La Cc-Ti in prima linea per la crescita del Ticino

Testo a cura di Alessio del Grande

Vi proponiamo un interessante articolo (pubblicato sull’edizione di ottobre 2017 di Ticino Business, la nostra rivista ufficiale), che ripercorre, dalla fondazione della Cc-Ti nel 1917, i punti salienti dei 100 anni della nostra storia.

Corriere del Ticino, lunedì 22 gennaio 1917: “Ieri ebbe luogo l’assemblea straordinaria della Associazione Commerciale-industriale del Canton Ticino con sede a Lugano. Presenti 62 membri rappresentanti di 103 ditte, il Presidente Signor Giuseppe Greco dichiarò aperta l’assemblea e chiamò a scrutatori i signori Candido Greco e Guindani Augusto”.

È l’atto di nascita di quella che negli anni a venire diventerà la Camera di commercio, dell’industria, dell’artigianato e dei servizi del Cantone Ticino (Cc-Ti).
Allora il Cantone contava poco più di 150mila abitanti, oltre alla profonda crisi e allo sconvolgimento provocati della prima guerra mondiale, il Ticino si ritrovava con le macerie di fallimenti bancari che avevano dissestato decine d’imprese e bruciato i risparmi di migliaia di famiglie. Era dal 1830 che si auspicava, con una deliberazione del Gran Consiglio, la fondazione di una Camera cantonale di commercio. Ma dovevano passare ben 87 anni prima di raggiungere un traguardo reso sempre più impellente dalle restrizioni ai commerci e alle attività produttive, imposte dalla guerra, e dalla necessità di dotare il Cantone di una “bussola” per mantenere sulla rotta giusta la sua economia.
Il forte intervenzionismo dello Stato nell’economia privata durante la guerra dal 1914 al 1918 suggerì al ceto commerciale ed industriale del nostro Cantone di creare una Camera di commercio” annoterà Carlo Kuster, per un trentennio storico Segretario della nuova istituzione.

Negli anni Venti la Cc-Ti si occupava già di tematiche ricorrenti nei suoi 100 anni, come i trasporti e la mobilità. Allora vi era la ferrovia a tener banco.

I primi anni della Camera saranno contraddistinti dall’impegno per orientare e agevolare commerci e imprese tra le tante prescrizioni restrittive adottate dai Paesi belligeranti, che rendevano assai difficili sia la produzione che lo scambio di merci.
Nel rapporto di esercizio della Camera per il 1917-18 si legge: “Tutto lascia supporre che anche a guerra finita le varie attività economiche non riconquisteranno la perduta libertà (…), importazioni ed esportazioni rimarranno molto probabilmente soggette, e chi sa per quanto tempo ancora, alla vigilanza degli enti pubblici”. Già allora era forte il richiamo a quella libertà economica, poi riconosciuta nell’articolo 27 della Costituzione svizzera, che resterà sempre uno dei principi guida nell’azione della Camera di commercio, che con l’assemblea del 20 ottobre festeggia i cento anni di attività.

Scaricate l’articolo completo, che parla della storia e delle battaglie della Cc-Ti, sempre in difesa della libertà economica, lungo tutto il XX secolo, fino ad arrivare ai giorni nostri.

Svizzera-Italia, quali relazioni economiche?

di Luca Albertoni, Direttore Cc-Ti

Si è tenuta a Lugano ad inizio ottobre la quarta edizione del Forum per il dialogo tra la Svizzera e l’Italia, seguito poi da vari gruppi di lavoro che si confrontano su temi scelti delle relazioni bilaterali (anche se il termine “bilaterale” oggi equivale purtroppo quasi a un’ingiuria…). Si può disquisire a lungo sull’utilità di tali incontri, perché sovente non ci sono risultati immediati e tangibili, anche perché non sono queste le sedi per farlo. È però essenziale mantenere aperto un canale di comunicazione a livello ministeriale, che apre poi la strada a negoziati più concreti sui molti temi che preoccupano i due territori. In generale, è sempre meglio confrontarsi direttamente che insultarsi per via mediatica, perché magari discutendo si può calmare qualche bollente spirito e affrontare seriamente talune questioni, soprattutto di ordine economico. E qui è giusto sottolineare come purtroppo la politica estera svizzera in passato abbia per troppo tempo sottovalutato i rapporti con l’Italia, riducendoli spesso a questione quasi solo ticinese, quando invece siamo confrontati a un Paese economicamente molto importante per tutta la Svizzera. L’Italia è il quinto partner commerciale del nostro Paese e già solo per questo i rapporti bilaterali   meriterebbero una maggiore considerazione. Che invero c’è in parte stata negli ultimi anni, anche se restano macchie non da poco, come quella di condurre trattative importanti in inglese. Una cosa che non sarebbe mai successa con Francia e Germania, mentre è quasi uso corrente nei rapporti con l’Italia. Errore strategico importante, anche perché il nostro vicino meridionale non è un partner facilissimo, non per  forza per cattiva volontà, ma per una certa complessità intrinseca del sistema italiano e per i frequenti cambi di Governi e Ministri.

L’Italia è il quinto partner commerciale del nostro Paese e già solo per questo i rapporti bilaterali meriterebbero una maggiore considerazione.

Come detto, una maggiore attenzione alle varie sfumature, non da ultimo quella culturale, che caratterizzano i rapporti economici fra Italia e Svizzera, è un elemento assolutamente fondamentale non solo per il Ticino ma per tutta la Confederazione. Non è un caso che ad esempio la famosa (o famigerata, a seconda dei punti di vista) questione delle liste nere italiane per le aziende svizzere, sia assurta a tema nazionale quando ci si è resi conto che non penalizzava solo le imprese ticinesi, ma tutte quelle elvetiche. Stesso discorso per la modifica della Legge federale sull’imposta sul valore aggiunto (IVA), che abbiamo fatto emergere come discriminatoria verso le aziende svizzere e che nel frattempo è stata corretta. Sarà stato casuale, ma l’aiuto decisivo per portare questi temi e le relative discussioni sul tavolo della politica federale a suo tempo è venuto da Ignazio Cassis, nuovo Responsabile della politica estera svizzera a partire dal prossimo 1° novembre. Senza voler caricare il nuovo Consigliere Federale di eccessive aspettative, è però innegabile che è legittimo aspettarsi un’accresciuta sensibilità per la comprensione di questioni che da qualche tempo rendono più difficili i rapporti bilaterali Svizzera-Italia dal punto di vista economico. Al di là dei giusti convenevoli fra ministri, i dossier aperti sono complessi e numerosi e quantità e qualità delle problematiche non diminuiranno certo in futuro. Nessuno deve aspettarsi miracoli negoziali e spesso è necessario anche fare la voce grossa, ma lo scontro continuo con uno dei più importanti partner commerciali della Svizzera non è probabilmente la via migliore per risolvere i problemi. Anche qui, come sempre nella vita, è questione di equilibrio.

L’industria: un settore di grande valore

di Luca Albertoni, Direttore Cc-Ti

L’industria oggi: fatti e cifre di un comparto importante per la nostra economia

Con il viaggio all’interno dei vari settori economici dell’economia ticinese nel quadro delle celebrazioni per i 100 anni della Cc-Ti, l’attenzione è dedicata questa volta al comparto dell’industria, settore fondamentale della nostra economia, visto che contribuisce a creare circa il 22% del Prodotto interno cantonale. Sono circa 2’000 le aziende industriali con oltre 28’000 collaboratori e un tessuto estremamente diversificato in termini di dimensioni aziendali e di settori, visto che si passa dalla meccanica all’elettronica, dalla moda alla farmaceutica, passando per l’industria alimentare e le raffinerie di metalli preziosi. Strutture ed esigenze diverse, accomunate dalla costante ricerca della qualità per affrontare i mercati mondiali, visto che comunque la parte dedicata all’esportazione, che si aggira sui 6 miliardi di franchi all’anno, è consistente. Un confronto sui mercati internazionali che esige una costante ricerca dell’eccellenza, altrimenti non sarebbe possibile lavorare per clienti come la NASA e la Boeing, oppure piazzare sui mercati internazionali prodotti di nicchia come il cioccolato prodotto con il latte di cammello, creazione quasi unica.

Le industrie del nostro territorio hanno saputo reagire in maniera positiva ai cambiamenti congiunturali e non in atto negli ultimi anni, mantenendo un alto livello competitivo grazie alla flessibilità, all’innovazione e alla ricerca di nuovi mercati.

A dimostrazione di quanto siano ingenerosi i troppo frequenti riferimenti al presunto “basso valore aggiunto” e l’uso dispregiativo del termine “capannoni”. Se non ci fosse qualità, sarebbe del resto stato impossibile triplicare le cifre dell’export ticinese negli ultimi venti anni. Le cifre di un settore come quello farmaceutico sono significative: 2’500 persone occupate, 190 milioni di franchi di salari versati e un fatturato globale industriale in Ticino di 1,3 miliardi di franchi. Senza dimenticare investimenti per 500 milioni di franchi sul nostro territorio cantonale fra il 2016 e il 2018 e la formazione di 120 apprendisti nell’anno scolastico 2016-2017. E non è nemmeno un caso che il settore della moda, con circa 6’000 posti di lavoro, generi una cifra d’affari di circa 10 miliardi in Ticino e contribuisca alle finanze dello Stato con un gettito fiscale di una novantina di milioni di franchi. Comune a tutti gli ambiti industriali è l’attenzione per la formazione, sia nell’ambito di quella di base che in quella continua, anche per permettere a un numero sempre crescente di residenti di poter entrare in contesti internazionali che hanno specificità tecniche o modelli di business tali da rendere indispensabile l’acquisizione di competenze sempre più mirate. Da sottolineare il fatto che, malgrado le difficoltà legate alla forza del franco svizzero, le industrie del nostro territorio hanno saputo reagire in maniera positiva, mantenendo un alto livello competitivo grazie alla flessibilità, all’innovazione e alla ricerca di nuovi mercati. Il che non era scontato.

Intervista al Direttore Cc-Ti Luca Albertoni per radio SRF

Ospite di Susanne Brunner, della radio svizzero tedesca SRF lo scorso 21 settembre, il Direttore della Cc-Ti Luca Albertoni parla dell’elezione di Ignazio Cassis quale Consigliere Federale ticinese, in relazione anche ai rapporti con l’UE ed alle tematiche tra Ticino e la vicina frontiera.

Das Tessin, das seinen neuen Bundesrat feiert: So nehmen wir am Tag nach der Bundesratswahl die Stimmung im Tessin wahr. Mit einem Tessiner Vertreter in der Landesregierung sind aber noch keine Probleme des Südkantons gelöst. Die vielen Grenzgänger, die tiefen Löhne, die Angst, keine Stelle zu finden oder sie zu verlieren.
Seit über 20 Jahren lehnt denn auch eine Mehrheit der Tessiner Stimmbevölkerung sämtliche Vorlagen ab, die eine Öffnung gegenüber der EU beinhalten: EWR, Personenfreizügigkeit und die Bilateralen, dafür ein wuchtiges JA zur Masseneinwanderungsinitiative. In Bundesbern ist derweil das EU-Dossier blockiert, und Bundesrat Ignazio Cassis hat denn auch einen Neuanfang in der Europafrage versprochen.
Damit sind im Tessin aber noch keine Probleme gelöst. Was machen Tessiner Wirtschaftsvertreter, um Lösungen zu finden? «Auf Cassis sollte jetzt kein zu grosser Druck ausgeübt werden.», sagt Albertoni, «es geht um andere Ansätze aus dieser besonderen Region.» – «Der Lohndruck ist in Grenzregionen wie dem Tessin da. Aber man hat eine Wirtschaft, die sich geöffnet hat», so Abertoni: «Die Wirtschaft ist internationaler geworden, im Gegensatz zur Politik, die sich sehr verschlossen hat. Diese Schere ist in den letzten Jahren sehr gross geworden.»

Ascoltate l’intervista completa con l’intervento di Luca Albertoni sul sito della Schweizer Radio und Fernsehen, attraverso questo link.

Dentro l’economia e Oltre i confini

Dal 17 settembre al 15 ottobre andranno in onda su Teleticino le puntate di “Dentro l’economia”, il format dedicato alla scoperta dell’economia ticinese nelle sue diverse sfaccettature settoriali e storiche. Il martedì sera – sempre su Teleticino –  continuerà il viaggio all’interno delle realtà aziendali ticinesi orientate all’esportazione, grazie alle mini- puntate di “Oltre i confini” .

Dentro l’economia

Dentro l’economia – in onda su Teleticino per 5 domeniche dal 17 settembre alle ore 18.30 – è una trasmissione ideata per far scoprire, attraverso materiali d’archivio, interviste e testimonianze i settori economici che la Cc-Ti rappresenta. Industria, servizi, commercio ed artigianato saranno i protagonisti di 4 delle 5 puntate di “Dentro l’economia”, permettendo al pubblico di scoprirli con un excursus storico settoriale, passando poi a interviste con ospiti che attraverso le loro esperienze professionali e in seno alle diverse associazioni di categoria, fanno emergere cifre e dati, risaltando anche il ruolo della Cc-Ti in questo contesto.

Qui sotto potrete visualizzare la prima delle puntate settoriali, andata per l’appunto in onda il 17 settembre scorso.

 

 

La puntata di domenica 15 ottobre sarà speciale perché dedicata alla storia della Cc-Ti: si ripercorreranno i cento anni attraverso materiali d’archivio e interviste in prima persona dei personaggi che hanno avuto e che hanno tuttora un ruolo attivo per la Cc-Ti.

Oltre i confini

Da martedì 19 settembre alle 19.15 continua il viaggio attraverso l’economia ticinese legata al settore export.  Prosegue infatti anche quest’anno la collaborazione sempre con MediaTI e Switzerland Global Enterprise (S-GE) per le brevi interviste ad imprenditori ticinesi in onda su Teleticino settimanalmente nell’ambito del progetto “Oltre i confini”.

 

Nella prima puntata, l’intervista al direttore della Cc-Ti Luca Albertoni.

 

Forze e competenze unite nel settore della formazione professionale

La Camera di commercio, dell’industria, dell’artigianato e dei servizi del Cantone Ticino (Cc-Ti) e la Società degli Impiegati del Commercio sezione Ticino (Sic Ticino) uniscono le forze e propongono nella Svizzera italiana un’offerta articolata di corsi nel settore del commercio e della vendita.

L’offerta congiunta propone corsi di formazione professionale sviluppati sulla base dei bisogni espressi dalle aziende, dai professionisti del commercio e della vendita e dal territorio. L’iniziativa è frutto di una lunga collaborazione fra Cc-Ti e SIC Ticino e della convinzione dell’efficacia di un modello basato sulla complementarietà delle organizzazioni del mondo del lavoro. Questa collaborazione permette di creare un polo formativo attrattivo e interessante, in grado di arricchire il panorama dell’offerta formativa nella Svizzera italiana e di sviluppare nuove iniziative in riferimento alle nuove competenze emergenti sul mercato del lavoro, confrontato a cambiamenti epocali come la digitalizzazione e nuovi modelli di lavoro, di cui la formazione deve tenere conto.

La Cc-Ti, quale associazione-mantello dell’economia cantonale, sostiene le iniziative formative dei vari settori economici e in particolare quelle trasversali a molti ambiti, come è il caso per i corsi promossi congiuntamente con SIC Ticino.

Un momento della conferenza stampa di presentazione della nuova offerta, tenutasi a Lugano il 14 settembre.
Nella foto, da sin., Nicola Giambonini, Direttore SIC Ticino e Luca Albertoni, Direttore della Cc-Ti

La messa in comune di infrastrutture, strumenti didattici, competenze pedagogiche e capacità di ascoltare il territorio, l’economia e le esigenze di tutti i suoi attori, rappresenta il grande valore aggiunto di questa collaborazione, che pone le basi per affrontare le numerose sfide che attendono la Svizzera italiana nel settore della formazione professionale.
L’offerta presenta un ampio ventaglio possibilità di specializzazione o di approfondimento professionale. La collaborazione mette l’accento in modo particolare su due principi di fondo: da un lato l’indirizzo alle competenze e al mercato del lavoro, dall’altro un profondo orientamento pratico e un aggancio all’esperienza professionale (requisito indispensabile per avere successo agli esami federali superiori).
La decisione di approfondire le proprie competenze attraverso la formazione continua è spesso difficile per chi ha concluso una formazione di base e non pensa di avere la necessità, i mezzi o le risorse per accedere a formazioni superiori. Per questo ecco ora un ricco programma di certificazioni intermedie riconosciute, che si orienta alle esigenze dei collaboratori attivi nelle piccole medie imprese in Ticino. Un concreto contributo a coloro che vogliono creare solide basi per una carriera professionale e per le aziende che investono su persone qualificate e costantemente aggiornate.

Per maggiori informazioni in merito potete contattate Roberto Klaus, Direttore SSIB Ticino,
(Tel. 091 911 51 19, klaus@cc-ti.ch)

Con grandi eventi e cultura una svolta decisiva in Ticino

Testo a cura di Alessio del Grande

Nell’anno di grazia 2017, forse, il Ticino riuscirà a liberarsi dall’immagine di Cantone sonnacchioso e lamentoso. Almeno sul piano della cultura e dei grandi eventi. Da Lugano a Locarno, favorita anche da un’incoraggiante ripresa del turismo, si è chiusa questa estate una fortunata stagione culturale, con spettacoli e rassegne che hanno richiamato centinaia di migliaia di persone. Una svolta che potrebbe segnare un decisivo cambio di passo per la politica culturale, grazie ad un’offerta di eventi che ha generato pure un importante indotto economico. Sicuramente valutabile in decine e decine di milioni di franchi, sebbene manchino ancora stime precise. È la sonora smentita di quella rozza opinione secondo cui con “la cultura non si mangia”, quando essa si sta, invece, rivelando, un potente propulsore non solo per la crescita sociale e civile, ma anche per quella economica.

A Lugano già nel 2016 il LAC ha proposto sette esposizioni e oltre 200 spettacoli, tra musica e teatro, mentre il Museo d’Arte ha accolto più di 100mila visitatori. Se la mostra su Paul Signac ha registrato 50mila visitatori, per l’anno prossimo si annunciano le due esposizioni dedicate a Picasso e Magritte, che contribuiranno a consolidare la presenza di Lugano sulla scena culturale internazionale attirando altre decine di migliaia di visitatori. Nella città dell’Estival Jazz, la settima edizione di LongLake Festival in 35 giorni ha offerto ben 500 eventi che hanno richiamato 350mila persone e innescato un milione di contatti online. Un open air urbano che ha saputo coinvolgere le più diverse fasce di pubblico, confermando anche una forte attrattività turistica.

A Locarno per le nove serate in Piazza Grande di Moon&Stars sono stati venduti più di 65mila biglietti, a cui vanno aggiunti i 35mila ospiti di Food&Music Street, intelligente novità introdotta quest’anno, a cui sono stati offerti una cinquantina di concerti gratuiti. Una manifestazione che è “linfa vitale per il turismo”, ha ricordato il Sindaco di Locarno Alain Scherrer. Basti pensare che l’esibizione dei Jamiroquai, diffusa in streaming, ha registrato 4,5 milioni di utenti. Con la musica del gruppo britannico, a viaggiare per il mondo c’era anche l’immagine di Locarno.

La cultura si rivela un propulsore per la crescita sociale, civile, e soprattutto per quella economica. Un esempio ne è il Festival Internazionale del Film, che si tiene annualmente a Locarno.

E c’è il Festival del Film che ha festeggiato la sua 70esima edizione con l’apertura della Casa del cinema – che dovrebbe diventare il polo ticinese dell’audiovisivo – e una crescita dell’8%, raggiungendo in 11 giorni i 174mila spettatori. Già nel 2005 uno studio dell’Università della Svizzera Italiana, aveva stimato in 22-23 milioni le ricadute economiche della rassegna cinematografica per la regione. Tanto per farsi un’idea, da sola lo scorso anno la Ticino Film Commission ha creato un indotto di 1,6 milioni. Pure il Festival ha ampliato le sue proposte con iniziative collaterali d’intrattenimento e con Locarno Experience, un doppio posizionamento che qualifica la manifestazione tra i “Top Event” della Svizzera. Da Lugano a Locarno si è affermato un concetto di offerta a largo spettro che si rivolge a tutti: alle fasce popolari così come a quanti sono più attenti ai specifici contenuti culturali. E ciò che serve per suscitare interesse e fare immagine. Eventi e cultura non sono, dunque, un lusso, bensì un investimento capace di richiamare un pubblico internazionale e di rilanciare il Cantone tra le destinazioni turistiche estive dell’Europa. Sempre che il Ticino sappia disintossicarsi da quelle acide polemiche che si sono viste col “caso Verzasca”.

Professionisti di serie A…rtigianato

di Luca Albertoni, Direttore Cc-Ti

Eccovi una riflessione sul comparto dell’artigianato nell’economia odierna.

In occasione della ricorrenza del 2017 per la Camera di commercio, dell’industria, dell’artigianato e dei servizi del Cantone Ticino (Cc-Ti), che segna il traguardo del 100° anno di attività, diamo spazio alla presentazione dei vari comparti economici. Il Ticino è caratterizzato da un tessuto economico molto diversificato e per questo solido. La sottolineatura delle molte situazioni positive che si trovano sul nostro territorio è doverosa per chi, come la Cc-Ti, è chiamata a tutelare gli interessi di tutta l’economia. In quest’ottica, l’edilizia e l’artigianato, per storia e tradizione ma anche per le importanti evoluzioni degli anni più recenti, hanno un ruolo molto importante per la stabilità del sistema, perché comprende di regola aziende molto radicate sul territorio. Analogamente a tutti gli altri settori economici, l’artigianato merita la giusta considerazione. Purtroppo, troppo spesso a torto, le aziende in Ticino in generale sono considerate a basso valore aggiunto in molti settori, tra cui anche l’artigianato, sfortunatamente. Nel confronto quotidiano con le imprese, ci si può invece facilmente rendere conto che la realtà è ben diversa e quelli che con faciloneria e con le pericolose semplificazioni tanto in voga oggi vengono considerati di scarso valore (o, peggio, disonesti), sono in realtà imprescindibili per il funzionamento del Cantone. E l’artigianato in quest’ottica non fa eccezione.

Mestieri e saperi antichi che oggi intrecciano tradizione con modernità ed innovazione. Pensiamo alla bottega del panettiere, piena di farina e dove si produceva “solo” il pane: oggi quest’immagine non corrisponde più alla realtà, vi è stata un’evoluzione.

Basti pensare alle enorme evoluzioni che i vari mestieri dell’artigianato hanno conosciuto nel corso degli ultimi anni. Mestieri storici come l’elettricista, il falegname, il piastrellista, il muratore, il panettiere, ecc. richiedono oggi un grado di specializzazione molto elevato. Sono mestieri e saperi antichi che oggi intrecciano tradizione con modernità ed innovazione. L’immagine magari un po’ “romantica” che vedeva la bottega del panettiere, ad esempio, piena di farina e dove si produce “solo” il pane, non corrisponde più alla realtà. Senza dimenticare che proprio i panettieri, come tante altre categorie artigianali, formano un numero consistente di apprendisti. Non sono più “unicamente” artigiani, ma oggi più che mai, esperti, professionisti specializzati che lavorano secondo processi e con strumenti innovativi. Assistiamo infatti a un’integrazione di due elementi sempre più imprescindibili: il valore intrinseco del lavoro definito “manuale” e l’innovazione combinata anche con la digitalizzazione. Lo confermano del resto i dati della nostra inchiesta congiunturale annuale condotta presso i nostri associati: la digitalizzazione alle imprese ticinesi, comprese quelle artigianali, non fa paura. Anzi è un motivo di ulteriore specializzazione nella ricerca di opportunità per aggiornarsi e fare fronte in modo efficace e soprattutto con la qualità a una concorrenza sempre più agguerrita. Le cifre dell’edilizia e dell’artigianato del resto parlano chiaro: 3’300 aziende attive, con un indotto di oltre 2 miliardi di franchi, ossia ben il 7,5% del PIL ticinese, occupando circa 19’000 dipendenti. Accennavo prima alla formazione: un punto focale per tutte le aziende, viste le numerose trasformazioni a cui assistiamo. Le associazioni di categoria artigianale si impegnano per la formazione di base e continua, il che rappresenta un valore inestimabile per la nostra economia. Non è quindi sbagliato affermare che professioni a volte neglette svolgono in realtà un ruolo primordiale che andrebbe tenuto nella giusta considerazione. Sarebbe magari giusto tenerne conto prima di dare giudizi affrettati.

Lungo il filo della storia dentro l’economia: 100 anni di Cc-Ti

Vi presentiamo una riflessione sul nostro traguardo, le attività ad esso legate ed i progetti che abbiamo in serbo, previsti da settembre in poi, che sottolineano il nostro anniversario.

Una data storica

Il 21 gennaio 1917, era una domenica, fu costituita a Lugano, da parte dell’Assemblea dell’Associazione commerciale Industriale del Canton Ticino, la Camera di commercio. Erano presenti 62 membri. Da quel momento l’attività della nostra associazione si è confrontata con la vita sociale, congiunturale, economica e storica del territorio ticinese, passando dalla Seconda Guerra Mondiale, al boom degli anni ‘50/’60, alle crisi degli anni Novanta, ecc.. La storia, quella insegnata sui banchi di scuola e vissuta dalle aziende nel XX secolo, la conosciamo tutti. Per la nostra associazione si tratta di un lasso temporale molto particolare: nel 2017, quest’anno, cade il Centenario dalla nostra fondazione. 100 anni durante i quali la Cc-Ti, attraverso iniziative, prese di posizione, confronti, informazioni alle aziende, pubblicazioni, eventi, ecc. è sempre evoluta, mantenendo però un punto fermo e ben focalizzato: la tutela e il benessere degli associati (aziende ed associazioni padronali) quale principale obiettivo.

Lavoro e passione per le aziende ed associazioni di categoria affiliate

La Cc-Ti è stata un’ottima interprete dei principali avvenimenti che hanno caratterizzato un lungo periodo, dimostrandosi una struttura solida e di successo, con una finalità che nel tempo non è mai mutata, anzi, ha garantito la prosperità del Cantone: il benessere del tessuto aziendale, con la garanzia del rispetto della libertà economica. Quest’ultima è iscritta anche nella Magna Charta federale (all’articolo 27 della Costituzione svizzera, che ricordiamolo, recita 1. La libertà economica è garantita. 2. Essa include in particolare la libera scelta della professione, il libero accesso a un’attività economica privata e il suo libero esercizio), per cui ci siamo sempre battuti. Nel nostro Cantone sono così insediate ottime realtà imprenditoriali e operano associazioni professionali con una lunga tradizione alle spalle. Il sistema associativo svizzero rappresenta un unicum a livello mondiale, invidiatoci da molti.
Oggi possiamo dunque contare su oltre 1’000 aziende e 43 associazioni padronali affiliate alla Cc-Ti, che raffigurano tutta l’economia ticinese. L’evoluzione, dalla fondazione del 21 gennaio 1917 con 62 membri ad oggi, è stata costante.

Rappresentiamo delle eccellenze e non imprenditori senza scrupoli. L’immagine tendenziosa che purtroppo spesso viene portata agli occhi dell’opinione pubblica non corrisponde alla realtà. In quest’anno così peculiare per noi abbiamo agito e agiamo per il contrasto all’immagine negativa delle del tessuto economico ticinese con fatti, dati, immagini e progetti che fanno prendere coscienza alla popolazione e agli opinion leader della realtà concreta dei fatti, ridando la giusta dimensione e immagine, ossia positiva, propositiva ed umanizzata, al mondo imprenditoriale ticinese.

Un altro messaggio per noi fondamentale è quella di confermare il nostro ruolo, con una prospettiva quale nostra associazione mantello di tutta l’economia, mantenendo l’accento su tematiche trasversali a tutti i settori economici, fornendo supporto e consulenza a temi più specifici, su richiesta degli associati. Durante il 2017 abbiamo intensificato la comunicazione a 360°, con percorsi eventistici, formativi e mediatici ad hoc.

Tematiche trasversali e lavoro comune

Abbiamo identificato 4 macro aree di importanza strategica inerenti tematiche di base per l’economia ticinese e l’attività quotidiana delle ditte, con cui ci si confronta: l’internazionalizzazione, la digitalizzazione, la responsabilità sociale delle aziende e la swissness (intesa nella sua accezione più larga come modo di fare impresa svizzero, che già racchiude in sé la capacità di adattamento e la creatività che ha permesso al nostro tessuto di reinventarsi).
Grazie agli eventi ed alla nostra comunicazione multicanale, abbiamo potuto strutturare e focalizzare l’attenzione eventistica, e quindi di approfondimento attorno ai quattro temi maggiori citati poc’anzi. Gli eventi in questione sono: “La giornata dell’export”, “L’economia del futuro è digitale”, “Responsabilità sociale delle aziende: un vantaggio competitivo”, che si sono tenuti nei primi 6 mesi del 2017 e di cui sul nostro sito www.cc-ti.ch trovate gli approfondimenti, e “Swissness: innovazione e creatività”, in programma in autunno. In questo senso, grazie ai nostri canali di comunicazione tradizionali (newsletter, social media, sito, Ticino Business), oltre che attraverso l’erogazione dei nostri normali servizi (proposte eventistiche e di formazione, consulenze in azienda, …) e la nostra attività tradizionale di lobby politica, abbiamo potuto insistere sui messaggi chiave identificati tramite comunicazioni ed informazione distinte.
Inoltre vista la collaborazione con il gruppo MediaTI (che comprende diversi mezzi di comunicazione quali tv – Teleticino –, quotidiani – Corriere del Ticino e Giornale del Popolo –, portali online – ticinonews.ch –) abbiamo potuto mediatizzare queste informazioni strutturandole differentemente, tematizzando i messaggi che sosteniamo, sfruttando appieno tutto il potenziale offerto.
Non da ultimo, volendo differenziare i canali di informazione per raggiungere pubblici diversi e coprire l’intera popolazione ticinese con i nostri messaggi, stiamo collaborando anche con LiberaTV e LaRegione, che rappresentano due organi d’informazione importanti.
Il tutto per arrivare ai pubblici d’interesse vasti in modo completo e variato, modulando le notizie in modo mirato.

Novità in vista da settembre 2017: “Dentro l’economia”

Oltre i nostri confini

Durante il corso di quest’anno è proseguita pure la collaborazione sempre con MediaTI e Switzerland Global Enterprise (S-GE) per le brevi interviste ad imprenditori ticinesi in onda su Teleticino settimanalmente nell’ambito del progetto “Oltre i confini”.

Zoom in tv

Come presentato sul nostro sito, sono state girate 3 puntate speciali sui nostri 4 eventi principali del 2017, a copertura di essi. Un 4° appuntamento è in programma per l’evento sulla Swissness. Vi sarà anche una puntata speciale dedicata all’assemblea del Centenario, prevista il 20 ottobre, che simboleggerà il clou dei festeggiamenti.

Il 100° nella seconda parte del 2017: cosa ci aspetta? Dentro l’economia

Continueremo con gli approfondimenti, come fatto sinora, su differenti canali e attraverso mezzi diversi. Ci dedicheremo anche, in particolare, a degli speciali televisivi con “Dentro l’economia” in onda su Teleticino per 5 domeniche dal 17 settembre alle ore 18.30: una trasmissione ideata per far scoprire, attraverso materiali d’archivio, interviste e testimonianze i settori economici che la Cc-Ti rappresenta. Industria, servizi, commercio ed artigianato saranno i protagonisti di 4 delle 5 puntate di “Dentro l’economia”, permettendo al pubblico di scoprirli con un excursus storico settoriale, passando poi a interviste con ospiti che attraverso le loro esperienze professionali e in seno alle diverse associazioni di categoria, fanno emergere cifre e dati, risaltando anche il ruolo della Cc-Ti in questo contesto.
La puntata di domenica 15 ottobre sarà speciale perché dedicata alla storia della Cc-Ti: si ripercorreranno i cento anni attraverso materiali d’archivio e interviste in prima persona dei personaggi che hanno avuto e che hanno tuttora un ruolo attivo per la Cc-Ti.

Moltissime dunque le attività ancora in programma, a dimostrazione del reale valore del mondo imprenditoriale ticinese, che racconta un territorio propositivi, in cui la Cc-Ti è un attore principale, a sostegno del benessere aziendale e della difesa della libertà economica. Restate aggiornati sulle nostre attività attraverso il nostro sito internet e tramite la nostra newsletter.

I servizi: realtà trainante dell’economia ticinese

di Glauco Martinetti, Presidente Cc-Ti

Con questo testo si approfondisce il comparto del settore terziario in Ticino, che costituisce circa il 70% dei posti di lavoro dell’intera economia cantonale.

Continua il viaggio all’interno dei vari settori dell’economia ticinese nel quadro dei 100 anni della Cc-Ti. Questa volta l’attenzione è dedicata ai servizi. Il settore terziario ticinese conta oltre 27’000 aziende e 124’000 lavoratori a tempo pieno, il che costituisce circa il 70% dei posti di lavoro dell’intera economia cantonale. Cifre innegabilmente importanti per una realtà economica estremamente diversificata come quella ticinese. Purtroppo nella discussione pubblica questa varietà è troppo spesso ignorata, visto che è abbastanza usuale considerare il settore terziario come limitato ai servizi legati soprattutto al mondo finanziario, dimenticando tutto il resto, dal commercio ai servizi sanitari. Sarebbe opportuno tenerne conto, soprattutto quando si affrontano temi importanti e delicati come il frontalierato, perché il settore terziario racchiude in sé realtà aziendali diversissime fra loro, con competenze professionali molto ampie.

Il settore terziario in Ticino rappresenta un meta-settore complesso e vasto, con competenze professionali molto ampie.

Inevitabile quindi che anche l’andamento del meta-settore sia di difficile lettura. Se pensiamo all’evoluzione degli ultimi anni, i dati ufficiali del Cantone indicano come vi sia stata una riduzione per il comparto dei servizi finanziari ed assicurativi sul valore aggiunto lordo, con una variazione nel 2014 da 2 a 1,9 miliardi di franchi circa. Questo nonostante l’ambito finanziario offra ben il 6,4% dei posti di lavoro dell’intera economia ticinese, una quota superiore a quella dello stesso ambito su scala nazionale (5,8%). Per un settore in profonda trasformazione, per le note evoluzioni a livello internazionale, ve ne sono altri in cui invece vi è stata una chiara progressione del valore aggiunto. Basti pensare all’importante sviluppo del commercio di materie prime, diventato un fattore fondamentale per il Ticino, sia dal punto di vista fiscale che occupazionale, perché sempre più orientato alla formazione e all’assunzione di personale residente in un contesto fortemente internazionalizzato. Parimenti, alle difficoltà numeriche conosciute dal commercio al dettaglio, fanno da contraltare le buone cifre del settore turistico e dell’albergheria in particolare nei mesi più recenti. Insomma, il settore terziario è indicativo della struttura economica cantonale, più resistente di altre regioni svizzere alle difficoltà proprio perché molto variegata. E non va dimenticato che, anche grazie alla digitalizzazione sempre più diffusa, si sta rafforzando notevolmente l’ambito dei servizi all’industria, che permette di svolgere alle nostre latitudini servizi di alta qualità concorrenziali nella realtà internazionale, perché non direttamente legati alla produzione. Un’ulteriore differenziazione che può portare novità interessanti per la nostra realtà.