Contatto diretto con le associazioni di categoria: novità in vista

La Cc-Ti vanta tra i suoi associati circa 1’000 soci individuali e 43 associazioni di categoria, raggruppando all’incirca 7’000 imprese.

La missione della Cc-Ti è di offrire consiglio e assistenza alle associazioni professionali associate, gestendo anche direttamente il segretariato di quelle che ne fanno richiesta.

Ogni associazione si caratterizza per una propria missione, con obiettivi e attività specifiche. Questo aspetto non sorprende se si tiene conto dei diversi settori e delle differenti funzioni presenti. Alla Cc-Ti hanno aderito l’Associazione Bancaria Ticinese, l’Associazione Installatori Elettricisti Ticinesi, Federcommercio e altre importanti associazioni ticinesi.

Sul nostro sito web potete scoprire tutte le peculiarità delle associazioni a noi affiliate.

Altrettanto estesa è l’offerta di prestazioni della Cc-Ti. Ne descriviamo solo alcune che contraddistinguono i servizi proposti: assistenza nell’ambito degli aspetti formali dell’esportazione e consulenza per l’internazionalizzazione, servizi giuridici con particolare attenzione all’arbitrato e alla mediazione, corsi di formazione e seminari, l’amministrazione di una cassa assegni familiari, e molto altro ancora.

La Cc-Ti ha ulteriormente intensificato e sistematizzato i contatti e la collaborazione con le associazioni a lei affiliate in considerazione delle richieste e delle urgenze espresse dagli stessi associati. D’altro canto tutto il team della Cc-Ti ha un rapporto costante con le differenti associazioni. Dal gennaio 2016 sono stati Roberto Klaus, Direttore SSIB Ticino, e Gianluca Pagani, Collaboratore di Direzione Cc-Ti, a prendere contatto con i diversi Comitati per delle visite mirate.

Citiamo tre esempi innovativi portati avanti quest’anno:

  • la prima iniziativa concerne Ticinomoda. In stretta collaborazione con il Dipartimento Tecnologie Innovative della SUPSI è stato creato un percorso formativo tagliato su misura. Seguendo questa formazione si può ottenere un diploma universitario riconosciuto: il CAS – Certficate of Advanced Studies in Smart e-Fashion (potete approfondire questo tema su Ticino Business di settembre 2016 a pagina 21).
  • Una seconda associazione ha segnalato la necessità di dover prendere decisioni strategiche sui futuri assetti societari. Questo sia da un punto di vista formale che finanziario. Si è dunque realizzato un percorso molto efficiente per definire il valore dell’azienda. L’architettura della soluzione è nel contempo essenziale e fortemente personalizzata, come richiesto dall’associazione.
  • Una terza associazione vuole essere accompagnata dalla Cc-Ti nell’ambito delle tematiche legate alla responsabilità sociale delle aziende. Si è posta il quesito di come e se adottare degli indicatori standard per il settore e offrire ai propri associati una soluzione realistica.Nuova offerta formativa per le associazioni professionali

La trasformazione digitale: un’occasione anche in Ticino

Sì è tenuta ieri – presso il LAC – la seconda edizione di Dialogarena Ticino.
L’evento riunisce relatori di primo piano ed esperti di settore per discutere di temi attuali della digitalizzazione in Svizzera. Luca Albertoni, Direttore Cc-Ti, era uno dei partecipanti alla tavola rotonda.

L’evento, che aveva come tema la trasformazione digitale, è stato aperto da Stefano Santinelli, delegato del CEO di Swisscom per la Svizzera italiana, con queste parole “Chi migliora i processi e serve meglio i suoi clienti, semplifica loro la vita e li sorprende con nuove esperienze”.

La trasformazione digitale è ormai una realtà e tocca tutti quanti, il Ticino compreso. La domanda che ci si pone è se il nostro territorio è pronto a sfruttare le possibilità intrinseche a questo cambiamento. I presupposti sono presenti, spiega il CEO di Swisscom per la Svizzera italiana, la questione è quindi ora quella di sapere se le aziende e la politica sono pronti a “sfruttarle”. A questo proposito sono quindi intervenuti Luca Albertoni, Direttore Cc-Ti e Stefano Rizzi, Direttore del Dipartimento Economia del DEF, risaltando come purtroppo esista una certa discrepanza fra i tempi dell’evoluzione tecnologica rispetto a quelli delle scelte politiche e delle eventuali regolamentazioni. Per il nostro Direttore, affinché il Ticino possa beneficiare al meglio di questa rivoluzione, la politica non deve porre eccessivi ostacoli alle aziende.

 Il pubblico si è poi diviso tra più sale per assistere a diverse tavole di dialogo. A partecipare ad una di queste, dal titolo “Disegnare la città del futuro (o Smart City)”, c’era anche il nostro Direttore, Luca Albertoni, che ha sottolineato come sia importante essere coscienti che l’innovazione è un concetto trasversale, che tocca in modo diverso e secondo logiche particolare, tutti i settori, da quello industriale a quello artigianale, passando per il commercio. La città del futuro è un concetto realizzabile, ha continuato, il Direttore Albertoni, ad ostacolarne però il suo sviluppo in Ticino è però purtroppo l’assenza di una visione di sistema che caratterizza il nostro Cantone.

A chiudere la serata è stato Alberto Calcagno, CEO dell’azienda Fastweb che ha illustrato come la sua società, oggigiorno parte del gruppo Swisscom, è riuscita nel corso degli anni (quasi 17 dalla sua nascita) a mantenersi ai vertici del mercato. La ricetta del successo di Fastweb è stata quella che Calcagno chiama la “Management revolution”, ovvero quel cambio di paradigma per quanto concerne i processi aziendali. Ad aver permesso alla sua azienda di continuare ad avere dei buoni risultati è infatti stata, a detta di Calcagno, la loro capacità di rimettere in discussione – in un momento non sospetto, ovvero di crescita – il loro modello strategico. In particolare ciò è avvenuto prendendo spunto da altre società attive nel ramo dei servizi (non unicamente loro concorrenti), per poi cercare di adattare questi processi alla loro realtà aziendale, in modo da avvicinarsi maggiormente alle esigenze dei clienti e alle loro volontà. Ad essere importante, ha concluso il CEO di Fastweb, è quindi la capacità di saper anticipare i tempi “riuscendo a ritagliarsi dei nuovi vestiti, che ci stanno meglio” e non facendosi intimorire dalle difficoltà che questa transizione comporta.

La mobilità aziendale è un’opportunità

Si è svolta tra settembre e ottobre la prima edizione del corso della Cc-Ti
“Mobility Management PMI”

Nei mesi di settembre e ottobre 2016 ha avuto luogo il primo corso “Mobility Management PMI” con attestato della
Cc-Ti. Si sono iscritte aziende di grande importanza, provenienti da vari settori economici: dal mondo bancario alla moda, dalla grande distribuzione ad aziende elettriche, passando per industrie farmaceutiche, e altre ancora.
Particolarmente gradita è stata la partecipazione di un uno studente universitario che scrive la sua tesi di Master sul tema della mobilità aziendale in Ticino.

La prima serata con il modulo “Mobilità e traffico” ha permesso di iniziare con un approccio scientifico basatosi sui molti progetti e studi svolti dalla Rapp Trans di Zurigo, presentate da Gianni Moreni. I contenuti sono stati suddivisi nei seguenti capitoli principali: introduzione, la mobilità in Ticino, gli attori e gli strumenti di pianificazione dei trasporti e sviluppi futuri.
Fondamentale è stata sicuramente la parte introduttiva con le definizioni tecniche e gli indicatori del settore dei trasporti, che hanno permesso di avere una condivisione di conoscenza e di linguaggio comune a tutti i partecipanti.

Il secondo modulo ha avuto l’obiettivo di delineare gli aspetti giuridici e legislativi con il relatore Luca Albertoni, Direttore Cc-Ti. Si sono studiate le basi costituzionali federali (ad esempio la libertà personale di movimento), le leggi di applicazione e le competenze tra Confederazione, Cantoni e Comuni, nonché le leggi cantonali rilevanti per il tema. Uno degli argomenti trattati è stato anche la molto discussa tassa di collegamento, con altri esempi di misure anti-inquinamento. Si sono volute anche esplorare, con un intervento di Roberto Klaus, Direttore SSIB Ticino, le opportunità strategiche di quelle misure aziendali che non sono prescritte dalla legge, ma che l’impresa ritiene utile introdurre per questioni legate alla riduzione
dei rischi, per l’ottimizzazione de flussi gestionali e per questioni d’immagine.

Durante la terza serata, Simone Pedrazzini della Quantis ha presentato l’approccio scientifico e indipendente nella misurazione ambientale con il sistema LCA (Life Cycle Assessment). In effetti, per tutti gli attori è fondamentale evitare
il rischio di procedere per luoghi comuni e con un’impostazione puramente ideologica nella scelta delle misure da intraprendere. L’impatto delle attività si può misurare con strumenti di laboratorio, in modo da portare un eco-bilancio
credibile e sostenibile.

Il ciclo formativo si è chiuso con le relazioni di Davide Marconi e Massimo Brignoni della Mobalt, che hanno approfondito ed esposto casi aziendali, con particolare attenzione agli aspetti finanziari.

Da parte dei partecipanti è emersa chiaramente la necessità di un approccio strategico, che comprenda le molte sfaccettature legata alla mobilità aziendale, e siamo molto soddisfatti perché la proposta targata Cc-Ti ha colto nel segno le esigenze dei corsisti.

L’attenzione non si è focalizzata sugli aspetti legati solo alla tassa di collegamento, anzi vi sono sovente priorità in altri ambiti, come:

  • la consegna della merca ritardata e/o avariata
  • i disservizi nei lavori di manutenzione e di installazione con personale che opera all’esterno
  • i fornitori che arrivano tardi con i materiali e la merce
  • l’accoglienza negativa nei negozi e nei luoghi turistici
  • il rischio di perdita di competitività

La percezione dei rischi, ma anche delle opportunità ha favorito la creazione di un gruppo di incontro che intende condividere anche in futuro le esperienze nell’ambito della gestione della mobilità aziendale.

Considerato il successo il corso con attestato inoltre sarà proposto nuovamente nel corso del 2017. Siamo inoltre lieti di comunicare che, visto il progetto serio e completo, altre Camera di commercio ed industria svizzere seguiranno il nostro modello di formazione. Ancora una volta la Cc-Ti si è dimostrata innovativa su un tema sensibile e di interesse non solo locale ma nazionale.

Locale e internazionale

L’opinione di Luca Albertoni, Direttore Cc-Ti

“La sfida è trovare un equilibrio tra mercato locale ed esportazioni.”

Le ampie discussioni sugli Accordi bilaterali, sull’applicazione dell’immigrazione di massa e tutto quanto ruota attorno alle questioni internazionali dimostrano quanto sia delicato il tema, sia a livello federale che cantonale. Il Ticino lo ha dimostrato qualche giorno fa, se ancora ce n’era bisogno, con l’adozione massiccia dell’iniziativa “Prima i nostri”.

La contrapposizione fra locale e internazionale è ormai diventata il “leit-motif” della discussione politica. Dal punto di vista dell’economia le preoccupazioni, contrariamente a quanti superficialmente sembrano credere, non riguardano solo il reclutamento di personale straniero, bensì in modo più generale le condizioni in cui si può operare in Svizzera e all’estero, gli Accordi di libero scambio essenziali per un’economia nazionale e cantonale votata all’esportazione, i rapporti di concorrenza con il resto del mondo, ecc.. Poca roba per chi pensa che il mondo si fermi ad Airolo.

Si tratta invece di questioni fondamentali per tutta l’economia e quindi anche per il Paese. Perché una delle prima sfide per le associazioni che si occupano di politica economica generale come la nostra, è di trovare un equilibrio fra chi è prevalentemente attivo sul mercato locale e chi invece vive di esportazione, parzialmente o totalmente. E la sfida non riguarda solo il Ticino ma tutta la Svizzera. Le tanto deprecate multinazionali (di regola industriali) sono fenomenali vettori di lavoro per il mercato locale e per tutti i settori, dal commercio all’artigianato, passando per i servizi e altri settori industriali. A titolo di esempio, e fatte le debite proporzioni, un colosso come Procter & Gamble a Ginevra dà lavoro a quattrocento (400) aziende locali. Credo non siano necessari troppi commenti per cogliere le implicazioni di questo dato. Forse anche quelli che, con faciloneria, vorrebbero cacciare società di questo genere dovrebbero fare un piccolo sforzo di immaginazione per comprendere la realtà delle cose. Poi si può discutere di gettito fiscale, di mercato del lavoro, ecc. ma è un fatto che ignorare l’interconnessione fra mercato locale e internazionale è un errore capitale. Anche perché, sia detto per inciso, vi sono una marea di PMI di altissimo livello e di dimensioni ridotte che operano nel contesto internazionale, non sono solo le cattive multinazionali a farlo.

Il nostro impegno va quindi su entrambi i fronti, cercando di comprendere talune esigenze di protezione di alcuni settori e quelle di altri invece orientate ad avere meno regole. Una sfida non da poco ma appassionante, perché richiede un equilibrio di valutazione, di giudizio e di azione che fa parte ormai del nostro DNA e di tutte le Camere di commercio e dell’industria svizzere. Sembrano magari parole un po’ generiche, ma è difficile essere brevi e concreti su temi dalle mille sfaccettature e tanto complessi. Peccato che non lo capiscano i sempre più numerosi paladini di soluzioni da applicare con sprangate distribuite indistintamente a tutti. Fa sorridere (amaro) che molti che invocano i valori patriottici svizzeri siano poi in prima fila per proporre cose che violano la Costituzione federale. Quella svizzera per intendersi, non le regole dell’Unione Europea. Magari sarebbe il caso di pensarci, la prossima volta. Perché se anche gli Accordi bilaterali (tutti, non solo quello sulla libera circolazione delle persone) non sono né devono essere un tabù, attendo sempre che qualcuno indichi un’alternativa valida per regolare i rapporti con il nostro più importante partner commerciale. A quel punto si potrebbe iniziare a discutere con cognizione di causa. Nel frattempo noi continuiamo imperterriti a sostenere sia che opera localmente che chi si dedica all’esportazione. Perché sono due facce di una stessa medaglia. Per il momento ancora d’oro, più in là si vedrà, nuove regole permettendo.

Qui di seguito altri due articoli riguardanti l’importanza di mantenere ed estendere relazioni sane con l’estero, apparsi sull’ultimo numero di Ticino Business, il nostro mensile.
La Svizzera non può rinunciare agli accordi bilaterali con l’UE
Al Ticino serve una riforma fiscale

Controlli e regole più severe. Bene, ma…

L’opinione di Luca Albertoni, Direttore Cc-Ti

“Bene che ci siano regole più incisive per combattere il dumping salariale che danneggia anche le moltissime aziende oneste e che faticano quotidianamente per creare la ricchezza di questo territorio. Ma l’applicazione deve essere, come per tutte le norme giuridiche, ragionata e proporzionata.”

La scorsa settimana le Camere federali hanno approvato una proposta ticinese e ginevrina di inasprire alcune regole concernenti i lavoratori distaccati nel contesto delle misure di accompagnamento alla libera circolazione delle persone. In particolare, è stato adottato il principio della proroga facilitata per i Contratti normali di lavoro (CNL), l’aumento delle sanzioni a 30’000 franchi per chi contravviene alle disposizioni legali e il divieto per aziende estere colpevoli di gravi o ripetute violazioni di operare in Svizzera da uno fino a cinque anni.

L’economia ticinese si è sempre dichiarata favorevole al rafforzamento dei controlli e all’inasprimento delle sanzioni nel quadro delle misure di accompagnamento esistenti, per cui il divieto di operare e multe più salate sono misure condivisibili. In linea di principio, anche una proroga facilitata dei CNL può avere un senso e non è tanto la misura in sé a sollevare qualche dubbio, quanto piuttosto la sua applicazione pratica. Avantutto va sottolineato che non si tratta di un automatismo e che tale proroga deve giustamente essere motivata, altrimenti può diventare uno strumento di politica economica e non di controllo e di lotta al dumping salariale, come invece dovrebbe essere. Purtroppo non sono mancati i casi in passato di CNL adottati non perché motivati da dumping, ma per correggere livelli salariali giudicati troppo bassi (che non costituiscono sempre e automaticamente dumping). In altre parole, un uso non esattamente ortodosso di uno strumento comunque utile come i CNL. In quest’ottica occorrerà quindi lavorare in modo molto chiaro e trasparente, perché, nel contesto odierno, la tentazione di largheggiare con proroghe non basate su fatti consolidati o presunzioni fondate, ma solo su ipotesi e sospetti da “sentito dire” c’è ed è innegabile. L’uso disinvolto della denuncia penale, la scarsa considerazione per talune commissioni paritetiche malgrado gli appelli al partenariato sociale, casi presunti sbattuti in prima pagina, magari violando anche qualche segreto istruttorio, salvo poi accorgersi che non c’era nulla da punire, non promettono granché di buono. Il lavoro della Commissione tripartita cantonale in materia di libera circolazione è molto buono e offre numerose garanzie, ma richiamare a un uso responsabile degli strumenti offerti dalle basi legali è doveroso, se si vogliono affrontare in maniera risolutiva i problemi che emergono dal mondo del lavoro. Quindi, bene che ci siano regole più incisive per combattere il dumping salariale che danneggia anche le moltissime aziende oneste e che faticano quotidianamente per creare la ricchezza di questo territorio. Ma l’applicazione deve essere, come per tutte le norme giuridiche, ragionata e proporzionata.

Un anno intenso

L’opinione di Glauco Martinetti, Presidente Cc-Ti

“Dal canto nostro cerchiamo di dare vari contributi, mettendoci a disposizione per combattere i fenomeni di abusi (quelli veri, non quelli presunti) ed emarginare chi non si comporta in maniera corretta e sottolineando con forza, i tanti, tantissimi esempi di aziende più che virtuose.”

È già passato un anno da quando ho avuto l’onore di essere chiamato alla Presidenza della Cc-Ti. Dodici mesi volati via con rapidità incredibile, fra molte emozioni, battaglie vinte (una su tutte: il secondo tunnel autostrale del San Gottardo) e perse (inevitabile pensare alla tassa di collegamento), progetti da consolidare e idee nuove.
Insomma, il “solito” mix che caratterizza l’attività di un’associazione come la Cc-Ti, impegnata a difesa del mondo imprenditoriale in tutte le sue sfaccettature, fatto di molti settori diversi fra loro ma proprio per questo complementari e accomunati dalla legittima preoccupazione di poter continuare a fare impresa in maniera costruttiva su un territorio che ha parecchie carte da giocare nel panorama nazionale e internazionale.

Preoccupazione per l’ostilità verso le aziende

Più volte in questi mesi, ma direi anche negli ultimi anni, la Cc-Ti ha espresso preoccupazione per la crescente ostilità, ormai molto diffusa, verso il mondo delle aziende. Fenomeno preoccupante perché approssimativo, che non opera distinzioni e che criminalizza in modo forfettario chiunque rientri nella definizione di imprenditore, quasi fosse ormai diventato un concetto di cui vergognarsi. E la crescente distanza fra mondo politico e realtà economica è un fatto ormai innegabile che non può non portare a porsi molte domande quanto al futuro del nostro Cantone. Perché un Paese che si vuole competitivo non può prescindere da un minimo di lavoro comune fra queste due componenti. Non sto per nulla parlando di asservimento della politica all’economia, rimprovero spesso mosso alle vere o presunte grandi “lobbies” o ai cosiddetti “borsoni” che è l’ultima parola alla moda per denigrare chi cerca di creare ricchezza in questo Paese. No, non si tratta di invocare una preminenza dell’economia in virtù del ruolo che essa svolge. Si tratta invece di esigere un minimo di conoscenza della realtà imprenditoriale concreta da parte di chi decide a livello istituzionale i destini del Cantone. La scarsa conoscenza e il sempre maggiore disinteresse che regnano oggi sul fronte politico nei confronti del mondo delle imprese è pericoloso, perché oltre a minare alla base il sistema consociativo svizzero, porta a decisioni e presunte “soluzioni” avulse dalla realtà, che recano molti danni al sistema economico, senza portare vantaggi a cittadine e cittadini. Il caos di basi legali create in fretta e furia negli ultimi mesi per compiacere il popolo e per raccattare qualche soldino senza approfondimenti sulle conseguenze di tali decisioni è emblematico.

Necessità di giudizi ponderati

I problemi vanno affrontati in maniera sistemica e risolti, nel limite del possibile, tenendo conto della realtà di cui si sta parlando. Sembra una banalità, ma anche per quanto riguarda l’economia è essenziale, perché gli equilibri sono molto fragili e non è assolutamente scontato che la prosperità che abbiamo conosciuto negli ultimi anni continui imperterrita a esistere malgrado i colpi inferti a scadenze regolari al sistema, in nome di richiami autarchici, di pericolose illusioni di essere i migliori al mondo e di poter scegliere senza conseguenze chi riteniamo sia degno di operare in Ticino sulla base di più che dubbi criteri. Pensando di poter avere nel nostro Cantone solo aziende che non fanno rumore, che non inquinano, che non hanno posteggi, che non assumono stranieri e che pagano stipendi oltre qualsiasi parametro ragionevole rischiamo di farci male. Perché è utopia pure, alimentata da false credenze ad esempio sull’alto valore aggiunto. Discutendo qualche tempo fa con alcune persone, purtroppo “addetti ai lavori” della politica, mi ha impressionato il fatto di come con leggerezza affermassero che bisognerebbe avere in Ticino più aziende come Apple a causa dell’altissimo valore aggiunto. Vero, sarebbe bello in termini di ricerca e innovazione, ma gli stessi interlocutori sembrano dimenticare che Apple fabbrica in Cina e che paga per molti lavoratori salari molto bassi perché il sistema retributivo all’americana prevede altri incentivi non sempre legati alla componente fissa. Questo significherebbe che in Ticino Apple sarebbe massacrata e probabilmente fatta fuggire per cause di dumping salariale acuto. Giusto o sbagliato che sia, la superficialità delle considerazioni che ha ormai pervaso in maniera trasversale quasi tutto l’orizzonte politico va in qualche modo arginata.

Il ruolo della Cc-Ti e la positività

Dal canto nostro cerchiamo di dare vari contributi, mettendoci a disposizione per combattere i fenomeni di abusi (quelli veri, non quelli presunti) ed emarginare chi non si comporta in maniera corretta e sottolineando con forza, i tanti, tantissimi esempi di aziende più che virtuose. Purtroppo questi elementi non sembrano interessare più di tanto, vuoi perché sono considerati scontati, vuoi perché è più comodo e pagante creare paure su cui costruire fortune politiche, fregandosene altamente delle conseguenze che vi potrebbero essere per il sistema economico. Salvo poi piangere perché manca il gettito fiscale di aziende che se ne vanno, dopo essere state vituperate fino al giorno prima sulla base di considerazioni completamente sbagliate (il solito valore aggiunto ad esempio). È quindi una conseguenza purtroppo quasi logica che le discussioni su veri e presunti imprenditori cattivi ruotino soprattutto attorno alle incessanti scadenze di votazioni federali e cantonali e siano praticamente finalizzate solo a questi appuntamenti. Con il risultato che di aspetti positivi si parla troppo poco. Per rimanere nel nostro piccolo della Cc-Ti, i molti progetti formativi per migliorare le competenze dei nostri operatori, le aperture di nuovi mercati esteri, il sostegno concreto (e gratis per lo Stato…) alle attività aziendali con attività specifiche che risolvono situazioni anche molto intricate sul piano cantonale, nazionale e internazionale, le molte proposte costruttive di riforme nell’interesse del Paese e non solo per una ristretta cerchia dei già citati “borsoni”, restano praticamente inosservate perché troppo positive e non polemiche. Questo si vuole oggi e non mi scandalizzo certo, anche se una punta di tristezza vi è comunque, perché sembra che, in una spinta di inspiegabile autolesionismo, non siamo più capaci di valorizzare quanto di buono il territorio riesce ad esprimere.

Avanti nonostante tutto

È un vero peccato arrivare al punto di dire che l’economia va avanti malgrado la politica, come succede spesso nella vicina Penisola. Anche se ho l’impressione che la direzione sia ormai questa, il che vuol dire sacrificare alcune caratteristiche fondamentali della Svizzera e del Ticino. Senza una vera e propria necessità di farlo. Certo, i sempre più numerosi paladini dell’anti-impresa diranno che tutti i mali del nostro Cantone sono causati dall’economia. “Visione” troppo parziale, ingiusta e dannosa, che non esito a definire vergognosa. Un sano e nemmeno troppo complicato esame di coscienza da parte di tutti, nessuno escluso, ci permetterebbe magari di affrontare le cose in maniera costruttiva e non solo distruttiva. Ahimé, questo oggi è forse chiedere troppo.

La Cc-Ti in azione per un partenariato sociale concreto

Lo scorso 6 ottobre si è tenuta la conferenza stampa di presentazione dell’importante collaborazione tra la Camera di commercio, dell’industria e dell’artigianato (CCIA-TI) e il Centro di formazione professionale dell’OCST (CFP-OCST) per favorire misure di ricollocamento degli impiegati di commercio disoccupati e iscritti agli Uffici regionali di collocamento del Cantone. Oltre al direttore della CCIA-TI e al responsabile del CFP-OCST, all’incontro hanno partecipato anche il capo dell’Ufficio delle misure attive e il direttore della SIC Ticino.

L’obiettivo dell’iniziativa è quello di sostenere il collocamento di questa categoria di disoccupati residenti in Ticino attraverso la sensibilizzazione delle aziende associate alla Camera di Commercio. In questo senso, le aziende interessate potranno segnalare posti di stage o di lavoro, permettendo di individuare i profili richiesti tra i disoccupati accolti nelle sedi del CFP-OCST.

Tra gli impiegati di commercio ticinesi, specialmente tra quelli che hanno seguito una formazione a tempo pieno, il tasso di disoccupazione è piuttosto elevato. Per questo l’Ufficio delle misure attive ha da tempo ritenuto di proporre degli interventi specificamente orientati su questa professione che copre trasversalmente molti settori economici e offre competenze di ampio raggio.

Scarica il volantino della conferenza stampa

La Costituzione federale, questa sconosciuta

L’opinione di Luca Albertoni, Direttore Cc-Ti

“Curioso che si affermi spesso che la Costituzione federale va salvaguardata dal diritto e dai giudici stranieri, salvo poi prevedere l’esatto contrario a livello cantonale.”

La tornata di votazione del 25 settembre scorso ha dato i risultati auspicati dall’economia, a parte sull’iniziativa “Prima i nostri” che è diventata articolo della Costituzione cantonale.

Ho sempre detto che gli articoli costituzionali vanno rispettati. E’ stato il caso per il 9 febbraio, sul quale certe recenti alchimie politiche magari apparentemente a favore dell’economia non mi piacciono perché creano un’insicurezza velenosa per l’imprenditoria, peggiore di eventuali contingenti. Lo stesso dico ora per “Prima i nostri”. Il popolo ha deciso, l’articolo costituzionale non può né deve essere ignorato. Non posso però esimermi da alcune considerazioni tecniche, senza polemica alcuna, anche se nella nostra realtà qualsiasi cosa si dica che non odora di slogan di parte (quella giusta ovviamente) viene subito catalogato come tradimento della patria con minacce di rappresaglie, chiusure ecc. Mi sembra però giusto ricordare alcuni semplici principi della Costituzione federale. In effetti, nella votazione del 25 settembre, oltre alla priorità degli indigeni sul mercato del lavoro e varie misure per tutelarli (tipo il divieto di licenziamento di ispirazione italica, forse anche un po’ paradossale…), sono stati più o meno consapevolmente votati anche alcune elementi concernenti la politica estera, con un nuovo ruolo per il Cantone. In attesa di dotarci di un esercito ticinese per far rispettare le regole ai paesi esteri (leggi: Italia, perché degli altri non ce ne frega granché), è opportuno dare un’occhiata alla Costituzione federale, di cui molti parlano ma che pochi leggono. Concedo che la lettura della “Gazzetta dello Sport”, forse non più possibile se la priorità indigena sarà applicata anche ai media, è per molti probabilmente più appassionante, per cui mi limito a qualche spunto riassuntivo che si potrà eventualmente approfondire in altra sede. Iniziamo dall’articolo 3, che prevede, al titolo “Federalismo”, che “i Cantoni sono sovrani per quanto la loro sovranità non sia limitata dalla Costituzione federale ed esercitano tutti i diritti non delegati alla Confederazione”. Nel titolo terzo, dedicato ai rapporti tra Confederazione, Cantoni e Comuni (tutto rigorosamente in maiuscolo) e ricco di disposizioni interessanti, spicca l’articolo 49 che, sotto il titolo “Preminenza e rispetto del diritto federale” sancisce che “il diritto federale prevale su quello cantonale contrario” (cpv. 1) e che “la Confederazione vigila sul rispetto del diritto federale da parte dei Cantoni” (cpv. 2). Nella sezione “Garanzie federali”, vi è l’articolo 51 capoverso 2 che recita: “Le costituzioni cantonali devono ottenere la garanzia federale. La Confederazione conferisce tale garanzia se la costituzione cantonale non contraddice al diritto federale”. Per completezza va aggiunto che “Gli affari esteri competono alla Confederazione” (art. 54 cpv. 1), anche se i Cantoni possono collaborare alla preparazione di decisioni sul tema e dispongono in certi temi di una competenza che però non deve comunque essere in contrapposizione con il diritto federale. L’art. 110 conferisce alla Confederazione le competenze in ambito di legislazione sul lavoro per la protezione dei lavoratori e delle lavoratrici (legge federale sul lavoro) e per i rapporti tra datori di lavoro e lavoratori e lavoratrici (Codice delle obbligazioni). Infine, l’art. 121 indica chiaramente che la legislazione sugli stranieri compete alla Confederazione. Così per dire, senza impegno. Curioso che si affermi spesso che la Costituzione federale va salvaguardata dal diritto e dai giudici stranieri, salvo poi prevedere l’esatto contrario a livello cantonale. Ne riparleremo sicuramente, tanto in ogni caso sarà colpa dei balivi.

La Cc-Ti torna tra i banchi di scuola

La Cc-Ti è tornata nelle scuole, questa volta accompagnando alcuni studenti della Scuola CPC (Centro professionale commerciale) di Bellinzona alla scoperta della nostra attività e della realtà economica ticinese, fornendogli diversi esempi concreti di realtà aziendali presenti nelle diverse regioni del nostro Cantone.

A seguito dell’ottima esperienza fatta l’anno scorso con alcune classi del Liceo di Mendrisio e del Liceo di Locarno, abbiamo volentieri aderito all’iniziativa promossa dal corpo docenti della CPC, in quanto desiderosi di poter fornire qualche elemento utile all’apprendimento dei ragazzi, di una regione diversa, ma non meno ricca di spunti e di realtà aziendali interessanti.
Ed anche questa volta il risultato non ci ha deluso! I ragazzi hanno seguito con attenzione ed entusiasmo partecipativo gli interventi di Roberto Klaus, Direttore SSIB Ticino e Marco Passalia, Vice Direttore Export ed hanno potuto intavolare con loro interessanti discussioni.

In questo modo la Cc-Ti vuole continuare a sottolineare l’importanza di mantenere e sviluppare un contatto diretto tra il tessuto economico ticinese e i giovani di diverse categorie di scuole.

L’interazione fra il mondo del lavoro e quello della scuola è imprescindibile e  la Cc-Ti si è sempre fatta promotrice di un costante dialogo franco fradi essi, in modo tale da sviluppare una sempre maggior conoscenza reciproca e una più solida relazione tra di essi. Questo fattore è infatti di grande importanza per un sano sviluppo economico del nostro Cantone, al centro dei nostri interessi.

Citiamo alcuni esempi di eventi o manifestazioni nei quali la Cc-Ti è coinvolta in primo piano e/o dei quali si è fatta ideatrice e promotrice:

  • Espoprofessioni, la fiera delle professioni, che si tiene ogni due anni (la prossima edizione sarà nel 2018);
  • l’USI Career Forum, evento annuale destinato ai neolaureati dell’Università della Svizzera Italiana;
  • il progetto LIFT, attività scolastica di stage settimanali periodici destinati ai ragazzi di 3° e 4° media;
  • le Giornate economiche nei licei ticinesi, di norma due giorni nei quali i ragazzi possono avvicinarsi alla Cc-Ti, alle sue attività e al mondo imprenditoriale, con approfondimenti delle tematiche sensibili e d’attualità.

Sottolineiamo infine quanto sia fondamentale per la Cc-Ti stessa la formazione. Organizziamo regolarmente corsi di breve e lunga durata (tutti i programmi). La strategia della nostra offerta formativa è stata presentata sul numero di Ticino Business di settembre 2017 (che trovate sul nostro sito), vogliamo sempre offrire una formazione di qualità, modellata sulle necessità concrete dei nostri soci e snella.

Tassa di collegamento ed effetto sospensivo

Qui di seguito  un sunto delle informazioni essenziali sullo stato in cui versa l’applicazione della tassa di collegamento, gentilmente elaborato da AITI.

Come ampiamente comunicato e secondo quanto prevede il regolamento sulla tassa di collegamento che segue la legge sui trasporti pubblici, il 1. agosto 2016 è entrata in vigore la cosiddetta tassa di collegamento (tassa sui parcheggi).
Ricordiamo che sono assoggettati alla tassa i proprietari di fondi o di un insieme di fondi in connessione spaziale o funzionale, sui quali vi sono posteggi per almeno 50 autoveicoli, che si trovano nei 67 Comuni in cui si preleva la tassa di collegamento.
Negli scorsi giorni il Tribunale federale ha concesso l’effetto sospensivo ai ricorsi inoltrati contro la legge sui trasporti pubblici e contro il regolamento d’applicazione della tassa di collegamento e fino alla decisione della massima corte le norme vigenti legali concernenti la tassa non potranno essere applicate. Di conseguenza e differentemente da quanto comunicatovi in precedenza, la Sezione della mobilità del Dipartimento del Territorio non invierà per il momento nessun formulario per l’accertamento del numero dei parcheggi e l’assoggettamento alla tassa.

Si aprono ora diverse ipotesi, che sintetizziamo brevemente di seguito:

Nel caso in cui il Tribunale federale respingesse i ricorsi, potrebbe confermare quale data di entrata in vigore della tassa di collegamento il 1. agosto 2016, quindi con effetto retroattivo. Il TF potrebbe però deciderne l’entrata in vigore al momento della sentenza o successivamente.
Se il Tribunale federale dovesse invece accogliere i ricorsi, la tassa non entrerà chiaramente in vigore.
Anche nella migliore delle ipotesi, passeranno sicuramente diversi mesi prima che il Tribunale federale si esprima sui ricorsi, con il rischio per aziende e lavoratori di ritrovarsi a dover pagare la tassa anche per il periodo trascorso tra il 1. agosto 2016 e la data della sentenza. Proprio per questa ragione le aziende devono considerare nel proprio budget la spesa della tassa di collegamento, nel peggiore dei casi dal 1. agosto 2016
Nel caso in cui l’azienda decidesse di ribaltare parzialmente o completamente la tassa di collegamento sui propri collaboratori, AITI ribadisce di far pagare la tassa già dal 1. agosto 2016. Evidentemente qualora la tassa non entrasse in vigore per decisione del TF gli importi richiesti al collaboratore andranno restituiti. Se le imprese non agissero in questo modo e i ricorsi contro la tassa di collegamento fossero bocciati, le aziende si troverebbero nella condizione di richiedere a ogni dipendente che usufruisce del posteggio auto un contributo globale di 900 – 1’000 franchi l’anno. Una somma difficilmente sostenibile se richiesta in un colpo solo.

Vi riassumiamo brevemente i principali punti da tenere presente:

  • Informare il dipendente e richiedere la firma di un accordo per la detrazione del costo del parcheggio dallo stipendio netto (Fr. 3.50/giorno + 8% di IVA)
  • Per quanto riguarda l’imposta sul valore aggiunto (art. 40, cpv. 1 lett c. della LIVA), la controprestazione va dichiarata nel rendiconto fiscale del periodo in cui tale controprestazione è incassata (in caso di prestazioni senza emissione di fattura)
  • Anche per quanto riguarda la contabilità, non vi è obbligo di emettere una fattura, ma consigliamo di stilare un dettaglio riepilogativo che possa velocemente far risalire a quanto corrisposto dai dipendenti (tassa + IVA) e quanto dall’azienda (parcheggi per clienti e/o ospiti, parcheggi non utilizzati, ecc.)
  • In questo modo si avrà sempre un documento da mettere a disposizione delle varie autorità di controllo (Uffici di revisione, funzionari federali e cantonali, ecc.)

Vi consigliamo in ogni caso di voler verificare presso il vostro organo di revisione.

Per maggiori informazioni, potete contattare l’Avv. Michele Rossi
allo 091 911 51 30 o via e-mail a rossi@cc-ti.ch