Sostenibilità, chiave del successo

Nell’ambito delle interviste che mirano a conoscere i differenti membri del nostro Ufficio Presidenziale, che poi appaiono anche sulla rivista economica della Cc-Ti, Ticino Business, conosciamo oggi una donna che dirige un’azienda che produce cioccolato ed esporta in tutto il mondo. Alessandra Alberti, Direttrice Chocolat Stella SA, ci parla dell’importanza della Swissness, dell’attenzione alla qualità ed all’innovazione per fare impresa oggi.

Quanto è importante la sostenibilità nell’ambito delle attività della Cc-Ti e per l’economia?

L’attenzione che la Cc-Ti dedica alla sostenibilità è forte: da alcuni anni è stato incrementato il focus su questo argomento, tanto che nel settembre 2016 anche la Cc-Ti si è autocertificata con una valutazione interna. Inoltre nelle proprie attività la considerazione verso il tema è sempre presente con corsi, approfondimenti e seminari. Ricordo che sono tre i fattori che compongono la sostenibilità (economica, ambientale e sociale). Essi generano un circolo virtuoso nelle aziende, che porta un benessere per l’economia e la società più in generale.

Se si pensa alla Svizzera si dice “cioccolato”. Anche altri Paesi lo producono. Come si resta competitivi sul mercato, dalla sua esperienza personale?

La Svizzera è sempre riconosciuta per la qualità dei suoi prodotti. Non si può tuttavia dormire sugli allori perché anche gli altri si danno da fare. Chocolat Stella esporta oggi in 50 Paesi, oltre che vendere le proprie specialità in Svizzera e in Ticino. Ci siamo concentrati sulle nicchie di mercato (come ad esempio biologico, ecosolidale, vegan, dietetico, …), dopo approfondite analisi relative ai bisogni dei consumatori. La nostra azienda è molto attenta all’innovazione. Crediamo che essa ci fornisca, insieme alla ricerca ed alla creatività, quel propulsore che ci permette di distinguerci ed andare avanti con successo. Vendiamo prodotti sia con il nostro marchio, come pure con quello del cliente. La metà della produzione ha il marchio Bio e Fair Trade. Siamo molto attenti alla  sostenibilità, in tutte le attività aziendali.

Costruire insieme il futuro

Intervista a Cécile Chiodini Polloni, Responsabile Formazione Puntuale Cc-Ti

Nell’ambito della sua rinnovata strategia di formazione, la Cc-Ti ha ampliato la sua offerta di corsi puntuali.
Può anticiparci qualche novità?

La Cc-Ti è, da sempre, attiva nella formazione su differenti livelli: sia in modo mirato con una formazione puntuale su temi di gestione aziendale a 360 gradi, come pure con una scuola  manageriale che forma futuri dirigenti, imprenditori e collaboratori di direzione. La nostra linea è quella di un dialogo sempre più performante e interattivo improntato a rispondere alle esigenze peculiari dei soci (aziende ed associazioni di categoria) per permettere uno sviluppo futuro delle loro attività. Nella scelta dei temi da trattare, siamo molto attenti all’attualità. Gli ambiti nei quali possiamo offrire corsi di formazione puntuale spaziano dalle HR alle questioni giuridiche (con il diritto del lavoro che occupa una parte preponderante delle tematiche). Oltre a ciò tutto il comparto della comunicazione e della vendita. Non dimentichiamoci dell’importanza che riveste oggi la digitalizzazione, in tutti gli ambiti aziendali: sia per la produzione, sia per i servizi, ecc.. Gli approfondimenti ed i seminari, come pure i numerosi eventi legati alla tematica “digital” sono da alcuni anni nelle prerogative della Cc-Ti, che puntualmente propone. À côté, dall’autunno di quest’anno, offriremo anche un ampio ventaglio di proposte formative legate alla digitalizzazione per avvicinare sempre di più aziende e PMI al tema, ma anche e soprattutto per sensibilizzare sulle opportunità che essa dà.

Come avviene l’interazione con le aziende a voi associate? Su quali temi ricevete invece le maggiori sollecitazioni?

Principalmente attraverso le comunicazioni e le interazioni che ogni dipendente del team della Cc-Ti ha quotidianamente con gli associati. Gli stimoli che riceviamo sono numerosi e ci spingono ad analizzare e creare eventi, approfondimenti e formazioni mirate su temi d’attualità, anticipando spesso i tempi su informazioni e dibattiti. I temi di attualità – pensiamo soprattutto all’introduzione e / o modifiche di leggi cantonali o federali – sono quelli su cui siamo maggiormente sollecitati. Tra i nostri punti di forza, sicuramente uno  dei più rilevanti è la vasta conoscenza di specialisti del settore ben ancorati al nostro territorio. Siamo quindi in grado di aiutare concretamente l’imprenditore per mantenere e migliorare la propria competitività sul mercato.

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Cc-Ti e soci: dialogo performante

Due domande a Cristina Maderni

Prosegue l’approfondimento dedicato ai membri del nostro Ufficio Presidenziale. In quest’intervista a Cristina Maderni, Vicepresidente Cc-Ti, Presidente Ordine dei Commercialisti del Cantone Ticino e Presidente FTAF, scopriamo il ruolo della Cc-Ti nell’interazione con i propri associati (aziende ed associazioni di categoria), e quanto il settore dei servizi nei quali lei opera (commercialisti/fiduciari) sia in ripresa, anche dai dati emersi dallo studio BAK Economics.

La Cc-Ti ha un forte approccio di prossimità alle aziende associate, in che modo sta potenziando questo aspetto?

Ritengo che proprio questa nostra rivista economica costituisca un indicatore di quanto la Cc-Ti si adoperi per essere “vicina” alle aziende associate. Le sue pagine rivelano la qualità del dialogo che assieme ci sforziamo di edificare. La Cc-Ti fa consulenza, eroga formazione puntuale, supporta le aziende in tema di diritto del lavoro, di risorse umane, di export, di vendita. Certo, la prossimità è un aspetto che desideriamo potenziare e migliorare. Ne sono testimonianza gli investimenti che destiniamo a progetti ad hoc per singoli associati, alle missioni all’estero, alle riflessioni sull’economia del Cantone che proponiamo con successo ai soci e alla collettività. Il tutto basato sull’ascolto delle esigenze dei nostri membri.

L’economia ticinese si presenta dinamica e in crescita, quali sviluppi ritiene possibili per la piazza finanziaria luganese?

Sì, l’economia ticinese si caratterizza per un ritrovato clima di crescita e di ottimismo. Il recente studio BAK Economics conferma questo trend, cui il settore finanziario si sente spronato a partecipare. Il focus strategico dei nostri operatori si riposiziona dalle politiche di razionalizzazione dei costi alla ricerca di nuovi sentieri di crescita. Sentieri imperniati sullo sviluppo di prodotti più competitivi e di mercati maggiormente diversificati, così come sull’investimento in tecnologie emergenti. E già si intravedono i primi risultati, ad esempio nella confermata stabilità  dell’attività fiduciaria e nella recente ripresa dei ricavi del settore bancario.

La forza della nostra economia

Due domande al Presidente Cc-ti, Glauco Martinetti

Da quest’edizione di Ticino Business, che apparirà lunedì 7 maggio, potrete approfondire e conoscere meglio i membri del nostro Ufficio Presidenziale. Nella prima intervista, vi proponiamo due domande al Presidente Cc-Ti, Glauco Martinetti, che è anche Direttore dell’azienda Rapelli SA. Egli parla della nostra economia, concentrandosi anche sull’attività della ditta che dirige, in relazione alle opportunità che la Cc-Ti offre e crea per le PMI e le aziende e su diversi mercati.

L’economia ticinese è in crescita, fatto confermato dallo studio BAK Economics e che la Cc-Ti afferma da tempo. Su quali questioni occorre lavorare?

Credo che il Ticino abbia da anni intrapreso una via positiva ma la stessa società ancora non se ne è accorta. Il Ticino imprenditoriale ed economico di oggi è più forte di trent’anni fa, eppure si è molto più divisi oggi di allora. Il mio primo auspicio è che si capisca l’importanza e la necessità di un lavoro di concerto da parte di tutti gli attori sul territorio a favore di una dinamicità economica di cui possono beneficiare tutti, in modo da poter preparare il nostro Cantone a cogliere le diverse opportunità già oggi esistenti e che si svilupperanno ancora di più nel futuro. Secondariamente abbiamo delle grandi sfide nella successione aziendale e nell’importanza di tramandare il nostro modo di fare impresa, che nel corso degli anni è stato fonte importante di  successo. Il sistema imprenditoriale svizzero, dalla formazione duale alla spirito associativo, è un modello di successo: va preservato e moltiplicato.

Al timone di un’azienda come la Rapelli SA e con ampia esperienza alle spalle, quali sono i servizi fondamentali che la Cc-Ti offre agli imprenditori e aziende attive in Ticino?

La Cc-Ti è il rappresentante degli interessi imprenditoriali di chi fa impresa, e da oltre 100 anni tutela e promuove l’esistenza di condizioni quadro favorevoli per tutta l’economia cantonale. Uniti siamo più forti, con questo spirito è nata nel 1917 l’associazione mantello dell’economia ticinese. Ho toccato con mano questa forza dell’agire insieme quando sono riuscito, tramite una missione economica in Russia, organizzata dalla Cc-Ti, ad entrare su questo mercato con i nostri prodotti di salumeria.

Serve più innovazione istituzionale

L’opinione del Direttore Cc-Ti, Luca Albertoni

Per sfruttare l’enorme potenzialità della digitalizzazione, per la Svizzera è d’importanza cruciale, adottare al più presto la tecnologia 5G. Si tratta di una tecnologia che aumenterà notevolmente le prestazioni della telefonia mobile, moltiplicando i volumi dei dati gestibili e accelerando i tempi di reazione di tutto il sistema alla nuova potenza delle comunicazioni.

Purtroppo, in questo campo siamo in ritardo rispetto ad altri Paesi europei, poiché il nostro attuale quadro normativo non permette di introdurre rapidamente le reti mobili di quinta generazione e di sfruttare, dunque, già adesso le enormi possibilità che esse offrono per l’economia e per la società. Questo ritardo è la chiara dimostrazione che la necessità di stare al passo con l’incessante evoluzione tecnologica, non richiede solo adeguati investimenti nelle infrastrutture e nella formazione per l’acquisizione di nuove competenze, ma impone anche una forte innovazione istituzionale e culturale. Che può nascere solo da una comune consapevolezza, a livello politico, economico e sociale, delle grandi trasformazioni che stanno investendo la produzione, i consumi e il nostro stile di vita. Serve, insomma, un approccio innovativo nella scelta degli investimenti, nella politica della formazione scolastica e professionale, così come nella legislazione sociale e nel diritto del lavoro, che oggi sembrano ancora ingabbiati negli schemi novecenteschi della vecchia società industriale.

Alla luce di tutto ciò acquistano maggiore rilevanza l’esigenza del dialogo tra le parti sociali, senza arroccamenti ideologici, la discussione costante con lo Stato e il confronto costruttivo nel dibattito pubblico, su cui come Cc-Ti insistiamo da tempo. Ma la capacità d’innovare dei nostri imprenditori, per essere soggetti attivi e non passivi dalla rivoluzione digitale, è strettamente legata alla libertà d’impresa. Se quest’ultima viene limitata, come purtroppo sta accadendo oggi, con un eccesso di regolamentazioni e di burocrazia, si rischia di pregiudicare la crescita e lo sviluppo del nostro Paese.

 

Guardiamo con più fiducia al nostro Paese

L’opinione del Presidente Cc-Ti, Glauco Martinetti

“Il Ticino non è più il figliolo problematico della Svizzera”, scriveva qualche settimana fa la Neue Zürcher Zeitung, commentando i brillanti risultati della nostra economia rilevati nel recente studio di Bak Economics. Il prestigioso istituto ha difatti sottolineato “uno sviluppo economico con un andamento particolarmente dinamico” del Cantone, evidenziando peraltro molti fattori positivi. Tra questi il notevole aumento del PIL pro capite, una crescita della produttività che si è allineata alla media nazionale e una forte espansione dell’occupazione che dal 2005 al 2016 ha registrato un aumento del 24%. Un sistema produttivo che ha ottenuto spesso performances superiori a quelle ottenute nel resto della Svizzera e in altri Paesi europei.

Come Camera di commercio e dell’industria non possiamo che essere soddisfatti di questi risultati e orgogliosi degli sforzi intrapresi in questi anni dei nostri imprenditori per restare competitivi, nonostante non pochi ostacoli. Ciò non significa assolutamente sottovalutare alcune criticità di questa crescita, talune distorsioni del mercato del lavoro o le difficoltà ancora presenti in certi settori. Anzi, non possiamo che ribadire la nostra volontà di affrontare e risolvere questi problemi assieme agli altri partner sociali e alle Istituzioni, attraverso un dialogo costante e un confronto costruttivo, com’è sempre stato nella tradizione della nostra associazione.

Ma siamo altresì convinti che oggi possiamo, e dobbiamo, guardare con più fiducia e ottimismo alla nostra economia ticinese. Con quella fiducia e ottimismo di cui ha bisogno tutto il Paese e con cui ora si guarda, invece, da oltre Gottardo alle potenzialità del Ticino. Come hanno ben messo in luce recenti analisi dedicate al nostro Cantone, la decisione di UBS d’insediare a Manno il suo nuovo polo tecnologico e l’adesione del Ticino alla Greater Zurich Area, la più grande piattaforma svizzera di marketing territoriale. Riconoscimenti che segnalano un forte apprezzamento per l’affidabilità e la solidità della nostra economia, ma che purtroppo non pare siano stati recepiti in Ticino in tutta la loro importanza.

Ritrovate i risultati dello studio BAK Economics direttamente qui.

SÌ alla “Riforma fiscale e sociale”

In vista della votazione cantonale del 29 aprile 2018, la Camera di commercio, dell’industria, dell’artigianato e dei servizi del Canton Ticino (Cc-Ti) raccomanda di votare un chiaro SÌ alla “Riforma fiscale e sociale”.

La Cc-Ti sostiene la Riforma fiscale e sociale, giustamente definita un “patto sociale”, che prevede l’introduzione di un pacchetto a doppia struttura tra misure fiscali e misure sociali a beneficio delle famiglie, dei contribuenti e delle aziende.

Sul piano fiscale, la riforma, in linea con quella che sarà la prossima riforma a livello federale, permetterà di migliorare il posizionamento del nostro Cantone nella classifica nazionale a livello di attrattività fiscale. È un dato di fatto, attualmente il Ticino occupa il 22° posto, grazie a queste misure raggiungerebbe il 16° posto. La concorrenza fiscale intercantonale è al giorno d’oggi innegabile. È necessario quindi andare a consolidare il substrato fiscale, che è poi ciò che permette di garantire il finanziamento delle prestazioni pubbliche.

La riforma si inserisce inoltre nella strategia cantonale a favore delle start-up innovative, il cui obiettivo è quello di rendere il Ticino un luogo attrattivo per la nascita e la crescita di questa categoria di giovani aziende. Le nuove misure fiscali contribuiscono infatti a favorire gli investimenti in questo settore con conseguente creazione di nuovi posti di lavoro qualificati, in particolare per le giovani generazioni.

Per quanto riguarda le misure sociali, è importante sottolineare che saranno assunte interamente dalle aziende.

In una società e in un contesto nazionale e internazionale in costante evoluzione, è primordiale che l’ente pubblico rinnovi il nostro sistema, sia sul piano sociale, che fiscale. La riforma fiscale e sociale permette proprio questo. Non va, inoltre, dimenticato che la riforma è stata approvata da oltre il 70% dei parlamentari, compresa una buona parte della sinistra (e dalla maggior parte degli enti sociali e sindacali).

Per questi motivi, la Cc-Ti raccomanda di sostenere la Riforma fiscale e sociale in votazione il prossimo 29 aprile.

Il futuro passa anche dall’export

Una riflessione di Valentina Rossi, Responsabile del Servizio Export Cc-Ti

Gli scambi commerciali sono per l’economia uno dei punti chiave di successo. Le aziende ticinesi sono fortemente orientate all’internazionalizzazione e trovano nella Cc-Ti un partner affidabile su cui contare per sostenere, a diversi livelli, le loro attività.
L’economia svizzera è in crescita, l’export è una delle punte di diamante quale generatore di benessere e ricchezza; realtà confermata anche recentemente da diversi studi, tra cui quello di BAK Economics.
Quale Cc-Ti proponiamo diverse occasioni – declinate in differenti modalità – per sottolineare l’importanza di avere un  territorio ricco di aziende esportatrici. Ricordiamo infatti che gli svizzeri guadagnano due franchi su cinque grazie a un’economia esterna di successo. Nell’approcciare nuovi mercati l’imprenditore ticinese ha un vantaggio competitivo interessante dalla sua parte: possiede la “Swissness” intesa – nella sua più ampia accezione – quale modo di fare impresa. Questo significa essere riconosciuti per qualità, precisione, affidabilità e innovazione. Valori tipicamente svizzeri che sui mercati internazionali fanno sicuramente la differenza. Una solida cultura d’impresa che si contraddistingue per l’apertura e la ricerca del miglioramento è quello che caratterizza le aziende esportatrici ticinesi. Della Swissness e del modo di fare impresa svizzero avremo la possibilità di discuterne giovedì 26 aprile alla tradizionale ‘Giornata dell’export’. Durante la conferenza ospiteremo alcuni imprenditori ticinesi attivi internazionalmente che ci racconteranno la loro esperienza nell’aprirsi a nuovi mercati e a portare nel mondo lo spirito imprenditoriale elvetico. Quest’ultimo si declina nei diversi ambiti, dall’impresa produttrice a quella che offre servizi e prodotti non tangibili ma che celano intrinsecamente il marchio svizzero, come è caso di opere artistiche, quali la creazione di spettacoli e pièces teatrali che permettono la trasmissione di emozioni e messaggi importanti. Proprio per valorizzare anche questo aspetto, la Giornata dell’export ospiterà Daniele Finzi Pasca, artista ticinese riconosciuto internazionalmente e che ha saputo testimoniare la  solidità e la trasversalità del cosiddetto “Swissness delle menti”.
A sottolineare l’importanza dell’export elvetico, la Cc-Ti propone inoltre una trasmissione televisiva nata dalla collaborazione con Teleticino e giunta alla sua terza edizione. Si tratta di ‘Oltre i confini’, in onda dal 17 aprile ogni martedì alle 19.15 durante la quale – tramite brevi interviste a imprenditori ticinesi – emergono le peculiarità dell’economia reale, quella fatta di impresa e di persone che dedicano i propri sforzi a creare benessere e produttività al nostro cantone. Vi aspettiamo, non mancate!

GDPR: una sigla insidiosa?

Una riflessione di Luca Albertoni, Direttore Cc-Ti

Da qualche tempo si parla di una sigla ancora poco familiare alle nostre latitudini, il GDPR, che è l’acronimo per Global Data Protection Regulation, cioè il nuovo Regolamento generale sulla  protezione dei dati dell’Unione Europea che entrerà in vigore il prossimo 25 maggio 2018, che costituisce un importante cambiamento nel contesto della tutela dei dati personali.

In cosa ciò riguarda la Svizzera? Il tema, complesso e approfondito il 9 aprile  in un Business Breakfast organizzato dalla Cc-Ti, è anche in parte legato alla revisione della legge federale sulla protezione dei dati, attualmente pendente davanti al Consiglio nazionale. E come sempre si creano anche voci incontrollate su misure da prendere, rischi, sanzioni ecc. Vediamo di riassumere alcuni punti  principali che saranno poi oggetto di vari approfondimenti nei prossimi mesi.

Va detto avantutto che non tutte le aziende svizzere saranno toccate. Di principio la normativa riguarda chi ha una sede anche nell’UE e le aziende svizzere che offrono beni e/o servizi a persone fisiche che si trovano nell’UE. Inoltre, tocca anche l’impresa elvetica che monitora il comportamento nell’UE di persone fisiche che si trovano nell’UE e quella che elabora dati per qualcuno stabilito nell’UE. Non è quindi rilevante se l’azienda svizzera impiega frontalieri o comunque cittadini UE, se ha un sito internet accessibile dall’UE o un indirizzo di posta elettronica a cui ci si può rivolgere da uno stato membro dell’UE. Si può quindi affermare che anche un’azienda svizzera che non mira direttamente alla clientela UE è esclusa dal campo d’applicazione. La normativa necessiterà di parecchie precisazioni, perché tali concetti si prestano evidentemente a interpretazioni diverse, dipendenti dalle circostanze del caso concreto. Va anche detto che taluni aspetti sono comunque già regolati dall’attuale diritto svizzero, benché le esigenze di trasparenza e informazione dovranno essere rafforzate. Chi, dopo avere effettuato la valutazione della propria attività, risulta essere assoggettato alle norme europee, deve tenere conto dell’obbligo di notifica all’autorità entro 72 ore delle infrazioni legate alla protezione dei dati. Questo è il caso per esempio in caso di sottrazione di dati o perdita di un computer portatile che contiene dati sensibili sul disco duro.
Le aziende sono chiamate quindi a organizzarsi in questo senso, perché devono poi poter dimostrare di avere preso tutte le misure necessarie per evitare danni a seguito di atti di pirateria informatica.

Fra le misure organizzative necessarie, pur non essendovi nella maggior parte dei casi l’obbligo formale di avere un delegato alla protezione dei dati (per le aziende con meno di 250 impiegati vi sono numerose deroghe), è importante che venga designato un responsabile incaricato di coordinare la tematica, soprattutto ai fini della dimostrazione che l’impresa ha diligentemente gestito e protetto i dati considerati sensibili, anche per evitare sanzioni che possono essere molto pesanti.
Senza creare allarmismi, è molto importante tenere conto di questa nuova realtà giuridica che, giocoforza, avrà un’influenza considerevole anche sula legislazione svizzera che purtroppo al momento segue gli adattamenti con un certo ritardo. Questo potrebbe creare non pochi problemi alle nostre aziende, che comunque in primis devono tenere conto del diritto nazionale e trovare la via della conciliabilità con il regolamento europeo, laddove esso è applicabile.

Un tema complesso che ci occuperà per molto tempo, visto anche il crescente valore strategico di tutto quanto ruota attorno alla raccolta e alla gestione dei dati.

ASPASI e le associazioni economiche unite per l’Aeroporto di Lugano

Comunicato stampa Cc-Ti, ABT, AITI, ASPASI

Le attuali incertezze attorno all’aeroporto rafforzano la necessità di agire in tempi  brevi e di trovare una soluzione sostenibile a lungo termine.

L’Associazione dei Passeggeri Aerei della Svizzera italiana (ASPASI), la Camera di  commercio, dell’industria dell’artigianato e dei servizi del Canton Ticino (Cc-Ti), l’Associazione industrie ticinesi (AITI) e l’Associazione bancaria ticinese (ABT) sono preoccupate in relazione alla situazione che si è venuta a creare attorno all’Aeroporto di Lugano-Agno.

Il fallimento di Darwin Airlines ha preso in contropiede l’aeroporto e gli utenti di  quest’ultimo. L’attuale vuoto in relazione alla tratta Lugano-Ginevra non solo crea forti disagi a numerose realtà sul territorio, ma rischia di compromettere irreversibilmente opportunità legate ai voli di linea da e per la nostra regione. A questo si aggiunge un collegamento su Zurigo altamente insoddisfacente che peggiora ulteriormente il servizio agli utenti. Il tasso dei voli cancellati negli ultimi mesi è assolutamente giustificabile nei confronti dei passeggeri. L’aeroporto di Lugano-Agno rappresenta un’infrastruttura di trasporto strategica non solo per la regione del Luganese. La politica aeronautica federale prevede pressamente uno scalo a Sud delle Alpi. Alla politica spetta ora il compito di concepire e strutturare un progetto di aeroporto moderno e funzionale. Richiamiamo al riguardo realtà analoghe come quelle di Berna e Sion, in parte anche più vicine agli aeroporti internazionali. In un cantone il cui successo economico è da sempre strettamente legato alle infrastrutture di trasporto, è primordiale una sensibilità nei confronti di quest’ultime. Nel 2016 sono state oltre 72’000 le persone che hanno viaggiato tra Lugano e Ginevra. Proprio in un momento storico di rafforzamento di Lugano quale piazza congressuale è determinante  mantenere e ripristinare un servizio di aviazione di linea – puntuale e affidabile – a supporto di turismo ed economia. Inoltre non va dimenticato l’indotto generato dall’attività aeronautica: sono numerose le aziende fornitrici e del ramo aeronautico insediate a ridosso dell’Aeroporto di Lugano-Agno e i relativi impieghi.  Attraverso un’apertura dell’azionariato anche a privati e a investitori eventualmente interessati, le attività e l’indotto potranno in futuro guadagnare ulteriore importanza.

Le associazioni economiche e l’associazione dei passeggeri chiedono quindi alla Città di Lugano e alla Lugano Airport SA di presentare senza indugi un progetto attuabile in tempi brevi che permetta di non compromettere irrimediabilmente il valore strategico del nostro aeroporto.

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