprese medtech ticinesi aderenti a Swiss Medtech possono farsi ascoltare meglio», Perale ne è certo.
La Scuola Manageriale della Cc-Ti è frequentata da professionisti con formazioni di base diverse fra loro e che rappresentano uno spaccato molto interessante del tessuto economico ticinese, notoriamente molto variegato. Abbiamo intervistato una partecipante dell’ultima edizione del corso “Specialista della gestione PMI”, Ilena Grasso.
Tutti i partecipanti (esponenti di piccole e grandi aziende, dell’industria, dell’artigianato e dei servizi in particolare) della Scuola manageriale Cc-Ti hanno uno scopo comune, ossia integrare e migliorare le loro competenze, nell’ottica della gestione aziendale e di funzioni dirigenti. Il corso viene erogato seguendo dei contenuti tradizionali, ma applicati tenendo conto dei problemi di attualità.
Le lezioni permettono ai partecipanti di acquisire maggiori competenze che gli consentiranno di assumere nuove responsabilità in azienda, con soddisfazione personale e competenze diverse all’interno dell’ambito in cui operano. Il corso mira così a garantire competenze pragmatiche, strategiche e operative rispondendo al desiderio di acquisire una maggiore efficienza ed efficacia nella gestione aziendale. Il percorso formativo in questione risponde alle direttive del regolamento d’esame federale e è completato da casi pratici.
Nell’intervista a Ilena Grasso vogliamo raccontare il suo percorso ed evidenziare come lo “Specialista della gestione PMI” si adatti a svariati ambiti.
Ilena Grasso
Signora Grasso, il suo percorso professionale è particolare, dopo un AFC quale informatica, è diventata – sempre con un AFC – assistente di farmacia. Ora frequenta il corso Cc-Ti per diventare “Specialista della gestione PMI”. Quali sono i motivi che l’hanno spinta ad iscriversi alla Scuola Manageriale Cc-Ti?
Sostanzialmente terminato l’apprendistato in Informatica ed aver lavorato nell’ambito mi sono resa conto che la professione implicava svolgere mansioni sistematiche e con poca interazione con le persone, salvo confronti mirati per svariati progetti. Da qui sono stata portata ad una riqualifica quale assistente di farmacia, conclusa nel 2017. Per crescita professionale personale, ho optato in primis per la specializzazione di “Assistente aziendale di farmacia”. Tuttavia, il corso non ha avuto luogo in Ticino per svariati anni e una volta riproposto non ha raggiunto il numero minimo di iscrizioni per avviare il corso. Non appena ATAF ha proposto la possibilità di partecipare al corso “Specialista della gestione PMI” ho colto immediatamente l’opportunità. Una volta conosciuto il programma del corso sono stata entusiasta di poter trattare temi che potrebbero aiutare nella gestione di una farmacia.
Dopo 6 mesi di corsi circa, può tracciare un primo bilancio?
Il bilancio è sicuramente positivo, già dopo questi primi 6 mesi, posso affermare di aver applicato alcune nozioni acquisite pur avendo solo concluso due moduli del corso. Un altro aspetto interessante e non convenzionale è la composizione della classe. Formata da studenti di settori lavorativi differenti, ciò impone di trattare diversi casi di studio, permettendo di affrontare le lezioni senza la ridondanza focalizzata esclusivamente sull’ambito farmaceutico; ciò porta ad ampliare le proprie conoscenze culturali generali e stimolanti discussioni di confronto per le singole realtà.
In una farmacia le dinamiche d’interazione sono differenti rispetto ad un’azienda o al “lavoro d’ufficio”. Come applica quanto apprende sui banchi della Scuola Manageriale nel suo contesto lavorativo?
Da quanto appreso ad oggi, non riesco a riscontrare grosse differenze. A tutti gli effetti anche la farmacia è considerata un’azienda; chiaramente spesso e volentieri rispetto a una media impresa è composta da un effettivo minore. Tuttavia si è confrontati con gli stessi temi. Dal mio punto di vista ritengo che questa formazione può giovare alle farmacie: anche un’assistente di farmacia può acquisire, ad esempio, nozioni commerciali che spesso e volentieri il titolare affida a terzi. Questo mi sembra l’esempio più lampante ed è interessante sviluppare conoscenze nell’ambito gestionale per diventare una reale risorsa all’interno della farmacia e supportare il titolare. Spontaneamente oggi mi viene naturale confrontare le nozioni apprese a scuola con il contesto lavorativo, per scorgere eventuali punti di miglioramento.
Consiglierebbe la Scuola Manageriale Cc-Ti ad altri professionisti?
Assolutamente sì. Le aziende contemporanee sono sempre più confrontate con la necessità di una nuova figura all’interno del proprio organico, per rivestire mansioni all’apparenza banali come social media manager o capi risorse umane e allestimenti, che richiedono impegno, creatività e tempo, essenziali al giorno d’oggi.
Si è svolta martedì 17 maggio la cerimonia di conferimento dei titoli del Master of Advanced Studies in Fashion Innovation. Ticinomoda e SUPSI rinnovano l’accordo di collaborazione e proseguiranno insieme il proprio impegno per la formazione dei professionisti attivi nel settore moda in Ticino.
Si è svolta martedì 17 maggio presso l’hotel Villa Principe Leopoldo di Lugano, in concomitanza con l’assemblea generale ordinaria di Ticinomoda, la cerimonia di consegna dei diplomi del Master of Advanced Studies in Fashion Innovation, percorso di formazione continua erogato da SUPSI e Ticinomoda con l’obiettivo di accrescere le competenze del personale attivo nel settore moda in Ticino. Sono sette i diplomati che hanno terminato il percorso e conseguito il Master: Claudia Bianchi, Federica Bogni, Paola Frigerio, Moira Gambardella, Fabrizio Giacon, Patrizia Toniolo, Giulio Vismara.
Ai diversi moduli che compongono il percorso formativo (CAS – Certificati di studi avanzati) hanno partecipato oltre cinquanta professionisti attivi nel settore moda in Ticino. Sviluppato congiuntamente da SUPSI e Ticinomoda, il Master è stato lanciato nel 2019 a seguito di un intenso e proficuo dialogo tra i partner e le aziende del settore moda. Un percorso biennale il cui obiettivo principale è quello di allineare le competenze dei professionisti alle esigenze di un settore dinamico e in continua evoluzione che richiede la capacità di gestire processi di innovazione sempre più dinamici con efficacia, cogliendo al meglio le opportunità derivanti dalle nuove tecnologie digitali. Il percorso di studi mira altresì ad offre una prospettiva interdisciplinare relativa alle sfide della innovazione sostenibile nel settore della moda.
Marina Masoni, Presidente di Ticinomoda, ha dichiarato: «La collaborazione con SUPSI ci permette di supportare le aziende nei percorsi di crescita e valorizzazione del proprio personale e dei giovani talenti per garantire le migliori prospettive del settore moda in Ticino». Dal canto suo Emanuele Carpanzano, Direttore Ricerca, sviluppo e trasferimento della conoscenza SUPSI, ha spiegato: «È per noi importante la collaborazione diretta con le aziende e l’associazione di riferimento del settore moda in Ticino per sviluppare insieme percorsi efficaci di innovazione e trasferimento della conoscenza tramite progettualità ed iniziative congiunte volte a generare ricadute positive sul territorio».
La collaborazione tra Ticinomoda e SUPSI proseguirà anche in futuro: la rinnovata intesa tra i partner ha dato vita alla seconda edizione del Master il cui inizio è previsto nel mese di gennaio 2023 con un programma ulteriormente rinnovato in termini di contenuti e modalità dell’offerta formativa, al fine di accrescere ulteriormente il valore aggiunto e l’attrattività della proposta.
https://www.cc-ti.ch/site/wp-content/uploads/2022/05/ART22-cas-ticinomoda.jpg8531280Lisa Pantinihttps://www.cc-ti.ch/site/wp-content/uploads/2020/05/LG-cc-ti-03.pngLisa Pantini2022-05-17 10:11:002022-05-19 10:13:15Cerimonia di consegna dei diplomi del Master of Advanced Studies in Fashion Innovation
L’innovazione esiste da sempre. Ogni periodo storico continua a perseguire la costante di essere più innovativo del precedente, indipendente dalla portata del suo apporto. È innovativo tutto ciò che si modifica con una chiara missione (non sempre in meglio).
Le aziende, e tra queste soprattutto le PMI, devono permanentemente adattare i suoi prodotti o servizi e crearne di nuovi per poter restare al meglio sul mercato. E questo ha, inevitabilmente, un impatto anche sulla struttura dell’azienda, che deve anche essere sempre modificata e adattata. La pandemia l’ha dimostrato chiaramente.
Quattro tipi di innovazione basilari
L’innovazione avviene in aree molto diversificate e in numerose modalità diverse. L’Oslo Innovation Handbook, l’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico (OCSE) aggiorna continuamente questi parametri, insieme all’Ufficio Statistico dell’UE (Eurostat), offrendo un buon orientamento. Parla di innovazione in termini di prodotto, processi, organizzazione e marketing. Secondo l’Handbook, i termini innovazione di prodotto e innovazione di processo esistono dagli anni ‘40. Termini come marketing e innovazione organizzativa, invece, si sono affermati solo una decina di anni fa. Ad essi si aggiungono alcuni termini che sono emersi con la crescente digitalizzazione.
Innovazione di prodotto
Poiché l’innovazione del prodotto è al centro di tutta l’attività economica, la maggior parte dei sottotipi si sviluppa in questo ambito. Il rinnovamento o l’invenzione di materiali, i servizi o processi tecnici è probabilmente la forma più conosciuta di innovazione. Il primo sottogruppo è formato da innovazioni radicali. Si tratta di nuove idee e invenzioni che creano nuovi mercati e, spesso, sono relativamente rischiose. A questo contesto appartiene la forma specifica di innovazione dirompente: un prodotto completamente nuovo irrompe su mercati consolidati o addirittura li fa scomparire. Un esempio potrebbe essere l’automobile, che più di cento anni fa ha causato la fine graduale dei costruttori di carrozze e del relativo mestiere di cocchiere. L’auto elettrica, d’altra parte, è un’innovazione radicale ma preservante per l’industria automobilistica. Tuttavia, si rivela “scomoda” per l’industria petrolifera. Molto più comuni in termini di prodotti sono le innovazioni incrementali: rappresentano l’ulteriore sviluppo e l’ottimizzazione di prodotti, servizi o modelli già esistenti e conosciuti. Questi adattamenti servono spesso a ridurre i costi, ottimizzare i benefici per i clienti o riposizionare l’azienda sul mercato. Questa area di innovazione è generalmente la più utilizzata e perseguita. Un tipo speciale di innovazione di prodotto coinvolge sviluppi parziali che rientrano nel termine innovazione delle prestazioni: nuove idee sono sviluppate per mercati o bisogni conosciuti. Questo si traduce in prodotti con nuove funzioni e caratteristiche nonché talvolta con un nuovo gruppo di target. Queste innovazioni sono sviluppate dall’azienda stessa o acquistate tramite brevetto o licenza. Molte innovazioni tecniche della digitalizzazione si trovano qui. Esempi di innovazione delle prestazioni sono i seguenti: la già citata auto elettrica, i telefoni cellulari al posto dei telefoni fissi, gli smartphone al posto dei “vecchi” telefoni cellulari, una nuova varietà nella gamma di un produttore di birra, le nuove scarpe da corsa di una marca di articoli sportivi che possono essere personalizzate per mezzo di programmi digitali e stampanti 3D, un nuovo shampoo con una formula di prestazioni migliorata o computer portatili che hanno una costruzione particolarmente robusta. Le innovazioni di prodotto si verificano anche quando un’idea o un prodotto esistente crea mercati d’uso completamente nuovi. Tali innovazioni applicative sono naturalmente più rare. Un esempio potrebbe essere il sempre popolare “Post-it”: è nato dallo sviluppo di un adesivo che, contro ogni aspettativa, purtroppo, ma poi per fortuna, si staccava troppo rapidamente.
Innovazione di processo
Quando si tratta di migliorare i processi interni, si parla di innovazione di processo. I processi di produzione, i sistemi e altre procedure operative vengono cambiati, riprogettati ottimizzati in modo innovativo attraverso l’introduzione delle nuove tecnologie. L’obiettivo è quello di organizzare il processo aziendale in un modo meglio spendibile commercialmente, orientato al cliente, più veloce, più flessibile e più sicuro. I miglioramenti orientati al processo possono essere innovazioni tecniche, come per esempio, l’incollaggio invece dell’avvitamento nella produzione di automobili, risparmiando peso e costi. Nel caso delle innovazioni organizzative, si possono annotare semplificazioni, ad esempio, quando le fatture cartacee vengono sostituite da fatture elettroniche, risparmiando così tempo e costi di spedizione. Questo si applica generalmente alle attività amministrative come le prenotazioni, le transazioni bancarie o la conclusione di contratti, che possono essere fatte più rapidamente online o tramite smartphone. Anche i processi logistici come la vendita e la distribuzione o i processi della catena di approvvigionamento sono notevolmente facilitati dai processi online.
Innovazione organizzativa
Fortemente legata all’innovazione di processo è l’innovazione organizzativa o strutturale. Da un lato, l’attenzione è rivolta all’introduzione di nuovi metodi nei processi aziendali: un esempio sono misure pensate per decentrare le decisioni o la creazione di un’organizzazione di gestione dei progetti più efficace. Lo scopo di questo tipo di innovazione è quindi quello di rendere più performante il lavoro e la cooperazione dei propri dipendenti. Ma si tratta anche di nuove forme di organizzazione del lavoro e di relazioni esterne con altre aziende o istituzioni. Le parole chiave qui sarebbero alleanze, accordi di cooperazione o integrazione dei fornitori.
Innovazione di marketing e del mercato
Al giorno d’oggi, la digitalizzazione e la globalizzazione portano a cambiamenti di mercato sempre più rapidi e frequenti. Pertanto, diventa sempre più importante integrare questi sviluppi anche in termini di comunicazione. I consumatori di solito non esitano a lungo a notare e attivare nuovi modi di comunicazione nonché di acquisto. E’ necessario introdurre metodi di marketing e di vendita che si differenziano da tutti i concorrenti. Particolare attenzione deve essere anche dedicata al design dei prodotti e alle tecniche pubblicitarie che mutano in modo veloce e costante. Lo stesso per sempre nuovi canali di distribuzione e forme di politica dei prezzi. Questo tipo di innovazione orientata al marketing si appaia all’innovazione di mercato.
Innovazione sociale e innovazione agile
La variante dell’innovazione sociale si orienta sull’area HR di un’azienda. Da un lato, si tratta di cambiamenti per quanto riguarda l’atmosfera di lavoro e la creazione di condizioni di lavoro sicure e adatte ai bisogni delle persone. Le innovazioni che sono descritte con il termine “sviluppo delle risorse umane” rafforzano la realizzazione di programmi formazione differenziati e puntuali. L’obiettivo è quello di adottare programmi di qualificazione o di riqualifica per i dipendenti e fidelizzarli. Allo stesso tempo agevolarli nel concetto lavoro-privato o soddisfazione personale. L’innovazione agile si lega, spesso, all’innovazione sociale: si prefigge di rispondere ai cambiamenti implementando parallelamente tecnologia e area personale.
in·no·va·zió·ne
Sono infinite le varietà di innovazione che possiamo rappresentare o considerare, ma con un’unica costante: l’innovazione non si ferma mai e si interconnette con tutte le sue declinazioni.
Da telefono (phone) a smartphone. Da automobile (car) a smart-car. È possibile paragonare lo sviluppo dei telefonini a quello delle automobili?
Come vedremo di seguito sicuramente sì. Fino a qualche decennio fa con i telefoni si poteva unicamente comunicare a voce con l’interlocutore dall’altra parte del cavo (o dell’etere nel caso dei cellulari). Fino a qualche anno fa con le automobili ci si poteva spostare da un luogo all’altro. Con gli smartphone di oggi si può fare molto di più che semplicemente interagire verbalmente. Grazie a dei telefoni ricchi di sensori e sistemi di comunicazione, le diverse app che possiamo installare ci permettono di sfruttare una serie di funzioni che spaziano dalla navigazione satellitare all’accendere o spegnere la luce di casa e perfino a gestire la salute personale. Nel campo dell’automobile, ma anche in quello dei veicoli utilitari, sta avvenendo la stessa evoluzione.
Nel futuro prossimo, ma in alcuni casi è già realtà, le automobili nuove messe in commercio disporranno di tutta una serie di sensori e accessori già installati di fabbrica, ma che, in alcuni casi, non saranno attivi. Per poterne sfruttare tutte le potenzialità, il proprietario del veicolo potrà acquistare le rispettive app dal fabbricante che, durante la notte quando il veicolo non viene utilizzato, le installerà da remoto e, come per magia, il giorno seguente saranno perfettamente funzionanti e attivate. Le app per automobili attivabili con questa tecnologia possono spaziare da svariati servizi che riguardano la vettura stessa, come ad esempio il sistema di navigazione satellitare, le sospensioni adattive, il cruise-control adattivo o i sedili riscaldabili, ma anche a servizi a sostegno del conducente e dei passeggeri come l’assistenza in caso di panne o incidente, la funzione di concierge che permette di ricercare e riservare ristoranti e Hotel o ancora la gestione della flotta di veicoli aziendali per le aziende di grandi dimensioni.
Come è stato per i telefonini, anche per le automobili, questo cambiamento epocale nel modo di pensare e quindi progettare gli oggetti porterà indubbi vantaggi per i consumatori. Da semplici mezzi di trasporto le automobili diventeranno delle estensioni delle nostre abitazioni o dei nostri uffici. Se un tempo, prima di partire per un viaggio eravamo obbligati a pianificare il percorso consultando una cartina a casa, oggi semplicemente saliamo in auto e, grazie ai comandi vocali, dettiamo l’indirizzo di destinazione alla nostra auto e in pochi secondi il percorso migliore viene calcolato e memorizzato. Se poi lo vogliamo, l’automobile stessa ci propone dei luoghi d’interesse da vistare che si trovano sulla via per la destinazione finale. Grazie ai servizi di concierge non dovremo nemmeno preoccuparci di cercare e riservare l’Hotel, basterà chiamare il nostro assistente personale attraverso il collegamento internet della vettura e lui provvederà per noi. Se per esempio la destinazione del viaggio sarà verso l’estremo nord dell’Europa, dove le temperature sono molto basse, nessun problema, tramite l’accesso personale al portale internet collegato al nostro veicolo, possiamo acquistare per un solo mese l’opzione dei sedili e del volante riscaldati. Il gioco è fatto: non patiremo il freddo per tutta la durata del viaggio.
Per giungere a questi traguardi il mondo dell’automobile sta attraversando una vera e propria rivoluzione come mai è avvenuto nel passato. Se un tempo lo sviluppo delle auto era prettamente legato al petrolio e all’acciaio (non che in questo momento lo sviluppo tecnico delle auto si sia fermato!) e l’informatica era al servizio della meccanica, oggi sono i programmatori di software che fanno la parte del leone nei reparti di sviluppo delle grandi fabbriche. Prova ne è la notizia apparsa sulla stampa a livello mondiale: un importante costruttore di auto giapponese ha assunto in questi ultimi mesi oltre mille ingegneri programmatori di software. Dietro a questi cambiamenti se ne nascondo altri che scopriremo nei prossimi anni. Il primo e più importante sarà la commercializzazione delle automobili nuove solo attraverso la vendita online scavalcando così i concessionari locali come li conosciamo ora. Tutto questo sarà possibile grazie appunto ad automobili costruite in maniera standardizzata dove solo colore esterno e pochi altri accessori potranno essere scelti del cliente al momento dell’ordinazione in fabbrica. Il resto, come abbiamo visto prima, potrà essere acquistato o noleggiato per un breve periodo anche in seguito come avviene con le app dello smartphone.
Il ruolo dei concessionari sarà comunque fondamentale, da venditori di automobili si trasformeranno in consulenti per l’acquisto dell’automobile corrispondente alle esigenze del cliente e in agenzie di consegna della vettura, nonché gestori di tutti i servizi ad essa connessi. L’utilizzo futuro dell’automobile non sarà quindi più limitato a solo mezzo di trasporto per andare da un luogo a all’altro, ma diventerà uno strumento polifunzionale di mobilità individuale.
https://www.cc-ti.ch/site/wp-content/uploads/2020/05/LG-cc-ti-03.png00Lisa Pantinihttps://www.cc-ti.ch/site/wp-content/uploads/2020/05/LG-cc-ti-03.pngLisa Pantini2021-12-02 06:13:002021-12-02 09:05:04Le smart-car, automobili intelligenti e connesse
L’intelligenza artificiale (IA) è ormai un tema attuale che viene promosso a più riprese da molte parti. Questo perché il potenziale di questa tecnologia è molto alto e sta trasformando il modo di vivere e lavorare di tutti al pari di altre tecnologie (chi riuscirebbe a immaginare il proprio lavoro oggi senza Internet?). I progressi più importanti per le aziende nel campo dell’IA sono stati realizzati negli ultimi anni e stanno ancora accadendo. In mezzo a questo turbine di informazioni, è di aiuto conoscere esempi concreti di cosa è attualmente implementato per identificare eventuali opportunità per la propria azienda.
Come ogni potenziale innovazione, questa ha senso essere implementata solo se il vantaggio che ne deriva è maggiore dello sforzo necessario per implementarla. È quindi utile tracciare a grandi linee la propria strategia aziendale così da confrontarla con le possibilità esistenti e riconoscere in quale area esplorare l’introduzione di questa tecnologia e dove questa porta maggiori vantaggi: se si è una ditta che lavora su grandi volumi con una forte pressione sui margini, l’IA può aiutare ad automatizzare processi già altamente standardizzati o identificare opportunità nascoste di ottimizzazione. Per altre, l’IA aiuta a posizionarsi in maniera più competitiva sul mercato, a mantenere una posizione di leadership o a espandere il proprio mercato.
Un’opportunità è l’IA impiegata per consentire ai robot di percepire e rispondere al loro ambiente: questo aumenta notevolmente la gamma di funzioni che i robot possono svolgere.
Oggi vediamo per esempio l’utilizzo di robot in aree usate da persone per automatizzare il trasporto di materiale all’interno di un edificio. Questo è un grande progresso che permette di introdurre robot laddove questi erano prima esclusi per questioni di sicurezza. Su un piano più strategico, l’IA può aiutare un’azienda a definire i prezzi per i propri prodotti e servizi con una maggiore precisione, basandosi sui dati passati, così come l’andamento dei mercati e le caratteristiche individuali dei propri clienti. Basandosi sull’analisi dell’esperienza passata, l’IA suggerisce o fissa i prezzi più adatti così da poter ottimizzare il volume di vendita o i margini senza compromettere la propria concorrenzialità, come è stato provato dall’industria del turismo e delle vendite al dettaglio che ne fanno un uso costante.
L’introduzione di IA presuppone la volontà di un’azienda di iniziare una trasformazione che permetterà di valorizzare al massimo le qualità del proprio personale. L’IA può servire da supporto nell’esecuzione di compiti complessi che richiedono rapidità e precisione. Coinvolgere nel modo corretto fin dal principio le persone toccate permette di evitare resistenze e di ottenere risultati che possono superare le aspettative iniziali.
È il caso di una clinica romanda che ha introdotto l’IA per migliorare la gestione del proprio servizio di pronto soccorso. Ogni emergenza è un fatto unico e spesso inaspettato. Quando però si è deciso di esplorare l’opportunità di introdurre l’IA, un’analisi dei dati delle urgenze, combinato con altri dati disponibili sul mercato, ha permesso di notare correlazioni interessanti. Sulla base di ciò si è allenata un’IA capace di predire in tempo reale e con un’accuratezza che supera il 90% il numero di visite al servizio di pronto soccorso della giornata, così come il tipo di emergenza di ogni visita. Questo ha permesso di allocare le risorse in maniera più efficiente in quanto la clinica non è più vittima dell’inaspettato, ma può prepararsi e programmare la giornata in funzione di quanto già previsto. La partecipazione del personale coinvolto ha permesso di tradurre questo vantaggio in un miglioramento di tutte le attività che erano prima impattate dall’incertezza delle urgenze, nonché di far leva su questo successo ed espandere l’uso dell’IA per gestire e prevedere l’andamento in maniera minuziosa della degenza dei propri pazienti. L’attività si è trasformata dal dover principalmente reagire ad avvenimenti inaspettati all’ottimizzare la cura di ogni paziente sulla base di previsioni attendibili.
L’IA inizia ad essere quasi d’obbligo laddove la sua introduzione è iniziata prima di altri settori. È importante scegliere per l’implementazione di queste soluzioni dei fornitori specializzati nel settore specifico. I migliori offrono infatti l’esperienza necessaria per elaborare una soluzione che permetta di portarsi al passo con la concorrenza più avanzata e far emergere il vantaggio che un’azienda offre.
Un altro esempio è l’utilizzo dell’IA per migliorare il controllo qualità di produzioni industriali di componenti meccaniche. Si è in grado di identificare una serie di sensori che analizzano ad una velocità altissima (così da non rallentare le macchine) ogni pezzo prodotto, così da assicurare l’identificazione di eventuali difetti che avrebbero richiesto altrimenti un’analisi più lenta con dei metodi magari più dispendiosi. L’IA è stata allenata ad analizzare tutte queste informazioni e a identificare i pezzi che non corrispondono agli standard richiesti. Grazie alla combinazione delle informazioni analizzate, l’IA è in grado di identificare il pezzo difettoso e di creare un modello tridimensionale che mostra il difetto identificato. Questo permette di aumentare drammaticamente la qualità del prodotto offerto, così come l’impiego dell’esperienza degli specialisti, che possono concentrarsi in attività a maggiore valore aggiunto.
L’IA porta con sé il potenziale trasformativo che hanno portato altre rivoluzioni tecnologiche, il che può però creare rischi legali. Se l’IA viene implementata senza considerare quali sono le conseguenze più ampie legate alla regolamentazione in vigore così come alle aspettative delle persone che ne sono toccate, come per esempio i propri clienti, fornitori, dipendenti o le autorità con cui una ditta collabora, le ripercussioni legali e sulla reputazione e possono essere importanti. Questo perché le questioni legali ed etiche da considerare sono molteplici e complesse, e solo una conoscenza approfondita di questi aspetti combinati con una comprensione profonda del funzionamento dell’IA permette di identificare dove risiede il maggiore potenziale, quali sono le best practices da seguire e quali sono i rischi da evitare.
Un tipico esempio di ciò è l’introduzione di strumenti che permettono di monitorare la propria infrastruttura informatica per identificare e segnalare eventuali minacce. La sicurezza informatica è ormai considerata una delle responsabilità inderogabili della direzione, in quanto i dati e sistemi collegati all’infrastruttura digitale sono di vitale importanza per una ditta e richiedono una protezione elevata da attacchi sempre più sofisticati. Sistemi di monitoraggio basati sull’IA, allenati nello spazio di 24 ore sulle caratteristiche specifiche di una ditta, permettono di identificare attività che si discostano dalla normalità nel giro di manciate di minuti, al posto di giorni, così da poter reagire immediatamente non solo ad attacchi informatici, ma anche a minacce che emergono dall’interno, quale l’utilizzo di servizi non sicuri o addirittura il tentativo di danneggiare la ditta. È però fondamentale analizzare quali dati possono essere raccolti e come possono venire analizzati, così da non incorrere nel rischio di ledere i diritti dei dipendenti e dei propri clienti. La scelta del provider è anche influenzata dai requisiti di sicurezza imposti dal particolare campo d’attività del cliente.
Bisogna infine avere sempre un occhio puntato ai costi e le questioni pratiche legate all’implementazione dell’IA. Come menzionato all’inizio, l’effetto dell’adozione di strumenti IA è moltiplicato se inserito all’interno di una strategia digitale che permette di sfruttare al massimo l’effetto trasformativo che la digitalizzazione dei processi porta con sé. Prevedere una rivoluzione interna del modo di lavorare in poco tempo spesso porta a un’esplosione di costi e ritardi continui. È quindi consigliabile iniziare con piccoli passi, adottando piccole soluzioni che permettono una prima esperienza con questa tecnologia senza dover investire troppe risorse. Il successo di queste iniziative serve come trampolino di lancio per una graduale evoluzione della propria attività mantenendone gli elementi più preziosi.
L’IA può essere introdotta ovunque ed offre magnifiche opportunità. Tuttavia, la scelta dell’iniziativa più adatta, del provider giusto, così come il coinvolgimento delle persone toccate e la pianificazione dei vari aspetti specifici a questa tecnologia è fondamentale per garantire un’esperienza positiva e quindi valorizzare appieno il proprio potenziale.
Abbiamo parlato di “Esempi pratici d’Intelligenza Artificiale nel quotidiano delle aziende” nel primo webinar di settembre della Cc-Ti, a cui hanno assistito una cinquantina di partecipanti. Sono intervenuti Luca Albertoni, Direttore Cc-Ti – che ha portato il saluto di benvenuto e fatto un’introduzione al tema – e Prisca Quadroni-Renella e Mauro Quadroni, Avvocati, Partner fondatori della AI Legal & Strategy Consulting SA. L’approfondimento sul tema è a cura dei relatori del webinar.
https://www.cc-ti.ch/site/wp-content/uploads/2021/09/ART21-esempi-IA.jpg8531280Lisa Pantinihttps://www.cc-ti.ch/site/wp-content/uploads/2020/05/LG-cc-ti-03.pngLisa Pantini2021-09-06 17:08:572021-09-07 08:47:36Introduzione d’IA nel quotidiano delle aziende
La mobilità personale fa parte della vita quotidiana di tutti noi. Vuoi per lavoro o per svago, quasi ogni giorno dobbiamo spostarci dal nostro domicilio per distanze più o meno lunghe.
La conformazione del nostro territorio, purtroppo, in alcuni casi rende complesso il solo utilizzo dei mezzi di trasporto pubblici che, è doveroso dirlo, hanno fatto passi da gigante per migliorare la loro efficienza e la fruibilità da parte della popolazione. Anche l’impegno di diverse aziende di offrire ai propri collaboratori soluzioni di trasporto collettivo per il tragitto casa lavoro, non sono sempre attuabili.
Ecco allora che entra in gioco la responsabilità individuale per la scelta del mezzo di trasporto privato o aziendale.
Sfatiamo subito un mito: non esiste una soluzione unica per tutti. Di principio, pensando alla mobilità sostenibile e tralasciando l’andare a piedi o in bicicletta che per distanze relativamente importanti non possono essere prese in considerazione, viene subito da dire prendiamo un’auto elettrica. L’idea è sicuramente buona in quanto le emissioni di un veicolo di questo genere sono praticamente nulle almeno a livello locale. Poi, andando più a fondo della questione, bisogna chiedersi se effettivamente anche la produzione dell’energia elettrica necessaria a caricare le batterie della nostra vettura è a emissioni zero. Purtroppo, anche se in Svizzera buona parte dell’energia elettrica è prodotta da fonti rinnovabili, come l’idro-elettrico e il fotovoltaico, una buona parte di energia viene prodotta o importata da fonti non rinnovabili e inquinanti quali il nucleare o le centrali a carbone. Un altro, e forse più importante fattore di valutazione che va affrontato nel decidere di acquistare un veicolo elettrico, è se effettivamente sarà possibile caricare le batterie in maniera semplice ed efficace.
La situazione attuale delle stazioni di ricarica pubbliche e private non è assolutamente soddisfacente. Per quanto riguarda la rete pubblica di colonnine di ricarica, sebbene abbastanza ampia, è ancora nettamente insufficiente a soddisfare un probabile aumento delle vetture elettriche in circolazione. Nel privato la situazione è ancora più complessa: chi abita in un condominio non sempre può installare una stazione di ricarica nel proprio parcheggio, come pure chi abita in un centro villaggio ed è costretto a lasciare l’auto in un parcheggio pubblico non ha la possibilità di ricaricare la propria auto. Anche chi possiede una propria abitazione deve valutare bene l’acquisto di una vettura elettrica, non sempre l’impianto elettrico è in grado di sopportare il carico maggiore necessario alla ricarica delle batterie.
Quale Paese dall’alto tenore di vita e dagli elevati prezzi (“Hochpreisinsel”) dal dopoguerra la Svizzera è costretta, soprattutto per le sue ditte esportatrici, a puntare sui settori ad alto valore aggiunto e alla continua innovazione dei prodotti e dei processi. Infatti, la Confederazione è uno dei Paesi che, rispetto al loro PIL, più investono nella ricerca e lo sviluppo (in seguito anche “R&S”).
Secondo alcuni studi, l’economia privata sostiene oltre i due terzi dei costi del settore R&S svizzero, che si attestano al momento a circa 22 miliardi di franchi, cioè più di 3 percento del PIL.
Con la Legge federale concernente la riforma fiscale e il finanziamento dell’AVS (in seguito “RFFA”) è stata creata agli articoli 10a e 25a della Legge federale sull’armonizzazione delle imposte dirette dei Cantoni e dei Comuni (in seguito “LAID”) la base legale per consentire ai Cantoni di maggiorare la deduzione per le spese di R&S fino a concorrenza del 50% di quest’ultime. Si tratta di un’incentivazione dal lato input delle spese di R&S (mentre l’incentivazione dal lato output è promossa attraverso il Patent box).
Trattandosi di una facoltà e non di un obbligo imposto ai Cantoni, il Legislatore ticinese non era tenuto a recepire questa nuova deduzione fiscale.
In modo molto lungimirante, il nostro Legislatore ha però intuito il potenziale attrattivo di questo nuovo incentivo per l’innovazione e ha colto questa occasione al volo. Con la Riforma fiscale cantonale di adeguamento della Legge tributaria cantonale alla RFFA, sfruttando al massimo i margini di manovra concessi dalla LAID, sono stati così introdotti nella Legge tributaria cantonale (in seguito “LT”) i nuovi articoli 30a e 73a LT che permettono l’ulteriore deduzione per spese di R&S (cosiddetta “superdeduzione R&S”).
Nelle prossime righe cercheremo di descrivere le caratteristiche principali di questo nuovo importante incentivo fiscale e in quali condizioni esso possa essere d’interesse per le PMI ticinesi.
Funzionamento della superdeduzione (o deduzione maggiorata)
Secondo le nuove disposizioni di legge, in vigore dal 1° gennaio 2020, la superdeduzione R&S è concessa solo al contribuente che ne fa richiesta all’autorità di tassazione competente. Non si tratta infatti di un costo che può essere registrato nella contabilità commerciale, ma di una deduzione nel calcolo (extracontabile) delle imposte.
L’agevolazione in questione consiste in una deduzione fiscale supplementare quantificata in ragione di un importo pari al 50% delle spese di R&S giustificate dall’uso commerciale e sostenute in Svizzera direttamente dal contribuente stesso o indirettamente da terzi.
Non tutte le spese che, a prima vista, potrebbero sembrare di R&S qualificano per il calcolo della superdeduzione. Infatti, secondo l’art. 73a cpv. 3 LT, per quanto riguarda le spese sostenute dal contribuente stesso, possono essere considerate solo le spese, sostenute in Svizzera, per il personale direttamente imputabili alla R&S, a cui si aggiunge un supplemento pari al 35%di queste spese, fino a concorrenza delle spese complessive del contribuente.
Per spese per il personale sono da intendersi i costi aziendali di personale (salari e oneri sociali) purché si tratti di collaboratori effettivamente attivi nella R&S. Non qualificano, per esempio, i costi del personale che svolge funzioni di management, attività amministrative, di produzione, di vendita, ecc. Con il supplemento del 35% sulle spese per il personale si tiene conto in modo forfettario delle altre spese di R&S, quali p.es. i costi di materiale, gli investimenti, i costi delle attrezzature di ricerca o per i servizi ecc.
Per quanto concerne le spese di R&S indirettamente sostenute da terzi, cioè fatturate al contribuente da mandatari esterni, la norma di legge consente l’applicazione della superdeduzione R&S per l’80% dell’importo addebitato per attività di R&S, purché tale attività sia stata effettuata da società del gruppo o da terzi su suolo svizzero.
Da notare che ai fini del calcolo della ulteriore deduzione del 50% è possibile aggiungere alle spese qualificanti del proprio personale del settore R&S l’80% delle spese di R&S fatturate dai mandatari esterni. Inoltre, nel caso in cui sia il mandante che il mandatario siano residenti in Svizzera e abbiano entrambi diritto alla agevolazione, per evitare una doppia deduzione, il Legislatore ha previsto che solo la persona che ha conferito il mandato di R&S abbia diritto alla relativa deduzione, che pertanto non potrà essere fatta valere dal mandatario.
L’interesse per le PMI ticinesi
Si può calcolare che, sfruttando al massimo la superdeduzione R&S e tenuto anche conto della norma sulla limitazione dello sgravio fiscale (art. 73b LT), una società di capitali con sede a Lugano possa ridurre la propria aliquota sull’utile effettiva da circa 18.31% fino a circa 10.35%.
In linea di principio dovrebbe essere più agevole la possibilità di fare valere la superdeduzione R&S rispetto al Patent box. Quest’ultimo è infatti concesso solo in relazione agli utili netti da brevetti e diritti analoghi, mentre la superdeduzione R&S non presuppone l’ottenimento di un brevetto.
Eppure, la possibilità di far valere la superdeduzione R&S non è aperta a tutte le aziende. Infatti, la tipologia di ricerca che qualifica per la deduzione maggiorata per le attività di R&S è limitata alla ricerca scientifica e all’innovazione fondata sulla scienza ai sensi dell’art. 2 della legge federale sulla promozione della ricerca e dell’innovazione. In altre parole, qualificano per l’agevolazione le spese che riguardano la ricerca fondamentale, la ricerca orientata all’applicazione e l’innovazione fondata sulla scienza. Con quest’ultima sono da intendersi lo sviluppo di nuovi prodotti, procedure, processi e servizi per l’economia e la società, ma non la ricerca sostenuta per il lancio dei prodotti sul mercato e la loro valorizzazione (p. es. il marketing). Sapere individuare le spese che qualificano per la superdeduzione R&S costituisce una delle maggiori sfide per le PMI.
Per poter fare valere la superdeduzione l’azienda, a cui spetta l’onere della prova secondo le regole generali, dovrà pertanto potere dimostrare, oltre che il calcolo della deduzione, anche la natura delle attività svolte e perciò dovrà tenere a disposizione dell’autorità fiscale idonea documentazione di supporto.
Articolo a cura diPeter A. Jäggi, Avv. Esperto fiscale dipl. fed., LL.M., Jäggi & Scheller SA, Lugano
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