Nuove opportunità grazie all’accordo di libero scambio tra l’AELS e le Filippine

Lo scorso 28 aprile 2016 è stato siglato a Berna un nuovo ed importante accordo di libero scambio (ALS) tra gli Stati dell’AELS (Svizzera, Liechtenstein, Norvegia e Islanda) e le Filippine. È un trattato fondamentale con un Paese in piena espansione che conta oltre 100 milioni di abitanti, situandosi al 12° posto tra le nazioni più popolose al mondo. Le Filippine sono il 6° partner commerciale della Svizzera nel sud-est asiatico dove vengono esportati soprattutto prodotti farmaceutici (36,9%), macchine (19,9%), orologi (13,1%) e prodotti agricoli (9,1%). Nel 2015 il volume delle esportazioni si è attestato a 311 milioni di franchi. La Confederazione importa invece dallo Stato asiatico soprattutto metalli e pietre preziose (55,8%), macchine (23,6%) e strumenti medici (6,5%).

Come riportato dalla SECO in una nota informativa, grazie all’ALS si aprono nuove porte per le aziende elvetiche dato che le barriere commerciali verranno eliminate sul 91.6% dei prodotti industriali, dei pesci e di altri prodotti del mare. Più in particolare, l’accordo prevede l’eliminazione immediata dei dazi doganali già dalla sua entrata in vigore, anche se per alcuni prodotti sensibili è stata stabilita una diminuzione graduale dei tributi nell’arco di 3-10 anni. Alcune merci dell’industria automobilistica non avranno un’eliminazione totale dei dazi ma potranno contare su un sostanziale abbassamento. In generale si constata comunque che per gli interessi svizzeri i prodotti non inclusi nell’ALS sono generalmente marginali.

Inoltre, grazie all’accordo di libero scambio le Filippine ridurranno o elimineranno i dazi sulle principali esportazioni di prodotti agricoli da parte della Svizzera. L’ALS tocca anche il settore dei servizi, stabilendo delle ulteriori regolamentazioni per i servizi finanziari, di telecomunicazione, energetici e i servizi marittimi. Per quanto concerne la proprietà intellettuale, l’accordo rafforza alcuni aspetti inerenti i brevetti, la protezione dei marchi, le indicazioni di provenienza nonché i diritti di proprietà intellettuale e delle procedure giudiziarie. Inoltre, sono regolamentati anche la concorrenza, l’agevolazione degli scambi, nonché il commercio e lo sviluppo sostenibile. L’accordo stabilisce ancora disposizioni sugli investimenti e sugli appalti pubblici.

Le regole dell’origine dell’ALS corrispondono in linea generale al modello europeo. Sono comunque meno restrittive e prevedono anche una tolleranza del 15% del valore aggiunto per la lavorazione al di fuori delle parti contraenti (“outward processing”), quando in generale questa cifra si attesta al 20%. Le disposizioni concernenti il cumulo prevedono per i capitoli relativi ai prodotti industriali il cumulo diagonale (tra gli Stati dell’AELS e le Filippine) e la regola della non alterazione permette di dividere gli invii delle merci nei Paesi di transito senza che l’origine vada persa. Questa regola accresce la flessibilità logistica dell’industria di esportazione svizzera e facilita nel contempo anche le importazioni. Infine la dichiarazione d’origine è la sola prevista come prova d’origine, compresa anche la possibilità del sistema di esportatore autorizzato.

Infine, ci permettiamo sottolineare ulteriormente che l’accordo di libero scambio con le Filippine permetterà agli Stati dell’AELS – tra cui naturalmente la Svizzera – di rafforzare le relazioni economiche e commerciali con i partner asiatici e di disporre di un vantaggio competitivo essenziale verso i principali concorrenti esteri che non dispongono ancora di un ALS (ad esempio rispetto all’Unione Europea che ha avviato le trattative con la nazione asiatica lo scorso dicembre). È quindi sempre doveroso rimanere costantemente aggiornati sulle novità in merito agli ALS e alle opportunità e ai vantaggi che offrono alle aziende elvetiche volte all’internazionalizzazione.

Marco Passalia, vice direttore Cc-Ti
Monica Zurfluh, responsabile S-GE per la Svizzera italiana

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Industria 4.0 e la digitalizzazione nelle aziende esportatrici

La quarta rivoluzione industriale è arrivata: Industria 4.0, ovvero l’applicazione dell’Internet delle cose (IoT) alla produzione industriale e il collegamento in rete di persone, prodotti e macchine, sta stravolgendo i modelli organizzativi e cambiando il business in generale e quello internazionale in particolare. L’interconnessione e la digitalizzazione dei processi produttivi creano la “Smart Factory” (la fabbrica intelligente che si adatta da sola), abbattono i costi di produzione, consentono una maggiore customizzazione e favoriscono l’entrata su nuovi mercati.

Nella “Smart Factory” l’integrazione verticale e orizzontale diventano fattori importanti. L’integrazione verticale offre grande potenziale di ottimizzazione in quanto i processi informatici e di comando sono messi in rete, abilitando lo scambio di dati tra reparti aziendali (sviluppo, pianificazione, produzione, vendite, distribuzione), che possono in seguito organizzarsi da sé. Per quanto riguarda il commercio con l’estero, le grandi quantità di dati scambiati consentono di prevedere gli sviluppi futuri e valutare la domanda potenziale nei vari mercati. Nell’ambito dell’internazionalizzazione è però la dimensione orizzontale dell’integrazione ad apportare i cambiamenti più incisivi in quanto le catene del valore classiche tra aziende si trasformano in reti di creazione del valore, dove le imprese lavorano insieme su uno stesso prodotto al di là dei confini organizzativi e nazionali. Le aziende più grandi assegnano sempre più processi a quelle più piccole e specializzate, indipendentemente dalla loro ubicazione. Le PMI, sempre più attive in reti di sviluppo, produzione e cooperazione globali, si possono concentrare sulle loro competenze specifiche. Esse sono però anche chiamate a rivedere l’approccio ai mercati esteri e uno dei primi passi da fare è sicuramente quello di digitalizzarlo.

Le opportunità offerte dal connubio digitalizzazione e internazionalizzazione possono essere sfruttate meglio di quanto non sia stato fatto sinora: un progetto di esportazione può infatti essere portato avanti in molti modi sul web, cominciando dall’analisi della domanda nei mercati target, dalla valutazione di clienti potenziali e così via sino al marketing online e alle vendite tramite l’e-commerce. Un primo strumento utile è sicuramente la piattaforma www.exportdigital.ch, frutto della partnership tra Switzerland Global Enterprise (S-GE) e Google Switzerland. Essa mette a disposizione circa 100 video tutorial su questioni inerenti l’export, il marketing digitale e l’acquisizione di clienti online nonché uno strumento di ricerca dei mercati potenzialmente interessanti (tramite parole chiave che descrivono il prodotto o servizio in poco tempo si ottiene una classifica dei mercati che offrono le maggiori opportunità e informazioni di base ad es. sulla concorrenza, il comportamento di acquisto dei consumatori online e i sistemi di pagamento).

Attenzione però: la digitalizzazione dell’approccio all’export va integrata in una strategia globale. A prescindere dai canali digitali, nel mercato di riferimento può essere comunque necessario disporre di una rete di partner locali e di ulteriori canali di marketing e di vendita. Non vanno inoltre sottovalutate le differenze culturali e normative, come pure le questioni fiscali. L’entrata su nuovi mercati resta quindi un processo complicato e in questo senso Camera di commercio e S-GE sono a disposizione come sempre con corsi, consulenze ed eventi per informare e consigliare al meglio le imprese ticinesi.

Monica Zurfluh, Responsabile S-GE per la Svizzera italiana
Marco Passalia, Responsabile Servizio Export Cc-Ti

Brevetto unitario: sfide e opportunità per l’innovazione made in Switzerland

Il 13 aprile 2016 si è tenuto presso la sede della Cc-Ti l’evento “L’innovazione made in Switzerland e il nuovo sistema brevettuale europeo“. Attraverso quest’incontro (scarica il flyer) la Cc-Ti, congiuntamente ad AIPPI (associazione leader per la tutela della proprietà intellettuale), ha voluto rendere attente le aziende ticinesi sulla svolta epocale che l’introduzione del nuovo strumento brevettuale a tutela dell’innovazione da parte dell’Unione Europea comporta per il mondo della proprietà intellettuale. In particolare, grazie a due case studies, sono state presentate le implicazioni concrete che quest’introduzione comporta per le aziende svizzere e quali sono le strategie che quest’ultime dovranno adottare.

Dopo un breve saluto del Direttore Cc-Ti, Luca Albertoni, ha preso la parola il Fondatore della M. Zardi & Co. SA, l’Ing. Marco Zardi, che, dopo aver portato il saluto da parte dell’associazione AIPPI Svizzera, di cui è Vicepresidente, ha fornito una panoramica del tema dell’incontro, mettendo in risalto la centralità di un’adeguata protezione brevettuale per l’innovazione. La parola è quindi passata a Paolo Gerli, European Patent Attorney presso M. Zardi & Co. SA, che ha fatto un sunto del sistema brevettuale europeo vigente e del nuovo strumento del brevetto unitario. Il ciclo introduttivo d’informazione si è concluso con la relazione di Stefano Sinigaglia, European Patent Attorney presso M. Zardi & Co. SA, che si è concentrato sulla spiegazione del funzionamento della nuova Corte Unificata.

Nella seconda parte dell’evento, dedicata agli effetti del nuovo strumento brevettuale per le aziende e alle strategie che quest’ultime dovranno implementare per garantire al meglio l’innovazione made in Switzerland, si è quindi passati all’esposizione di casi concreti. A prendere inizialmente la parola è stato Cornelis Schüller, responsabile brevetti di Nestlé SA, che ha fornito il punto di vista di una multinazionale, risaltando come questa novità sia da loro in sostanza percepita positivamente in quanto comporta una netta riduzione di costi per l’azienda depositante. A fornire un’opinione parzialmente diversa è stata Mariagrazia Zotti, Head of Patent Department at Helsinn Healthcare SA, che ha portato invece il punto di vista di un’azienda di dimensioni più contenute. La Signora Zotti ha in particolare messo in luce come – al di là di un’effettiva riduzione dei costi – la strada del brevetto unitario comporti ancora alcuni dubbi; che riguardano sia alcune dinamiche proprie del suo settore, quello farmaceutico, che ambiti più trasversali, per ciò che concerne la prassi da adottare.

L’evento si è concluso con una riflessione da parte di Marco Zardi che – dopo aver brevemente riassunto quanto emerso dall’evento, ha sottolineato l’importanza per gli specialisti di brevettualistica di entrare in contatto con aziende leader nell’innovazione, per recepire al meglio le difficoltà, perplessità o possibilità che potrebbero sorgere con l’utilizzo del brevetto unitario.

L’aperitivo che ha seguito l’evento è stato l’occasione per i partecipanti di conoscere i relatori, ponendogli delle domande più dirette, e di tessere nuove relazioni.

Il successo dell’evento è stata la conferma dell’interesse da parte degli associati Cc-Ti per il tema, che continueremo quindi ad approfondire in momenti diversi e attraverso diversi canali.

Leggete l’intervista a Marco Zardi, apparsa sul numero di gennaio/febbraio di Ticino Business
L’evento nei media: CdT, 14.04.2016 – Brevetto europeo, una possibilità con molti vantaggi
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“Oltre i confini”: un progetto mediatico a 360 gradi della Cc-Ti

Dal mese di aprile ha preso avvio un nuovo ed interessante progetto del settore Export della Cc-Ti in collaborazione con il gruppo MediaTI e Switzerland Global Enterprise, intitolato “Oltre i confini”.
La Cc-Ti – con articoli a firma di Marco Passalia, responsabile del settore Export e vice direttore Cc-Ti e di Monica Zurfluh, responsabile S-GE per la Svizzera italiana – sarà presente una volta al mese con approfondimenti tematici che si declineranno in articoli specifici sul Corriere del Ticino e il Giornale del Popolo oltre che nella rubrica apposita sul portale web Ticinonews.ch.

Non solo carta stampata e articoli digitali, ma il progetto mediatico “Oltre i confini” trova spazio anche su Teleticino il lunedì alle ore 19.25 sotto forma di interviste a imprenditori ticinesi. Tutte le puntate saranno inoltre nuovamente disponibili nella rubrica su Ticinonews.

Con questo progetto mediatico a 360 gradi, la Cc-Ti desidera dare maggiore visibilità alle aziende volte all’internazionalizzazione. Il nostro Cantone offre una grande ed interessante varietà di imprese troppo spesso poco conosciute al grande pubblico. Grazie a “Oltre i confini” il mondo economico reale ticinese, quello fatto di impresa e di persone che quotidianamente sono confrontate con problematiche concrete, può finalmente essere presentato tramite una modalità innovativa e accattivante. Parallelamente, “Oltre i confini” permetterà anche di presentare i servizi e le attività del settore Export della Cc-Ti oltre che alle esperienze all’estero con le missioni commerciali.

Sperando di attirare anche il vostro interesse, vi auguriamo una buona lettura e buona visione.

Link agli articoli di approfondimenti “Oltre i confini”
Le puntate della trasmissione “Oltre i confini”

Sostegni finanziari per le aziende esportatrici

Anche per il 2016 le aziende ticinesi potranno beneficiare di contributi di supporto tramite la Legge per l’innovazione economica. Qui di seguito vogliamo citare in particolare due sostegni interessanti per le imprese esportatrici e le novità entrate in vigore quest’anno.

Partecipazione a fiere specialistiche

Dal 2010 l’autorità cantonale sostiene le aziende e le associazioni di categoria che intendono partecipare a fiere specialistiche in Svizzera o all’estero. Questo credito, che ammonta a 1’000’000 di franchi, è stato rinnovato anche per il 2016. L’aiuto cantonale viene concesso sotto forma di contributo a fondo perso, con una percentuale del 50% dei costi computabili, che nella fattispecie sono: la tassa di partecipazione alla fiera, l’affitto dell’area espositiva, le spese per la realizzazione o l’affitto dello stand. Sono invece escluse le prestazioni proprie (anche per l’allestimento dello stand), le spese di pernottamento, di vitto, di viaggio, di propaganda e altre spese. Ogni richiedente può beneficiare di un contributo complessivo massimo di 20’000.- CHF per anno civile indipendentemente dal numero di richieste. Vengono considerate unicamente le richieste che prevedono un costo computabile complessivo di almeno 4’000.- CHF. La richiesta di sostegno va presentata entro la data dell’evento.

Costi computabili:
• tassa di partecipazione alla fiera
• affitto dell’area espositiva
• spese per la realizzazione o l’affitto dello stand
La richiesta di sostegno va presentata entro la data dell’evento.

Sostegno per progetti di internazionalizzazione

Per promuovere l’internazionalizzazione delle aziende, il Cantone può concedere contributi per mandati di consulenza affidati a Switzerland Global Enterprise (S-GE) e volti a realizzare analisi di mercato, ricerca di partner, missioni esplorative, analisi della regolamentazione e della legislazione del mercato. L’aiuto cantonale è concesso sotto forma di contributo a fondo perso, con una percentuale del 50% del costo computabile del progetto fino ad un massimo di 10’000.- CHF per anno civile indipendentemente dal numero di richieste. Importante novità: a partire da quest’anno la richiesta di sostegno va presentata entro 30 giorni dall’accettazione dell’offerta di S-GE.

Costi computabili:
• analisi del mercato
• ricerca di partner
• missioni esplorative
• analisi della regolamentazione / legislazione del mercato
La richiesta di sostegno va presentata entro 30 giorni dall’accettazione dell’offerta di S-GE.

Nuovi criteri di ammissibilità

Con la nuova legge per l’innovazione economica entrata in vigore a febbraio 2016, sono stati introdotti dall’autorità politica cantonale nuovi criteri di ammissibilità per poter ottenere i sostegni finanziari sopra esposti. A partire da quest’anno infatti tutti i progetti devono sottostare ai criteri minimi d’accesso stabiliti dal Consiglio di Stato e definiti in due precisi decreti esecutivi. Il primo, relativo ai criteri salariali, indica che l’Ufficio per lo sviluppo economico entra nel merito di richieste di sostegno se il richiedente dimostra che almeno il 60% dei propri dipendenti percepisce un salario mensile lordo superiore a 4’000.- per 12 mensilità, garantendo altresì il rispetto continuativo della soglia e della percentuale per 10 anni.

Il secondo decreto rileva invece i criteri d’occupazione residente, secondo i quali il richiedente deve dimostrare che almeno il 60% dei propri dipendenti è residente in Svizzera. Per le aziende industriali la percentuale minima di lavoratori residenti deve essere almeno pari al 30%. A completezza d’informazione, al momento della richiesta è considerato residente il dipendente che dimostra di aver risieduto in Svizzera per una durata di almeno 3 anni complessivi. Come per il criterio di residenza, il beneficiario del sostegno garantisce il rispetto continuativo del criterio per 10 anni.

 

Monica Zurfluh, responsabile S-GE per la Svizzera italiana
Marco Passalia, responsabile Export e vice direttore Cc-Ti

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Apertura del mercato iraniano: nuove opportunità?

Lunedì 14 marzo 2016 si è tenuto presso la Camera di commercio, dell’industria, dell’artigianato e dei servizi del canton Ticino (Cc-Ti) l’evento “Iran, dopo le sanzioni: un Paese da riscoprire”. Una sessantina le persone presenti, questo a dimostrare il vivo interesse per un mercato, il cui ruolo economico a livello mondiale si prevede cambierà molto velocemente. L’incontro informativo intendeva offrire ai partecipanti una panoramica sulle potenzialità di sviluppo del commercio in vari settori, dare orientamenti sulla valutazione dei rischi e fornire consigli pratici sulle modalità d’entrata nel mercato iraniano.

Dopo un breve saluto da parte del Vice-Direttore della Cc-Ti, Marco Passalia, si è entrati nel vivo grazie agli interventi di Sonja Hürlimann (Head of Section Middle East and Africa, Bilateral Economic Relations, State Secretariat for Economic Affairs SECO), Suhail El Obeid (Senior Consultant Iran, Switzerland Global Enterprise), Alireza Azimzadeh (Partner, Persia Group – Legal and Business Consulting) e Seyed Ali Hosseini (giornalista e mediatore interculturale).

Svizzera e Iran

L’Iran rientra tra i primi dieci Paesi del Medio Oriente con cui la Svizzera ha relazioni commerciali. Le esportazioni elvetiche raggiungono un volume di 367 milioni di franchi, di cui il 36,6% riguardanti l’ambito farmaceutico e per 17,1% quello delle macchine di precisione, seguiti dall’orologeria e dai prodotti di base chimici. Per quanto riguarda i beni importati in territorio svizzero più della metà del totale, pari a 30 milioni di franchi, concernono il materiale tessile. In questo contesto, si tenga presente che a partire dal febbraio 2007 il Governo svizzero ha ratificato le risoluzioni del Consiglio di Sicurezza dell’ONU, che prevedono sanzioni contro la Repubblica Islamica dell’Iran. Tali sanzioni sono poi state adeguate nel gennaio 2011 al livello applicato dai principali partner commerciali del nostro Paese. Il 16 gennaio 2016, d’intesa con ONU e UE, la Svizzera ha revocato le sanzioni mantenendo solo quelle inerenti il commercio e le prestazioni di servizi connessi agli armamenti, ai sistemi missilistici e ai beni che potrebbero essere utilizzati per repressioni interne. Il commercio di beni nucleari e di beni a duplice impiego nonché i servizi connessi continuano a sottostare all’obbligo di autorizzazione.

Le presentazioni

Iran Economic Overview
Suhail El Obeid, Senior Consultant Iran, Switzerland Global Enterprise
Chances and challenges for Swiss SMEs in Iran
Alireza Azimzadeh, Partner, Persia Group – Legal and Business Consulting
Cultural aspects of doing business with Iranian partners
Seyed Ali Hosseini, Journalist and Intercultural Mediator
Per ulteriori informazioni rivolgersi a:
Chiara Crivelli, Head of the International Desk, crivelli@cc-ti.ch, 091 911 51 15.

TTIP: Svizzera spettatore o giocatore della partita?

Nella precedente edizione di Ticino Business abbiamo spiegato che la Svizzera dovrà determinare quale strategia intraprendere nell’ambito dei negoziati sull’accordo di partenariato transatlantico per il commercio e gli investimenti (TTIP) tra Stati Uniti e Unione Europea. Fare da spettatore o giocare la partita? Evidentemente a dipendenza della strategia che si vorrà intraprendere si prospettano rischi o opportunità per l’economia elvetica.

Ricordiamo che già oggi gran parte delle esportazioni svizzere sono destinate all’UE (53,7%) e agli USA (13,5%). È quindi evidente che il TTIP negoziato tra USA e UE potrebbe penalizzare fortemente le aziende elvetiche soprattutto tenendo presente che non esiste alcun accordo di libero scambio tra USA e CH.

Secondo un sondaggio condotto da economiesuisse tra i propri membri, “per le imprese svizzere del settore chimico, farmaceutico e delle biotecnologie, un’eventuale diminuzione dei dazi doganali significherebbe una discriminazione minore, visto il debole livello di quelli che colpiscono le importazioni negli Stati Uniti (tasso NPF applicato al 3,2%) e i costi previsti per l’applicazione del TTIP (dal 4 al 10% del valore delle merci). Tuttavia, se i negoziati in materia di procedure doganali e facilitazione del commercio dovessero sfociare in una soluzione più liberale rispetto all’accordo sulla facilitazione e la sicurezza doganali, i concorrenti europei sarebbero avvantaggiati rispetto alle imprese svizzere; queste ultime sarebbero, in quel caso, discriminate nel traffico merci transfrontaliero con gli Stati Uniti”. Alla luce di questi pareri provenienti da aziende del settore chimico, farmaceutico e delle biotecnologie, una partecipazione svizzera al TTIP porterebbe dunque grandi vantaggi.

Al contrario, se prendiamo l’esempio simbolico del settore orologiero, a detta degli addetti ai lavori un’adesione a questo spazio di libero scambio potrebbe portare ad una situazione peggiorativa. Infatti, sempre secondo il sondaggio di economiesuisse “l’orologeria teme un rischio di discriminazione se gli Stati Uniti e l’Europa si intendono, nell’ambito del TTIP, su regole d’origine relativamente ridotte con i criteri di valore del 60% o 70% (valore delle materie prime provenienti da Paesi terzi limitata al 60% o al 70% della merce finita). Se il nostro Paese adottasse gli stessi parametri, nell’ottica di conformarsi all’accordo, il settore teme una diminuzione della creazione di valore in Svizzera”.

Nel contesto degli scambi commerciali vanno considerati anche le regole dell’origine per attribuire la preferenza di dazio ai sensi dell’accordo di libero scambio stesso. In questo senso, un secondo studio commissionato dalla SECO ha messo in evidenza le possibili conseguenze, in alcuni importanti settori di importazione, di eventuali regole restrittive nel TTIP per i produttori svizzeri. Diversi settori importanti della nostra industria (componentistica per auto, strumenti di precisione, ecc.) subirebbero infatti maggiormente gli effetti negativi di questo accordo dovuti ad una concorrenza maggiore. In pratica, i produttori dell’UE potrebbero agevolmente sostituire i semilavorati svizzeri con semilavorati provenienti dall’UE o dagli USA. Lo stesso dicasi per gli USA.

Concludiamo con la convinzione che la Svizzera non può rimanere a guardare dalla finestra quello che sta succedendo nell’ambito del TTIP, ma da sola o ancor meglio in seno all’AELS dovrà avere un ruolo ancor più attivo e determinato a livello diplomatico affinché gli scenari peggiori ipotizzati in vari studi non diventino realtà. La storia della politica economica esterna svizzera ci insegna che la strategia di diversificazione dei mercati di sbocco e di estensione della aree di libero scambio porta benefici alle nostre aziende. Continuiamo dunque in questa direzione dando ossigeno alle nostre aziende.

Monica Zurfluh, responsabile S-GE per la Svizzera italiana
Marco Passalia, responsabile Export e vice direttore Cc-Ti

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Giappone: quali opportunità nel Paese del Sol Levante?

Evento Paese: Giappone

Nell’ambito degli eventi di approfondimento sui Paesi organizzati dalla Camera di commercio, dell’industria, dell’artigianato e dei servizi del cantone Ticino (Cc-Ti) in collaborazione con Switzerland Global Enterprise, Cippà Trasporti SA, Credit Suisse, CRIF e Euler Hermes si è svolto lunedì 7 marzo un incontro dedicato al Giappone.

Dopo i saluti introduttivi di Monica Zurfluh, responsabile S-GE per la Svizzera italiana, il vice direttore e responsabile del Servizio Export della Cc-Ti Marco Passalia ha presentato i benefici dell’accordo di libero scambio (ALS) Svizzera-Giappone entrato in vigore nel 2009. L’ALS bilaterale ha permesso ai due Paesi di beneficiare di riduzioni di dazio importanti per determinate merci, come ad esempio per l’importazione in Giappone di vini o orologi svizzeri. Saper “sfruttare” un accordo di libero scambio permette alle aziende svizzere di avere un vantaggio importante rispetto ai concorrenti esteri.

 Björn Eberhardt, Head of Global Macro Research di Credit Suisse si è poi soffermato sui principali fattori economici del Paese del Sol Levante. Negli ultimi 15 anni il PIL giapponese è stato positivo e anche le prospettive 2020 indicano una buona crescita. La crisi del 2009 e il terremoto del 2011 hanno inciso sul livello di consumi e le difficoltà sono state aggravate dai problemi demografici, ma nel complesso il Paese ha saputo risollevarsi.

Come ha sottolineato Naoko Wada, Trade Advisor dello Swiss Business Hub Japan, per le aziende svizzere le opportunità commerciali in Giappone sono molto interessanti. In particolare nei settori nell’industria robotica e infermieristica, poiché l’evoluzione demografica indica che le persone con più di 65 anni saranno oltre il 31,7% nel 2030 e il 29,8% nel 2050. Una crescita importante rispetto agli anziani attuali che rappresentano il 26,7% della popolazione. Il settore dei servizi del Paese del Sol Levante è infatti fondamentale poiché genera il 70% del PIL.

Ma quali sono le informazioni giuste per valutare le aziende giapponesi? Dalle analisi di Atilla Kavukcu, Marketing Specialist di CRIF emerge come il Giappone non sia un Paese particolarmente a rischio per fare business. Tutte le società sono sottoposte al “Companies ACT” e quindi hanno l’obbligo di presentare la loro situazione finanziaria. Malgrado però una legge anticorruzione molto forte, il fenomeno del cosiddetto “amakudari”, ovvero il reimpiego di burocrati di alto livello in aziende private, è profondamente radicato.

Infine, Angelo Betto, Direttore Operativo e Roberto Nanni capo area spedizioni aereo & mare di Cippà Trasporti SA hanno presentato il lato logistico delle spedizioni da e verso il Giappone. Oltre agli aspetti tecnici, Betto e Nanni hanno sottolineato come i giapponesi abbiano un’altissima competenza a livello doganale, siano amanti della perfezione e sono sempre disponibili nell’aiutare a risolvere eventuali problematiche.

Il primo appuntamento del 2016 degli Eventi-Paese si è concluso con un ottimo aperitivo. La Cc-Ti dà appuntamento a lunedì 9 maggio per il prossimo evento dedicato alla Russia.

Le presentazioni

Come beneficiare dell’accordo di libero scambio Svizzera-Giappone
Marco Passalia
Economic Outlook
Björn Eberhardt
Business Opportunities
Naoko Wada
Le informazioni giuste per valutare le aziende giapponesi
Atilla Kavukcu
Il lato logistico delle spedizioni da e verso il Giappone: un esempio pratico
Angelo Betto e Roberto Nanni
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Padiglione svizzero a Expo 2017 Astana

Abbiamo il piacere di informarvi che il 21 gennaio 2016 la Svizzera, in presenza del Primo Ministro kazako Kärim Mässimov, ha firmato l’accordo di partecipazione a “Expo 2017 Astana”. La prossima esposizione universale, dal tema “Future Energy”, si terrà ad Astana dal 10 giugno al 10 settembre 2017. Gli Stati partecipanti sono invitati a riflettere sul tema delle nuove fonti di energia, tramite i loro progetti, su sfide cruciali, come la riduzione delle emissioni di CO2, l’efficienza e l’approvvigionamento energetico. Un totale di 70 Paesi e 8 organizzazioni internazionali hanno già confermato la loro partecipazione a Expo 2017.

Presenza Svizzera, l’organo del Dipartimento degli affari esteri responsabile della promozione dell’immagine della Svizzera all’estero, è stata incaricata di realizzare il padiglione nazionale.

Philippe Roesle, Project Manager di swissnex mobile, sta attualmente lavorando all’identificazione di contenuti adatti e attrattivi per il Padiglione svizzero, con l’obiettivo di presentare l’eccellenza svizzera nel campo delle energie future, con un possibile focus su efficienza energetica e cleantech. Il contenuto e il concetto del Padiglione svizzero saranno definiti entro la fine di giugno 2016, dopodiché Presenza Svizzera sarà in grado di comunicare al settore privato le diverse possibilità di partecipazione.

Al fine di essere il più efficace possibile, Presenza Svizzera chiede ai potenziali interessati di esprimersi sulla natura del coinvolgimento desiderato per un’eventuale partecipazione al Padiglione svizzero:

  1. Ottenere visibilità
  2. Interesse negli “hospitality packages”
  3. Contribuire con un’esposizione
  4. Suggerire un contenuto tematico
  5. Offrire servizi e/o altri prodotti
  6. Interesse generale per il Kazakistan nel campo della ricerca e dell’educazione
  7. Altro
Celia Arribas, Head of Sponsoring presso Presenza Svizzera, aspetta i vostri feedback entro l’11 marzo 2016.
Contatto
celia.arribas@eda.admin.ch
+41 58 46 54253
Presenza Svizzera è a vostra disposizione per qualsiasi ulteriore informazione.

Manuel Salchli
Commissioner General
Eidgenössisches Departement für auswärtige Angelegenheiten EDA
Generalsekretariat GS-EDA
Präsenz Schweiz

Bundesgasse 32, CH – 3003 Bern
Tel. +41 (0) 58 463 04 49
Mob. +41 (0) 79 220 42 16
manuel.salchli@eda.admin.ch
www.eda.admin.ch

Your Gateway to Switzerland: www.aboutswitzerland.org

Transatlantic Trade and Investment Partnership

L’acronimo TTIP è ancora poco noto alle nostre latitudini anche se nel prossimo futuro è destinato a diventare un termine di uso comune per lo meno nei contesti istituzionali, politici o economici. L’espressione completa Transatlantic Trade and Investment Partnership (partenariato transatlantico per il commercio e gli investimenti) ci aiuta a delimitare l’ambito ma ancora non è chiaro di cosa si tratta né perché dovrebbe essere un argomento di crescente importanza a livello globale. Per mettere a fuoco il tema è necessario spiegare che stiamo parlando dell’accordo commerciale di libero scambio in fase di negoziato dal 2013 tra gli Stati Uniti d’America (USA) e l’Unione Europea (UE). Un’intesa che in caso di conferma sarà destinata ad influenzare lo sviluppo economico dei decenni a seguire. Per la Svizzera si prospettano opportunità o rischi a dipendenza di come il nostro Paese vorrà muovere le sue pedine sullo scacchiere internazionale.

L’accordo in corso di negoziazione tra UE e USA potrebbe portare alla creazione della più importante area di libero scambio al mondo. Essa includerebbe quasi la metà della produzione economica a livello globale e circa un terzo del commercio mondiale. Gli obiettivi di questa integrazione del mercato statunitense con quello comunitario sono facilmente riassumibili: facilitare l’accesso al mercato (ad esempio attraverso l’eliminazione dei dazi doganali), rimuovere le cosiddette barriere non tariffali (es. procedure di omologazione, regole sanitarie e fitosanitarie, ecc.) e definire al contempo nuove regole commerciali (si pensi al tema attualissimo della proprietà intellettuale). Inutile dire che il nome di «Partenariato economico» indica già da solo che il contenuto dell’accordo dovrebbe estendersi ben oltre il campo della materia doganale.

Le prospettive di ottenere dei benefici concreti sono evidenti a tutti, ma non è invece ancora chiaro se la Svizzera potrà trovare delle opportunità da questo accordo.

In una risposta ad un’interpellanza parlamentare del giugno del 2014, il Consiglio Federale ha dichiarato che “La Svizzera non è coinvolta nelle trattative in corso tra l’UE e gli Stati Uniti per un partenariato transatlantico per il commercio e gli investimenti (…). Tuttavia, dato che sia l’UE sia gli Stati Uniti sono importanti partner commerciali del nostro Paese, il Consiglio federale segue da vicino gli sviluppi relativi al suddetto TTIP”. Si tenga presente che i due terzi delle esportazioni svizzere sono convogliati nell’UE (2014: 114 miliardi di franchi) e negli USA (2014: 26 miliardi di franchi). Per quanto concerne le importazioni di merci, la quota è ancora più significativa (79,3%, di cui il 73,2% proveniente dall’UE e il 6,1% dagli Stati Uniti).

I numeri parlano da sé e l’importanza di questo accordo per la Svizzera è innegabile. Dal punto di vista elvetico l’approccio a questo partenariato deve essere proattivo e incisivo. Sebbene la Svizzera non sia direttamente coinvolta nel TTIP sappiamo che grazie ad un dialogo di politica commerciale aperto dall’AELS con gli USA, anche i membri dell’AELS (tra cui la Svizzera) sono regolarmente al corrente dei negoziati in corso. Naturalmente ad un certo punto anche la Svizzera dovrà capire quale sarà la miglior strategia da attuare per evitare di essere esclusa da un’area di libero scambio destinata a crescere d’importanza. Ciò non è sufficiente se allo stesso momento non si comincia a quantificare i rischi e le opportunità legate ad un siffatto accordo di libero scambio. L’autorità federale ha già avviato delle indagini su quelle che potrebbero essere le ripercussioni di un ALS UE-USA sulla Svizzera.

Monica Zurfluh, responsabile S-GE per la Svizzera italiana
Marco Passalia, responsabile Export e vice direttore Cc-Ti

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