L’apprendistato non è una scelta di serie B

Testo a cura di Alessio del Grande

In Ticino si è raggiunto un buon equilibrio tra domanda e offerta dei posti per il tirocinio. La campagna per il 2017 ha, difatti, centrato l’obiettivo di collocare tutti i giovani che cercavano un apprendistato dopo le scuole medie. Un ottimo risultato ottenuto grazie anche ad un accresciuto impegno delle aziende abilitate alla formazione, ben 1’607 imprese, contro le 1’466 del 2016, che hanno assicurato 3’471 posti di apprendistato, 292 in più rispetto all’anno precedente. Ma da noi purtroppo, a differenza della svizzera tedesca, non si riesce a sfruttare ancora a pieno le opportunità offerte dall’apprendistato. Qui, come nei Cantoni romandi del resto, nelle famiglie e tra i giovani persiste la convinzione che il liceo, a differenza del tirocinio, sia la via più prestigiosa e sicura per un buon impiego.

In realtà, chi dopo l’apprendistato ha seguito una formazione professionale superiore, grazie all’esperienza pratica già acquisita trova spesso più rapidamente un lavoro e, magari, meglio retribuito di quello raggiunto alla fine di un percorso universitario. Sull’apprendistato c’è, dunque, un preconcetto di fondo duro a morire, dovuto principalmente a due fattori. Il primo è la scarsa conoscenza in molte famiglie delle possibilità professionali che si aprono con un tirocinio, sottovalutando, altresì, il fatto che un Attestato Federale di Capacità dà accesso alla maturità professionale e, quindi, alle scuole universitarie professionali o all’università. Il secondo fattore è, invece, legato ad un’insufficiente valorizzazione dell’immagine stessa di alcune professioni, anche artigianali, che negli ultimi anni hanno subito una radicale evoluzione. Tanto per fare qualche esempio, oggi un elettricista deve sapersi destreggiarsi tra reti cablate e domotica che sempre più governeranno le nostre abitazioni, un meccanico più che la chiave inglese lavora col computer, mentre nuove tecniche e nuovi materiali stanno trasformando l’edilizia e la falegnameria.
Per non parlare, poi, di altre attività come quelle socio-sanitarie o dell’informatica e della mediamatica, settori chiave dell’economia digitale su cui nel nostro Cantone si sta concentrando l’impegno dell’ICT per la formazione professionale. A questa evoluzione fa da contraltare un uso più selettivo dell’apprendistato da parte delle aziende che, confrontate con mercati estremamente competitivi, ma anche con la burocrazia, i costi e il tempo che comporta il tirocinio, richiedono ai giovani apprendisti una forte motivazione professionale e un’adeguata preparazione di partenza per stare al ritmo di un mondo del lavoro in continua evoluzione. Certo è che se l’apprendistato verrà considerato solo come una via di fuga, che non richiede un impegno particolare, per i giovani che al liceo non ce la possono fare, quel sistema duale imperniato su teoria e pratica, che ha fatto il successo della formazione in Svizzera, e che gli altri Paesi ci invidiano, prima o poi entrerà in crisi.

Che fare quindi? I primi indispensabili passi, come hanno evidenziato alcune ricerche in Romandia, sarebbero una più incisiva presenza a scuola dell’orientamento professionale che affianchi i docenti, i quali spesso sanno poco dell’evoluzione del mercato del lavoro e dei possibili sbocchi professionali, per indirizzare i giovani verso le scelte giuste; il rafforzamento di alcune competenze, tecniche e linguistiche in particolare, necessarie per sostenere adeguatamente un tirocinio e, non da ultimo, un informazione più mitrata alle famiglie e all’opinione pubblica sulle possibilità lavorative e formative che offre l’apprendistato.

La Cc-Ti è in prima linea a favore dell’orientamento e della formazione professionale di base e superiore. Lo dimostra il fatto che da sempre siamo attivi nella formazione continua, come pure prestiamo molta attenzione verso iniziative a sostegno dei giovani. Quali? Scopritene alcune attraverso questo link.

IVA: importanti aggiornamenti dal 1° gennaio 2018

Gentili signore, egregi signori,
cari Soci,

dal 1° gennaio 2018, con l’entrata del nuovo anno sono entrate in vigore le nuove aliquote relative all’Imposta sul Valore Aggiunto.
Infatti il 2 giugno 2017, nella seduta del Consiglio Federale, è stato deciso di mettere in vigore a decorrere dal 1° gennaio 2018 una parziale revisione della Legge sull’IVA, approvata dal Parlamento elvetico.

Vi informiamo dunque sulle nuove aliquote:

  • l’aliquota normale ammonta ora al 7,7%
  • l’aliquota speciale per il settore alberghiero si riduce al 3,7%
  • l’aliquota ridotta rimane invariata al 2,5%.
Contattateci per maggiori informazioni: potete scriverci, inviando un’e-mail a info@cc-ti.ch o chiamarci al nr. 091 911 51 11.

In Ticino vive un’economia diversificata e resistente

L’opinione del Direttore Cc-Ti Luca Albertoni

Un Cantone in crescita, che ha diversificato il suo sistema produttivo e con grandi potenzialità anche nella nuova economia digitale. È il quadro dell’economia ticinese tracciato da un recente studio di Avenir Suisse. Con tutti i limiti che tali analisi possono avere, è indubbio che si tratta di un segnale incoraggiante. Che trova conferma in quanto hanno rilevato le nostre aziende nel quadro dell’ultima inchiesta congiunturale targata Cc-Ti, presentata il 22 gennaio scorso, che ha evidenziato un’economia che ha ritrovato una certa stabilità, dopo gli scossoni delle forti crisi dell’ultimo decennio.

Al di là delle difficoltà riscontrabili in taluni settori, il quadro generale dell’economia  ticinese è positivo, anche se paragonato alla media nazionale e all’andamento di altre regioni svizzere altamente competitive come l’Arco lemanico. Alcuni nostri risultati sono del resto addirittura migliori di quelli registrati in altri cantoni. Non si tratta di negare che vi siano delle difficoltà legate anche a talune questioni strutturali, ma parlare di economia ticinese debole è  scorretto. Le 318 aziende associate alla Cc-Ti che hanno partecipato all’inchiesta congiunturale  annuale, campione molto rappresentativo di imprese ben radicate sul territorio, confermano una fase di consolidamento economico per l’andamento degli affari, con valori molto interessanti ad esempio per il grado di autofinanziamento, il livello degli investimenti e l’occupazione. Fra i fattori positivi  della nostra economia si può senz’altro menzionare la diversificazione del tessuto economico. Ma anche l’internazionalizzazione delle attività aziendali ha avuto effetti benefici perché il confronto con la concorrenza mondiale ha permesso la crescita di tutto il sistema produttivo.
Lo studio di Avenir Suisse evidenzia che il Ticino può puntare su una crescita duratura ma deve ritrovare un clima di fiducia che oggi manca. Come associazione-mantello dell’economia ticinese ci  impegniamo quotidianamente affinché certi modi truffaldini di fare impresa vengano sanzionati senza se né ma. Il disonesto deve essere punito e questo è nell’interesse di tutti gli imprenditori che sono legati alla vita associativa, perché all’economia vera e seria non fanno piacere le tensioni sociali.
Cerchiamo quindi di dare il nostro contributo per migliorare il clima generale, non sottraendoci mai nemmeno alle discussioni per noi apparentemente “scomode”. Ma è ovvio che anche tutti gli altri attori dovrebbero fare altrettanto. Insistere solo sulle cose negative, ignorando volutamente le tante cose positive espresse dall’economia ticinese può forse essere pagante nel breve e medio termine, ma a lungo termine non porta alla soluzione vera dei problemi. Distorsioni e abusi vanno combattuti e debellati, senza però generalizzare spacciandoli per fenomeni sistemici, perché questo non aiuta a trovare le giuste soluzioni, rispettose del sistema svizzero che ci ha permesso di essere la nazione che siamo oggi, fatta soprattutto di certezze, compresa quella del diritto.

Ritrovate i dati dell’inchiesta congiunturale della Cc-Ti, gli approfondimenti dedicativi e la nostra intervista a Marco Salvi di Avenir Suisse sul tema.

Una vera soluzione?

L’opinione del Direttore della Cc-Ti Luca Albertoni

Le discussioni sulla proposta di salario minimo cantonale formulata recentemente dal Consiglio di Stato, tutto sommato abbastanza equilibrata, sono state comprensibilmente molto animate. Purtroppo, forse volutamente, sono stati trascurati alcuni elementi essenziali per la discussione sull’applicabilità dello strumento e sulle possibili conseguenze che ne derivano per l’economia. È pertanto importante ricordare qualche elemento di base. Avantutto che il salario deve essere sì legato al contesto generale, ma non è una variabile indipendente modulabile a dipendenza delle molte fluttuazioni del costo della vita (affitti e costi della malattia fra i più citati). Si tratta invece della retribuzione percepita dal lavoratore dipendente per le proprie prestazioni professionali. Punto. Niente altro. Non lo dico io, bensì la legislazione federale, nello specifico il Codice delle obbligazioni e in particolare l’articolo 319 che stabilisce chiaramente come “Il contratto individuale di lavoro è quello con il quale il lavoratore si obbliga a lavorare al servizio del datore di lavoro per un tempo determinato o indeterminato e il datore di lavoro a pagare un salario stabilito a tempo o a cottimo“. Altre elementi non ve ne sono.
Comprendo che in Ticino oggi dia fastidio parlare di diritto superiore, ma, piaccia o no, questa è la base legale che definisce cosa è il salario. Che non è quindi uno strumento in cui includere qualsiasi cosa passi per la testa. Questo non può essere ignorato, altrimenti la discussione è impostata su basi errate. Un’altra insidia del salario minimo è costituita dal rischio di appiattire la curva dei salari di tutta l’azienda, perché anche la massa salariale non è una variabile indipendente dell’attività aziendale e non è adattabile a piacimento secondo le esigenze del momento.
Poniamo di avere una massa salariale di 10. Un impiegato alle prime armi o con basso livello di formazione guadagna 3 e uno più qualificato guadagna 7. Se il salario del livello inferiore sale a 4 in virtù del salario minimo salta la proporzione con chi ha salari superiori. Dato che non posso decidere a tavolino di aumentare automaticamente la massa salariale a 11, perché vi sono altri fattori aziendali da considerare (costi e ricavi per dirla in modo semplice), chi guadagna 7 rischia di scendere a 6. La compressione verso il basso del livello salariale generale è quindi un rischio molto concreto ed è un risultato diametralmente opposto a quanto perseguito dall’iniziativa volta a salvare il lavoro in Ticino. Come diametralmente opposto agli scopi dell’iniziativa è il fatto che i beneficiari siano nella misura dei 2/3 lavoratori frontalieri, come chiaramente indicato nel Messaggio del Consiglio di Stato. Del resto, è illusorio pensare che alzando i livelli di taluni salari bassi vi sarebbe una corsa dei ticinesi verso lavori come l’assemblaggio di componenti elettroniche o la produzione nel settore tessile. Che sia chiaro, ciò non significa non combattere gli abusi e le associazioni economiche hanno sempre sostenuto ogni misura atta a inasprire i controlli e a correggere distorsioni, come i contratti normali di lavoro. Ma i salari bassi, in generale ovviamente non auspicabili, non costituiscono sempre situazioni abusive e spesso rispecchiano una realtà economica consolidata da decenni sul territorio e che non sta giocando al ribasso. Anche di questo andrebbe tenuto conto se si vuole combattere efficacemente il vero dumping salariale.

Il 101° anno della Cc-Ti

L’anno del Centenario si appresta a terminare, portando con sé da un lato i festeggiamenti che hanno confermato il ruolo centrale della Cc-Ti per la vita economica del territorio cantonale, e dall’altro importanti riflessioni a proposito delle tematiche sulle quali in futuro saremo confrontati. Il tutto con il dinamismo e la passione che ci contraddistingue. E sempre nell’ottica della tutela della libertà imprenditoriale, che è sancita nella Costituzione federale all’articolo 27. In un mondo denso di cambiamenti continui, che coinvolgono tutti gli attori in gioco, senza preclusioni, anche per le aziende è difficile orientarsi. La Cc-Ti è stata e continuerà ad essere un punto fermo in questo scenario, sul quale le aziende ticinesi potranno contare. Il 2018 coinciderà con il nostro 101° anno di attività, che perseguiremo con impegno e costanza, come fatto finora, e ci concentreremo sui temi che abbiamo già portato avanti lungo il 2017, con nuovi spunti di riflessione, attuali opportunità da cogliere, eventi e formazioni specifiche, in costante risposta alle necessità aziendali.

La Cc-Ti e i macro temi strategici

La nostra visione globale dell’economia ci permette considerazioni da molteplici prospettive, che però coincidono sempre con l’interesse delle aziende che quale associazione mantello dell’economia ticinese rappresentiamo e che compongono il tessuto sociale ed economico ticinese ed elvetico, generando benessere per tutto il nostro Paese. La Cc-Ti gode infatti anche di un’ottica nazionale, vista la Presidenza dell’Associazione delle Camere di commercio e dell’industria svizzere che il nostro Direttore, Luca Albertoni, detiene ormai da alcuni anni, oltre che di una visione internazionale, grazie all’importante rete camerale e non solo, di cui è parte. In questo contesto vengono promossi i valori svizzeri, tipici della cultura rossocrociata, che ci contraddistinguono all’estero e in Patria, che permettono un rafforzamento e una condivisione degli stessi. La swissness, proprio nella sua ampia accezione del termine, intesa oltre il “Made in Switzerland”, come innovazione, qualità, precisione, affidabilità, è un termine che già racchiude in sé la capacità di adattamento e la creatività che ha permesso al nostro tessuto economico di reinventarsi, restando al passo con i tempi. Essa insieme all’internazionalizzazione delle imprese pongono la Cc-Ti su un piano d’osservazione e di attuazione di idee, modelli e visioni privilegiato. È ovvio che in un mondo in evoluzione, con cambiamenti di paradigmi repentini e costanti, sono anche molte le incognite alle quali però cerchiamo di dare qualche risposta, anticipando argomenti che diventano trend nell’immediato avvenire. Un’attitudine di previsione e analisi che ci permette di creare connessioni e ipotesi di lavoro per elaborare anche nuovi modelli. È ad esempio il caso della digitalizzazione. Si tratta di un’area strategica verso la quale stiamo puntando in modo rilevante, poiché per noi è imprescindibile anticipare i tempi e lanciare il dibattito, come appunto fatto finora, per valutare ed esaminare le diverse implicazioni ed opportunità. Essa ha sicuramente molte connessioni e sviluppi sulla società (basti pensare all’ampio concetto di smart life, che implica tematiche importanti come la gestione flessibile del tempo di lavoro) e sul modo di fare impresa (non a caso si parla già di industria 4.0, di nuovi modelli di business e di mobilità, di cyber security, ecc.), ma rappresenta molteplici sfide che le aziende di oggi devono essere pronte ad affrontare. In questo contesto la formazione sarà una conseguenza naturale dei cambiamenti in atto, tema sulla quale occorrerà puntare a differenti livelli, sia in un contesto di formazione professionale di base, che continua; proprio per seguire il progresso, che va cavalcato e non subito, e le cui innovazioni vanno adattate man mano. Non si può esimersi dal citare la Responsabilità Sociale delle Imprese, dentro la quale troviamo numerose misure ed attività legate alla mobilità, alla formazione (già citata poc’anzi), alla sostenibilità (economica, ambientale e sociale) ed alla strategia aziendale.
Riassumendo vediamo bene come la Cc-Ti si occupi di temi di ampia rilevanza e non solo regionale, con un approccio costruttivo sia nei consessi internazionali, nazionali, come pure ticinesi (in questo senso tramite questo link è possibile trovare un riassunto delle attività del 2017).

Anche per il prossimo anno continueremo a lavorare con passione e competenza per il tessuto economico ticinese.

2018: qualche primizia

Viste queste premesse, la Cc-Ti proseguirà rafforzando i suoi servizi verso gli associati, nell’ottica di un sostegno fattivo, ribadendo con vigore l’importanza della libertà imprenditoriale (tutti i servizi per i soci della Cc-Ti sono riassunti sul nostro sito). L’ottica nella quale agiamo è quella della creazione della rete, che resta la forza della Cc-Ti: far in modo che i nostri soci possano dialogare tra loro e creare nuovi sbocchi di business, e questo attraverso svariati momenti di incontro come, consulenze, eventi, corsi di formazione, missioni all’estero, ecc..
Molte le novità in vista nel 2018 per la Cc-Ti. La comunicazione si farà sempre più diversificata e multicanale per trasmettere i nostri messaggi a un pubblico sempre più eterogeneo. Dal prossimo anno infatti la strategia di comunicazione sarà ulteriormente potenziata abbinando ai tradizionali veicoli informativi della Cc-Ti (Ticino Business, Sito internet e Newsletter) le più moderne tecnologie informative (quali i social media diversi) e aumentando la mediatizzazione di determinati messaggi, grazie alla conclusione di importanti accordi mediatici. Una prima novità riguarda Ticino Business che dal 2018 sarà pubblicato in 5 numeri (marzo, maggio, settembre, ottobre e novembre) e diventerà ancor più la rivista di riferimento utile alla vita degli imprenditori, con approfondimenti sulle attività Cc-Ti, contenuti pratici e concreti relativi agli aggiornamenti economici e giuridici e un’ampia vetrina di presentazione e promozione delle attività aziendali, anniversari, traguardi e nuovi prodotti. Saremo felici di svelarvi tutte le nostre diverse proposte a livello di comunicazione sul primo numero di Ticino Business del 2018, previsto nel mese di marzo, e in modo più immediato, attraverso il nostro sito internet e la Newsletter, grazie ai quali potete seguire costantemente le nostre attività. A potenziarsi ulteriormente nel 2018 sarà anche la formazione (leggete il nostro approfondimento in merito) che si delineerà sotto tre grandi aree: seminari di approfondimento, che spaziano sui temi della gestione aziendale, corsi dedicati alle tematiche export e la Scuola Manageriale targata Cc-Ti.

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La Cc-Ti in campo per la formazione professionale

La formazione e l’orientamento professionale sono di importanza fondamentale per il successo dell’economia ticinese e svizzera. Infatti da sempre sosteniamo che la formazione professionale porta una pluralità di visioni e di professionisti, che sono le risorse per il nostro Paese. Non solo: il modello della formazione professionale svizzero ci è invidiato anche all’estero, persegue una strategia di adattamento ai mutamenti della società e del mondo del lavoro, è sostenibile e flessibile, garantendo un’efficienza ottimale per le persone in formazione.

Oltre al quotidiano dialogo con le associazioni di categoria, che si occupano in prima linea di formazione professionale per gli apprendisti e la formazione professionale superiore (ossia la maestria e/o corsi di aggiornamento che portano ad un brevetto federale), anche la Cc-Ti è attiva nella formazione superiore con la Scuola Manageriale che porta all’ottenimento del titolo “Specialista della Gestione PMI”; così come in corsi di formazione continua su tematiche differenti (www.cc-ti.ch/corsi).

Ricordiamo anche il lavoro di approfondimento portato avanti lungo il 2017, nell’anno del Centenario, per far conoscere meglio i settori dell’economia ticinese (qui i profili delle differenti realtà associative).

Un grande impegno è poi quello di supporto ad iniziative volte alla conoscenza ed alla divulgazione di progetti innovativi inerenti la formazione professionale ed i giovani. Parliamo di Espoprofessioni, la fiera delle professioni che si svolge ogni 2 anni, in cui, nel Comitato organizzatore, siede la Cc-Ti, insieme ad autorità ed istituzioni cantonali e federali. Una fiera di 5 giorni ricca di emozioni e coinvolgimento ed interattività, che si svolgerà a Lugano dal 5 al 10 marzo 2018. Un percorso interattivo permetterà agli allievi delle Scuole Medie, ma anche a giovani ed adulti di interagire con le associazioni di categoria, impegnate nelle differenti formazioni (www.espoprofessioni.ch).

Da segnalare anche il supporto fattivo al progetto LIFT, che prosegue con successo in 7 Scuole Medie ticinesi. La transizione tra scuola dell’obbligo e formazione professionale è un passaggio molto delicato. Per aumentare le possibilità d’integrazione degli allievi nel mercato del lavoro, è nato LIFT. Si tratta di un percorso per i giovani di 3a e 4a media, che prevede stages nelle aziende. La Cc-Ti ha aderito con entusiasmo a questo progetto, entrando a far parte del plenum direttivo e offrendosi quale trait d’union fra mondo del lavoro e scuola, coordinando la rete di aziende che si sono messe a disposizione per offrire un posto di stage e sostenendo il progetto con contatti e promozione (www.progetto-lift.ch).

Il contatto fra il tessuto economico ticinese ed i giovani di scuole di diverso genere è una prerogativa per la Cc-Ti. Impegno che cerchiamo di mettere in atto e sviluppare attraverso diverse iniziative indirizzate a giovani di differenti età e scuole.

Sempre al servizio delle aziende ticinesi

 di Luca Albertoni, direttore Cc-Ti

Il 2017 sta volgendo al termine e così anche l’anno che ha segnato il centenario della nostra associazione. Molti sono stati i momenti pubblici che hanno permesso di affrontare temi d’attualità e ribadire i nostri valori, dalla trasformazione digitale al ruolo delle aziende nella società, dallo Swissness alle questioni più legate alla politica cantonale. Il tutto senza perdere di vista quello che è il valore fondamentale per ogni associazione economica, cioè la difesa della libertà imprenditoriale, sancita dall’articolo 27 della Costituzione federale. Ma a parte gli eventi pubblici, compresa la straordinaria assemblea generale dello scorso 20 ottobre, ancora e sempre risulta decisivo per la nostra missione il lavoro a stretto contatto con i nostri associati, siano essi le singole aziende oppure le oltre quaranta associazioni di categoria a noi legate. Offerte informative e formative commisurate sulle singole esigenze, contatti intensi, iniziative comuni, ecc., il tutto finalizzato alla ricerca di un equilibrio benefico per tutti. Un lavoro non sempre facile, ma appassionante, per facilitare la crescita dell’economia ticinese a beneficio di tutti. Non amiamo i proclami né le facili polemiche. A volte questo può essere scambiato per debolezza, in realtà simboleggia la forza degli argomenti.

“Un lavoro non sempre facile, ma appassionante, per facilitare la crescita dell’economia ticinese a beneficio di tutti. Non amiamo i proclami né le facili polemiche. A volte questo può essere scambiato per debolezza, in realtà simboleggia la forza degli argomenti. E non sempre i migliori risultati si ottengono brandendo la scimitarra. Talvolta il fioretto è più utile. Come a volte il silenzio è molto più significativo delle urla.”

E non sempre i migliori risultati si ottengono brandendo la scimitarra. Talvolta il fioretto è più utile. Come a volte il silenzio è molto più significativo delle urla. Fra le molte soddisfazioni dell’anno appena trascorso, vi è indubbiamente quella di avere riportato all’attenzione delle discussioni la già citata libertà economica e imprenditoriale, elemento centrale del sistema svizzero. Tanto quanto il rispetto del principio di legalità, troppo spesso negletto per dare i cosiddetti segnali, che sono poi spesso delle “Fausses bonnes idées”, cioè idee anche condivisibili sul principio, ma avulse dalla realtà. E quando alla prova dei fatti si rivelano per quello che sono, è comunque sempre colpa degli altri. Alla faccia dell’auto-responsabilità. Ma, si sa, il periodo delle feste natalizie non deve essere quello delle polemiche, per cui mi limito ad auspicare che magari si riesca a recuperare un certo equilibrio nel dibattito pubblico. Che non significa appiattirsi sulle posizioni di altri né di essere remissivi. Il confronto deve esserci e a volte può anche essere duro, ma se resta fine a sé stesso per mostrare i muscoli, senza reale volontà di trovare delle intese, allora resta un esercizio sterile. Forse è chiedere troppo, ma è lecito sperare.

Informazioni utili inerenti la riorganizzazione dell’Ufficio della migrazione

Gentili signore, egregi signori,
Cari Soci,

In riferimento alle nostre precedenti comunicazioni, vi ricordiamo che a partire da lunedì 4 dicembre 2017 – nell’ambito della riorganizzazione dell’Ufficio della migrazione – è prevista l’implementazione dell’assetto definitivo con l’estensione della procedura guidata a tutte le richieste di un permesso per stranieri. Saranno chiusi gli sportelli di tutti i Servizi regionali e sarà costituito il “Servizio nuove entrate” a Lugano. Questo servizio si occuperà di esaminare le domande di nuovi permessi di dimora B, L e G con attività indipendente.

Ulteriori informazioni potete trovarle direttamente sul sito dell’Amministrazione cantonale o riassunte qui di seguito.

Riorganizzazione dell’Ufficio della migrazione

Il Consiglio di Stato ha presentato la riorganizzazione dell’Ufficio cantonale della migrazione che è stata attuata in due tappe, la prima che ha riguardato unicamente i permessi per i lavoratori frontalieri dipendenti, e la seconda che invece riguarda gli altri tipi di permessi.

In generale l’iter per l’ottenimento di un permesso per stranieri è il seguente:

 

19 giugno 2017 – Ha preso avvio la fase intermedia, con l’introduzione della procedura guidata per i permessi G (che prevede la verifica del documento d’identità dei richiedenti da parte dei servizi della Polizia cantonale presso gli sportelli di Chiasso, Mendrisio, Noranco, Caslano, Camorino e Locarno, dal lunedì al venerdì, dalle ore 9.00 alle 11.30 e dalle 14.00 alle 16.30, – festivi infrasettimanali esclusi) e la chiusura del Servizio regionale degli stranieri di Agno.

 

 

4 dicembre 2017 – Assetto definitivo con l’estensione della procedura guidata a tutte le richieste di un permesso per stranieri, chiusura degli sportelli di tutti i Servizi regionali e costituzione del Servizio “nuove entrate” a Lugano, incaricato di esaminare le domande di nuovi permessi di dimora 8, L e G con attività indipendente.

Ulteriori informazioni sono disponibili sul sito della Sezione della popolazione. È inoltre stato istituito un Contact center (Tel: +41 91 814 55 00) disponibile dalle 08:00 alle 12:00 e dalle 13:30 alle 17:00.

Ripercorriamo le tappe del secolo che ha festeggiato la Cc-Ti

Il 2017 è stato un anno denso di appuntamenti ed emozioni per la Cc-Ti. Tanti eventi, iniziative mediatiche su diversi canali, approfondimenti, corsi ed informazioni legate ai nostri 100 anni. Il clou dei festeggiamenti è stato il 20 ottobre scorso, quando all’Assemblea del Centenario, abbiamo gettato le basi per la nostra attività futura, davanti a oltre 500 persone e avendo quale gradita ospite d’onore la Presidente della Confederazione Doris Leuthard.

Per sottolineare il nostro secolo anche il Corriere del Ticino ha pubblicato un inserto economico speciale di 40 pagine sulle attività passate e i propositi per i nuovi 100 anni, con foto, ricordi e riflessioni.

È possibile scaricare l’inserto del Corriere del Ticino, ripercorrendo pure le emozioni della serata del 20 ottobre scorso. Buona lettura!

I dirigenti di domani e la formazione

L’opinione del Direttore della Cc-Ti Luca Albertoni

Secondo un recente studio di Credit Suisse, condotto su 1’900 aziende, oltre la metà delle piccole e medie imprese (PMI) svizzere incontra difficoltà a trovare candidati idonei per i posti vacanti. Il 25% di queste, ossia circa 90’000 PMI, lamenta una carenza acuta di personale qualificato, soprattutto in posti dirigenziali. Come rimediare a questa situazione? Le necessità formative sono sempre più sentite ma al contempo complesse, per cui è fondamentale orientarsi alle esigenze specifiche che emergono in particolare dalle associazioni di categoria.
Per questo motivo, la Cc-Ti, da anni impegnata nell’ambito della formazione dei futuri dirigenti e collaboratori di direzione, ha varato un nuovo ciclo delle proprie scuole manageriali che inizierà nel febbraio 2018 per ottenere il titolo di “Specialista della gestione PMI” con il diploma federale dopo il superamento degli esami finali.

Proprio per tenere conto delle richieste specifiche che emergono dal mondo del lavoro, in collaborazione con l’Istituto svizzero per la formazione di capi azienda – SIU/IFCAM, l’ulteriore offerta finalizzata alla figura dello/a specialista in gestione di PMI è di ampio respiro e concerne tutti i settori dell’economia.Essa infatti punta sullo sviluppo di molteplici competenze aziendali, in
modo da permettere l’assunzione della direzione operativa di tutti gli ambiti di una piccola azienda, oppure per approdare al ruolo di quadro in un’azienda di media grandezza. Si tratta quindi di trasmettere le competenze per condurre la propria azienda, dalle questioni di gestione generale dell’impresa, agli aspetti di leadership, comunicazione e gestione del personale. Passando per la contabilità, il marketing, le pubbliche relazioni e i rapporti con i clienti e i fornitori, per finire sulle questioni giuridiche legate alla gestione di una PMI. 352 ore di lezioni per ottenere il titolo di specialista della gestione PMI con attestato professionale federale.

Da rilevare che la Confederazione sostiene in maniera importante questo genere di formazione, tanto che dal 1°gennaio 2018 coloro che partecipano ai corsi di preparazione agli esami federali riceveranno un sostegno finanziario direttamente dalla Confederazione, ossia il 50% dei costi computabili dei corsi, fino a un massimo di 9’500 CHF per gli esami federali di professione e di 10’500 CHF per gli esami professionali superiori. Si tratta di un atto importante che sottolinea come anche la Confederazione ponga l’accento, oltre che sulle competenze tecniche legate a una determinata professione, sull’aspetto gestionale dell’azienda quale condizione fondamentale per il tessuto economico elvetico. L’inizio del prossimo corso presso la Cc-Ti è previsto per febbraio 2018 e il termine d’iscrizione è il 31 dicembre 2017.

Per informazioni e un contatto diretto: Lisa Pantini, pantini@cc-ti.ch, Tel. +41 91 911 51 32